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1 In Evidenza - 13 giu 2025

Estate 2025: agriturismi in Abruzzo, segnali contrastanti ma fiducia per la stagione estiva

In Abruzzo sono attualmente 568 gli agriturismi attivi, pari al 2,2% del totale nazionale. Un numero che colloca la regione al 16° posto in Italia (a pari merito con la Calabria), secondo gli ultimi dati ISTAT elaborati da Cresa – Centro Studi della Camera di Commercio del Gran Sasso d’Italia.

Il quadro complessivo mostra segnali misti: da un lato una lieve crescita nel medio periodo (+2,3% dal 2019), dall’altro una flessione più marcata nel lungo periodo, con un calo di 68 strutture dal 2010 al 2023 (−10,7%), in controtendenza rispetto al +30,8% nazionale. Tra il 2022 e il 2023 si è registrato un saldo negativo di −18 attività (−3,1%).

Il settore agrituristico continua a rappresentare una risorsa strategica per il nostro territorio”, commenta Nicola Sichetti, presidente CIA Abruzzo. “Nonostante le difficoltà, il comparto conserva una forte capacità attrattiva, ma servono politiche mirate, accesso ai fondi europei e investimenti per innovare l’offerta e rispondere alla domanda contemporanea di turismo rurale, esperienziale e sostenibile. Il futuro del turismo rurale abruzzese passa dalle nuove generazioni”, continua Sichetti, “Se vogliamo davvero rilanciare il settore agrituristico, dobbiamo puntare su giovani imprenditori, innovazione e filiere corte legate al territorio”.

In Abruzzo il settore agrituristico si conferma una realtà dinamica, con caratteristiche distintive che lo rendono un modello interessante anche nel confronto con il resto del Paese. Una delle peculiarità più significative è la forte presenza femminile nella gestione delle strutture: il 46,6% degli agriturismi è infatti guidato da donne, una quota nettamente superiore rispetto alla media nazionale del 34,2%. Un dato che racconta di un imprenditorialità agricola al femminile sempre più solida e presente sul territorio.

Anche in termini di diffusione, la regione mostra una buona vitalità: la densità agrituristica per popolazione, pari a 4,5 strutture ogni 10.000 abitanti, risulta leggermente superiore a quella italiana. Le aziende si distribuiscono prevalentemente in collina (65%) e in montagna (35%), confermando la vocazione rurale dell’Abruzzo e la stretta relazione tra offerta turistica e paesaggio naturale.

Dal punto di vista dei servizi, l’82,9% degli agriturismi abruzzesi offre alloggio, il 70,4% ristorazione e oltre la metà (51,9%) propone attività complementari come sport, equitazione e fattorie didattiche. Anche qui la regione si colloca sopra le medie nazionali, evidenziando un’attenzione crescente verso la multifunzionalità e il turismo esperienziale.

Tuttavia, i dati del 2023 delineano anche alcune criticità. Lo scorso anno gli agriturismi abruzzesi hanno accolto 25.060 turisti, per un totale di 78.049 pernottamenti. Il soggiorno medio è salito da 2,9 a 3,1 notti, ma resta inferiore alla media italiana di 3,7 giorni. Ancora più preoccupante è la flessione rispetto al 2022: −11% di arrivi e −3% di presenze, mentre a livello nazionale si è registrata una crescita dell’11% e del 7% rispettivamente.

Il turismo internazionale continua a rappresentare una quota ridotta del mercato agrituristico abruzzese: solo il 19% degli arrivi e il 24% delle presenze proviene dall’estero, contro valori nazionali più che doppi (51% e 60%). Eppure, nel confronto con il 2019, si osservano segnali incoraggianti, con un aumento del 36% degli arrivi e del 23% delle presenze straniere.

“Nelle aree interne e montane l’agriturismo è molto più che turismo: è presidio sociale e presidio ambientale”, sottolinea Roberto Battaglia, presidente CIA L’Aquila-Teramo. “In territori come i nostri, spesso marginalizzati dai grandi flussi turistici, le aziende agrituristiche rappresentano una delle poche possibilità concrete di sviluppo locale. Non parliamo solo di ospitalità, ma di agricoltura viva, tutela del paesaggio, filiera corta, educazione ambientale”.

“Il turismo rurale è una grande risorsa per l’Abruzzo”, dichiara Domenico Bomba, presidente di CIA Chieti-Pescara “Gli agriturismi offrono esperienze autentiche e sostenibili, ma serve più attenzione da parte delle istituzioni: investimenti mirati, formazione e sostegno all’innovazione possono fare la differenza per rilanciare davvero il comparto”.

In Abruzzo le strutture restano mediamente più piccole (13 posti letto contro i 14 italiani; 35 posti a sedere contro 41) e meno diversificate nei servizi: meno del 20% propone degustazioni enogastronomiche, a fronte di una media nazionale del 25%.

“Dobbiamo puntare con decisione sull’innovazione dell’offerta”, afferma Domenica Trovarelli, presidente Turismo Verde Abruzzo. “Occorre rafforzare la multifunzionalità, allungare la durata media dei soggiorni, attrarre più turismo straniero. Gli agriturismi non sono solo strutture ricettive: sono veri e propri presìdi di territorio, strumenti fondamentali per contrastare lo spopolamento delle aree interne, valorizzare le produzioni tipiche e mantenere viva la cultura contadina. Investire su di loro”, conclude, “significa investire sul futuro dell’Abruzzo”.

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1 In Evidenza - 07 giu 2025

CIA Chieti-Pescara: “Trattori vecchi, costi alti e incentivi complicati: così si frena l’innovazione”

Trattori con oltre 20 anni, incentivi poco accessibili e costi in crescita: ecco cosa frena oggi
l’innovazione nelle campagne di Chieti e Pescara. È quanto emerge dal sondaggio “Acquistare
un trattore oggi: scelte, ostacoli e prospettive” realizzato da CIA Agricoltori Italiani Chieti-
Pescara, che ha raccolto opinioni, esperienze e aspettative di numerose aziende agricole locali.
“Il nostro territorio ha grande voglia di rinnovarsi”, commenta Domenico Bomba, Presidente di
CIA Chieti-Pescara, “Gli imprenditori agricoli non si tirano indietro, ma chiedono condizioni più
favorevoli per affrontare investimenti importanti come l’acquisto di un trattore”.
Secondo l’indagine, la maggior parte delle aziende agricole locali utilizza mezzi datati, spesso
impiegati ogni giorno e tutto l’anno. L’acquisto di un nuovo trattore avviene solo quando quello
in uso è ormai inutilizzabile. La sicurezza, purtroppo, non è ancora un fattore prioritario.
Eppure, l’apertura verso l’innovazione c’è: molti agricoltori sarebbero interessati a modelli
“smart”, più tecnologici e sostenibili, ma a condizione che siano accessibili grazie a incentivi
chiari e concreti.

Un dato significativo riguarda la scarsa diffusione delle agevolazioni: la maggior parte degli
agricoltori non ha mai usufruito di incentivi, e oltre il 70% afferma di non avere informazioni
sufficienti su come accedervi.

“Le imprese agricole sono interessate agli strumenti di sostegno, ma spesso si trovano di
fronte a procedure complesse o requisiti troppo rigidi”, spiega Bomba, “Semplificando
l’accesso, avremmo una risposta immediata e positiva”.

Molti agricoltori ricorrono a finanziamenti a rate o leasing agevolati, ma il costo resta un
ostacolo enorme: per un modello base, oggi servono anche 55.000 euro. Per questo cresce
l’interesse verso l’usato, nonostante oltre il 70% delle macchine di seconda mano superi i 15
anni di età.
Il calo della meccanizzazione è un fenomeno nazionale: nel 2024, il mercato dei trattori in Italia
ha toccato il minimo storico dal 1952, con 15.448 immatricolazioni e una flessione del 12,3%
rispetto al 2023. In controtendenza, il mercato dell’usato è cresciuto dell’8%, ma senza
contribuire realmente al rinnovamento del parco mezzi.

Tuttavia, circa il 70% di queste macchine ha più di 15 anni, segnalando un parco mezzi obsoleto
e meno efficiente, che rischia di frenare la competitività e la sostenibilità del settore agricolo.
Il territorio di Chieti-Pescara non è esente da queste dinamiche: alcune imprese agricole hanno
cessato l’attività nel 2024, ma quelle che restano sono sempre più attente alle scelte
economiche e all’efficienza delle macchine.

“Questo sondaggio ci dice una cosa chiara”, conclude Bomba, “gli agricoltori non sono
fermi. Hanno le idee chiare, vogliono innovare, ma serve un contesto più favorevole. Il
rinnovamento della meccanizzazione può rappresentare un’opportunità concreta, se
supportato con strumenti chiari e alla portata delle imprese.”

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1 In Evidenza - 03 giu 2025

Il Servizio Civile Agricolo è realtà. C’è il Decreto, Cia in alto nella graduatoria

Pubblicato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri. Ora manca solo la comunicazione delle tempistiche per candidature e selezione dei volontari

Il mondo agricolo ha il suo il Servizio Civile Universale ad hoc. Finalmente è stato pubblicato il Decreto (n. 569/2025) con le graduatorie di valutazione dei progetti dedicati, che sanciscono ufficialmente il varo di questa nuova opportunità, annunciata da tempo ma solo ora pronta a concretizzarsi. Cia-Agricoltori Italiani, insieme al suo patronato Inac, ente accreditato al Servizio Civile, è in alto nella graduatoria di selezione con due progetti, che potranno coinvolgere 57 ragazzi in tutt’Italia, di un’età compresa tra i 18 e i 28 anni.

Adesso manca solo la comunicazione delle tempistiche per le candidature dei volontari e, poi, si potrà procedere con le selezioni per requisiti.

Chiaramente, si attende con ansia l’ultimo centimetro dell’iter previsto, per consentire a tanti giovani di avvicinarsi e scoprire un settore pieno di potenzialità, sempre alla ricerca di nuove competenze, anche all’interno del mondo dei servizi e dell’assistenza verso le aziende agricole. I progetti avranno la durata di un anno e i volontari percepiranno un compenso forfettario di 519,47 euro al mese.

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1 In Evidenza - 29 mag 2025

Pesche e nettarine 2025: l’Abruzzo si distingue per qualità e volumi in crescita

La campagna 2025 delle pesche e nettarine si apre con segnali particolarmente positivi dall’Abruzzo, dove si registra un aumento della produzione rispetto allo scorso anno e si registra una maggiore capacità di selezionare il prodotto già in campo, prima dell’immissione sul mercato. Questo consente una gestione più efficiente dell’offerta e garantisce standard qualitativi elevati, in grado di soddisfare sia il mercato interno che quello internazionale.

Le principali aree vocate alla frutticoltura, come la valle del Trigno, stanno confermando l’ottima performance dell’annata: circa il 50% del prodotto viene esportato, con un forte interesse da parte di mercati come Svizzera, Austria e Germania. L’altra metà della produzione viene distribuita con successo sul mercato italiano, segno della solidità della filiera abruzzese e della qualità riconosciuta del prodotto regionale.

“Il comparto ortofrutticolo rappresenta un pilastro per l’agricoltura abruzzese, non solo in termini economici ma anche per l’occupazione e la valorizzazione del territorio”, dichiara Domenico Bomba, presidente CIA Chieti-Pescara, “Quest’anno possiamo contare su una produzione abbondante e di qualità, che dimostra la capacità dei nostri produttori di affrontare le sfide climatiche e di mercato, mantenendo alto il livello dell’offerta. Serve ora un sostegno deciso per rafforzare l’export e la competitività delle nostre imprese.”

A livello nazionale, la stagione 2025 si preannuncia in linea con quella dello scorso anno, con una lieve flessione dei volumi nel Centro-Nord compensata dalla ripresa produttiva nel Sud. La produttività è attesa buona lungo tutto il calendario di raccolta, e finora non sono state segnalate criticità significative.

Grazie all’andamento climatico favorevole, l’offerta di quest’anno presenta un calibro mediamente superiore, un elemento che valorizza ulteriormente la qualità complessiva del prodotto. Le epoche di raccolta si mantengono regolari: in linea con il 2024 al Sud e con un lieve ritardo al Nord, a seconda delle zone. L’Abruzzo si conferma così protagonista di una stagione che, nel complesso, mostra segnali incoraggianti per tutto il comparto nazionale delle drupacee. L’ortofrutta resta uno dei settori chiave del Made in Italy agricolo, su cui continuare a investire in termini di innovazione, aggregazione e promozione internazionale.

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1 In Evidenza - 21 mag 2025

Gaza: Cia, intollerabile affamare un popolo. Ora fermare Netanyahu

Subito dopo il 7 ottobre 2023, il mondo intero si è stretto al popolo israeliano, vittima di un vile attacco da parte della formazione terroristica Hamas. Era prevedibile e anche comprensibile una forte reazione di Israele per liberare gli ostaggi catturati e per difendere i propri cittadini da futuri attacchi. Ma, dopo quasi due anni, ci troviamo nella condizione in cui diventa impossibile distinguere tra la sacrosanta necessità di difesa di Israele e le palesi violazioni del diritto internazionale e dei basilari diritti umani perpetrati dal governo di Benjamin Netanyahu sulla popolazione civile di Gaza. È inaccettabile affamare un popolo, questo scempio va fermato subito. Così Cia-Agricoltori Italiani, in merito al conflitto in atto.

Sia come cittadini che come organizzazione di agricoltori, profondamente impegnati nella tutela del diritto al cibo, non possiamo rimanere in silenzio di fronte alla fame deliberata che oggi colpisce la popolazione civile della Striscia di Gaza -sottolinea Cia-. Milioni di persone, in gran parte bambini, donne e anziani, stanno affrontando una crisi alimentare senza precedenti. Il blocco quasi totale degli approvvigionamenti, il bombardamento delle infrastrutture agricole e la distruzione sistematica di campi, serre, mercati e impianti idrici hanno reso impossibile qualsiasi forma di autosufficienza o di accesso regolare al cibo.

           
Secondo le principali agenzie umanitarie, oggi a Gaza si sta sfiorando il livello più estremo dell’insicurezza alimentare acuta, con il rischio concreto di carestia. Questa non è una conseguenza inevitabile della guerra, ma il risultato diretto di scelte politiche e militari scellerate da parte di Netanyahu, che stanno trasformando il cibo -un diritto fondamentale e inalienabile- in un’arma di pressione e punizione collettiva.

           
Come Cia, condanniamo fermamente ogni guerra e, in particolare, l’uso della fame come strumento di guerra. Il diritto al cibo è sancito dal diritto internazionale e deve essere rispettato in ogni circostanza, anche nei conflitti.

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1 In Evidenza - 21 mag 2025

Vino, l’export tiene, ma cambia il gusto: il consumatore guida la transizione verso bianchi, frizzanti e rosati

Le esportazioni europee di bevande alcoliche tengono il passo e segnano un nuovo traguardo: nel 2024 l’Unione Europea ha esportato prodotti per un valore complessivo di 29,8 miliardi di euro, con un incremento del 10% rispetto al 2019, secondo i dati Eurostat. A trainare il settore è sempre il vino, che rappresenta oltre la metà del totale, ma cambiano le tendenze all’interno del comparto: è il consumatore a dettare le nuove regole del mercato.


Nonostante la stabilità nei volumi complessivi, si registra una forte diversificazione dei prodotti esportati. A crescere sono infatti i vini bianchi, i bianchi frizzanti e i rosati, mentre cala progressivamente la domanda di rossi strutturati, tradizionalmente forti nell’export italiano. Una trasformazione che riflette le nuove preferenze del mercato globale, sempre più orientato verso prodotti più freschi, versatili e in linea con i trend di consumo contemporanei.


“La tenuta dell’export è un segnale positivo, ma dobbiamo leggere con attenzione quello che sta accadendo: il consumatore oggi ha un ruolo centrale e condiziona le scelte produttive”, afferma Domenico Mastrogiovanni, responsabile vitivinicolo di CIA – Agricoltori Italiani, “La domanda si sta orientando verso vini più leggeri, aromatici, adatti a un consumo quotidiano e spesso legati a stili di vita più dinamici. È una sfida e al contempo un’opportunità per le nostre aziende agricole, che devono saper innovare e adattarsi. In uno scenario che vede la Francia mantenere la leadership con 12,1 miliardi di euro di export, l’Italia conferma la propria posizione di rilievo ma dovrà continuare a investire sulla qualità, sulla differenziazione dei prodotti e sulla capacità di intercettare i gusti dei nuovi consumatori internazionali”, continua Mastrogiovanni.


Anche l’Italia, secondo esportatore europeo con 6 miliardi di euro di vendite verso Paesi extra UE (di cui oltre l’80% legato al vino), è pienamente coinvolta in questa evoluzione. Le esportazioni tricolore beneficiano della crescita dei bianchi frizzanti e dei rosati, soprattutto in mercati come Stati Uniti e Regno Unito, che da soli rappresentano quasi la metà dell’intero export UE di bevande alcoliche.


“Il nostro territorio sta rispondendo bene a questa svolta”, commenta Domenico Bomba, presidente di CIA Chieti-Pescara, “Le aziende agricole abruzzesi, in particolare quelle vitivinicole, stanno già puntando su vitigni a bacca bianca e su metodologie di produzione che valorizzano vini più freschi e meno strutturati. Bisogna sostenere questa transizione con politiche mirate, supporto all’innovazione e promozione sui mercati esteri”.

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News Cia Abruzzo

1 In Evidenza - 08 ott 2024

Api: Cia, serve strategia più forte per comparto Made in Italy. Vale 500 milioni


“Serve una strategia ad ampio raggio e sul lungo periodo per tutelare il mondo delle api, la cui popolazioni solo in Italia, negli ultimi dieci anni, è diminuita del 30% e mettere al riparo un patrimonio insostituibile per l’agricoltura e il mantenimento della biodiversità. Per questo, occorre riprendere in mano azioni chiave per il settore, dalla Direttiva Breakfast alle campagne di promozione del miele italiano, passando per il Piano controlli sull’import”. Così il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, dalla visita in Conapi, il Consorzio Nazionale Apicoltori, a Monterenzio (Bo).

L’incontro, con i “coltivatori di biodiversità” per rimarcare le priorità del comparto, fortemente minacciato dai cambiamenti climatici, in primis, ma cruciale per lo sviluppo sostenibile, e messo a dura prova delle contraffazioni del falso miele Made in Italy o, ancora peggio, dal “miele senza api” adulterato e miscelato con quello naturale. Bene, quindi, per Cia l’ok dell’Europa alla Direttiva Breakfast per rendere obbligatoria la menzione in etichetta dell'origine geografica del miele, ma adesso è necessario recepire velocemente tutte le sue nuove disposizioni. Operazione che va, assolutamente, integrata con una campagna di comunicazione ad hoc, in particolare ripartendo dall’educazione alimentare per un consumo consapevole e una corretta informazione su metodi di produzione, valore nutrizionale e ambientale.

Vanno, comunque, arginate con più forza le minacce negli scambi commerciali, definendo concretamente -precisa Cia- un Piano di controlli sul miele di importazione, almeno per i lotti superiori alle 20 tonnellate provenienti dai Paesi Terzi; migliorando anche nei processi con le nuove tecnologie di screening disponibili e più ricerca in materia. Inoltre, bisogna regolamentare l’uso degli sciroppi, con parametri per distinguere l’adulterazione dalla nutrizione d’emergenza, prevedendo un limite massimo di residuo riscontrabile nel miele che tenga conto delle condizioni d’uso della nutrizione artificiale.
Su questi fronti, l’input dell’Italia deve essere incisivo, conta più di 75 mila apicoltori e oltre 1,5 milioni di alveari per oltre 100 miliardi di api, una produzione che si attesta intorno alle 22 mila tonnellate di miele e una bee economy da 500 milioni di euro. Di fronte a degrado e frammentazione degli habitat, inquinamento e climate change anche l’apicoltura -ricorda Cia- deve dotarsi di adeguati strumenti di gestione del rischio e sarebbe auspicabile l’istituzione di un’indennità contro catastrofi naturali, malattie o predatori, ma anche per la perdita di colonie.

Dall’incontro in Conapi, condiviso con il presidente di Cia Emilia-Romagna, Stefano Francia, Fini ha ribadito: “Continueremo a portare questi temi sui tavoli istituzionali proponendo soluzioni a tutela del settore, una visione più organica e lungimirante. L’apicoltura non è solo fonte di reddito, ma un bene essenziale e comune, indispensabile tanto per la tutela delle biodiversità e del benessere umano, quanto per lo sviluppo rurale e l’equilibrio ecologico”.

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1 In Evidenza - 30 set 2024

Legge di bilancio: Anp-Cia, rimettere al centro pensioni, sanità e lotta a povertà


Nel dibattito sulla legge di bilancio 2025 è necessario rimettere al centro i temi che riguardano le politiche sociali. Dalle pensioni, alla sanità, alla lotta alla povertà, secondo Anp-Cia manca una strategia che risponda al disagio di una quota sempre più rilevante di nostri concittadini. Dai dati, infatti, risulta evidente l’aumento delle famiglie in povertà assoluta (oltre cinque milioni), come pure le pensioni erose da inflazione e da mancate indicizzazioni. In particolare, le minime, che riguardano oltre 2 milioni di pensionati. Malgrado disuguaglianze in aumento e una sanità in grave affanno, il dibattito pubblico sembra volgere lo sguardo altrove. 

Il Paese viene, invece, comunicato dai nostri governanti in costante crescita economica. Le problematiche sociali sembrano sotto controllo. Per Anp-Cia questo è il frutto di una visione alterata della realtà sociale, che non consente di impostare le scelte più giuste che riguardano le persone in difficoltà.


Per invertire il processo di crisi in atto, Anp-Cia ricorda come sulla sanità si debba fare una scelta netta, ovvero prevedere un finanziamento secondo i bisogni reali del sistema sanitario e a un livello simile a quello dei maggiori paesi dell’Ue. C’è da potenziare le strutture sanitarie di comunità, affrontare il tema del personale sanitario, ridurre le liste d’attesa per visite e interventi, organizzare la sanità territoriale e l’assistenza domiciliare. Bisogna, infine, attuare la riforma sulla non autosufficienza.


La sanità, ricorda il presidente Alessandro Del Carlo, è un diritto fondamentale che può essere garantito solo attraverso un sistema pubblico e universalista. Sulle pensioni, inoltre, si faccia una scelta precisa: bisogna aumentare significativamente le minime e tutelare dall’inflazione tutte le pensioni con un’indicizzazione piena degli assegni. Occorre superare le penalizzazioni che subiscono le donne con pensioni più basse degli uomini, come rilevato anche dal recente rapporto annuale Inps, secondo il quale la pensione media degli uomini è superiore del 35% a quella delle donne. Soprattutto, la cosiddetta Opzione donna per l’uscita dal lavoro si è rivelata un’ulteriore fonte d’ingiustizia, a causa dei vincoli particolarmente stringenti come il ricalcolo contributivo dell’assegno. Per i giovani, invece, è necessario pensare a un futuro previdenziale che possa dare loro dignità e speranza. Secondo Anp-Cia, serve, dunque, una legge di bilancio che abbia un’impronta non solo ragionieristica, malgrado questa debba essere necessariamente sostenibile. Occorre uno sguardo attento sulla realtà del Paese e le condizioni delle persone, mettendo in campo una strategia che permetta di superare le diseguaglianze sociali, soprattutto nel mondo degli anziani

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1 In Evidenza - 24 set 2024

Nasce “Cia Workspace”. La presentazione al G7 Agricoltura con XFarm


Si chiama “Cia Workspace” ed è la super app per smartphone e tablet che permetterà agli agricoltori associati di avere la propria azienda sempre a portata di mano, monitorando e gestendo gli interventi sui campi grazie all’innovazione e alle nuove tecnologie. Frutto della partnership con XFarm, leader dell’agritech, e presto disponibile per tutti, è stata presentata da Cia-Agricoltori Italiani in occasione del G7 e Divinazione Expo 24, con un ciclo di workshop dedicati nello spazio confederale a Riva Nazario Sauro.


L’obiettivo comune è quello di sostenere e guidare i produttori italiani nel processo di transizione digitale, fornendo strumenti e servizi utili a migliorare la produttività, ridurre l’impatto ambientale e rispondere alle sfide del cambiamento climatico.

Dall’utilizzo delle immagini satellitari per seguire in tempo reale tutto il ciclo colturale e agire subito nelle aree in stress alla programmazione delle attività in tandem con le variazioni meteo, dalle concimazioni più equilibrate con l’analisi del suolo e del fabbisogno nutrizionale al riconoscimento delle malattie delle piante con una semplice scansione, sarà tutto a portata di cellulare.


“Vogliamo offrire alle imprese agricole strumenti semplici e accessibili tramite smartphone per migliorare la gestione delle coltivazioni -spiegano Cia e XFarm-. Grazie all’impiego di sistemi digitali di supporto alle decisioni, per esempio, si può arrivare a ridurre del 35% l’uso di fitofarmaci e del 30% l’impiego di acqua, favorendo al contempo una riduzione del 25% delle ore di lavoro”. Questo significa “aiutare gli agricoltori a efficientare la produzione, affrontare le pressioni di clima e malattie e diventare maggiormente sostenibili, facendo le scelte giuste al momento giusto” e “traghettando il settore verso un orizzonte sempre più smart”.

 

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1 In Evidenza - 23 set 2024

G7 Agricoltura: Cia, aree interne leva di sviluppo globale. Italia sia modello


I borghi e le campagne d'Italia modello di crescita per le zone rurali d'Europa e del mondo. Il G7 Agricoltura Divinazione Expo sancisca l'impegno di istituzioni, enti e organizzazioni del comparto attorno al progetto di una strategia nazionale agricola per le aree interne, davvero capace di guardare lontano partendo dalle piccole comunità, dalle strade di montagna e dai servizi essenziali, dalle aziende familiari e dal ricambio generazionale. È questo il messaggio di Cia-Agricoltori Italiani dalla terza giornata di Ortigia capitale mondiale dell'agricoltura e della pesca, dedicata dal Masaf al confronto sul futuro delle aree interne per un piano di sviluppo concreto. All’incontro, per la Confederazione, l’intervento del direttore nazionale Maurizio Scaccia.

C'è l'opportunità effettiva, tra disponibilità di fondi a supporto e duri contraccolpi climatici, di fare la differenza di fronte al progressivo abbandono dei territori marginali -sottolinea Cia- guardando alla questione come sfida globale (riguarda il 43% della popolazione mondiale, non solo il 48,5% dei comuni italiani), ma affrontandola a cominciare dalle loro specifiche priorità. In particolare, da interventi a tutela delle infrastrutture e dei servizi di prossimità, per garantire la viabilità periferica, una gestione adeguata della risorsa acqua, equo accesso a istruzione e sanità, il superamento del digital divide.

Per Cia, serve una programmazione univoca che abbia come punti cardinali politiche in grado di spingere, con una normativa quadro, l'abitabilità di ciascuna zona periferica e di montagna, misure di fiscalità agevolata e norme che favoriscano l'accesso al credito e alla liquidità, in grado di innescare ricambio generazionale. Tasselli chiave di un piano nazionale per l'agricoltura e l'alimentazione, come già detto da Cia, che riconosca la centralità del settore, motore di progresso e sostenibilità soprattutto nelle zone rurali d'Italia, dove vivono ancora 13 milioni di persone, e che contano, complessivamente, più della metà della Sau (Superficie agricola utilizzata) del Paese. Serve, per questo, valorizzare la dimensione familiare agricola che includa, in primo luogo, il recupero dei terreni incolti e il riconoscimento economico e sociale delle funzioni ambientali svolte dal comparto.

"Pensiamo in grande, ma lavoriamo in piccolo -è l'invito del presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini-. Ce lo stanno ripetendo i fatti, dalle alluvioni all'emergenza Peste suina e Lingua blu, occorre più efficienza e rapidità sugli interventi di dimensioni più contenute, sui processi autorizzativi e attuativi, per poi avanzare gradualmente verso le grandi opere. Non è solo una questione agricola o ambientale. Investire sulle zone rurali è un'urgenza sociale, oltre che economica, e bisogna evitare la dispersione delle risorse, la 'deperibilità' delle azioni, affiancando Comuni, associazioni, aziende e cittadini nella messa a terra delle progettualità, vedi tra tutti il Pnrr".

Fini conclude: "Ѐ con questo approccio che dobbiamo interpretare lo spirito del G7 Agricoltura a presidenza italiana, per l'inclusività e la stabilità economica, per la centralità della produttività agricola, custode della storia e della cultura dei popoli, garante della sicurezza alimentare globale".

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1 In Evidenza - 23 set 2024

G7 Agricoltura: Cia, costruire insieme nuova strategia per sicurezza alimentare


“La sicurezza alimentare globale non può più essere data per scontata, tra crisi geopolitiche, climatiche e di mercato -così il presidente nazionale Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini alla seconda giornata di Divinazione-Expo-. Occorre ora muoversi sinergicamente, partendo da questa straordinaria vetrina delle eccellenze italiane a Siracusa, per costruire nuove strategie che mettano davvero al centro gli agricoltori e le aree rurali. Per garantire cibo sano di qualità accessibile a tutti, serve uno sforzo collettivo sostenuto da politiche e risorse adeguate, puntando su 5 direttrici essenziali: fermare il consumo di suolo agricolo; contrastare il climate change con l’innovazione, dalle TEA all’agricoltura di precisione; riconoscere ai produttori il giusto valore lungo le filiere; sostenere il ricambio generazionale sui campi; assicurare il principio di reciprocità negli scambi commerciali”.


“Se parliamo di sicurezza alimentare -continua Fini- dobbiamo affrontare il tema dell’approvvigionamento di cibo e il contrasto del climate change, che è la prima minaccia per la produzione agroalimentare. L’obiettivo è quello di continuare a produrre cibo di qualità per una popolazione mondiale che a breve raggiungerà i 9 miliardi”. C’è bisogno, in primis, di mettere in sicurezza il territorio e di attivare nuove misure e investimenti adeguati sulle varietà resistenti, investendo sulla ricerca e l’innovazione. In questo scenario, crediamo si debba puntare soprattutto sulle tecniche di miglioramento genetico, portando avanti la sperimentazione in campo per sviluppare piante più resilienti agli stress climatici e alle malattie e tutelare sia la produttività che la sostenibilità del settore. Al contempo, è necessario accelerare sull’agricoltura 4.0, per produrre di più con meno risorse grazie a sistemi satellitari e robotizzazione in campo. Grazie all’agricoltura 4.0 si ottiene un risparmio sui vari input produttivi che può arrivare a raggiungere il 30%. Parallelamente, la produttività può aumentare fino al 20%. Il tutto senza ricorrere a sostanze chimiche che vanno ad alterare le proprietà delle materie prime.  Solo, dunque, con innovazione, ricerca e nuove tecnologie è possibile arrivare a una sintesi tra sicurezza alimentare e sostenibilità ambientale.

“Per quanto riguardo la tutela del suolo -prosegue Fini- questa è una risorsa fondamentale non solo per le produzioni agricole ma per tutti i cittadini, perché un suolo in salute è un argine prezioso contro inquinamento e dissesto idrogeologico. La recente direttiva Ue, sia da gancio per arrivare anche in Italia a una legge in materia”. Alla filiera del cibo Made in Italy, che oggi vale 64 miliardi di euro, va, inoltre, garantito con urgenza il rispetto della reciprocità commerciale per proteggere la produzione interna da importazioni che non seguono i medesimi standard e, allo stesso tempo, occorre perseguire l'obiettivo conclamato, ma ancora lontano, della redistribuzione del reddito, assicurando alla fase agricola una quota adeguata di valore aggiunto. “La sovranità alimentare si può raggiungere, infine, solo grazie al lavoro degli agricoltori e affrontando seriamente il tema del ricambio generazionale per evitare la senilizzazione del mondo agricolo -conclude Fini-. Bisogna puntare sui giovani, che sono l’unica opportunità per salvare le aree interne, garantendo sicurezza ai territori e rafforzando le comunità rurali”.

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1 In Evidenza - 19 set 2024

Cia al G7 Agricoltura e Divinazione Expo: fare squadra sulle grandi sfide globali


“Un’occasione straordinaria per mostrare al mondo il bello e il buono dell’Italia e riportare gli agricoltori al centro dell’attenzione internazionale, con l’obiettivo di valorizzare la qualità e la sostenibilità delle nostre produzioni tramite una vetrina globale unica, ma soprattutto di fare squadra con le organizzazioni e i governi per affrontare le grandi sfide del settore, dai cambiamenti climatici al giusto reddito per i produttori al diritto al cibo per tutti”. È così che il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, guarda all’appuntamento nodale del G7 Agricoltura e di “Divinazione Expo 24”, dal 21 al 29 settembre a Siracusa, nell’isola di Ortigia, dove la Confederazione sarà in prima linea tra gli impegni con le istituzioni e un ricco programma di eventi e degustazioni nel grande spazio espositivo dedicato a Riva Nazario Sauro.


GLI IMPEGNI ISTITUZIONALI –
 Dopo la visita inaugurale della premier Giorgia Meloni, sabato 21 settembre, spazio agli incontri del Masaf con le rappresentanze del mondo agricolo: il presidente Cristiano Fini interverrà all’evento, domenica 22 settembre al Teatro Comunale di Siracusa, alle ore 10, nella prima sessione “Difendere e valorizzare la filiera agricola”; mentre lunedì 23 settembre, il direttore nazionale di Cia Maurizio Scaccia si confronterà su “Una strategia nazionale agricola per le aree interne”, al Siracusa International Institute for Criminal Justice and Human Rights, alle ore 10.30. Giovedì 26 settembre, invece, il presidente di Cia Fini parteciperà ai lavori del G7 delle Organizzazioni agricole, all’Ortea Palace Hotel alle ore 9.30, e poi sarà ospite del Forum per l’Africa del G7 Agricoltura, al Teatro Comunale alle ore 15. Venerdì 27 settembre, infine, Stefano Francia del Comitato esecutivo nazionale Cia sarà al convegno a cura di Federunacoma, “Territori sconfinati, piccoli poderi e orti urbani: tutte le tecnologie per macro e micro agricolture”, alla Sala Borsellino del Municipio di Ortigia, Palazzo del Vermexio, alle ore 10.


LO SPAZIO CIA A RIVA NAZARIO SAURO – 
Oltre mille metri quadrati a Riva Nazario Sauro insieme a Italia Olivicola. Al centro dello spazio espositivo ci sarà l’immenso patrimonio agroalimentare Made in Italy portato a Ortigia dalle aziende associate, protagoniste di una mostra-mercato tutta dedicata alle eccellenze del territorio. Accanto, un fitto calendario di degustazioni, tutti i giorni nell’area tasting dalle ore 12 alle 14 e dalle 17 alle 21: “Olio & Fragranze – Orgoglio Italiano”, un viaggio sensoriale tra olio, farina e tipicità, con i migliori maestri della pizza, e “Oil Bar”, per scoprire le 500 varietà di olivo, quasi 50 denominazioni d’origine, lungo la penisola e assaggiarne un bicchierino. Non solo percorsi del gusto, ma anche talk e approfondimenti nell’area meeting. Si alterneranno infatti, dal 21 al 29 settembre, workshop su “Innovazione e Agricoltura: la rivoluzione digitale con Cia WorkSpace e XFarm”, seminari del Caa-Cia, convegni di Italia Olivicola su Dop, Igp e coltivazione biologica dell’olio evo italiano, incontri di Cia Sicilia su emergenze e prospettive dell’agricoltura regionale.


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