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1 In Evidenza - 24 giu 2025

Pac: Cia, uniti in Europa a difesa del cibo. No al Fondo unico


“L’agricoltura è sotto attacco. L’ipotesi di un Fondo unico europeo che taglia le risorse e aggrega tutti i settori, non è la soluzione. Colpire la Pac vuol dire mettere a rischio lo spirito comunitario dell’Europa che è nata nei campi e ora ci chiede coesione e coraggio a difesa degli agricoltori, a garanzia della sicurezza alimentare globale”. È questo l’appello a tutto il mondo agricolo lanciato, oggi, dal presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, in occasione dell’incontro sul tema con i vertici confederali.

“Non possiamo accettare l’oscurantismo che sta accompagnando la data del 16 luglio e la proposta di riforma della Pac che la Commissione Ue presenterà in quella giornata -ha detto Fini-. Di fronte a un’Europa che prende le distanze dall’ascolto e dal confronto con gli agricoltori, dobbiamo dire basta alle nostre divisioni per dare forma a una battaglia unitaria, da Roma a Bruxelles, che impedisca la distruzione dell’unica e più importante politica europea che assicura cibo a tutti”.

CIA PER LA PAC - Dalla campagna contro le rendite fondiarie alle sollecitazioni inviate, via lettera, anche alla premier Meloni, dall’adesione alla petizione del Copa-Cogeca al lavoro tra i Paesi del Mediterraneo, non si ferma la mobilitazione per la Pac messa in atto dalla Confederazione: perché è un pilastro fondamentale a sostegno del reddito degli agricoltori, ma anche l’unico strumento in grado di incentivare lo sviluppo rurale e la tutela dell’ambiente. Perché il Fondo unico toglie autonomia alla Pac, riduce le risorse e cancella le specificità agricole; crea disparità tra gli Stati membri, mette in competizione agricoltura, salute, energia e ricerca, compromette il mercato unico e tutta l’Europa. Perché resta aperto il nodo budget, non adeguato alle sfide globali, ai livelli dell’inflazione e alle garanzie di cibo sano e sicuro. Perché il tema riguarda tutti, in gioco c’è l’agricoltura che contrasta la crisi climatica e il dissesto, gli agricoltori che sono custodi del territorio e della biodiversità, argine contro l’abbandono delle aree interne.

“Stiamo affrontando tutto questo in un contesto complesso -ha concluso Fini-. I conflitti e le tensioni geopolitiche, sempre più su scala mondiale, hanno di nuovo spostato l’asse dell’attenzione e con indiscutibile urgenza e importanza. Eppure, Bruxelles dovrebbe ricordare che l’Europa è stata fondata sulla pace, e non sulla guerra che alimenta la fame, e per questo anteporre il cibo alle armi. Lo tenga a mente il prossimo Consiglio Ue, il 26 e 27 giugno, ultima occasione ufficiale per far invertire la rotta”.  

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1 In Evidenza - 23 giu 2025

Assemblea Anp-Cia: priorità a pace, welfare e sanità universale

Pensioni dignitose, sanità pubblica, servizi sociosanitari adeguati, soprattutto nelle aree interne e rurali, e nuove politiche Ue di pace. Questi i temi al centro dell'Assemblea di Anp, l’Associazione nazionale pensionati di Cia-Agricoltori Italiani, che si è tenuta a Bologna lo scorso 21 giugno, inaugurata dalla Festa interregionale delle regioni del Nord. In centinaia, tra delegati e ospiti, alla due giorni di condivisione e dibattito su temi sempre più cruciali per gli anziani e il Paese.

 “Ribadire il nostro impegno per la pace e tornare a insistere sulle pensioni dignitose e una sanità pubblica con servizi sociosanitari realmente adeguati, in particolare nelle zone marginali d’Italia è oggi sempre più necessario e importante -ha detto, in apertura dell’assemblea, il presidente nazionale Anp-Cia, Alessandro Del Carlo, richiamando anche il documento programmatico dell’Associazione-. C’è una scarsa attenzione della politica verso gli anziani e i pensionati, in un contesto globale segnato da nuove guerre, crisi delle istituzioni internazionali e mancanza di visione comune. Per questo Anp-Cia -ha aggiunto- lancia un appello all’Europa affinché ritrovi il suo spirito guida per tornare a orientare scelte e decisioni alla coesione sociale e al contrasto dello spopolamento dei piccoli centri. Valorizzare l’agricoltura e il welfare di comunità sia la strategia cardine, anche a sostegno del sistema sociosanitario che deve restare equo e realmente universale”.

Inaccettabile per Anp-Cia che 5 milioni di italiani rinuncino alle cure perché non possono accedere alle prestazioni pubbliche, né permettersi quelle private. Servono investimenti per almeno il 7,5% del Pil, in linea con le previsioni dei maggiori Paesi Ue. Così come le pensioni dovrebbero essere di almeno 800 euro mensili perché possano essere definite dignitose. “Proponiamo di adottare l’indice europeo IPCA per una rivalutazione più equa degli assegni pensionistici -ha concluso Del Carlo- e rilanciamo la necessità di politiche efficaci per l’invecchiamento attivo, con una legge nazionale e fondi adeguati da parte delle Regioni”.

A fargli eco il caso territoriale con gli interventi del presidente di Cia Emilia-Romagna, Stefano Francia; del presidente dell’Assemblea legislativa della Regione, Maurizio Fabbri, e dell’assessore Scuola e agricoltura del Comune di Bologna, Daniele Ara.

Insieme a loro Pierino Liverani, presidente Anp-Cia Emilia-Romagna e vicepresidente nazionale dell’Associazione, ha detto: “La vita media si sta allungando e la popolazione mondiale sta invecchiando, ma non ci si sofferma abbastanza sugli anziani risorsa per l'economia del Paese. Con la mole di volontariato e di aiuto alle giovani famiglie, il valore del nostro ‘lavoro’ ammonta, oggi, a circa 8-9 miliardi di euro annui. Una cifra ragguardevole che andrebbe tenuta a mente per rispondere a richieste basilari come il diritto alla salute e a un invecchiamento attivo, a risorse per la non autosufficienza, a servizi nelle aree rurali e presidi sul territorio, a pensioni che consentano davvero di lasciare il posto alle nuove generazioni. Riconosciamo la nostra responsabilità e quanto giovani e donne, sempre più presenti nel settore, siano il cuore pulsante dell’agricoltura. L’Italia e l’Europa si prendano l’onere di un cambiamento radicale a loro sostegno”.

Di estremo supporto la tavola rotonda con l’europarlamentare Annalisa Corrado, la segretaria generale Cittadinanzattiva, Annalisa Mandorino e la consigliera Age Platform Europe, Daniela Zilli.  

Infine, la chiusura dei lavori da parte del presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini: “La situazione attuale, per il Paese e per l’agricoltura, è complessa. I prezzi aumentano, ma non c’è alcun adeguamento né degli stipendi, né delle pensioni, con l’inevitabile impoverimento progressivo, soprattutto tra la classe medio-bassa. Continueremo, da unica associazione che da subito ha lanciato l’allarme sui rischi per la tenuta sociale, a sollecitare il Governo sull’urgenza di rimettere in sesto la sanità e garantire livelli adeguati di sussistenza alle persone, con l’alimentazione tassello chiave e gli agricoltori motore fondamentale dell’intera filiera. Una battaglia -ha concluso Fini- nient’affatto scontata visto quanto sta accadendo in Europa. Un Fondo unico che ingloba Pac e fondi di coesione non è la soluzione che ci saremmo aspettati da un Commissione che sembrava aver compreso le priorità. Cia continuerà a far sentire la sua voce manifestando a Bruxelles e dialogando finché avrà voce per un’Europa più giusta, più equa, più umana”.

Poi, i titoli di coda con la proiezione del film "Genoeffa Cocconi: i miei figli, i fratelli Cervi".

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1 In Evidenza - 23 giu 2025

Ue: Cia, in mobilitazione contro fondo unico. Pac mantenga sua autonomia


Cia-Agricoltori Italiani
 si mobilita contro l’ipotesi di un fondo unico in cui la Pac potrebbe essere diluita dopo il 2027
 e aderisce alla petizione del Copa-Cogeca per una politica agricola comune, forte e adeguatamente finanziata. In un momento in cui l'Europa deve affrontare le sfide dall'instabilità geopolitica, del climate change e dei mutamenti del commercio mondiale, Cia ribadisce che la Pac è uno strumento fondamentale per garantire l'accesso a prodotti alimentari sicuri, sostenibili e sostiene le comunità rurali e milioni di agricoltori, contribuendo alla resilienza economica, ambientale e sociale dell'Europa.

Cia è pertanto contraria alla revisione della struttura della Pac, che rischia di essere diluita in un fondo generale, andando in competizione con altre priorità politiche. Questo aumenterebbe l'incertezza e minerebbe la sopravvivenza degli agricoltori europei e il futuro agricolo del continente. La Pac deve rimanere la spina dorsale della strategia alimentare e agricola dell'Ue, come sancito nei trattati, attraverso la sua natura condivisa, la sua struttura e l'assegnazione specifica delle risorse. La politica agricola Ue deve, infatti, rimanere “comune” per non rischiare di frammentare il mercato unico, approfondendo le disuguaglianze tra gli stati membri e minando il reddito degli agricoltori. Integrare la Pac con altre politiche danneggerebbe gli investimenti agricoli a lungo termine nelle aree rurali, nonché l'adozione di innovazioni, il ricambio generazionale e la sostenibilità ambientale. Cia ribadisce, inoltre, che qualunque riforma della Pac deve essere accompagnata da risorse finanziarie adeguate.

Cia appoggia, dunque, la petizione intitolata nosecuritywithoutcap.eu lanciata dal Copa Cogeca con l'obiettivo di sensibilizzare e mobilitare l'intera comunità agricola europea contro l'idea di un fondo unico che potrebbe indebolire la Pac dopo il 2027, poiché l'approccio perseguito dalla Commissione europea contraddirebbe sia la storia che i suoi stessi messaggi sull'importanza strategica dell'agricoltura.

“Durante l’odierno praesidium del Copa Cogeca -dichiara il vicepresidente nazionale Cia, Matteo Bartolini- si è, inoltre, deciso di orientarsi con fermezza verso i capi di stato in vista del Consiglio europeo del 26 e 27 giugno, con una lettera in cui le associazioni e le cooperative agricole ribadiscono la necessità della difesa di una Pac autonoma e richiedono, pertanto, un incontro specifico sul tema, a latere del Consiglio”.

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1 In Evidenza - 23 giu 2025

CIA Abruzzo: "Agea acceleri i pagamenti e semplifichi le procedure per sostenere davvero le aziende agricole"

CIA Agricoltori Italiani Abruzzo, commentando il Rapporto Annuale 2024 di Agea, riconosce i progressi nell’innovazione digitale ma sottolinea criticità ancora troppo pesanti che ostacolano concretamente il lavoro e la competitività delle aziende agricole regionali.

Ritardi nei pagamenti, burocrazia e inefficienze amministrative restano problemi strutturali che penalizzano il settore, già duramente colpito da crisi climatiche, instabilità dei mercati e incremento dei costi produttivi.

“Le imprese agricole abruzzesi non possono più permettersi di attendere mesi per ricevere gli aiuti comunitari e nazionali. La mancanza di liquidità mette a rischio la programmazione aziendale e la sopravvivenza stessa di molte attività”, dichiara Nicola Sichetti, Presidente CIA Abruzzo.

L’organizzazione agricola sollecita pagamenti puntuali, l’adeguamento ai migliori standard europei e l’eliminazione di una burocrazia che grava inutilmente sulle aziende: moduli ripetitivi, controlli eccessivi, sistemi digitali non sempre affidabili. In particolare, la CIA evidenzia che strumenti innovativi come la Carta Nazionale dell’Uso del Suolo (CNdS) e l’Area Monitoring System (AMS), pur rappresentando un passo in avanti, devono essere resi più precisi, trasparenti e accessibili per evitare contestazioni e rallentamenti.

Fondamentale anche il rafforzamento dei Centri di Assistenza Agricola (CAA): punto di riferimento indispensabile per le imprese, spesso però limitati da carenze operative e burocratiche.

“Servono meno carte e più sostegno concreto, con procedure snelle e assistenza tempestiva. Solo così si potrà rilanciare un’agricoltura competitiva e sostenibile, liberandola dal peso di una macchina amministrativa ancora troppo lenta”, sottolinea Sichetti.

CIA rivolge un appello al Governo e alle istituzioni europee: è il momento di passare dalle parole ai fatti. Accelerare i pagamenti, migliorare gli strumenti digitali, semplificare le procedure e potenziare i CAA sono azioni indispensabili per restituire slancio all’agricoltura abruzzese e nazionale.

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1 In Evidenza - 20 giu 2025

Agricoltura sotto attacco. Non arriviamo al Fondo!

Cia in mobilitazione permanente a difesa della Pac

L'agricoltura è sotto attacco. Cia-Agricoltori Italiani non intende accettare i rischi legati alla proposta di un Fondo unico che riduce le risorse e cancella le specificità agricole.

L'Europa è nata nei campi e la Politica agricola comune è il suo cuore verde. Colpire la Pac vuol dire, dunque, mettere a repentaglio l'Euorpa.

Non arriviamo al Fondo! La Confederazione continua a promettere battaglia e punto per punto spiega perchè.

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1 In Evidenza - 13 giu 2025

Estate 2025: agriturismi in Abruzzo, segnali contrastanti ma fiducia per la stagione estiva

In Abruzzo sono attualmente 568 gli agriturismi attivi, pari al 2,2% del totale nazionale. Un numero che colloca la regione al 16° posto in Italia (a pari merito con la Calabria), secondo gli ultimi dati ISTAT elaborati da Cresa – Centro Studi della Camera di Commercio del Gran Sasso d’Italia.

Il quadro complessivo mostra segnali misti: da un lato una lieve crescita nel medio periodo (+2,3% dal 2019), dall’altro una flessione più marcata nel lungo periodo, con un calo di 68 strutture dal 2010 al 2023 (−10,7%), in controtendenza rispetto al +30,8% nazionale. Tra il 2022 e il 2023 si è registrato un saldo negativo di −18 attività (−3,1%).

Il settore agrituristico continua a rappresentare una risorsa strategica per il nostro territorio”, commenta Nicola Sichetti, presidente CIA Abruzzo. “Nonostante le difficoltà, il comparto conserva una forte capacità attrattiva, ma servono politiche mirate, accesso ai fondi europei e investimenti per innovare l’offerta e rispondere alla domanda contemporanea di turismo rurale, esperienziale e sostenibile. Il futuro del turismo rurale abruzzese passa dalle nuove generazioni”, continua Sichetti, “Se vogliamo davvero rilanciare il settore agrituristico, dobbiamo puntare su giovani imprenditori, innovazione e filiere corte legate al territorio”.

In Abruzzo il settore agrituristico si conferma una realtà dinamica, con caratteristiche distintive che lo rendono un modello interessante anche nel confronto con il resto del Paese. Una delle peculiarità più significative è la forte presenza femminile nella gestione delle strutture: il 46,6% degli agriturismi è infatti guidato da donne, una quota nettamente superiore rispetto alla media nazionale del 34,2%. Un dato che racconta di un imprenditorialità agricola al femminile sempre più solida e presente sul territorio.

Anche in termini di diffusione, la regione mostra una buona vitalità: la densità agrituristica per popolazione, pari a 4,5 strutture ogni 10.000 abitanti, risulta leggermente superiore a quella italiana. Le aziende si distribuiscono prevalentemente in collina (65%) e in montagna (35%), confermando la vocazione rurale dell’Abruzzo e la stretta relazione tra offerta turistica e paesaggio naturale.

Dal punto di vista dei servizi, l’82,9% degli agriturismi abruzzesi offre alloggio, il 70,4% ristorazione e oltre la metà (51,9%) propone attività complementari come sport, equitazione e fattorie didattiche. Anche qui la regione si colloca sopra le medie nazionali, evidenziando un’attenzione crescente verso la multifunzionalità e il turismo esperienziale.

Tuttavia, i dati del 2023 delineano anche alcune criticità. Lo scorso anno gli agriturismi abruzzesi hanno accolto 25.060 turisti, per un totale di 78.049 pernottamenti. Il soggiorno medio è salito da 2,9 a 3,1 notti, ma resta inferiore alla media italiana di 3,7 giorni. Ancora più preoccupante è la flessione rispetto al 2022: −11% di arrivi e −3% di presenze, mentre a livello nazionale si è registrata una crescita dell’11% e del 7% rispettivamente.

Il turismo internazionale continua a rappresentare una quota ridotta del mercato agrituristico abruzzese: solo il 19% degli arrivi e il 24% delle presenze proviene dall’estero, contro valori nazionali più che doppi (51% e 60%). Eppure, nel confronto con il 2019, si osservano segnali incoraggianti, con un aumento del 36% degli arrivi e del 23% delle presenze straniere.

“Nelle aree interne e montane l’agriturismo è molto più che turismo: è presidio sociale e presidio ambientale”, sottolinea Roberto Battaglia, presidente CIA L’Aquila-Teramo. “In territori come i nostri, spesso marginalizzati dai grandi flussi turistici, le aziende agrituristiche rappresentano una delle poche possibilità concrete di sviluppo locale. Non parliamo solo di ospitalità, ma di agricoltura viva, tutela del paesaggio, filiera corta, educazione ambientale”.

“Il turismo rurale è una grande risorsa per l’Abruzzo”, dichiara Domenico Bomba, presidente di CIA Chieti-Pescara “Gli agriturismi offrono esperienze autentiche e sostenibili, ma serve più attenzione da parte delle istituzioni: investimenti mirati, formazione e sostegno all’innovazione possono fare la differenza per rilanciare davvero il comparto”.

In Abruzzo le strutture restano mediamente più piccole (13 posti letto contro i 14 italiani; 35 posti a sedere contro 41) e meno diversificate nei servizi: meno del 20% propone degustazioni enogastronomiche, a fronte di una media nazionale del 25%.

“Dobbiamo puntare con decisione sull’innovazione dell’offerta”, afferma Domenica Trovarelli, presidente Turismo Verde Abruzzo. “Occorre rafforzare la multifunzionalità, allungare la durata media dei soggiorni, attrarre più turismo straniero. Gli agriturismi non sono solo strutture ricettive: sono veri e propri presìdi di territorio, strumenti fondamentali per contrastare lo spopolamento delle aree interne, valorizzare le produzioni tipiche e mantenere viva la cultura contadina. Investire su di loro”, conclude, “significa investire sul futuro dell’Abruzzo”.

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News Cia Abruzzo

1 In Evidenza - 05 lug 2019

ANP- Cia d’Abruzzo ha incontrato i quattro Prefetti delle rispettive Province.

Nell’ambito della grande mobilitazione promossa dall’Associazione Nazionale Pensionati della Cia, l’ANP d’Abruzzo si è attivata profondendo al riguardo il massimo impegno. Tutti e quattro i Prefetti delle province abruzzesi hanno ricevuto le nostre delegazioni dandoci udienza con la dovuta attenzione. Abbiamo iniziato il giorno 11 giugno con il Prefetto di Pescara, Dott.ssa Gerardina Basilicata, per proseguire il 12 con il Prefetto di Teramo, Dott.ssa Graziella Patrizi, il 18 con il Prefetto de L’Aquila, Dott. Giuseppe Linardi, ed infine il 4 luglio con il Prefetto di Chieti, Dott. Giacomo Barbato. Dopo aver consegnato ufficialmente ad ognuno di loro il documento assembleare che ANP ha approvato durante l’assise nazionale di Bologna del 16 aprile scorso, abbiamo esposto i punti principali del documento stesso, soffermandoci in particolare sugli aspetti pensionistici e su quelli sanitari. Le riflessioni e le argomentazioni addotte hanno suscitato il vivo interesse dei nostri egregi interlocutori, soprattutto in riferimento al fatto che le pensioni minime, in principal modo quelle agricole, non hanno tratto alcun beneficio dalle recenti normative in materia di Reddito e Pensione di Cittadinanza, che anzi hanno paradossalmente aggravato l’iniquità a svantaggio di chi ha alle spalle decenni di duro lavoro e di contributi regolarmente versati. Ha destato vero stupore lo scenario, da noi paventato con viva preoccupazione, che addirittura in regime contributivo puro le pensioni agricole di prima fascia, non potendo più godere nemmeno della soppressa integrazione al minimo, saranno inferiori a 300€ mensili e nella maggior parte dei casi non avranno comunque accesso alla Pensione di Cittadinanza. Dopo aver ricordato la lunga azione rivendicativa di ANP-Cia sul tema della rivalutazione delle pensioni minime, culminata con le oltre centomila firme consegnate in Parlamento nel 2016, abbiamo focalizzato il tema altrettanto spinoso delle lacunose politiche socio-sanitarie nelle aree interne. Gli agricoltori, sia in attività che in pensione, dopo aver svolto manutenzione del territorio e provveduto ad assicurare l’alta qualità dei prodotti enogastronomici, non solo pagano pegno vedendosi riconoscere pensioni indecorose, ma sono costretti a patire anche l’inadeguatezza dei servizi (sanitari, ma non solo) nelle aree rurali. I quattro Prefetti incontrati, senza eccezioni, hanno espresso sincero apprezzamento per la modalità con cui ANP, facendosi portavoce di un legittimo e diffuso malcontento, ha scelto di incontrare le Istituzioni per portare avanti le proprie rivendicazioni. Una modalità, hanno detto, che denota la grande forza e il grande senso di responsabilità di ANP nel rappresentare i propri associati (368.000 in Italia, di cui quasi 28.000 in Abruzzo) e di tutelarne gli interessi. A tal proposito, i Prefetti hanno assunto l’impegno di inoltrare le nostre richieste e i contenuti del nostro documento assembleare al Presidente del Consiglio, al Ministro del Lavoro, al Ministro dell’Interno e all’INPS.  A tutti gli incontri hanno preso parte il Presidente regionale ANP d’Abruzzo Dino Bruno e il segretario regionale ANP Claudio Sarmiento, di volta in volta accompagnati dai Presidenti ANP L’Aquila Teramo e Chieti Pescara, Walter Ferrari e Valterio Paolucci, dai rispettivi Direttori Cia Donato Di Marco e Alfonso Ottaviano, oltre che dai pensionati Giulio Contini e Alfonso Di Stefano. All’incontro iniziale con il Prefetto di Pescara ha partecipato anche il Direttore regionale Cia, Mariano Nozzi.   

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1 In Evidenza - 21 mag 2019

Convenzione CIA - FCA

Con la tessera CIA, grazie alla convenzione con FCA, acquistare un'auto nuova conviene!
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1 In Evidenza - 17 mag 2019

Riforma della Legge 157/92 sulla fauna selvatica

La Cia d’Abruzzo ha incontrato l’Assessore regionale Imprudente per illustrare la proposta di riforma della Legge 157/92 sulla fauna selvatica. Anche i Sindaci e i Parlamentari eletti in Abruzzo saranno invitati a sostenere la proposta.

Nella giornata di ieri, la Giunta regionale abruzzese della Cia Agricoltori Italiani, guidata dal Presidente Mauro Di Zio, ha incontrato il vice Presidente della Giunta della Regione Abruzzo con delega all’Agricoltura, Emanuele Imprudente, per illustragli la proposta di riforma della Legge 157/92 sulla fauna selvatica, che la Confederazione ha presentato ieri ai Gruppi Parlamentari di Camera e Senato, oltre che al Presidente della Commissione Agricoltura della Camera, On. Filippo Gallinella. Una proposta di riforma radicale tramite cui affrontare concretamente un problema ormai fuori controllo, tra danni milionari ad agricoltura e ambiente, rischio malattie, incidenti stradali sempre più frequenti e minacce alla sicurezza dei cittadini anche nelle aree urbane. La proposta si articola su sette punti chiave e si propone di aggiornare una legislazione obsoleta e del tutto carente sia sul piano economico che su quello ambientale. I sette punti affrontano, nell’ordine, la necessità di: 1) sostituire il concetto di “protezione” con quello di “gestione”, stante il fatto che, se nel 1992 poteva essere prioritario l’obiettivo di conservare la fauna a rischio estinzione, oggi siamo in presenza di specie in sovrannumero o addirittura infestanti come nel caso dei cinghiali; 2) ricostituire il Comitato tecnico faunistico venatorio, partecipato dal Mipaaf e dal Ministero dell’Ambiente, dalle Regioni, dalle organizzazioni interessate e da istituzioni scientifiche come l’Ispra, riconducendone le competenze presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri; 3) Distinguere le attività di gestione della fauna selvatica da quelle dell’attività venatoria garantendo l’effettiva partecipazione del mondo agricolo a tutela delle proprie attività e passando attraverso il ridisegno e la ridefinizione dei compiti degli Ambiti territoriali di gestione faunistica e venatoria (al posto degli Ambiti territoriali di caccia); 4) non delegare più solo all’attività venatoria il controllo della fauna selvatica, rafforzando la possibilità di istituire personale ausiliario adeguatamente preparato e munito di licenza di caccia e mettendo in campo anche strumenti di emergenza e di pronto intervento; 5) rafforzare l’autotutela degli agricoltori autorizzandoli ad agire sui propri terreni per mettere in atto, con metodi ecologici, interventi preventivi o anche mediante abbattimento qualora in possesso di abilitazione all’esercizio venatorio; 6) risarcire totalmente il danno subìto, superando la logica del “de minimis” ed assicurando procedure di accertamento e tempi omogenei sul territorio con la gestione affidata alle Regioni, visto che ad oggi i danni diretti al settore agricolo accertati corrispondono a 50/60 milioni di euro l'anno a livello nazionale e circa 2,5 milioni a livello regionale; 7) tracciare la filiera venatoria, ai fini della sicurezza e della salute pubblica, partendo dalla presenza di centri di raccolta, sosta e lavorazione della selvaggina, idonei e autorizzati, in tutte gli areali di caccia.

La Cia Agricoltori Italiani si sta mobilitando fortemente su questo tema in tutto il territorio nazionale. La Cia d’Abruzzo, oltre all’incontro odierno con il vice Presidente della Giunta della Regione Abruzzo, Emanuele Imprudente, al quale è stata illustrata la proposta di riforma chiedendogli di sostenerla anche nell’ambito della Conferenza Stato-Regioni, invierà la proposta anche a tutti i Parlamentari eletti in Abruzzo, a tutti i Sindaci e a tutte le Associazioni, con lo scopo di sollecitare le Istituzioni e tutti gli attori sociali coinvolti nella gestione faunistica ad agire tempestivamente, utilizzando il nostro progetto di riforma come base di discussione per arrivare a una nuova normativa sul tema più moderna ed efficace. L’impegno della Cia d’Abruzzo vuole favorire su questo tema un confronto e un dialogo troppo spesso caratterizzati da aspetti emotivi e da impostazioni filosofiche preconcette.

 

Cia Agricoltori Italiani

Abruzzo



 

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1 In Evidenza - 15 mag 2019

Fauna selvatica: contro emergenza, CIA lancia riforma radicale della legge.

Documento su tavolo di Camera e Senato. In Italia +111% cinghiali con danni all’agricoltura per 60 mln l’anno

Una riforma radicale della legge sulla fauna selvatica per affrontare concretamente un problema ormai fuori controllo, tra danni milionari ad agricoltura e ambiente, rischio malattie, incidenti stradali sempre più frequenti e minacce alla sicurezza dei cittadini anche nelle aree urbane. L’ha chiesta oggi Cia-Agricoltori Italiani, presentando a Camera e Senato una proposta di modifica della legge 157/92 che regola la materia.

Sette punti chiave per invertire la rotta sulla questione degli animali selvatici (ungulati, storni, nutrie), diventata insostenibile in tutto il territorio nazionale, aggiornando una legislazione obsoleta e totalmente carente sia sul piano economico che su quello ambientale.

1. Sostituire il concetto di “protezione” con quello di “gestione” - Secondo Cia, la finalità di fondo, indicata già nel titolo della legge, deve essere modificata passando dal principio di protezione a quello di gestione della fauna selvatica. Se la legge del 1992 si focalizzava sulla conservazione della fauna, in quegli anni a rischio di estinzione per molte specie caratteristiche dei nostri territori, oggi la situazione si è ribaltata, con alcune specie in sovrannumero o addirittura infestanti. L’esempio più lampante riguarda i cinghiali, responsabili dell’80% dei danni all’agricoltura: si è passati da una popolazione di 50 mila capi in Italia nel 1980, ai 900 mila nel 2010 fino ad arrivare a quasi 2 milioni nel 2019. E’ del tutto evidente, quindi, che bisogna tornare a carichi sostenibili delle specie animali, in equilibrio tra loro e compatibili con le caratteristiche ambientali, ma anche produttive e turistiche, dei diversi territori.

2. Ricostituire il Comitato tecnico faunistico venatorio, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri - L’attuale legge divide le competenze in diversi ministeri; occorre riportare alcune competenze di fondo presso la Presidenza del Consiglio dei ministri e, di fatto, ricostituire il Comitato tecnico faunistico e venatorio, partecipato dal Mipaaft e dal Ministero dell’Ambiente, dalle Regioni, dalle organizzazioni interessate e da istituzioni scientifiche come l’Ispra.

3. Distinguere le attività di gestione della fauna selvatica da quelle dell’attività venatoria - E’ necessario intervenire nella governance dei territori, garantendo l’effettiva partecipazione del mondo agricolo a tutela delle proprie attività. Le procedure di programmazione faunistica e delle attività venatorie devono essere semplificate e armonizzate con le Direttive europee e, allo stesso tempo, vanno ridisegnati e ridefiniti i compiti degli Ambiti territoriali di gestione faunistica e venatoria (al posto degli Ambiti territoriali di caccia).

4. Le attività di controllo della fauna selvatica non possono essere delegate all’attività venatoria - Per Cia, piuttosto, deve essere prevista o rafforzata la possibilità di istituire personale ausiliario, adeguatamente preparato e munito di licenza di caccia, per essere impiegato dalle autorità competenti in convenzione, mettendo in campo anche strumenti di emergenza e di pronto intervento.

5. Deve essere rafforzata l’autotutela degli agricoltori - Sui propri terreni, i produttori devono poter essere autorizzati ad agire in autotutela, con metodi ecologici, interventi preventivi o anche mediante abbattimento.

6. Risarcimento totale del danno - La crescita dell’incidenza dei danni da fauna selvatica è esponenziale. Ad oggi, i danni diretti al settore agricolo accertati dalle Regioni corrispondono a 50-60 milioni di euro l'anno. Secondo Cia, gli agricoltori hanno diritto al risarcimento integrale della perdita subita a causa di animali di proprietà dello Stato, comprensivo dei danni diretti e indiretti alle attività imprenditoriali. Bisogna superare la logica del “de minimis”; mentre criteri, procedure e tempi devono essere omogeni sul territorio, con la gestione affidata alle Regioni.

7. Tracciabilità della filiera venatoria - Ai fini della sicurezza e della salute pubblica, occorre assicurare un efficace controllo e un’adeguata tracciabilità della filiera venatoria, partendo dalla presenza di centri di raccolta, sosta e lavorazione della selvaggina, idonei e autorizzati, in tutte gli areali di caccia.

“Cia-Agricoltori Italiani lancia la sua proposta di riforma della legge 157/92 e si rende protagonista, negli stessi giorni, di una mobilitazione generale in tutte le regioni sul tema della fauna selvatica -spiega il presidente nazionale Dino Scanavino-. La presenza eccessiva, soprattutto di ungulati, sta rendendo impossibile in molte aree l’attività agricola con crescenti fenomeni di abbandono ed effetti negativi sulla tenuta idrogeologica dei territori. Per questo sollecitiamo le istituzioni ad agire tempestivamente, utilizzando il nostro progetto di riforma come base di discussione, per arrivare a una nuova normativa sul tema più moderna ed efficace”.

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1 In Evidenza - 14 mag 2019

CIA presenta la sua riforma di legge sulla fauna selvatica.

La questione fauna selvatica è diventata insostenibile su tutto il territorio nazionale. La crescita dell’incidenza dei danni, prima di tutto al settore agricolo, è esponenziale. Ogni valutazione o stima viene immediatamente superata nei fatti e la legislazione vigente risulta totalmente inadeguata ad affrontare i problemi odierni.

Per questo motivo, Cia-Agricoltori Italiani intende proporre una radicale riforma della legge 157/92 che regola la materia in Italia, considerata ormai obsoleta e carente a governare il fenomeno degli animali selvatici, così come a contenere i danni. Una proposta, con sette punti qualificanti, che verrà presentata il 15 maggio a Camera e Senato.

Contemporaneamente, Cia si rende protagonista di una mobilitazione generale in tutte le Regioni, oltre che nei confronti del Governo centrale, per modificare profondamente queste politiche.

Sul piano economico, la presenza eccessiva - soprattutto di ungulati - rende impossibile l’attività agricola in molte aree rurali, con crescenti fenomeni di abbandono e conseguenze negative sulla tenuta idrogeologica dei territori. Dal punto di vista ambientale, crescono le alterazioni eco-sistemiche e i disequilibri tra specie, con l’incremento del rischio di estinzione di animali caratteristici dei nostri territori. Infine, sul piano sociale e della salute, si diffondono malattie causate da selvatici, crescono gli episodi di incidenti stradali con numerose vittime e di aggressioni dirette anche all’uomo.

Ecco perché non si può più aspettare, c’è bisogno di norme nuove e più efficaci. Cia-Agricoltori Italiani si fa promotrice di un’organica proposta di emendamenti alla legge quadro del 1992, come base di discussione per favorire un confronto tra tutte le parti interessate, con le amministrazioni e le forze politiche. Un confronto che si ritiene debba essere aperto, ma anche tempestivo e proficuo.

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2 In Evidenza - 12 mar 2018

CIA ABRUZZO - Mondo agricolo in lutto: è scomparso Concezio Gasbarro Presidente regionale di Confagricoltura Abruzzo.

Ieri è venuto improvvisamente a mancare Concezio Gasbarro, Presidente regionale di Confagricoltura Abruzzo. La sua grande professionalità, la profonda conoscenza del mondo agricolo, la particolare competenza riguardo alla forestazione e l’impegno costante nella difesa del territorio delle aree interne e montane, avevano esaltato il suo valore fino a farne uno dei migliori esperti italiani ed europei in tali specifici settori. Tutte queste qualità, unitamente alle doti umane di Ezio - come veniva chiamato da tutti coloro che lo hanno conosciuto - ne facevano un punto di riferimento per l’intero mondo agricolo, per la collettività e nei rapporti con le Istituzioni.

La Cia d’Abruzzo ricorda e rimpiange il ruolo di dirigente impegnato che Concezio Gasbarro sapeva svolgere in Confagricoltura senza far venire mai meno il suo spirito costruttivamente critico e la sua sincera apertura al dialogo. Di tali doti preziose si è potuta avvalere anche la comune esperienza in Agrinsieme, che dal suo esempio deve saper trarre le ragioni e gli stimoli per rafforzarsi e proseguire. 

dal sito 
http://www.ciaabruzzo.it/notizia-cia-abruzzo.asp?id=328

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