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In Evidenza - 28 lug 2021
Pre-summit Onu: Cia, agricoltura garante della sicurezza alimentare globale
L’agricoltura italiana si candida a essere garante della sicurezza alimentare globale. Si tratta di un impegno che gli operatori del settore riconoscono con responsabilità da sempre e di cui la pandemia ha finito per farne emergerne valore e centralità. Crisi sanitaria, alimentare ed economica da una parte e impulso alla transizione green dall’altra, richiedono ora alle imprese agricole uno sforzo collettivo che va sostenuto, come nelle parole del premier Mario Draghi, da “un aumento dell’accesso al credito soprattutto per i piccoli agricoltori”. Così Cia-Agricoltori Italiani, dopo la giornata inaugurale del pre-summit Onu sui Sistemi alimentari, a Roma nella sede della Fao fino al 28 luglio, e ricordando le sue priorità, parte del documento “Uniti nel cibo” decalogo delle organizzazioni di categoria per il Food System Summit 2021.
Il summit del prossimo settembre a New York -sottolinea Cia- ci attende con proposte concrete e univoche, realizzabili e dai risultati certi nel breve e lungo periodo. Dunque, la tre giorni italiana deve essere in grado di fare sintesi dei contribuiti raccolti dai gruppi di lavoro e di cui anche Cia ha fatto parte negli ultimi mesi portando il suo contributo in vista del vertice Onu. Serve, ora, dare forma a una preview sfidante delle azioni necessarie a combattere la povertà alimentare, aggravata dalla pandemia, dal conseguente aumento dei prezzi mondiali dei prodotti alimentari, dalla riduzione degli scambi commerciali e dalla corsa all’approvvigionamento.
Lavorare tutti insieme per cambiare il modo in cui il mondo produce, consuma e pensa al cibo trova forza nel riconoscimento dell’operato degli agricoltori e nuovo input nel pre-summit di Roma, giro di boa cruciale per trasformare i sistemi alimentari globali in un’ottica più sostenibile, sana ed equa, resiliente e senza sprechi. Strumento tra i più potenti per cambiare rotta, frenare il dilagare della malnutrizione che, con il Covid, finirà per coinvolgere oltre 800 milioni di persone e compiere progressi decisivi al raggiungimento dei 17 Obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu.
Dunque, per Cia, la strada da percorrere passa per priorità come la centralità degli agricoltori nei sistemi alimentari; la sostenibilità economica base solida per assicurare quella ambientale e sociale; la garanzia di reddito per gli imprenditori e investimenti importanti in ricerca e innovazione tecnologica, big data, meccanizzazione e digitale per l’agricoltura; biocontrollo e riduzione delle perdite agroalimentari nei vari passaggi della filiera agricola dalla produzione alla distribuzione.
Secondo Cia, serve, inoltre, incrementare il recupero delle eccedenze di cibo per migliorarne la distribuzione e l’accesso, favorire la prevenzione dello spreco alimentare a livello domestico e fuori casa, promuovere l’adozione di un’alimentazione sana e sostenibile di cui è modello esemplare la Dieta mediterranea per garantire l'accesso al cibo salubre per tutti e tutelare le fasce di popolazione impoverite dalla pandemia. E ancora: occorre privilegiare sistemi di etichettatura che puntino a fornire al consumatore informazioni chiare e corrette, non basati su soluzioni semplicistiche e fuorvianti; rilanciare una migliore organizzazione delle relazioni di filiera, soprattutto di prodotti deperibili come l’ortofrutta, allargandole al sistema dei trasporti e della logistica; puntare sugli accordi interprofessionali per il contrasto delle perdite e su interventi economici e organizzativi in grado di esaltare la capacità della buona agricoltura.
Infine, la Food Coalition promossa dall’Italia, e che oggi conta oltre 40 Paesi, può contare sul contributo degli agricoltori di Cia che dal 2019 hanno promosso tavoli di lavoro tra organizzazioni e istituzioni sul territorio e nazionali, intorno al progetto “Il Paese che Vogliamo” per il rilancio dell’Italia puntando su aree interne e rurali, cuore della penisola che ancora manca di quell’ammodernamento infrastrutturale necessario ad assicurare a tutti servizi essenziali adeguati.
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In Evidenza - 28 lug 2021
Al via la campagna social Cia con gli ambasciatori dell’ortofrutta sostenibile
Dodici volti e storie di agricoltori per altrettanti video che raccontano i processi sostenibili nella produzione di frutta e verdura salutare e sicura. Al via oggi, in occasione del Pre-Summit Onu sui sistemi alimentari la campagna di comunicazione Cia-Agricoltori Italiani che celebra sui canali social il 2021 Anno Internazionale della Frutta e Verdura, promosso dallo Fao e sancito da una risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della frutta e della verdura nell'alimentazione quotidiana. Nei video la narrazione diretta dell'imprenditore agricolo, che dall’azienda racconta al consumatore le pratiche virtuose di tanti giovani e donne impegnati nel settore dell’ortofrutta tricolore. Le 12 storie attraversano l’Italia da nord a sud e valorizzano la parità di genere, dando risalto in ogni video a un ortaggio o un frutto, con una programmazione sui social che segue il calendario stagionale della raccolta.
La campagna ha per focus l’innovazione e il miglioramento delle tecnologie fondamentali per aumentare l'efficienza e la produttività del comparto, riducendo perdite e sprechi. Queste best practice giocano un ruolo importante nella promozione della sostenibilità ambientale: dall’adattamento al cambiamento climatico, alla tutela della biodiversità e la corretta gestione delle risorse idriche. I miglioramenti possono variare da semplici tecnologie a livello aziendale a pratiche digitali più sofisticate, con innovazioni che aiutano a garantire la sicurezza e qualità dei prodotti freschi lungo la filiera. Come dichiarato da Fao, l’Anno Internazionale della Frutta e della Verdura 2021, vuole da un lato stimolare il consumo di frutta e verdura e dall’altro evidenziare come le catene di valore sostenibili e inclusive possono contribuire ad aumentare la produzione, a migliorare la disponibilità, la salubrità, l’accessibilità economica e la parità di accesso alla frutta e alla verdura, al fine di promuovere la sostenibilità economica, sociale e ambientale.
Cia ricorda come l’ortofrutta italiana sia la vera superstar dell’agricoltura nazionale. Rappresenta il 25,5% della produzione per un valore di 15 miliardi, interessa una superficie di 1,2 milioni di ettari, coinvolge circa 300mila aziende e sta reggendo all’urto della pandemia, nonostante le difficoltà gestionali, con picchi di vendite del +13% registrati durante il lockdown e acquisti stabili lungo tutto il 2020. “Il settore agroalimentare–ha dichiarato il presidente Cia, Dino Scanavino- è chiamato ora a raccogliere le sfide importanti del Green Deal, per permettere quegli interventi necessari a recuperare il gap di competitività con i competitor stranieri. Le opportunità offerte dal Recovery Plan e dalla Pac potranno, infatti, stimolare gli agricoltori a cogliere la crescente domanda di ortofrutta”. Il Covid ha, infatti, amplificato l’interesse verso una sana alimentazione, con il 57% degli italiani che consuma frutta e verdura perché “fa bene” alla salute e il suo consumo è universalmente riconosciuto come parte essenziale di una dieta equilibrata. Con 25 milioni di persone obese o in sovrappeso nel Paese -di cui il 25% bambini e adolescenti- è sempre più importante inserire frutta e verdura nel carrello della spesa, con un occhio attento alle caratteristiche del processo produttivo per il 55% delle famiglie (origine italiana, tracciabilità, prodotto locale e/o biologico) e alla stagionalità per il 43%.
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In Evidenza - 21 lug 2021
Ortofrutta: Cia, attivare risorse aggiuntive straordinarie. Pesano i danni delle gelate
Per risollevare il settore ortofrutticolo, ancora in ginocchio per le gelate tardive di primavera e causa di danni per oltre 800 milioni, occorre attivare risorse aggiuntive straordinarie. La dotazione di 160 milioni prevista nel Dl Sostegni bis è, infatti, di gran lunga insufficiente. Cia-Agricoltori Italiani partecipa al tavolo nazionale dell’ortofrutta e riporta al centro del dibattito l’impatto dei cambiamenti climatici sulla sostenibilità economica, ambientale e sociale delle imprese del settore. Affrontare subito questa crisi serve anche a cogliere le opportunità di PNRR e Pac.
Per Cia, infatti, che sottolinea nuovamente come l’agricoltura tutta, sin dall'inizio della pandemia, abbia sempre garantito continuità a produzione e approvvigionamento; il settore ortofrutticolo è ancora alle prese con un’escalation di difficoltà che la coinvolgono da tempo e su più fronti. Ha fatto i conti con carenza di manodopera straniera in periodi cruciali per la gestione colturale e costi più elevati di produzione, post raccolta e logistica, per i dispositivi di protezione e sanificazione, distanze nei luoghi di raccolta, lavorazione e trasporto.
Settore chiave del Made in Italy -precisa Cia- incide per il 20% sull’agroalimentare con 1,2 milioni di ettari coltivati a frutta e verdura per 300 mila aziende coinvolte e un valore di 15 miliardi di euro, ma continua a essere considerato di serie B, senza agevolazioni previste dal Dl Rilancio ed escluso, per molto tempo, da interventi di decontribuzione previdenziale. Negli ultimi anni, ha pagato un prezzo alto per difficoltà operative e organizzative straordinarie, ma ha beneficiato solo di modestissimi interventi in termini di flessibilità, non godendo neanche di ristori adeguati. La pandemia, si è solo che innestata su una situazione economica critica dovuta a due anni di forti gelate, problemi fitosanitari come quelli causati dalla cimice asiatica e l’inasprirsi della competizione internazionale.
Da parte di Cia, dunque, l’appello perché su questi temi venga data ai produttori ortofrutticoli, risposta immediata e commisurata alla drammaticità del momento, guardando anche al perdurare dell’emergenza sanitaria per il Covid. Diversamente le aziende del settore, italiane ed europee, non saranno in condizione di cogliere le sfide del PNRR, essenziale, per esempio, sul fronte della logistica con l’Italia al 19° posto per infrastrutture e costi discutibili dell’autotrasporto su cui viaggia il 90% dell’ortofrutta, pari a 0,43 euro per chilometro in Italia, quasi il doppio rispetto ai competitor tedeschi (0,30 euro) e spagnoli (0,28 euro).
“Occorre lavorare sugli indennizzi e attivare tutte le soluzioni disponibili, anche a livello Ue -è intervenuto Cristiano Fini, della giunta nazionale di Cia-. Chiediamo l'attivazione di risorse aggiuntive straordinarie e interventi specifici dando seguito all'articolo 221 del regolamento 1308/2013, come già avvenuto in altre situazioni particolari. Inoltre -ha specificato- si acceleri con l'attuazione del Fondo Filiere di 150 milioni previsto in Legge di Bilancio e incrementato con il Decreto Sostegni per dare adeguata riserva finanziaria al settore.
Serve una strategia organica e coordinata -ha aggiunto- che metta a sistema le necessità del settore e le affronti con le risorse e le misure programmatorie esistenti, dalla futura Pac con nuovi strumenti di gestione del rischio, all’Ocm ortofrutta fino al PNRR, promuovendo la competitività e sostenendo gli investimenti e il trasferimento dell'innovazione per il miglioramento genetico e le nuove varietà, per più tecnologia e meccanizzazione avanzata, tecniche alternative per prevenzione e gestione fitopatie, utilizzo di energie rinnovabili e sistemi di irrigazioni a risparmio idrico, gestione dei residui virtuosa e circolare, post-raccolta, packaging riutilizzabile/riciclabile e valorizzazione degli scarti. Scongiuriamo -ha concluso Fini- il rischio reale di sradicamento degli impianti e di abbandono della coltivazione che purtroppo stiamo già registrando”.
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In Evidenza - 21 lug 2021
Abruzzo, emergenza cinghiali: la protesta degli agricoltori in Regione
Protestano gli agricoltori di Cia Abruzzo davanti al consiglio regionale de L’Aquila contro l’invasione dei cinghiali.
Prevedere la possibilità di istituire personale ausiliario, adeguatamente formato e munito di licenza di caccia, per essere impiegato dalle autorità competenti in convenzione, da affiancare alla polizia provinciale e alle guardie venatorie che, in Abruzzo, rappresentano un numero esiguo.
È questo quello che la confederazione aveva chiesto nella modifica dell’art. 44 della legge regionale 10/04 nei punti in cui disciplina il controllo della fauna selvatica e che oggi reclama con questa mobilitazione. Una richiesta avanzata dal mese di febbraio, ben prima che iniziassero i danni a colture foraggere e cereali.
“Le attività di gestione e controllo non possono essere lasciate solo in capo ai cacciatori, che comunque hanno in questo modo la possibilità di esprimere la funzione sociale di quella che rimane una attività hobbistica e sportiva”, dichiara il presidente Cia Abruzzo Mauro Di Zio.
“Resta fondamentale condividere strategie e piani di contenimento, elaborati su basi scientifiche e su dati, georeferenziati, di danni alle colture e agli incidenti stradali, tra tutti i gestori del territorio, parchi e riserve compresi. A ciascuno la responsabilità di usare i mezzi ritenuti più idonei per raggiungere l'obiettivo, compreso le gabbie di cattura.
Bisogna intervenire con azioni sinergiche e immediate, non dare la possibilità agli animali selvatici di riprodursi, impossessandosi del territorio e creando danni alle colture ormai incalcolabili”, continua Di Zio, “Occorre anche che i risarcimenti siano pieni, vale a dire commisurati all’entità effettiva dei danni (modifica legge 157/92). Sono anni che Cia Agricoltori si batte per ottenere provvedimenti di contenimento della fauna selvatica, purtroppo nessuna istituzione, al di là delle rassicurazioni formali, ha ancora messo in pratica interventi concreti. Non è più tempo di assistere passivamente alla disperazione di agricoltori e allevatori nei campi, o alla macabra e terrificante contabilità di morti e feriti gravi sulle strade”, conclude Di Zio, “così come non si può aspettare con le dita incrociate, senza mettere in campo politiche di prevenzione,sperando che non arrivi da noi quella Peste Suina Africana, diffusa dai cinghiali, che anche poco oltre i nostri confini nazionali ha messo in ginocchio l'intero comparto suinicolo”.
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In Evidenza - 16 lug 2021
Carni bianche: Cia-Unaitalia insieme per un confronto sulla filiera avicunicola italiana
Creare le condizioni per cogliere le opportunità offerte dal Pnrr e rispondere con successo alle sfide della transizione ecologica, contrastando le fake news che spesso criminalizzano uno dei segmenti più dinamici della nostra zootecnia. Sono questi i temi principali discussi nell’incontro a Roma fra il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino e Antonio Forlini, da poco confermato al suo secondo mandato in Unaitalia, l’associazione di categoria che tutela e promuove la filiera avicunicola nazionale. Presenti all’incontro anche Gianmichele Passarini, responsabile del settore zootecnico nella Giunta nazionale Cia e le Dg delle due associazioni: Claudia Merlino (Cia) e Lara Sanfrancesco (Unaitalia).
“Le risorse del Pnrr aprono a una fase nuova di rilancio del Paese e rappresentano una grande occasione anche per la nostra filiera avicunicola –ha dichiarato Scanavino-. In particolare, gli interventi relativi alla rivoluzione verde e alla transizione ecologica consentiranno di migliorare i sistemi produttivi e permetteranno al sistema zootecnico di spingere sul pedale dell'innovazione tecnologica, puntando sulla sostenibilità ambientale, che è già da molti anni un obiettivo primario del comparto”. Sarà, dunque, strategico l’investimento nelle nuove tecnologie, che rendano autosufficiente dal punto di vista energetico il settore, riducendo l’impatto ambientale e offrendo una maggior garanzia di benessere animale.
Altra parola chiave dell’incontro è stata la competitività. Per Scanavino sarà, infatti, importante attivare sinergie tra tutti gli attori del sistema e i soggetti istituzionali per sviluppare piani strategici di sviluppo che rendano sempre più concorrenziale la filiera avicunicola e la tutelino dall’importazione indiscriminata di materia prima meno sostenibile extra-Ue, che metterebbe a rischio non solo l’autosufficienza dell’avicoltura italiana, ma l’intera zootecnia italiana.
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In Evidenza - 13 lug 2021
Biologico: Cia, i 20 anni di Anabio per un’agricoltura più green e innovativa
La definizione del Piano strategico nazionale della Pac 2023-2027 e il Regolamento transitorio fino al 31 dicembre 2022, il ruolo del biologico negli Ecoschemi e il rafforzamento del settore per la sua crescita in termini di superficie coltivata, ricerca e innovazione. Questi gli ambiti d’azione per rendere l’agricoltura vera protagonista, con il biologico in testa, della transizione ecologia europea. Questi gli asset strategici su cui capitalizzare trent’anni di attività dall’emanazione del primo Reg.CE sul biologico (2092/91) e centrali nella riflessione, in prospettiva, a vent’anni dalla nascita di Anabio, l’Associazione per la promozione del biologico di Cia-Agricoltori Italiani che, in occasione della sua Assemblea annuale, ha fissato le priorità per il settore.
Guarda all’Europa, Anabio-Cia, quale cruciale terreno di sviluppo di un settore, il biologico, che solo in Italia conta 2 milioni di ettari coltivati, impegna 80.000 operatori e vale 3,5 miliardi di euro. In primo luogo, con un Piano strategico nazionale della Pac che sappia fornire misure e opportunità in grado di far superare l’eterogeneità dei comportamenti a livello regionale, per ragionare come sistema Paese. In secondo luogo, con il mantenimento dell’agricoltura biologica negli Ecoschemi, per fornire, attraverso il I° e il II° Pilastro della Pac, le risorse necessarie a tutti i produttori bio, con la possibilità di dare impulso ai distretti e alla sperimentazione in aree votate all’agricoltura. E’ fondamentale poi, precisa Anabio-Cia, che al Piano europeo per il promozione del biologico, faccia seguito un Psn che investa nella valorizzazione del settore con progetti agro-ambientali collettivi per incentivare gli agricoltori e iniziative di engagement tra le comunità di cittadini, come nelle mense scolastiche. Tra le priorità, infine, l’attenzione ai mercati in crescita nei Paesi Terzi, il miglioramento del sistema di tracciabilità, l’introduzione della certificazione di gruppo, la raccolta dei dati e un’opportuna dotazione finanziaria da destinare alla ricerca sul campo. Serve adottare l’approccio agroecologico nella sua interdisciplinarità, molto valido per l’agricoltura bio con obiettivo non solo il rendimento produttivo, ma anche la conservazione del suolo e della biodiversità, la sicurezza e la qualità dei prodotti e una migliore promozione di produzione e consumo locale.
Secondo Anabio-Cia, il biologico italiano può cogliere con intelligenza questo straordinario periodo di riforme e investimenti, applicando le innovazioni tecnologiche disponibili e finanziabili dai diversi programmi comunitari e aggiornando anche il metodo di produzione con le recenti acquisizioni in campo agroecologico. Il settore può muoversi, inoltre, verso una crescita ragionata della superficie coltivata, puntando, da una parte, su bio-protezione delle colture, Sistemi di supporto alle decisioni e sementi certificate. Dall’altra, sollecitando un'analisi d'impatto da parte della Commissione Ue e dell'Italia per capire gli effetti di un aumento della produzione biologica su agricoltura totale, tenuta delle aziende del settore e, infine, sui cittadini/consumatori.
“Come raccontano i primi 20 anni di Anabio -ha dichiarato il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino- il nostro compito, attraverso l’Associazione, sarà sempre quello di migliorare la capacità di accesso dei produttori biologici ai finanziamenti disponibili sia a livello Ue che nazionale, oltre il consolidamento dell’importante ruolo di rappresentanza costruito nel tempo con le istituzioni, a tutela e valorizzazione del settore e dei suoi protagonisti. Infine -ha concluso Scanavino- la transizione ecologica che ci attende, richiede anche per il settore bio, l’attivazione di una cabina di regia, al fine di assicurare continuità e integrazione a livello locale, regionale, nazionale e comunitario. Cia resta pronta a fornire, anche in questo caso, il suo contributo”.
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