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1 In Evidenza - 13 giu 2025

Estate 2025: agriturismi in Abruzzo, segnali contrastanti ma fiducia per la stagione estiva

In Abruzzo sono attualmente 568 gli agriturismi attivi, pari al 2,2% del totale nazionale. Un numero che colloca la regione al 16° posto in Italia (a pari merito con la Calabria), secondo gli ultimi dati ISTAT elaborati da Cresa – Centro Studi della Camera di Commercio del Gran Sasso d’Italia.

Il quadro complessivo mostra segnali misti: da un lato una lieve crescita nel medio periodo (+2,3% dal 2019), dall’altro una flessione più marcata nel lungo periodo, con un calo di 68 strutture dal 2010 al 2023 (−10,7%), in controtendenza rispetto al +30,8% nazionale. Tra il 2022 e il 2023 si è registrato un saldo negativo di −18 attività (−3,1%).

Il settore agrituristico continua a rappresentare una risorsa strategica per il nostro territorio”, commenta Nicola Sichetti, presidente CIA Abruzzo. “Nonostante le difficoltà, il comparto conserva una forte capacità attrattiva, ma servono politiche mirate, accesso ai fondi europei e investimenti per innovare l’offerta e rispondere alla domanda contemporanea di turismo rurale, esperienziale e sostenibile. Il futuro del turismo rurale abruzzese passa dalle nuove generazioni”, continua Sichetti, “Se vogliamo davvero rilanciare il settore agrituristico, dobbiamo puntare su giovani imprenditori, innovazione e filiere corte legate al territorio”.

In Abruzzo il settore agrituristico si conferma una realtà dinamica, con caratteristiche distintive che lo rendono un modello interessante anche nel confronto con il resto del Paese. Una delle peculiarità più significative è la forte presenza femminile nella gestione delle strutture: il 46,6% degli agriturismi è infatti guidato da donne, una quota nettamente superiore rispetto alla media nazionale del 34,2%. Un dato che racconta di un imprenditorialità agricola al femminile sempre più solida e presente sul territorio.

Anche in termini di diffusione, la regione mostra una buona vitalità: la densità agrituristica per popolazione, pari a 4,5 strutture ogni 10.000 abitanti, risulta leggermente superiore a quella italiana. Le aziende si distribuiscono prevalentemente in collina (65%) e in montagna (35%), confermando la vocazione rurale dell’Abruzzo e la stretta relazione tra offerta turistica e paesaggio naturale.

Dal punto di vista dei servizi, l’82,9% degli agriturismi abruzzesi offre alloggio, il 70,4% ristorazione e oltre la metà (51,9%) propone attività complementari come sport, equitazione e fattorie didattiche. Anche qui la regione si colloca sopra le medie nazionali, evidenziando un’attenzione crescente verso la multifunzionalità e il turismo esperienziale.

Tuttavia, i dati del 2023 delineano anche alcune criticità. Lo scorso anno gli agriturismi abruzzesi hanno accolto 25.060 turisti, per un totale di 78.049 pernottamenti. Il soggiorno medio è salito da 2,9 a 3,1 notti, ma resta inferiore alla media italiana di 3,7 giorni. Ancora più preoccupante è la flessione rispetto al 2022: −11% di arrivi e −3% di presenze, mentre a livello nazionale si è registrata una crescita dell’11% e del 7% rispettivamente.

Il turismo internazionale continua a rappresentare una quota ridotta del mercato agrituristico abruzzese: solo il 19% degli arrivi e il 24% delle presenze proviene dall’estero, contro valori nazionali più che doppi (51% e 60%). Eppure, nel confronto con il 2019, si osservano segnali incoraggianti, con un aumento del 36% degli arrivi e del 23% delle presenze straniere.

“Nelle aree interne e montane l’agriturismo è molto più che turismo: è presidio sociale e presidio ambientale”, sottolinea Roberto Battaglia, presidente CIA L’Aquila-Teramo. “In territori come i nostri, spesso marginalizzati dai grandi flussi turistici, le aziende agrituristiche rappresentano una delle poche possibilità concrete di sviluppo locale. Non parliamo solo di ospitalità, ma di agricoltura viva, tutela del paesaggio, filiera corta, educazione ambientale”.

“Il turismo rurale è una grande risorsa per l’Abruzzo”, dichiara Domenico Bomba, presidente di CIA Chieti-Pescara “Gli agriturismi offrono esperienze autentiche e sostenibili, ma serve più attenzione da parte delle istituzioni: investimenti mirati, formazione e sostegno all’innovazione possono fare la differenza per rilanciare davvero il comparto”.

In Abruzzo le strutture restano mediamente più piccole (13 posti letto contro i 14 italiani; 35 posti a sedere contro 41) e meno diversificate nei servizi: meno del 20% propone degustazioni enogastronomiche, a fronte di una media nazionale del 25%.

“Dobbiamo puntare con decisione sull’innovazione dell’offerta”, afferma Domenica Trovarelli, presidente Turismo Verde Abruzzo. “Occorre rafforzare la multifunzionalità, allungare la durata media dei soggiorni, attrarre più turismo straniero. Gli agriturismi non sono solo strutture ricettive: sono veri e propri presìdi di territorio, strumenti fondamentali per contrastare lo spopolamento delle aree interne, valorizzare le produzioni tipiche e mantenere viva la cultura contadina. Investire su di loro”, conclude, “significa investire sul futuro dell’Abruzzo”.

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1 In Evidenza - 07 giu 2025

CIA Chieti-Pescara: “Trattori vecchi, costi alti e incentivi complicati: così si frena l’innovazione”

Trattori con oltre 20 anni, incentivi poco accessibili e costi in crescita: ecco cosa frena oggi
l’innovazione nelle campagne di Chieti e Pescara. È quanto emerge dal sondaggio “Acquistare
un trattore oggi: scelte, ostacoli e prospettive” realizzato da CIA Agricoltori Italiani Chieti-
Pescara, che ha raccolto opinioni, esperienze e aspettative di numerose aziende agricole locali.
“Il nostro territorio ha grande voglia di rinnovarsi”, commenta Domenico Bomba, Presidente di
CIA Chieti-Pescara, “Gli imprenditori agricoli non si tirano indietro, ma chiedono condizioni più
favorevoli per affrontare investimenti importanti come l’acquisto di un trattore”.
Secondo l’indagine, la maggior parte delle aziende agricole locali utilizza mezzi datati, spesso
impiegati ogni giorno e tutto l’anno. L’acquisto di un nuovo trattore avviene solo quando quello
in uso è ormai inutilizzabile. La sicurezza, purtroppo, non è ancora un fattore prioritario.
Eppure, l’apertura verso l’innovazione c’è: molti agricoltori sarebbero interessati a modelli
“smart”, più tecnologici e sostenibili, ma a condizione che siano accessibili grazie a incentivi
chiari e concreti.

Un dato significativo riguarda la scarsa diffusione delle agevolazioni: la maggior parte degli
agricoltori non ha mai usufruito di incentivi, e oltre il 70% afferma di non avere informazioni
sufficienti su come accedervi.

“Le imprese agricole sono interessate agli strumenti di sostegno, ma spesso si trovano di
fronte a procedure complesse o requisiti troppo rigidi”, spiega Bomba, “Semplificando
l’accesso, avremmo una risposta immediata e positiva”.

Molti agricoltori ricorrono a finanziamenti a rate o leasing agevolati, ma il costo resta un
ostacolo enorme: per un modello base, oggi servono anche 55.000 euro. Per questo cresce
l’interesse verso l’usato, nonostante oltre il 70% delle macchine di seconda mano superi i 15
anni di età.
Il calo della meccanizzazione è un fenomeno nazionale: nel 2024, il mercato dei trattori in Italia
ha toccato il minimo storico dal 1952, con 15.448 immatricolazioni e una flessione del 12,3%
rispetto al 2023. In controtendenza, il mercato dell’usato è cresciuto dell’8%, ma senza
contribuire realmente al rinnovamento del parco mezzi.

Tuttavia, circa il 70% di queste macchine ha più di 15 anni, segnalando un parco mezzi obsoleto
e meno efficiente, che rischia di frenare la competitività e la sostenibilità del settore agricolo.
Il territorio di Chieti-Pescara non è esente da queste dinamiche: alcune imprese agricole hanno
cessato l’attività nel 2024, ma quelle che restano sono sempre più attente alle scelte
economiche e all’efficienza delle macchine.

“Questo sondaggio ci dice una cosa chiara”, conclude Bomba, “gli agricoltori non sono
fermi. Hanno le idee chiare, vogliono innovare, ma serve un contesto più favorevole. Il
rinnovamento della meccanizzazione può rappresentare un’opportunità concreta, se
supportato con strumenti chiari e alla portata delle imprese.”

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1 In Evidenza - 03 giu 2025

Il Servizio Civile Agricolo è realtà. C’è il Decreto, Cia in alto nella graduatoria

Pubblicato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri. Ora manca solo la comunicazione delle tempistiche per candidature e selezione dei volontari

Il mondo agricolo ha il suo il Servizio Civile Universale ad hoc. Finalmente è stato pubblicato il Decreto (n. 569/2025) con le graduatorie di valutazione dei progetti dedicati, che sanciscono ufficialmente il varo di questa nuova opportunità, annunciata da tempo ma solo ora pronta a concretizzarsi. Cia-Agricoltori Italiani, insieme al suo patronato Inac, ente accreditato al Servizio Civile, è in alto nella graduatoria di selezione con due progetti, che potranno coinvolgere 57 ragazzi in tutt’Italia, di un’età compresa tra i 18 e i 28 anni.

Adesso manca solo la comunicazione delle tempistiche per le candidature dei volontari e, poi, si potrà procedere con le selezioni per requisiti.

Chiaramente, si attende con ansia l’ultimo centimetro dell’iter previsto, per consentire a tanti giovani di avvicinarsi e scoprire un settore pieno di potenzialità, sempre alla ricerca di nuove competenze, anche all’interno del mondo dei servizi e dell’assistenza verso le aziende agricole. I progetti avranno la durata di un anno e i volontari percepiranno un compenso forfettario di 519,47 euro al mese.

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1 In Evidenza - 29 mag 2025

Pesche e nettarine 2025: l’Abruzzo si distingue per qualità e volumi in crescita

La campagna 2025 delle pesche e nettarine si apre con segnali particolarmente positivi dall’Abruzzo, dove si registra un aumento della produzione rispetto allo scorso anno e si registra una maggiore capacità di selezionare il prodotto già in campo, prima dell’immissione sul mercato. Questo consente una gestione più efficiente dell’offerta e garantisce standard qualitativi elevati, in grado di soddisfare sia il mercato interno che quello internazionale.

Le principali aree vocate alla frutticoltura, come la valle del Trigno, stanno confermando l’ottima performance dell’annata: circa il 50% del prodotto viene esportato, con un forte interesse da parte di mercati come Svizzera, Austria e Germania. L’altra metà della produzione viene distribuita con successo sul mercato italiano, segno della solidità della filiera abruzzese e della qualità riconosciuta del prodotto regionale.

“Il comparto ortofrutticolo rappresenta un pilastro per l’agricoltura abruzzese, non solo in termini economici ma anche per l’occupazione e la valorizzazione del territorio”, dichiara Domenico Bomba, presidente CIA Chieti-Pescara, “Quest’anno possiamo contare su una produzione abbondante e di qualità, che dimostra la capacità dei nostri produttori di affrontare le sfide climatiche e di mercato, mantenendo alto il livello dell’offerta. Serve ora un sostegno deciso per rafforzare l’export e la competitività delle nostre imprese.”

A livello nazionale, la stagione 2025 si preannuncia in linea con quella dello scorso anno, con una lieve flessione dei volumi nel Centro-Nord compensata dalla ripresa produttiva nel Sud. La produttività è attesa buona lungo tutto il calendario di raccolta, e finora non sono state segnalate criticità significative.

Grazie all’andamento climatico favorevole, l’offerta di quest’anno presenta un calibro mediamente superiore, un elemento che valorizza ulteriormente la qualità complessiva del prodotto. Le epoche di raccolta si mantengono regolari: in linea con il 2024 al Sud e con un lieve ritardo al Nord, a seconda delle zone. L’Abruzzo si conferma così protagonista di una stagione che, nel complesso, mostra segnali incoraggianti per tutto il comparto nazionale delle drupacee. L’ortofrutta resta uno dei settori chiave del Made in Italy agricolo, su cui continuare a investire in termini di innovazione, aggregazione e promozione internazionale.

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1 In Evidenza - 21 mag 2025

Gaza: Cia, intollerabile affamare un popolo. Ora fermare Netanyahu

Subito dopo il 7 ottobre 2023, il mondo intero si è stretto al popolo israeliano, vittima di un vile attacco da parte della formazione terroristica Hamas. Era prevedibile e anche comprensibile una forte reazione di Israele per liberare gli ostaggi catturati e per difendere i propri cittadini da futuri attacchi. Ma, dopo quasi due anni, ci troviamo nella condizione in cui diventa impossibile distinguere tra la sacrosanta necessità di difesa di Israele e le palesi violazioni del diritto internazionale e dei basilari diritti umani perpetrati dal governo di Benjamin Netanyahu sulla popolazione civile di Gaza. È inaccettabile affamare un popolo, questo scempio va fermato subito. Così Cia-Agricoltori Italiani, in merito al conflitto in atto.

Sia come cittadini che come organizzazione di agricoltori, profondamente impegnati nella tutela del diritto al cibo, non possiamo rimanere in silenzio di fronte alla fame deliberata che oggi colpisce la popolazione civile della Striscia di Gaza -sottolinea Cia-. Milioni di persone, in gran parte bambini, donne e anziani, stanno affrontando una crisi alimentare senza precedenti. Il blocco quasi totale degli approvvigionamenti, il bombardamento delle infrastrutture agricole e la distruzione sistematica di campi, serre, mercati e impianti idrici hanno reso impossibile qualsiasi forma di autosufficienza o di accesso regolare al cibo.

           
Secondo le principali agenzie umanitarie, oggi a Gaza si sta sfiorando il livello più estremo dell’insicurezza alimentare acuta, con il rischio concreto di carestia. Questa non è una conseguenza inevitabile della guerra, ma il risultato diretto di scelte politiche e militari scellerate da parte di Netanyahu, che stanno trasformando il cibo -un diritto fondamentale e inalienabile- in un’arma di pressione e punizione collettiva.

           
Come Cia, condanniamo fermamente ogni guerra e, in particolare, l’uso della fame come strumento di guerra. Il diritto al cibo è sancito dal diritto internazionale e deve essere rispettato in ogni circostanza, anche nei conflitti.

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1 In Evidenza - 21 mag 2025

Vino, l’export tiene, ma cambia il gusto: il consumatore guida la transizione verso bianchi, frizzanti e rosati

Le esportazioni europee di bevande alcoliche tengono il passo e segnano un nuovo traguardo: nel 2024 l’Unione Europea ha esportato prodotti per un valore complessivo di 29,8 miliardi di euro, con un incremento del 10% rispetto al 2019, secondo i dati Eurostat. A trainare il settore è sempre il vino, che rappresenta oltre la metà del totale, ma cambiano le tendenze all’interno del comparto: è il consumatore a dettare le nuove regole del mercato.


Nonostante la stabilità nei volumi complessivi, si registra una forte diversificazione dei prodotti esportati. A crescere sono infatti i vini bianchi, i bianchi frizzanti e i rosati, mentre cala progressivamente la domanda di rossi strutturati, tradizionalmente forti nell’export italiano. Una trasformazione che riflette le nuove preferenze del mercato globale, sempre più orientato verso prodotti più freschi, versatili e in linea con i trend di consumo contemporanei.


“La tenuta dell’export è un segnale positivo, ma dobbiamo leggere con attenzione quello che sta accadendo: il consumatore oggi ha un ruolo centrale e condiziona le scelte produttive”, afferma Domenico Mastrogiovanni, responsabile vitivinicolo di CIA – Agricoltori Italiani, “La domanda si sta orientando verso vini più leggeri, aromatici, adatti a un consumo quotidiano e spesso legati a stili di vita più dinamici. È una sfida e al contempo un’opportunità per le nostre aziende agricole, che devono saper innovare e adattarsi. In uno scenario che vede la Francia mantenere la leadership con 12,1 miliardi di euro di export, l’Italia conferma la propria posizione di rilievo ma dovrà continuare a investire sulla qualità, sulla differenziazione dei prodotti e sulla capacità di intercettare i gusti dei nuovi consumatori internazionali”, continua Mastrogiovanni.


Anche l’Italia, secondo esportatore europeo con 6 miliardi di euro di vendite verso Paesi extra UE (di cui oltre l’80% legato al vino), è pienamente coinvolta in questa evoluzione. Le esportazioni tricolore beneficiano della crescita dei bianchi frizzanti e dei rosati, soprattutto in mercati come Stati Uniti e Regno Unito, che da soli rappresentano quasi la metà dell’intero export UE di bevande alcoliche.


“Il nostro territorio sta rispondendo bene a questa svolta”, commenta Domenico Bomba, presidente di CIA Chieti-Pescara, “Le aziende agricole abruzzesi, in particolare quelle vitivinicole, stanno già puntando su vitigni a bacca bianca e su metodologie di produzione che valorizzano vini più freschi e meno strutturati. Bisogna sostenere questa transizione con politiche mirate, supporto all’innovazione e promozione sui mercati esteri”.

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News Cia Abruzzo

1 In Evidenza - 27 mar 2021

Accordo di collaborazione tra ASeS e Anp-Cia per “welfare di comunità”

Favorire, sostenere e promuovere un sistema di welfare ispirato ai principi di solidarietà, integrazione, inclusione sociale e sviluppo delle comunità locali. Questo l’obiettivo del protocollo di collaborazione sottoscritto a Roma da ASeS-Agricoltori Solidarietà e Sviluppo, la Ong di Cia-Agricoltori Italiani, e Anp, l’Associazione nazionale di riferimento dei pensionati di Cia.

            Al centro dell’accordo l’agricoltura che, da sempre, svolge anche una funzione sociale, soprattutto nelle aree rurali e interne dove, attorno alle aziende agricole, ancora oggi si crea comunità e si garantisce il presidio del territorio. Ma anche nelle aree periurbane, spesso periferiche e degradate delle metropoli, l’attività agricola e, in particolare, l’agricoltura sociale può favorire la creazione e lo sviluppo di comunità locali attive, sensibili e inclusive.

Un aspetto, quello dell’inclusione sociale delle categorie in condizioni di svantaggio o di vulnerabilità, che ASeS ora intende promuovere e rafforzare, in sinergia con Anp-Cia, presentando progetti, come ad esempio sul tema dell’invecchiamento attivo, che possano concretamente contribuire ad accrescere le potenzialità inespresse delle persone, facilitando la partecipazione all’esercizio della cittadinanza attiva da parte degli anziani.

“L’emergenza causata dalla pandemia ha fatto emergere disuguaglianze e nuove povertà e abbiamo sentito ancora più urgente la richiesta di aiuto da parte di persone fragili di tutte le età -ha dichiarato la presidente nazionale di ASeS, Cinzia Pagni-. Ora, però, c’è il rischio dell’insorgere di ulteriori ineguaglianze tra territori, tra città e provincia, tra Nord e Sud. Bisogna agire subito per sostenere chi è in difficoltà e lavorare per migliorare la qualità della vita, anche con l’attivazione di best practices e nuovi progetti costruiti sulle diverse generazioni”. Una sorta di “fase due” dell’impegno già messo in campo dall’Associazione durante il 2020, in particolare con la campagna di donazioni alimentari per aiutare le famiglie in difficoltà, realizzata con la collaborazione di Cia, Caritas e Comunità di Sant’Egidio.

“La lotta all’esclusione e ai rischi di isolamento e povertà relazionale aiuta anche nella prevenzione delle malattie neurovegetative degli anziani, come dimostrano recenti studi -ha aggiunto il presidente di Anp-Cia, Alessandro Del Carlo-. La nostra Associazione, attraverso la collaborazione con ASeS, può mettere in campo nuove energie per l’attuazione di progetti a favore degli anziani, essenziali ancora di più con la pandemia. Per guardare al futuro, servono nuova fiducia e senso di responsabilità della comunità in cui si vive, valorizzando le risorse economiche, di tempo, di cura, di competenze e mettendole al servizio degli altri”.

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1 In Evidenza - 25 mar 2021

Biologico: Anabio-Cia, Italia aggiorni strategia secondo piano d’azione Ue

 Il Governo italiano aggiorni al più presto la strategia nazionale sul biologico per essere all’altezza del Green Deal Ue e tutelare la leadership del settore Made in Italy nel mondo. Dall’Europa arrivano stimoli e incentivi importanti da cogliere come opportunità decisiva. Così Anabio, l’Associazione per il biologico di Cia-Agricoltori Italiani a commento del “Piano d’azione per lo sviluppo del settore biologico: sulla strada verso il 2030” appena presentato dalla Commissione Ue. 

L’approccio che emerge dal nuovo documento di Bruxelles, sottolinea Anabio-Cia, implica una conversione su larga scala dell'agricoltura convenzionale alla produzione bio che non può essere raggiunta seguendo i vecchi schemi organizzativi e produttivi. L’obiettivo del 25% di terreni agricoli coltivati con metodo bio entro il 2030 richiede, infatti, secondo Anabio-Cia, una revisione pragmatica anche delle azioni previste dall’Italia e a rafforzamento dei risultati già raggiunti come i 2 milioni di ettari coltivati a biologico con un valore della produzione pari a 6,3 miliardi di euro.

In quest’ambito serve chiaramente un'analisi d'impatto da parte della Commissione Ue e dell'Italia, precisa Anabio-Cia. Occorre capire gli effetti che avrebbe un aumento della produzione bio su agricoltura totale, tenuta delle aziende del settore e, infine, sui cittadini. Una maggiore offerta con diminuzione dei prezzi, positiva per il consumatore, lancia l’allarme Anabio-Cia, non si ripercuota negativamente sul reddito degli agricoltori, finora tutelati dal mercato. 

Più in generale, aggiunge poi Anabio-Cia, il piano italiano dovrà quanto prima rivedere e integrare gli indicatori quantitativi, avere target più ambiziosi e scadenze chiare. La Commissione Ue spinge su una maggiore accessibilità dei prodotti bio, stimolando la domanda e lavorando sulla fiducia dei cittadini, su un nuovo impulso da dare alla catena del valore e sul riposizionamento del settore nella transizione green. Agli Stati membri e, quindi, anche all’Italia, il compito di spiegare come intendano contribuire al processo, fissando un valore nazionale per la quota di superficie bio nel 2030. La Commissione seguirà con monitoraggio e revisione a medio termine.

Dunque, per Anabio-Cia, c’è sul tavolo una chiara proposta di assunzione di responsabilità tra le parti con l’impegno dell’Europa, attraverso il Piano, ad aumentare il finanziamento per la ricerca e l’innovazione nel comparto, a realizzare una migliore tracciabilità dei prodotti partendo da un organico database dei certificati di tutti i produttori Ue e, ancora, a supportare la promozione tra i consumatori e, in modo particolare, tra i bambini aumentando la distribuzione di prodotti biologici all’interno delle scuole e nelle mense pubbliche.

Da tempo, conclude Anabio-Cia, chiediamo chiarezza, tracciamento, raccolta e analisi dei dati in modo strutturato lungo la filiera produttiva, perché fondamentali al consolidamento del settore e a nuove fasi di sviluppo verso l’aggregazione e la sostenibilità. Il Piano d’azione Ue rappresenta, in tal senso, uno strumento di lavoro utile che le istituzioni italiane devono poter fare proprio, in modo dinamico e anche grazie al contributo delle organizzazioni di settore. Bene, infine, l’istituzione di una ‘Giornata del biologico’ europea.

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1 INAC - 25 mar 2021

Esonero contributivo agricoli autonomi: al via le domande 2021

Nella circolare n. 47 del 2021, l’INPS fornisce le indicazioni utili alla presentazione delle istanze di esonero contributivo da parte dei coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali che si iscrivono alla previdenza agricola per inizio attività dal 1° gennaio 2021 al 31 dicembre 2021. Lo sgravio contributivo è concesso nella misura del 100% per un periodo di due anni.

L'agevolazione è destinata ai coltivatori diretti e agli imprenditori agricoli professionali, con età inferiore a quarant'anni, in riferimento alle nuove iscrizioni nella previdenza agricola.

Contatta i nostri uffici per tutte le istruzioni per la presentazione della domanda di ammissione al beneficio, da inoltrare esclusivamente in via telematica. Le domande presentate in formato cartaceo non saranno prese in considerazione.

Leggi la circolare in allegato.

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1 In Evidenza - 24 mar 2021

Usa: Cia, istituzione Giornata dell’Agricoltura premia sforzi settore in pandemia

Gli Stati Uniti oggi riconoscono pienamente il ruolo strategico giocato dagli agricoltori nell’emergenza Covid ed eleggono il 23 marzo Giornata nazionale dell’agricoltura. Si tratta di un segnale importantissimo per il settore primario, per le aziende e i produttori di tutto il mondo, che restano in prima linea ogni giorno per assicurare cibo sano e sicuro alla popolazione. Così Cia-Agricoltori Italiani commenta la nota ufficiale della Casa Bianca, con cui il presidente Joe Biden ringrazia la filiera e i suoi lavoratori che, nell’ultimo anno, hanno continuato a “garantire, spesso con un grande rischio personale, l’approvvigionamento alimentare di fronte alle sfide senza precedenti poste dalla pandemia”.

L’impegno degli agricoltori italiani per consentire ai cittadini, soprattutto durante di lockdown, di acquistare e consumare prodotti freschi e di qualità, lavorati nel pieno rispetto delle norme igienico-sanitarie, è stato sempre portato avanti con dedizione e responsabilità, e tuttavia non è stato sufficiente ad arginare crisi e perdite reddituali, soprattutto legate alle misure restrittive per il canale Horeca. Per questo, Cia chiede al governo di puntare davvero sull’agricoltura, con politiche dedicate e risorse adeguate, riconoscendo al settore il suo alto valore economico, ma anche ambientale e sociale.

“Ringraziamo il sottosegretario alle Politiche agricole Gian Marco Centinaio che, sulla scia degli Usa, ha dichiarato di voler proporre una Giornata dedicata all’agricoltura anche in Italia -osserva il presidente nazionale Dino Scanavino-. D’altra parte, nel suo messaggio il presidente Biden ha evidenziato il ruolo essenziale dell’agricoltura anche per contrastare il cambiamento climatico. Ora bisogna partire da qui, utilizzando parte dei fondi del Recovery Plan proprio per permettere al settore di evolvere nelle sue funzioni, non solo quella alimentare, ma di produzione di energia da fonti rinnovabili, tutela di paesaggio e biodiversità, salvaguardia di suolo e foreste per prevenire il dissesto idrogeologico, tenuta delle aree interne”.

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1 In Evidenza - 22 mar 2021

Acqua: Cia, subito infrastrutture idriche sostenibili. Fondi Ue siano strategici

 Affrontare la crisi socio-economica scaturita dalla pandemia anche come occasione di rilancio del Paese, vuol dire mettere mano, subito, a tutela e potenziamento delle risorse di cui l’Italia è più ricca. Tra queste il patrimonio idrico per il quale, negli anni, non si è compiuto alcun progresso di reale peso. Ne tenga conto il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, portando i fondi Ue anche sull’ammodernamento delle infrastrutture irrigue, anche in ottica sostenibile. Così Cia-Agricoltori Italiani intervenendo in occasione della Giornata mondiale dell’acqua alla quale il mondo agricolo riconosce un ruolo chiave nella transizione ecologica. 

Per Cia, infatti, che ha rinnovato l’impegno su questi temi con il progetto “Il Paese che Vogliamo”, occorre coniugare visione globale a locale, seguire da una parte la legge sul clima proposta dalla Commissione Ue, per farsi trovare pronti come Paese al processo di adattamento ai cambiamenti climatici, dall’altra dare seguito alle norme specifiche, a partire dalla Direttiva Quadro sulle Acque, che a distanza di oltre 20 anni ancora non vede la sua integrale e completa attuazione. 

In gioco, ricorda Cia, la tenuta ecosistemica del pianeta e, in particolare, del territorio italiano che continua a soffrire per erosioni, frane e smottamenti, sotto 1000 millimetri di pioggia che ogni anno cade sullo stivale, procurando miliardi di danni. Circa 300 miliardi di metri cubi, di cui, tra l’altro, le infrastrutture idriche esistenti, riescono a trattenere solo 5,8 miliardi, l’11%. Inoltre, nel Paese ancora oggi quasi 7 mila comuni e 150 mila imprese agricole sono esposti a rischi ambientali con le aree rurali tra le più colpite. 

E’ di fronte a tale scenario, precisa Cia, che va rinnovata la consapevolezza del ruolo dell’agricoltura e degli agricoltori, che hanno ridotto l’uso idrico del 30% e che ogni giorno contribuiscono ad arginare i disastri, tutelano ambiente e paesaggio, salvaguardano suolo e foreste, aiutano a stabilizzare i versanti e a trattenere le sponde dei fiumi. La presenza di un’agricoltura sostenibile resta il miglior presidio contro il dissesto. 

Entro il 2050 poi, il pianeta avrà 10 miliardi di persone, fare sintesi su progetti, fondi stanziati e nuove opportunità come il Next Generation Eu, è per Cia cruciale, sia per l’ammodernamento delle infrastrutture idriche e la tenuta dei servizi ecosistemici che per il futuro alimentare sulla terra. 

Occorre, quindi, secondo Cia, recuperare efficacia ed efficienza non solo sul tasso di dispersione, ma anche sull’approvvigionamento, la cui gestione, in Italia è grossolanamente sia collettiva che individuale. I Consorzi di bonifica gestiscono 3,3 milioni di ettari irrigabili su una superficie totale di circa 13 milioni di ha, mentre all’irrigazione in autoapprovvigionamento va circa la metà del totale delle acque irrigue utilizzate. 

“Guardando in prospettiva -interviene il presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino- occorre soprattutto al Sud, superare le fasi di commissariamento e ora utilizzare con lungimiranza le risorse, puntando sui numerosi grandi invasi inutilizzabili e su forme di invasamento anche alternative. Allo stesso tempo, però, bisogna lavorare per mettere a sistema, in favore degli imprenditori agricoli e anche a salvaguardia dell’ambiente, l’accesso idrico a laghi montani e pedemontani”. 

“Va in questa direzione il Green Deal Ue -sottolinea Scanavino-. Così come la nuova Pac pone vincoli importanti per l’uso irriguo e ci sono, sempre nel quadro Ue, importanti sviluppi per il ricorso alle acque reflue, utili in zone siccitose. A fare da collante un lavoro sinergico con enti e istituzioni sul territorio e la necessaria garanzia che il Governo porti sul tema acqua anche tanta ricerca e tecnologia”.

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1 In Evidenza - 20 mar 2021

Covid: Anp-Cia, urgente il rilancio della campagna vaccinale

 Bisogna riprogrammare e rilanciare la campagna di vaccinazione contro il Covid, con tempi certi, maggiore efficienza organizzativa e nel rigoroso rispetto dei criteri di priorità indicati dalle autorità sanitarie. È l’appello al Governo e alle Regioni lanciato da Anp, l’Associazione nazionale pensionati di Cia-Agricoltori Italiani, dopo il via libera ad AstraZeneca da parte dell’Ema.

            La campagna vaccinale è un’azione decisiva per superare l’emergenza sanitaria, tutelare la salute di tutti e creare le condizioni per un ritorno alla normalità a livello sia economico che sociale -spiega Anp-. Le persone anziane stanno maggiormente soffrendo di questa situazione; la fragilità fisica e, spesso, l’isolamento sociale contribuiscono ad aggravare un disagio che si protrae ormai da lungo tempo. In questo senso, il vaccino non è solo un mezzo di difesa dal virus, è una speranza di rinascita e, per molti, anche il modo per poter recuperare senza paura il ruolo di nonni che accudiscono i nipoti contribuendo al sostegno delle famiglie. 

Ecco perché -ribadisce Anp- è necessario vaccinare gli italiani rispettando rigorosamente l’ordine delle categorie prioritarie indicato dalle autorità. Quindi è giusto proseguire con personale sanitario, forze dell’ordine, protezione civile, insegnanti, così come riprendere, in maniera più sistematica ed efficiente, con i soggetti più fragili con disabilità e con gli anziani per ordine di età e con patologie.

Anp-Cia plaude al comportamento del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, per le modalità con le quali si è vaccinato, rispettando il criterio di fascia d’età e senza privilegi: un messaggio di alto valore simbolico e civile. D’altra parte, il vaccino è un diritto fondamentale -ricorda l’Associazione- deve essere gratuito e accessibile a tutti senza discriminazioni né sociali né territoriali.

“Ci troviamo di fronte a una campagna di vaccinazione storica, senza precedenti nel nostro Paese -commenta il presidente nazionale Alessandro Del Carlo- perché riguarda tutta la popolazione in un contesto emergenziale, dove ogni giorno bisogna confrontarsi con il rischio di contagio. Serve rigore e responsabilità da parte di ognuno. Per questo Anp aderisce e fa proprio l’appello delle istituzioni a mantenere un atteggiamento responsabile e prudente, affinché l’azione dei vaccini possa essere efficace e traguardare il Paese fuori dall’emergenza ridando speranza a tutti”.

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