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1 In Evidenza - 23 dic 2025

Natale 2025, cresce la spesa per prodotti locali e agriturismi, ma il reddito agricolo resta in crisi

Il Natale 2025 arriva in un contesto economico complesso, segnato da un aumento generalizzato dei prezzi che pesa sulle famiglie e sulle imprese. La spesa natalizia cresce in media tra il 6 e l’8% rispetto allo scorso anno, ma non perché si compri di più: si spende di più per acquistare le stesse quantità. A incidere sono soprattutto i rincari energetici, logistici e dei servizi, mentre il reddito reale dei cittadini continua a ridursi.

In questo scenario, però, c’è un aspetto che continua a essere sottovalutato: l’aumento dei prezzi al consumo non genera reddito per gli agricoltori. “Il problema è evidente”, dichiara il Presidente CIA Chieti-Pescara Domenico Bomba, “mentre tutto aumenta, chi produce cibo resta sempre l’anello debole. Non è più accettabile che i costi e i rincari siano scaricati su famiglie e imprese agricole”.

Nelle province di Chieti e Pescara operano complessivamente circa 20.000 aziende agricole, quasi la metà del totale regionale. Nel solo Chietino si contano oltre 14.000 imprese agricole, mentre nel Pescarese sono circa 6.000, in gran parte aziende di piccola e media dimensione. “Questi numeri raccontano il peso del nostro tessuto produttivo”, sottolinea Bomba, “e spiegano perché ogni aumento di costo diventa un problema reale per migliaia di famiglie e comunità”.

Da mesi assistiamo a un paradosso evidente: i prezzi al consumo aumentano, ma il reddito degli agricoltori resta fermo o addirittura diminuisce. “Non sono i produttori a speculare”, aggiunge Bomba. “Gli aumenti si concentrano lungo la filiera, mentre chi coltiva, alleva o trasforma continua a stringere i denti per garantire qualità e disponibilità”.

Nel periodo natalizio questo squilibrio diventa ancora più evidente. Un olio extravergine abruzzese, un formaggio tipico o un salume artigianale venduti direttamente in azienda mantengono prezzi stabili, offrendo qualità, tracciabilità e sicurezza alimentare. “Quando gli stessi prodotti raddoppiano sugli scaffali”, osserva Bomba, “è chiaro che il valore non arriva a chi lavora nei campi”.

È in questo contesto che nasce la mobilitazione degli agricoltori. “Siamo scesi in piazza perché non è accettabile che chi produce cibo venga lasciato solo”, dichiara il Presidente. “Siamo andati a manifestare a Bruxelles sotto Natale, nel momento simbolicamente più delicato dell’anno, per chiedere che il sistema smetta di far pagare la crisi sempre agli stessi”.

Eppure, anche dentro uno scenario difficile, emerge un segnale positivo: cresce la scelta consapevole dei prodotti agricoli locali e della vendita diretta. In Abruzzo, secondo le prime stime del settore, oltre una famiglia su due ha acquistato almeno un prodotto natalizio direttamente da aziende agricole, mercati contadini o agriturismi. “Questa è la prova che i cittadini comprendono il valore di una filiera equa”, commenta Bomba, “e che il mercato può premiare chi produce bene e mantiene il territorio”.

Le festività confermano inoltre un’altra tendenza strutturale: l’Abruzzo è sempre più meta di turismo di prossimità. Oltre il 60% dei visitatori sceglie soggiorni brevi, seconde case, agriturismi e borghi interni. “Ogni euro speso nelle aziende locali”, sottolinea Bomba, “resta sul territorio, sostiene lavoro regolare e contribuisce alla tenuta sociale delle aree interne. Non è folklore, è economia reale”.

Il Natale ci dice chiaramente che le filiere corte e la vendita diretta non sono un’alternativa marginale, ma una risposta concreta all’inflazione e alla crisi dei consumi. “Ora servono scelte politiche coerenti”, conclude il Presidente provinciale, “meno burocrazia, infrastrutture adeguate nelle aree rurali, controlli seri sulla filiera e sostegno reale alle aziende agricole che resistono. Difendere il reddito agricolo non è una battaglia di categoria, è una scelta di interesse generale”



Gli agricoltori non chiedono privilegi, ma di non essere l’anello debole di un sistema che funziona solo se è equo. Se oggi sulle tavole abruzzesi arrivano prodotti di qualità, è perché gli agricoltori hanno continuato a produrre nonostante tutto. 

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1 In Evidenza - 22 dic 2025

Agricoltura abruzzese a rischio: CIA lancia l’allarme e chiede interventi urgenti nella Legge di Previsione 2026/28

CIA Abruzzo lancia un allarme sulla situazione del comparto agricolo regionale e chiede alla Regione interventi urgenti nell’ambito della Legge di Previsione delle spese 2026/2028. 

In particolare, CIA Abruzzo sollecita la conferma dei fondi di 7,5 milioni di euro già previsti dall’articolo 24 della legge regionale n. 4/2024 a favore dei viticoltori danneggiati dalla peronospora nel 2023, fondi indispensabili per la sopravvivenza delle aziende vitivinicole, molte delle quali ancora in grave difficoltà economica. 

Parallelamente, l’organizzazione chiede il raddoppio del fondo per i danni da fauna selvatica per il triennio 2026/2028, attualmente considerato insufficiente, al fine di garantire agli agricoltori indennizzi adeguati e la possibilità di recuperare gli investimenti, proseguire la produzione nonostante le perdite causate da cinghiali, caprioli e altre specie e superare l’attuale sistema di rimborso a percentuale, giudicato del tutto insoddisfacente. 

Sul fronte della zootecnia, colpita dalla Lingua Blu nel 2025, CIA Abruzzo richiede l’attivazione immediata di un piano straordinario che preveda indennizzi per le perdite di capi, rimborso delle spese sostenute per vaccini e repellenti e contributi per il ripristino del patrimonio tramite nuovi riproduttori, oltre alla programmazione di una campagna vaccinale coordinata per il 2026, per evitare il collasso del settore e gravi danni all’economia e all’occupazione regionale. 

CIA sollecita inoltre l’istituzione di una piattaforma informatica unica regionale per la filiera agricola, capace di gestire in maniera integrata assegnazione del gasolio agricolo, presentazione della PUA, riconoscimento della qualifica IAP, iscrizioni agli albi specialistici e altri servizi, semplificando gli adempimenti, garantendo trasparenza e riducendo i costi per imprese e Pubblica Amministrazione, allineando l’Abruzzo alle migliori pratiche regionali esistenti. 

“Non possiamo permettere che i nostri agricoltori siano lasciati soli di fronte a emergenze sanitarie e danni continui”, commenta Nicola Sichetti, Presidente di CIA Abruzzo, “È fondamentale che la Regione metta in campo subito risorse concrete: investire nell’agricoltura significa salvaguardare l’economia, proteggere i posti di lavoro e tutelare la vitalità dei nostri territori.” 

CIA Abruzzo sottolinea che l’attuazione di queste misure non è solo urgente, ma strategica per garantire la sostenibilità e la competitività del settore agricolo abruzzese, con effetti positivi sull’intera economia regionale e sul presidio sociale dei territori marginali, e auspica che la Legge di Previsione 2026/2028 preveda i fondi necessari per sostenere concretamente gli agricoltori.

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1 In Evidenza - 20 dic 2025

Cia: anche l’Abruzzo in prima linea a Bruxelles al fianco gli agricoltori europei

Una giornata storica per l’agricoltura europea: oltre 10mila produttori e centinaia di trattori hanno sfilato per le strade di Bruxelles, davanti al Parlamento Ue, per chiedere un futuro sostenibile e competitivo per il settore.

Cia–Agricoltori Italiani era presente in prima linea, con delegazioni da tutta Italia e, in particolare, una folta rappresentanza dall’Abruzzo, che ha voluto ribadire il sostegno agli agricoltori italiani ed europei.

La mobilitazione, sostenuta da oltre 40 organizzazioni agricole dei 27 Stati membri riunite nel Copa-Cogeca, ha lanciato un messaggio chiaro alle istituzioni europee: la riforma della Pac post 2027, così come proposta, è inaccettabile. I produttori hanno chiesto di ascoltare chi ogni giorno garantisce cibo, lavoro e futuro ai territori, denunciando tagli di bilancio, scelte politiche penalizzanti, concorrenza sleale e burocrazia opprimente.

Sul palco di Place du Luxembourg, davanti al Parlamento Ue, il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini, ha sottolineato: “Non accetteremo scelte che indeboliscono il settore. È il momento di cambiare rotta e ascoltare gli agricoltori, il cuore pulsante dell’Europa.”

La partecipazione dell’Abruzzo testimonia l’unità e la determinazione dei territori italiani nel difendere un’agricoltura forte, sostenibile e sicura.

"La nostra presenza dall’Abruzzo a Bruxelles dimostra quanto i nostri agricoltori sentano sulla propria pelle le conseguenze di scelte europee lontane dalla realtà dei territori” – ha dichiarato Nicola Sichetti, presidente di CIA Abruzzo. “La Pac post 2027, così come impostata, rischia di penalizzare in modo particolare le regioni come la nostra, caratterizzate da aree interne, agricoltura familiare e produzioni di qualità. Chiediamo un’Europa che investa davvero in chi presidia il territorio, garantisce sicurezza alimentare e tutela l’ambiente, riducendo burocrazia e concorrenza sleale. Senza agricoltori non c’è futuro né per l’Abruzzo né per l’Europa.

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1 In Evidenza - 20 dic 2025

Cia in piazza a Bruxelles. Agricoltura non si svende, con riforma Pac a rischio 270mila aziende


“Siamo in piazza per dire no a un’Europa che svende l’agricoltura, mette le armi davanti al cibo, compromette la sicurezza alimentare dell’Unione e rischia di far chiudere, solo in Italia, oltre 270mila aziende del settore. È inaccettabile: o arriva una scossa politica forte e un cambio di rotta deciso o si condanna il nostro futuro”. Questo l’appello del presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, dalla grande manifestazione a Bruxelles, con 10mila produttori e centinaia di trattori provenienti da ogni parte del continente.


In prima linea la folta delegazione Cia, riunita sotto lo striscione “Ursula, basta bugie”, con cartelli che parlano chiaro: “Pac post 2027: non è una riforma, è la fine dell’agricoltura”, “Agricoltori senza Pac, Europa senza cibo” e “Terra chiama Ursula, la sicurezza siamo noi”. Una presa di posizione netta, a tutela di tutti i cittadini europei, contro la proposta della Commissione targata von der Leyen, che vuole tagliare le risorse del 22%, sottraendo all’Italia 9 miliardi di euro, e far confluire la Pac in un fondo unico, generando competizione tra settori, mettendo a rischio il mercato comune e colpendo al cuore il sistema produttivo europeo e nazionale.


Un allarme che non è solo politico, ma supportato da dati concreti. Secondo le stime di Cia, infatti, se confermata, la proposta di riforma della Pac post 2027 con meno risorse e fondo unico potrebbe avere effetti devastanti per l’agricoltura italiana, mettendo a rischio la sopravvivenza di 270mila aziende del settore, pari a quasi un terzo del totale (31,65%), a partire dalle più piccole e vulnerabili. Le conseguenze sarebbero diffuse su tutto il territorio: -26% al Nord, -33% al Centro e fino al -51% al Sud, colpendo in modo particolare le aree rurali e interne e aggravando divari economici e sociali già profondi. Guardando ai singoli comparti, il prezzo più alto ricadrebbe sui seminativi (-64%), sull’olivicoltura (-27%) e sulla zootecnia (-5%).


“Non è una riforma tecnica, è un vero e proprio cambio di paradigma -ha evidenziato il presidente di Cia-. La Pac è la politica più antica, più solida e più europea che esista. Ha garantito per oltre 50 anni stabilità, reddito, presidio del territorio e sicurezza alimentare. Smantellarla significa indebolire l’Europa”. Una scelta che appare ancora più miope e pericolosa se letta nel contesto globale. “Non possiamo permetterci che l’Ue disinvesta sull’agricoltura -ha sottolineato Fini- mentre gli altri grandi attori mondiali, dagli Stati Uniti alla Cina, stanziano risorse sempre più importanti a difesa e sostegno del settore primario”.


È in questo scenario che si inseriscono anche le altre ragioni della mobilitazione, dalla richiesta di una linea europea più ferma sugli accordi commerciali, per contrastare la concorrenza sleale e garantire reciprocità nelle regole e nei controlli, fino alla necessità di una semplificazione reale che liberi le imprese agricole da burocrazia e vincoli inutili.


“Quella che arriva oggi non è una protesta di categoria, ma un richiamo politico a tutte le istituzioni Ue. La Pac non è il passato dell’Europa, è una scelta strategica per il suo futuro -ha concluso il presidente di Cia-. Senza una politica agricola forte e autonoma non c’è cibo sicuro, tutela dell’ambiente, resilienza dei territori e futuro delle comunità. Ora è il momento che Bruxelles stia dalla nostra parte e scelga davvero di essere alleata di chi produce. Noi non ci fermeremo qui: continueremo a far sentire la nostra voce, con determinazione e senza arretrare di un passo”.

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1 In Evidenza - 10 dic 2025

La cucina italiana entra nel Patrimonio Unesco. Cia, premiati agricoltura e territori

La forza del Made in Italy agroalimentare sta nella stretta sinergia tra agricoltura e ristorazione, tra chi produce e chi trasforma. Nella collaborazione lungo la filiera, dal campo alla tavola, risiede il valore aggiunto del cibo italiano nel mondo. Così il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, commenta con soddisfazione l’ingresso ufficiale della cucina italiana nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco.


“La cucina nazionale è un insieme di pratiche sociali, riti e gestualità basate sui tanti saperi locali. Saperi e sapori -sottolinea Fini- che riflettono l’immensa biodiversità di prodotti e territori rappresentata dalla nostra agricoltura e valorizzata nelle tante ricette di agriturismi e ristoranti che raccontano cultura e tradizioni regionali. Così vaste e peculiari da rendere la cucina tricolore la più amata e ricercata anche all’estero”.


Per il presidente di Cia, il riconoscimento Unesco – frutto dell’impegno del governo e di un grande lavoro di squadra anche con le organizzazioni agricole – “rappresenta una nuova, grande opportunità per tutelare, garantire e promuovere sempre di più la cucina italiana nel mondo, a partire dai prodotti agricoli”.

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1 In Evidenza - 05 dic 2025

Ue: Cia, accordo su Ngt svolta storica che agricoltori aspettavano da anni


“Finalmente, dopo mesi di laboriose trattative che hanno visto Cia-Agricoltori Italiani in prima fila, l’Ue ha raggiunto un accordo preliminare che permetterà di produrre piante utilizzando New Genomic Techniques (NGT) ovvero, Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA). Noi ne abbiamo sempre sostenuto con convinzione l’importanza strategica e continueremo a vigilare per consentire che questo strumento sia accessibile per tutti gli agricoltori”. Così, il presidente di Cia, Cristiano Fini, commenta la svolta storica che consentirà al mondo agricolo di affrontare le sfide della transizione green, contrastando con efficacia le malattie delle piante e i cambiamenti climatici.

Secondo Cia, con questo accordo l’Ue non è più fanalino di coda a livello internazionale e dimostra di voler tutelare il settore agroalimentare, investendo in tecnologia per renderlo più forte e competitivo e riducendo la dipendenza dai Paesi terzi.

“I critici delle Tea hanno parlato di ‘nuovi Ogm’ ma così non è -aggiunge Fini- perché il miglioramento genetico che si ottiene con queste tecniche esclude qualsiasi trasferimento di Dna tra organismi appartenenti a specie diverse. In questo modo possiamo rispondere alle esigenze e alle difficoltà che i nostri agricoltori fronteggiano ogni giorno. Nessun passo indietro, ora, per la prossima approvazione finale da parte della plenaria di Parlamento europeo e Consiglio”.

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News Cia Abruzzo

1 In Evidenza - 26 ott 2019

Zootecnia: Cia, governo intervenga per correggere riforma

Bisogna risolvere una volta per tutte la grave situazione del sistema allevatoriale italiano. Lo denuncia Cia-Agricoltori Italiani, sottolineando come l’applicazione nel nostro Paese del Regolamento Ue in materia (1012/2016) avrebbe dovuto rappresentare l’occasione per modernizzare il settore zootecnico e rilanciarlo.

Chiediamo quindi alla ministra Teresa Bellanova e all’intero governo di prendere subito in mano la situazione -spiega Cia- sempre più complicata tra ricorsi degli imprenditori, osservazioni dell’Agcom e mancati riconoscimenti delle Prefetture.

E’ necessario intervenire, prima di tutto, per far correggere gli Statuti degli Enti selezionatori in direzione di una vera autonomia e di una governance diretta degli allevatori e aperta al mercato. Ad oggi, invece, si sta assistendo a una riforma gattopardesca -evidenzia Cia- che cambia tutto per lasciare che tutto rimanga uguale, utilizzando finanziamenti pubblici europei e nazionali, ma senza garantire quel sistema concorrenziale ed efficiente richiesto dalla regolamentazione comunitaria. E tutto questo, finora, è avvenuto con la complicità degli organi competenti.

Le aziende del settore -conclude Cia- hanno bisogno di un sistema allevatoriale innovativo, snello ed efficace, per agevolare il rilancio competitivo di una delle filiere più strategiche del Made in Italy agroalimentare.

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1 In Evidenza - 26 ott 2019

Immigrati: Cia, salgono a 370 mila gli occupati stranieri nei campi

L’agricoltura italiana continua a creare nuovi posti di lavoro, anche per gli immigrati: quest’anno c’è stato un ulteriore aumento di circa 25.000 lavoratori stranieri nel settore primario. Così Cia-Agricoltori Italiani, in merito al Dossier Statistico Immigrazione 2019, presentato a Roma dal Centro Studi e Ricerche Idos.

La manodopera straniera continua a essere una parte rilevante dell’intero comparto agricolo: oggi i lavoratori nati all’estero e occupati nei campi in Italia sono quasi 370 mila, vale a dire un terzo dei circa 900 mila addetti totali.

Numeri che confermano quanto l’agricoltura sia diventata multietnica -osserva Cia-. Ora, però, bisogna migliorare le politiche migratorie e stabilizzare le assunzioni in agricoltura. Un approccio che presuppone l’abbandono definitivo delle misure di emergenza e l’avvio di interventi seri ed efficaci sull’immigrazione, basati appunto su due priorità: lavoro e integrazione.   

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1 In Evidenza - 24 ott 2019

Anp-Cia: "Legge di bilancio ignora i pensionati. Pronti alla piazza"

Nella legge di bilancio non sembrano essere presenti, sia nelle intenzioni che nelle azioni del Governoelementi tali da modificare il nostro stato di preoccupazione per le condizioni dei pensionati e degli anzianiNon indietreggia di un passo Anp, l’Associazione nazionale pensionati di Cia-Agricoltori Italianiche ancora una volta torna a sollecitare un intervento risolutivo da parte dell’esecutivo e a tal file sta incontrando i rappresentanti in parlamento dei partiti politiciUltimo, il confronto con Maria Luisa Gnecchiresponsabile welfare del PD.

Secondo quanto appreso in relazione al programma del nuovo Governo, Anp-Cia - che ora si dice pronta a concretizzare la mobilitazione nelle piazze, come già preannunciato il mese scorso - non rintraccia alcuna attenzione credibile allo stato della sanità e dei servizi socio-sanitari nelle aree interne e ruraliManca, inoltre, attenzione e visione strategica in materia di politiche dell’invecchiamento attivo e di valorizzazione sociale degli anziani nella società.

Necessario per Anp-Cia, anche ribadire che non risulta alcuna previsione di interventi migliorativi delle pensioni minime. Non si riconosce l’indicizzazione per l’adeguamento del potere d’acquisto delle pensioni al costo della vita. In balia d’incertezza anche il tema quattordicesima. Viene confermata Quota 100, ma si continua a escludere gli agricoltoridai lavori gravosi e usuranti. Non trova spazio la riduzione della tassazione sulle pensioni, al momento prevista solo per i lavoratori dipendenti. Non si prevede niente, ancora una volta, per i cosiddetti incapienti che la pensione di cittadinanza con i relativi paletti, ha costretto all’emarginazione.

Anp-Cia, sebbene consapevole delle condizioni difficili del Paese e della crisi economica, pur prendendo atto dell’impegno che ha portato alla costituzione del nuovo esecutivo, di cui riconosce gran merito al Presidente della Repubblica Mattarella, si vede, dunque, nella condizione di rafforzare la sua pressione nei confronti delle istituzioni, secondo le aspettative indicate dall’Associazione nel documento approvato nell’ultima Assemblea nazionale.

Continueremo a dialogare con le prefetture regionali e provinciali -ha confermato il presidente nazionale Anp-Cia Alessandro Del Carloe a confrontarci con i rappresentanti politici in parlamento. Il Paese che Vogliamo, i suoi cittadini, soprattutto nelle aree interne ci chiedono del resto di non abbassare la guardia. Va quanto prima affrontato -ha ribadito Del Carlo- il tema dell’accessibilità ai servizi soprattutto nelle già penalizzare zone rurali. Governo e Parlamento non usino due pesi e due misure, rispettino il valore sociale dei pensionati e degli anziani”.

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1 In Evidenza - 23 ott 2019

Aree interne: Cia, "Investire su sviluppo sistemi produttivi territoriali"

Lo sviluppo di filiere a vocazione territoriale, uno dei cinque asset del piano nazione di Cia “Il Paese che Vogliamo”, al centro dell’incontro di oggi a Loreto Aprutino nell’entroterra abruzzesetappa per il focus di approfondimento sul ruolo dei Progetti Integrati (PIF) nella promozione dell’aggregazione nel settore agroalimentare.

Cia-Agricoltori Italiani ha portato, così, sul tavolo del confronto sul territorio, con istituzioni regionali e locali, le potenzialità strategiche dei PIFstrumento di finanziamento dei Programmi di Sviluppo Rurale (Psr), tra i più concreti per favorire la nascita di integrazioni nelle filiere o in sistemi produttivi territoriali, soprattutto nelle aree interne d’Italia.  

Giunti alla programmazione 2014-2020, i PIF vedono oggi impegnate sul piano nazionale risorse pubbliche per quasi 600 milioni di euro, destinati ai 197 progetti già approvati in Toscana, Marche, Lombardia, Emilia-Romagna e Friuli-Venezia Giulia, finalizzati a incentivare l’organizzazione della filiera agroalimentare, migliorando la produttività di tutti i soggetti coinvolti.

In particolare, la Regione Emilia-Romagna (63 progetti approvati per quasi 155 milioni di euro) e la Regione Toscana (57 progetti per 110 milioni di contributo), emergono come interessanti casi di studio proprio per il boom nel ricorso ai PIF. Per questo Cia le ha coinvolte nell’evento in Abruzzo, quale prima occasione di analisi e confronto sull’applicazione dello strumento. In quest’ultima Regione, nello specifico, i Progetti sono stati attivati per la prima volta, solo con il Psr in corso e sono ora in fase di approvazione 7 progetti (per i settori: avicolo, suinicolo, cerealicolo, lattiero caseario, ortofrutticolo, ovicaprino e vitivinicolo) con un contributo pubblico di 1,4 milioniper misure di macrofiliera. Inoltre, sono stati pubblicati i bandi per le misure individuali di microfiliera con un finanziamento complessivo previsto di 12 milioni di euro.

“E’ una partita che Cia Abruzzo doveva assolutamente giocare per ridare impulso alla produttività agricola delle aree rurali -ha spiegato il presidente regionale Mauro Di Zio.- Cogliendo l’opportunità dei Progetti Integrati di Filiera, siamo anche partner con la nostra associazione la Spesa in Campagna e il mercato contadino di Pescara, del progetto di microfiliera ‘Una cooperazione da coltivare’ composto da 50 imprese abruzzesi, che ha l’obiettivo di promuovere la vendita diretta e l’equa redistribuzione del valore aggiunto lungo tutta la filiera. Prosegue, dunque -continua Di Zio- l’impegno in azioni mirate al rilancio del territorio, partendo da una ricognizione dei servizi e aprendoci a un dialogo chiaro con politica e società civile”.

Il Paese che Vogliamo -è intervenuto il presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino- spinge ora non solo a sviluppare nuove filiere a vocazione territoriale, ma anche alla costruzione di sistemi produttivi più complessi e maggiormente qualificanti per le imprese agricole, coinvolgendo tutta la rete socio-economica, puntando suinnovazioneservizi infrastrutture, chiave della competitività del settore agricolo, soprattutto nelle zone rurali d’Italia. Inoltre -precisa Scanavino- occorre lavorare per un maggiore protagonismo dei PIF in ambito Pac e tutelare l’autonomia delle Regioni. Il Crea e diverse Università ci supporteranno -ha concluso il presidente nazionale di Cia- nella formazione di tecnici Cia per fornire alle aziende consulenza specializzata sui Progetti di Filiera.


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1 Eventi - 21 ott 2019

Filiere produttive a vocazione territoriale. Focus sui PIF nell'ambito de "Il Paese che Vogliamo"

"Filiere produttive a vocazione territoriale. Focus sui Progetti Integrati nell'agroalimentare", questo il titolo e il tema dell'incontro che, nell'ambito del progetto "Il Paese che Vogliamo", si terrà a Loreto Aprutino (PE) mercoledì 23 ottobre, dalle ore 10, negli spazi del Castello Chiola.  

L'incontro focalizza l'attenzione su uno dei cinque asset del progetto Cia, ovvero lo sviluppo di filiere a vocazione territoriale e sarà nuova occasione di approfondimento sull'iniziativa, dedicata in particolare alle aree interne del Paese. che attraverso un roadshow, sta portando da Nord a Sud Italia, la proposta di riforma messa a punto dall'organizzazione.

L'appuntamento della mattinata sarà introdotto dai saluti di Gabriele Starinieri, sindaco di Loreto Aprutino, Emanuele Imprudente, vicepresidente della Giunta Regionale Abruzzo con delega all'Agricoltura e Antonio Zaffiri, presidente della Provincia di Pescara.

Alle 10.45 interverranno illustrando le loro relazioni sul tema de Luca Brunelli, presidente Cia-Agricoltori italiani Toscana e Serena Tarangioli del CREA, cui seguirà la presentazione di casi regionali di applicazione dei Programma Integrati di Fliera (PIF). Interverranno: Valtiero Mazzotti, direttore Generale Agricoltura - Regione Emilia-Romagna, Roberto Scalacci, direttore Agricoltura E Sviluppo Rurale - Regione Toscana e Giuseppe Cavaliere, funzionario servizio promozione delle filiere, Dipartimento agricoltura - Regione Abruzzo. Alle 12:30 latavola rotonda sul tema "Sistemi produttivi locali e sviluppo rurale" vedrà coinvolti nel confronto Mauro Di Zio, presidente Cia-Agricoltori Italiani Abruzzo, Mauro Febbo, assessore attività produttive, turismo beni e attività culturali - Regione Abruzzo, Gennaro Strever, presidente CCIAA Chieti-Pescara e Giammarco Giovannelli, presidente dell’Unione del Commercio e del Turismo della Provincia di Teramo e presidente Federalberghi Abruzzo.

Le conclusioni, alle 13.30, saranno affidate a Dino Scanavino, presidente nazionale Cia-Agricoltori italiani.


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1 CAA - Info Assistenza Tecnica - 16 ott 2019

Sanzioni mancato impianto vigneto da nuove autorizzazioni

I produttori che non abbiano utilizzato, nel corso del periodo di validità, un’autorizzazione concessa per nuovi impianti è soggetto alle seguenti sanzioni amministrative:

•         3 anni di esclusione dalle misure di sostegno previste dall’Organizzazione Comune del Mercato vitivinicola e € 1.500 per ettaro se la superficie impiantata è uguale al 20% del totale della superficie concessa in autorizzazione;

•         2 anni di esclusione dalle misure di sostegno previste dall’Organizzazione Comune del Mercato vitivinicola e € 1.000 per ettaro se la superficie impiantata è superiore al 20% ma inferiore al 60% del totale della superficie concessa in autorizzazione;

•         1 anno di esclusione dalle misure di sostegno previste dall’Organizzazione Comune del Mercato vitivinicola e € 500 per ettaro se la superficie impiantata è superiore al 60% ma inferiore al totale della superficie concessa in autorizzazione.

Non si applicano sanzioni qualora la superficie non impiantata sia inferiore al 5% della superfice totale concessa in autorizzazione e inferiore a 0,5 ettari. Per le superficie autorizzate inferiori a 0,3 ettari tale percentuale viene aumentata al 10%.

Al produttore che rinuncia all’autorizzazione concessa, qualora gli venga attribuita una superfice inferiore al 100% di quella richiesta ma superiore al 50%, in base al Reg. (UE) 561/15, si applica la sanzione di € 500 per ogni ettaro o frazione di ettaro della superficie autorizzata e l’esclusone dalle misure di sostegno previste dall’OCM vitivinicola per 2 anni.

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