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1 In Evidenza - 20 dic 2025

Cia: anche l’Abruzzo in prima linea a Bruxelles al fianco gli agricoltori europei

Una giornata storica per l’agricoltura europea: oltre 10mila produttori e centinaia di trattori hanno sfilato per le strade di Bruxelles, davanti al Parlamento Ue, per chiedere un futuro sostenibile e competitivo per il settore.

Cia–Agricoltori Italiani era presente in prima linea, con delegazioni da tutta Italia e, in particolare, una folta rappresentanza dall’Abruzzo, che ha voluto ribadire il sostegno agli agricoltori italiani ed europei.

La mobilitazione, sostenuta da oltre 40 organizzazioni agricole dei 27 Stati membri riunite nel Copa-Cogeca, ha lanciato un messaggio chiaro alle istituzioni europee: la riforma della Pac post 2027, così come proposta, è inaccettabile. I produttori hanno chiesto di ascoltare chi ogni giorno garantisce cibo, lavoro e futuro ai territori, denunciando tagli di bilancio, scelte politiche penalizzanti, concorrenza sleale e burocrazia opprimente.

Sul palco di Place du Luxembourg, davanti al Parlamento Ue, il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini, ha sottolineato: “Non accetteremo scelte che indeboliscono il settore. È il momento di cambiare rotta e ascoltare gli agricoltori, il cuore pulsante dell’Europa.”

La partecipazione dell’Abruzzo testimonia l’unità e la determinazione dei territori italiani nel difendere un’agricoltura forte, sostenibile e sicura.

"La nostra presenza dall’Abruzzo a Bruxelles dimostra quanto i nostri agricoltori sentano sulla propria pelle le conseguenze di scelte europee lontane dalla realtà dei territori” – ha dichiarato Nicola Sichetti, presidente di CIA Abruzzo. “La Pac post 2027, così come impostata, rischia di penalizzare in modo particolare le regioni come la nostra, caratterizzate da aree interne, agricoltura familiare e produzioni di qualità. Chiediamo un’Europa che investa davvero in chi presidia il territorio, garantisce sicurezza alimentare e tutela l’ambiente, riducendo burocrazia e concorrenza sleale. Senza agricoltori non c’è futuro né per l’Abruzzo né per l’Europa.

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1 In Evidenza - 20 dic 2025

Cia in piazza a Bruxelles. Agricoltura non si svende, con riforma Pac a rischio 270mila aziende


“Siamo in piazza per dire no a un’Europa che svende l’agricoltura, mette le armi davanti al cibo, compromette la sicurezza alimentare dell’Unione e rischia di far chiudere, solo in Italia, oltre 270mila aziende del settore. È inaccettabile: o arriva una scossa politica forte e un cambio di rotta deciso o si condanna il nostro futuro”. Questo l’appello del presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, dalla grande manifestazione a Bruxelles, con 10mila produttori e centinaia di trattori provenienti da ogni parte del continente.


In prima linea la folta delegazione Cia, riunita sotto lo striscione “Ursula, basta bugie”, con cartelli che parlano chiaro: “Pac post 2027: non è una riforma, è la fine dell’agricoltura”, “Agricoltori senza Pac, Europa senza cibo” e “Terra chiama Ursula, la sicurezza siamo noi”. Una presa di posizione netta, a tutela di tutti i cittadini europei, contro la proposta della Commissione targata von der Leyen, che vuole tagliare le risorse del 22%, sottraendo all’Italia 9 miliardi di euro, e far confluire la Pac in un fondo unico, generando competizione tra settori, mettendo a rischio il mercato comune e colpendo al cuore il sistema produttivo europeo e nazionale.


Un allarme che non è solo politico, ma supportato da dati concreti. Secondo le stime di Cia, infatti, se confermata, la proposta di riforma della Pac post 2027 con meno risorse e fondo unico potrebbe avere effetti devastanti per l’agricoltura italiana, mettendo a rischio la sopravvivenza di 270mila aziende del settore, pari a quasi un terzo del totale (31,65%), a partire dalle più piccole e vulnerabili. Le conseguenze sarebbero diffuse su tutto il territorio: -26% al Nord, -33% al Centro e fino al -51% al Sud, colpendo in modo particolare le aree rurali e interne e aggravando divari economici e sociali già profondi. Guardando ai singoli comparti, il prezzo più alto ricadrebbe sui seminativi (-64%), sull’olivicoltura (-27%) e sulla zootecnia (-5%).


“Non è una riforma tecnica, è un vero e proprio cambio di paradigma -ha evidenziato il presidente di Cia-. La Pac è la politica più antica, più solida e più europea che esista. Ha garantito per oltre 50 anni stabilità, reddito, presidio del territorio e sicurezza alimentare. Smantellarla significa indebolire l’Europa”. Una scelta che appare ancora più miope e pericolosa se letta nel contesto globale. “Non possiamo permetterci che l’Ue disinvesta sull’agricoltura -ha sottolineato Fini- mentre gli altri grandi attori mondiali, dagli Stati Uniti alla Cina, stanziano risorse sempre più importanti a difesa e sostegno del settore primario”.


È in questo scenario che si inseriscono anche le altre ragioni della mobilitazione, dalla richiesta di una linea europea più ferma sugli accordi commerciali, per contrastare la concorrenza sleale e garantire reciprocità nelle regole e nei controlli, fino alla necessità di una semplificazione reale che liberi le imprese agricole da burocrazia e vincoli inutili.


“Quella che arriva oggi non è una protesta di categoria, ma un richiamo politico a tutte le istituzioni Ue. La Pac non è il passato dell’Europa, è una scelta strategica per il suo futuro -ha concluso il presidente di Cia-. Senza una politica agricola forte e autonoma non c’è cibo sicuro, tutela dell’ambiente, resilienza dei territori e futuro delle comunità. Ora è il momento che Bruxelles stia dalla nostra parte e scelga davvero di essere alleata di chi produce. Noi non ci fermeremo qui: continueremo a far sentire la nostra voce, con determinazione e senza arretrare di un passo”.

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2 In Evidenza - 17 dic 2025

Nutrire il Futuro 2.0: per la prima volta insieme Istituto Agrario e Alberghiero

Si è svolto ieri, 16 dicembre 2025, presso l’IPSEOA “G. Marchitelli” di Villa Santa Maria l’evento finale del progetto “Nutrire il Futuro 2.0”, iniziativa realizzata con il contributo della Camera di Commercio Chieti-Pescara che ha rappresentato un’importante esperienza di integrazione tra formazione, filiera agroalimentare e valorizzazione del territorio.

Un progetto innovativo che ha segnato un passaggio storico: per la prima volta due scuole strategiche per l’agroalimentare, l’Istituto Agrario e l’Istituto Alberghiero, hanno lavorato insieme in un percorso strutturato, mettendo in dialogo produzione agricola, trasformazione e cultura enogastronomica.

Protagonisti della giornata sono stati gli studenti. I ragazzi dell’Istituto Agrario “Cosimo Ridolfi” di Scerni hanno studiato, analizzato e presentato alcune eccellenze dell’agroalimentare abruzzese, tra cui Ventricina del Vastese, Peperone Dolce di Altino, Aglio Rosso di Sulmona, Zafferano dell’Aquila, Patata del Fucino e Mostocotto, approfondendone origine, filiera, tracciabilità e caratteristiche qualitative.
Le competenze acquisite hanno poi incontrato quelle degli studenti dell’Istituto Alberghiero di Villa Santa Maria che, affiancati dai docenti, hanno trasformato la ricerca in piatti, dando vita a un pranzo interattivo che ha raccontato il territorio attraverso il cibo.

L’evento è stato arricchito dalla presenza di numerose autorità e partner del progetto: Giuseppe Finamore, sindaco di Villa Santa Maria, Gianluca De Santis della Camera di Commercio Chieti-Pescara, Ettore Cianchetti Presidente dell’Associazione ISA e David Falcinelli del Mercato Contadino di Pescara, che ha moderato l’incontro e intrattenuto i ragazzi con approfondimenti e spiegazioni sui prodotti tipici.

Mettere insieme, per la prima volta, un istituto agrario e uno alberghiero significa costruire una visione completa della filiera agroalimentare, dalla terra al piatto. È un investimento sui giovani, sulle competenze e sul futuro del nostro territorio”, ha dichiarato Domenico Bomba, Presidente CIA Chieti-Pescara.

Sulla stessa linea il Direttore CIA Chieti-Pescara, Alfonso Ottaviano, che ha sottolineato il valore strategico dell’iniziativa, “Nutrire il Futuro 2.0 dimostra quanto sia fondamentale partire dalla formazione per rafforzare l’agroalimentare italiano. I ragazzi hanno lavorato su prodotti identitari, imparando che dietro ogni eccellenza c’è agricoltura, cultura, tutela e responsabilità. Inoltre”, continua, “progetti come questo sono cruciali per valorizzare le scuole delle aree interne, che spesso possono incontrare difficoltà legate a risorse e opportunità. Dare visibilità e opportunità formative a queste realtà significa investire sul futuro dei territori e dei giovani che li abitano”.

Il progetto si inserisce inoltre in un contesto più ampio: il riconoscimento UNESCO della cultura alimentare italiana, che valorizza non solo la cucina, ma l’intero sistema produttivo fatto di territori, agricoltori, tradizioni e saperi.

“Vedere i nostri studenti trasformare le eccellenze agroalimentari in piatti creativi è una soddisfazione enorme. La collaborazione con l’agrario apre nuove prospettive formative e professionali”, ha dichiarato Marilena Montaquila, Dirigente IPSEOA Alberghiero.


“I nostri ragazzi hanno avuto l’opportunità di valorizzare le produzioni del territorio, mentre collaborare con l’alberghiero ha reso l’esperienza concreta e tangibile, unendo teoria e pratica”, ha affermato Antonietta Ciffolilli, Dirigente Istituto Agrario.

“Nutrire il Futuro 2.0” conferma così il successo di un’iniziativa capace di unire scuole, filiere e istituzioni, mettendo al centro i giovani e il valore dell’agroalimentare come leva di sviluppo culturale, sociale ed economico.

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1 In Evidenza - 10 dic 2025

La cucina italiana entra nel Patrimonio Unesco. Cia, premiati agricoltura e territori

La forza del Made in Italy agroalimentare sta nella stretta sinergia tra agricoltura e ristorazione, tra chi produce e chi trasforma. Nella collaborazione lungo la filiera, dal campo alla tavola, risiede il valore aggiunto del cibo italiano nel mondo. Così il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, commenta con soddisfazione l’ingresso ufficiale della cucina italiana nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco.


“La cucina nazionale è un insieme di pratiche sociali, riti e gestualità basate sui tanti saperi locali. Saperi e sapori -sottolinea Fini- che riflettono l’immensa biodiversità di prodotti e territori rappresentata dalla nostra agricoltura e valorizzata nelle tante ricette di agriturismi e ristoranti che raccontano cultura e tradizioni regionali. Così vaste e peculiari da rendere la cucina tricolore la più amata e ricercata anche all’estero”.


Per il presidente di Cia, il riconoscimento Unesco – frutto dell’impegno del governo e di un grande lavoro di squadra anche con le organizzazioni agricole – “rappresenta una nuova, grande opportunità per tutelare, garantire e promuovere sempre di più la cucina italiana nel mondo, a partire dai prodotti agricoli”.

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1 In Evidenza - 05 dic 2025

Ue: Cia, accordo su Ngt svolta storica che agricoltori aspettavano da anni


“Finalmente, dopo mesi di laboriose trattative che hanno visto Cia-Agricoltori Italiani in prima fila, l’Ue ha raggiunto un accordo preliminare che permetterà di produrre piante utilizzando New Genomic Techniques (NGT) ovvero, Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA). Noi ne abbiamo sempre sostenuto con convinzione l’importanza strategica e continueremo a vigilare per consentire che questo strumento sia accessibile per tutti gli agricoltori”. Così, il presidente di Cia, Cristiano Fini, commenta la svolta storica che consentirà al mondo agricolo di affrontare le sfide della transizione green, contrastando con efficacia le malattie delle piante e i cambiamenti climatici.

Secondo Cia, con questo accordo l’Ue non è più fanalino di coda a livello internazionale e dimostra di voler tutelare il settore agroalimentare, investendo in tecnologia per renderlo più forte e competitivo e riducendo la dipendenza dai Paesi terzi.

“I critici delle Tea hanno parlato di ‘nuovi Ogm’ ma così non è -aggiunge Fini- perché il miglioramento genetico che si ottiene con queste tecniche esclude qualsiasi trasferimento di Dna tra organismi appartenenti a specie diverse. In questo modo possiamo rispondere alle esigenze e alle difficoltà che i nostri agricoltori fronteggiano ogni giorno. Nessun passo indietro, ora, per la prossima approvazione finale da parte della plenaria di Parlamento europeo e Consiglio”.

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1 In Evidenza - 05 dic 2025

Grano: Cia a Icqrf, prezzi borse merci sotto costi produzione. Serve monitoraggio contro pratiche sleali


Cia-Agricoltori Italiani auspica il pronto e deciso intervento dell’ICQRF – Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari, per verificare eventuali pratiche commerciali sleali che penalizzino gli agricoltori e compromettano la trasparenza del mercato cerealicolo. L’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (ISMEA) ha pubblicato il monitoraggio dei costi medi di produzione per la campagna 2025 del frumento duro e tenero. Dai dati emerge che le principali borse merci continuano a quotare il grano duro su livelli molto inferiori ai costi di produzione sostenuti dagli agricoltori.

Ad esempio, nelle regioni del Sud, il costo medio di produzione per il grano duro è stato rilevato da ISMEA a 318 euro a tonnellata, mentre le quotazioni della borsa merci di Foggia oscillano tra 287 e 290 euro. Situazione analoga si riscontra a Bologna, dove il costo medio di produzione è di 302,9 euro a tonnellata, ma le quotazioni si attestano tra 276 e 281 euro. Questi dati confermano una situazione di marcata criticità per il settore cerealicolo nazionale, con il rischio concreto di disimpegno da parte degli agricoltori nella prossima campagna di semina.

Alla luce delle novità normative che hanno rafforzato la disciplina contro le pratiche commerciali sleali, si ritiene urgente intensificare il monitoraggio delle borse merci, verificando eventuali violazioni che danneggiano la redditività degli agricoltori e la trasparenza dei mercati.

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News Cia Abruzzo

1 In Evidenza - 24 feb 2022

Gli Agrichef di Cia da Eataly per la Festa dell’Orgoglio locale

Ѐ tornata da Eataly a Roma la cena con gli Agrichef di Cia-Agricoltori Italiani. In occasione della Festa dell’Orgoglio locale, per celebrare l’identità, il territorio, i mestieri e i prodotti tipici, è andata in scena la serata speciale con i cuochi contadini per gustare i piatti tipici della tradizione.  

Utilizzando prodotti stagionali rigorosamente del territorio e di loro produzione, otto Agrichef Cia da Lazio, Toscana, Umbria, Abruzzo e Campania, hanno realizzato ricette regionali, originali e rivisitate, per accompagnare gli ospiti in un lungo viaggio del gusto attraverso il Centro-Sud Italia, alla scoperta di specialità e sapori unici. 

Nel menù dedicato a Eataly, con l’accompagnamento musicale di “Paranzella Popolare. Suoni, canti e danze dell’Appennino”, piatti come “pizza e fojie con pallotta di cacio e ova” di Carla, (Agriturismo La Brocca - Abruzzo), il “Baccalà all’orvietana rivisitazione” con ai fornelli Riccardo (Locanda Palazzone - Umbria), “Risotto Toscano con caprino affumicato, ribes e foglie di cipresso” preparato da Edoardo (Podere Belvedere - Toscana) e la “Zuppa di fagiolina del Trasimeno” portato a tavola da Patrizia (Agricola Bittarelli Agriturismo - Umbria). E ancora: il “Peposo di manzo di Lia” (Villa Caprareccia - Toscana), lo “Spezzatino d’agnello alla teramana” con Annamaria (Agriturismo Capodacqua - Abruzzo) e per i dolci, la “Pastiera di farro realizzata da Pasqualina (Agriturismo Collina di Roseto - Campania) e il “Semifreddo al croccante di nocciole viterbesi” fatto da Simone (Agriturismo Vazianello - Lazio).

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1 In Evidenza - 23 feb 2022

Cia dice “basta!”. Governo salvi agricoltura da shock rincari, peste suina e invasione cinghiali

Da una parte l’annunciato decreto sul caro energia ancora lontano da dare respiro alle aziende agricole schiacciate dall’aumento delle materie prime, dall’altra l’emergenza peste suina in regioni strategiche per il Made in Italy agroalimentare, pronta a esplodere per effetto di una gestione irresponsabile della fauna selvatica, regolata da una legge vecchia trent’anni. Nel mezzo, l’agricoltura italiana con migliaia di aziende a rischio collasso a causa di costi di produzione ormai insostenibili (+40% rispetto agli anni scorsi) e con una ripresa minacciata dall’inflazione galoppante (+4,8% a gennaio, un livello che non si vedeva dal 1996) e ora anche dalle ripercussioni della crisi ucraina sugli scambi internazionali. Cia-Agricoltori Italiani adesso dice “basta!” e fa partire il countdown per il Governo. Le istituzioni devono prendere atto che si sta uccidendo un settore chiave per il Paese, che invece avrebbe bisogno di misure coraggiose e strutturali per detonare lo shock dei rincari, in primis quelli energetici, a danno delle imprese. E un’azione drastica serve anche su tutto il territorio nazionale, dove circolano liberamente più di 2 milioni di cinghiali, pericolo pubblico in campagna e nelle città e principale vettore di peste suina tra gli allevamenti.

Il monito di Cia è arrivato, oggi, dalla conferenza stampa a Roma, presso l’Hotel Nazionale in piazza Montecitorio, dove è stata annunciata la grande manifestazione contro la fauna selvatica, in primis, e i costi alle stelle, che si terrà lunedì 28 febbraio a Rossiglione, in provincia di Genova, nel cuore della “zona rossa” della peste suina che coinvolge Liguria e Piemonte.

 

COSTI ALLE STELLE - Per Cia, il problema dei rincari sta innescando un cortocircuito dannoso, in grado di mettere a repentaglio lintera filiera agroalimentare di qualità, dal campo alla tavola, patrimonio nazionale da 550 miliardi di euro. A rischio l’attività produttiva, semine e raccolti, con le eccellenze del Made in Italy. C’è tutta la catena del valore pronta a saltare, con i consumatori che cominciano a sentire nel carrello alimentare il peso dell’aumento dei prezzi.

Oggi, per le imprese agricole di tutta Italia, andare avanti sta diventando impossibile. Basti pensare ai rialzi fino al 120% delle bollette energetiche a inizio 2022 rispetto allo stesso periodo di un anno fa. A cui si aggiungono quelli dei fertilizzanti, cresciuti del 150% in soli sei mesi, e l’inaccettabile incremento del 40% del gasolio. Tutto ciò in un Paese in cui l’80% dei trasporti commerciali avviene su gomma, percentuale che però supera il 90% nel caso degli alimentari freschi.

Per fare alcuni esempi, l’impatto dell’aumento incontrollabile delle materie prime e dell’energia sta investendo l’intera zootecnia: il costo di produzione del latte fresco è circa 45 cent/litro, mentre il prezzo di vendita è di circa 39 cent/litro, per arrivare sullo scaffale del supermercato a quota 1,50-1,70 euro. Un prezzo decisamente sottocosto, quindi, per produttori e allevatori del territorio, con il rischio di chiusura per molte aziende, se non verrà riconosciuta una più giusta ed equa quotazione dall’industria e se non si prenderanno provvedimenti dedicati dopo il fallimento del Tavolo latte. Ma la lista è lunga: per colpa dei rincari, i costi medi di produzione a carico degli agricoltori sono già aumentati tra il 10% e il 20% sul grano, sull’olio extravergine d’oliva e sul vino. Anche per il pomodoro da industria si spenderanno 9.200 euro a ettaro nel 2022 (+15%).

Ora si aggiungono anche le ripercussioni delle tensioni geopolitiche in Ucraina. Le stalle Made in Italy, infatti, sono fortemente dipendenti dal mais di cui Kiev è secondo Paese fornitore (700mila tonnellate). Il granturco è il principale ingrediente delle diete per gli animali (47%) e ora la crisi in atto va a pesare su un prodotto che ha già subito nell’ultimo biennio un forte rialzo dei prezzi, che attualmente si attestano sui 186 euro/ton, in aumento del 24% rispetto al 2021. 

“Solo il conto dell’energia per le imprese è stimato in 37 miliardi di euro nel 2022 -ha ricordato il presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino-. Ѐ chiaro quindi che gli oltre 5,5 miliardi annunciati dal Governo per gli interventi sul costo dell’energia per aziende e famiglie non sono sufficienti ad arginare la crisi. Non basta agire sugli oneri di sistema o agevolare le sole imprese energivore. Ora il Governo deve mettere sul tavolo interventi organici per ridurre, da un lato, la dipendenza energetica dall’estero e, dall’altro, per snellire realmente il carico economico sulle aziende agricole che sono la dispensa del Paese e sugli agriturismi che devono recuperare le chiusure di due anni di pandemia”

“Ciò ancor più necessario, vista la fine dell’emergenza sanitaria al 31 marzo prossimo -ha aggiunto Scanavino- che però troverà il Paese in grande difficoltà con agricoltori e cittadini a pagare le conseguenze più pesanti dei rincari.  Per questo servirebbe un patto di sistema contro le speculazioni che potrebbe partire proprio dall’alleanza tra gli anelli ai due estremi della filiera, ovvero produttori agricoli e i consumatori”.

 

PESTE SUINA ED EMERGENZA CINGHIALI - Il 28 febbraio Cia manifesterà a Rossiglione, in provincia di Genova, contro una gestione inadeguata dell’emergenza PSA e fauna selvatica. Il recente decreto sulle misure urgenti per arrestare, nelle “zone rosse” Liguria e Piemonte, la diffusione della peste suina, ha lasciato Cia perplessa per l’eccesso di burocrazia, l’assenza di risorse adeguate e il ruolo del commissario straordinario, che ha solo potere di coordinamento e deve ancora essere nominato. 

Per gli Agricoltori Italiani, non si può scaricare su Regioni e Comuni il peso di un problema nazionale. Ecco perché Cia chiede maggiore tempestività e più fondi da stanziare nella fase di conversione in legge del Sostegni Ter, tenuto conto dell’esiguità dei 50 milioni di euro già annunciati dal Governo.

Del resto, il punto dell’Organizzazione sulla questione è chiaro da tempo e parte dal progetto “Il Paese che Vogliamo” con la proposta di riforma radicale della Legge 157 del 1992 sulla fauna selvatica. Una normativa troppo datata per riuscire ad affrontare un problema ormai fuori controllo con +111% di cinghiali in circolazione, oltre 200 milioni di danni all’agricoltura e 469 incidenti, anche mortali negli ultimi quattro anni. Un’emergenza che ha bisogno di risposte puntuali, con la sostituzione del concetto di “protezione” con quello di “gestione”, con il coinvolgimento di personale specializzato e con il rafforzamento dell’autotutela degli agricoltori.   

Anche per arginare il diffondersi della peste suina in Liguria e Piemonte, dove sono ormai 41 le carcasse di cinghiali infetti rinvenute, resta necessaria, secondo Cia, una campagna di controllo e riduzione del numero dei capi con figure qualificate e strumenti innovativi, oltre al rimborso rapido, senza vincoli e burocrazia, del 100% dei danni subiti dagli agricoltori per la PSA.

             “Sul taglio dei costi di produzione per le aziende agricole e sull’annosa questione fauna selvatica -ha concluso il presidente Cia, Scanavino- non si giocano due singole e isolate battaglie di settore, ma il futuro del Paese e la sua economia, forte di un agroalimentare di qualità riconosciuto in tutto il mondo e fortemente legato al potere d’acquisto dei cittadini italiani. Non si sottovaluti il problema -ha aggiunto e concluso il presidente-. Di fronte all’Europa e al Paese, il Governo si è assunto l’onere della sostenibilità che ricordiamo deve essere al contempo ambientale, economica e sociale”.

 

GLI INTERVENTI DELLE ISTITUZIONI - In conferenza stampa sono intervenuti numerosi esponenti di Camera e Senato, dal presidente della Commissione agricoltura a Montecitorio Filippo Gallinella ai parlamentari Antonella Incerti, Maria Spena, Susanna Cenni, Monica Ciaburro, Paola Frassinetti, Fulvia Michela Caligiuri, Gisella Naturale e Patrizio Giacomo La Pietra.

Unanime la condivisione dei punti sollevati da Cia, così come l’impegno a trovare soluzioni rapide. “I problemi che riguardano l’agricoltura -hanno detto a più voci- non devono avere bandiera. Siamo tutti pronti a lavorare per difendere un settore strategico che produce cibo, spinge l’economia e sostiene i territori. Il quadro attuale è allarmante e la determinante è il tempo. Ecco perché stiamo già lavorando per intervenire con un’azione specifica per il comparto agricolo contro il caro energia, portando avanti emendamenti al nuovo decreto e, contestualmente, siamo pronti a migliorare il provvedimento sull’emergenza peste suina con ulteriori risorse e strumenti di gestione della fauna selvatica”.

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1 In Evidenza - 22 feb 2022

Ucraina: Cia, mais alle stelle. Rischio ko per allevatori italiani già allo stremo

Allarme di Cia-Agricoltori Italiani per le ripercussioni sugli allevatori italiani delle tensioni geopolitiche in Ucraina. Le nostre stalle sono fortemente dipendente dal mais di cui Kiev è secondo Paese fornitore (700mila ton). Il granturco è, infatti, il principale ingrediente delle diete per gli animali (47%) ed è strategico nelle principali filiere nazionali dei prodotti zootecnici e bio-industriali.

La crisi in atto andrebbe a pesare su un prodotto che ha già subito nell’ultimo biennio un forte rialzo dei prezzi, che attualmente si attestano sui 186 euro/ton, in aumento del 24, 35% rispetto al 2021.  I prezzi del mais sono cominciati ad aumentare da agosto 2020 nei principali paesi esportatori (USA, Canada, Argentina, Ucraina, Brasile), raggiungendo il picco ad agosto 2021, a causa delle forti siccità e dalle alte temperature nei Paesi produttori, che hanno ridotto gli stock mondiali.

Cia è, dunque, preoccupata che la situazione in Ucraina si aggiungerebbe ai rincari vertiginosi che stanno già impattando, pesantemente, sui costi di produzione di tutte le imprese agricole nazionali. I rialzi su mais rendono decisamente poco remunerativa la produzione di carne di qualità controllata -soprattutto dove ci sono contratti di filiera con le principali catene della Grande distribuzione- e mettono ko gli allevatori di vacche da latte che già sono in lotta per l’aumento di almeno 5 cent al litro sul prezzo del latte.

Sul mais l’Italia si trova, dunque, particolarmente esposta alle crisi internazionali e sconta la forte dipendenza dalle importazioni estere di questo cereale, passate in soli 10 anni dal 15 al 50%Per frenare il trend, Cia auspica un maggior impegno da parte del Governo ad incentivare i contratti di filiera per un mais di filiera italiana certificata, in modo da migliorare l’integrazione fra produttori e imprese di trasformazione

L’acuirsi delle tensioni, secondo Cia, preoccupa anche sul versante russo, dove già le sanzioni hanno azzerato negli ultimi anni le esportazioni del vino Made in Italy.

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1 In Evidenza - 21 feb 2022

Caro energia: Cia, ok bando da 1,5 mld per fotovoltaico sui tetti agricoli

Gli agricoltori e gli allevatori italiani vogliono continuare a dare il loro contributo alla transizione verde ed energetica, concorrendo da un lato a ridurre la dipendenza dall’estero - con oltre tre quarti del fabbisogno energetico acquistati fuori dai confini nazionali - e, dall’altro, a raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica nell’Ue prima del 2050. Per questo, è molto importante la pubblicazione entro il 31 marzo del bando da 1,5 miliardi di euro per finanziare l’installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti agricoli, evitando totalmente il consumo di suolo. Così Cia-Agricoltori Italiani, in merito all’annuncio del ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli pubblicato sul sito del Mipaaf.

L’intervento, che rientra nel PNRR con le risorse per la misura “Parco Agrisolare”, prevede infatti di installare pannelli fotovoltaici sulle coperture degli edifici a uso produttivo nei settori agricolo, zootecnico e agroindustriale, per una superficie complessiva pari a 4,3 milioni di mq per 0,43 GW.

Secondo Cia, si tratta di un’occasione unica sia per accrescere la sostenibilità e l’efficienza energetica del settore primario, sia per contenere i costi in una fase in cui le bollette energetiche mettono a rischio la tenuta delle imprese, tra l’altro non intaccando minimamente i terreni agricoli necessari alle coltivazioni.

Altrettanto fondamentale, però, per Cia è anche incentivare la produzione di biogas e biomasse legnose, dagli scarti di agricoltura e di allevamento; creare impianti a terra su aree abbandonate, marginali e non idonee alla produzione; valorizzare lo stoccaggio al suolo del carbonio assicurato da agricoltura e foreste.

Il settore, infatti, ha un ruolo primario nell’assorbimento di C02, e quindi nella lotta al cambiamento climatico, sequestrando 0,5 tonnellate di carbonio per ettaro l’anno. Una funzione che fa il paio con quella insostituibile di boschi e foreste, che assorbono fino al 40% delle emissioni di gas serra a livello globale e, solo in Italia, trattengono circa 90 milioni di tonnellate di anidride carbonica.

Ecco perché ora le autorità, europee e nazionali, devono valorizzare questo ruolo, recuperando e spingendo sulla corretta gestione e manutenzione delle foreste, fonti straordinarie di ossigeno e di materie prime rinnovabili e prima risorsa per lo sviluppo delle aree rurali e montane. Un compito cucito addosso agli agricoltori -osserva Cia- sia perché il 40% delle aziende del settore è interessato da boschi, sia perché sono già custodi e guardiani del territorio, anche in chiave climatica.

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1 In Evidenza - 18 feb 2022

Peste suina: Cia, decreto prigioniero lentezze burocrazia mentre virus corre

Lentezze burocratiche e nessuna risorsa finanziaria, con un commissario straordinario che ha solo potere di coordinamento e deve ancora essere nominato.  Sono queste le prime perplessità espresse da Cia-Agricoltori Italiani in merito al Decreto legge contenente misure urgenti per arrestare la diffusione della peste suina africana (PSA) in Italia.  L’articolo 5, “Clausola di invarianza finanziaria”, rende, infatti, esplicito che lo Stato intenda affrontare l’emergenza nazionale scaricandone tutto il peso sulle casse di Regioni e Comuni. Mentre il virus si propaga con grande velocità, le misure del decreto appaiono molto poco tempestive. Malgrado l’emergenza, occorrono ben trenta giorni per la stesura dei piani regionali di intervento per l’eradicazione della PSA nei cinghiali e almeno altri venti per l’ottenimento del parere dell’Ispra e del Centro di referenza nazionale per la peste suina. In merito alla figura del commissario straordinario -di cui è, peraltro, ancora attesa la nomina- le funzioni attribuite sono solo di coordinamento e verifica di corretto svolgimento delle operazioni. Sembra, altresì, paradossale che vengano assunti dieci veterinari per affrontare l’emergenza, ma alla Direzione centrale del Ministero della Sanità e non sul territorio.

Non si è, dunque, preso a modello, come Cia auspicava, il modello Genova dopo il crollo del ponte Morandi e nella zona rossa sono ormai 39 le carcasse di cinghiale infetto rinvenute. “Nella loro relazione gli ispettori europei erano stati chiari, no more wild boars, no more virus -dichiara il presidente nazionale Cia, Dino Scanavino-, questo decreto non mette in campo le misure tempestive necessarie, prevede troppi soggetti protagonisti e nessuna risorsa finanziaria. Solamente i 275 chilometri di recinzione per delimitare l’area infetta rappresenteranno un lavoro complesso e oneroso, che non deve essere realizzato sottraendo fondi a quelli necessari ai ristori per le aziende danneggiate. Chiediamo, dunque, maggiori risorse da stanziare ora nella fase di conversione in legge del Sostegni-ter -conclude Scanavino-, i cinquanta milioni di euro annunciati dal governo sono davvero troppo pochi”.

Per Cia, sembra, infine, ci sia poca attenzione alle aree interne della “zona rossa”, che restano ancora in attesa degli indennizzi previsti. Non vanno, infatti, dimenticati i danni indiretti alle aziende agricole legate all’ospitalità e alla silvicoltura che non hanno altri sbocchi produttivi e rischiano gravi ripercussioni economiche, che si vanno ad aggiungere a quelle subite per le restrizioni dovute alla pandemia da Covid nell’ultimo biennio.

Cia ha annunciato una prossima mobilitazione sul territorio del mondo agricolo per il 28 febbraio a Rossiglione in Liguria, centro dell’emergenza PSA con il Piemonte. Tutti i dettagli dell’iniziativa verranno illustrati nella conferenza stampa che avrà luogo a Roma, mercoledì 23 febbraio, alle ore 10 all’Hotel Nazionale in piazza Montecitorio.

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1 In Evidenza - 16 feb 2022

Vino: Cia, bene voto Parlamento Ue, tutela salute senza demonizzare consumo

Dal Parlamento Ue è arrivata la risposta giusta per tutelare la salute dei cittadini senza demonizzare settori fondamentali per l’economia e la tradizione del Made in Italy, come il vino, riconoscendo che esiste un consumo moderato e responsabile delle bevande alcoliche e che è l’abuso, invece, a essere nocivo e pericoloso. Così Cia-Agricoltori Italiani, in merito al voto in plenaria oggi a Strasburgo sul Cancer Plan, ringraziando gli europarlamentari per il grande lavoro fatto sugli emendamenti poi votati in aula.

            “Sosteniamo e condividiamo gli sforzi della Commissione nella lotta al cancro -spiega il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino- che rappresentano un passo avanti importante per il futuro della salute dei cittadini europei. Ma questi sforzi devono tenere conto delle eccellenze agroalimentari, come il vino ma anche la carne, che da sempre fanno parte dello stile di vita europeo e che caratterizzano la Dieta Mediterranea”.

            Ancora di più con la pandemia, per Cia è importante tornare a mettere a fuoco la salute delle persone, che passa per lo screening delle malattie, ma anche per l’educazione e la promozione di corretti stili di vita e di un’alimentazione sana e diversificata.

            “Le future politiche europee, dalle nuove norme in materia di etichettatura alla revisione della politica di promozione, devono essere definite seguendo questi principi -aggiunge Scanavino- e il faro deve essere sempre la nostra Dieta Mediterranea, patrimonio dell’Unesco da più di 10 anni, basata su varietà e biodiversità degli alimenti e stagionalità dei prodotti, nonché su un legame unico con il territorio e la sua cultura”.

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