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1 In Evidenza - 20 dic 2025

Cia: anche l’Abruzzo in prima linea a Bruxelles al fianco gli agricoltori europei

Una giornata storica per l’agricoltura europea: oltre 10mila produttori e centinaia di trattori hanno sfilato per le strade di Bruxelles, davanti al Parlamento Ue, per chiedere un futuro sostenibile e competitivo per il settore.

Cia–Agricoltori Italiani era presente in prima linea, con delegazioni da tutta Italia e, in particolare, una folta rappresentanza dall’Abruzzo, che ha voluto ribadire il sostegno agli agricoltori italiani ed europei.

La mobilitazione, sostenuta da oltre 40 organizzazioni agricole dei 27 Stati membri riunite nel Copa-Cogeca, ha lanciato un messaggio chiaro alle istituzioni europee: la riforma della Pac post 2027, così come proposta, è inaccettabile. I produttori hanno chiesto di ascoltare chi ogni giorno garantisce cibo, lavoro e futuro ai territori, denunciando tagli di bilancio, scelte politiche penalizzanti, concorrenza sleale e burocrazia opprimente.

Sul palco di Place du Luxembourg, davanti al Parlamento Ue, il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini, ha sottolineato: “Non accetteremo scelte che indeboliscono il settore. È il momento di cambiare rotta e ascoltare gli agricoltori, il cuore pulsante dell’Europa.”

La partecipazione dell’Abruzzo testimonia l’unità e la determinazione dei territori italiani nel difendere un’agricoltura forte, sostenibile e sicura.

"La nostra presenza dall’Abruzzo a Bruxelles dimostra quanto i nostri agricoltori sentano sulla propria pelle le conseguenze di scelte europee lontane dalla realtà dei territori” – ha dichiarato Nicola Sichetti, presidente di CIA Abruzzo. “La Pac post 2027, così come impostata, rischia di penalizzare in modo particolare le regioni come la nostra, caratterizzate da aree interne, agricoltura familiare e produzioni di qualità. Chiediamo un’Europa che investa davvero in chi presidia il territorio, garantisce sicurezza alimentare e tutela l’ambiente, riducendo burocrazia e concorrenza sleale. Senza agricoltori non c’è futuro né per l’Abruzzo né per l’Europa.

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1 In Evidenza - 20 dic 2025

Cia in piazza a Bruxelles. Agricoltura non si svende, con riforma Pac a rischio 270mila aziende


“Siamo in piazza per dire no a un’Europa che svende l’agricoltura, mette le armi davanti al cibo, compromette la sicurezza alimentare dell’Unione e rischia di far chiudere, solo in Italia, oltre 270mila aziende del settore. È inaccettabile: o arriva una scossa politica forte e un cambio di rotta deciso o si condanna il nostro futuro”. Questo l’appello del presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, dalla grande manifestazione a Bruxelles, con 10mila produttori e centinaia di trattori provenienti da ogni parte del continente.


In prima linea la folta delegazione Cia, riunita sotto lo striscione “Ursula, basta bugie”, con cartelli che parlano chiaro: “Pac post 2027: non è una riforma, è la fine dell’agricoltura”, “Agricoltori senza Pac, Europa senza cibo” e “Terra chiama Ursula, la sicurezza siamo noi”. Una presa di posizione netta, a tutela di tutti i cittadini europei, contro la proposta della Commissione targata von der Leyen, che vuole tagliare le risorse del 22%, sottraendo all’Italia 9 miliardi di euro, e far confluire la Pac in un fondo unico, generando competizione tra settori, mettendo a rischio il mercato comune e colpendo al cuore il sistema produttivo europeo e nazionale.


Un allarme che non è solo politico, ma supportato da dati concreti. Secondo le stime di Cia, infatti, se confermata, la proposta di riforma della Pac post 2027 con meno risorse e fondo unico potrebbe avere effetti devastanti per l’agricoltura italiana, mettendo a rischio la sopravvivenza di 270mila aziende del settore, pari a quasi un terzo del totale (31,65%), a partire dalle più piccole e vulnerabili. Le conseguenze sarebbero diffuse su tutto il territorio: -26% al Nord, -33% al Centro e fino al -51% al Sud, colpendo in modo particolare le aree rurali e interne e aggravando divari economici e sociali già profondi. Guardando ai singoli comparti, il prezzo più alto ricadrebbe sui seminativi (-64%), sull’olivicoltura (-27%) e sulla zootecnia (-5%).


“Non è una riforma tecnica, è un vero e proprio cambio di paradigma -ha evidenziato il presidente di Cia-. La Pac è la politica più antica, più solida e più europea che esista. Ha garantito per oltre 50 anni stabilità, reddito, presidio del territorio e sicurezza alimentare. Smantellarla significa indebolire l’Europa”. Una scelta che appare ancora più miope e pericolosa se letta nel contesto globale. “Non possiamo permetterci che l’Ue disinvesta sull’agricoltura -ha sottolineato Fini- mentre gli altri grandi attori mondiali, dagli Stati Uniti alla Cina, stanziano risorse sempre più importanti a difesa e sostegno del settore primario”.


È in questo scenario che si inseriscono anche le altre ragioni della mobilitazione, dalla richiesta di una linea europea più ferma sugli accordi commerciali, per contrastare la concorrenza sleale e garantire reciprocità nelle regole e nei controlli, fino alla necessità di una semplificazione reale che liberi le imprese agricole da burocrazia e vincoli inutili.


“Quella che arriva oggi non è una protesta di categoria, ma un richiamo politico a tutte le istituzioni Ue. La Pac non è il passato dell’Europa, è una scelta strategica per il suo futuro -ha concluso il presidente di Cia-. Senza una politica agricola forte e autonoma non c’è cibo sicuro, tutela dell’ambiente, resilienza dei territori e futuro delle comunità. Ora è il momento che Bruxelles stia dalla nostra parte e scelga davvero di essere alleata di chi produce. Noi non ci fermeremo qui: continueremo a far sentire la nostra voce, con determinazione e senza arretrare di un passo”.

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1 In Evidenza - 10 dic 2025

La cucina italiana entra nel Patrimonio Unesco. Cia, premiati agricoltura e territori

La forza del Made in Italy agroalimentare sta nella stretta sinergia tra agricoltura e ristorazione, tra chi produce e chi trasforma. Nella collaborazione lungo la filiera, dal campo alla tavola, risiede il valore aggiunto del cibo italiano nel mondo. Così il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, commenta con soddisfazione l’ingresso ufficiale della cucina italiana nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco.


“La cucina nazionale è un insieme di pratiche sociali, riti e gestualità basate sui tanti saperi locali. Saperi e sapori -sottolinea Fini- che riflettono l’immensa biodiversità di prodotti e territori rappresentata dalla nostra agricoltura e valorizzata nelle tante ricette di agriturismi e ristoranti che raccontano cultura e tradizioni regionali. Così vaste e peculiari da rendere la cucina tricolore la più amata e ricercata anche all’estero”.


Per il presidente di Cia, il riconoscimento Unesco – frutto dell’impegno del governo e di un grande lavoro di squadra anche con le organizzazioni agricole – “rappresenta una nuova, grande opportunità per tutelare, garantire e promuovere sempre di più la cucina italiana nel mondo, a partire dai prodotti agricoli”.

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1 In Evidenza - 05 dic 2025

Ue: Cia, accordo su Ngt svolta storica che agricoltori aspettavano da anni


“Finalmente, dopo mesi di laboriose trattative che hanno visto Cia-Agricoltori Italiani in prima fila, l’Ue ha raggiunto un accordo preliminare che permetterà di produrre piante utilizzando New Genomic Techniques (NGT) ovvero, Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA). Noi ne abbiamo sempre sostenuto con convinzione l’importanza strategica e continueremo a vigilare per consentire che questo strumento sia accessibile per tutti gli agricoltori”. Così, il presidente di Cia, Cristiano Fini, commenta la svolta storica che consentirà al mondo agricolo di affrontare le sfide della transizione green, contrastando con efficacia le malattie delle piante e i cambiamenti climatici.

Secondo Cia, con questo accordo l’Ue non è più fanalino di coda a livello internazionale e dimostra di voler tutelare il settore agroalimentare, investendo in tecnologia per renderlo più forte e competitivo e riducendo la dipendenza dai Paesi terzi.

“I critici delle Tea hanno parlato di ‘nuovi Ogm’ ma così non è -aggiunge Fini- perché il miglioramento genetico che si ottiene con queste tecniche esclude qualsiasi trasferimento di Dna tra organismi appartenenti a specie diverse. In questo modo possiamo rispondere alle esigenze e alle difficoltà che i nostri agricoltori fronteggiano ogni giorno. Nessun passo indietro, ora, per la prossima approvazione finale da parte della plenaria di Parlamento europeo e Consiglio”.

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1 In Evidenza - 05 dic 2025

Grano: Cia a Icqrf, prezzi borse merci sotto costi produzione. Serve monitoraggio contro pratiche sleali


Cia-Agricoltori Italiani auspica il pronto e deciso intervento dell’ICQRF – Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari, per verificare eventuali pratiche commerciali sleali che penalizzino gli agricoltori e compromettano la trasparenza del mercato cerealicolo. L’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (ISMEA) ha pubblicato il monitoraggio dei costi medi di produzione per la campagna 2025 del frumento duro e tenero. Dai dati emerge che le principali borse merci continuano a quotare il grano duro su livelli molto inferiori ai costi di produzione sostenuti dagli agricoltori.

Ad esempio, nelle regioni del Sud, il costo medio di produzione per il grano duro è stato rilevato da ISMEA a 318 euro a tonnellata, mentre le quotazioni della borsa merci di Foggia oscillano tra 287 e 290 euro. Situazione analoga si riscontra a Bologna, dove il costo medio di produzione è di 302,9 euro a tonnellata, ma le quotazioni si attestano tra 276 e 281 euro. Questi dati confermano una situazione di marcata criticità per il settore cerealicolo nazionale, con il rischio concreto di disimpegno da parte degli agricoltori nella prossima campagna di semina.

Alla luce delle novità normative che hanno rafforzato la disciplina contro le pratiche commerciali sleali, si ritiene urgente intensificare il monitoraggio delle borse merci, verificando eventuali violazioni che danneggiano la redditività degli agricoltori e la trasparenza dei mercati.

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1 In Evidenza - 02 dic 2025

CIA Chieti-Pescara: “A Natale +5–7% di domanda per i prodotti locali, ma l’Abruzzo ha perso un terzo delle aziende"

Il Natale spinge i consumi di prodotti agricoli del territorio, ma il settore resta in forte sofferenza.

Secondo le stime di CIA Chieti-Pescara, questo Natale la domanda di prodotti agricoli locali aumenterà del 5–7%, con un forte interesse per olio extravergine, vini DOC, salumi tipici, conserve, legumi, formaggi, prodotti trasformati e panettoni artigianali realizzati con materie prime del territorio.
È un dato che conferma la crescente fiducia dei consumatori verso la filiera corta e i produttori locali, in particolare nelle province di Chieti e Pescara, dove diverse aziende segnalano un aumento delle richieste rispetto agli anni precedenti.

Tuttavia, la solidità della domanda natalizia non basta a compensare le difficoltà strutturali del settore agricolo regionale.
L’Abruzzo, infatti, chiude il 2024 con 144.289 imprese registrate, di cui 123.150 attive, e una quota di aziende agricole superiore alla media italiana (17% contro il 12% nazionale). La provincia di Chieti si conferma la più agricola della regione, con il 26% delle imprese agricole abruzzesi.

Eppure, nonostante questo ruolo centrale, il comparto continua a perdere pezzi: nel solo 2024 l’agricoltura abruzzese ha registrato -2,6% di imprese, pari a 653 attività in meno, dopo le -486 del 2023. Le flessioni più marcate colpiscono Teramo e Chieti (-3%), mentre L’Aquila registra una contrazione leggermente più contenuta.
Un arretramento che fotografa un settore sotto pressione, stretto tra l'aumento dei costi di produzione, la volatilità dei prezzi, condizioni climatiche instabili e un accesso al credito sempre più complesso.

Le aziende che resistono spesso lo fanno grazie alla diversificazione. Nel 2025 si contano 1.695 imprese agricole con attività connesse, e le province più dinamiche sono proprio Chieti (540) e Pescara (330), che guidano la multifunzionalità regionale tra agriturismo, trasformazione, energie rinnovabili e vendita diretta.

Eppure, anche queste imprese attive e dinamiche si trovano a fare i conti con un contesto difficile. Lo evidenziano i dati Ismea 2024: il credito agricolo in Abruzzo si è ridotto dell’1,2%, fermandosi a 560 milioni di euro, mentre gli investimenti a medio-lungo termine sono crollati del 12,1%. Una frenata che colpisce fabbricati rurali, macchinari e nuovi impianti, proprio quando sarebbe necessario innovare.

Su tutto, poi, pesa un’incognita decisiva: la prossima Politica Agricola Comune (PAC). La proposta europea riduce il budget da 378,5 a circa 300 miliardi, con un taglio per l’Italia tra i 7 e i 9 miliardi di euro. Un colpo potenzialmente devastante, perché significherebbe meno sostegno al reddito, meno strumenti per i giovani, meno risorse per la sostenibilità e per chi lavora nelle aree più fragili della regione.



La dinamica è confermata anche dagli indicatori strutturali: negli ultimi dieci anni la Superficie Agricola Utilizzata (SAU) in Abruzzo è scesa da circa 454.000 ettari a 414.000, con un calo dell’8,6%.

A preoccupare è anche la capacità della regione di attrarre nuove imprese: in 25 comuni abruzzesi (8,2%) nel 2024 non è nata nemmeno una nuova attività, un dato più alto della media italiana (5,9%). Un segnale che tocca da vicino l’agricoltura e che mette in luce la difficoltà del ricambio generazionale.

Accanto alle criticità, l’Abruzzo mostra però anche elementi di forte vitalità. I dati 2024 dell’Osservatorio statistico INPS “Mondo agricolo” evidenziano che la regione è tra le più dinamiche d’Italia sul fronte dell’occupazione agricola.
Le aziende che impiegano operai agricoli dipendenti crescono del +5,2%, in netta controtendenza rispetto al calo nazionale (-1,1%). Aumentano anche gli occupati: +3,9%, contro il +2,4% italiano.
Significativo anche il ruolo delle donne: l’incidenza del lavoro agricolo autonomo femminile in Abruzzo raggiunge il 41,8%, molto al di sopra della media italiana (32%).

Questi dati confermano una regione che mantiene una forte capacità di generare lavoro, qualità e innovazione.

In questo scenario, il Natale diventa un momento importante non solo per i consumi, ma per comprendere quanto il rapporto tra cittadini e agricoltori sia ancora forte. “L’aumento della domanda di prodotti locali è un segnale prezioso”, afferma Domenico Bomba, presidente CIA di Chieti-Pescara. “I cittadini riconoscono la qualità delle nostre produzioni e la voglia di autenticità che c’è dietro ogni bottiglia, ogni vasetto, ogni forma di formaggio. Ma non basta l’affetto dei consumatori a tenere in piedi un settore che, negli ultimi anni, ha visto scomparire un’azienda su tre”.

Bomba sottolinea che “la qualità nasce dal lavoro quotidiano delle imprese, dalla capacità di innovare, dal presidio dei territori. I dati sull’occupazione agricola dimostrano che l’Abruzzo ha energia, competenze e imprese dinamiche”, continua Bomba, “Ma senza un reddito stabile, senza sostegni adeguati e senza politiche capaci di accompagnare la multifunzionalità e il ricambio generazionale, questa forza rischia di disperdersi”.

È per questo che CIA invita le famiglie a scegliere prodotti locali per le feste, un gesto concreto che sostiene direttamente chi produce ma chiede soprattutto alle istituzioni nazionali ed europee un impegno chiaro: difendere il reddito agricolo, rafforzare il credito e assicurare una PAC forte e autonoma.

“Difendere l’agricoltura oggi significa proteggere un patrimonio di qualità e tradizioni, ma anche garantire lavoro, presidio del territorio e futuro alle aree rurali”.

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News Cia Abruzzo

1 In Evidenza - 21 mag 2023

Emergenza Emilia-Romagna: diamo il nostro contributo

Carissimi soci,

 

il dramma che stanno affrontando gli agricoltori dell’Emilia-Romagna, a causa degli effetti devastanti del terribile ed eccezionale maltempo, sono purtroppo evidenti a tutti noi.

Una tragedia immane, che riporta ai durissimi giorni del terremoto che questa stessa terra ha vissuto nel 2012. Oggi, migliaia di cittadini, famiglie e imprese stanno lottando per far fronte a un’alluvione dalle proporzioni eccezionali e storiche, che ha spezzato vite umane, distrutto abitazioni, infrastrutture e aziende, compromettendo pesantemente la produzione agricola e zootecnica di un territorio tra i più vocati e rappresentativi a livello nazionale.   

Ora, non c’è tempo da perdere. Dobbiamo unire le forze e stringerci attorno all’Emilia-Romagna. Cia-Agricoltori Italiani, già in campo a supporto dei suoi agricoltori e allevatori attraverso gli uffici regionali e provinciali, impegnata nel dialogo costante con le istituzioni nazionali per dare risposte immediate, vuole fare ancora di più e dare un contributo concreto, grazie anche al vostro sostegno.

 

Per questo, è da ora attivo il conto corrente Cia-Agricoltori Italiani per l'Emergenza Emilia-Romagna sul quale vi invitiamo a fare una donazione.

 

Il Direttore Nazionale 

Maurizio Scaccia

 

 

Causale Cia-Agricoltori Italiani per l’Emilia-Romagna

IBAN IT72P0538703202000003845011

Puoi Donare anche con Carta di Credito CLICCANDO QUI

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1 In Evidenza - 11 mag 2023

Cia Abruzzo su Piano di sviluppo rurale, “Servono regole chiare e burocrazia snella per incentivare le imprese”

Meno burocrazia, regole chiare e tempi certi. Cia Agricoltori Italiani Abruzzo, in una lettera indirizzata all’Assessore all’Agricoltura regionale Emanuele Imprudente, esorta a una corretta applicazione dei fondi previsti nell’ambito del Complemento per lo Sviluppo Rurale (CSR), per la concessione di contributi finalizzati al sostegno di un’agricoltura maggiormente ecocompatibile e sostenibile. La dotazione finanziaria complessiva dei tre bandi è di circa 8 milioni di euro.

“Come Cia Abruzzo, al fine di assumere un atteggiamento positivo e proattivo nell’applicazione del nuovo CSR, auspichiamo ed esortiamo il Dipartimento a prestare massima attenzione nella fase di emissione dei bandi  e nell’iter di approvazione, realizzazione e rendicontazione dei progetti”, afferma il Presidente Cia regionale, Nicola Sichetti.

Nello specifico, le raccomandazioni della confederazione consistono nel semplificare al massimo la stesura dei bandi, al fine di renderli fruibili e non interpretabili. Essi non devono essere troppo complicati, sia nella formulazione che nelle procedure applicative, non devono essere troppo lunghi e scritti in modo troppo formale; interagire e coinvolgere in tutte le fasi i destinatari, mediante comunicazioni chiare, senza ricorrere a linguaggi tecnici e burocratici che nulla hanno a che fare  con la buona riuscita di un progetto o di un investimento; incrementare la dotazione di risorse umane nel Dipartimento regionale e  negli STA territoriali, al fine di velocizzare le istruttorie, la pubblicazione delle  graduatorie e tutte le fasi successive (proroghe, varianti, saldi, ecc.), per non  penalizzare i beneficiari dei progetti; dare tempi certi per l’istruttoria dei bandi, al massimo tre mesi, un tempo  sufficiente per fare una istruttoria con una procedura semplificata.

“Queste semplici considerazioni, se applicate, renderanno il nuovo CSR maggiormente attrattivo e fruibile per le imprese agricole”, conclude Sichetti, “Come Cia Abruzzo siamo sempre disponibili al dialogo e al confronto, e mai ci  sottrarremo nel fornire suggerimenti, idee e percorsi, anche mediante critiche costruttive, volte a rendere maggiormente funzionale la macchina amministrativa  e più competitiva l’agricoltura abruzzese”.

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1 In Evidenza - 26 mag 2023

PROROGA Bandiera Verde Agricoltura 2023

Bandiera Verde Agricoltura giunge alla sua XXI edizione. Anche quest’anno, torna il riconoscimento di Cia-Agricoltori Italiani per premiare aziende, comuni, enti e organizzazioni che si sono distinti per il loro impegno a favore dell’agricoltura, dello sviluppo rurale, della valorizzazione del patrimonio enogastronomico, paesaggistico e ambientale.

La possibilità di inviare la propria candidatura, per partecipare alla nuova edizione del premio Bandiera Verde Agricoltura, è prorogata al 30 giugno 2023. Cia vuole mantenere alta l’attenzione sull’agricoltura che non si arrende, con una nuova edizione di Bandiera Verde, che da sempre premia la forza e la tenacia del settore e dei suoi protagonisti.

Per il 2023, come negli ultimi anni, il riconoscimento di Cia-Agricoltori Italiani sarà assegnato a 10 aziende agricole, distinte nelle diverse categorie come da bando; 6 iniziative "extra-aziendali", esempio scuole, parchi naturali, eventi culturali; 3 comuni virtuosi. Soltanto uno tra tutti i premiati, riceverà poi la "Bandiera Verde d’Oro".

In allegato il regolamento.

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1 In Evidenza - 04 mag 2023

La Onlus Ruralità & Solidarietà ETS dona materiale alla Pediatria di Chieti

La Onlus Ruralità & Solidarietà ETS, promossa da Cia-Agricoltori italiani Abruzzo con sede a Pescara, nell’ambito  delle proprie attività umanitarie e solidali, mediante una raccolta fondi in collaborazione con la Società sportiva DADS  Virtus Basket di Montesilvano, ha donato, nella giornata di ieri, al reparto pediatrico dell’Ospedale clinicizzato di Chieti, del  materiale indispensabile per il funzionamento del reparto e per l’assistenza dei bambini in degenza. 

I materiali forniti consistono in due carrozzine per il trasporto dei bambini, quattro sedie sdraio per  l’assistenza dei familiari, un frigo per la conservazione dei medicinali, una bilancia pesa neonato e uno scalda biberon. “Le donazioni laiche da parte di enti e associazioni sono linfa vitale che consentono una migliore funzionalità del nostro  reparto” afferma il Direttore del reparto, il Prof. Francesco Chiarelli ringraziamo la Onlus Ruralità & Solidarietà ETS e la Società  sportiva DADS Virtus Basket per la sensibilità dimostrata e ci auguriamo di continuare a collaborare sulla strada della  solidarietà”. 

Continua Barbara Di Febo, Presidente della Società sportiva DADS Virtus Basket Montesilvano, “Attraverso il  coinvolgimento dei ragazzi partecipanti al torneo Zito 3x3 tenutosi l’anno scorso a Montesilvano, abbiamo raccolto i  fondi necessari per contribuire alla donazione. Lo sport e il disagio dei bambini rappresentano un binomio in cui, come  Associazione sportiva, siamo sempre impegnati, e siamo molto felici di aver intrapreso questa azione di solidarietà”. 

“Questa azione di aiuto incarna lo spirito solidaristico della nostra Onlus, cuore sociale della Cia-Agricoltori italiani  Abruzzo, sempre pronta ad aiutare, con i mezzi in nostro possesso, chi vive un disagio e chi è colpito da sofferenze.  Aiutare i bambini poi significa aiutare il futuro e ricevere molto di più di quando si è potuto dare”, dichiara Mariano  Nozzi, Presidente della Onlus Ruralità & Solidarietà ETS, “Continueremo a porre in essere azioni di aiuto e sostegno  soprattutto verso i bambini, anche di aree molte povere del mondo come in Etiopia, dove assicuriamo il pasto giornaliero  a circa 400 bambini nel corso dell’anno scolastico”.

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1 In Evidenza - 03 mag 2023

Salviamo il grano italiano. Partita la petizione nazionale di Cia

Partita la petizione di Cia-Agricoltori Italiani per salvare il grano nazionale. Una raccolta firme, su change.org (https://chng.it/zVC8sWyT75), a tutela e valorizzazione del cereale e della pasta Made in Italy, per dire no alle speculazioni commerciali messe in atto sulla pelle dei produttori e dei consumatori, come alle importazioni incontrollate dall’estero e al falso grano straniero spacciato per italiano. Un’azione necessaria, a contrasto delle principali cause della crisi che sta investendo le aziende del settore, tra crollo vertiginoso del valore riconosciuto al grano duro italiano e insostenibili costi di produzione.

Ѐ, dunque, per porre fine a tutto ciò che Cia lancia il suo appello alla mobilitazione nazionale. Il grano duro è, di gran lunga, la prima coltura tricolore. L’Italia è in cima alla classifica europea per produzione e un podio sotto a livello mondiale. Eppure, nonostante la sua vocazione, resta anche il secondo Paese importatore al mondo, dove i grani esteri, a differenza di quelli italiani, seguono standard qualitativi, di salubrità e costi di produzione molto più bassi, fino a determinare, cosa ancora peggiore, il prezzo del cereale simbolo del Made in Italy.

Oggi, lungo la penisola, per coltivare grano duro ci vogliono circa 1.400 euro per ettaro. Con i prezzi attuali, i produttori non riescono nemmeno a coprire le spese perché sono costretti a vendere a 1.100 euro per ettaro (-300 euro). Quanto al prezzo, è sceso del 40% nelle ultime settimane, mentre quello della pasta sullo scaffale è aumentato in media del 30%. Senza interventi immediati, gli agricoltori italiani saranno costretti ad abbandonare la produzione per scarsa redditività.

Ecco perché, attraverso la petizione, Cia chiede al governo: il riconoscimento dei costi medi di produzione ai cerealicoltori e maggiori controlli sull’etichettatural’istituzione della CUN (Commissione Unica Nazionale) del grano duro per una maggiore trasparenza dei prezzi, il potenziamento dei contratti di filiera tra agricoltori e industria, oltre all’avvio immediato del Registro Telematico dei Cereali.

Per Cia, la situazione è sempre più inaccettabile e uno schiaffo sonoro all’agricoltura italiana. Serve da parte delle istituzioni ogni azione possibile per il monitoraggio, la trasparenza e la tutela della qualità e delle quantità di grano nazionale, utilizzato per la pasta e il pane che gli italiani consumano ogni giorno. Ma occorre anche dare forza, come agricoltori e cittadini, all’azione del governo per difendere il cibo italiano e salvaguardare la sovranità alimentare, affinché una pasta 100% Made in Italy sia veramente tale, senza possibilità di inganno per i consumatori.

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1 In Evidenza - 19 apr 2023

Autonomia differenziata: molte criticità e poche aperture di credito

Gli effetti dell’autonomia differenziata, prevista dal disegno di legge del ministro Calderoli e le possibili ripercussioni per le Regioni, con particolare riferimento al rischio di un’accentuazione delle differenze tra Nord e Sud del Paese. Se ne è parlato questa mattina all’Auditorium Petruzzi del Museo delle Genti d’Abruzzo di Pescara, nel corso della tavola rotonda moderata dal giornalista Mauro Di Pietro e promossa dalle sigle datoriali e sindacali abruzzesi Agci, Casartigiani, Cia, Claai, Cna, Confapi, Confartigianato, Confcooperative, Confesercenti, Confindustria, Legacoop, Cgil, Cisl, Uil, Ugl.

Dopo l’introduzione del coordinatore delle parti sociali, Daniele Di Marzio, il quale si è soffermato “sull’importanza dell’iniziativa collettiva, in merito ad una proposte di grande attualità, che va esaminata con la massima attenzione”, ha preso la parola la consigliera regionale Antonietta La Porta, che ha portato i saluti del presidente Marsilio. “Su questa proposta il Governo ha imboccato la strada giusta – ha detto La Porta - la Regione Abruzzo finora non ha mai richiesto ufficialmente l’autonomia differenziata, come invece hanno fatto altre realtà e abbiamo osservato che non sono solo le regioni del Nord, come Lombardia e Veneto, a spingere verso questa direzione, ma anche altre regioni del Centro e del Sud come Marche e Campania. Tutto può essere discusso e migliorato – ha aggiunto l’esponente della maggioranza regionale – e tavoli come questo sono necessari per capire quale sia la migliore strada da percorrere per la Regione Abruzzo”.

 Gianfranco Viesti, docente di Economia dell’Università di Bari, ha evidenziato quelli che considera i tre rischi principali derivanti dall’autonomia differenziata. “Il primo è quello di passare il potere decisionale delle politiche pubbliche alle regioni, in maniera differenziata, in materie quali scuola, sanità, energia, ambiente, infrastrutture e cultura, lasciando quindi pochissimo spazio allo Stato – ha affermato l’economista – poi c’è l’aspetto economico, perché alle regioni del Sud arriverebbero risorse di gran lunga minori rispetto a quelle che riceverebbero, ad esempio, Lombardia e Veneto. Infine il ruolo dei cittadini diventerebbe marginale, poiché il processo decisionale si trasformerebbe in un patto tra Governo e regioni, che relegherebbe ad un ruolo marginale il parlamento”.  

Di opinione diametralmente opposta il vicesegretario regionale della Lega in Abruzzo, Antonio Zennaro, che ha parlato invece di “opportunità per lo sviluppo dei territori” e ha rimarcato che “non ci sarà alcuna sperequazione nell’assegnazione delle risorse”. Zennaro ha poi citato il caso dei piccoli ospedali abruzzesi, “come quelli di Atri, Sant’Omero e Penne, che lo Stato voleva chiudere perché non efficienti, mentre con l’autonomia differenziata le decisioni saranno assunte nel territorio tenendo conto delle peculiarità e della morfologia di ogni singola realtà”.

Michele Fina, senatore del Partito Democratico, ha evocato invece “il rischio di una secessione fiscale, che risulta ancor più odiosa e inaccettabile in una fase in cui le disparità continuano ad aumentare, e dunque sarebbero necessari interventi di segno opposto che mirino a ridurle. Con l’autonomia differenziata invece – ha sottolineato Fina – le disuguaglianze aumenteranno ulteriormente, per il Sud del Paese e per tutti quelli che fanno fatica a farcela da soli”. Il senatore ha messo inoltre in rilievo “che siamo nel pieno di una competizione globale che ci impone di unire e non di dividere, visto che su temi come l’energia è semplicemente impensabile ragionare in termini di micro regionalismo”.

Graziano Di Costanzo, intervenuto al dibattito a nome del coordinamento delle sigle datoriali e sindacali, si è chiesto “come possano le imprese, soprattutto quelle di dimensioni più piccole, avere a che fare con 20 diverse legislazioni regionali”. Un quesito in virtù del quale si è detto “per nulla convinto da questa ipotesi di autonomia differenziata, che rischia di produrre una spaccatura irreversibile tra Nord e Sud del Paese, accentuando disparità già esistenti”. Secondo il direttore di Cna, “discutere in una dimensione locale di infrastrutture, energia, politiche internazionali e istruzione equivale ad una perdita di competitività del sistema Paese, perché su queste materie dovrebbe essere sempre lo Stato a decidere.  Mentre in Italia si vuole dare vita ad uno spezzatino tra regioni – ha osservato Di Costanzo - nel resto d’Europa si dibatte sull’allungamento delle grandi reti europee”.

Anche Michele Lombardo, in rappresentanza delle associazioni datoriali e dei sindacati, ha espresso diverse perplessità. Prima di giungere ad un’autonomia differenziata tra regioni, così come pensata dal Governo, occorre eguagliare le condizioni di partenza dei servizi, delle infrastrutture mobili e immobili, delle possibilità di accesso al mondo dell'istruzione e del lavoro tra le regioni del Nord e quelle del Sud del Paese – ha argomentato il segretario della Uil– ci chiediamo, inoltre, in che modo il progetto di riforma possa essere finanziato, visto che lo Stato non ha risorse fresche da stanziare e ci auguriamo che l’idea non sia quella di dirottare altri fondi, particolarmente preziosi soprattutto per le regioni a ritardo di sviluppo, come ad esempio il fondo di sviluppo e coesione”. Lombardo ha quindi bocciato la proposta di riforma, ricordando che “non è costituzionalmente possibile pensare che all’interno dei nostri confini ci possano essere cittadini di serie A di serie B, semplicemente in virtù del luogo in cui si nasce o si risiede”.

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