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1 In Evidenza - 20 dic 2025

Cia: anche l’Abruzzo in prima linea a Bruxelles al fianco gli agricoltori europei

Una giornata storica per l’agricoltura europea: oltre 10mila produttori e centinaia di trattori hanno sfilato per le strade di Bruxelles, davanti al Parlamento Ue, per chiedere un futuro sostenibile e competitivo per il settore.

Cia–Agricoltori Italiani era presente in prima linea, con delegazioni da tutta Italia e, in particolare, una folta rappresentanza dall’Abruzzo, che ha voluto ribadire il sostegno agli agricoltori italiani ed europei.

La mobilitazione, sostenuta da oltre 40 organizzazioni agricole dei 27 Stati membri riunite nel Copa-Cogeca, ha lanciato un messaggio chiaro alle istituzioni europee: la riforma della Pac post 2027, così come proposta, è inaccettabile. I produttori hanno chiesto di ascoltare chi ogni giorno garantisce cibo, lavoro e futuro ai territori, denunciando tagli di bilancio, scelte politiche penalizzanti, concorrenza sleale e burocrazia opprimente.

Sul palco di Place du Luxembourg, davanti al Parlamento Ue, il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini, ha sottolineato: “Non accetteremo scelte che indeboliscono il settore. È il momento di cambiare rotta e ascoltare gli agricoltori, il cuore pulsante dell’Europa.”

La partecipazione dell’Abruzzo testimonia l’unità e la determinazione dei territori italiani nel difendere un’agricoltura forte, sostenibile e sicura.

"La nostra presenza dall’Abruzzo a Bruxelles dimostra quanto i nostri agricoltori sentano sulla propria pelle le conseguenze di scelte europee lontane dalla realtà dei territori” – ha dichiarato Nicola Sichetti, presidente di CIA Abruzzo. “La Pac post 2027, così come impostata, rischia di penalizzare in modo particolare le regioni come la nostra, caratterizzate da aree interne, agricoltura familiare e produzioni di qualità. Chiediamo un’Europa che investa davvero in chi presidia il territorio, garantisce sicurezza alimentare e tutela l’ambiente, riducendo burocrazia e concorrenza sleale. Senza agricoltori non c’è futuro né per l’Abruzzo né per l’Europa.

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1 In Evidenza - 20 dic 2025

Cia in piazza a Bruxelles. Agricoltura non si svende, con riforma Pac a rischio 270mila aziende


“Siamo in piazza per dire no a un’Europa che svende l’agricoltura, mette le armi davanti al cibo, compromette la sicurezza alimentare dell’Unione e rischia di far chiudere, solo in Italia, oltre 270mila aziende del settore. È inaccettabile: o arriva una scossa politica forte e un cambio di rotta deciso o si condanna il nostro futuro”. Questo l’appello del presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, dalla grande manifestazione a Bruxelles, con 10mila produttori e centinaia di trattori provenienti da ogni parte del continente.


In prima linea la folta delegazione Cia, riunita sotto lo striscione “Ursula, basta bugie”, con cartelli che parlano chiaro: “Pac post 2027: non è una riforma, è la fine dell’agricoltura”, “Agricoltori senza Pac, Europa senza cibo” e “Terra chiama Ursula, la sicurezza siamo noi”. Una presa di posizione netta, a tutela di tutti i cittadini europei, contro la proposta della Commissione targata von der Leyen, che vuole tagliare le risorse del 22%, sottraendo all’Italia 9 miliardi di euro, e far confluire la Pac in un fondo unico, generando competizione tra settori, mettendo a rischio il mercato comune e colpendo al cuore il sistema produttivo europeo e nazionale.


Un allarme che non è solo politico, ma supportato da dati concreti. Secondo le stime di Cia, infatti, se confermata, la proposta di riforma della Pac post 2027 con meno risorse e fondo unico potrebbe avere effetti devastanti per l’agricoltura italiana, mettendo a rischio la sopravvivenza di 270mila aziende del settore, pari a quasi un terzo del totale (31,65%), a partire dalle più piccole e vulnerabili. Le conseguenze sarebbero diffuse su tutto il territorio: -26% al Nord, -33% al Centro e fino al -51% al Sud, colpendo in modo particolare le aree rurali e interne e aggravando divari economici e sociali già profondi. Guardando ai singoli comparti, il prezzo più alto ricadrebbe sui seminativi (-64%), sull’olivicoltura (-27%) e sulla zootecnia (-5%).


“Non è una riforma tecnica, è un vero e proprio cambio di paradigma -ha evidenziato il presidente di Cia-. La Pac è la politica più antica, più solida e più europea che esista. Ha garantito per oltre 50 anni stabilità, reddito, presidio del territorio e sicurezza alimentare. Smantellarla significa indebolire l’Europa”. Una scelta che appare ancora più miope e pericolosa se letta nel contesto globale. “Non possiamo permetterci che l’Ue disinvesta sull’agricoltura -ha sottolineato Fini- mentre gli altri grandi attori mondiali, dagli Stati Uniti alla Cina, stanziano risorse sempre più importanti a difesa e sostegno del settore primario”.


È in questo scenario che si inseriscono anche le altre ragioni della mobilitazione, dalla richiesta di una linea europea più ferma sugli accordi commerciali, per contrastare la concorrenza sleale e garantire reciprocità nelle regole e nei controlli, fino alla necessità di una semplificazione reale che liberi le imprese agricole da burocrazia e vincoli inutili.


“Quella che arriva oggi non è una protesta di categoria, ma un richiamo politico a tutte le istituzioni Ue. La Pac non è il passato dell’Europa, è una scelta strategica per il suo futuro -ha concluso il presidente di Cia-. Senza una politica agricola forte e autonoma non c’è cibo sicuro, tutela dell’ambiente, resilienza dei territori e futuro delle comunità. Ora è il momento che Bruxelles stia dalla nostra parte e scelga davvero di essere alleata di chi produce. Noi non ci fermeremo qui: continueremo a far sentire la nostra voce, con determinazione e senza arretrare di un passo”.

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1 In Evidenza - 10 dic 2025

La cucina italiana entra nel Patrimonio Unesco. Cia, premiati agricoltura e territori

La forza del Made in Italy agroalimentare sta nella stretta sinergia tra agricoltura e ristorazione, tra chi produce e chi trasforma. Nella collaborazione lungo la filiera, dal campo alla tavola, risiede il valore aggiunto del cibo italiano nel mondo. Così il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, commenta con soddisfazione l’ingresso ufficiale della cucina italiana nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco.


“La cucina nazionale è un insieme di pratiche sociali, riti e gestualità basate sui tanti saperi locali. Saperi e sapori -sottolinea Fini- che riflettono l’immensa biodiversità di prodotti e territori rappresentata dalla nostra agricoltura e valorizzata nelle tante ricette di agriturismi e ristoranti che raccontano cultura e tradizioni regionali. Così vaste e peculiari da rendere la cucina tricolore la più amata e ricercata anche all’estero”.


Per il presidente di Cia, il riconoscimento Unesco – frutto dell’impegno del governo e di un grande lavoro di squadra anche con le organizzazioni agricole – “rappresenta una nuova, grande opportunità per tutelare, garantire e promuovere sempre di più la cucina italiana nel mondo, a partire dai prodotti agricoli”.

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1 In Evidenza - 05 dic 2025

Ue: Cia, accordo su Ngt svolta storica che agricoltori aspettavano da anni


“Finalmente, dopo mesi di laboriose trattative che hanno visto Cia-Agricoltori Italiani in prima fila, l’Ue ha raggiunto un accordo preliminare che permetterà di produrre piante utilizzando New Genomic Techniques (NGT) ovvero, Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA). Noi ne abbiamo sempre sostenuto con convinzione l’importanza strategica e continueremo a vigilare per consentire che questo strumento sia accessibile per tutti gli agricoltori”. Così, il presidente di Cia, Cristiano Fini, commenta la svolta storica che consentirà al mondo agricolo di affrontare le sfide della transizione green, contrastando con efficacia le malattie delle piante e i cambiamenti climatici.

Secondo Cia, con questo accordo l’Ue non è più fanalino di coda a livello internazionale e dimostra di voler tutelare il settore agroalimentare, investendo in tecnologia per renderlo più forte e competitivo e riducendo la dipendenza dai Paesi terzi.

“I critici delle Tea hanno parlato di ‘nuovi Ogm’ ma così non è -aggiunge Fini- perché il miglioramento genetico che si ottiene con queste tecniche esclude qualsiasi trasferimento di Dna tra organismi appartenenti a specie diverse. In questo modo possiamo rispondere alle esigenze e alle difficoltà che i nostri agricoltori fronteggiano ogni giorno. Nessun passo indietro, ora, per la prossima approvazione finale da parte della plenaria di Parlamento europeo e Consiglio”.

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1 In Evidenza - 05 dic 2025

Grano: Cia a Icqrf, prezzi borse merci sotto costi produzione. Serve monitoraggio contro pratiche sleali


Cia-Agricoltori Italiani auspica il pronto e deciso intervento dell’ICQRF – Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari, per verificare eventuali pratiche commerciali sleali che penalizzino gli agricoltori e compromettano la trasparenza del mercato cerealicolo. L’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (ISMEA) ha pubblicato il monitoraggio dei costi medi di produzione per la campagna 2025 del frumento duro e tenero. Dai dati emerge che le principali borse merci continuano a quotare il grano duro su livelli molto inferiori ai costi di produzione sostenuti dagli agricoltori.

Ad esempio, nelle regioni del Sud, il costo medio di produzione per il grano duro è stato rilevato da ISMEA a 318 euro a tonnellata, mentre le quotazioni della borsa merci di Foggia oscillano tra 287 e 290 euro. Situazione analoga si riscontra a Bologna, dove il costo medio di produzione è di 302,9 euro a tonnellata, ma le quotazioni si attestano tra 276 e 281 euro. Questi dati confermano una situazione di marcata criticità per il settore cerealicolo nazionale, con il rischio concreto di disimpegno da parte degli agricoltori nella prossima campagna di semina.

Alla luce delle novità normative che hanno rafforzato la disciplina contro le pratiche commerciali sleali, si ritiene urgente intensificare il monitoraggio delle borse merci, verificando eventuali violazioni che danneggiano la redditività degli agricoltori e la trasparenza dei mercati.

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1 In Evidenza - 02 dic 2025

CIA Chieti-Pescara: “A Natale +5–7% di domanda per i prodotti locali, ma l’Abruzzo ha perso un terzo delle aziende"

Il Natale spinge i consumi di prodotti agricoli del territorio, ma il settore resta in forte sofferenza.

Secondo le stime di CIA Chieti-Pescara, questo Natale la domanda di prodotti agricoli locali aumenterà del 5–7%, con un forte interesse per olio extravergine, vini DOC, salumi tipici, conserve, legumi, formaggi, prodotti trasformati e panettoni artigianali realizzati con materie prime del territorio.
È un dato che conferma la crescente fiducia dei consumatori verso la filiera corta e i produttori locali, in particolare nelle province di Chieti e Pescara, dove diverse aziende segnalano un aumento delle richieste rispetto agli anni precedenti.

Tuttavia, la solidità della domanda natalizia non basta a compensare le difficoltà strutturali del settore agricolo regionale.
L’Abruzzo, infatti, chiude il 2024 con 144.289 imprese registrate, di cui 123.150 attive, e una quota di aziende agricole superiore alla media italiana (17% contro il 12% nazionale). La provincia di Chieti si conferma la più agricola della regione, con il 26% delle imprese agricole abruzzesi.

Eppure, nonostante questo ruolo centrale, il comparto continua a perdere pezzi: nel solo 2024 l’agricoltura abruzzese ha registrato -2,6% di imprese, pari a 653 attività in meno, dopo le -486 del 2023. Le flessioni più marcate colpiscono Teramo e Chieti (-3%), mentre L’Aquila registra una contrazione leggermente più contenuta.
Un arretramento che fotografa un settore sotto pressione, stretto tra l'aumento dei costi di produzione, la volatilità dei prezzi, condizioni climatiche instabili e un accesso al credito sempre più complesso.

Le aziende che resistono spesso lo fanno grazie alla diversificazione. Nel 2025 si contano 1.695 imprese agricole con attività connesse, e le province più dinamiche sono proprio Chieti (540) e Pescara (330), che guidano la multifunzionalità regionale tra agriturismo, trasformazione, energie rinnovabili e vendita diretta.

Eppure, anche queste imprese attive e dinamiche si trovano a fare i conti con un contesto difficile. Lo evidenziano i dati Ismea 2024: il credito agricolo in Abruzzo si è ridotto dell’1,2%, fermandosi a 560 milioni di euro, mentre gli investimenti a medio-lungo termine sono crollati del 12,1%. Una frenata che colpisce fabbricati rurali, macchinari e nuovi impianti, proprio quando sarebbe necessario innovare.

Su tutto, poi, pesa un’incognita decisiva: la prossima Politica Agricola Comune (PAC). La proposta europea riduce il budget da 378,5 a circa 300 miliardi, con un taglio per l’Italia tra i 7 e i 9 miliardi di euro. Un colpo potenzialmente devastante, perché significherebbe meno sostegno al reddito, meno strumenti per i giovani, meno risorse per la sostenibilità e per chi lavora nelle aree più fragili della regione.



La dinamica è confermata anche dagli indicatori strutturali: negli ultimi dieci anni la Superficie Agricola Utilizzata (SAU) in Abruzzo è scesa da circa 454.000 ettari a 414.000, con un calo dell’8,6%.

A preoccupare è anche la capacità della regione di attrarre nuove imprese: in 25 comuni abruzzesi (8,2%) nel 2024 non è nata nemmeno una nuova attività, un dato più alto della media italiana (5,9%). Un segnale che tocca da vicino l’agricoltura e che mette in luce la difficoltà del ricambio generazionale.

Accanto alle criticità, l’Abruzzo mostra però anche elementi di forte vitalità. I dati 2024 dell’Osservatorio statistico INPS “Mondo agricolo” evidenziano che la regione è tra le più dinamiche d’Italia sul fronte dell’occupazione agricola.
Le aziende che impiegano operai agricoli dipendenti crescono del +5,2%, in netta controtendenza rispetto al calo nazionale (-1,1%). Aumentano anche gli occupati: +3,9%, contro il +2,4% italiano.
Significativo anche il ruolo delle donne: l’incidenza del lavoro agricolo autonomo femminile in Abruzzo raggiunge il 41,8%, molto al di sopra della media italiana (32%).

Questi dati confermano una regione che mantiene una forte capacità di generare lavoro, qualità e innovazione.

In questo scenario, il Natale diventa un momento importante non solo per i consumi, ma per comprendere quanto il rapporto tra cittadini e agricoltori sia ancora forte. “L’aumento della domanda di prodotti locali è un segnale prezioso”, afferma Domenico Bomba, presidente CIA di Chieti-Pescara. “I cittadini riconoscono la qualità delle nostre produzioni e la voglia di autenticità che c’è dietro ogni bottiglia, ogni vasetto, ogni forma di formaggio. Ma non basta l’affetto dei consumatori a tenere in piedi un settore che, negli ultimi anni, ha visto scomparire un’azienda su tre”.

Bomba sottolinea che “la qualità nasce dal lavoro quotidiano delle imprese, dalla capacità di innovare, dal presidio dei territori. I dati sull’occupazione agricola dimostrano che l’Abruzzo ha energia, competenze e imprese dinamiche”, continua Bomba, “Ma senza un reddito stabile, senza sostegni adeguati e senza politiche capaci di accompagnare la multifunzionalità e il ricambio generazionale, questa forza rischia di disperdersi”.

È per questo che CIA invita le famiglie a scegliere prodotti locali per le feste, un gesto concreto che sostiene direttamente chi produce ma chiede soprattutto alle istituzioni nazionali ed europee un impegno chiaro: difendere il reddito agricolo, rafforzare il credito e assicurare una PAC forte e autonoma.

“Difendere l’agricoltura oggi significa proteggere un patrimonio di qualità e tradizioni, ma anche garantire lavoro, presidio del territorio e futuro alle aree rurali”.

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News Cia Abruzzo

1 In Evidenza - 08 ott 2024

Disservizi sul gasolio agevolato in Abruzzo, Cia “Il settore in difficoltà tra siccità e inefficienze amministrative”

I disservizi legati alla gestione del gasolio agricolo agevolato e le inefficienze amministrative rischiano di mettere in seria difficoltà il settore agricolo abruzzese. In un contesto già pesantemente colpito dalla prolungata siccità che ha devastato la regione nel corso del 2024, la mancata capacità della Regione Abruzzo di aumentare le assegnazioni di gasolio agevolato sta aggravando una situazione già critica per molte imprese agricole.

Le conseguenze della siccità, che ha compromesso le colture e ridotto le riserve idriche, hanno causato danni al comparto agricolo, mettendo a rischio la sopravvivenza di numerose aziende. 

A peggiorare la situazione, si aggiungono i gravi disservizi del portale online per la gestione del gasolio agevolato, che risulta inaccessibile o malfunzionante per molti utenti. Il portale non è funzionante ormai da diverse settimane, rallentando notevolmente le procedure amministrative. 

L'assegnazione aggiuntiva di gasolio agevolato rappresenterebbe una misura concreta e immediata per far fronte all'aumento dei costi energetici e garantire la continuità delle attività produttive. Tuttavia, ad oggi, questo intervento non è ancora stato attuato, lasciando le aziende agricole senza risorse adeguate per affrontare l'imminente stagione produttiva.

“Il malfunzionamento del portale online è un ulteriore colpo per i nostri agricoltori, che già sono schiacciati dai costi di produzione, soprattutto quelli legati all'irrigazione, resa necessaria dalla siccità prolungata”, si è espresso così Nicola Sichetti, Presidente Cia Abruzzo, “E’ fondamentale che la Regione intervenga rapidamente per risolvere questi disservizi e adottare misure di sostegno concreto per il settore agricolo. Senza azioni immediate, le conseguenze sul territorio potrebbero portare alla chiusura di molte aziende e a una forte contrazione dell'intera economia regionale”.

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1 In Evidenza - 08 ott 2024

Api: Cia, serve strategia più forte per comparto Made in Italy. Vale 500 milioni


“Serve una strategia ad ampio raggio e sul lungo periodo per tutelare il mondo delle api, la cui popolazioni solo in Italia, negli ultimi dieci anni, è diminuita del 30% e mettere al riparo un patrimonio insostituibile per l’agricoltura e il mantenimento della biodiversità. Per questo, occorre riprendere in mano azioni chiave per il settore, dalla Direttiva Breakfast alle campagne di promozione del miele italiano, passando per il Piano controlli sull’import”. Così il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, dalla visita in Conapi, il Consorzio Nazionale Apicoltori, a Monterenzio (Bo).

L’incontro, con i “coltivatori di biodiversità” per rimarcare le priorità del comparto, fortemente minacciato dai cambiamenti climatici, in primis, ma cruciale per lo sviluppo sostenibile, e messo a dura prova delle contraffazioni del falso miele Made in Italy o, ancora peggio, dal “miele senza api” adulterato e miscelato con quello naturale. Bene, quindi, per Cia l’ok dell’Europa alla Direttiva Breakfast per rendere obbligatoria la menzione in etichetta dell'origine geografica del miele, ma adesso è necessario recepire velocemente tutte le sue nuove disposizioni. Operazione che va, assolutamente, integrata con una campagna di comunicazione ad hoc, in particolare ripartendo dall’educazione alimentare per un consumo consapevole e una corretta informazione su metodi di produzione, valore nutrizionale e ambientale.

Vanno, comunque, arginate con più forza le minacce negli scambi commerciali, definendo concretamente -precisa Cia- un Piano di controlli sul miele di importazione, almeno per i lotti superiori alle 20 tonnellate provenienti dai Paesi Terzi; migliorando anche nei processi con le nuove tecnologie di screening disponibili e più ricerca in materia. Inoltre, bisogna regolamentare l’uso degli sciroppi, con parametri per distinguere l’adulterazione dalla nutrizione d’emergenza, prevedendo un limite massimo di residuo riscontrabile nel miele che tenga conto delle condizioni d’uso della nutrizione artificiale.
Su questi fronti, l’input dell’Italia deve essere incisivo, conta più di 75 mila apicoltori e oltre 1,5 milioni di alveari per oltre 100 miliardi di api, una produzione che si attesta intorno alle 22 mila tonnellate di miele e una bee economy da 500 milioni di euro. Di fronte a degrado e frammentazione degli habitat, inquinamento e climate change anche l’apicoltura -ricorda Cia- deve dotarsi di adeguati strumenti di gestione del rischio e sarebbe auspicabile l’istituzione di un’indennità contro catastrofi naturali, malattie o predatori, ma anche per la perdita di colonie.

Dall’incontro in Conapi, condiviso con il presidente di Cia Emilia-Romagna, Stefano Francia, Fini ha ribadito: “Continueremo a portare questi temi sui tavoli istituzionali proponendo soluzioni a tutela del settore, una visione più organica e lungimirante. L’apicoltura non è solo fonte di reddito, ma un bene essenziale e comune, indispensabile tanto per la tutela delle biodiversità e del benessere umano, quanto per lo sviluppo rurale e l’equilibrio ecologico”.

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1 In Evidenza - 30 set 2024

Legge di bilancio: Anp-Cia, rimettere al centro pensioni, sanità e lotta a povertà


Nel dibattito sulla legge di bilancio 2025 è necessario rimettere al centro i temi che riguardano le politiche sociali. Dalle pensioni, alla sanità, alla lotta alla povertà, secondo Anp-Cia manca una strategia che risponda al disagio di una quota sempre più rilevante di nostri concittadini. Dai dati, infatti, risulta evidente l’aumento delle famiglie in povertà assoluta (oltre cinque milioni), come pure le pensioni erose da inflazione e da mancate indicizzazioni. In particolare, le minime, che riguardano oltre 2 milioni di pensionati. Malgrado disuguaglianze in aumento e una sanità in grave affanno, il dibattito pubblico sembra volgere lo sguardo altrove. 

Il Paese viene, invece, comunicato dai nostri governanti in costante crescita economica. Le problematiche sociali sembrano sotto controllo. Per Anp-Cia questo è il frutto di una visione alterata della realtà sociale, che non consente di impostare le scelte più giuste che riguardano le persone in difficoltà.


Per invertire il processo di crisi in atto, Anp-Cia ricorda come sulla sanità si debba fare una scelta netta, ovvero prevedere un finanziamento secondo i bisogni reali del sistema sanitario e a un livello simile a quello dei maggiori paesi dell’Ue. C’è da potenziare le strutture sanitarie di comunità, affrontare il tema del personale sanitario, ridurre le liste d’attesa per visite e interventi, organizzare la sanità territoriale e l’assistenza domiciliare. Bisogna, infine, attuare la riforma sulla non autosufficienza.


La sanità, ricorda il presidente Alessandro Del Carlo, è un diritto fondamentale che può essere garantito solo attraverso un sistema pubblico e universalista. Sulle pensioni, inoltre, si faccia una scelta precisa: bisogna aumentare significativamente le minime e tutelare dall’inflazione tutte le pensioni con un’indicizzazione piena degli assegni. Occorre superare le penalizzazioni che subiscono le donne con pensioni più basse degli uomini, come rilevato anche dal recente rapporto annuale Inps, secondo il quale la pensione media degli uomini è superiore del 35% a quella delle donne. Soprattutto, la cosiddetta Opzione donna per l’uscita dal lavoro si è rivelata un’ulteriore fonte d’ingiustizia, a causa dei vincoli particolarmente stringenti come il ricalcolo contributivo dell’assegno. Per i giovani, invece, è necessario pensare a un futuro previdenziale che possa dare loro dignità e speranza. Secondo Anp-Cia, serve, dunque, una legge di bilancio che abbia un’impronta non solo ragionieristica, malgrado questa debba essere necessariamente sostenibile. Occorre uno sguardo attento sulla realtà del Paese e le condizioni delle persone, mettendo in campo una strategia che permetta di superare le diseguaglianze sociali, soprattutto nel mondo degli anziani

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1 In Evidenza - 24 set 2024

Nasce “Cia Workspace”. La presentazione al G7 Agricoltura con XFarm


Si chiama “Cia Workspace” ed è la super app per smartphone e tablet che permetterà agli agricoltori associati di avere la propria azienda sempre a portata di mano, monitorando e gestendo gli interventi sui campi grazie all’innovazione e alle nuove tecnologie. Frutto della partnership con XFarm, leader dell’agritech, e presto disponibile per tutti, è stata presentata da Cia-Agricoltori Italiani in occasione del G7 e Divinazione Expo 24, con un ciclo di workshop dedicati nello spazio confederale a Riva Nazario Sauro.


L’obiettivo comune è quello di sostenere e guidare i produttori italiani nel processo di transizione digitale, fornendo strumenti e servizi utili a migliorare la produttività, ridurre l’impatto ambientale e rispondere alle sfide del cambiamento climatico.

Dall’utilizzo delle immagini satellitari per seguire in tempo reale tutto il ciclo colturale e agire subito nelle aree in stress alla programmazione delle attività in tandem con le variazioni meteo, dalle concimazioni più equilibrate con l’analisi del suolo e del fabbisogno nutrizionale al riconoscimento delle malattie delle piante con una semplice scansione, sarà tutto a portata di cellulare.


“Vogliamo offrire alle imprese agricole strumenti semplici e accessibili tramite smartphone per migliorare la gestione delle coltivazioni -spiegano Cia e XFarm-. Grazie all’impiego di sistemi digitali di supporto alle decisioni, per esempio, si può arrivare a ridurre del 35% l’uso di fitofarmaci e del 30% l’impiego di acqua, favorendo al contempo una riduzione del 25% delle ore di lavoro”. Questo significa “aiutare gli agricoltori a efficientare la produzione, affrontare le pressioni di clima e malattie e diventare maggiormente sostenibili, facendo le scelte giuste al momento giusto” e “traghettando il settore verso un orizzonte sempre più smart”.

 

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1 In Evidenza - 23 set 2024

G7 Agricoltura: Cia, aree interne leva di sviluppo globale. Italia sia modello


I borghi e le campagne d'Italia modello di crescita per le zone rurali d'Europa e del mondo. Il G7 Agricoltura Divinazione Expo sancisca l'impegno di istituzioni, enti e organizzazioni del comparto attorno al progetto di una strategia nazionale agricola per le aree interne, davvero capace di guardare lontano partendo dalle piccole comunità, dalle strade di montagna e dai servizi essenziali, dalle aziende familiari e dal ricambio generazionale. È questo il messaggio di Cia-Agricoltori Italiani dalla terza giornata di Ortigia capitale mondiale dell'agricoltura e della pesca, dedicata dal Masaf al confronto sul futuro delle aree interne per un piano di sviluppo concreto. All’incontro, per la Confederazione, l’intervento del direttore nazionale Maurizio Scaccia.

C'è l'opportunità effettiva, tra disponibilità di fondi a supporto e duri contraccolpi climatici, di fare la differenza di fronte al progressivo abbandono dei territori marginali -sottolinea Cia- guardando alla questione come sfida globale (riguarda il 43% della popolazione mondiale, non solo il 48,5% dei comuni italiani), ma affrontandola a cominciare dalle loro specifiche priorità. In particolare, da interventi a tutela delle infrastrutture e dei servizi di prossimità, per garantire la viabilità periferica, una gestione adeguata della risorsa acqua, equo accesso a istruzione e sanità, il superamento del digital divide.

Per Cia, serve una programmazione univoca che abbia come punti cardinali politiche in grado di spingere, con una normativa quadro, l'abitabilità di ciascuna zona periferica e di montagna, misure di fiscalità agevolata e norme che favoriscano l'accesso al credito e alla liquidità, in grado di innescare ricambio generazionale. Tasselli chiave di un piano nazionale per l'agricoltura e l'alimentazione, come già detto da Cia, che riconosca la centralità del settore, motore di progresso e sostenibilità soprattutto nelle zone rurali d'Italia, dove vivono ancora 13 milioni di persone, e che contano, complessivamente, più della metà della Sau (Superficie agricola utilizzata) del Paese. Serve, per questo, valorizzare la dimensione familiare agricola che includa, in primo luogo, il recupero dei terreni incolti e il riconoscimento economico e sociale delle funzioni ambientali svolte dal comparto.

"Pensiamo in grande, ma lavoriamo in piccolo -è l'invito del presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini-. Ce lo stanno ripetendo i fatti, dalle alluvioni all'emergenza Peste suina e Lingua blu, occorre più efficienza e rapidità sugli interventi di dimensioni più contenute, sui processi autorizzativi e attuativi, per poi avanzare gradualmente verso le grandi opere. Non è solo una questione agricola o ambientale. Investire sulle zone rurali è un'urgenza sociale, oltre che economica, e bisogna evitare la dispersione delle risorse, la 'deperibilità' delle azioni, affiancando Comuni, associazioni, aziende e cittadini nella messa a terra delle progettualità, vedi tra tutti il Pnrr".

Fini conclude: "Ѐ con questo approccio che dobbiamo interpretare lo spirito del G7 Agricoltura a presidenza italiana, per l'inclusività e la stabilità economica, per la centralità della produttività agricola, custode della storia e della cultura dei popoli, garante della sicurezza alimentare globale".

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1 In Evidenza - 23 set 2024

G7 Agricoltura: Cia, costruire insieme nuova strategia per sicurezza alimentare


“La sicurezza alimentare globale non può più essere data per scontata, tra crisi geopolitiche, climatiche e di mercato -così il presidente nazionale Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini alla seconda giornata di Divinazione-Expo-. Occorre ora muoversi sinergicamente, partendo da questa straordinaria vetrina delle eccellenze italiane a Siracusa, per costruire nuove strategie che mettano davvero al centro gli agricoltori e le aree rurali. Per garantire cibo sano di qualità accessibile a tutti, serve uno sforzo collettivo sostenuto da politiche e risorse adeguate, puntando su 5 direttrici essenziali: fermare il consumo di suolo agricolo; contrastare il climate change con l’innovazione, dalle TEA all’agricoltura di precisione; riconoscere ai produttori il giusto valore lungo le filiere; sostenere il ricambio generazionale sui campi; assicurare il principio di reciprocità negli scambi commerciali”.


“Se parliamo di sicurezza alimentare -continua Fini- dobbiamo affrontare il tema dell’approvvigionamento di cibo e il contrasto del climate change, che è la prima minaccia per la produzione agroalimentare. L’obiettivo è quello di continuare a produrre cibo di qualità per una popolazione mondiale che a breve raggiungerà i 9 miliardi”. C’è bisogno, in primis, di mettere in sicurezza il territorio e di attivare nuove misure e investimenti adeguati sulle varietà resistenti, investendo sulla ricerca e l’innovazione. In questo scenario, crediamo si debba puntare soprattutto sulle tecniche di miglioramento genetico, portando avanti la sperimentazione in campo per sviluppare piante più resilienti agli stress climatici e alle malattie e tutelare sia la produttività che la sostenibilità del settore. Al contempo, è necessario accelerare sull’agricoltura 4.0, per produrre di più con meno risorse grazie a sistemi satellitari e robotizzazione in campo. Grazie all’agricoltura 4.0 si ottiene un risparmio sui vari input produttivi che può arrivare a raggiungere il 30%. Parallelamente, la produttività può aumentare fino al 20%. Il tutto senza ricorrere a sostanze chimiche che vanno ad alterare le proprietà delle materie prime.  Solo, dunque, con innovazione, ricerca e nuove tecnologie è possibile arrivare a una sintesi tra sicurezza alimentare e sostenibilità ambientale.

“Per quanto riguardo la tutela del suolo -prosegue Fini- questa è una risorsa fondamentale non solo per le produzioni agricole ma per tutti i cittadini, perché un suolo in salute è un argine prezioso contro inquinamento e dissesto idrogeologico. La recente direttiva Ue, sia da gancio per arrivare anche in Italia a una legge in materia”. Alla filiera del cibo Made in Italy, che oggi vale 64 miliardi di euro, va, inoltre, garantito con urgenza il rispetto della reciprocità commerciale per proteggere la produzione interna da importazioni che non seguono i medesimi standard e, allo stesso tempo, occorre perseguire l'obiettivo conclamato, ma ancora lontano, della redistribuzione del reddito, assicurando alla fase agricola una quota adeguata di valore aggiunto. “La sovranità alimentare si può raggiungere, infine, solo grazie al lavoro degli agricoltori e affrontando seriamente il tema del ricambio generazionale per evitare la senilizzazione del mondo agricolo -conclude Fini-. Bisogna puntare sui giovani, che sono l’unica opportunità per salvare le aree interne, garantendo sicurezza ai territori e rafforzando le comunità rurali”.

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