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1 In Evidenza - 23 dic 2025

Natale 2025, cresce la spesa per prodotti locali e agriturismi, ma il reddito agricolo resta in crisi

Il Natale 2025 arriva in un contesto economico complesso, segnato da un aumento generalizzato dei prezzi che pesa sulle famiglie e sulle imprese. La spesa natalizia cresce in media tra il 6 e l’8% rispetto allo scorso anno, ma non perché si compri di più: si spende di più per acquistare le stesse quantità. A incidere sono soprattutto i rincari energetici, logistici e dei servizi, mentre il reddito reale dei cittadini continua a ridursi.

In questo scenario, però, c’è un aspetto che continua a essere sottovalutato: l’aumento dei prezzi al consumo non genera reddito per gli agricoltori. “Il problema è evidente”, dichiara il Presidente CIA Chieti-Pescara Domenico Bomba, “mentre tutto aumenta, chi produce cibo resta sempre l’anello debole. Non è più accettabile che i costi e i rincari siano scaricati su famiglie e imprese agricole”.

Nelle province di Chieti e Pescara operano complessivamente circa 20.000 aziende agricole, quasi la metà del totale regionale. Nel solo Chietino si contano oltre 14.000 imprese agricole, mentre nel Pescarese sono circa 6.000, in gran parte aziende di piccola e media dimensione. “Questi numeri raccontano il peso del nostro tessuto produttivo”, sottolinea Bomba, “e spiegano perché ogni aumento di costo diventa un problema reale per migliaia di famiglie e comunità”.

Da mesi assistiamo a un paradosso evidente: i prezzi al consumo aumentano, ma il reddito degli agricoltori resta fermo o addirittura diminuisce. “Non sono i produttori a speculare”, aggiunge Bomba. “Gli aumenti si concentrano lungo la filiera, mentre chi coltiva, alleva o trasforma continua a stringere i denti per garantire qualità e disponibilità”.

Nel periodo natalizio questo squilibrio diventa ancora più evidente. Un olio extravergine abruzzese, un formaggio tipico o un salume artigianale venduti direttamente in azienda mantengono prezzi stabili, offrendo qualità, tracciabilità e sicurezza alimentare. “Quando gli stessi prodotti raddoppiano sugli scaffali”, osserva Bomba, “è chiaro che il valore non arriva a chi lavora nei campi”.

È in questo contesto che nasce la mobilitazione degli agricoltori. “Siamo scesi in piazza perché non è accettabile che chi produce cibo venga lasciato solo”, dichiara il Presidente. “Siamo andati a manifestare a Bruxelles sotto Natale, nel momento simbolicamente più delicato dell’anno, per chiedere che il sistema smetta di far pagare la crisi sempre agli stessi”.

Eppure, anche dentro uno scenario difficile, emerge un segnale positivo: cresce la scelta consapevole dei prodotti agricoli locali e della vendita diretta. In Abruzzo, secondo le prime stime del settore, oltre una famiglia su due ha acquistato almeno un prodotto natalizio direttamente da aziende agricole, mercati contadini o agriturismi. “Questa è la prova che i cittadini comprendono il valore di una filiera equa”, commenta Bomba, “e che il mercato può premiare chi produce bene e mantiene il territorio”.

Le festività confermano inoltre un’altra tendenza strutturale: l’Abruzzo è sempre più meta di turismo di prossimità. Oltre il 60% dei visitatori sceglie soggiorni brevi, seconde case, agriturismi e borghi interni. “Ogni euro speso nelle aziende locali”, sottolinea Bomba, “resta sul territorio, sostiene lavoro regolare e contribuisce alla tenuta sociale delle aree interne. Non è folklore, è economia reale”.

Il Natale ci dice chiaramente che le filiere corte e la vendita diretta non sono un’alternativa marginale, ma una risposta concreta all’inflazione e alla crisi dei consumi. “Ora servono scelte politiche coerenti”, conclude il Presidente provinciale, “meno burocrazia, infrastrutture adeguate nelle aree rurali, controlli seri sulla filiera e sostegno reale alle aziende agricole che resistono. Difendere il reddito agricolo non è una battaglia di categoria, è una scelta di interesse generale”



Gli agricoltori non chiedono privilegi, ma di non essere l’anello debole di un sistema che funziona solo se è equo. Se oggi sulle tavole abruzzesi arrivano prodotti di qualità, è perché gli agricoltori hanno continuato a produrre nonostante tutto. 

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1 In Evidenza - 22 dic 2025

Agricoltura abruzzese a rischio: CIA lancia l’allarme e chiede interventi urgenti nella Legge di Previsione 2026/28

CIA Abruzzo lancia un allarme sulla situazione del comparto agricolo regionale e chiede alla Regione interventi urgenti nell’ambito della Legge di Previsione delle spese 2026/2028. 

In particolare, CIA Abruzzo sollecita la conferma dei fondi di 7,5 milioni di euro già previsti dall’articolo 24 della legge regionale n. 4/2024 a favore dei viticoltori danneggiati dalla peronospora nel 2023, fondi indispensabili per la sopravvivenza delle aziende vitivinicole, molte delle quali ancora in grave difficoltà economica. 

Parallelamente, l’organizzazione chiede il raddoppio del fondo per i danni da fauna selvatica per il triennio 2026/2028, attualmente considerato insufficiente, al fine di garantire agli agricoltori indennizzi adeguati e la possibilità di recuperare gli investimenti, proseguire la produzione nonostante le perdite causate da cinghiali, caprioli e altre specie e superare l’attuale sistema di rimborso a percentuale, giudicato del tutto insoddisfacente. 

Sul fronte della zootecnia, colpita dalla Lingua Blu nel 2025, CIA Abruzzo richiede l’attivazione immediata di un piano straordinario che preveda indennizzi per le perdite di capi, rimborso delle spese sostenute per vaccini e repellenti e contributi per il ripristino del patrimonio tramite nuovi riproduttori, oltre alla programmazione di una campagna vaccinale coordinata per il 2026, per evitare il collasso del settore e gravi danni all’economia e all’occupazione regionale. 

CIA sollecita inoltre l’istituzione di una piattaforma informatica unica regionale per la filiera agricola, capace di gestire in maniera integrata assegnazione del gasolio agricolo, presentazione della PUA, riconoscimento della qualifica IAP, iscrizioni agli albi specialistici e altri servizi, semplificando gli adempimenti, garantendo trasparenza e riducendo i costi per imprese e Pubblica Amministrazione, allineando l’Abruzzo alle migliori pratiche regionali esistenti. 

“Non possiamo permettere che i nostri agricoltori siano lasciati soli di fronte a emergenze sanitarie e danni continui”, commenta Nicola Sichetti, Presidente di CIA Abruzzo, “È fondamentale che la Regione metta in campo subito risorse concrete: investire nell’agricoltura significa salvaguardare l’economia, proteggere i posti di lavoro e tutelare la vitalità dei nostri territori.” 

CIA Abruzzo sottolinea che l’attuazione di queste misure non è solo urgente, ma strategica per garantire la sostenibilità e la competitività del settore agricolo abruzzese, con effetti positivi sull’intera economia regionale e sul presidio sociale dei territori marginali, e auspica che la Legge di Previsione 2026/2028 preveda i fondi necessari per sostenere concretamente gli agricoltori.

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1 In Evidenza - 20 dic 2025

Cia: anche l’Abruzzo in prima linea a Bruxelles al fianco gli agricoltori europei

Una giornata storica per l’agricoltura europea: oltre 10mila produttori e centinaia di trattori hanno sfilato per le strade di Bruxelles, davanti al Parlamento Ue, per chiedere un futuro sostenibile e competitivo per il settore.

Cia–Agricoltori Italiani era presente in prima linea, con delegazioni da tutta Italia e, in particolare, una folta rappresentanza dall’Abruzzo, che ha voluto ribadire il sostegno agli agricoltori italiani ed europei.

La mobilitazione, sostenuta da oltre 40 organizzazioni agricole dei 27 Stati membri riunite nel Copa-Cogeca, ha lanciato un messaggio chiaro alle istituzioni europee: la riforma della Pac post 2027, così come proposta, è inaccettabile. I produttori hanno chiesto di ascoltare chi ogni giorno garantisce cibo, lavoro e futuro ai territori, denunciando tagli di bilancio, scelte politiche penalizzanti, concorrenza sleale e burocrazia opprimente.

Sul palco di Place du Luxembourg, davanti al Parlamento Ue, il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini, ha sottolineato: “Non accetteremo scelte che indeboliscono il settore. È il momento di cambiare rotta e ascoltare gli agricoltori, il cuore pulsante dell’Europa.”

La partecipazione dell’Abruzzo testimonia l’unità e la determinazione dei territori italiani nel difendere un’agricoltura forte, sostenibile e sicura.

"La nostra presenza dall’Abruzzo a Bruxelles dimostra quanto i nostri agricoltori sentano sulla propria pelle le conseguenze di scelte europee lontane dalla realtà dei territori” – ha dichiarato Nicola Sichetti, presidente di CIA Abruzzo. “La Pac post 2027, così come impostata, rischia di penalizzare in modo particolare le regioni come la nostra, caratterizzate da aree interne, agricoltura familiare e produzioni di qualità. Chiediamo un’Europa che investa davvero in chi presidia il territorio, garantisce sicurezza alimentare e tutela l’ambiente, riducendo burocrazia e concorrenza sleale. Senza agricoltori non c’è futuro né per l’Abruzzo né per l’Europa.

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1 In Evidenza - 20 dic 2025

Cia in piazza a Bruxelles. Agricoltura non si svende, con riforma Pac a rischio 270mila aziende


“Siamo in piazza per dire no a un’Europa che svende l’agricoltura, mette le armi davanti al cibo, compromette la sicurezza alimentare dell’Unione e rischia di far chiudere, solo in Italia, oltre 270mila aziende del settore. È inaccettabile: o arriva una scossa politica forte e un cambio di rotta deciso o si condanna il nostro futuro”. Questo l’appello del presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, dalla grande manifestazione a Bruxelles, con 10mila produttori e centinaia di trattori provenienti da ogni parte del continente.


In prima linea la folta delegazione Cia, riunita sotto lo striscione “Ursula, basta bugie”, con cartelli che parlano chiaro: “Pac post 2027: non è una riforma, è la fine dell’agricoltura”, “Agricoltori senza Pac, Europa senza cibo” e “Terra chiama Ursula, la sicurezza siamo noi”. Una presa di posizione netta, a tutela di tutti i cittadini europei, contro la proposta della Commissione targata von der Leyen, che vuole tagliare le risorse del 22%, sottraendo all’Italia 9 miliardi di euro, e far confluire la Pac in un fondo unico, generando competizione tra settori, mettendo a rischio il mercato comune e colpendo al cuore il sistema produttivo europeo e nazionale.


Un allarme che non è solo politico, ma supportato da dati concreti. Secondo le stime di Cia, infatti, se confermata, la proposta di riforma della Pac post 2027 con meno risorse e fondo unico potrebbe avere effetti devastanti per l’agricoltura italiana, mettendo a rischio la sopravvivenza di 270mila aziende del settore, pari a quasi un terzo del totale (31,65%), a partire dalle più piccole e vulnerabili. Le conseguenze sarebbero diffuse su tutto il territorio: -26% al Nord, -33% al Centro e fino al -51% al Sud, colpendo in modo particolare le aree rurali e interne e aggravando divari economici e sociali già profondi. Guardando ai singoli comparti, il prezzo più alto ricadrebbe sui seminativi (-64%), sull’olivicoltura (-27%) e sulla zootecnia (-5%).


“Non è una riforma tecnica, è un vero e proprio cambio di paradigma -ha evidenziato il presidente di Cia-. La Pac è la politica più antica, più solida e più europea che esista. Ha garantito per oltre 50 anni stabilità, reddito, presidio del territorio e sicurezza alimentare. Smantellarla significa indebolire l’Europa”. Una scelta che appare ancora più miope e pericolosa se letta nel contesto globale. “Non possiamo permetterci che l’Ue disinvesta sull’agricoltura -ha sottolineato Fini- mentre gli altri grandi attori mondiali, dagli Stati Uniti alla Cina, stanziano risorse sempre più importanti a difesa e sostegno del settore primario”.


È in questo scenario che si inseriscono anche le altre ragioni della mobilitazione, dalla richiesta di una linea europea più ferma sugli accordi commerciali, per contrastare la concorrenza sleale e garantire reciprocità nelle regole e nei controlli, fino alla necessità di una semplificazione reale che liberi le imprese agricole da burocrazia e vincoli inutili.


“Quella che arriva oggi non è una protesta di categoria, ma un richiamo politico a tutte le istituzioni Ue. La Pac non è il passato dell’Europa, è una scelta strategica per il suo futuro -ha concluso il presidente di Cia-. Senza una politica agricola forte e autonoma non c’è cibo sicuro, tutela dell’ambiente, resilienza dei territori e futuro delle comunità. Ora è il momento che Bruxelles stia dalla nostra parte e scelga davvero di essere alleata di chi produce. Noi non ci fermeremo qui: continueremo a far sentire la nostra voce, con determinazione e senza arretrare di un passo”.

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1 In Evidenza - 10 dic 2025

La cucina italiana entra nel Patrimonio Unesco. Cia, premiati agricoltura e territori

La forza del Made in Italy agroalimentare sta nella stretta sinergia tra agricoltura e ristorazione, tra chi produce e chi trasforma. Nella collaborazione lungo la filiera, dal campo alla tavola, risiede il valore aggiunto del cibo italiano nel mondo. Così il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, commenta con soddisfazione l’ingresso ufficiale della cucina italiana nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco.


“La cucina nazionale è un insieme di pratiche sociali, riti e gestualità basate sui tanti saperi locali. Saperi e sapori -sottolinea Fini- che riflettono l’immensa biodiversità di prodotti e territori rappresentata dalla nostra agricoltura e valorizzata nelle tante ricette di agriturismi e ristoranti che raccontano cultura e tradizioni regionali. Così vaste e peculiari da rendere la cucina tricolore la più amata e ricercata anche all’estero”.


Per il presidente di Cia, il riconoscimento Unesco – frutto dell’impegno del governo e di un grande lavoro di squadra anche con le organizzazioni agricole – “rappresenta una nuova, grande opportunità per tutelare, garantire e promuovere sempre di più la cucina italiana nel mondo, a partire dai prodotti agricoli”.

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1 In Evidenza - 05 dic 2025

Ue: Cia, accordo su Ngt svolta storica che agricoltori aspettavano da anni


“Finalmente, dopo mesi di laboriose trattative che hanno visto Cia-Agricoltori Italiani in prima fila, l’Ue ha raggiunto un accordo preliminare che permetterà di produrre piante utilizzando New Genomic Techniques (NGT) ovvero, Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA). Noi ne abbiamo sempre sostenuto con convinzione l’importanza strategica e continueremo a vigilare per consentire che questo strumento sia accessibile per tutti gli agricoltori”. Così, il presidente di Cia, Cristiano Fini, commenta la svolta storica che consentirà al mondo agricolo di affrontare le sfide della transizione green, contrastando con efficacia le malattie delle piante e i cambiamenti climatici.

Secondo Cia, con questo accordo l’Ue non è più fanalino di coda a livello internazionale e dimostra di voler tutelare il settore agroalimentare, investendo in tecnologia per renderlo più forte e competitivo e riducendo la dipendenza dai Paesi terzi.

“I critici delle Tea hanno parlato di ‘nuovi Ogm’ ma così non è -aggiunge Fini- perché il miglioramento genetico che si ottiene con queste tecniche esclude qualsiasi trasferimento di Dna tra organismi appartenenti a specie diverse. In questo modo possiamo rispondere alle esigenze e alle difficoltà che i nostri agricoltori fronteggiano ogni giorno. Nessun passo indietro, ora, per la prossima approvazione finale da parte della plenaria di Parlamento europeo e Consiglio”.

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News Cia Abruzzo

1 In Evidenza - 09 dic 2021

Appello Cia al Consiglio di Stato: fare il pane torni tra le attività agricole

Fare il pane rientra assolutamente tra le attività agricole e deve avere lo stesso regime fiscale dedicato. Per questi motivi, Cia-Agricoltori Italiani è ricorsa in appello al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar del Lazio n. 4916/2021 che ha escluso dalle attività agricole connesse proprio la “produzione di prodotti di panetteria freschi” e la “produzione di pane”.

I giudici amministrativi -ricorda Cia- hanno accolto un ricorso di Fippa, la Federazione italiana panificatori e affini, annullando i decreti del Ministero dell’Economia e delle Finanze nella parte in cui questi, nel 2010 e nel 2011, avevano inserito la produzione di pane tra le attività connesse a quella agricola. Un’inclusione che determinava, tra le altre cose, l’applicazione del regime fiscale riservato agli agricoltori anche alla produzione di pane. In assenza, invece, il regime di tassazione è quello più gravoso stabilito, in generale, per le attività commerciali. 

Chiarito che la sentenza non riguarda anche il successivo decreto del MEF del 2015, che è tuttora valido ed efficace, con l’assistenza dei professori Antonello Madeo e Giampaolo Austa, Cia ha evidenziato la strumentalità dell’azione promossa dall’associazione di categoria dei panificatori anche in ragione della mancata impugnazione del successivo decreto del 2015 che -si ribadisce- ha incluso nuovamente la produzione di pane tra le attività connesse a quella agricola. 

Cia ha quindi ribadito come l’applicazione del regime fiscale riservato alle imprese agricole anche per la parte relativa all’attività della produzione di pane è una condizione necessaria ad assicurare la sopravvivenza di un settore importante del nostro Paese per tradizione e cultura. Diversamente, l’attività di produzione di pane da parte degli agricoltori potrebbe diventare insostenibile dal punto di vista economico, con conseguente scomparsa di tante piccole imprese della filiera.

Ora confidiamo che il Consiglio di Stato possa condividere i nostri motivi di appello -ribadisce Cia- impedendo l’equiparazione, dal punto di vista fiscale, dei panificatori imprenditori agricoli e di quelli commerciali che sono, invece, due categorie distinte e non paragonabili da nessun punto di vista. 

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1 In Evidenza - 03 dic 2021

Suolo: Cia, puntare sui traguardi del 2021. Da salvare già 70% terreni Ue

L’accordo raggiunto Glasgow per mettere fine alla deforestazione con investimenti per quasi 20 miliardi di dollari e la piantumazione di mille miliardi di alberi a livello mondiale, stabilita dal G20 di Roma, richiedono da qui al 2030 uno sforzo di grande responsabilità e concretezza riaffermando, come mai in passato, anche la centralità del terreno nella conservazione e nello sviluppo sostenibile della vita sul pianeta. In giorni di bilanci sull’anno che sta per concludersi, ci si prepari a fare la quadra anche su progetti e risorse in campo contro il degrado del suolo e senza dimenticare la specifica Strategia Ue per traguardare gli obiettivi del Green Deal. Così Cia-Agricoltori Italiani in vista della Giornata mondiale del suolo che ricorre domenica 5 dicembre con focus su "Fermare la salinizzazione del suolo, aumentarne la produttività”.

Si tratta, secondo Cia, di un percorso complesso, ma strategico. Può offrire all’Europa intera una rinnovata consapevolezza dei rischi e delle opportunità. Basti pensare che invertire la perdita di biodiversità e il consumo di suolo, può fruttare 1400 miliardi di dollari all’anno, ma soprattutto frenarne il degrado vuol dire farsi carico delle pessime condizioni di salute in cui versa già il 70% dei terreni in Europa. E ancora, combattere erosione (persi 1 milione di tonnellate) e cementificazione (già su 40 mila ettari). 

Dunque, la Strategia europea sul suolo al 2030, sottolinea Cia, sia un faro per un approccio positivo all’emergenza in atto, guidando ciascun Paese nella gestione sostenibile del suolo che contribuisce a mitigare i cambiamenti climatici. Occorre mettere in salvo gli ecosistemi e mantenerli sani, affrontando, come ricorda Fao, il problema globale della salinizzazione e sodificazione del suolo, grave minaccia per la la produzione agricola, la sicurezza alimentare e lo sviluppo sostenibile nelle regioni aride e semi-aride. 

Il protagonismo degli agricoltori per il Green Deal -chiarisce Cia, sul campo con il portale ciaperilsuolo.it nell’ambito del progetto Soil4Life- si esprime, ovviamente, con un impegno concreto sul fronte ambientale. Negli ultimi anni, infatti, il settore primario ha ridotto le sue emissioni (-25%), limitato il consumo di acqua e il ricorso alla chimica (-27%) e accresciuto le superfici biologiche (+56%). L’agricoltura è cruciale nell’assorbimento di C02, sequestrando 0,5 tonnellate di carbonio per ettaro l’anno. Inoltre, boschi e foreste, assorbono fino al 40% delle emissioni di gas serra a livello globale e, solo in Italia, trattengono circa 90 mln di tonnellate di anidride carbonica. 

Arriva, infine, dall’ultima Assemblea nazionale, l’ultimatum di Cia alle istituzioni affinché si adoperino per una valorizzazione della funzione ambientale dei settori agricolo e forestale con il trattenimento al suolo del carbonio. Bisogna recuperare e spingere sulla corretta gestione e manutenzione delle foreste, fonti straordinarie di ossigeno e di materie prime rinnovabili e prima risorsa per lo sviluppo delle aree rurali e montane. Un compito cucito addosso agli agricoltori, sia perché il 40% delle aziende del settore è interessato da boschi, sia perché sono già custodi e guardiani del territorio, anche in chiave climatica. 

Concorrono alla causa, aggiunge Cia, il recupero e la ristrutturazione di fabbricati rurali, nei piccoli centri e borghi per fermare lo spopolamento dei territori e il loro impoverimento agricolo, ambientale e paesaggistico, adeguando e sviluppando la rete infrastrutturale fisica e digitale, per agevolare la mobilità e riorganizzare il sistema di gestione territoriale. PNRR e PAC, ancora una volta, devono tornare estremamente utili all’obiettivo. 

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1 In Evidenza - 03 dic 2021

Manovra: Anp-Cia, pensioni minime a bocca asciutta. Si aumenti assegno a 780 euro

Insoddisfazione per pensioni minime e redditi bassi dimenticati, solo parzialmente compensata dai buoni risultati su sanità e sociale. La proposta di legge di bilancio per il 2022 sembra una medaglia a due facce, così Anp, l’Associazione nazionale pensionati di Cia-Agricoltori Italianiche ha già presentato delle proposte emendative con l’obiettivo di favorire una stagione di riforme e investimenti, superando le criticità della fase pandemica. Innanzitutto, la necessità di aumentare gli assegni al minimo dagli attuali 515 a 780 euro mensili, oltre alla revisione dei criteri di accesso per la pensioni di cittadinanza, che hanno impedito alla stragrande maggioranza dei pensionati di beneficiarne. A questo si aggiunge la proposta di revisione delle detrazioni e deduzioni per il recupero –almeno- delle spese mediche, come avviene per tutti gli altri cittadini.

Aver dimenticato le pensioni minime ancora una volta appare molto grave, soprattutto in un momento in cui l’inflazione riparte al galoppo e incide sui beni di prima necessità, insieme ai consistenti aumenti (dal 30 al 50%) delle bollette di gas e luce. Viene, invece, considerato da Anp solo un mero palliativo l’indicizzazione che porterà a un aumento di poco più di 9 euro mensili. Unico risultato positivo, il riconoscimento del lavoro agricolo usurante agli agricoltori, tale da permettere l’anticipo pensionistico senza penalizzazioni.

Riguardo alle riduzioni fiscali, se -da una parte- Anp apprezza la volontà di attenuare il carico sulle pensioni (le più tassate d’Europa) -dall’altra- auspicava maggiore equilibrio e progressività nelle determinazione delle aliquote. Per i redditi fino a 15mila euro siamo, infatti, ancora fermi al 23%, senza alcun miglioramento per le pensioni basse, mentre sembrerebbero premiati solo i redditi alti, rischiando di ampliare la forbice delle disuguaglianze sociali nel Paese.

Positiva, invece, per Anp la parte relativa a sanità e sociale. Sembra, così, aprirsi una nuova stagione di investimenti per strutture e servizi, nella direzione da sempre auspicata dall’associazione. E’ questa la sfida più importante per i prossimi anni, assieme alla conferma delle azioni di contrasto al Covid, vaccini in primis. E’ necessario recuperare tutti i ritardi negli interventi ordinari, che riguardano in particolar modo gli anziani. Dovrà essere, quindi, straordinario l’impegno di Stato e Regioni per spendere bene le risorse, soprattutto quelle del Pnrr. Senza dimenticare l’applicazione capillare sul territorio dei Lea (Livelli essenziali di assistenza) e dei Leps (livelli essenziali delle prestazioni sociali), insieme a tutte le maggiori priorità: medicina territoriale e domiciliare, prevenzione oncologica e telemedicina, servizi per la non autosufficienza e le cronicità, oltre alle Case di Comunità. Se per Anp è apprezzabile la previsione sul potenziamento del personale sanitario medico e infermieristico, resta ancora da definire il ruolo dei medici di medicina generale, verso i quali c’è l’auspicio di un rafforzamento del loro ruolo centrale nell’ambito sia dei servizi di diagnostica che di cura.

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1 In Evidenza - 01 dic 2021

Lavoro: Cia, bene apertura tavolo rinnovo CCNL per 1 mln operai agricoli

Si sono aperte oggi le trattative per il rinnovo del CCNL degli operai agricoli e florovivaisti, in scadenza il prossimo 31 dicembre 2021. Per Cia-Agricoltori Italiani il nuovo strumento normativo -riguarda oltre 1 milione di lavoratori e 190 mila imprese- sarà strategico per la riorganizzazione del lavoro nel settore rurale.

Nel contesto sociale del post pandemia, il rinnovo del CCNL potrà, infatti, rappresentare l'opportunità per la creazione di nuovi modelli di organizzazione del lavoro in agricoltura, settore che ha dimostrato di essere strategico per il Paese e fondamentale per il rilancio della nostra economia. Le aziende, attualmente, lamentano l'assenza di strumenti flessibili idonei alla tipologia prettamente stagionale dell’occupazione nel mondo agricolo. Cia ritiene questa l’occasione per venire incontro sia alle criticità delle imprese che alle esigenze dei lavoratori, contribuendo ad allargare sempre di più le maglie della legalità nei rapporti di lavoro. L’auspicio, dunque, perché si trovino le giuste soluzioni ai problemi di carattere economico-sociale nel più breve tempo possibile. 

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1 In Evidenza - 01 dic 2021

Caporalato: Cia, avanti su strategie di sistema per filiere agroalimentari etiche

Servono azioni di sistema per sconfiggere il caporalato in agricoltura, con un’alleanza necessaria tra istituzioni, parti sociali e terzo settore, per costruire insieme filiere etiche in cui sono rispettati i diritti fondamentali dei lavoratori e vengono premiate e sostenute le aziende sane e legali che, oggi, pagano il prezzo di una concorrenza sleale bastata sullo sfruttamento del lavoro. Questo il messaggio condiviso uscito dal seminario a Roma di “Rural Social ACT”, il progetto con Cia-Agricoltori Italiani capofila di 30 partner tra cooperative, consorzi, Ong e associazioni che punta sull’agricoltura sociale per promuovere processi virtuosi di inclusione e re-inserimento socio-lavorativo dei migranti e contrastare il fenomeno del caporalato.

            Il seminario, il terzo dei 12 previsti su tutto il territorio nazionale, si è tenuto nell’Auditorium Giuseppe Avolio di Cia ed è stato l’occasione per un confronto più ampio sul tema, dalle politiche migratorie agli strumenti messi in campo, come la Rete del Lavoro Agricolo di Qualità.

            “Rural Social ACT è un progetto ambizioso, che si inserisce nel Piano triennale di contrasto al caporalato, in attuazione della legge 199/2016, finanziato dal Fondo FAMI e dal Ministero del Lavoro -ha ricordato Corrado Franci, coordinatore nazionale del progetto e dirigente Cia-. Il nostro obiettivo è quello di contrastare efficacemente il caporalato con la leva dell’agricoltura sociale, aiutando i migranti a integrarsi, ad avere un lavoro dignitoso e a contribuire allo sviluppo socio-economico del Paese”. Cia-Agricoltori Italiani “è l’unica associazione datoriale che si è esposta -ha continuato Franci- perché le vittime di questo odioso fenomeno non sono soltanto i lavoratori, ma anche le aziende sane, che sono la maggioranza e subiscono una concorrenza sleale nel settore agroalimentare a causa di queste nuove forme di schiavitù. Noi, attraverso questo progetto, vogliamo fare di più, passare all’azione, consapevoli che c’è ancora tanta strada da fare. Da una parte bisogna valorizzare e potenziare lo strumento della Rete del Lavoro Agricolo di Qualità, prevedendo incentivi per le imprese che si iscrivono e alleggerendo la burocrazia, e dall’altro bisogna lavorare sulla formazione e sulla sensibilizzazione, perché la repressione da sola non basta, coinvolgendo istituzioni e consumatori. Solo tutti insieme, si può togliere ossigeno al caporalato”.

            Sulla stessa linea la vicepresidente della Commissione Agricoltura della Camera Susanna Cenni. “Non basta fare leggi, è necessario fare il punto sullo stato di attuazione -ha detto-. Dal documento conclusivo dell’indagine conoscitiva sul fenomeno del caporalato, è venuto fuori che l’impianto della legge è buono, ma ci sono ancora margini di attuazione su cui lavorare. In primis sulla Rete del Lavoro Agricolo di Qualità, dove serve più impegno per far iscrivere le aziende, ad esempio inserendo premialità come ha fatto la Regione Emilia-Romagna”. Molto positivo, invece, per evitare distorsioni sui mercati agroalimentari, “il decreto contro le pratiche commerciali sleali che ha messo fine alle aste a doppio ribasso -ha proseguito Cenni- così come l’introduzione della clausola sociale nella nuova Pac”. Oggi “grazie al PNRR, abbiamo risorse, strumenti e norme per fare di più e meglio contro il caporalato. La qualità del lavoro deve diventare un valore aggiunto in agricoltura, come avere l’Igp e la Dop -ha chiarito l’onorevole-. Contemporaneamente, è necessario fare un tagliando alle politiche dell’immigrazione, che vanno attualizzate”.

            Proprio da questo punto è partito l’intervento di Tatiana Esposito, direttore generale DG Immigrazione e Politiche di integrazione. “La normativa sull’immigrazione è molto datata -ha evidenziato-. Serve renderla più rispondente ai bisogni attuali, produttivi e sindacali. Il decreto flussi funziona male, speriamo che con la pandemia emerga sempre più forte la consapevolezza della necessità di dotarci di una nuova legislazione, più snella, efficace e moderna”. Quanto al progetto “Rural Social ACT”, ha sottolineato Esposito, “è la vittoria di una scommessa, visto che l’avviso prevedeva come prerequisito la presenza delle parti sociali nel partenariato. Il progetto è un pezzo importante del Piano triennale di contrasto al caporalato che nasce con un budget in evoluzione e un lavoro corale di tre Ministeri”. Esposito ha quindi ricordato l’adozione delle Linee Guida sull’identificazione e protezione delle vittime di sfruttamento, dove “bisogna armonizzare i percorsi di tutela che oggi sono fragili. Stiamo lavorando sul Testo Unico Immigrazione per solidificare i percorsi di uscita dallo sfruttamento, per offrire ai lavoratori stranieri un’alternativa di vita e di lavoro regolare. Abbiamo scritto delle proposte che speriamo possano trovare spazio nella legge di Bilancio”. Un’altra novità importante, ha ribadito la dg, “è l’aumento sostanziale del numero di ispettori, con un cambio di approccio non solo quantitativo ma qualitativo, già sperimentato nell’ultimo anno con la task-force insieme ai mediatori culturali”. Quanto alla Rete del Lavoro Agricolo di Qualità, ha concluso Esposito, “finora il numero di aziende iscritte è insignificante. Bisogna aggiungere al vantaggio reputazionale uno economico, inserendo incentivi e/o premialità e rivedendo i requisiti d’accesso”.

            Al seminario su “Rural Social ACT” è arrivato anche il messaggio del ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Andrea Orlando, letto all’inizio dei lavori. “Purtroppo la concomitanza di altri impegni istituzionali non derogabili mi impediscono di poter prendere parte all’iniziativa -ha scritto-. Vi avrei partecipato molto volentieri anche perché il progetto Rural Social ACT è uno dei progetti qualificanti del programma triennale predisposto dal Ministero nell’azione di contrasto del caporalato. Come sapete, sono state messe in campo una serie di iniziative sinergiche tra istituzioni e parti sociali che puntano a combattere questo odioso fenomeno. Infatti oltre al richiamato progetto è stata avviata da Anpal una mappatura delle collaborazioni pubblico-private nell’ambito di servizi di intermediazione nel settore agricolo. Questo proprio al fine di costituire una rete di sportelli dedicati. E sono stati anche organizzati cicli di attività formative rivolte specificamente agli operatori. E’ iniziato anche un lavoro di analisi comparativa dei sistemi regionali di monitoraggio delle attività di intermediazione, propedeutico alla realizzazione di linee guida per la definizione degli standard di qualità dei servizi per il lavoro in agricoltura a trazione mista pubblico/privato”. Ma, ha continuato Orlando nel suo messaggio, “non è soltanto sui servizi per il lavoro che occorre investire, se consideriamo che le persone che cadono vittime di caporali sono con frequenza ricattate per alloggio e trasporto. Su questo, grazie a un investimento del Ministero del Lavoro, insieme ad Anci, abbiamo avviato una mappatura relativa alla presenza di lavoratori stranieri impiegati nell’ambito agroalimentare che vivono in realtà formali e informali all’interno dei territori dei Comuni italiani. La raccolta dati è in corso. Sono sicuro che da quest’iniziativa emergeranno elementi di sicuro interesse per l’azione che stiamo portando avanti -ha chiosato- e non mancheranno ulteriori e ravvicinate occasioni di confronto”.

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1 In Evidenza - 30 nov 2021

Digitale: Cia, 1300 aziende più hi-tech grazie al portale con J.P. Morgan

Prosegue spedito il percorso di transizione digitale promosso da Cia-Agricoltori Italiani che grazie al progetto pilota con J.P. Morgan ha raggiunto e superato l’obiettivo delle 800 aziende agricole, oggi sono 1300, presenti sul marketplace “Dal Campo alla Tavola”. L’iniziativa, che sostiene il settore e i cittadini da inizio pandemia, guarda alla crisi come opportunità di sviluppo che passa per l’Agridelivery e punta su innovazione e formazione. In 4 mesi, 11 le Regioni toccate da azioni informative e di consulenza con 14 incontri e per quasi 1200 persone coinvolte. Oggi a Roma, presso la Sala Stampa Estera, il punto insieme a esperti, tecnici e imprenditori agricoli.

Dunque, un’azione ampia che, per supportare il Made in Italy in crisi per il Covid, ha esplorato le potenzialità dell’e-commerce per poi sviluppare ulteriori funzionalità ed evolvere nella piattaforma marketplace, in grado di offrire e consolidare anche il servizio “Agridelivery” per la consegna a domicilio.

L’iniziativa ha voluto, così, rispondere alle esigenze di agricoltori e cittadini, costruendo con loro, mese dopo mese, uno spazio e uno strumento digitale frutto di ascolto e sperimentazione, che andasse a sanare un gap, legato a digital devide e a limitazioni negli spostamenti per contenere il diffondersi della pandemia, senza perdere il valore aggiunto del rapporto diretto tra produttore e consumatore. A contribuire, l’apporto importante delle associazioni Cia (Agia, Donne in Campo, Anp, la Spesa in Campagna e Turismo Verde) prime promotrici, in tutta Italia, del portale per la consegna a domicilio e la competenza tecnica dell’Associazione Agricoltura è Vita, ente Cia per la formazione d’impresa, l’innovazione e la digitalizzazione che ha ideato e realizzato sul territorio nazionale un percorso ad hoc per la crescita sul web delle aziende agricole, sia sui canali Cia che sui siti privati.

Di base, la consapevolezza del grande boom delle vendite alimentari online, anche nel 2021, che si apprestano a raggiungere quota +40% rispetto al 2020, con un valore complessivo di circa 4 miliardi, e il food delivery che, entro fine anno, potrebbe arrivare a +56% superando 1.4 miliardi di euro. Contribuisce l’interesse per i prodotti biologici, cresciuto del 67% e per quelli di nicchia salito a +17%. Punti di forza su cui Cia ha lavorato moltissimo a beneficio delle aziende associate, anche per una loro autonomia imprenditoriale. Esperienza digitale sul portale “Dal Campo alla Tavola” e processo formativo e di consulenza specializzata hanno, infatti, contribuito a rafforzare la leadership tecnologica degli agricoltori per ridare nuovo impulso alla vendita diretta, considerata leva strategica distintiva e comunque vincente.

A fare sintesi, dunque, il marketplace Cia che, oggi, supera le distanze tra produttore e consumatore, agevolando il contatto diretto e la costruzione di relazioni autentiche e durature. La piattaforma permette la conoscenza reciproca tra acquirente e venditore, come del ciclo produttivo dietro ogni specialità ortofrutticola e non solo, di ricette e tradizioni degli Agrichef Cia. A fare la differenza, infine, la geolocalizzazione dell'azienda per essere agevolmente rintracciata e raggiunta o per farsi consegnare a domicilio qualsiasi prodotto, dal fresco ai piatti preparati in agriturismo.

“Crediamo nella transizione digitale come occasione di crescita innovativa e distintiva di ciascun imprenditore agricolo e non come fine ultimo rappresentato dal mero sito web -ha dichiarato il Direttore Generale di Cia, Claudia Merlino-. Per questo, il progetto che con soddisfazione abbiamo portato avanti con il sostegno di J.P. Morgan e che oggi conclude una sua prima fase, è sempre più costruito in evoluzione con gli agricoltori, fornendo loro non una soluzione, ma strumenti diversificati, anche digitali, per esprimere, al meglio, la loro competitività sul mercato”.


La realizzazione della piattaforma “Dal Campo alla Tavola” è stata possibile anche grazie al contributo del partner tecnologico SIA, azienda hi-tech europea leader nei servizi e nelle infrastrutture di pagamento controllata da CDP Equity che, insieme alla rete d’impresa IOBO con Gulliver, ha sviluppato il marketplace che consente agli associati Cia di promuovere e commercializzare i propri prodotti.

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