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1 In Evidenza - 13 giu 2025

Estate 2025: agriturismi in Abruzzo, segnali contrastanti ma fiducia per la stagione estiva

In Abruzzo sono attualmente 568 gli agriturismi attivi, pari al 2,2% del totale nazionale. Un numero che colloca la regione al 16° posto in Italia (a pari merito con la Calabria), secondo gli ultimi dati ISTAT elaborati da Cresa – Centro Studi della Camera di Commercio del Gran Sasso d’Italia.

Il quadro complessivo mostra segnali misti: da un lato una lieve crescita nel medio periodo (+2,3% dal 2019), dall’altro una flessione più marcata nel lungo periodo, con un calo di 68 strutture dal 2010 al 2023 (−10,7%), in controtendenza rispetto al +30,8% nazionale. Tra il 2022 e il 2023 si è registrato un saldo negativo di −18 attività (−3,1%).

Il settore agrituristico continua a rappresentare una risorsa strategica per il nostro territorio”, commenta Nicola Sichetti, presidente CIA Abruzzo. “Nonostante le difficoltà, il comparto conserva una forte capacità attrattiva, ma servono politiche mirate, accesso ai fondi europei e investimenti per innovare l’offerta e rispondere alla domanda contemporanea di turismo rurale, esperienziale e sostenibile. Il futuro del turismo rurale abruzzese passa dalle nuove generazioni”, continua Sichetti, “Se vogliamo davvero rilanciare il settore agrituristico, dobbiamo puntare su giovani imprenditori, innovazione e filiere corte legate al territorio”.

In Abruzzo il settore agrituristico si conferma una realtà dinamica, con caratteristiche distintive che lo rendono un modello interessante anche nel confronto con il resto del Paese. Una delle peculiarità più significative è la forte presenza femminile nella gestione delle strutture: il 46,6% degli agriturismi è infatti guidato da donne, una quota nettamente superiore rispetto alla media nazionale del 34,2%. Un dato che racconta di un imprenditorialità agricola al femminile sempre più solida e presente sul territorio.

Anche in termini di diffusione, la regione mostra una buona vitalità: la densità agrituristica per popolazione, pari a 4,5 strutture ogni 10.000 abitanti, risulta leggermente superiore a quella italiana. Le aziende si distribuiscono prevalentemente in collina (65%) e in montagna (35%), confermando la vocazione rurale dell’Abruzzo e la stretta relazione tra offerta turistica e paesaggio naturale.

Dal punto di vista dei servizi, l’82,9% degli agriturismi abruzzesi offre alloggio, il 70,4% ristorazione e oltre la metà (51,9%) propone attività complementari come sport, equitazione e fattorie didattiche. Anche qui la regione si colloca sopra le medie nazionali, evidenziando un’attenzione crescente verso la multifunzionalità e il turismo esperienziale.

Tuttavia, i dati del 2023 delineano anche alcune criticità. Lo scorso anno gli agriturismi abruzzesi hanno accolto 25.060 turisti, per un totale di 78.049 pernottamenti. Il soggiorno medio è salito da 2,9 a 3,1 notti, ma resta inferiore alla media italiana di 3,7 giorni. Ancora più preoccupante è la flessione rispetto al 2022: −11% di arrivi e −3% di presenze, mentre a livello nazionale si è registrata una crescita dell’11% e del 7% rispettivamente.

Il turismo internazionale continua a rappresentare una quota ridotta del mercato agrituristico abruzzese: solo il 19% degli arrivi e il 24% delle presenze proviene dall’estero, contro valori nazionali più che doppi (51% e 60%). Eppure, nel confronto con il 2019, si osservano segnali incoraggianti, con un aumento del 36% degli arrivi e del 23% delle presenze straniere.

“Nelle aree interne e montane l’agriturismo è molto più che turismo: è presidio sociale e presidio ambientale”, sottolinea Roberto Battaglia, presidente CIA L’Aquila-Teramo. “In territori come i nostri, spesso marginalizzati dai grandi flussi turistici, le aziende agrituristiche rappresentano una delle poche possibilità concrete di sviluppo locale. Non parliamo solo di ospitalità, ma di agricoltura viva, tutela del paesaggio, filiera corta, educazione ambientale”.

“Il turismo rurale è una grande risorsa per l’Abruzzo”, dichiara Domenico Bomba, presidente di CIA Chieti-Pescara “Gli agriturismi offrono esperienze autentiche e sostenibili, ma serve più attenzione da parte delle istituzioni: investimenti mirati, formazione e sostegno all’innovazione possono fare la differenza per rilanciare davvero il comparto”.

In Abruzzo le strutture restano mediamente più piccole (13 posti letto contro i 14 italiani; 35 posti a sedere contro 41) e meno diversificate nei servizi: meno del 20% propone degustazioni enogastronomiche, a fronte di una media nazionale del 25%.

“Dobbiamo puntare con decisione sull’innovazione dell’offerta”, afferma Domenica Trovarelli, presidente Turismo Verde Abruzzo. “Occorre rafforzare la multifunzionalità, allungare la durata media dei soggiorni, attrarre più turismo straniero. Gli agriturismi non sono solo strutture ricettive: sono veri e propri presìdi di territorio, strumenti fondamentali per contrastare lo spopolamento delle aree interne, valorizzare le produzioni tipiche e mantenere viva la cultura contadina. Investire su di loro”, conclude, “significa investire sul futuro dell’Abruzzo”.

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1 In Evidenza - 07 giu 2025

CIA Chieti-Pescara: “Trattori vecchi, costi alti e incentivi complicati: così si frena l’innovazione”

Trattori con oltre 20 anni, incentivi poco accessibili e costi in crescita: ecco cosa frena oggi
l’innovazione nelle campagne di Chieti e Pescara. È quanto emerge dal sondaggio “Acquistare
un trattore oggi: scelte, ostacoli e prospettive” realizzato da CIA Agricoltori Italiani Chieti-
Pescara, che ha raccolto opinioni, esperienze e aspettative di numerose aziende agricole locali.
“Il nostro territorio ha grande voglia di rinnovarsi”, commenta Domenico Bomba, Presidente di
CIA Chieti-Pescara, “Gli imprenditori agricoli non si tirano indietro, ma chiedono condizioni più
favorevoli per affrontare investimenti importanti come l’acquisto di un trattore”.
Secondo l’indagine, la maggior parte delle aziende agricole locali utilizza mezzi datati, spesso
impiegati ogni giorno e tutto l’anno. L’acquisto di un nuovo trattore avviene solo quando quello
in uso è ormai inutilizzabile. La sicurezza, purtroppo, non è ancora un fattore prioritario.
Eppure, l’apertura verso l’innovazione c’è: molti agricoltori sarebbero interessati a modelli
“smart”, più tecnologici e sostenibili, ma a condizione che siano accessibili grazie a incentivi
chiari e concreti.

Un dato significativo riguarda la scarsa diffusione delle agevolazioni: la maggior parte degli
agricoltori non ha mai usufruito di incentivi, e oltre il 70% afferma di non avere informazioni
sufficienti su come accedervi.

“Le imprese agricole sono interessate agli strumenti di sostegno, ma spesso si trovano di
fronte a procedure complesse o requisiti troppo rigidi”, spiega Bomba, “Semplificando
l’accesso, avremmo una risposta immediata e positiva”.

Molti agricoltori ricorrono a finanziamenti a rate o leasing agevolati, ma il costo resta un
ostacolo enorme: per un modello base, oggi servono anche 55.000 euro. Per questo cresce
l’interesse verso l’usato, nonostante oltre il 70% delle macchine di seconda mano superi i 15
anni di età.
Il calo della meccanizzazione è un fenomeno nazionale: nel 2024, il mercato dei trattori in Italia
ha toccato il minimo storico dal 1952, con 15.448 immatricolazioni e una flessione del 12,3%
rispetto al 2023. In controtendenza, il mercato dell’usato è cresciuto dell’8%, ma senza
contribuire realmente al rinnovamento del parco mezzi.

Tuttavia, circa il 70% di queste macchine ha più di 15 anni, segnalando un parco mezzi obsoleto
e meno efficiente, che rischia di frenare la competitività e la sostenibilità del settore agricolo.
Il territorio di Chieti-Pescara non è esente da queste dinamiche: alcune imprese agricole hanno
cessato l’attività nel 2024, ma quelle che restano sono sempre più attente alle scelte
economiche e all’efficienza delle macchine.

“Questo sondaggio ci dice una cosa chiara”, conclude Bomba, “gli agricoltori non sono
fermi. Hanno le idee chiare, vogliono innovare, ma serve un contesto più favorevole. Il
rinnovamento della meccanizzazione può rappresentare un’opportunità concreta, se
supportato con strumenti chiari e alla portata delle imprese.”

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1 In Evidenza - 03 giu 2025

Il Servizio Civile Agricolo è realtà. C’è il Decreto, Cia in alto nella graduatoria

Pubblicato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri. Ora manca solo la comunicazione delle tempistiche per candidature e selezione dei volontari

Il mondo agricolo ha il suo il Servizio Civile Universale ad hoc. Finalmente è stato pubblicato il Decreto (n. 569/2025) con le graduatorie di valutazione dei progetti dedicati, che sanciscono ufficialmente il varo di questa nuova opportunità, annunciata da tempo ma solo ora pronta a concretizzarsi. Cia-Agricoltori Italiani, insieme al suo patronato Inac, ente accreditato al Servizio Civile, è in alto nella graduatoria di selezione con due progetti, che potranno coinvolgere 57 ragazzi in tutt’Italia, di un’età compresa tra i 18 e i 28 anni.

Adesso manca solo la comunicazione delle tempistiche per le candidature dei volontari e, poi, si potrà procedere con le selezioni per requisiti.

Chiaramente, si attende con ansia l’ultimo centimetro dell’iter previsto, per consentire a tanti giovani di avvicinarsi e scoprire un settore pieno di potenzialità, sempre alla ricerca di nuove competenze, anche all’interno del mondo dei servizi e dell’assistenza verso le aziende agricole. I progetti avranno la durata di un anno e i volontari percepiranno un compenso forfettario di 519,47 euro al mese.

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1 In Evidenza - 29 mag 2025

Pesche e nettarine 2025: l’Abruzzo si distingue per qualità e volumi in crescita

La campagna 2025 delle pesche e nettarine si apre con segnali particolarmente positivi dall’Abruzzo, dove si registra un aumento della produzione rispetto allo scorso anno e si registra una maggiore capacità di selezionare il prodotto già in campo, prima dell’immissione sul mercato. Questo consente una gestione più efficiente dell’offerta e garantisce standard qualitativi elevati, in grado di soddisfare sia il mercato interno che quello internazionale.

Le principali aree vocate alla frutticoltura, come la valle del Trigno, stanno confermando l’ottima performance dell’annata: circa il 50% del prodotto viene esportato, con un forte interesse da parte di mercati come Svizzera, Austria e Germania. L’altra metà della produzione viene distribuita con successo sul mercato italiano, segno della solidità della filiera abruzzese e della qualità riconosciuta del prodotto regionale.

“Il comparto ortofrutticolo rappresenta un pilastro per l’agricoltura abruzzese, non solo in termini economici ma anche per l’occupazione e la valorizzazione del territorio”, dichiara Domenico Bomba, presidente CIA Chieti-Pescara, “Quest’anno possiamo contare su una produzione abbondante e di qualità, che dimostra la capacità dei nostri produttori di affrontare le sfide climatiche e di mercato, mantenendo alto il livello dell’offerta. Serve ora un sostegno deciso per rafforzare l’export e la competitività delle nostre imprese.”

A livello nazionale, la stagione 2025 si preannuncia in linea con quella dello scorso anno, con una lieve flessione dei volumi nel Centro-Nord compensata dalla ripresa produttiva nel Sud. La produttività è attesa buona lungo tutto il calendario di raccolta, e finora non sono state segnalate criticità significative.

Grazie all’andamento climatico favorevole, l’offerta di quest’anno presenta un calibro mediamente superiore, un elemento che valorizza ulteriormente la qualità complessiva del prodotto. Le epoche di raccolta si mantengono regolari: in linea con il 2024 al Sud e con un lieve ritardo al Nord, a seconda delle zone. L’Abruzzo si conferma così protagonista di una stagione che, nel complesso, mostra segnali incoraggianti per tutto il comparto nazionale delle drupacee. L’ortofrutta resta uno dei settori chiave del Made in Italy agricolo, su cui continuare a investire in termini di innovazione, aggregazione e promozione internazionale.

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1 In Evidenza - 21 mag 2025

Gaza: Cia, intollerabile affamare un popolo. Ora fermare Netanyahu

Subito dopo il 7 ottobre 2023, il mondo intero si è stretto al popolo israeliano, vittima di un vile attacco da parte della formazione terroristica Hamas. Era prevedibile e anche comprensibile una forte reazione di Israele per liberare gli ostaggi catturati e per difendere i propri cittadini da futuri attacchi. Ma, dopo quasi due anni, ci troviamo nella condizione in cui diventa impossibile distinguere tra la sacrosanta necessità di difesa di Israele e le palesi violazioni del diritto internazionale e dei basilari diritti umani perpetrati dal governo di Benjamin Netanyahu sulla popolazione civile di Gaza. È inaccettabile affamare un popolo, questo scempio va fermato subito. Così Cia-Agricoltori Italiani, in merito al conflitto in atto.

Sia come cittadini che come organizzazione di agricoltori, profondamente impegnati nella tutela del diritto al cibo, non possiamo rimanere in silenzio di fronte alla fame deliberata che oggi colpisce la popolazione civile della Striscia di Gaza -sottolinea Cia-. Milioni di persone, in gran parte bambini, donne e anziani, stanno affrontando una crisi alimentare senza precedenti. Il blocco quasi totale degli approvvigionamenti, il bombardamento delle infrastrutture agricole e la distruzione sistematica di campi, serre, mercati e impianti idrici hanno reso impossibile qualsiasi forma di autosufficienza o di accesso regolare al cibo.

           
Secondo le principali agenzie umanitarie, oggi a Gaza si sta sfiorando il livello più estremo dell’insicurezza alimentare acuta, con il rischio concreto di carestia. Questa non è una conseguenza inevitabile della guerra, ma il risultato diretto di scelte politiche e militari scellerate da parte di Netanyahu, che stanno trasformando il cibo -un diritto fondamentale e inalienabile- in un’arma di pressione e punizione collettiva.

           
Come Cia, condanniamo fermamente ogni guerra e, in particolare, l’uso della fame come strumento di guerra. Il diritto al cibo è sancito dal diritto internazionale e deve essere rispettato in ogni circostanza, anche nei conflitti.

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1 In Evidenza - 21 mag 2025

Vino, l’export tiene, ma cambia il gusto: il consumatore guida la transizione verso bianchi, frizzanti e rosati

Le esportazioni europee di bevande alcoliche tengono il passo e segnano un nuovo traguardo: nel 2024 l’Unione Europea ha esportato prodotti per un valore complessivo di 29,8 miliardi di euro, con un incremento del 10% rispetto al 2019, secondo i dati Eurostat. A trainare il settore è sempre il vino, che rappresenta oltre la metà del totale, ma cambiano le tendenze all’interno del comparto: è il consumatore a dettare le nuove regole del mercato.


Nonostante la stabilità nei volumi complessivi, si registra una forte diversificazione dei prodotti esportati. A crescere sono infatti i vini bianchi, i bianchi frizzanti e i rosati, mentre cala progressivamente la domanda di rossi strutturati, tradizionalmente forti nell’export italiano. Una trasformazione che riflette le nuove preferenze del mercato globale, sempre più orientato verso prodotti più freschi, versatili e in linea con i trend di consumo contemporanei.


“La tenuta dell’export è un segnale positivo, ma dobbiamo leggere con attenzione quello che sta accadendo: il consumatore oggi ha un ruolo centrale e condiziona le scelte produttive”, afferma Domenico Mastrogiovanni, responsabile vitivinicolo di CIA – Agricoltori Italiani, “La domanda si sta orientando verso vini più leggeri, aromatici, adatti a un consumo quotidiano e spesso legati a stili di vita più dinamici. È una sfida e al contempo un’opportunità per le nostre aziende agricole, che devono saper innovare e adattarsi. In uno scenario che vede la Francia mantenere la leadership con 12,1 miliardi di euro di export, l’Italia conferma la propria posizione di rilievo ma dovrà continuare a investire sulla qualità, sulla differenziazione dei prodotti e sulla capacità di intercettare i gusti dei nuovi consumatori internazionali”, continua Mastrogiovanni.


Anche l’Italia, secondo esportatore europeo con 6 miliardi di euro di vendite verso Paesi extra UE (di cui oltre l’80% legato al vino), è pienamente coinvolta in questa evoluzione. Le esportazioni tricolore beneficiano della crescita dei bianchi frizzanti e dei rosati, soprattutto in mercati come Stati Uniti e Regno Unito, che da soli rappresentano quasi la metà dell’intero export UE di bevande alcoliche.


“Il nostro territorio sta rispondendo bene a questa svolta”, commenta Domenico Bomba, presidente di CIA Chieti-Pescara, “Le aziende agricole abruzzesi, in particolare quelle vitivinicole, stanno già puntando su vitigni a bacca bianca e su metodologie di produzione che valorizzano vini più freschi e meno strutturati. Bisogna sostenere questa transizione con politiche mirate, supporto all’innovazione e promozione sui mercati esteri”.

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News Cia Abruzzo

1 In Evidenza - 07 mag 2021

Dl Sostegni: Cia, avanti su cessione credito d’imposta 4.0. Subito soluzione tecnica

Ci sono ancora possibilità per scongiurare l’addio alla cessione del credito d’imposta 4.0. La misura, infatti, potrebbe essere ripresa in nuovi provvedimenti come il Dl Sostegni bis, traguardando le indicazioni della Ragioneria di Stato con una soluzione tecnica idonea. Così Cia-Agricoltori Italiani commenta lo stralcio dal maxiemendamento della misura che avrebbe davvero rappresentato un punto di svolta, e in chiave green, per l’economia delle imprese italiane, comprese quelle agricole. 

La decisione della Ragioneria di Stato -aggiunge Cia- arriva come una doccia fredda e sembrerebbe ormai persa la battaglia se non fosse che, dopo un anno dalla nostra prima proposta nella Legge di Bilancio 2020 e durante i vari provvedimenti da inizio pandemia, si è aperto ora anche un fronte comune sul tema, tra forze sociali e politiche. Cia terrà conto, ovviamente, delle osservazioni della Ragioneria di Stato che ravvisa mancanza di copertura finanziaria, ma allo stesso tempo, come fatto fino ad ora, andrà avanti nel formulare altre proposte in vista dei prossimi provvedimenti. 

“Restiamo fermamente convinti del valore strategico della cessione del credito d’imposta 4.0 -dichiara il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino-. Per il settore agricolo, come per tutti i comparti produttivi, si tratta non solo di un’opportunità cruciale in un momento segnato dalla crisi di liquidità a causa della pandemia, ma anche della strada giusta da percorrere nell’ambito del piano Transizione 4.0 per incentivare gli investimenti in hi-tech e il rinnovo del parco macchine con mezzi più moderni, tecnologici e a bassa emissione CO2, requisiti fondamentali per dare seguito al Green Deal Ue e per ridurre il rischio infortunistico. Senza dimenticare che l’integrazione con l’hi-tech, sostenuta dalla ricerca, è fondamentale per la produzione di cibo fresco e sano e, quindi, nella lotta a fitopatie e cambiamenti climatici”.

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1 In Evidenza - 06 mag 2021

Salute: Cia per la campagna nazionale di sensibilizzazione “Te lo dice la pelle”

Visite dermatologiche di screening gratuite in 15 centri ospedalieri e universitari in tutta Italia. Parte “Te lo dice la pelle”, la campagna nazionale di sensibilizzazione e di screening sul carcinoma squamocellulare cutaneo, una malattia ancora poco conosciuta che rappresenta il 20% dei tumori cutanei non-melanoma.  

Promossa dalla Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle Malattie Sessualmente Trasmesse (SIDeMaST), con il patrocinio di Cia-Agricoltori Italiani e APaIM (Associazione Pazienti Italia Melanoma), l’iniziativa vuole porre l’attenzione sul carcinoma squamocellulare cutaneo, un tumore maligno della pelle che, secondo i dati più recenti, viene diagnosticato ogni anno a circa 19.000 pazienti. In mancanza di un registro nazionale sulla malattia, non è possibile avere un numero preciso di casi ma si evidenzia un’incidenza crescente.

Il carcinoma squamocellulare cutaneo (cSCC) si origina dalla proliferazione di cheratinociti dello strato squamoso dell'epidermide. Si può manifestare come un’escoriazione o un’ulcera che sanguina, senza cicatrizzare, o come un nodulo rosso con una crosta centrale, che può sanguinare spontaneamente o in seguito a grattamento. La lesione, localizzata in sedi fotoesposte come, ad esempio, il volto e il dorso delle mani, può essere dolorosa, crescere nel tempo e non guarisce spontaneamente, né dopo l’applicazione di creme antibiotiche o cortisoniche. Questa patologia interessa maggiormente gli uomini rispetto alle donne, di età superiore ai 50 anni, con fototipo chiaro.

L’esposizione solare eccessiva, l’uso di lampade abbronzanti e la fototerapia rappresentano i fattori di rischio più importanti, come anche l’esposizione cronica ad agenti chimici tossici (e.g. arsenico), la presenza di ferite croniche, ulcere e cicatrici, uno stato di immunosoppressione, l’assunzione di alcuni farmaci ed alcune malattie genetiche.

Il carcinoma squamocellulare cutaneo (cSCC) è un tumore che si presenta soprattutto in età avanzata in seguita all’esposizione prolungata e costante ai raggi solari. Nella maggioranza dei casi le sedi coinvolte sono infatti il volto, il collo, il cuoio capelluto nei soggetti calvi, le orecchie e gli avambracci – afferma la Prof.ssa Ketty Peris, Presidente di SIDeMaST –. Il cSCC è poco conosciuto ma può essere particolarmente aggressivo. La diagnosi precoce è quindi fondamentale per ridurre la mortalità di questo particolare tumore cutaneo non melanoma che, dopo il carcinoma basocellulare, è il secondo per frequenza e il primo per mortalità”.

Se diagnosticato per tempo e nelle forme precoci, infatti, l’asportazione chirurgica è risolutiva e porta alla regressione e alla guarigione nel 95 % dei casi.  Quando però viene diagnosticato in maniera tardiva il CSCC può raggiungere dimensioni troppo ampie e portare allo sviluppo di metastasi diventando avanzato. Per questi pazienti o per i pazienti non candidabili ad operazioni chirurgiche o a radioterapia la sopravvivenza media senza altri tipi di cure è di circa 12 mesi.

 

“Il patrocinio della nostra organizzazione a questa campagna di sensibilizzazione è molto sentito e voluto -dichiara il Presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino-. Come categoria siamo particolarmente esposti al rischio di questo tipo di tumore, legato all’esposizione prolungata e continua ai raggi solari, che è scontata e naturale per chi lavora la terra e coltiva i campi”. Quindi, aggiunge Scanavino, “da grandi a piccole azioni, anche il mondo agricolo vuole avere un ruolo chiave nell’importante campagna ‘Te lo dice la pelle’ per sensibilizzare a corretti stili di vita e, soprattutto, alle diagnosi precoce”. Oggi più che mai, “occorre alzare il livello di attenzione sul ruolo della prevenzione come stile di vita. Serve un cambio di mentalità, investendo nella salute, ovvero nella medicina diagnostica, territoriale e terapeutica -conclude il presidente Cia-. Possiamo fare moltissimo per scongiurare i rischi e vivere meglio”.

 

Monica Forchetta, Presidente di APaIM insiste sull’importanza della prevenzione e afferma: "Il carcinoma squamocellulare cutaneo è un tumore che nella sua fase avanzata è molto invasivo e potenzialmente deturpante. Oggi abbiamo a disposizione una metodica non invasiva, che permette allo specialista di riconoscerlo in una fase precoce così che possa essere guarito attraverso un approccio chirurgico”. Quindi, aggiunge Monica Forchetta “per questo motivo è fondamentale sottoporsi a una visita dermatologica, per poter intervenire in maniera tempestiva e scongiurare gli effetti devastanti che esso comporta. La visita dermatologica è la prima arma che abbiamo per sconfiggerlo".

Le visite si svolgeranno sabato 22 maggio, sabato 29 maggio e sabato 19 giugno, esclusivamente su prenotazione contattando il numero 345 7686815 dal lunedì al venerdì dalle ore 9,00 alle ore 13,00.

Le tappe della Campagna:

Sabato 22 Maggio: Roma, Napoli, Ortona

Sabato 29 Maggio: Brescia, Bologna, Firenze, Siena, Roma, L’Aquila, Catania, Cagliari

Sabato 19 Giugno: Trieste, Milano

Mercoledì 30 giugno: Bari

Al fine di tutelare la salute dei pazienti e del personale medico delle strutture ospedaliere, tutte le visite saranno effettuate in totale sicurezza, in ottemperanza alle misure di prevenzione igienico-sanitarie legate all’emergenza Covid-19.

Per ulteriori informazioni: www.telodicelapelle.it

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1 In Evidenza - 05 mag 2021

Dl Sostegni: Cia, bene svolta agricola in cessione credito d’imposta 4.0

Il settore agricolo intravede finalmente l’opportunità di usufruire appieno del credito d’imposta 4.0. Una conquista importante per l’agricoltura che sollecita da tempo sostegno agli investimenti hi-tech e per il rinnovo del parco macchine ultraventennale, requisiti fondamentali per dare seguito al Green Deal Ue. Così Cia-Agricoltori Italiani soddisfatta dell’ok da parte delle Commissioni riunite Bilancio e Finanze del Senato all’emendamento nel Dl Sostegni sulla cessione del credito. Una vittoria per tutte le imprese italiane e per Cia, intervenuta con proposte concrete sin dalla legge di Bilancio 2020 e durante i vari provvedimenti da inizio pandemia. 

Dunque, spiega Cia, la positiva approvazione delle Commissioni, apre alla possibilità per le imprese, comprese quelle agricole, che investono in innovazione nell’ambito del piano Transizione 4.0, di cedere il relativo credito d’imposta direttamente al fornitore dei beni o ad altri soggetti, tra i quali gli istituti creditizi e gli intermediari finanziari. 

Nel dettaglio, a partire dalla legge di Bilancio 2020, Cia ha sostenuto con specifiche proposte emendative, la necessità di consentire alle imprese non solo di scontare il credito in compensazione con imposte e contributi a debito, ma anche di poterlo cedere in modo da creare un sistema virtuoso e ancor più incentivante, a beneficio non soltanto del settore agricolo, ma di tutta la filiera della produzione di macchine e di attrezzature innovative.

Per Cia, si concretizza così per il comparto agricolo, l’occasione importante di una reale transizione ecologica, con le imprese incentivate dalla misura 4.0 e della cessione del credito, al rinnovo dei mezzi con macchine più moderne, tecnologiche e a bassa emissione C02, in linea da una parte con le sfide ambientali Ue, dall’altra con l’urgenza di ridurre il rischio infortunistico o quello derivante dallo svolgimento di operazioni manuali. Senza dimenticare che l’integrazione con l’hi-tech, sostenuta dal contribuito della ricerca scientifica, resta cruciale nella produzione di cibo fresco e sano e, quindi, nella lotta alle fitopatie e ai cambiamenti climatici.

“L’approvazione di questo emendamento -commenta il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino- arriva a tonificare l’attività delle imprese e premia la visione e la tenacia dell’organizzazione che da sempre considera il tema dell’innovazione di grande rilevanza strategica. Innovazione che non vuol dire solo robotica e digitale -aggiunge Scanavino- ma anche, e prima di tutto, risolvere il problema dei macchinari obsoleti, attraverso una programmazione pluriennale che ci attendiamo venga agevolata dai provvedimenti attuativi del PNRR”. 

“Infine -conclude Scanavino- in un momento segnato dalla crisi di liquidità per le aziende a causa della pandemia, la cessione del credito d'imposta favorisce lo sviluppo economico dell'intera filiera agroalimentare in un’ottica di rilancio del Paese. Permetterà all'agricoltura di giocare un ruolo da protagonista nel post Covid e nella sfida green Ue. Dopo l'approvazione da parte delle Commissioni referenti, attendiamo un rapido e risolutivo passaggio nelle Aule parlamentari di Senato prima e Camera successivamente”

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1 In Evidenza - 30 apr 2021

Ogm: Cia, bene apertura Ue a genome editing indispensabile per transizione green

Le nuove biotecnologie agrarie non hanno nulla a che vedere con gli Ogm e sono un importante passo in avanti dell’ingegneria genetica. Cia-Agricoltori Italiani commenta con favore il risultato storico dello studio della Commissione Ue sulle nuove tecniche di modificazione del genoma –genome editing-, che porteranno a nuovo quadro giuridico indispensabile alla transizione green del settore agricolo, come definito dalla strategia Farm to Fork.

Con un appoggio rigorosamente scientifico, lo studio ribalta le conclusioni della Corte di Giustizia Europea del luglio 2018, che equiparavano le varietà ottenute con le più innovative tecnologie di miglioramento genetico agli Ogm tradizionali. La sentenza vincolava, dunque, le nuove biotecnologie alla legislazione obsoleta che norma gli Organismi geneticamente modificati, impedendo, di fatto, al settore rurale di affrontare con tempestività le sfide del mercato globale e di realizzare gli obiettivi di sostenibilità tracciati dal Green Deal.

 “Il genome editing –dichiara il presidente Cia, Dino Scanavino- non presuppone inserimento di Dna estraneo mediante geni provenienti da altre specie. Si opera, infatti, internamente al Dna della pianta, che rimane immutato e assicura la continuità delle caratteristiche dei nostri prodotti, garantendo anche l'aumento delle rese, insieme alla riduzione dell'impatto dei prodotti chimici e al risparmio di risorse idriche”.

Le nuove biotecnologie premiate nel 2020 col Nobel della chimica, arrivano, infatti, a perfezionare il corredo genetico delle piante in maniera simile a quanto avviene in natura, ma con maggior precisione e rapidità, oltre ad avere il vantaggio di essere poco costose e di potersi facilmente adattare alle tante tipicità dei nostri territori.

“L’agricoltura non può fare a meno del miglioramento genetico, che ha da sempre accompagnato la sua storia mediante le tecniche tradizionali di incrocio e innovazione varietale –ha spiegato Scanavino-. Oggi abbiamo bisogno di ulteriore miglioramento per adattare le nostre colture a un contesto ambientale trasformato dal cambiamento climatico e minacciato dalla Xylella e dai patogeni fungini che attaccano la vite”.

“Un ultimo aspetto, riguarda la gestione di queste innovazioni –conclude Scanavino-. Non possiamo permetterci che il miglioramento genetico sia gestito solo da multinazionali lontane dalle esigenze reali del mondo agricolo. Dobbiamo, dunque, promuovere tutti gli strumenti che possano sviluppare nuove relazioni tra pubblico e privato e interazioni più strette tra mondo dell’impresa e mondo della ricerca”.

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1 In Evidenza - 30 apr 2021

Cibo: Cia al Dialogo Nazionale, uniti per sistema alimentare più sostenibile

Lavorare tutti insieme per cambiare il modo in cui il mondo produce, consuma e pensa al cibo. Perché trasformare i sistemi alimentari globali in un’ottica più sostenibile, sana ed equa, resiliente e senza sprechi, rappresenta uno degli strumenti più potenti per cambiare rotta e compiere progressi decisivi al raggiungimento dei 17 Obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu. A partire dall’obiettivo “Fame Zero”, in una società dove ancora 690 milioni di persone sono denutrite e in cui la promozione dell’agricoltura sostenibile può fare davvero la differenza, per uscire dalla povertà e creare nuova occupazione, visto che fornisce mezzi di sussistenza al 40% della popolazione mondiale. Così Cia-Agricoltori Italiani, che oggi ha partecipato al Dialogo Nazionale “La cultura del cibo in un sistema alimentare sostenibile”, promosso dal Ministero degli Affari Esteri con il Mipaaf, in preparazione del Vertice sui Sistemi Alimentari convocato dalle Nazioni Unite a fine luglio a Roma.

Nell’occasione, è stato presentato il documento “Uniti nel cibo”, che Cia ha contribuito a redigere, con le altre associazioni di categoria, nell’ambito del gruppo di lavoro per il Dialogo Nazionale coordinato dal professor Angelo Riccaboni. Un decalogo delle esperienze e degli impegni delle imprese agroalimentari italiane “per la sostenibilità ambientale, sociale ed economica” che vuole rappresentare il contributo responsabile del settore al prossimo Food Systems Summit.

            Si va dall’impegno “a continuare nell’implementazione di processi produttivi attenti alla salvaguardia dell’ambiente, del suolo e della qualità dell’aria, alla protezione della biodiversità, al benessere animale, all’uso responsabile e sostenibile delle risorse idriche e alla riduzione degli sprechi e degli scarti” a quello di “contribuire all’educazione alimentare della popolazione e a una maggiore diffusione di regimi alimentari e stili di vita sani, basati sui principi della Dieta Mediterranea, garantendo l’accesso a prodotti salubri e nutrienti, frutto di attività produttive sostenibili e tracciate” e optando per “sistemi di etichettatura che puntino a fornire al consumatore informazioni chiare e corrette” piuttosto che “basati su soluzioni semplicistiche e fuorvianti”.

Poi ancora, le imprese agroalimentari italiane si impegnano a “valorizzare la ‘buona cittadinanza d’impresa’, promuovendo relazioni positive con le comunità e i territori” così come “ad adottare, all’interno della filiera, ogni strumento utile per garantire il rispetto della sostenibilità sociale e ambientale, la tutela dei diritti dei lavoratori e un equo ritorno economico per i diversi operatori”. E poi ancora ad “integrare i principi della sostenibilità nelle strategie e nelle politiche aziendali, in una prospettiva che concili la redditività di medio-lungo termine con l’attenzione all’ambiente” anche grazie all’utilizzo “dell’innovazione tecnologica, organizzativa e sociale”, alla “valorizzazione delle buone pratiche” e a “più strette collaborazioni tra le imprese, le università, gli enti di ricerca”.

Infine, nel documento ci sono gli impegni ad “adottare meccanismi di valutazione intermedi inerenti al grado di perseguimento degli obiettivi dell’Agenda 2030”; a “promuovere percorsi di formazione, aggiornamento e apprendimento” riguardo ai temi della sostenibilità e alle necessarie competenze tecnologiche e digitali e, soprattutto, “a rafforzare le reti e alleanze tra produttori, trasformatori, distribuzione commerciale e consumatori, con l’obiettivo di massimizzare la resilienza del settore agroalimentare, in termini di sicurezza alimentare e garanzia degli approvvigionamenti, anche in una prospettiva internazionale e con particolare riguardo agli operatori più vulnerabili ed esposti ai rischi e alla volatilità dei mercati”.

Insomma, “uno sforzo collettivo”, di cui Cia fa parte, per pratiche aziendali e di filiera sempre più virtuose, “che consentano di conciliare il perseguimento degli Obiettivi di sostenibilità sociale ed ambientale con le condizioni di equilibrio economico”.

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1 CAF Informa - 29 apr 2021

Pillole fiscali: i più recenti esoneri contributivi

Il cosiddetto Decreto Ristori aveva disposto le seguenti misure:

● la previsione dell’esonero – in favore delle aziende appartenenti alle filiere agricole, della pesca e dell’acquacoltura, nonché agli imprenditori agricoli professionali, ai coltivatori diretti, ai mezzadri e ai coloni – dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali, con esclusione dei premi e contributi dovuti all’INAIL, per la quota a carico dei datori di lavoro per la mensilità relativa a novembre 2020; la previsione, in favore dei medesimi soggetti di cui sopra, dell’esonero dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali, con esclusione dei premi e contributi dovuti all’INAIL, per la quota a carico dei datori di lavoro per la mensilità relativa al mese di dicembre 2020, che svolgano attività identificate dai codici ATECO di cui all’Allegato 3 dello stesso decreto (art. 16-bis).

Proprio in relazione alle disposizioni recate dai suddetti articoli 16 e 16-bis del Decreto Ristori, è intervenuto l’art. 10, comma 6, del decreto legge n. 183 del 2020, il cosiddetto Proroga Termini, il quale ha sospeso, per gli agricoltori beneficiari del citato esonero contributivo per i mesi di novembre e dicembre 2020, il pagamento della rata in scadenza il 16 gennaio 2021, fino alla comunicazione, da parte dell’ente previdenziale, degli importi contributivi da versare e comunque non oltre il 16 febbraio 2021.

Infine la Legge di Bilancio per l’anno di imposta 2021 (legge n. 178 del 2020) ha previsto l’esonero contributivo in favore dei coltivatori diretti e imprenditori agricoli, con età inferiore a 40 anni, dal versamento del 100% dell’accredito contributivo presso l’assicurazione generale obbligatoria per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti per un periodo di 24 mesi, con riferimento alle nuove iscrizioni nella previdenza agricola effettuate tra il 1° gennaio 2021 e il 31 dicembre 2021.


(Fonte: leggiillustrate.it)

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