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1 In Evidenza - 03 nov 2025

Ue: Cia, accordi commerciali solo con reciprocità e vera tutela per gli agricoltori


Gli accordi commerciali devono servire a creare efficienza, competitività e vantaggi reciproci, non a scaricare i costi sulle imprese agricole. È questo il messaggio che il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, ha portato al Masaf, nell’incontro con il commissario europeo al Commercio, Maroš Šefčovič, ribadendo la posizione dell’organizzazione: reciprocità e tutela effettiva dei produttori devono essere il punto di partenza di ogni trattativa internazionale.
“Parlare di fondi di compensazione significa già ammettere che un accordo crea squilibri -ha detto Fini-. L’Europa deve garantire parità di regole e condizioni per tutti: solo così gli accordi possono essere strumenti di crescita e non di crisi”.

Cia ha richiamato la necessità di una valutazione d’impatto cumulativa sui vari accordi commerciali oggi in discussione, affinché la politica commerciale dell’Ue non diventi un fattore di instabilità per i mercati agricoli. Allo stesso tempo, ha chiesto clausole di salvaguardia realmente efficaci e tempestive per proteggere le produzioni sensibili.

Nel corso dell’incontro, Cia ha sollecitato il commissario Ue a rilanciare con decisione il dialogo con gli Stati Uniti per raggiungere l’obiettivo “zero per zero” sui dazi, a partire dal vino. “La stabilità nei rapporti con Washington è prioritaria”, ha spiegato Fini, ancora di più “dopo i pesanti segni di rallentamento del nostro export agroalimentare verso gli Usa, che da giugno ad agosto ha perso oltre 210 milioni di euro rispetto al 2024” e anche “contro il rischio di nuovi dazi antidumping sulla pasta italiana”.

Sul dossier Mercosur, Cia ha espresso forti preoccupazioni per l’insufficienza delle clausole di salvaguardia proposte dalla Commissione. “Servono meccanismi automatici e vincolanti, non discrezionali -ha osservato Fini-. Abbiamo necessità di maggiori certezze giuridiche rispetto alle soglie previste del 10% e di un sistema di monitoraggio trasparente e veloce per evitare l’import incontrollato di carne bovina, pollame, miele, zucchero e riso, che rischiano di mettere in crisi le filiere europee”.
Cia, infine, ha richiamato l’attenzione di Šefčovič sulla revisione del Regolamento SPG (Sistema di Preferenze Generalizzate). “Siamo preoccupati, il riso europeo non può essere lasciato senza difese -ha evidenziato Fini-. Per questo, occorre arrivare a stabilire una soglia di importazione ragionevole, da ripartire tra i Paesi beneficiari secondo le tendenza storiche di import, al fine di evitare concentrazioni eccessive e distorsioni di mercato”.

“Gli agricoltori europei non chiedono protezionismo -ha concluso il presidente di Cia- ma parità di condizioni. Solo con reciprocità, regole uguali per tutti e strumenti di tutela rapidi potremo affrontare la sfida della competitività globale senza sacrificare la nostra agricoltura”.

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2 In Evidenza - 24 ott 2025

CIA Talent debutta alla Fiera Progress: formazione e lavoro per i giovani del territorio

È stato presentato oggi, alla Fiera Progress di Lanciano, CIA Talent, il nuovo programma di CIA Agricoltori Italiani Chieti-Pescara dedicato alla formazione e all’inserimento dei giovani nel mondo dei servizi agricoli e sociali.

L’iniziativa nasce all’interno di CIA Next, il piano strategico di innovazione e sviluppo 2026–2028, e punta a costruire un vivaio di competenze locali, offrendo ai giovani un percorso chiaro, meritocratico e orientato al lavoro.

L’evento, moderato dalla giornalista Francesca Piccioli, ha visto i saluti di Ombretta Mercurio, Presidente Lancianofiera e di Domenico Bomba, presidente CIA Chieti-Pescara. A seguire gli interventi di Alfonso Ottaviano, Direttore CIA Chieti-Pescara, Serena Giuliani, Sales Development e Marica Micolucci di GEVI che hanno spiegato il dettaglio del funzionamento del tirocinio formativo, insieme alle testimonianze di giovani che hanno già avviato il loro percorso all’interno della rete CIA.

CIA Talent accompagna i giovani in un percorso che parte dall’orientamento, con la presentazione dell’organizzazione e la candidatura online, e prosegue con una formazione mirata su competenze tecniche e trasversali.
Segue una fase di stage e affiancamento pratico nelle sedi territoriali CIA Chieti-Pescara, per poi arrivare alla valutazione finale e all’inserimento lavorativo dei profili più idonei.

“CIA Talent è un progetto che guarda lontano: un investimento sulle persone e sul futuro della nostra organizzazione,” ha dichiarato Alfonso Ottaviano, direttore CIA Chieti-Pescara, “Attraverso la formazione e la valorizzazione delle competenze, vogliamo costruire una nuova generazione di professionisti che portino innovazione, efficienza e vicinanza al territorio.”

La selezione avverrà con il supporto della società Aaron King International del gruppo Reverse, specializzata in HR e recruiting, in sinergia con i responsabili CIA. Il programma è inoltre integrato con il Servizio Civile INAC, creando un canale di crescita coerente e continuativo per i giovani che vogliono costruire un futuro nel sistema CIA.

L’obiettivo è rafforzare la presenza CIA sul territorio, valorizzando il capitale umano abruzzese e promuovendo ricambio generazionale, innovazione e qualità nei servizi rivolti agli agricoltori e ai cittadini.

Da oggi 24 ottobre 2025 è attivo il form online di candidatura sul sito ufficiale: www.cia-business.odoo.com/cia-talent

Gli interessati, studenti, neodiplomati e neolaureati under 25, possono inviare la propria candidatura e partecipare alle selezioni.

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1 In Evidenza - 22 ott 2025

CIA: Bene la declaratoria di eccezionalità per le avversità atmosferiche. Ora risposte rapide e concrete per le aziende

CIA Abruzzo CIA Chieti–Pescara esprimono grande soddisfazione per la decisione della Giunta regionale che ha approvato la declaratoria dell’eccezionalità delle avversità atmosferiche che tra il 2 luglio e il 3 agosto 2025 hanno colpito i territori agricoli di Pescina, San Benedetto dei Marsi, Cerchio, Fossacesia, Rocca San Giovanni, Treglio e Frisa, con danni stimati in oltre 31 milioni di euro.

Il provvedimento riconosce ufficialmente la gravità del downburst del 3 agosto, un evento atmosferico di straordinaria intensità che ha devastato ampie zone della provincia di Chieti, in particolare Fossacesia, Frisa, Rocca San Giovanni, Torino di Sangro, Bucchianico e Casalincontrada, causando perdite tra il 50% e il 90% delle produzioni di vite, olivo, ortaggi, frutta e pomodori, oltre a danni gravi a serre, impianti e strutture aziendali.

“È un risultato importante per il nostro comparto”, dichiara il presidente di CIA Abruzzo, Nicola Sichetti, “Fin dalle prime ore successive all’evento abbiamo raccolto le segnalazioni degli agricoltori, documentato i danni e chiesto con forza il riconoscimento della calamità naturale. Oggi arriva una risposta concreta alle nostre richieste.”

“Il riconoscimento dell’eccezionalità”, aggiunge il presidente di CIA Chieti–Pescara, Domenico Bomba, “è il primo passo verso il ristoro delle imprese che hanno perso quasi tutto. Ora serve che i tempi per l’attivazione del Fondo di Solidarietà Nazionale siano rapidi e certi, perché le aziende non possono più attendere.”

Le confederazioni rinnovano l’appello alla Regione e al Governo affinché vengano adottate misure strutturali di prevenzione e adattamento climatico, potenziando la rete irrigua, gli strumenti assicurativi agevolati e gli interventi di difesa attiva, per proteggere il patrimonio agricolo e il reddito degli imprenditori.

“Questo evento”, conclude Sichetti, “è l’ennesima prova che il cambiamento climatico è una realtà con cui dobbiamo fare i conti ogni giorno. La politica deve essere pronta a sostenerci con strumenti efficaci, rapidi e moderni.”


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1 In Evidenza - 21 ott 2025

CIA Abruzzo: “Regolamento sul territorio rurale va semplificato, troppe barriere per le aziende agricole”

CIA Abruzzo lancia l’allarme sulla bozza del “Regolamento degli Interventi sul Territorio Rurale” (Art. 63 della L.R. 58/2023), definito oggi un ostacolo più che uno strumento di crescita per le piccole e medie imprese agricole della regione.

“Abbiamo analizzato con attenzione la bozza e riconosciamo l’intento della Regione di dotare il settore di uno strumento moderno per sostenere gli investimenti”, spiega Nicola Sichetti, presidente CIA Abruzzo, “Tuttavia, la realtà delle procedure evidenzia criticità concrete che possono bloccare le aziende prima ancora che possano usufruire dei benefici previsti.”

La burocrazia è eccessiva: per presentare un Progetto di Sviluppo Aziendale servono decine di documenti e professionisti esterni, con tempi e costi spesso insostenibili.

Il vincolo decennale di conduzione aziendale e mantenimento del bilancio attivo è troppo rigido: il settore agricolo è volatile e soggetto a crisi climatiche e di mercato, e dieci anni rischiano di trasformare un investimento in un vincolo oppressivo.

Il PSA Semplificato, pensato per le piccole aziende, è inefficace: troppe aree, comprese quelle naturali protette, sono escluse, lasciando fuori proprio chi più ha bisogno di strumenti snelli per modernizzarsi.


CIA Abruzzo propone di:

  • Introdurre un Documento Unico di Progetto (DUP) per ridurre tempi e costi e semplificare la valutazione.

  • Ridurre il vincolo decennale a cinque anni, consentendo aggiornamenti del piano aziendale in base al mercato e alle condizioni ambientali.

  • Rendere il PSA Semplificato realmente fruibile anche nelle aree vincolate, per interventi a basso impatto paesaggistico, con la compatibilità valutata dagli enti competenti.

“Snellire le procedure non è un favore agli agricoltori, ma un investimento strategico per il futuro dell’economia rurale abruzzese,” conclude Sichetti, “Accogliere queste proposte significherebbe trasformare un regolamento oggi inapplicabile in un vero alleato delle nostre imprese, liberando energie e risorse per competitività, sostenibilità e tenuta sociale dei territori rurali.”

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1 In Evidenza - 18 ott 2025

PAC 2025, primi 18,8 milioni alle aziende abruzzesi: CIA Abruzzo, “Boccata d’ossigeno, ma i tagli continuano a pesare"

“Bene i pagamenti Pac ma non cancellano le difficoltà del settore”. È partita la campagna di pagamenti PAC 2025 con l’erogazione dei primi 18,8 milioni di euro destinati alle aziende agricole abruzzesi.

Tuttavia, le difficoltà strutturali del settore restano evidenti e il rischio derivante dai tagli complessivi alla PAC futura continua a preoccupare.

“Va bene ricevere gli anticipi: sono risorse che gli agricoltori si sono guadagnati con il loro lavoro quotidiano”, sottolinea il presidente di CIA Abruzzo, Nicola Sichetti. “Ma non possiamo dimenticare che la PAC post-2027, secondo le stime nazionali, subirà un ridimensionamento significativo: il peso della politica agricola comune scenderà dal 31% al 15% delle risorse complessive, con una perdita di circa 9 miliardi per l’Italia rispetto al periodo attuale. Questo riduce le prospettive di sostegno per le nostre aziende e mette sotto pressione l’intero comparto. Gli anticipi aiutano, ma non sono un regalo.”

La PAC attuale ammonta a 378 miliardi a livello europeo, mentre quella futura potrà contare su circa 294 miliardi. “In un periodo segnato dagli effetti del cambiamento climatico, dall’instabilità dei mercati e dalle sfide geopolitiche, servono risorse certe e adeguate, non solo anticipi temporanei”, aggiunge Sichetti.


Particolare attenzione va alle aree interne e montane, spesso marginali ma cruciali per l’economia e il territorio regionale. “Presidiare questi territori significa proteggere biodiversità, paesaggio e comunità locali. Sostenere le aziende agricole significa proteggere l’Abruzzo nel suo insieme.”

CIA Abruzzo si unisce alla preoccupazione espressa da CIA-Agricoltori Italiani e sostiene l’obiettivo di far cambiare rotta alla Commissione Europea, evitando che si frammenti e si indebolisca una delle politiche fondanti dell’UE.

“Gli anticipi PAC sono un segnale positivo, ma non devono farci dimenticare le criticità strutturali e i tagli in arrivo”, conclude Sichetti. “Continueremo a sollecitare attenzione e sostegno, perché il lavoro degli agricoltori merita risposte concrete e durature. Gli anticipi aiutano oggi, ma senza un flusso stabile di risorse, i tagli continueranno a penalizzare le imprese e a mettere a rischio l’intero settore agricolo regionale.”

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1 In Evidenza - 17 ott 2025

Donne in Campo-Cia: un piano d’azione per le imprenditrici agricole e i territori rurali


Dalla ripresa degli incentivi dedicati all’introduzione del co-manager aziendale, passando per il rilancio dei consultori familiari rurali. Sono queste alcune delle proposte presentate da Donne in Campo-Cia nella sua Assemblea nazionale, “Donne rurali: energia vitale per un territorio in salute”, oggi a Roma in Auditorium Giuseppe Avolio. Proposte non solo politiche ed economiche, ma anche sociosanitarie, pensate per dare risposte concrete e complete alle aziende agricole femminili, soprattutto nelle aree interne del Paese.

“Vogliamo costruire un piano d’azione che parte dalle esigenze reali delle imprenditrici agricole -ha detto la presidente di Donne in Campo, Pina Terenzi- pilastri di un’agricoltura sostenibile e multifunzionale e motore dei territori rurali, ma troppo spesso dimenticate dalle politiche di welfare e sviluppo”.

In Italia il 31,5% delle imprese agricole è guidato da donne, circa 355 mila aziende, e le lavoratrici rappresentano il 32% della manodopera, pari a 470 mila persone. In totale, oltre 800 mila donne che contribuiscono ogni giorno alla vitalità economica e sociale delle aree interne. Eppure, ha sottolineato Terenzi, “questa forza diffusa opera in contesti dove la desertificazione dei servizi – dall’assistenza sanitaria ai trasporti, dagli asili ai consultori – limita pesantemente la possibilità di conciliare vita e lavoro, sovraccaricando le imprenditrici, spesso madri o caregiver di familiari anziani o con bisogni speciali, con conseguenze su produttività e salute fisica e mentale”.

Per questo, Donne in Campo-Cia ha messo in fila un insieme di interventi “fondamentali per sostenere la permanenza della donna e della sua famiglia agricola nei territori -ha ribadito Terenzi- e per trasformare l’impegno quotidiano delle imprenditrici in sviluppo per tutto il Paese”.

Tra le proposte, l’introduzione del co-manager dell’imprenditrice agricola, per garantire la continuità dell’attività durante i periodi di gestazione, maternità o assenza forzata, consentendo alla donna di scegliere personale di fiducia. Centrale anche la richiesta di mantenere e potenziare i punti nascita nelle aree interne, superando lo scoglio demografico che oggi ne determina la chiusura. Altro punto chiave è il rilancio dei consultori familiari rurali, come presidi di medicina di genere e sostegno psicologico per donne e giovani agricoltori. Fra le priorità, inoltre, valorizzare il ruolo sociale delle imprese agricole femminili, riconoscendo la loro capacità di offrire servizi educativi e di assistenza nelle comunità: fattorie didattiche e sociali, agriasili e agriturismi come centri di welfare di prossimità. Altrettanto necessario è prevedere una congrua dotazione finanziaria dedicata a livello nazionale e una legge quadro per l’imprenditoria agricola femminile, oggi marginale nei principali fondi e programmi come la Pac e il Pnrr, oltre a un pieno riconoscimento dei bisogni delle donne nel ridisegno della politica agricola europea.

Tutti interventi che si affiancano alle alleanze strategiche costruite da Donne in Campo-Cia con il mondo dell’associazionismo, della ricerca e della cultura e portate in Assemblea: la collaborazione con Cittadinanzattiva per il diritto alla salute delle donne nelle aree interne, la partnership con l’Università di Cassino e SIDEA sull’impresa femminile, la sinergia con la Fondazione Lagostena Bassi per la prevenzione della violenza di genere attraverso il lavoro e l’indipendenza economica.


“In un momento di grande trasformazione per il mondo agricolo, il lavoro di Donne in Campo rappresenta un segnale concreto di innovazione e di visione -ha chiosato il presidente di Cia, Cristiano Fini-. La transizione verso sistemi agroalimentari più inclusivi, resilienti e sostenibili passa dal pieno riconoscimento del ruolo delle donne. Garantire loro pari accesso alle risorse, alla terra, al credito non è solo una questione di equità, ma una leva strategica per l’efficienza dell’intero settore. Sostenere il contributo delle donne in agricoltura significa investire nell’energia vitale dei territori e nel futuro delle nostre comunità rurali”.

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News Cia Abruzzo

1 In Evidenza - 14 mar 2025

Dazi: Cia, salto nel buio per il vino italiano dopo le dichiarazioni di Trump


“Speriamo che questa di Trump sia solo una provocazione, una tassazione al 200% sui vini azzererebbe di fatto 
le vendite verso gli Stati Uniti, che sono il nostro primo mercato di sbocco italiano per il vino, con quasi 1,9 miliardi euro e un peso sulle esportazioni agroalimentari oltreoceano del 26%”. Questo il commento del presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, dopo le dichiarazioni rilasciate dal presidente Usa, Donald Trump. Cia ricorda che la percentuale di export di vini verso gli Usa ha segnato un incremento del +7% sull’anno precedente (+7%), con un’impennata per i vini spumanti (+19%). Si tratta di un’incidenza di quasi il 24% sull’export totale di vini tricolore.

A dipendere maggiormente dagli Stati Uniti per il proprio export sono i vini bianchi Dop del Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia, con una quota del 48% e un valore esportato di 138 milioni di euro nel 2024; i vini rossi toscani Dop (40%, 290 milioni), i vini rossi piemontesi Dop (31%, 121 milioni) e il Prosecco Dop (27%, 491 milioni).

Cia ricorda che il rischio di dazi lascerebbe strada libera ai competitor che potranno aggredire una quota di mercato molto appetibile: dal Malbec argentino, allo Shiraz australiano, fino al Merlot cileno. Dalla parte dei produttori di vino italiani, Cia ricorda anche come sia difficile recuperare rapporti solidi con i buyer Usa, una volta che questi siano costretti a interrompere le relazioni con l’Europa per cercare altri mercati internazionali.

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1 In Evidenza - 14 mar 2025

Cia aderisce alla Piazza del 15 marzo. Per un’Europa di pace, diritti e cibo sicuro


Cia-Agricoltori Italiani aderisce alla manifestazione del 15 marzo a Roma, “Una piazza per l’Europa” e, già da oggi, ha riunito tutti i suoi delegati per la X Conferenza economica, fino a domani in Auditorium della Tecnica all’Eur, per ribadire, da forza sociale ed economica del Paese, il suo impegno europeista.

“Vogliamo che l’Europa faccia l’Europa e non disattenda i suoi principi fondativi di pace e stabilità -ha detto il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini, davanti al ministro Francesco Lollobrigida-. Si risvegli, negli Stati membri, lo spirito del progetto comunitario per la coesione e la democrazia. L’Europa ragioni da superpotenza, riscriva i suoi processi decisionali e rafforzi la propria economia per creare valore e occupazione, salvaguardare libertà e diritti, anteponendo il cibo alle armi, lavorando per la sicurezza alimentare globale, fondamentale per il futuro”, ha aggiunto.

CIA PER L’EUROPA - Memori degli effetti devastanti di regimi e totalitarismi che spinsero la nascita dell’Ue garante, a oggi, del più lungo periodo di pace della storia, serve per Cia un rinnovato sforzo da parte di tutti i Paesi Ue, orientato a rafforzare il ruolo dell’Unione nei processi diplomatici. A tal riguardo, per Cia è prioritario intervenire sulle regole di funzionamento e sui meccanismi decisionali, attualizzando i Trattati europei, perché è cruciale superare il potere di veto da parte dei singoli Stati all’interno del Consiglio Ue. Inoltre, sotto il profilo della proposta legislativa serve che il Parlamento assuma un nuovo ruolo: la funzione esecutiva della Commissione Ue deve essere semplificata e velocizzata. Si rifletta sull’allargamento a nuove politiche comuni, come nel caso degli esteri e della difesa.

“È giunta l’ora della svolta e di posizioni nette -ha dichiarato Fini-. In primo luogo, rispetto alla guerra a un paio d’ore di volo da noi, lì dove è la Russia il Paese invasore e occupante a scapito dell’Ucraina che ha tutto il diritto di essere parte attiva nelle trattative di pace. Cia condanna, poi, sia l’azione terroristica di Hamas del 7 ottobre, sia la reazione spropositata di Israele nei confronti dei civili di Gaza. La risoluzione del conflitto è solo con due Stati: Israele e Palestina, entrambi riconosciuti dalle autorità internazionali e con pari diritti e doveri. L’Europa tuteli il multilateralismo, il ruolo delle Nazioni Unite e la Corte internazionale; gestisca unitariamente, con il contributo della cooperazione internazionale, le ripercussioni umanitarie delle guerre e affronti il dramma delle migrazioni con misure e progetti di integrazione condivisi tra Paesi”.

Quanto alle guerre commerciali, continua Fini: “L’Europa riconduca la follia dei dazi Usa sul piano della diplomazia e della negoziazione. Nel frattempo, a Bruxelles, si guardi con trasparenza all’economia dell’Eurozona -ha continuato-. Vanno rivisti i limiti strutturali e organizzativi dell’Unione, non basteranno politiche di riduzione dei deficit perché il Pil torni a risalire (crescita rallentata fino allo 0,1%, nel quarto trimestre 2024)”.

CIA PER LA SICUREZZA ALIMENTARE - L’Italia cresce sopra la media Ue, dello 0,7% nel 2024. Germania, Francia, compreso il Regno Unito, con circa 23 miliardi di euro, hanno rappresentato insieme solo che un terzo dell’export agroalimentare Made in Italy. “È Il nostro capitale per il futuro -ha detto il presidente di Cia-, è minacciato dalla instabilità Ue e a corto di finanze, visto anche il debito nazionale, ma risorsa, non replicabile, a vantaggio dell’Europa intera. Occorre una maggiore consapevolezza condivisa tra gli Stati membri, a riconoscimento del valore aggiunto di ciascun Paese e in questo caso, tra l’altro, nella sfida più ampia per la sicurezza alimentare globale, che deve posizionare l’agricoltura, e il suo reddito, obiettivo chiave e comune, da incentivare e non sanzionare”.

Il ruolo del cibo e, quindi, dell’agricoltura è sempre più determinante e per questo -secondo Cia- l’Europa deve davvero cambiare passo. Le politiche restrittive, portino finalmente a una Pac che sia, davvero, solo per chi vive di agricoltura, con attenzione alle aree interne e fragili d’Europa. Servono più risorse economiche, ma anche più strumenti adeguati ai loro bisogni che vanno dalla semplificazione e alla gestione del rischio, alla costruzione di una nuova transizione green a misura del comparto.

Per affrontare i cambiamenti climatici, come per restare competitivi sui mercati internazionali occorrono -per Cia- investimenti fondamentali alla sostenibilità agricola, nella sua valenza economica, ambientale e sociale. A riguardo, Cia ha chiesto e ottenuto un Piano di gestione e resilienza della risorsa idrica Ue che ora deve galoppare. E ancora, Cia insiste perché su innovazione e tecnologia genetica e digitale, e sul supporto della ricerca, della formazione e della divulgazione, convergano risorse importanti, badando bene a fare dell’agricoltura di precisione, come delle Tea o dell’Ai, strumenti accessibili a tutti, qualunque sia la dimensione dell’azienda.

IL PUNTO NAZIONALE - L’Italia, dal canto suo, deve tirare fuori una reale e costante volontà politica del fare. Per Cia, bisogna lavorare alla costruzione di un modello agricolo più forte, capace di garantire redditività agli agricoltori, di tutelare i consumatori e rispettare l’ambiente.

Va recuperata la lungimiranza del Piano strategico nazionale sull’agricoltura, così come inteso da Cia e soprattutto orientato a: redistribuzione del reddito lungo la filiera, con provvedimenti efficaci sia a livello europeo che nazionale; reale snellimento burocratico; rafforzamento della direttiva sulle pratiche sleali attraverso contratti di filiera che garantiscano ai prodotti la giusta remunerazione; rilancio delle aree interne con una massiccia opera di ammodernamento e riqualificazione delle infrastrutture e dei servizi, fondamentali per le attività economiche e per contrastare lo spopolamento. Azioni per dare gambe all’agricoltura familiare, all’imprenditoria femminile e, più di tutto, al ricambio generazionale nei campi. Senza dimenticare la legge non più rinviabile sul consumo di suolo e la gestione fauna selvatica.

“Sebbene il nostro Paese abbia registrato nel 2024 un valore aggiunto agricolo oltre la media Ue -ha precisato Fini- abbiamo dovuto fare i conti con il drastico calo produttivo dei cereali, con le perdite della zootecnia, con le minacce reputazionali sul vino, con la riduzione quantitativa dell’olio d’oliva e altre produzioni tipiche del Made in Italy. A incidere non è stata solo la crisi climatica o la costante emergenza manodopera o le ripercussioni economiche delle tensioni geopolitiche internazionali. C’è stata un’Europa -ha concluso il presidente di Cia- che avrebbe dovuto ascoltare di più la voce degli agricoltori, perché la transizione ecologica fosse un’alleata e non finisse per fagocitare, inutilmente, il lavoro necessario che andava, invece, fatto per rafforzare la tenuta e la competitività dell’Unione, lavorando di più e meglio sul rispetto della reciprocità commerciale nei negoziati bilaterali, da ultimo il caso Mercosur, e anticipando di gran lunga le mire trumpiane”. 

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1 In Evidenza - 14 mar 2025

Dazi Usa: Cia, allarme rosso per export agroalimentare. A rischio Pecorino Romano, vini, Prosecco e sidro Made in Italy


Chianti e Amarone, Barbera, Friulano e Ribolla, Pecorino Romano, Prosecco e persino sidro di mele. Nella guerra commerciale che rischia di aprirsi con l’arrivo dei dazi di Trump il 2 aprile, ci sono prodotti tricolori in pericolo molto più degli altri, perché tanto dipendenti dall’export verso gli Stati Uniti. E lo stesso vale per le regioni, con Sardegna e Toscana particolarmente esposte a perdite milionarie con le nuove tariffe a stelle e strisce. È quanto emerge dall’analisi di Cia-Agricoltori Italiani, presentata alla sua X Conferenza economica a Roma, sulla base dei dati di Nomisma e dell’Ufficio studi confederale.

     
“Serve un’azione diplomatica forte per trovare una soluzione e non compromettere i traguardi raggiunti finora -ha dichiarato il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini-. L’export agroalimentare negli Usa è cresciuto del 158% in dieci anni e oggi gli Stati Uniti rappresentano il secondo mercato di 
riferimento mondiale per cibo e vino Made in Italy, con 7,8 miliardi di euro messi a segno nel 2024”. Secondo Fini, “l’Italia può e deve essere capofila in Europa nell’apertura di un negoziato con Trump, visto che abbiamo anche più da perdere. Gli Usa, infatti, valgono quasi il 12% di tutto il nostro export agroalimentare globale, mettendoci in testa alla classifica dei Paesi Ue, molto prima di Germania (2,5%), Spagna (4,7%) e Francia (6,7%)”. Ecco perché “bisogna agire e fare di tutto per contrastare l’effetto deflagrante dei dazi Usa alle porte, tra danni enormi a imprese e cittadini, dilagare dell’Italian sounding e spazi di mercato a rischio occupazione da parte di altri competitor. A partire proprio dai prodotti e dalle regioni più esposti verso Washington”.

          
I PRODOTTI AGROALIMENTARI PIU’ ESPOSTI SUL MERCATO USA – Guardando ai prodotti Made in Italy che trovano negli Stati Uniti il principale sbocco, in termini di incidenza percentuale sulle vendite oltrefrontiera, al primo posto si colloca il sidro, una nicchia di eccellenza che destina il 72% del suo export al mercato americano (per un valore di circa 109 milioni di euro nel 2024), seguito dal Pecorino Romano (prodotto al 90% in Sardegna), il cui export negli Usa vale il 57% di quello complessivo (quasi 151 milioni di euro). Due produzioni molto ricercate dall’industria a stelle e strisce, con “l’Apple Cider” tra le bevande più popolari tra i millenial e il nostro formaggio di pecora utilizzato soprattutto per insaporire le patatine in busta. Ma con i dazi al 25%, il florido settore americano di chips e snack (2,5 miliardi) potrebbe sostituire il Pecorino nostrano con altri prodotti caseari più convenienti. L’arrivo di nuove tariffe rischia dunque di tagliare di netto il loro mercato, con quote difficilmente rimpiazzabili in altre aree geografiche. Discorso a parte sul vino italiano, per il quale gli Usa sono la prima piazza mondiale con circa 1,9 miliardi di euro fatturati nel 2024, ma con “esposizioni” più forti di altre a seconda delle bottiglie. A dipendere maggiormente dagli Stati Uniti per il proprio export sono infatti i vini bianchi Dop del Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia, con una quota del 48% e un valore esportato di 138 milioni di euro nel 2024; i vini rossi toscani Dop (40%, 290 milioni), i vini rossi piemontesi Dop (31%, 121 milioni) e il Prosecco Dop (27%, 491 milioni). Grandi numeri che i dazi possono scombinare, lasciando strada libera ai competitor di aggredire una fetta di mercato molto appetibile: dal Malbec argentino, allo Shiraz australiano, fino al Merlot cileno. Anche per l’olio d’oliva italiano gli Stati Uniti hanno un peso significativo, pari al 32% del proprio export (937 milioni di euro nel 2024), ma meno sostituibile nella spesa degli americani, e così a scendere per i liquori (26%, 143 milioni). Meno esposti al mercato Usa risultano invece Parmigiano Reggiano e Grana Padano, per una quota che pesa per il 17% del valore dell’export congiunto di questi due formaggi (253 milioni), così come pasta e prodotti da forno (13%, 1,1 miliardi).

           
LE REGIONI PIU’ ESPOSTE SUL MERCATO USA – Se dai singoli prodotti o categorie di prodotti si passa all’export agroalimentare delle regioni, si scopre dai dati Cia che quella più esposta ai nuovi dazi risulta essere la Sardegna (dove si produce oltre il 90% del Pecorino Romano Dop) il cui export agroalimentare finisce per il 49% negli Stati Uniti (e, giocoforza, ci finisce anche il 74% dell’export dei prodotti lattiero-caseari isolani). Al secondo posto per maggior “esposizione” negli Usa figura la Toscana (28% del proprio export agroalimentare, con l’olio in pole position con il 42% e i vini con il 33% delle relative esportazioni). Ma negli Stati Uniti finisce anche il 58% dell’export di olio del Lazio, così come il 28% delle esportazioni di pasta e prodotti da forno abruzzesi e il 26% di quelle di vini campani. Insomma, considerando le diverse aree del Belpaese, sono le esportazioni agroalimentari del Centro e Sud Italia a “rischiare” di più con l’applicazione dei dazi di Trump, anche alla luce di relazioni consolidatesi negli anni con questo importante mercato spesso grazie alla domanda generata dalle comunità di italiani residenti negli Stati Uniti.

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1 In Evidenza - 11 mar 2025

Bandiera Verde Agricoltura 2025: al via la XXIII edizione

Bandiera Verde Agricoltura giunge alla sua XXIII edizione. Anche quest’anno, torna il riconoscimento di Cia-Agricoltori Italiani per premiare aziende, comuni, enti e organizzazioni che si sono distinti per il loro impegno a favore dell’agricoltura, dello sviluppo rurale, della valorizzazione del patrimonio enogastronomico, paesaggistico e ambientale.

 

È possibile inviare la propria candidatura, per partecipare alla nuova edizione del premio Bandiera Verde Agricoltura, fino al 30 aprile.

Cia vuole mantenere alta l’attenzione sull’agricoltura che non si arrende, con una nuova edizione di Bandiera Verde, che da sempre premia la forza e la tenacia del settore e dei suoi protagonisti.

 

Per il 2025, come negli ultimi anni, il riconoscimento di Cia-Agricoltori Italiani sarà assegnato a 10 aziende agricole, nelle diverse categorie come da bando; 6 iniziative “extra-aziendali”, per esempio scuole, parchi naturali, eventi culturali; 3 comuni virtuosi.

Soltanto uno tra tutti i premiati, riceverà poi la “Bandiera Verde Gold”.

 

In allegato il Regolamento 2025 e tutti i documenti utili per candidarsi

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1 In Evidenza - 10 mar 2025

Transizione energetica, Sichetti: "Sì alle energie rinnovabili, ma non a scapito dei terreni agricoli"

Cia Agricoltori Italiani Abruzzo esprime forte preoccupazione per la proposta di legge regionale riguardante l’individuazione delle aree idonee e non idonee all’installazione di impianti a fonti rinnovabili. Il provvedimento, che sarà discusso a breve in Consiglio regionale, rischia di compromettere irreversibilmente il settore agricolo abruzzese a causa della conversione indiscriminata di terreni coltivabili in siti per impianti di energie rinnovabili.

"La transizione energetica è un obiettivo fondamentale”, dichiara Nicola Sichetti, Presidente di Cia Abruzzo, “ma non possiamo permettere che avvenga a discapito della nostra agricoltura. I terreni agricoli non sono un'opzione di riserva per le energie rinnovabili: sono una risorsa strategica per l’economia, la sicurezza alimentare e la tutela del paesaggio".

Cia Abruzzo sottolinea i rischi derivanti dall’occupazione dei suoli agricoli: la perdita di superfici coltivabili, il degrado del paesaggio rurale e potenziali impatti ambientali negativi. "Non siamo contro, ma chiediamo un’applicazione intelligente delle fonti rinnovabili. La Regione Abruzzo deve garantire una normativa che tuteli gli agricoltori e permetta uno sviluppo armonico tra energia e agricoltura", conclude Sichetti invitando il Consiglio regionale a rivedere la proposta di legge introducendo misure che salvaguardino il settore agricolo, evitando di sottrarre ai coltivatori terreni indispensabili per la produzione agroalimentare di qualità.

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1 In Evidenza - 04 mar 2025

Nuove opportunità per le aziende del Mezzogiorno: Bonus ZES per assunzioni Over 35

Sono stati pubblicati i decreti attuativi che rendono operativa una nuova misura di sostegno per le aziende del Mezzogiorno: il Bonus ZES per le assunzioni di lavoratori over 35. Questo incentivo, promosso dal Ministero del Lavoro e dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, mira a favorire l’occupazione nelle regioni meridionali e a supportare le imprese nel loro sviluppo.

 
Cos’è il Bonus ZES?
Il Bonus ZES prevede l’esonero totale dei contributi previdenziali (esclusi i premi INAIL) per due anni, fino a un massimo di 650 euro mensili per ogni lavoratore assunto con contratto a tempo indeterminato.

 
Chi può accedere all’agevolazione?
Possono beneficiare dell'incentivo i datori di lavoro privati con un organico fino a 10 dipendenti, che assumano lavoratori non dirigenti tra il 1° settembre 2024 e il 31 dicembre 2025 in una delle otto regioni della Zona Economica Speciale (ZES) unica del Mezzogiorno:

  • Abruzzo
  • Basilicata
  • Calabria
  • Campania
  • Molise
  • Puglia
  • Sicilia
  • Sardegna

Le imprese interessate devono presentare la richiesta in via telematica all’INPS, specificando i dati dell’impresa e del lavoratore, il tipo di contratto e la retribuzione media mensile. È importante notare che il bonus non è cumulabile con altri esoneri contributivi, ma è compatibile con la maxi-deduzione per nuove assunzioni introdotta dalla riforma IRPEF 2023 e prorogata fino al 2027.

 
Chi sono i lavoratori che possono essere assunti con il Bonus ZES?
L’agevolazione è destinata ai disoccupati over 35 che risultino in stato di disoccupazione da almeno 24 mesi. Non rientrano nella misura i lavoratori già occupati presso lo stesso datore di lavoro che ha beneficiato parzialmente dello stesso incentivo.

 
Come funziona l’iter di approvazione?
L’INPS procederà con l’istruttoria e, in caso di esito positivo, quantificherà l’importo erogabile per ogni annualità, verificando la disponibilità delle risorse assegnate (591,4 milioni di euro fino al 2027).

 
Obiettivo del Bonus ZES
Secondo le stime del Governo, questa misura potrà contribuire alla creazione di oltre 180.000 nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato, rafforzando i livelli occupazionali e riducendo i divari territoriali nel Sud Italia.


 

Per ulteriori informazioni rivolgiti all'ufficio CIA a te più vicino.

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