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1 In Evidenza - 20 dic 2025

Cia in piazza a Bruxelles. Agricoltura non si svende, con riforma Pac a rischio 270mila aziende


“Siamo in piazza per dire no a un’Europa che svende l’agricoltura, mette le armi davanti al cibo, compromette la sicurezza alimentare dell’Unione e rischia di far chiudere, solo in Italia, oltre 270mila aziende del settore. È inaccettabile: o arriva una scossa politica forte e un cambio di rotta deciso o si condanna il nostro futuro”. Questo l’appello del presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, dalla grande manifestazione a Bruxelles, con 10mila produttori e centinaia di trattori provenienti da ogni parte del continente.


In prima linea la folta delegazione Cia, riunita sotto lo striscione “Ursula, basta bugie”, con cartelli che parlano chiaro: “Pac post 2027: non è una riforma, è la fine dell’agricoltura”, “Agricoltori senza Pac, Europa senza cibo” e “Terra chiama Ursula, la sicurezza siamo noi”. Una presa di posizione netta, a tutela di tutti i cittadini europei, contro la proposta della Commissione targata von der Leyen, che vuole tagliare le risorse del 22%, sottraendo all’Italia 9 miliardi di euro, e far confluire la Pac in un fondo unico, generando competizione tra settori, mettendo a rischio il mercato comune e colpendo al cuore il sistema produttivo europeo e nazionale.


Un allarme che non è solo politico, ma supportato da dati concreti. Secondo le stime di Cia, infatti, se confermata, la proposta di riforma della Pac post 2027 con meno risorse e fondo unico potrebbe avere effetti devastanti per l’agricoltura italiana, mettendo a rischio la sopravvivenza di 270mila aziende del settore, pari a quasi un terzo del totale (31,65%), a partire dalle più piccole e vulnerabili. Le conseguenze sarebbero diffuse su tutto il territorio: -26% al Nord, -33% al Centro e fino al -51% al Sud, colpendo in modo particolare le aree rurali e interne e aggravando divari economici e sociali già profondi. Guardando ai singoli comparti, il prezzo più alto ricadrebbe sui seminativi (-64%), sull’olivicoltura (-27%) e sulla zootecnia (-5%).


“Non è una riforma tecnica, è un vero e proprio cambio di paradigma -ha evidenziato il presidente di Cia-. La Pac è la politica più antica, più solida e più europea che esista. Ha garantito per oltre 50 anni stabilità, reddito, presidio del territorio e sicurezza alimentare. Smantellarla significa indebolire l’Europa”. Una scelta che appare ancora più miope e pericolosa se letta nel contesto globale. “Non possiamo permetterci che l’Ue disinvesta sull’agricoltura -ha sottolineato Fini- mentre gli altri grandi attori mondiali, dagli Stati Uniti alla Cina, stanziano risorse sempre più importanti a difesa e sostegno del settore primario”.


È in questo scenario che si inseriscono anche le altre ragioni della mobilitazione, dalla richiesta di una linea europea più ferma sugli accordi commerciali, per contrastare la concorrenza sleale e garantire reciprocità nelle regole e nei controlli, fino alla necessità di una semplificazione reale che liberi le imprese agricole da burocrazia e vincoli inutili.


“Quella che arriva oggi non è una protesta di categoria, ma un richiamo politico a tutte le istituzioni Ue. La Pac non è il passato dell’Europa, è una scelta strategica per il suo futuro -ha concluso il presidente di Cia-. Senza una politica agricola forte e autonoma non c’è cibo sicuro, tutela dell’ambiente, resilienza dei territori e futuro delle comunità. Ora è il momento che Bruxelles stia dalla nostra parte e scelga davvero di essere alleata di chi produce. Noi non ci fermeremo qui: continueremo a far sentire la nostra voce, con determinazione e senza arretrare di un passo”.

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2 In Evidenza - 17 dic 2025

Nutrire il Futuro 2.0: per la prima volta insieme Istituto Agrario e Alberghiero

Si è svolto ieri, 16 dicembre 2025, presso l’IPSEOA “G. Marchitelli” di Villa Santa Maria l’evento finale del progetto “Nutrire il Futuro 2.0”, iniziativa realizzata con il contributo della Camera di Commercio Chieti-Pescara che ha rappresentato un’importante esperienza di integrazione tra formazione, filiera agroalimentare e valorizzazione del territorio.

Un progetto innovativo che ha segnato un passaggio storico: per la prima volta due scuole strategiche per l’agroalimentare, l’Istituto Agrario e l’Istituto Alberghiero, hanno lavorato insieme in un percorso strutturato, mettendo in dialogo produzione agricola, trasformazione e cultura enogastronomica.

Protagonisti della giornata sono stati gli studenti. I ragazzi dell’Istituto Agrario “Cosimo Ridolfi” di Scerni hanno studiato, analizzato e presentato alcune eccellenze dell’agroalimentare abruzzese, tra cui Ventricina del Vastese, Peperone Dolce di Altino, Aglio Rosso di Sulmona, Zafferano dell’Aquila, Patata del Fucino e Mostocotto, approfondendone origine, filiera, tracciabilità e caratteristiche qualitative.
Le competenze acquisite hanno poi incontrato quelle degli studenti dell’Istituto Alberghiero di Villa Santa Maria che, affiancati dai docenti, hanno trasformato la ricerca in piatti, dando vita a un pranzo interattivo che ha raccontato il territorio attraverso il cibo.

L’evento è stato arricchito dalla presenza di numerose autorità e partner del progetto: Giuseppe Finamore, sindaco di Villa Santa Maria, Gianluca De Santis della Camera di Commercio Chieti-Pescara, Ettore Cianchetti Presidente dell’Associazione ISA e David Falcinelli del Mercato Contadino di Pescara, che ha moderato l’incontro e intrattenuto i ragazzi con approfondimenti e spiegazioni sui prodotti tipici.

Mettere insieme, per la prima volta, un istituto agrario e uno alberghiero significa costruire una visione completa della filiera agroalimentare, dalla terra al piatto. È un investimento sui giovani, sulle competenze e sul futuro del nostro territorio”, ha dichiarato Domenico Bomba, Presidente CIA Chieti-Pescara.

Sulla stessa linea il Direttore CIA Chieti-Pescara, Alfonso Ottaviano, che ha sottolineato il valore strategico dell’iniziativa, “Nutrire il Futuro 2.0 dimostra quanto sia fondamentale partire dalla formazione per rafforzare l’agroalimentare italiano. I ragazzi hanno lavorato su prodotti identitari, imparando che dietro ogni eccellenza c’è agricoltura, cultura, tutela e responsabilità. Inoltre”, continua, “progetti come questo sono cruciali per valorizzare le scuole delle aree interne, che spesso possono incontrare difficoltà legate a risorse e opportunità. Dare visibilità e opportunità formative a queste realtà significa investire sul futuro dei territori e dei giovani che li abitano”.

Il progetto si inserisce inoltre in un contesto più ampio: il riconoscimento UNESCO della cultura alimentare italiana, che valorizza non solo la cucina, ma l’intero sistema produttivo fatto di territori, agricoltori, tradizioni e saperi.

“Vedere i nostri studenti trasformare le eccellenze agroalimentari in piatti creativi è una soddisfazione enorme. La collaborazione con l’agrario apre nuove prospettive formative e professionali”, ha dichiarato Marilena Montaquila, Dirigente IPSEOA Alberghiero.


“I nostri ragazzi hanno avuto l’opportunità di valorizzare le produzioni del territorio, mentre collaborare con l’alberghiero ha reso l’esperienza concreta e tangibile, unendo teoria e pratica”, ha affermato Antonietta Ciffolilli, Dirigente Istituto Agrario.

“Nutrire il Futuro 2.0” conferma così il successo di un’iniziativa capace di unire scuole, filiere e istituzioni, mettendo al centro i giovani e il valore dell’agroalimentare come leva di sviluppo culturale, sociale ed economico.

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1 In Evidenza - 10 dic 2025

La cucina italiana entra nel Patrimonio Unesco. Cia, premiati agricoltura e territori

La forza del Made in Italy agroalimentare sta nella stretta sinergia tra agricoltura e ristorazione, tra chi produce e chi trasforma. Nella collaborazione lungo la filiera, dal campo alla tavola, risiede il valore aggiunto del cibo italiano nel mondo. Così il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, commenta con soddisfazione l’ingresso ufficiale della cucina italiana nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco.


“La cucina nazionale è un insieme di pratiche sociali, riti e gestualità basate sui tanti saperi locali. Saperi e sapori -sottolinea Fini- che riflettono l’immensa biodiversità di prodotti e territori rappresentata dalla nostra agricoltura e valorizzata nelle tante ricette di agriturismi e ristoranti che raccontano cultura e tradizioni regionali. Così vaste e peculiari da rendere la cucina tricolore la più amata e ricercata anche all’estero”.


Per il presidente di Cia, il riconoscimento Unesco – frutto dell’impegno del governo e di un grande lavoro di squadra anche con le organizzazioni agricole – “rappresenta una nuova, grande opportunità per tutelare, garantire e promuovere sempre di più la cucina italiana nel mondo, a partire dai prodotti agricoli”.

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1 In Evidenza - 05 dic 2025

Ue: Cia, accordo su Ngt svolta storica che agricoltori aspettavano da anni


“Finalmente, dopo mesi di laboriose trattative che hanno visto Cia-Agricoltori Italiani in prima fila, l’Ue ha raggiunto un accordo preliminare che permetterà di produrre piante utilizzando New Genomic Techniques (NGT) ovvero, Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA). Noi ne abbiamo sempre sostenuto con convinzione l’importanza strategica e continueremo a vigilare per consentire che questo strumento sia accessibile per tutti gli agricoltori”. Così, il presidente di Cia, Cristiano Fini, commenta la svolta storica che consentirà al mondo agricolo di affrontare le sfide della transizione green, contrastando con efficacia le malattie delle piante e i cambiamenti climatici.

Secondo Cia, con questo accordo l’Ue non è più fanalino di coda a livello internazionale e dimostra di voler tutelare il settore agroalimentare, investendo in tecnologia per renderlo più forte e competitivo e riducendo la dipendenza dai Paesi terzi.

“I critici delle Tea hanno parlato di ‘nuovi Ogm’ ma così non è -aggiunge Fini- perché il miglioramento genetico che si ottiene con queste tecniche esclude qualsiasi trasferimento di Dna tra organismi appartenenti a specie diverse. In questo modo possiamo rispondere alle esigenze e alle difficoltà che i nostri agricoltori fronteggiano ogni giorno. Nessun passo indietro, ora, per la prossima approvazione finale da parte della plenaria di Parlamento europeo e Consiglio”.

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1 In Evidenza - 05 dic 2025

Grano: Cia a Icqrf, prezzi borse merci sotto costi produzione. Serve monitoraggio contro pratiche sleali


Cia-Agricoltori Italiani auspica il pronto e deciso intervento dell’ICQRF – Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari, per verificare eventuali pratiche commerciali sleali che penalizzino gli agricoltori e compromettano la trasparenza del mercato cerealicolo. L’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (ISMEA) ha pubblicato il monitoraggio dei costi medi di produzione per la campagna 2025 del frumento duro e tenero. Dai dati emerge che le principali borse merci continuano a quotare il grano duro su livelli molto inferiori ai costi di produzione sostenuti dagli agricoltori.

Ad esempio, nelle regioni del Sud, il costo medio di produzione per il grano duro è stato rilevato da ISMEA a 318 euro a tonnellata, mentre le quotazioni della borsa merci di Foggia oscillano tra 287 e 290 euro. Situazione analoga si riscontra a Bologna, dove il costo medio di produzione è di 302,9 euro a tonnellata, ma le quotazioni si attestano tra 276 e 281 euro. Questi dati confermano una situazione di marcata criticità per il settore cerealicolo nazionale, con il rischio concreto di disimpegno da parte degli agricoltori nella prossima campagna di semina.

Alla luce delle novità normative che hanno rafforzato la disciplina contro le pratiche commerciali sleali, si ritiene urgente intensificare il monitoraggio delle borse merci, verificando eventuali violazioni che danneggiano la redditività degli agricoltori e la trasparenza dei mercati.

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1 In Evidenza - 02 dic 2025

CIA Chieti-Pescara: “A Natale +5–7% di domanda per i prodotti locali, ma l’Abruzzo ha perso un terzo delle aziende"

Il Natale spinge i consumi di prodotti agricoli del territorio, ma il settore resta in forte sofferenza.

Secondo le stime di CIA Chieti-Pescara, questo Natale la domanda di prodotti agricoli locali aumenterà del 5–7%, con un forte interesse per olio extravergine, vini DOC, salumi tipici, conserve, legumi, formaggi, prodotti trasformati e panettoni artigianali realizzati con materie prime del territorio.
È un dato che conferma la crescente fiducia dei consumatori verso la filiera corta e i produttori locali, in particolare nelle province di Chieti e Pescara, dove diverse aziende segnalano un aumento delle richieste rispetto agli anni precedenti.

Tuttavia, la solidità della domanda natalizia non basta a compensare le difficoltà strutturali del settore agricolo regionale.
L’Abruzzo, infatti, chiude il 2024 con 144.289 imprese registrate, di cui 123.150 attive, e una quota di aziende agricole superiore alla media italiana (17% contro il 12% nazionale). La provincia di Chieti si conferma la più agricola della regione, con il 26% delle imprese agricole abruzzesi.

Eppure, nonostante questo ruolo centrale, il comparto continua a perdere pezzi: nel solo 2024 l’agricoltura abruzzese ha registrato -2,6% di imprese, pari a 653 attività in meno, dopo le -486 del 2023. Le flessioni più marcate colpiscono Teramo e Chieti (-3%), mentre L’Aquila registra una contrazione leggermente più contenuta.
Un arretramento che fotografa un settore sotto pressione, stretto tra l'aumento dei costi di produzione, la volatilità dei prezzi, condizioni climatiche instabili e un accesso al credito sempre più complesso.

Le aziende che resistono spesso lo fanno grazie alla diversificazione. Nel 2025 si contano 1.695 imprese agricole con attività connesse, e le province più dinamiche sono proprio Chieti (540) e Pescara (330), che guidano la multifunzionalità regionale tra agriturismo, trasformazione, energie rinnovabili e vendita diretta.

Eppure, anche queste imprese attive e dinamiche si trovano a fare i conti con un contesto difficile. Lo evidenziano i dati Ismea 2024: il credito agricolo in Abruzzo si è ridotto dell’1,2%, fermandosi a 560 milioni di euro, mentre gli investimenti a medio-lungo termine sono crollati del 12,1%. Una frenata che colpisce fabbricati rurali, macchinari e nuovi impianti, proprio quando sarebbe necessario innovare.

Su tutto, poi, pesa un’incognita decisiva: la prossima Politica Agricola Comune (PAC). La proposta europea riduce il budget da 378,5 a circa 300 miliardi, con un taglio per l’Italia tra i 7 e i 9 miliardi di euro. Un colpo potenzialmente devastante, perché significherebbe meno sostegno al reddito, meno strumenti per i giovani, meno risorse per la sostenibilità e per chi lavora nelle aree più fragili della regione.



La dinamica è confermata anche dagli indicatori strutturali: negli ultimi dieci anni la Superficie Agricola Utilizzata (SAU) in Abruzzo è scesa da circa 454.000 ettari a 414.000, con un calo dell’8,6%.

A preoccupare è anche la capacità della regione di attrarre nuove imprese: in 25 comuni abruzzesi (8,2%) nel 2024 non è nata nemmeno una nuova attività, un dato più alto della media italiana (5,9%). Un segnale che tocca da vicino l’agricoltura e che mette in luce la difficoltà del ricambio generazionale.

Accanto alle criticità, l’Abruzzo mostra però anche elementi di forte vitalità. I dati 2024 dell’Osservatorio statistico INPS “Mondo agricolo” evidenziano che la regione è tra le più dinamiche d’Italia sul fronte dell’occupazione agricola.
Le aziende che impiegano operai agricoli dipendenti crescono del +5,2%, in netta controtendenza rispetto al calo nazionale (-1,1%). Aumentano anche gli occupati: +3,9%, contro il +2,4% italiano.
Significativo anche il ruolo delle donne: l’incidenza del lavoro agricolo autonomo femminile in Abruzzo raggiunge il 41,8%, molto al di sopra della media italiana (32%).

Questi dati confermano una regione che mantiene una forte capacità di generare lavoro, qualità e innovazione.

In questo scenario, il Natale diventa un momento importante non solo per i consumi, ma per comprendere quanto il rapporto tra cittadini e agricoltori sia ancora forte. “L’aumento della domanda di prodotti locali è un segnale prezioso”, afferma Domenico Bomba, presidente CIA di Chieti-Pescara. “I cittadini riconoscono la qualità delle nostre produzioni e la voglia di autenticità che c’è dietro ogni bottiglia, ogni vasetto, ogni forma di formaggio. Ma non basta l’affetto dei consumatori a tenere in piedi un settore che, negli ultimi anni, ha visto scomparire un’azienda su tre”.

Bomba sottolinea che “la qualità nasce dal lavoro quotidiano delle imprese, dalla capacità di innovare, dal presidio dei territori. I dati sull’occupazione agricola dimostrano che l’Abruzzo ha energia, competenze e imprese dinamiche”, continua Bomba, “Ma senza un reddito stabile, senza sostegni adeguati e senza politiche capaci di accompagnare la multifunzionalità e il ricambio generazionale, questa forza rischia di disperdersi”.

È per questo che CIA invita le famiglie a scegliere prodotti locali per le feste, un gesto concreto che sostiene direttamente chi produce ma chiede soprattutto alle istituzioni nazionali ed europee un impegno chiaro: difendere il reddito agricolo, rafforzare il credito e assicurare una PAC forte e autonoma.

“Difendere l’agricoltura oggi significa proteggere un patrimonio di qualità e tradizioni, ma anche garantire lavoro, presidio del territorio e futuro alle aree rurali”.

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News Cia Abruzzo

1 In Evidenza - 29 mag 2020

Pubblicazione Avviso – PSR Molise 2014–2020, Misura M01 Sottomisura 1.1

È stato pubblicato l’avviso relativo alle attività formative finanziate dal PSR Molise 2014–2020 – Misura M01, Sottomisura 1.1 dedicate al trasferimento di conoscenze e all’acquisizione di competenze professionali.

L’Agenzia Formativa CIPAT Abruzzo rende noto che sono aperte le candidature ai percorsi formativi previsti dall’avviso regionale.

Ulteriori dettagli sui requisiti, destinatari e modalità di partecipazione sono disponibili nell’avviso completo.

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1 In Evidenza - 25 nov 2025

CIA Abruzzo: “Il 18 dicembre saremo a Bruxelles per difendere l’agricoltura europea e il futuro dei nostri territori”

CIA Abruzzo annuncia la propria partecipazione alla grande mobilitazione del 18 dicembre a Bruxelles, che vedrà in piazza oltre 5mila agricoltori e almeno mille trattori provenienti da tutta Europa. Una presenza forte e necessaria per ribadire un principio essenziale: l’agricoltura non chiede privilegi, pretende rispetto.

“Saremo a Bruxelles perché gli agricoltori abruzzesi vivono ogni giorno la distanza crescente tra le necessità reali dei campi e le decisioni che arrivano dall’Europa. Le aziende agricole custodiscono territori, paesaggi, biodiversità, ma spesso non ricevono strumenti adeguati per continuare a farlo. Chiediamo scelte chiare: una Pac forte, risorse certe e norme che aiutino davvero chi produce cibo e presidio ambientale. La mobilitazione non è un atto di protesta fine a sé stesso, ma la richiesta concreta di politiche capaci di garantire stabilità e futuro alle comunità rurali”, dichiara il presidente di CIA Abruzzo, Nicola Sichetti.

L’iniziativa, lanciata dal presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani Cristiano Fini durante l’Assemblea annuale 2025 all’Auditorium Antonianum di Roma, nasce dalla crescente preoccupazione per quanto delineato nel nuovo Quadro Finanziario Pluriennale post-2027, che prevede un drastico taglio delle risorse destinate alla Pac e la loro confluenza in un fondo unico. Una scelta ritenuta “pericolosa, miope e in grado di generare forti squilibri tra i comparti e tra le agricolture dei diversi Paesi”.


A sostegno della mobilitazione si unisce anche il presidente di CIA Chieti-Pescara, Domenico Bomba, “Le imprese agricole del nostro territorio stanno fronteggiando costi elevati, cambiamenti climatici e un mercato che spesso non remunera il valore delle produzioni. Senza interventi efficaci rischiamo di vedere intere aree rurali svuotarsi, con un impatto enorme sulla sicurezza e sulla vita delle comunità. Saremo a Bruxelles per chiedere un’Europa capace di semplificare, di sostenere davvero le filiere e di proteggere chi produce qualità nel rispetto delle regole. Il nostro obiettivo è chiaro: garantire competitività alle imprese e continuità ai territori che rappresentiamo”.

La mobilitazione del 18 dicembre intende lanciare un segnale forte in vista del nuovo Quadro Finanziario Pluriennale post-2027, che rischia di ridurre drasticamente le risorse della Pac e di inserirle in un fondo unico indifferenziato. Una scelta che, come illustrato dal presidente Fini, aprirebbe la strada a squilibri profondi tra Paesi e comparti, indebolendo un pilastro storico dell’Unione.

Senza una Pac solida, adeguatamente finanziata e autonoma, sarebbero a rischio la sicurezza alimentare, il mercato unico, la coesione territoriale e la sopravvivenza stessa delle aree interne, dove si concentra oltre la metà della superficie coltivabile italiana.

“Il 18 dicembre”, concludono Sichetti e Bomba, “CIA Abruzzo sarà a Bruxelles insieme ai colleghi italiani ed europei. Non difendiamo solo un comparto economico, ma il futuro dell’agricoltura, delle comunità rurali e dell’Europa stessa”.

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2 In Evidenza - 20 nov 2025

CIA Chieti–Pescara rafforza le collaborazioni con gli istituti scolastici per il progetto di Alternanza Scuola-Lavoro

CIA Agricoltori Italiani Chieti–Pescara rafforza il proprio impegno nella formazione dei giovani attraverso un progetto di Alternanza Scuola-Lavoro che coinvolge l’Istituto Agrario “Cosimo-Ridolfi” di Scerni e l’Istituto Tecnico Statale “G. Marconi” di Penne. Gli studenti stanno svolgendo le attività formative nelle sedi CIA di Scerni, San Salvo, Vasto, Piazzano di Atessa e Penne, dove hanno la possibilità di confrontarsi con il funzionamento quotidiano degli uffici e delle principali pratiche del settore agricolo.

Affiancati dai tutor interni, gli studenti approfondiscono procedure operative come la gestione del fascicolo aziendale, le pratiche amministrative e gli adempimenti richiesti alle imprese agricole. Nella sede di Penne, in particolare, i ragazzi si sono occupati di attività fiscali, tra cui IMU, modello 730 e altre dichiarazioni, acquisendo competenze concrete sulle normative e sugli strumenti utilizzati per la gestione fiscale delle imprese.

“Crediamo profondamente in questi progetti perché rappresentano un investimento sul futuro dell’agricoltura e dei giovani del nostro territorio”,  dichiara il presidente della CIA Chieti–Pescara, Domenico Bomba, “Offrire ai ragazzi l’opportunità di confrontarsi con il mondo del lavoro significa dare loro strumenti reali per comprendere la complessità del settore e, allo stesso tempo, sostenere la crescita professionale delle nuove generazioni. È un impegno a cui teniamo molto e che continueremo a portare avanti con convinzione.”

La collaborazione con gli istituti scolastici conferma la volontà dell’organizzazione di contribuire attivamente alla formazione dei futuri professionisti del settore, rafforzando il legame tra scuola, territorio e imprese agricole.

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1 In Evidenza - 20 nov 2025

Assemblea Cia: la Pac non si tocca. Tutti in piazza a Bruxelles il 18 dicembre


“L’agricoltura non chiede privilegi, pretende rispetto. Non può essere una voce residuale del bilancio Ue, perché è la condizione stessa dell’Europa: garantisce cibo sicuro, tutela dell’ambiente, resilienza dei territori e futuro delle comunità. Per questo, il 18 dicembre saremo in piazza a Bruxelles, con oltre 5mila agricoltori e almeno mille trattori in arrivo da ogni parte del continente, per ribadire che il settore è primario per un motivo”. Un messaggio che non lascia spazio ai dubbi. Così il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, ha aperto l’Assemblea annuale 2025, davanti al vicepresidente della Commissione Ue Raffaele Fitto, al ministro Francesco Lollobrigida, ai parlamentari e ai delegati da tutta Italia, riuniti all’Auditorium Antonianum di Roma sotto lo slogan “Coltiviamo l’Europa, proteggiamo il Futuro”.

“Oggi siamo a una svolta pericolosa. Il rischio di un progressivo smantellamento della Pac dopo il 2027, delineato dal nuovo Quadro Finanziario Pluriennale, appare sempre più concreto -ha spiegato Fini-. Questo significherebbe un taglio drastico delle risorse e la loro dispersione in un fondo unico, destinato a generare conflitti tra comparti e a compromettere il mercato unico. Sarebbe la fine di un sistema equo: avremmo agricolture di serie A e agricolture abbandonate alla serie B”. Ecco perché, ha ribadito il presidente di Cia, “rilanciamo una mobilitazione senza tregua, finché non vedremo un cambio di passo vero, non di facciata. Ora l’Italia assuma con forza la guida di questa battaglia decisiva per il futuro dell’agricoltura e le istituzioni nazionali ed europee dimostrino davvero, con fatti e non parole, di essere dalla nostra parte”.


SERVE UNA SCOSSA POLITICA, NO ALL’EUROPA DEI RINVII –
 Nella sua relazione, Fini ha segnalato una deriva generalizzata sempre più evidente: “Durante la pandemia, l’Europa è stata rapida, solidale, concreta. Adesso sembra attraversata da lentezze, divisioni, compromessi al ribasso -ha dichiarato-. Ma la complessità globale non si governa con 27 politiche diverse”. Cia chiede una vera Europa federale, dotata di una politica estera, di difesa, energetica e industriale comune: “Draghi e Letta hanno descritto con crudezza ciò che abbiamo sotto gli occhi. Senza una vera unione politica, decisioni rapide e non ostaggio dell’unanimità, la Ue non reggerà le transizioni demografica, tecnologica, economica e geopolitica. Anche un’Europa a due velocità è preferibile a un’Europa immobile”.


LA PAC È IL CUORE DELL’UNIONE. NON PUO’ ESSERE DEMOLITA –
 Nessuna politica Ue ha generato più stabilità della Pac. “È la politica più antica, la più solida, la più europea. Ha garantito per oltre cinquant’anni sicurezza alimentare, coesione sociale, presidio delle aree interne”, ha sottolineato il presidente di Cia. Per questo motivo, la proposta della Commissione è considerata “pericolosa e miope”: trasformare la Pac post 2027 in un capitolo indistinto del QFP e tagliare le risorse del 22% indebolirebbe il settore e l’intero impianto comunitario. Il peso dell’agricoltura nel bilancio Ue crollerebbe dal 31% al 15% e solo per l’Italia significherebbe passare da 40 miliardi a circa 31, con 9 miliardi di perdita netta. “Non è una riforma tecnica: è un cambio di paradigma. E a perderci sarebbero agricoltori, cittadini e territori -ha rimarcato Fini-. Ridurre la Pac a una voce qualsiasi del bilancio significa indebolire l’Europa stessa”.


PAC E COESIONE: UN APPELLO PER AGRICOLTURA E AREE INTERNE –
 Il prossimo Quadro Finanziario Pluriennale 2028-2034 e la futura Pac, insomma, “sono il banco di prova decisivo per lo sviluppo dell’Europa in cui crediamo”, ha detto il presidente di Cia, lanciando un appello diretto: “La Pac deve restare fuori dal fondo unico. Va rafforzata e finanziata di più, non ridimensionata, e va preservata nella sua autonomia, non rinazionalizzata. Non è in gioco solo il reddito degli agricoltori, ma anche la sicurezza alimentare e il mercato unico europeo”. Fini ha anche criticato le ultime correzioni proposte dalla Commissione: “Si tratta di aggiustamenti estetici, non cambia la sostanza. Non risolvono le criticità strutturali né rispondono alle istanze del mondo agricolo”. Poi il richiamo essenziale alle politiche di coesione: “Restare nella propria terra è un diritto universale. Ma senza servizi, connessioni, opportunità, i giovani vanno via e le campagne si spopolano. E senza agricoltura la coesione svanisce”. Per questo, ha evidenziato il presidente di Cia, “non dobbiamo mettere in competizione la politica di coesione con quella agricola né alimentare una logica di contrapposizione per l’assegnazione delle risorse. Al contrario, deve esistere una sinergia efficace tra le due, per sostenere la crescita dei territori e la competitività delle imprese”. I dati parlano chiaro: il 56% della superficie coltivabile italiana si trova nelle aree interne, dove vivono 13 milioni di persone, soprattutto agricoltori, argine contro il dissesto idrogeologico che mette a rischio il 60% del territorio nazionale. “Difendere queste zone significa difendere l’Italia reale”.


SEMPLIFICAZIONE E COMPETITIVITÀ: GARANTIRE IL GIUSTO VALORE –
 Per Fini “la burocrazia è diventata il peggior nemico della produttività”, ecco perché “la semplificazione è la parola chiave per il futuro del settore. Non significa deregolamentare, ma rendere le regole più efficaci, comprensibili e applicabili” perché “non possiamo più vivere in un labirinto normativo”. Il presidente di Cia ha ribadito le priorità della Confederazione: bene i pacchetti “Omnibus” e le proposte per semplificare l’attuale Pac, da implementare rapidamente a livello nazionale. Servono, quindi, misure più flessibili e digitalizzate; garantire l’accesso rapido a fitofarmaci alternativi; accelerare l’approvazione delle nuove tecniche genomiche (NGT). Soprattutto, bisogna risolvere uno dei problemi più impattanti: la distribuzione equa del valore lungo la filiera. “Su questo gli agricoltori non possono più attendere. Non può accadere più di vendere i nostri prodotti addirittura sotto i costi di produzione. Basta al grano sottocosto, basta subire pratiche commerciali sleali”, ha denunciato Fini. I dati lo dimostrano: chi produce grano duro nel Mezzogiorno perde dal 2% al 7% a tonnellata. Più in generale, su 100 euro spesi dal consumatore, solo 7 euro arrivano all’agricoltore. “Non è accettabile che la filiera scarichi gli squilibri sugli agricoltori. Il giusto valore non è uno slogan: è una necessità”.


COMMERCIO INTERNAZIONALE: APERTI SÌ, INGENUI NO – 
Nella sua relazione, il presidente di Cia ha chiarito che l’organizzazione non mette in discussione l’apertura dei mercati, ma chiede una linea europea molto più ferma: “Non possiamo competere con Paesi che producono con regole diverse, spesso inesistenti. Senza reciprocità non c’è concorrenza, c’è dumping”. L’accesso al mercato deve avvenire su basi eque, con standard ambientali, sociali e di sicurezza alimentare equivalenti a quelli richiesti agli agricoltori europei. Le richieste sono chiare: clausole di salvaguardia automatiche in ogni accordo, controlli veri alle frontiere, tracciabilità totale, stop alle concessioni unilaterali e tutela dei prodotti più esposti. “Questa deve essere la bussola da seguire anche nelle trattative sul Mercosur”, ha evidenziato Fini. Quanto alle tariffe, “non siamo per l’uso dei dazi come arma politica: i costi superano i benefici”. Lo dimostrano gli ultimi numeri sull’export verso gli Usa: nell’estate 2025, rispetto allo stesso periodo del 2024, sono già evaporati 282 milioni di euro di prodotti agroalimentari tricolori dal mercato statunitense. “Bisogna tornare a negoziare -ha rilanciato il presidente di Cia-. Non accetteremo mai che l’agroalimentare italiano ed europeo diventi merce di scambio nella geopolitica globale”.

            “Queste sono le istanze del nostro settore. Ora chiediamo alle istituzioni di fare la propria parte: con coraggio, visione e coerenza. Perché senza agricoltura non c’è sicurezza alimentare, ambientale e sociale. Non c’è futuro. Non c’è Europa -ha chiosato il presidente di Cia-. È questo il messaggio che porteremo a Bruxelles il 18 dicembre insieme al Copa-Cogeca: non stiamo difendendo solo un comparto, ma il destino stesso dei territori e delle generazioni che verranno”.

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1 In Evidenza - 18 nov 2025

Formazione obbligatoria per allevatori e trasportatori di animali: cosa cambia da gennaio 2026

Il Ministero della Salute, con il Decreto del 6 settembre 2023, ha introdotto un importante aggiornamento in materia di identificazione e registrazione degli operatori, degli stabilimenti e degli animali.
La principale novità riguarda l’introduzione di corsi di formazione obbligatori per allevatori e trasportatori di animali, che diventano un requisito indispensabile per operare all’interno del Sistema I&R (Identificazione e Registrazione degli animali).

Chi è soggetto all’obbligo formativo

L’obbligo riguarda:

  • Allevatori la cui attività prevede la gestione di animali identificati e registrati individualmente e allevati in strutture (stalle) riconosciute o registrate dalle Autorità competenti.

  • Trasportatori di animali coinvolti nelle attività di movimentazione di capi identificati.

  • Persone giuridiche: in questo caso la formazione è a carico del rappresentante legale dell’azienda.

Sono esclusi dall’obbligo:

  • privati che detengono animali esclusivamente per uso familiare, autoconsumo o domestico;

  • detentori di animali a fini amatoriali o come animali da compagnia.

Da quando scatta l’obbligo e quali sono le conseguenze

A partire dal 1° gennaio 2026, l’attestato di partecipazione al corso di formazione diventa requisito fondamentale per:

  • registrarsi al Sistema I&R;

  • registrare gli animali e le strutture di allevamento;

  • ottenere l’abilitazione al Sistema Informativo Nazionale;

  • avviare o proseguire l’attività allevatoriale.

Chi non adempie all’obbligo entro tale data rischia:

  • sanzioni amministrative;

  • l’impossibilità di registrare la stalla;

  • il mancato rilascio dell’abilitazione al Sistema I&R;

  • la sospensione dell’attività allevatoriale.

Come si svolgono i corsi

Per garantire una partecipazione semplice e accessibile, la Confederazione ha attivato la nuova piattaforma online CIA Business School, attraverso la quale verranno erogati i corsi.

Le caratteristiche principali:

  • Modalità FAD asincrona (lezioni disponibili 24/7, seguibili da qualsiasi luogo);

  • Durata: 18 ore complessive;

  • Contenuti suddivisi per specie zootecniche;

  • Costo agevolato per i soci CIA.

Procedura di iscrizione

1. Raccolta adesioni

2. Caricamento dati

3. Abilitazione dell’utenza

4. Invio delle credenziali

5. Fruizione del corso

6. Test finale e attestato

7. Registrazione della formazione

L’ente erogatore provvede alla registrazione ufficiale dell’avvenuta formazione presso il Ministero della Salute.


Per ulteriori informazioni o per avviare la procedura di iscrizione, è possibile rivolgersi all'ufficio CIA a te più vicino.

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1 In Evidenza - 17 nov 2025

Dazi Usa, Cia: quarto mese di calo per l’export agroalimentare. Persi finora 282 milioni di euro

L’Italia incassa un nuovo colpo sul fronte commerciale con gli Stati Uniti. A settembre l’export agroalimentare segna un pesante -11%, confermando per il quarto mese consecutivo il rallentamento innescato dai dazi Usa e mettendo fine al lungo ciclo di crescita che per anni aveva trainato il Made in Italy oltreoceano. Lo dichiara l’Ufficio Studi di Cia-Agricoltori Italiani, analizzando gli ultimi dati Istat.

In termini assoluti, nell’estate 2025 (giugno-settembre), rispetto allo stesso periodo del 2024, sono evaporati 282 milioni di euro di prodotti tricolori dal mercato statunitense.

Una brusca frenata che pesa anche sul bilancio annuale: nei primi nove mesi del 2025, l’export agroalimentare italiano verso gli Usa scende al -1,2%, invertendo completamente il +4% ottenuto nello stesso periodo del 2024. Evidenziando come la spinta positiva di inizio anno non sia stata sufficiente a compensare il contraccolpo estivo, segnato dall’ingresso dei nuovi dazi.

“Questi numeri non sono un campanello d’allarme, sono una sirena -osserva il presidente nazionale, Cristiano Fini-. Le nostre imprese stanno affrontando una pressione crescente dovuta ai dazi, che mettono a rischio competitività, margini e programmazione. Servono misure tempestive e negoziati chiari per difendere anni di lavoro e di presenza costruita sul mercato americano”.

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