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1 In Evidenza - 13 giu 2025

Estate 2025: agriturismi in Abruzzo, segnali contrastanti ma fiducia per la stagione estiva

In Abruzzo sono attualmente 568 gli agriturismi attivi, pari al 2,2% del totale nazionale. Un numero che colloca la regione al 16° posto in Italia (a pari merito con la Calabria), secondo gli ultimi dati ISTAT elaborati da Cresa – Centro Studi della Camera di Commercio del Gran Sasso d’Italia.

Il quadro complessivo mostra segnali misti: da un lato una lieve crescita nel medio periodo (+2,3% dal 2019), dall’altro una flessione più marcata nel lungo periodo, con un calo di 68 strutture dal 2010 al 2023 (−10,7%), in controtendenza rispetto al +30,8% nazionale. Tra il 2022 e il 2023 si è registrato un saldo negativo di −18 attività (−3,1%).

Il settore agrituristico continua a rappresentare una risorsa strategica per il nostro territorio”, commenta Nicola Sichetti, presidente CIA Abruzzo. “Nonostante le difficoltà, il comparto conserva una forte capacità attrattiva, ma servono politiche mirate, accesso ai fondi europei e investimenti per innovare l’offerta e rispondere alla domanda contemporanea di turismo rurale, esperienziale e sostenibile. Il futuro del turismo rurale abruzzese passa dalle nuove generazioni”, continua Sichetti, “Se vogliamo davvero rilanciare il settore agrituristico, dobbiamo puntare su giovani imprenditori, innovazione e filiere corte legate al territorio”.

In Abruzzo il settore agrituristico si conferma una realtà dinamica, con caratteristiche distintive che lo rendono un modello interessante anche nel confronto con il resto del Paese. Una delle peculiarità più significative è la forte presenza femminile nella gestione delle strutture: il 46,6% degli agriturismi è infatti guidato da donne, una quota nettamente superiore rispetto alla media nazionale del 34,2%. Un dato che racconta di un imprenditorialità agricola al femminile sempre più solida e presente sul territorio.

Anche in termini di diffusione, la regione mostra una buona vitalità: la densità agrituristica per popolazione, pari a 4,5 strutture ogni 10.000 abitanti, risulta leggermente superiore a quella italiana. Le aziende si distribuiscono prevalentemente in collina (65%) e in montagna (35%), confermando la vocazione rurale dell’Abruzzo e la stretta relazione tra offerta turistica e paesaggio naturale.

Dal punto di vista dei servizi, l’82,9% degli agriturismi abruzzesi offre alloggio, il 70,4% ristorazione e oltre la metà (51,9%) propone attività complementari come sport, equitazione e fattorie didattiche. Anche qui la regione si colloca sopra le medie nazionali, evidenziando un’attenzione crescente verso la multifunzionalità e il turismo esperienziale.

Tuttavia, i dati del 2023 delineano anche alcune criticità. Lo scorso anno gli agriturismi abruzzesi hanno accolto 25.060 turisti, per un totale di 78.049 pernottamenti. Il soggiorno medio è salito da 2,9 a 3,1 notti, ma resta inferiore alla media italiana di 3,7 giorni. Ancora più preoccupante è la flessione rispetto al 2022: −11% di arrivi e −3% di presenze, mentre a livello nazionale si è registrata una crescita dell’11% e del 7% rispettivamente.

Il turismo internazionale continua a rappresentare una quota ridotta del mercato agrituristico abruzzese: solo il 19% degli arrivi e il 24% delle presenze proviene dall’estero, contro valori nazionali più che doppi (51% e 60%). Eppure, nel confronto con il 2019, si osservano segnali incoraggianti, con un aumento del 36% degli arrivi e del 23% delle presenze straniere.

“Nelle aree interne e montane l’agriturismo è molto più che turismo: è presidio sociale e presidio ambientale”, sottolinea Roberto Battaglia, presidente CIA L’Aquila-Teramo. “In territori come i nostri, spesso marginalizzati dai grandi flussi turistici, le aziende agrituristiche rappresentano una delle poche possibilità concrete di sviluppo locale. Non parliamo solo di ospitalità, ma di agricoltura viva, tutela del paesaggio, filiera corta, educazione ambientale”.

“Il turismo rurale è una grande risorsa per l’Abruzzo”, dichiara Domenico Bomba, presidente di CIA Chieti-Pescara “Gli agriturismi offrono esperienze autentiche e sostenibili, ma serve più attenzione da parte delle istituzioni: investimenti mirati, formazione e sostegno all’innovazione possono fare la differenza per rilanciare davvero il comparto”.

In Abruzzo le strutture restano mediamente più piccole (13 posti letto contro i 14 italiani; 35 posti a sedere contro 41) e meno diversificate nei servizi: meno del 20% propone degustazioni enogastronomiche, a fronte di una media nazionale del 25%.

“Dobbiamo puntare con decisione sull’innovazione dell’offerta”, afferma Domenica Trovarelli, presidente Turismo Verde Abruzzo. “Occorre rafforzare la multifunzionalità, allungare la durata media dei soggiorni, attrarre più turismo straniero. Gli agriturismi non sono solo strutture ricettive: sono veri e propri presìdi di territorio, strumenti fondamentali per contrastare lo spopolamento delle aree interne, valorizzare le produzioni tipiche e mantenere viva la cultura contadina. Investire su di loro”, conclude, “significa investire sul futuro dell’Abruzzo”.

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1 In Evidenza - 07 giu 2025

CIA Chieti-Pescara: “Trattori vecchi, costi alti e incentivi complicati: così si frena l’innovazione”

Trattori con oltre 20 anni, incentivi poco accessibili e costi in crescita: ecco cosa frena oggi
l’innovazione nelle campagne di Chieti e Pescara. È quanto emerge dal sondaggio “Acquistare
un trattore oggi: scelte, ostacoli e prospettive” realizzato da CIA Agricoltori Italiani Chieti-
Pescara, che ha raccolto opinioni, esperienze e aspettative di numerose aziende agricole locali.
“Il nostro territorio ha grande voglia di rinnovarsi”, commenta Domenico Bomba, Presidente di
CIA Chieti-Pescara, “Gli imprenditori agricoli non si tirano indietro, ma chiedono condizioni più
favorevoli per affrontare investimenti importanti come l’acquisto di un trattore”.
Secondo l’indagine, la maggior parte delle aziende agricole locali utilizza mezzi datati, spesso
impiegati ogni giorno e tutto l’anno. L’acquisto di un nuovo trattore avviene solo quando quello
in uso è ormai inutilizzabile. La sicurezza, purtroppo, non è ancora un fattore prioritario.
Eppure, l’apertura verso l’innovazione c’è: molti agricoltori sarebbero interessati a modelli
“smart”, più tecnologici e sostenibili, ma a condizione che siano accessibili grazie a incentivi
chiari e concreti.

Un dato significativo riguarda la scarsa diffusione delle agevolazioni: la maggior parte degli
agricoltori non ha mai usufruito di incentivi, e oltre il 70% afferma di non avere informazioni
sufficienti su come accedervi.

“Le imprese agricole sono interessate agli strumenti di sostegno, ma spesso si trovano di
fronte a procedure complesse o requisiti troppo rigidi”, spiega Bomba, “Semplificando
l’accesso, avremmo una risposta immediata e positiva”.

Molti agricoltori ricorrono a finanziamenti a rate o leasing agevolati, ma il costo resta un
ostacolo enorme: per un modello base, oggi servono anche 55.000 euro. Per questo cresce
l’interesse verso l’usato, nonostante oltre il 70% delle macchine di seconda mano superi i 15
anni di età.
Il calo della meccanizzazione è un fenomeno nazionale: nel 2024, il mercato dei trattori in Italia
ha toccato il minimo storico dal 1952, con 15.448 immatricolazioni e una flessione del 12,3%
rispetto al 2023. In controtendenza, il mercato dell’usato è cresciuto dell’8%, ma senza
contribuire realmente al rinnovamento del parco mezzi.

Tuttavia, circa il 70% di queste macchine ha più di 15 anni, segnalando un parco mezzi obsoleto
e meno efficiente, che rischia di frenare la competitività e la sostenibilità del settore agricolo.
Il territorio di Chieti-Pescara non è esente da queste dinamiche: alcune imprese agricole hanno
cessato l’attività nel 2024, ma quelle che restano sono sempre più attente alle scelte
economiche e all’efficienza delle macchine.

“Questo sondaggio ci dice una cosa chiara”, conclude Bomba, “gli agricoltori non sono
fermi. Hanno le idee chiare, vogliono innovare, ma serve un contesto più favorevole. Il
rinnovamento della meccanizzazione può rappresentare un’opportunità concreta, se
supportato con strumenti chiari e alla portata delle imprese.”

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1 In Evidenza - 03 giu 2025

Il Servizio Civile Agricolo è realtà. C’è il Decreto, Cia in alto nella graduatoria

Pubblicato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri. Ora manca solo la comunicazione delle tempistiche per candidature e selezione dei volontari

Il mondo agricolo ha il suo il Servizio Civile Universale ad hoc. Finalmente è stato pubblicato il Decreto (n. 569/2025) con le graduatorie di valutazione dei progetti dedicati, che sanciscono ufficialmente il varo di questa nuova opportunità, annunciata da tempo ma solo ora pronta a concretizzarsi. Cia-Agricoltori Italiani, insieme al suo patronato Inac, ente accreditato al Servizio Civile, è in alto nella graduatoria di selezione con due progetti, che potranno coinvolgere 57 ragazzi in tutt’Italia, di un’età compresa tra i 18 e i 28 anni.

Adesso manca solo la comunicazione delle tempistiche per le candidature dei volontari e, poi, si potrà procedere con le selezioni per requisiti.

Chiaramente, si attende con ansia l’ultimo centimetro dell’iter previsto, per consentire a tanti giovani di avvicinarsi e scoprire un settore pieno di potenzialità, sempre alla ricerca di nuove competenze, anche all’interno del mondo dei servizi e dell’assistenza verso le aziende agricole. I progetti avranno la durata di un anno e i volontari percepiranno un compenso forfettario di 519,47 euro al mese.

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1 In Evidenza - 29 mag 2025

Pesche e nettarine 2025: l’Abruzzo si distingue per qualità e volumi in crescita

La campagna 2025 delle pesche e nettarine si apre con segnali particolarmente positivi dall’Abruzzo, dove si registra un aumento della produzione rispetto allo scorso anno e si registra una maggiore capacità di selezionare il prodotto già in campo, prima dell’immissione sul mercato. Questo consente una gestione più efficiente dell’offerta e garantisce standard qualitativi elevati, in grado di soddisfare sia il mercato interno che quello internazionale.

Le principali aree vocate alla frutticoltura, come la valle del Trigno, stanno confermando l’ottima performance dell’annata: circa il 50% del prodotto viene esportato, con un forte interesse da parte di mercati come Svizzera, Austria e Germania. L’altra metà della produzione viene distribuita con successo sul mercato italiano, segno della solidità della filiera abruzzese e della qualità riconosciuta del prodotto regionale.

“Il comparto ortofrutticolo rappresenta un pilastro per l’agricoltura abruzzese, non solo in termini economici ma anche per l’occupazione e la valorizzazione del territorio”, dichiara Domenico Bomba, presidente CIA Chieti-Pescara, “Quest’anno possiamo contare su una produzione abbondante e di qualità, che dimostra la capacità dei nostri produttori di affrontare le sfide climatiche e di mercato, mantenendo alto il livello dell’offerta. Serve ora un sostegno deciso per rafforzare l’export e la competitività delle nostre imprese.”

A livello nazionale, la stagione 2025 si preannuncia in linea con quella dello scorso anno, con una lieve flessione dei volumi nel Centro-Nord compensata dalla ripresa produttiva nel Sud. La produttività è attesa buona lungo tutto il calendario di raccolta, e finora non sono state segnalate criticità significative.

Grazie all’andamento climatico favorevole, l’offerta di quest’anno presenta un calibro mediamente superiore, un elemento che valorizza ulteriormente la qualità complessiva del prodotto. Le epoche di raccolta si mantengono regolari: in linea con il 2024 al Sud e con un lieve ritardo al Nord, a seconda delle zone. L’Abruzzo si conferma così protagonista di una stagione che, nel complesso, mostra segnali incoraggianti per tutto il comparto nazionale delle drupacee. L’ortofrutta resta uno dei settori chiave del Made in Italy agricolo, su cui continuare a investire in termini di innovazione, aggregazione e promozione internazionale.

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1 In Evidenza - 21 mag 2025

Gaza: Cia, intollerabile affamare un popolo. Ora fermare Netanyahu

Subito dopo il 7 ottobre 2023, il mondo intero si è stretto al popolo israeliano, vittima di un vile attacco da parte della formazione terroristica Hamas. Era prevedibile e anche comprensibile una forte reazione di Israele per liberare gli ostaggi catturati e per difendere i propri cittadini da futuri attacchi. Ma, dopo quasi due anni, ci troviamo nella condizione in cui diventa impossibile distinguere tra la sacrosanta necessità di difesa di Israele e le palesi violazioni del diritto internazionale e dei basilari diritti umani perpetrati dal governo di Benjamin Netanyahu sulla popolazione civile di Gaza. È inaccettabile affamare un popolo, questo scempio va fermato subito. Così Cia-Agricoltori Italiani, in merito al conflitto in atto.

Sia come cittadini che come organizzazione di agricoltori, profondamente impegnati nella tutela del diritto al cibo, non possiamo rimanere in silenzio di fronte alla fame deliberata che oggi colpisce la popolazione civile della Striscia di Gaza -sottolinea Cia-. Milioni di persone, in gran parte bambini, donne e anziani, stanno affrontando una crisi alimentare senza precedenti. Il blocco quasi totale degli approvvigionamenti, il bombardamento delle infrastrutture agricole e la distruzione sistematica di campi, serre, mercati e impianti idrici hanno reso impossibile qualsiasi forma di autosufficienza o di accesso regolare al cibo.

           
Secondo le principali agenzie umanitarie, oggi a Gaza si sta sfiorando il livello più estremo dell’insicurezza alimentare acuta, con il rischio concreto di carestia. Questa non è una conseguenza inevitabile della guerra, ma il risultato diretto di scelte politiche e militari scellerate da parte di Netanyahu, che stanno trasformando il cibo -un diritto fondamentale e inalienabile- in un’arma di pressione e punizione collettiva.

           
Come Cia, condanniamo fermamente ogni guerra e, in particolare, l’uso della fame come strumento di guerra. Il diritto al cibo è sancito dal diritto internazionale e deve essere rispettato in ogni circostanza, anche nei conflitti.

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1 In Evidenza - 21 mag 2025

Vino, l’export tiene, ma cambia il gusto: il consumatore guida la transizione verso bianchi, frizzanti e rosati

Le esportazioni europee di bevande alcoliche tengono il passo e segnano un nuovo traguardo: nel 2024 l’Unione Europea ha esportato prodotti per un valore complessivo di 29,8 miliardi di euro, con un incremento del 10% rispetto al 2019, secondo i dati Eurostat. A trainare il settore è sempre il vino, che rappresenta oltre la metà del totale, ma cambiano le tendenze all’interno del comparto: è il consumatore a dettare le nuove regole del mercato.


Nonostante la stabilità nei volumi complessivi, si registra una forte diversificazione dei prodotti esportati. A crescere sono infatti i vini bianchi, i bianchi frizzanti e i rosati, mentre cala progressivamente la domanda di rossi strutturati, tradizionalmente forti nell’export italiano. Una trasformazione che riflette le nuove preferenze del mercato globale, sempre più orientato verso prodotti più freschi, versatili e in linea con i trend di consumo contemporanei.


“La tenuta dell’export è un segnale positivo, ma dobbiamo leggere con attenzione quello che sta accadendo: il consumatore oggi ha un ruolo centrale e condiziona le scelte produttive”, afferma Domenico Mastrogiovanni, responsabile vitivinicolo di CIA – Agricoltori Italiani, “La domanda si sta orientando verso vini più leggeri, aromatici, adatti a un consumo quotidiano e spesso legati a stili di vita più dinamici. È una sfida e al contempo un’opportunità per le nostre aziende agricole, che devono saper innovare e adattarsi. In uno scenario che vede la Francia mantenere la leadership con 12,1 miliardi di euro di export, l’Italia conferma la propria posizione di rilievo ma dovrà continuare a investire sulla qualità, sulla differenziazione dei prodotti e sulla capacità di intercettare i gusti dei nuovi consumatori internazionali”, continua Mastrogiovanni.


Anche l’Italia, secondo esportatore europeo con 6 miliardi di euro di vendite verso Paesi extra UE (di cui oltre l’80% legato al vino), è pienamente coinvolta in questa evoluzione. Le esportazioni tricolore beneficiano della crescita dei bianchi frizzanti e dei rosati, soprattutto in mercati come Stati Uniti e Regno Unito, che da soli rappresentano quasi la metà dell’intero export UE di bevande alcoliche.


“Il nostro territorio sta rispondendo bene a questa svolta”, commenta Domenico Bomba, presidente di CIA Chieti-Pescara, “Le aziende agricole abruzzesi, in particolare quelle vitivinicole, stanno già puntando su vitigni a bacca bianca e su metodologie di produzione che valorizzano vini più freschi e meno strutturati. Bisogna sostenere questa transizione con politiche mirate, supporto all’innovazione e promozione sui mercati esteri”.

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News Cia Abruzzo

1 CAF Informa - 20 giu 2024

NASpI insegnanti 2024: a chi spetta e come fare domanda

Con la fine dell'anno scolastico, giunge anche il termine dei contratti per molti insegnanti precari, lasciandoli temporaneamente disoccupati. Tuttavia, esiste un supporto disponibile: la NASpI docenti. 

Questa indennità mensile dipende dai contributi versati negli ultimi quattro anni. Vediamo a chi spetta, quanto dura, quali sono gli importi e come fare domanda.

 

A chi spetta

 

L'indennità di disoccupazione destinata agli insegnanti precari con contratto a termine scaduto fa riferimento alla NASpI (Nuova Assicurazione Sociale per l'Impiego) ed è destinata a tutti i lavoratori dipendenti che perdono involontariamente il lavoro, in queste circostanze:

  • Licenza da contratto a tempo determinato.
  • Scadenza del contratto a termine, come nel caso dei precari della scuola.
  • Dimissioni per giusta causa.
  • Dimissioni per neogenitori nel periodo tutelato dal licenziamento.

 

L'unico requisito per ottenere la NASpI è aver maturato almeno 13 settimane di contributi nel quadriennio precedente la domanda.

 

Insegnanti NASpI: importo e durata

 

La NASpI è erogata per un periodo pari alla metà delle settimane contributive presenti negli ultimi quattro anni di lavoro. L'importo varia in base alla retribuzione:

  • Se il salario medio dei 4 anni precedenti è inferiore a 1.425,21 euro, l'importo è pari al 75% della retribuzione.
  • Se la media supera questa soglia, spetta il 75% di 1.425,21 euro più il 25% della differenza tra la media e la soglia stessa. L'importo massimo mensile è di 1.550,42 euro.

Per i primi 5 mesi (8 mesi per i lavoratori over 55), l'assegno è pieno. Successivamente, scatta il decalage: una riduzione del 3% per ogni mese di fruizione. Se si trova un nuovo impiego durante questo periodo, è necessario interrompere la NASpI entro 5 giorni dall'inizio del nuovo lavoro.

 

Come richiedere la NASpI insegnanti

 

La domanda per la NASpI può essere presentata dal giorno successivo alla scadenza del contratto, entro 68 giorni dalla cessazione del rapporto di lavoro. Le eccezioni includono maternità indennizzabile, infortunio sul lavoro o malattia insorta entro i 68 giorni.

 

 

 

Per ulteriori informazioni vi invitiamo a recarvi presso l'ufficio CIA più vicino o a contattarci direttamente.

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1 In Evidenza - 20 giu 2024

Cia incontra D’Eramo: salvare le aree interne dall’abbandono


“Non lasciamo, ancora, indietro le aree interne. È arrivato il momento di mettere le zone rurali del Paese al riparto dal rischio di un irrimediabile abbandono. Parliamo di quasi la metà dei Comuni italiani, il 48%, che non devono rimanere fuori da quella riorganizzazione, in primis infrastrutturale e dei servizi essenziali, tanto invocata con il Pnrr. Il perno è l’agricoltura, motore di progresso e sostenibilità per comunità e territori, per 13 milioni di persone”. A ribadirlo, oggi, è il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, che è tornato a Via XX Settembre, insieme al vicepresidente Matteo Bartolini, per fare il punto sul tema con il sottosegretario Luigi D’Eramo.
Per Cia, siamo a un punto di non ritorno rispetto alle criticità che stanno affrontando le campagne italiane, quando sono le uniche in grado di immagazzinare al loro interno uno straordinario inventario sotto il profilo ambientale, culturale e identitario. Connotazioni che fanno dei territori svantaggiati un fattore vitale per la tenuta del sistema nazionale e dove l’agricoltura può continuare a essere un elemento vincente per il presidio e il rilancio.

“Con il sottosegretario D’Eramo -continua Fini- stiamo ragionando su strategie più puntuali per mettere a terra tutte le progettualità e, quindi, gli interventi e le risorse già a disposizione, evitando che si disperdano in operazioni non percorribili per la natura stessa di questo Paese. Serve una programmazione univoca, a cominciare dalle reti stradali e dall’ultimo miglio digitale. Questa, però, non basta se non accompagnata da politiche in grado di spingere, con una normativa quadro, l’abitabilità di ciascuna zona periferica e di montagna. Occorrono misure di fiscalità agevolata e norme che favoriscano l’accesso al credito e alla liquidità, dunque in grado di innescare ricambio generazionale, a sostegno dei giovani, a tutela degli anziani”.
Sul tavolo, come da tempo sostiene Cia, l’apporto strategico del mondo agricolo, la necessità di un Piano nazionale per il settore, come di una legge quadro sulla valorizzazione della dimensione familiare agricola che includa, in primo luogo, il recupero dei terreni incolti, ma soprattutto il riconoscimento economico e sociale delle funzioni ambientali svolte dal comparto.

“Evitiamo il cortocircuito -conclude Fini-. È dal territorio, dai borghi, dalle aziende lungo l’Appennino che arriva il valore della nostra agricoltura, fatta di produzioni tipiche autentiche, tradizioni anima del turismo, senza le quali non ci sarebbe il Made in Italy agroalimentare e tanto meno la Dieta Mediterranea”.

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1 In Evidenza - 19 giu 2024

OMA: Cia, puntare su giovani e aree interne per la sicurezza alimentare globale


“La capacità di assicurare cibo sano e duraturo all’umanità, dipenderà dal sostegno che riceveranno i nostri giovani agricoltori, da quel necessario ricambio generazionale nei campi in grado di innescare il progresso delle comunità rurali dove si concentrano quasi 600 milioni di agricoltori familiari che fanno l’80% della produzione alimentare mondiale. Il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, saluta così il primo “World Young Farmers' Day” promosso dall’OMA, l’Organizzazione Mondiale degli Agricoltori. Ieri sera l’evento conclusivo, nel giardino confederale, con 100 giovani arrivati da tutto il mondo, una delegazione Agia-Cia guidata da Enrico Calentini e la partecipazione del presidente dell’OMA, Arnold Puech D’Alissac.
Sviluppo delle aree interne, tutela del suolo, sostegno all’agricoltura under 40 e spinta su innovazione e formazione, dunque al centro del contributo di Cia alla XVII edizione del meeting annuale OMA, con il presidente nazionale di Cia, Fini oggi alla cerimonia di apertura nella sede della Fao a Roma.

“Per plasmare il futuro, dobbiamo costruire insieme un nuovo paradigma cultura, economico e sociale che riconosca il valore dell’agricoltura non solo lungo la filiera, ma soprattutto come indice della sostenibilità”, ha detto Fini dalla Green Room Fao rivolgendosi ai colleghi dell’OMA e alle istituzioni presenti, dal direttore generale Fao, QU Dongyu, al presidente Ifad, Alvaro Lario, al ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida.

Le zone rurali ospitano 137 milioni di persone, quasi il 30% della popolazione e già oltre l’80% del territorio europeo. Rendere competitive queste zone vuol dire sviluppare interesse per investimenti strategici nel settore agricolo e, quindi, garantire al settore la possibilità di una stabilità e di programmazione sul lungo periodo. Guardare agli agricoltori con nuova lungimiranza è per Cia quanto di più responsabile e sostenibile si possa fare per il pianeta; sono produttori di cibo, custodi del territorio, protettori dell’ambiente, operatori sociali che creano benefici per la collettività.

Gli agricoltori sono per la transizione green -continua a sostenere Cia- ma non è pensabile nutrire 9 miliardi di persone entro il 2050, che corrispondono a una domanda di cibo oltre il 60% rispetto a oggi, senza canalizzare in favore del comparto le risorse più strategiche, in primis tecnologia e ricerca scientifica. Servono risposte innovative alle sfide globali: sistemi di logistica capaci di efficientare la produzione agricola, la blockchain per gestire in modo più efficace le attività dell’agroalimentare e meccanismi di snellimento della burocrazia. Ma occorre anche imprimere una svolta alle Tea per piante più resistenti a eventi climatici estremi e fitopatie, e insistere sull'agricoltura 4.0 verso l’intelligenza artificiale, per sanare il digital divide che riguarda ancora più di 2 miliardi di persone nel mondo.

"Bisogna invertire la rotta e portare i grandi della terra nelle nostre aree interne -ha rilanciato in chiusura Fini-. Rendiamo ancora più evidente quanto l’agricoltura sia l’unica leva contro i cambiamenti climatici e il dissesto idrogeologico, a salvaguardia della biodiversità e del paesaggio, della saluta umana e dell’equità sociale".

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1 In Evidenza - 17 giu 2024

Ue: Cia, ripristino natura è legge. Ora serve Piano nazionale di buon senso

“La legge sul ripristino della natura (Nature Restoration Law), appena approvata a maggioranza risicata dall’ultimo Consiglio Ue Ambiente, danneggia gli ecosistemi agricoli perché non risponde alla oggettiva necessità di assicurare l’equilibrio tra sostenibilità ambientale, economica e sociale, essenziale per l’attuazione del Green Deal Ue”. Così il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, esprimendo rammarico per gli esiti di una battaglia che ha visto l’Italia contraria fino al voto finale.

“Adesso -continua Fini- serve davvero un Piano nazionale di buon senso nella definizione delle misure attuative, perché non è pensabile ripristinare almeno il 20% delle aree terresti e marittime Ue entro il 2030 e tutti gli ecosistemi degradati entro il 2050, senza tener conto di quanto gli agricoltori stiano, ulteriormente, affrontando per preservare biodiversità e paesaggio da cambiamenti climatici ed erosione, come l’impegno per garantire a tutti cibo sano e di qualità, nonostante la fase di profonda instabilità geopolitica ed economica”.

Sul tavolo, adesso previsti dalla legge Ue, requisiti e indicatori specifici riguardo lo stoccaggio di carbonio organico nei terreni minerali delle terre coltivate, la definizione della quota di terreni agricoli con caratteristiche paesaggistiche ad elevata diversità e il contributo alla piantumazione di almeno 3 miliardi di alberi aggiuntivi in 6 anni. “Queste e altre questioni -aggiunge Fini- andranno affrontate ascoltando gli agricoltori, uno sforzo importante per limitare le ripercussioni anche economiche e amministrative, almeno fino al 2033, quando la Commissione esaminerà gli impatti di questo regolamento”.
Tenere il budget Pac fuori da tutto questo, è l’altro punto fisso di Cia che continua a trovare inadeguate anche le risorse a disposizione della Nature Restoration Law.   

Nel frattempo, dal Consiglio Ue Ambiente arriva l’ok all'orientamento generale della direttiva sul monitoraggio e la resilienza del suolo che aveva già accolto diverse delle richieste formulate da Cia e che attende ora il passaggio nei Triloghi, con il nuovo Parlamento Ue, per essere ulteriormente migliorato, soprattutto in relazione a norme più stringenti sul consumo. Uno spiraglio, nella Giornata mondiale per la lotta alla desertificazione.

“E’ così -conclude Fini- che si valorizza il ruolo strategico dell’agricoltura per il benessere degli ecosistemi e a costante salvaguardia dell’ambiente. Il suolo è una risorsa fondamentale per gli agricoltori e le aree interne, base delle produzioni agricole e fonte di reddito per le comunità rurali”. 

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1 In Evidenza - 17 giu 2024

Dl Agricoltura: Cia, venga reintrodotta l’istituzione di Granaio Italia


Il Parlamento riproponga nel Dl Agricoltura l’istituzione di Granaio Italia, il Registro telematico sulle giacenze dei cereali, fondamentale per riportare trasparenza sui mercati e tutelare le produzioni Made in Italy. Così Cia-Agricoltori Italiani rispetto a una battaglia a difesa del comparto che va avanti già da troppo tempo, che era sparita dalle bozze iniziale del Decreto e che la Confederazione continua, invece, a ritenere imprescindibile.
Per Cia, infatti, servono ulteriori sforzi per fare del Dl Agricoltura un vero volano di ripresa del settore. Bisogna farlo adesso, con misure e risorse adeguate, per dare risposte concrete al comparto in crisi e rafforzare l’Italia agricola prossima a una nuova legislatura Ue.

Cia, dunque, insiste su Granaio Italia e sull’urgenza di monitorare le produzioni cerealicole. Non è pensabile andare avanti senza politiche di contenimento da parte dell’Europa, mentre la penisola registra un calo delle superfici coltivate a grano duro di circa 130 mila ettari. Il Registro telematico nazionale è uno strumento importante per tenere sotto controllo la consistenza delle scorte dei cereali, anche al fine di immettere sul mercato informazioni utili a ridurre la volatilità dei prezzi. Rappresenta, dunque, il riconoscimento del valore del settore, a salvaguardia dei cerealicoltori, a promozione del vero Made in Italy e a tutela della qualità per i consumatori. 

Su questo punto Cia non torna indietro, così come sostiene la necessità di un Osservatorio per il monitoraggio dei costi medi di produzione agricola. C’è poi l’input per un’ulteriore proroga al 31 dicembre di quest’anno dell’obbligo assicurativo per i trattori e le macchine agricole non circolanti su strada. Per rafforzare il quadro della moratoria sui mutui, Cia sollecita, invece, interventi di vigilanza per evitare che gli agricoltori restino soggetti alla decisione di ogni singola banca sull’accoglimento della loro richiesta. Infine, nel fascicolo Cia anche il rifinanziamento del Fondo per lo sviluppo e il sostegno delle filiere agricole, serve per le produzioni ad alto valore aggiunto, ma in crisi atavica, come quella legata alla pericoltura”.  

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1 In Evidenza - 17 giu 2024

Europee: Cia, buon lavoro ai nuovi eletti. Ora ripartire dall’agricoltura

Cia-Agricoltori Italiani si congratula fin da ora con i neoeletti al Parlamento europeo. “Mentre attendiamo la composizione ufficiale degli organi comunitari -dichiara il presidente nazionale Cristiano Fini- vogliamo già rivolgere i nostri migliori auguri ai futuri eurodeputati, garantendo la collaborazione della Confederazione per la tutela e il rilancio dell’agricoltura”.


Rimettere il settore al centro delle politiche Ue deve essere tra i primi obiettivi della nuova legislatura. “Abbiamo chiesto più attenzione per gli agricoltori, che producono cibo sano e sicuro per tutti e sono i primi custodi del territorio -spiega Fini-. Ora è tempo di invertire la rotta rispetto alle misure penalizzanti degli ultimi anni e dare risposte efficaci e durature agli agricoltori, di fronte alle sfide dei mercati, del clima e della transizione”.

Soluzioni che Cia ha sintetizzato nel suo “Manifesto” per le elezioni europee. Un documento programmatico in 9 punti già a disposizione del prossimo Europarlamento.


Tra le questioni più urgenti: il giusto valore a ogni prodotto agricolo lungo la filiera; lo sviluppo delle aree rurali anche contro il dissesto idrogeologico; la salvaguardia del suolo; la gestione comune della risorsa idrica; la reciprocità negli accordi commerciali per tutelare il prodotto italiano ed europeo ed evitare la concorrenza sleale di Paesi terzi. E ancora: un bilancio Ue non rivisto al ribasso, ma valorizzato ed efficientato e una Pac più flessibile e capace di intervenire subito nelle situazioni di crisi. Infine, più innovazione e formazione con maggior coordinamento a livello europeo e più incentivi per favorire il ricambio generazionale nei campi, puntando su accesso al credito e alla terra.

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