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1 In Evidenza - 23 dic 2025

Natale 2025, cresce la spesa per prodotti locali e agriturismi, ma il reddito agricolo resta in crisi

Il Natale 2025 arriva in un contesto economico complesso, segnato da un aumento generalizzato dei prezzi che pesa sulle famiglie e sulle imprese. La spesa natalizia cresce in media tra il 6 e l’8% rispetto allo scorso anno, ma non perché si compri di più: si spende di più per acquistare le stesse quantità. A incidere sono soprattutto i rincari energetici, logistici e dei servizi, mentre il reddito reale dei cittadini continua a ridursi.

In questo scenario, però, c’è un aspetto che continua a essere sottovalutato: l’aumento dei prezzi al consumo non genera reddito per gli agricoltori. “Il problema è evidente”, dichiara il Presidente CIA Chieti-Pescara Domenico Bomba, “mentre tutto aumenta, chi produce cibo resta sempre l’anello debole. Non è più accettabile che i costi e i rincari siano scaricati su famiglie e imprese agricole”.

Nelle province di Chieti e Pescara operano complessivamente circa 20.000 aziende agricole, quasi la metà del totale regionale. Nel solo Chietino si contano oltre 14.000 imprese agricole, mentre nel Pescarese sono circa 6.000, in gran parte aziende di piccola e media dimensione. “Questi numeri raccontano il peso del nostro tessuto produttivo”, sottolinea Bomba, “e spiegano perché ogni aumento di costo diventa un problema reale per migliaia di famiglie e comunità”.

Da mesi assistiamo a un paradosso evidente: i prezzi al consumo aumentano, ma il reddito degli agricoltori resta fermo o addirittura diminuisce. “Non sono i produttori a speculare”, aggiunge Bomba. “Gli aumenti si concentrano lungo la filiera, mentre chi coltiva, alleva o trasforma continua a stringere i denti per garantire qualità e disponibilità”.

Nel periodo natalizio questo squilibrio diventa ancora più evidente. Un olio extravergine abruzzese, un formaggio tipico o un salume artigianale venduti direttamente in azienda mantengono prezzi stabili, offrendo qualità, tracciabilità e sicurezza alimentare. “Quando gli stessi prodotti raddoppiano sugli scaffali”, osserva Bomba, “è chiaro che il valore non arriva a chi lavora nei campi”.

È in questo contesto che nasce la mobilitazione degli agricoltori. “Siamo scesi in piazza perché non è accettabile che chi produce cibo venga lasciato solo”, dichiara il Presidente. “Siamo andati a manifestare a Bruxelles sotto Natale, nel momento simbolicamente più delicato dell’anno, per chiedere che il sistema smetta di far pagare la crisi sempre agli stessi”.

Eppure, anche dentro uno scenario difficile, emerge un segnale positivo: cresce la scelta consapevole dei prodotti agricoli locali e della vendita diretta. In Abruzzo, secondo le prime stime del settore, oltre una famiglia su due ha acquistato almeno un prodotto natalizio direttamente da aziende agricole, mercati contadini o agriturismi. “Questa è la prova che i cittadini comprendono il valore di una filiera equa”, commenta Bomba, “e che il mercato può premiare chi produce bene e mantiene il territorio”.

Le festività confermano inoltre un’altra tendenza strutturale: l’Abruzzo è sempre più meta di turismo di prossimità. Oltre il 60% dei visitatori sceglie soggiorni brevi, seconde case, agriturismi e borghi interni. “Ogni euro speso nelle aziende locali”, sottolinea Bomba, “resta sul territorio, sostiene lavoro regolare e contribuisce alla tenuta sociale delle aree interne. Non è folklore, è economia reale”.

Il Natale ci dice chiaramente che le filiere corte e la vendita diretta non sono un’alternativa marginale, ma una risposta concreta all’inflazione e alla crisi dei consumi. “Ora servono scelte politiche coerenti”, conclude il Presidente provinciale, “meno burocrazia, infrastrutture adeguate nelle aree rurali, controlli seri sulla filiera e sostegno reale alle aziende agricole che resistono. Difendere il reddito agricolo non è una battaglia di categoria, è una scelta di interesse generale”



Gli agricoltori non chiedono privilegi, ma di non essere l’anello debole di un sistema che funziona solo se è equo. Se oggi sulle tavole abruzzesi arrivano prodotti di qualità, è perché gli agricoltori hanno continuato a produrre nonostante tutto. 

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1 In Evidenza - 22 dic 2025

Agricoltura abruzzese a rischio: CIA lancia l’allarme e chiede interventi urgenti nella Legge di Previsione 2026/28

CIA Abruzzo lancia un allarme sulla situazione del comparto agricolo regionale e chiede alla Regione interventi urgenti nell’ambito della Legge di Previsione delle spese 2026/2028. 

In particolare, CIA Abruzzo sollecita la conferma dei fondi di 7,5 milioni di euro già previsti dall’articolo 24 della legge regionale n. 4/2024 a favore dei viticoltori danneggiati dalla peronospora nel 2023, fondi indispensabili per la sopravvivenza delle aziende vitivinicole, molte delle quali ancora in grave difficoltà economica. 

Parallelamente, l’organizzazione chiede il raddoppio del fondo per i danni da fauna selvatica per il triennio 2026/2028, attualmente considerato insufficiente, al fine di garantire agli agricoltori indennizzi adeguati e la possibilità di recuperare gli investimenti, proseguire la produzione nonostante le perdite causate da cinghiali, caprioli e altre specie e superare l’attuale sistema di rimborso a percentuale, giudicato del tutto insoddisfacente. 

Sul fronte della zootecnia, colpita dalla Lingua Blu nel 2025, CIA Abruzzo richiede l’attivazione immediata di un piano straordinario che preveda indennizzi per le perdite di capi, rimborso delle spese sostenute per vaccini e repellenti e contributi per il ripristino del patrimonio tramite nuovi riproduttori, oltre alla programmazione di una campagna vaccinale coordinata per il 2026, per evitare il collasso del settore e gravi danni all’economia e all’occupazione regionale. 

CIA sollecita inoltre l’istituzione di una piattaforma informatica unica regionale per la filiera agricola, capace di gestire in maniera integrata assegnazione del gasolio agricolo, presentazione della PUA, riconoscimento della qualifica IAP, iscrizioni agli albi specialistici e altri servizi, semplificando gli adempimenti, garantendo trasparenza e riducendo i costi per imprese e Pubblica Amministrazione, allineando l’Abruzzo alle migliori pratiche regionali esistenti. 

“Non possiamo permettere che i nostri agricoltori siano lasciati soli di fronte a emergenze sanitarie e danni continui”, commenta Nicola Sichetti, Presidente di CIA Abruzzo, “È fondamentale che la Regione metta in campo subito risorse concrete: investire nell’agricoltura significa salvaguardare l’economia, proteggere i posti di lavoro e tutelare la vitalità dei nostri territori.” 

CIA Abruzzo sottolinea che l’attuazione di queste misure non è solo urgente, ma strategica per garantire la sostenibilità e la competitività del settore agricolo abruzzese, con effetti positivi sull’intera economia regionale e sul presidio sociale dei territori marginali, e auspica che la Legge di Previsione 2026/2028 preveda i fondi necessari per sostenere concretamente gli agricoltori.

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1 In Evidenza - 20 dic 2025

Cia: anche l’Abruzzo in prima linea a Bruxelles al fianco gli agricoltori europei

Una giornata storica per l’agricoltura europea: oltre 10mila produttori e centinaia di trattori hanno sfilato per le strade di Bruxelles, davanti al Parlamento Ue, per chiedere un futuro sostenibile e competitivo per il settore.

Cia–Agricoltori Italiani era presente in prima linea, con delegazioni da tutta Italia e, in particolare, una folta rappresentanza dall’Abruzzo, che ha voluto ribadire il sostegno agli agricoltori italiani ed europei.

La mobilitazione, sostenuta da oltre 40 organizzazioni agricole dei 27 Stati membri riunite nel Copa-Cogeca, ha lanciato un messaggio chiaro alle istituzioni europee: la riforma della Pac post 2027, così come proposta, è inaccettabile. I produttori hanno chiesto di ascoltare chi ogni giorno garantisce cibo, lavoro e futuro ai territori, denunciando tagli di bilancio, scelte politiche penalizzanti, concorrenza sleale e burocrazia opprimente.

Sul palco di Place du Luxembourg, davanti al Parlamento Ue, il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini, ha sottolineato: “Non accetteremo scelte che indeboliscono il settore. È il momento di cambiare rotta e ascoltare gli agricoltori, il cuore pulsante dell’Europa.”

La partecipazione dell’Abruzzo testimonia l’unità e la determinazione dei territori italiani nel difendere un’agricoltura forte, sostenibile e sicura.

"La nostra presenza dall’Abruzzo a Bruxelles dimostra quanto i nostri agricoltori sentano sulla propria pelle le conseguenze di scelte europee lontane dalla realtà dei territori” – ha dichiarato Nicola Sichetti, presidente di CIA Abruzzo. “La Pac post 2027, così come impostata, rischia di penalizzare in modo particolare le regioni come la nostra, caratterizzate da aree interne, agricoltura familiare e produzioni di qualità. Chiediamo un’Europa che investa davvero in chi presidia il territorio, garantisce sicurezza alimentare e tutela l’ambiente, riducendo burocrazia e concorrenza sleale. Senza agricoltori non c’è futuro né per l’Abruzzo né per l’Europa.

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1 In Evidenza - 20 dic 2025

Cia in piazza a Bruxelles. Agricoltura non si svende, con riforma Pac a rischio 270mila aziende


“Siamo in piazza per dire no a un’Europa che svende l’agricoltura, mette le armi davanti al cibo, compromette la sicurezza alimentare dell’Unione e rischia di far chiudere, solo in Italia, oltre 270mila aziende del settore. È inaccettabile: o arriva una scossa politica forte e un cambio di rotta deciso o si condanna il nostro futuro”. Questo l’appello del presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, dalla grande manifestazione a Bruxelles, con 10mila produttori e centinaia di trattori provenienti da ogni parte del continente.


In prima linea la folta delegazione Cia, riunita sotto lo striscione “Ursula, basta bugie”, con cartelli che parlano chiaro: “Pac post 2027: non è una riforma, è la fine dell’agricoltura”, “Agricoltori senza Pac, Europa senza cibo” e “Terra chiama Ursula, la sicurezza siamo noi”. Una presa di posizione netta, a tutela di tutti i cittadini europei, contro la proposta della Commissione targata von der Leyen, che vuole tagliare le risorse del 22%, sottraendo all’Italia 9 miliardi di euro, e far confluire la Pac in un fondo unico, generando competizione tra settori, mettendo a rischio il mercato comune e colpendo al cuore il sistema produttivo europeo e nazionale.


Un allarme che non è solo politico, ma supportato da dati concreti. Secondo le stime di Cia, infatti, se confermata, la proposta di riforma della Pac post 2027 con meno risorse e fondo unico potrebbe avere effetti devastanti per l’agricoltura italiana, mettendo a rischio la sopravvivenza di 270mila aziende del settore, pari a quasi un terzo del totale (31,65%), a partire dalle più piccole e vulnerabili. Le conseguenze sarebbero diffuse su tutto il territorio: -26% al Nord, -33% al Centro e fino al -51% al Sud, colpendo in modo particolare le aree rurali e interne e aggravando divari economici e sociali già profondi. Guardando ai singoli comparti, il prezzo più alto ricadrebbe sui seminativi (-64%), sull’olivicoltura (-27%) e sulla zootecnia (-5%).


“Non è una riforma tecnica, è un vero e proprio cambio di paradigma -ha evidenziato il presidente di Cia-. La Pac è la politica più antica, più solida e più europea che esista. Ha garantito per oltre 50 anni stabilità, reddito, presidio del territorio e sicurezza alimentare. Smantellarla significa indebolire l’Europa”. Una scelta che appare ancora più miope e pericolosa se letta nel contesto globale. “Non possiamo permetterci che l’Ue disinvesta sull’agricoltura -ha sottolineato Fini- mentre gli altri grandi attori mondiali, dagli Stati Uniti alla Cina, stanziano risorse sempre più importanti a difesa e sostegno del settore primario”.


È in questo scenario che si inseriscono anche le altre ragioni della mobilitazione, dalla richiesta di una linea europea più ferma sugli accordi commerciali, per contrastare la concorrenza sleale e garantire reciprocità nelle regole e nei controlli, fino alla necessità di una semplificazione reale che liberi le imprese agricole da burocrazia e vincoli inutili.


“Quella che arriva oggi non è una protesta di categoria, ma un richiamo politico a tutte le istituzioni Ue. La Pac non è il passato dell’Europa, è una scelta strategica per il suo futuro -ha concluso il presidente di Cia-. Senza una politica agricola forte e autonoma non c’è cibo sicuro, tutela dell’ambiente, resilienza dei territori e futuro delle comunità. Ora è il momento che Bruxelles stia dalla nostra parte e scelga davvero di essere alleata di chi produce. Noi non ci fermeremo qui: continueremo a far sentire la nostra voce, con determinazione e senza arretrare di un passo”.

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1 In Evidenza - 10 dic 2025

La cucina italiana entra nel Patrimonio Unesco. Cia, premiati agricoltura e territori

La forza del Made in Italy agroalimentare sta nella stretta sinergia tra agricoltura e ristorazione, tra chi produce e chi trasforma. Nella collaborazione lungo la filiera, dal campo alla tavola, risiede il valore aggiunto del cibo italiano nel mondo. Così il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, commenta con soddisfazione l’ingresso ufficiale della cucina italiana nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco.


“La cucina nazionale è un insieme di pratiche sociali, riti e gestualità basate sui tanti saperi locali. Saperi e sapori -sottolinea Fini- che riflettono l’immensa biodiversità di prodotti e territori rappresentata dalla nostra agricoltura e valorizzata nelle tante ricette di agriturismi e ristoranti che raccontano cultura e tradizioni regionali. Così vaste e peculiari da rendere la cucina tricolore la più amata e ricercata anche all’estero”.


Per il presidente di Cia, il riconoscimento Unesco – frutto dell’impegno del governo e di un grande lavoro di squadra anche con le organizzazioni agricole – “rappresenta una nuova, grande opportunità per tutelare, garantire e promuovere sempre di più la cucina italiana nel mondo, a partire dai prodotti agricoli”.

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1 In Evidenza - 05 dic 2025

Ue: Cia, accordo su Ngt svolta storica che agricoltori aspettavano da anni


“Finalmente, dopo mesi di laboriose trattative che hanno visto Cia-Agricoltori Italiani in prima fila, l’Ue ha raggiunto un accordo preliminare che permetterà di produrre piante utilizzando New Genomic Techniques (NGT) ovvero, Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA). Noi ne abbiamo sempre sostenuto con convinzione l’importanza strategica e continueremo a vigilare per consentire che questo strumento sia accessibile per tutti gli agricoltori”. Così, il presidente di Cia, Cristiano Fini, commenta la svolta storica che consentirà al mondo agricolo di affrontare le sfide della transizione green, contrastando con efficacia le malattie delle piante e i cambiamenti climatici.

Secondo Cia, con questo accordo l’Ue non è più fanalino di coda a livello internazionale e dimostra di voler tutelare il settore agroalimentare, investendo in tecnologia per renderlo più forte e competitivo e riducendo la dipendenza dai Paesi terzi.

“I critici delle Tea hanno parlato di ‘nuovi Ogm’ ma così non è -aggiunge Fini- perché il miglioramento genetico che si ottiene con queste tecniche esclude qualsiasi trasferimento di Dna tra organismi appartenenti a specie diverse. In questo modo possiamo rispondere alle esigenze e alle difficoltà che i nostri agricoltori fronteggiano ogni giorno. Nessun passo indietro, ora, per la prossima approvazione finale da parte della plenaria di Parlamento europeo e Consiglio”.

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News Cia Abruzzo

1 In Evidenza - 26 ago 2021

Maltempo: Cia, affrontare stagione emergenze con adeguata manutenzione territorio

Su buona parte dell’Italia è in arrivo una nuova ondata di freddo con crolli termici e forti temporali. Occorre affrontare per tempo e in prevenzione tali fenomeni climatici, ricorrendo a una adeguata manutenzione del territorio, evitando i posteriori riconoscimenti di stato di calamità ed emergenza, nei campi, nelle aree rurali come in città. La strada da percorrere è quella della prevenzione e cura del territorio, non solo a valle, ma soprattutto a monte. Servono anche nuove misure e strumenti a sostegno delle imprese agricole e non solo, soprattutto nelle zone più a rischio. Così Cia-Agricoltori Italiani, sull’allerta maltempo e in ricognizione dei danni, già oltre il miliardo, per siccità e nubifragi tra Piemonte, Veneto, Umbria, Puglia e Molise. L’attenzione poi, sottolinea l’organizzazione, è sulle opportunità da cogliere con il PNRR.

Per Cia, infatti, che da tempo, con il progetto “Il Paese che Vogliamo” spinge perché si affronti sul serio, specie nelle aree interne, il tema dissesto idrogeologico e ammodernamento delle infrastrutture stradali e idriche, è ormai inaccettabile, anche per via del climate change, una gestione a posteriori del problema.

In Umbria, dice molto il nubifragio a Villa Pitignano (PG), invasa dal fango e bloccata nelle principali vie d’accesso per una bomba d’acqua, con portata 120 millimetri, che dal 23 agosto conta 200 richieste d’intervento e 80 famiglie bloccate in casa, rimozione di rami, alberi caduti e frane.

In Puglia, nel foggiano, la violenza di pioggia, chicchi di ghiaccio e vento ha causato perdite fino al 70% in agro di Torremaggiore e fino al 50% in alcune contrade sanseveresi. Anche nelle province salentine, si va alla conta dei danni in vigneti e sui campi. A Manduria, la furia del vento ha travolto muri e capannoni, mentre nel leccese si teme per il prossimo Primitivo. 

In Veneto, aziende agricole e zootecniche non si riprendono dal maltempo del dopo Ferragosto, con campi sommersi di acqua e intere colture da buttare. La Regione ha dichiarato lo stato di crisi per i comuni della Città Metropolitana di Venezia (Padova, Treviso, Verona e Vicenza). 

In Piemonte, invece, è allarme siccità. Le colture, messe a dura prova dai violenti temporali dei mesi scorsi che non hanno portato benefici in termini di irrigazione, stanno patendo la totale mancanza di precipitazioni da un mese e mezzo. Gli agricoltori sono costretti a costanti irrigazioni con mezzi e attrezzature alimentati perlopiù a gasolio. Cia ha chiesto alla Regione un supplemento straordinario di gasolio agricolo agevolato, fondamentale per queste attività.

In Basilicata, nel Metapontino, arance, clementine, limoni, kiwi, susine, pomodori e peperoni, sono stati devastati dalla grandine. In Campania, a rimetterci sono state anche ottime olive. 

In Basso Molise, la furia del maltempo ha distrutto decine di ettari coltivati a girasole e interi vigneti. Divelte decine di serre e strutture fisse. Per Cia, bene lo stato di calamità naturale, ma gli agricoltori devono cautelarsi con sistemi assicurativi.

“Il PNRR -commenta il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino- deve condurre a una definitiva inversione di marcia che non guardi sempre ad acciaio o petrolio come grandi risorse, ma che consideri la natura, la più grande “fabbrica” a cielo aperto, produttrice di ossigeno e patrimonio da preservare. Il Governo ragioni insieme al territorio su come spendere gli oltre 59 miliardi di fondi per la transizione ecologica, già indirizzati, per esempio, alla riduzione del 15% delle perdite idriche e contro il dissesto idrogeologico. I 75 progetti per manutenere, potenziare e completare le infrastrutture tengano conto delle fragilità del Paese e delle sue comunità”.

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1 In Evidenza - 04 ago 2021

Fauna selvatica, Agrinsieme alla camera: urgente il contenimento

 I danni alle attività agricole e all'ambiente hanno raggiunto livelli insostenibili. Soltanto i cinghiali, in Italia, sono passati da 900.000 capi nel 2010 a quasi 2 milioni del 2020 (+111%), con un trend in continuo aumento. Proprio nel periodo caratterizzato da restrizioni e da limitazioni della mobilità e della frequenza degli spostamenti sono stati registrati 86 incidenti stradali gravi dovuti ad animali selvatici, con 5 morti e 111 feriti. Serve ristabilire con urgenza una corretta conciliazione fra le esigenze della fauna e quelle dell’agricoltura Lo ha ribadito oggi Agrinsieme partecipando all’audizione informale organizzata dalla Commissione agricoltura della Camera sull’esame delle abbinate proposte di legge recanti disposizioni in materia di danni provocati dalla fauna selvatica.

“La situazione emergenziale che stiamo affrontando – ha sottolineato Francesco Postorino per il Coordinamento di Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle cooperative agroalimentari - obbliga ad intervenire velocemente. L’attuale sistema normativo non sembra garantire un reale bilanciamento: gli interventi di controllo delle popolazioni hanno prodotto scarsissimi risultati e, negli ultimi trent’anni, la fauna selvatica è continuata ad aumentare creando questa situazione pericolosa e insostenibile. E’ importante agire per evitare il danno prima ancora che si verifichi e quindi disporre un efficace programma di prevenzione”.

L’evoluzione demografica, oltre ai problemi alla incolumità pubblica, in particolare per gli ungulati, preoccupa Agrinsieme perché può essere fonte di rischi di sanità veterinaria per il rischio di trasmissione, diffusione e persistenza di alcune patologie emergenti, come la Peste Suina Africana che tiene con il fiato sospeso tutto il settore suinicolo europeo. Prova ne sono i due recenti casi verificatisi in due allevamenti di maiali in Germania nello Stato di Brandeburgo. Finora, si pensava che il morbo fosse confinato alle specie che vivono in libertà, mentre i due casi in questione si sono verificati in una fattoria biologica con 200 capi, e in un allevamento familiare di appena 2 maiali.

Sono evidenti le difficoltà degli agricoltori obbligati a porre in essere attività di prevenzione per proteggere i propri raccolti o i propri allevamenti, così come il loro impegno nel reagire ai danni arrecati dalla fauna selvatica.

Occorre un programma d’azione, condiviso ed efficace, che preveda interventi puntuali finalizzati a ristabilire un corretto equilibrio con le esigenze dell’agricoltura. Nell’attuazione del piano di selezione, è importante definire con chiarezza i soggetti che si occuperanno fattivamente dell’attività venatoria di selezione. “Serve–ha concluso Postorino- un sistema chiaro, uniforme e lineare che consideri anche le specificità di ogni territorio Gli interventi vanno effettuati da persone esperte, coinvolgendo gli agricoltori. La tempestività è fondamentale e, come Agrinsieme riteniamo ci si possa avvalere anche dell’esercito, che ha uomini e mezzi, per svolgere questo compito”.

***

Agrinsieme è costituita dalle organizzazioni professionali C.I.A.-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri e dalle centrali cooperative Confcooperative FedAgriPesca, Legacoop Agroalimentare e Agci Agrital, a loro volta riunite nella sigla Alleanza Cooperative Italiane – Settore Agroalimentare. Il coordinamento Agrinsieme rappresenta oltre i 2/3 delle aziende agricole italiane, il 60% del valore della produzione agricola e della superficie nazionale coltivata, oltre 800mila persone occupate nelle imprese rappresentate.

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1 In Evidenza - 04 ago 2021

Incendi: Cia, per difesa boschi agricoltori pronti a prevenzione e gestione

Gli agricoltori vogliono rendersi parte attiva nella battaglia per la prevenzione e la riduzione del rischio incendi, candidandosi a “sentinelle” del territorio. Grazie alla loro attività, infatti, i produttori agricoli possono giocare un ruolo primario nel contrastare la piaga dei roghi, incentivando la loro capacità di presidiare i boschi, con azioni di controllo e soprattutto di gestione del patrimonio verde nazionale. Così Cia-Agricoltori Italiani, dopo la nuova ondata di incendi, spesso di origine dolosa, soprattutto al Sud Italia, dalla Sardegna alla Sicilia fino a Calabria, Puglia e Abruzzo.

            Il patrimonio boschivo italiano si estende su tutta la penisola e supera gli 11 milioni di ettari di superficie, oltre un terzo dell’intero territorio nazionale. Si tratta di un’immensa risorsa di biodiversità che non va assolutamente dispersa e ridotta in cenere, tanto più che gli effetti per l’equilibrio naturale sono davvero devastanti e i tempi per il riassetto dell’ecosistema molto lunghi e costosi -ricorda Cia-. Senza contare che un solo ettaro di superficie coperta di alberi è in grado di assorbire mediamente 2 tonnellate l’anno di anidride carbonica, liberando una tonnellata di ossigeno.

            Un capitale verde che va necessariamente tutelato, quindi, prima di tutto dai roghi. Per questo è sempre più necessario programmare, valorizzare e incrementare le attività selvicolturali, con gli agricoltori protagonisti e utilizzando parte dei fondi del PNRR -evidenzia Cia-. Solo con una gestione attenta, efficiente e capillare, è possibile salvaguardare i boschi italiani dal rischio incendi, valorizzare al meglio biodiversità e paesaggio dal punto di vista economico e ambientale e garantire la stabilità idrogeologica del territorio.

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1 In Evidenza - 02 ago 2021

Abruzzo, incendi sulla costa Adriatica: le fiamme minacciano le aziende agricole

Gli incendi di vaste proporzioni delle ultime ore sulla costa Adriatica hanno distrutto non solo gran parte della vegetazione ma anche diversi terreni coltivati. Ad aggravare la conta dei danni, infatti, è la stima delle aziende agricole colpite dal rogo. 

“Nei prossimi giorni cercheremo di quantificare i danni e studiare proposte concrete per ottenere adeguati sostegni alle aziende agricole danneggiate”, afferma Nicola Sichetti, Presidente di Cia-Agricoltori Italiani Chieti-Pescara, ”Durante la stagione estiva il rischio di incendi aumenta notevolmente soprattutto quando, oltre al grande caldo, si verificano venti forti. Se a tutto ciò si aggiunge anche l’abbandono e l’incuria dei terreni, con il proliferare di rovi e sterpaglia, le conseguenze in caso di incendio sono devastanti, come quelle che abbiamo vissuto nelle ultime ore”. 

L’agricoltura riveste un ruolo importante nel presidio, nella custodia e nella gestione del territorio, compreso la prevenzione degli incendi e di altri disastri ambientali. Gli agricoltori oltre a tenere necessariamente puliti i propri appezzamenti, possono svolgere, anche in convenzione con vari Enti locali, diversi interventi di manutenzione ordinaria del territorio circostante, per la cura e l’eliminazione della vegetazione in eccesso, per la pulizia dei canali e dei bordi delle strade, per il consolidamento dei versanti. 

Per questi cosiddetti servizi ecosistemici oltre che per la produzione di alimenti di qualità, l’agricoltura è chiamata a svolgere un ruolo di primo piano nella transizione ecologica e per la crescita sostenibile del nostro Paese.  Su tutti questi aspetti gli Enti di governo del territorio, a partire dai Comuni, hanno un compito importante di programmazione indirizzo e controllo, che devono esercitare al massimo delle proprie possibilità.

“La nostra organizzazione”, continua Sichetti, “da sempre è impegnata in questo senso. A livello nazionale con il progetto “Il Paese che vogliamo” portato avanti negli ultimi tre anni, abbiamo proposto un grande progetto di manutenzione infrastrutturale e di sviluppo del territorio nazionale che prevede, attraverso il coinvolgimento di istituzioni e soggetti socio-economici, l’immediata messa in sicurezza dei territori e un’attenta programmazione per il futuro, in particolare nelle aree interne e rurali. Infine”, conclude, “ci preme ringraziare tutte le persone e in modo particolare gli agricoltori, che in queste ore si stanno adoperando in prima persona per spegnere questi incendi, utilizzando i propri strumenti e attrezzature, rischiando la propria incolumità per garantire la sicurezza di tutti”.

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1 In Evidenza - 02 ago 2021

Credito: Donne in Campo-Cia, bene estensione misura “Più Impresa” ad agricoltrici

Importanti novità per le agricoltrici. E’ per favorire l’imprenditoria femminile in agricoltura che il decreto Sostegni bis, convertito in legge, estende alle donne, senza limiti d’età, le agevolazioni previste per i giovani imprenditori agricoli con la misura “Più Impresa”.

Le agevolazioni -che si rivolgono a micro, piccole e medie imprese agricole a totale o prevalente partecipazione femminile- consistono in un contributo a fondo perduto fino al 35% delle spese ammissibili e in un mutuo a tasso zero per la restante parte, nei limiti del 60% dell’investimento per le imprese  organizzate sotto forma di ditta individuale o di società  a totale o prevalente partecipazione femminile.

La misura “Più Impresa” finanzia progetti di sviluppo o consolidamento nei settori della produzione agricola, della trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli e della diversificazione del reddito agricolo, così come riporta il portale Ismea, mentre rimane operativo lo strumento “Donne in Campo” già in vigore.

“E’ con soddisfazione che accogliamo l’estensione a tutte le donne di questa importante misura -ha detto la presidente di Donne in Campo-Cia, Pina Terenzi- che mira a incentivare la carica innovatrice che le agricoltrici portano con sé, improntando le loro aziende a una visione multifunzionale e sostenibile del settore, che coniuga la produzione di cibo con welfare, comunità, tutela di suolo e paesaggio, salvaguardia di risorse e biodiversità. Una visione di futuro che le donne dell’agricoltura veicolano nel loro prezioso lavoro quotidiano -aggiunge Terenzi- e che è cruciale diffondere per affrontare le prossime sfide, a partire da quella della transizione verde”.

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1 In Evidenza - 02 ago 2021

Aree interne: Cia, sostenibilità grazie a cittadini e agricoltura

A Norcia per la seconda edizione del Glocal Economic Forum, la due giorni, il 30 e 31 luglio, organizzata da ESG89 per rilanciare il confronto su sostenibilità, resilienza e heritage culturale; Cia-Agricoltori Italiani, partner dell’evento, non poteva che riportare al centro del dibattito il ruolo cruciale e strategico delle aree rurali d’Italia e, quindi, di quella dorsale appenninica, patrimonio del Paese “troppo poco valorizzato”.

            “E’ tutto nel progetto Cia ‘Il Paese che Vogliamo’” ha ricordato, infatti, il presidente nazionale Dino Scanavino nel suo intervento al forum inaugurale di venerdì sera a Piazza San Benedetto con le istituzioni locali e regionali, il mondo delle imprese e le associazioni di categoria.

            “Occorre analizzare profondamente tutto il sistema organizzativo delle aree interne italiane, lì dove l’agricoltura, più che in altre zone, può svilupparsi -ha spiegato Scanavino-. Serve per capire il meccanismo d’azione più adeguato a colmare un vuoto urbanistico e migliorare le best practice esistenti in ambito agricolo e agroalimentare che, tra l’altro, valgono 50 miliardi di export. La produttività delle aree interne -ha precisato Scanavino- è rappresentata da quell’agricoltura che oggi è componente essenziale della resilienza ambientale e sociale del progetto green europeo.

            Gli agricoltori italiani -ha poi aggiunto- hanno ancora molto da fare per essere meno invasivi e per questo occorrono i giovani, che portano nuove competenze, ricerca scientifica e innovazione, a beneficio del settore e delle aree rurali dove vivono oltre 12 milioni di persone.

            Il problema della redditività è stato tra i punti chiave del passaggio del presidente di Cia, sui fondi che servono a fare dell’”Europa il continente più green del mondo” citando la presidente della Commissione Ue, von der Leyen. “Servono risorse e ci sono -ha detto- nel PNRR e nella Pac. Devono finanziare progetti che facciano fare un salto qualitativo all’agricoltura meno produttiva, portandola dentro il processo di sviluppo, non quello industriale, ma di sostenibilità sociale e ambientale”.

            La gestione del territorio e della fauna selvatica, che sono tra le cinque azioni per cambiare l’Italia proposte da “Il Paese che Vogliamo” di Cia, arrivano puntuali sotto il cielo di Norcia con Scanavino che invita a non indietreggiare di un centimetro, perché sulle colline il vuoto che si crea viene riempito da animali selvatici e degrado. “Quello che dall’alto è macchia verde -ha precisato- sotto cela problemi idrogeologici e fenomeni di compromissione della biodiversità”.

Infine: “L’equilibro ambientale che dà vita alle aree interne -ha dichiarato il presidente di Cia- lo può garantire solo la presenza delle persone sul territorio e l’agricoltura con le attività collegate. I giovani si stanno avvicinando a quest’idea, ma contempli la garanzia del reddito insieme allo sviluppo economico, sociale e culturale. Questo, con “Il Paese che Vogliamo” è ciò che ci preme agevolare.

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