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1 In Evidenza - 20 dic 2025

Cia: anche l’Abruzzo in prima linea a Bruxelles al fianco gli agricoltori europei

Una giornata storica per l’agricoltura europea: oltre 10mila produttori e centinaia di trattori hanno sfilato per le strade di Bruxelles, davanti al Parlamento Ue, per chiedere un futuro sostenibile e competitivo per il settore.

Cia–Agricoltori Italiani era presente in prima linea, con delegazioni da tutta Italia e, in particolare, una folta rappresentanza dall’Abruzzo, che ha voluto ribadire il sostegno agli agricoltori italiani ed europei.

La mobilitazione, sostenuta da oltre 40 organizzazioni agricole dei 27 Stati membri riunite nel Copa-Cogeca, ha lanciato un messaggio chiaro alle istituzioni europee: la riforma della Pac post 2027, così come proposta, è inaccettabile. I produttori hanno chiesto di ascoltare chi ogni giorno garantisce cibo, lavoro e futuro ai territori, denunciando tagli di bilancio, scelte politiche penalizzanti, concorrenza sleale e burocrazia opprimente.

Sul palco di Place du Luxembourg, davanti al Parlamento Ue, il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini, ha sottolineato: “Non accetteremo scelte che indeboliscono il settore. È il momento di cambiare rotta e ascoltare gli agricoltori, il cuore pulsante dell’Europa.”

La partecipazione dell’Abruzzo testimonia l’unità e la determinazione dei territori italiani nel difendere un’agricoltura forte, sostenibile e sicura.

"La nostra presenza dall’Abruzzo a Bruxelles dimostra quanto i nostri agricoltori sentano sulla propria pelle le conseguenze di scelte europee lontane dalla realtà dei territori” – ha dichiarato Nicola Sichetti, presidente di CIA Abruzzo. “La Pac post 2027, così come impostata, rischia di penalizzare in modo particolare le regioni come la nostra, caratterizzate da aree interne, agricoltura familiare e produzioni di qualità. Chiediamo un’Europa che investa davvero in chi presidia il territorio, garantisce sicurezza alimentare e tutela l’ambiente, riducendo burocrazia e concorrenza sleale. Senza agricoltori non c’è futuro né per l’Abruzzo né per l’Europa.

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1 In Evidenza - 20 dic 2025

Cia in piazza a Bruxelles. Agricoltura non si svende, con riforma Pac a rischio 270mila aziende


“Siamo in piazza per dire no a un’Europa che svende l’agricoltura, mette le armi davanti al cibo, compromette la sicurezza alimentare dell’Unione e rischia di far chiudere, solo in Italia, oltre 270mila aziende del settore. È inaccettabile: o arriva una scossa politica forte e un cambio di rotta deciso o si condanna il nostro futuro”. Questo l’appello del presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, dalla grande manifestazione a Bruxelles, con 10mila produttori e centinaia di trattori provenienti da ogni parte del continente.


In prima linea la folta delegazione Cia, riunita sotto lo striscione “Ursula, basta bugie”, con cartelli che parlano chiaro: “Pac post 2027: non è una riforma, è la fine dell’agricoltura”, “Agricoltori senza Pac, Europa senza cibo” e “Terra chiama Ursula, la sicurezza siamo noi”. Una presa di posizione netta, a tutela di tutti i cittadini europei, contro la proposta della Commissione targata von der Leyen, che vuole tagliare le risorse del 22%, sottraendo all’Italia 9 miliardi di euro, e far confluire la Pac in un fondo unico, generando competizione tra settori, mettendo a rischio il mercato comune e colpendo al cuore il sistema produttivo europeo e nazionale.


Un allarme che non è solo politico, ma supportato da dati concreti. Secondo le stime di Cia, infatti, se confermata, la proposta di riforma della Pac post 2027 con meno risorse e fondo unico potrebbe avere effetti devastanti per l’agricoltura italiana, mettendo a rischio la sopravvivenza di 270mila aziende del settore, pari a quasi un terzo del totale (31,65%), a partire dalle più piccole e vulnerabili. Le conseguenze sarebbero diffuse su tutto il territorio: -26% al Nord, -33% al Centro e fino al -51% al Sud, colpendo in modo particolare le aree rurali e interne e aggravando divari economici e sociali già profondi. Guardando ai singoli comparti, il prezzo più alto ricadrebbe sui seminativi (-64%), sull’olivicoltura (-27%) e sulla zootecnia (-5%).


“Non è una riforma tecnica, è un vero e proprio cambio di paradigma -ha evidenziato il presidente di Cia-. La Pac è la politica più antica, più solida e più europea che esista. Ha garantito per oltre 50 anni stabilità, reddito, presidio del territorio e sicurezza alimentare. Smantellarla significa indebolire l’Europa”. Una scelta che appare ancora più miope e pericolosa se letta nel contesto globale. “Non possiamo permetterci che l’Ue disinvesta sull’agricoltura -ha sottolineato Fini- mentre gli altri grandi attori mondiali, dagli Stati Uniti alla Cina, stanziano risorse sempre più importanti a difesa e sostegno del settore primario”.


È in questo scenario che si inseriscono anche le altre ragioni della mobilitazione, dalla richiesta di una linea europea più ferma sugli accordi commerciali, per contrastare la concorrenza sleale e garantire reciprocità nelle regole e nei controlli, fino alla necessità di una semplificazione reale che liberi le imprese agricole da burocrazia e vincoli inutili.


“Quella che arriva oggi non è una protesta di categoria, ma un richiamo politico a tutte le istituzioni Ue. La Pac non è il passato dell’Europa, è una scelta strategica per il suo futuro -ha concluso il presidente di Cia-. Senza una politica agricola forte e autonoma non c’è cibo sicuro, tutela dell’ambiente, resilienza dei territori e futuro delle comunità. Ora è il momento che Bruxelles stia dalla nostra parte e scelga davvero di essere alleata di chi produce. Noi non ci fermeremo qui: continueremo a far sentire la nostra voce, con determinazione e senza arretrare di un passo”.

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2 In Evidenza - 17 dic 2025

Nutrire il Futuro 2.0: per la prima volta insieme Istituto Agrario e Alberghiero

Si è svolto ieri, 16 dicembre 2025, presso l’IPSEOA “G. Marchitelli” di Villa Santa Maria l’evento finale del progetto “Nutrire il Futuro 2.0”, iniziativa realizzata con il contributo della Camera di Commercio Chieti-Pescara che ha rappresentato un’importante esperienza di integrazione tra formazione, filiera agroalimentare e valorizzazione del territorio.

Un progetto innovativo che ha segnato un passaggio storico: per la prima volta due scuole strategiche per l’agroalimentare, l’Istituto Agrario e l’Istituto Alberghiero, hanno lavorato insieme in un percorso strutturato, mettendo in dialogo produzione agricola, trasformazione e cultura enogastronomica.

Protagonisti della giornata sono stati gli studenti. I ragazzi dell’Istituto Agrario “Cosimo Ridolfi” di Scerni hanno studiato, analizzato e presentato alcune eccellenze dell’agroalimentare abruzzese, tra cui Ventricina del Vastese, Peperone Dolce di Altino, Aglio Rosso di Sulmona, Zafferano dell’Aquila, Patata del Fucino e Mostocotto, approfondendone origine, filiera, tracciabilità e caratteristiche qualitative.
Le competenze acquisite hanno poi incontrato quelle degli studenti dell’Istituto Alberghiero di Villa Santa Maria che, affiancati dai docenti, hanno trasformato la ricerca in piatti, dando vita a un pranzo interattivo che ha raccontato il territorio attraverso il cibo.

L’evento è stato arricchito dalla presenza di numerose autorità e partner del progetto: Giuseppe Finamore, sindaco di Villa Santa Maria, Gianluca De Santis della Camera di Commercio Chieti-Pescara, Ettore Cianchetti Presidente dell’Associazione ISA e David Falcinelli del Mercato Contadino di Pescara, che ha moderato l’incontro e intrattenuto i ragazzi con approfondimenti e spiegazioni sui prodotti tipici.

Mettere insieme, per la prima volta, un istituto agrario e uno alberghiero significa costruire una visione completa della filiera agroalimentare, dalla terra al piatto. È un investimento sui giovani, sulle competenze e sul futuro del nostro territorio”, ha dichiarato Domenico Bomba, Presidente CIA Chieti-Pescara.

Sulla stessa linea il Direttore CIA Chieti-Pescara, Alfonso Ottaviano, che ha sottolineato il valore strategico dell’iniziativa, “Nutrire il Futuro 2.0 dimostra quanto sia fondamentale partire dalla formazione per rafforzare l’agroalimentare italiano. I ragazzi hanno lavorato su prodotti identitari, imparando che dietro ogni eccellenza c’è agricoltura, cultura, tutela e responsabilità. Inoltre”, continua, “progetti come questo sono cruciali per valorizzare le scuole delle aree interne, che spesso possono incontrare difficoltà legate a risorse e opportunità. Dare visibilità e opportunità formative a queste realtà significa investire sul futuro dei territori e dei giovani che li abitano”.

Il progetto si inserisce inoltre in un contesto più ampio: il riconoscimento UNESCO della cultura alimentare italiana, che valorizza non solo la cucina, ma l’intero sistema produttivo fatto di territori, agricoltori, tradizioni e saperi.

“Vedere i nostri studenti trasformare le eccellenze agroalimentari in piatti creativi è una soddisfazione enorme. La collaborazione con l’agrario apre nuove prospettive formative e professionali”, ha dichiarato Marilena Montaquila, Dirigente IPSEOA Alberghiero.


“I nostri ragazzi hanno avuto l’opportunità di valorizzare le produzioni del territorio, mentre collaborare con l’alberghiero ha reso l’esperienza concreta e tangibile, unendo teoria e pratica”, ha affermato Antonietta Ciffolilli, Dirigente Istituto Agrario.

“Nutrire il Futuro 2.0” conferma così il successo di un’iniziativa capace di unire scuole, filiere e istituzioni, mettendo al centro i giovani e il valore dell’agroalimentare come leva di sviluppo culturale, sociale ed economico.

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1 In Evidenza - 10 dic 2025

La cucina italiana entra nel Patrimonio Unesco. Cia, premiati agricoltura e territori

La forza del Made in Italy agroalimentare sta nella stretta sinergia tra agricoltura e ristorazione, tra chi produce e chi trasforma. Nella collaborazione lungo la filiera, dal campo alla tavola, risiede il valore aggiunto del cibo italiano nel mondo. Così il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, commenta con soddisfazione l’ingresso ufficiale della cucina italiana nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco.


“La cucina nazionale è un insieme di pratiche sociali, riti e gestualità basate sui tanti saperi locali. Saperi e sapori -sottolinea Fini- che riflettono l’immensa biodiversità di prodotti e territori rappresentata dalla nostra agricoltura e valorizzata nelle tante ricette di agriturismi e ristoranti che raccontano cultura e tradizioni regionali. Così vaste e peculiari da rendere la cucina tricolore la più amata e ricercata anche all’estero”.


Per il presidente di Cia, il riconoscimento Unesco – frutto dell’impegno del governo e di un grande lavoro di squadra anche con le organizzazioni agricole – “rappresenta una nuova, grande opportunità per tutelare, garantire e promuovere sempre di più la cucina italiana nel mondo, a partire dai prodotti agricoli”.

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1 In Evidenza - 05 dic 2025

Ue: Cia, accordo su Ngt svolta storica che agricoltori aspettavano da anni


“Finalmente, dopo mesi di laboriose trattative che hanno visto Cia-Agricoltori Italiani in prima fila, l’Ue ha raggiunto un accordo preliminare che permetterà di produrre piante utilizzando New Genomic Techniques (NGT) ovvero, Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA). Noi ne abbiamo sempre sostenuto con convinzione l’importanza strategica e continueremo a vigilare per consentire che questo strumento sia accessibile per tutti gli agricoltori”. Così, il presidente di Cia, Cristiano Fini, commenta la svolta storica che consentirà al mondo agricolo di affrontare le sfide della transizione green, contrastando con efficacia le malattie delle piante e i cambiamenti climatici.

Secondo Cia, con questo accordo l’Ue non è più fanalino di coda a livello internazionale e dimostra di voler tutelare il settore agroalimentare, investendo in tecnologia per renderlo più forte e competitivo e riducendo la dipendenza dai Paesi terzi.

“I critici delle Tea hanno parlato di ‘nuovi Ogm’ ma così non è -aggiunge Fini- perché il miglioramento genetico che si ottiene con queste tecniche esclude qualsiasi trasferimento di Dna tra organismi appartenenti a specie diverse. In questo modo possiamo rispondere alle esigenze e alle difficoltà che i nostri agricoltori fronteggiano ogni giorno. Nessun passo indietro, ora, per la prossima approvazione finale da parte della plenaria di Parlamento europeo e Consiglio”.

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1 In Evidenza - 05 dic 2025

Grano: Cia a Icqrf, prezzi borse merci sotto costi produzione. Serve monitoraggio contro pratiche sleali


Cia-Agricoltori Italiani auspica il pronto e deciso intervento dell’ICQRF – Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari, per verificare eventuali pratiche commerciali sleali che penalizzino gli agricoltori e compromettano la trasparenza del mercato cerealicolo. L’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (ISMEA) ha pubblicato il monitoraggio dei costi medi di produzione per la campagna 2025 del frumento duro e tenero. Dai dati emerge che le principali borse merci continuano a quotare il grano duro su livelli molto inferiori ai costi di produzione sostenuti dagli agricoltori.

Ad esempio, nelle regioni del Sud, il costo medio di produzione per il grano duro è stato rilevato da ISMEA a 318 euro a tonnellata, mentre le quotazioni della borsa merci di Foggia oscillano tra 287 e 290 euro. Situazione analoga si riscontra a Bologna, dove il costo medio di produzione è di 302,9 euro a tonnellata, ma le quotazioni si attestano tra 276 e 281 euro. Questi dati confermano una situazione di marcata criticità per il settore cerealicolo nazionale, con il rischio concreto di disimpegno da parte degli agricoltori nella prossima campagna di semina.

Alla luce delle novità normative che hanno rafforzato la disciplina contro le pratiche commerciali sleali, si ritiene urgente intensificare il monitoraggio delle borse merci, verificando eventuali violazioni che danneggiano la redditività degli agricoltori e la trasparenza dei mercati.

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News Cia Abruzzo

1 In Evidenza - 07 feb 2023

Calano le imprese agricole in Abruzzo, 3772 unità in meno negli ultimi 10 anni

Cala il numero delle imprese agricole in Abruzzo con un saldo negativo di -3772 aziende negli ultimi 10 anni. Secondo i dati Movimprese elaborati da Unioncamere il trend non sembra arrestarsi e il 2022 si conclude con il -1,02% di aziende in agricoltura registrate, una diminuzione netta di 431 unità. 

A subire il calo maggiore è la provincia di Chieti che perde l’1,72%, al secondo posto c’è la provincia di Pescara con lo 0,90% in meno seguita dall’ Aquila con -0,37% e Teramo che registra -0,35%. 

Dal punto di vista della forma giuridica a essere più colpite dalla flessione sono le imprese individuali che diminuiscono del -1,43%, mentre si registra, anche quest’anno, come negli ultimi 10 anni, un aumento di società (di capitale e di persone) e altre forme di aggregazione.

“Dati che non ci rassicurano”, commenta il Presidente Cia Abruzzo, Nicola Sichetti, “Oggi più che mai sono necessarie politiche adeguate di sostegno al settore primario. La pandemia prima e la guerra poi hanno contribuito a generare conseguenze devastanti come l’aumento delle materie prime, dell’energia e del carburante, e a pagarne le spese sono stati soprattutto i produttori agricoli”. 


Positiva, invece, in termini di crescita imprenditoriale, la scelta di costituire società, cooperative, e consorzi, con un aumento pari al 4,13%, anche se le imprese individuali sono circa il 93% e continuano a rappresentare un ruolo significativo nella nostra economia agricola.


“Sburocratizzazione, semplificazione dell’accesso ai bandi, favorire l’accesso ai finanziamenti, maggiori investimenti sul rinnovo delle infrastrutture (in particolare per ciò che riguarda le risorse idriche) potrebbero aiutare a invertire il trend e far sì che il settore diventi sempre più attrattivo ai giovani imprenditori, propensi a portare innovazioni e nuove tecnologie”, continua Sichetti che sottolinea come il ricambio generazionale sia uno dei problemi più preminenti del comparto. “Redditività e sostenibilità, sono questi i vettori su cui concentrarci nei prossimi anni”.


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1 In Evidenza - 02 feb 2023

Vitivinicolo, Cia Abruzzo: “Bene blocage su vendemmia 2022 ma occorrono regole chiare e giuste strategie di promozione”

“Bene l’approvazione del blocage sulla vendemmia 2022, ma occorre stabilire regole chiare e precise”. Cia Abruzzo e Cia Chieti-Pescara esprimono soddisfazione riguardo la regolamentazione sullo stoccaggio dei vini, dopo il via libera della Regione Abruzzo alla misura straordinaria che mira ad allineare domanda e offerta su un mercato che da tempo vede un ribasso dei prezzi dettato da un eccesso di produzione, e di conseguenza tutelare i produttori, garantire un prodotto di qualità ed evitare giacenze.


Il blocage è uno strumento previsto dall’art. 39 della legge 238/2016, comma 4, e sarà applicato con una percentuale del 20%, sugli sfusi di Montepulciano d’Abruzzo Doc rivendicati nell’annata 2022, ad eccezione del vino biologico e il vino delle cantine che imbottigliano tutta la loro produzione.


“Questo provvedimento”, afferma Nicola Sichetti, Presidente Cia Abruzzo, “rappresenta una prima risposta ad un disequilibrio del mercato che mette a dura prova la remunerazione dei nostri produttori. Come Confederazione abbiamo chiesto alla regione l’istituzione di un tavolo di lavoro regionale per la condivisione di regole precise e chiare, prima della raccolta delle uve, finalizzato a garantire certezze a tutto il comparto, in primis ai produttori del settore. Inoltre, auspichiamo”, continua Sichetti, “in una buona e proficua programmazione dell’attività di promozione del vino abruzzese sui mercati nazionali e internazionali, utilizzando le significative risorse disponibili in maniera mirata ed efficiente, aspetto da non sottovalutare dato che le azioni di promozione hanno una ricaduta positiva sul territorio abruzzese che sempre più si identifica nella sostenibilità e nel rispetto dell’ambiente, quali parole chiave e identitarie del sistema produttivo abruzzese”.




“Una misura di cui il comparto vitivinicolo abruzzese necessitava”, sottolinea il Presidente Cia Chieti-Pescara, Domenico Bomba, “Siamo sempre più consapevoli che solo assumendoci la responsabilità di rispettare e tutelare la natura e le sue bellezze sarà possibile produrre un vino sempre più ricco di valore e qualità, azione che valorizza sempre di più i brand abruzzesi e nello stesso tempo garantiscono la crescita e lo sviluppo del comparto enogastronomico regionale, quale tratto distintivo dell’Abruzzo capace di coniugare i valori ambientali, la qualità del cibo, la storia e le tradizioni locali”.


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1 In Evidenza - 25 gen 2023

Abruzzo, aumentano i danni all’agricoltura causati dai cinghiali: preoccupazione di Cia Abruzzo

La presenza dei cinghiali in Abruzzo continua  a rappresentare un fattore di rischio per l’uomo e le colture agricole. Nel periodo 2015-2021 in Italia si contano un milione e mezzo di esemplari di cinghiale e gli abbattimenti sono stati circa 300.000 all’anno (di cui 257.000 in caccia ordinaria e 42.000 in interventi di controllo faunistico). Ingenti i danni all’agricoltura e tra le regioni più colpite c’è l’Abruzzo per un totale di circa 18 milioni di euro nel periodo considerato.

Sono i numeri emersi lo scorso 13 gennaio a Viterbo in occasione del convegno su “Fauna selvatica e territori: conoscere per gestire”, organizzato dalla Confagricoltura in collaborazione con l’Ente Produttori di Selvaggina (EPS). 


“Serve una urgente strategia di intervento su scala nazionale”, ha commentato Nicola Sichetti, Presidente Cia Abruzzo, “Abbiamo più volte sollecitato la Regione per risolvere il problema dei danni senza alcuna risposta. Siamo fortemente preoccupati: nel 2022 con la siccità la situazione è precipitata e molte aziende sono al collasso. Come Confederazione non possiamo assistere inermi ad una tale emergenza e per questo i nostri uffici hanno analizzato attentamente tutti i documenti inerenti la gestione dei cinghiali per comprendere quali siano le criticità che hanno portato a questo stato di fatto”.


La Cia sottolinea come il nuovo Piano faunistico venatorio regionale approvato nel 2020, dopo 25 anni, individua con esattezza le aree dove la presenza del cinghiale non è compatibile con le attività umane e su queste in particolare vanno presi dei provvedimenti urgenti. In Provincia di Chieti, ad esempio, nel 2021, i danni arrecati alle colture agricole dal cinghiale ammontavano a € 1.252.240,00, nel 2014 prima dell’entrata in vigore del regolamento regionale sugli ungulati i danni ammontavano a € 400.000,00 (dati piano di controllo della regione Abruzzo). 





“E’ chiaro che qualcosa non funziona”, continua Sichetti, “ La Cia Abruzzo ha già individuato le principali criticità e se non si provvede nell’immediato ad una modifica delle leggi e regolamenti regionali che regolano l’attività venatoria e il risarcimento dei danni, non escludiamo manifestazioni di piazza chiamando a raccolta tutto il mondo agricolo”.

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1 In Evidenza - 03 dic 2022

Anabio-Cia Abruzzo, “Rilanciare l’agricoltura biologica”. Alessandro Impicciatore eletto nuovo Presidente

Con circa l’11 per cento della superficie agricola utilizzata destinata ad agricoltura biologica e 1960 aziende che adottano metodi di produzione bio, l’Abruzzo si colloca fra le regioni con il più elevato e variegato potenziale, dati i diversi orientamenti produttivi delle aziende convertite. Per il bio, come per le produzioni agricole di qualità, diventa sempre più necessario adeguare azioni e programmi per essere competitivi sul mercato. E’ questo quello che è emerso durante l’Assemblea elettiva di Anabio-Cia Abruzzo, l’Associazione di agricoltura biologica della Cia-Agricoltori italiani, che si è svolta ieri mattina, presso Torre Vinaria - Cantina Frentana a Rocca San Giovanni. La giornata è stata l’occasione per fare il punto della situazione in cui oggi versa il settore biologico. 

Dopo i saluti di apertura di Roberto Battaglia, Presidente Cia L’Aquila-Teramo e Presidente uscente Anabio-Cia Abruzzo, spazio agli interventi dei tecnici sull’agricoltura biologica. Antonio Zinni, Responsabile ufficio agricoltura ecocompatibile Regione Abruzzo, ha sottolineato che il mercato del bio non è più una piccola nicchia e rappresenta l’unico segmento dell’agroalimentare italiano con tendenza alla crescita, “Siamo una delle nazioni con il più alto tasso di superficie biologica e dobbiamo cercare di spingere le aziende a convertire i prodotti in bio”.

 

Parola poi a Giuseppe Di Silvio, responsabile CAA-Cia Abruzzo, che ha presentato un report con i dati più rilevanti sul settore. “In una situazione nazionale che vede crescere il consumo di prodotti biologici e il relativo fatturato, di cifre superiori al 15%, Anabio Abruzzo vuole porsi come riferimento per i quasi 2mila produttori biologici della regione. Il tutto all’interno di un trend di aumento del numero delle aziende bio e del suolo dedicato al biologico. Gli ultimi dati ufficiali registrano oltre 43mila ettari coltivati a biologico e 6500 ettari in conversione”.

 

“La proposta di riforma della Pac”, ha detto il Responsabile PAC Cia Nazionale, Domenico Mastrogiovanni, “tende ad accrescere la rilevanza degli aspetti ambientali nel sostegno al settore primario, rafforzando di fatto anche il ruolo dell’agricoltura biologica. L’obiettivo è quello di trasformare la potenzialità bio di questa regione che porti valore di mercato”. 

 

Hanno concluso il simposio gli interventi di Stefano Palumbo, Responsabile Indagine Rica Abruzzo e Gianpaolo Antonio, ricercatore del Crea. 

 

“Abbiamo voluto organizzare questo momento di confronto date le esigenze e gli input europei che fanno sì che in futuro il modo di coltivare biologico interesserà tantissime aziende”, così il Presidente Cia Abruzzo, Nicola Sichetti, nel suo intervento di chiusura, “Bisogna favorire l'aggregazione a livello territoriale, la divulgazione delle tecniche di campo e dei processi produttivi propri degli alimenti biologici”.

 

E’ stato eletto Presidente regionale di Anabio Alessandro Impicciatore.


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1 In Evidenza - 23 nov 2022

Beatrice Tortora è la nuova presidente della Spesa in Campagna-Cia

La Spesa in Campagna, l’associazione per la promozione della vendita diretta di Cia-Agricoltori Italiani, ha la sua nuova presidente nazionale. È Beatrice Tortora, 53 anni, imprenditrice abruzzese, proclamata oggi dall’Assemblea elettiva, riunita a Roma all’Auditorium Giuseppe Avolio.  

Tortora, agricoltrice custode e agrichef, è la titolare di un’impresa multifunzionale ad Abbateggio, uno dei borghi più belli d’Italia nel Parco nazionale della Maiella in provincia di Pescara, dove produce, trasforma e salvaguarda antiche varietà cerealicole e orticole, che poi propone nei piatti tipici dell’agriturismo, racconta alle scolaresche con la fattoria didattica e vende sia in azienda che con sistema organizzato. È stata, tra i vari incarichi, presidente della Spesa in Campagna Abruzzo e di Donne in Campo Abruzzo. Attualmente è vicepresidente di Cia Chieti-Pescara. Ora sarà alla guida della Spesa in Campagna nazionale per i prossimi quattro anni, succedendo a Matteo Antonelli, al vertice negli ultimi due mandati.

“Le aziende che fanno vendita diretta sono in prima linea per sostenere e valorizzare l’agricoltura Made in Italy, fatta di qualità, autenticità, stagionalità, tradizione -ha detto Tortora nel suo intervento-. Con la rete della Spesa in Campagna, vogliamo favorire e incentivare sempre di più le relazioni dirette tra agricoltori e consumatori; far conoscere la storia dei prodotti, le persone che li hanno realizzati, i campi da cui provengono; narrare i territori e i paesaggi rurali; garantire il giusto prezzo tagliando gli innumerevoli passaggi intermedi nella filiera per arrivare dal campo alla tavola”.

D’altra parte, a quasi tre anni dalla pandemia, è diventato più stretto e puntuale il rapporto tra agricoltori e cittadini. Legame rinsaldato, per effetto delle restrizioni, a partire dai mercati contadini e dalle botteghe di prossimità, e che oggi continua a crescere per una fiducia ormai consolidata. Solo negli ultimi dodici mesi, infatti, sono aumentate del 7% le aziende agricole della filiera corta e, addirittura, del 12% le famiglie che preferiscono acquistare direttamente dai produttori.

“Grazie alla vendita diretta, il rapporto è reciproco e paritario -ha spiegato la neo presidente della Spesa in Campagna-. L’agricoltore esce finalmente dall’anonimato e diventa protagonista assoluto della filiera agroalimentare, può raccontare il suo lavoro, le caratteristiche dei suoi prodotti, il legame con il territorio. Il consumatore, da parte sua, ha un punto di riferimento unico, una garanzia maggiore di genuinità e di qualità, una tracciabilità assicurata”.

Oggi l’Italia conta, in totale, più di 1.200 mercati contadini, che si affiancano al tradizionale canale aziendale, che vale oltre il 60% delle vendite di ortofrutta, legumi, formaggi e salumi, olio e vino, pasta, miele e marmellate, composte e sottoli, prelibatezze che spopolano anche nelle botteghe e sui portali e-commerce dedicati. La Spesa in Campagna ha in tutto il Paese circa 6.000 aziende impegnate nella vendita diretta, con un fatturato che supera i 6,5 miliardi di euro a livello nazionale.

“Adesso bisogna puntare sulla Spesa in Campagna, rafforzando la rete di relazioni con istituzioni nazionali e locali, parchi, associazioni e GAL, per sostenere nuovi progetti di filiera corta sui territori -ha concluso Tortora-. Lavorare in squadra per supportare le aziende; sciogliere le difficoltà burocratiche e normative; spingere sull’aggregazione per aumentare le quantità e abbassare le spese di gestione dei punti vendita; fare sistema per inserire nei Psr maggiori finanziamenti dedicati alla filiera corta, anche come buona pratica di sviluppo territoriale e di promozione turistica. Le aziende agricole fanno da collante nelle comunità, un ruolo cardine che va finalmente riconosciuto, anche nell’ottica di un futuro sempre più sostenibile”.

Alla neo eletta presidente della Spesa in Campagna, i primi auguri sono arrivati dal numero uno di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, che ha chiuso i lavori dell’Assemblea. “La vendita diretta è un’occasione importante di reddito per gli agricoltori -ha dichiarato- e la presenza dell’associazione La Spesa in Campagna sul territorio è fondamentale per la promozione tra i cittadini dell’agricoltura e dell’agroalimentare tricolore. La valorizzazione del Made in Italy, dei prodotti della Dieta Mediterranea, delle eccellenze regionali, passa per un dialogo costante tra chi produce e chi porta in tavola”.   

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1 In Evidenza - 18 nov 2022

La Peste Suina Africana, un’emergenza nazionale. Seminario di Cia Abruzzo per prevenire l’emergenza

Nella sala convegni della Camera di Commercio Gran Sasso d’Italia, a Teramo, si è tenuto questa mattina il seminario di approfondimento tematico “La Peste Suina Africana: un’emergenza a livello nazionale, con particolare riferimento al Centro Italia” organizzato da Cia-Agricoltori Italiani Abruzzo. 

 

Dopo i saluti del Presidente Cia Abruzzo, Antonio Sichetti, ad aprire i lavori è stato Gianmarco Ianni, Responsabile Sanità animale e Igiene degli allevamenti e produzioni zootecniche, che ha illustrato gli interventi urgenti per il controllo e la gestione della peste suina africana riportando il caso del Comune di Cagnano Amiterno, in provincia de L'Aquila, coinvolto a seguito di un caso infetto riscontrato a Borgo Velino, nella confinante provincia di Rieti, circostanza che ha fatto scattare l'allarme anche per l'Abruzzo. “L’obiettivo è segnalare l’infezione in tempi rapidi per frenare sul nascere qualsiasi focolaio”, spiega Ianni, Il risultato raggiunto in Abruzzo è stato possibile grazie al costante impegno congiunto di Regione, Asl, Izs e veterinari, che dallo scorso febbraio hanno lavorato in collaborazione per l’elaborazione di un piano di azione volto a scongiurare il diffondersi dell’infezione”.

 

Nel corso della giornata sono stati forniti dati e informazioni sulle attività finora attuate, e le strategie da mettere in atto per eradicare, contrastare, controllare la diffusione del virus che sta minacciando il sistema produttivo dei suini che vale circa il tre per cento del PIL dell’Italia.

 

Vittorio Guberti dell’Ispra, ha parlato di come è stata affrontata ed eradicata la peste negli altri Paesi europei e quali sono le strategie di lotta alla PSA nel contesto nazionale e internazionale specificando i rischi principali nel caso dell’Abruzzo: l’introduzione per continuità con popolazioni di cinghiali infetti e il rischio di introduzione tramite uomo. 

 

 

 

 

A presentare gli aspetti diagnostici ed epidemiologici della Peste Suina Africana è stata Daniela Di Sabatino dell’IZS di Teramo. Franco Recchia, tecnico faunistico ha dedicato il suo intervento alla gestione del cinghiale nella Regione Abruzzo.

A chiudere l’incontro sono stati Gabriele Carenini, Coordinatore area di Interesse Economico Ambiente e Territorio Cia Nazionale e Mariano Nozzi, direttore Cia Abruzzo e coordinatore dell’incontro.

 

“A trent’anni dalla legge 157/92 sulla fauna selvatica, sul nostro territorio nazionale si contano quasi 2 milioni di cinghiali. Ora si aggiunge l’allerta per il diffondersi della peste suina africana”, afferma il Presidente Sichetti, “Al momento l’Abruzzo è indenne ma l’obiettivo raggiunto non deve farci abbassare la guardia, per questo chiediamo una riforma radicale della norma. Siamo preoccupati per i danni che gli ungulati arrecano alle colture agricole ma il propagarsi dell’epidemia è in grado di infliggere ingenti danni economici sulle produzioni suinicole, a cui sono da sommare i danni indiretti legati alle limitazioni commerciali dei prodotti derivati”, continua Sichetti, “Si rende necessario potenziare l’osservatorio faunistico venatorio regionale ma l’impegno deve essere nazionale, oltre che regionale, per attuare interventi più incisivi. La nostra Confederazione sta preparando una dettagliata relazione da inviare alle prefetture per richiedere un loro intervento mirato”


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