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In Evidenza - 24 giu 2021
Cibo: Cia all’evento Buono! Uniti per sistema agroalimentare più sostenibile
Bisogna lavorare tutti insieme per cambiare il modo in cui il mondo produce, consuma e pensa al cibo, migliorando i sistemi alimentari in un’ottica sempre più sostenibile ed equa. Così il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino, partecipando a “Buono! storie italiane di agricoltura, territori e cibo sostenibili”, l’evento di Maker Faire Rome verso il Food Systems Summit 2021 delle Nazioni Unite, che vuole fare il punto sui protagonisti e sulle buone pratiche dell’agrifood che fanno bene all’ambiente e all’economia.
“Come Cia, abbiamo partecipato attivamente alla redazione del documento ‘Uniti nel cibo’ -ha ricordato Scanavino-. Un decalogo delle esperienze e degli impegni delle imprese agroalimentari italiane per la sostenibilità ambientale, sociale ed economica, che vuole rappresentare il contributo responsabile del settore al prossimo Vertice Mondiale sui Sistemi Alimentari”. Il documento, presentato a Buono!, è frutto del gruppo di lavoro delle associazioni agricole, alimentari e della distribuzione guidato dal professor Angelo Riccaboni su iniziativa del Ministero degli Esteri.
Dentro “Uniti nel cibo”, c’è l’impegno “a continuare nell’implementazione di processi produttivi attenti alla salvaguardia dell’ambiente, del suolo e della qualità dell’aria, alla protezione della biodiversità, al benessere animale, all’uso responsabile e sostenibile delle risorse idriche e alla riduzione degli sprechi e degli scarti”, così come quello di “contribuire all’educazione alimentare della popolazione e a una maggiore diffusione di regimi alimentari e stili di vita sani, basati sui principi della Dieta Mediterranea, garantendo l’accesso a prodotti salubri e nutrienti, frutto di attività produttive sostenibili e tracciate” e optando per “sistemi di etichettatura che puntino a fornire al consumatore informazioni chiare e corrette” piuttosto che “basati su soluzioni semplicistiche e fuorvianti”.
Poi ancora, le imprese agroalimentari italiane si impegnano a “valorizzare la ‘buona cittadinanza d’impresa’, promuovendo relazioni positive con le comunità e i territori” così come “ad adottare, all’interno della filiera, ogni strumento utile per garantire il rispetto della sostenibilità sociale e ambientale, la tutela dei diritti dei lavoratori e un equo ritorno economico per i diversi operatori”. E poi ancora ad “integrare i principi della sostenibilità nelle strategie e nelle politiche aziendali, in una prospettiva che concili la redditività di medio-lungo termine con l’attenzione all’ambiente” anche grazie all’utilizzo “dell’innovazione tecnologica, organizzativa e sociale”, alla “valorizzazione delle buone pratiche” e a “più strette collaborazioni tra le imprese, le università, gli enti di ricerca”.
Infine, nel documento ci sono gli impegni ad “adottare meccanismi di valutazione intermedi inerenti al grado di perseguimento degli obiettivi dell’Agenda 2030”; a “promuovere percorsi di formazione, aggiornamento e apprendimento” riguardo ai temi della sostenibilità e alle necessarie competenze tecnologiche e digitali e, soprattutto, “a rafforzare le reti e alleanze tra produttori, trasformatori, distribuzione commerciale e consumatori, con l’obiettivo di massimizzare la resilienza del settore agroalimentare, in termini di sicurezza alimentare e garanzia degli approvvigionamenti, anche in una prospettiva internazionale e con particolare riguardo agli operatori più vulnerabili ed esposti ai rischi e alla volatilità dei mercati”.
Insomma, “uno sforzo collettivo”, di cui Cia fa parte, per pratiche aziendali e di filiera sempre più virtuose, “che consentano di conciliare il perseguimento degli Obiettivi di sostenibilità sociale ed ambientale con le condizioni di equilibrio economico”.
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In Evidenza - 24 giu 2021
Pac: Cia, si giunga finalmente ad accordo politico
Occhi puntati sul "super trilogo" che inizia questo pomeriggio a Bruxelles, per raggiungere un compromesso e presentarlo ai ministri del Consiglio Agricoltura della prossima settimana per approvazione (28-29 giugno). Se così non sarà, i negoziati continueranno con il passaggio di presidenza dal Portogallo alla Slovenia, dal 1° luglio. Dopo la fumata nera di fine di maggio, in questo nuovo super trilogo si cerca ancora un'intesa sui nodi più complessi della Politica agricola comune per proseguire nel percorso di riforma, che sarà in vigore dal gennaio 2023. Tra i temi ancora aperti, il ruolo della Pac per la transizione ecologica con un focus specifico sugli eco-schemi, la dimensione sociale della politica e altri dettagli tecnici.
Cia-Agricoltori Italiani auspica ora il raggiungimento di un’intesa, perché un’altra proroga rischierebbe di non assicurare agli agricoltori una legislazione certa nei prossimi anni. Per Cia è, infatti, necessaria una Pac che sia equilibrata, innovativa, capace di garantire insieme la competitività e la sostenibilità del settore, in primis quella economica.
La Pac è -e deve rimanere- la politica degli agricoltori e per gli agricoltori, capace di generare esternalità positive per la collettività e per lo sviluppo delle aree rurali. Il progetto Cia “Il Paese che Vogliamo” passa anche attraverso la nuova Pac che, insieme a un uso efficiente e strategico delle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, può essere in grado di far ripartire l’economia del Paese con l’agricoltura protagonista.
“Gli agricoltori europei sono pronti a fare la propria parte per diventare sempre più sostenibili, ma non si dimentichi che la Pac è prima di tutto una politica economica, con l’obiettivo primario di sostenere il reddito degli agricoltori e assicurare l’approvvigionamento alimentare –dichiara il presidente Cia Dino Scanavino- “Noi di Cia ci siamo e lavoreremo perché l’agricoltura diventi, sempre di più, un settore strategico per il nostro Paese e per l’Europa”.
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In Evidenza - 23 giu 2021
Lavoro: Cia, non ci sarà manodopera per frutta e verdura senza interventi su Reddito di cittadinanza
C’è grande bisogno di manodopera nei campi per la raccolta estiva di frutta e verdura e occorre, dunque, incoraggiare i percettori di Reddito di cittadinanza ad accettare il lavoro stagionale nelle aziende agricole. Cia-Agricoltori Italiani lancia l’allarme, rilevando che la quasi totalità delle negoziazioni in tema di lavoro agricolo avviene fuori dai Centri per l’impiego, gli unici abilitati alla cessazione del sussidio al secondo rifiuto di un’offerta lavorativa. Attualmente, chi beneficia del sussidio può rifiutare offerte nella contrattazione diretta con le aziende, senza alcuna conseguenza.
Cia, che ha accolto con favore il rifinanziamento del fondo per il Reddito di Cittadinanza, ritiene tuttavia necessario superare l’impasse della crisi estiva di manodopera, con un intervento del legislatore nel Decreto Sostegni Bis o nel Semplificazioni, attualmente in fase di riconversione. Occorre, infatti, trovare strumenti che consentano di mantenere il diritto all'assegno, nell’eventualità di proposte di lavori agricoli, che per loro natura possono avere un arco temporale limitato. Un intervento del legislatore in questa materia è urgente anche per sconfiggere la piaga del lavoro irregolare.
Cia propone, dunque, di reinserire una norma (fu in vigore fino al 31-12-20), che permetta al percettore di Reddito di cittadinanza di stipulare con i datori di lavoro del settore agricolo contratti a termine non superiori a 30 giorni, rinnovabili per ulteriori 30 giorni, senza subire la perdita o la riduzione dei benefici previsti, nel limite di 2.000 euro per l'anno 2021.
“Dobbiamo riuscire a impiegare anche temporaneamente nel settore agricolo quei lavoratori che percepiscono il Reddito di cittadinanza o un sussidio, perché hanno perso il lavoro –dichiara il presidente Cia, Dino Scanavino-. E' vero, il lavoro agricolo richiede spesso competenza e conoscenza specifica, ma alcune tipologie di lavoro non richiedono particolare specializzazione. Quello che conta è non perdere ulteriore tempo perché la raccolta di frutta e verdura estiva nei campi comincia adesso e finisce a settembre”.
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In Evidenza - 23 giu 2021
Cinghiali: Cia, con Italia zona bianca torna allarme sicurezza stradale
Con l’arrivo dell’estate e l’Italia quasi del tutto zona bianca, tornano trafficate strade e autostrade dell’intero Paese. Le Istituzioni non dimentichino l’allarme sicurezza per il proliferare indisturbato, da nord a sud della penisola, di quasi 2 milioni di cinghiali. Così Cia-Agricoltori Italiani, che da anni porta avanti la sua battaglia per l’emergenza fauna selvatica e ora attende l’incontro con i ministri Patuanelli (Mipaaf), Lamorgese (Interni) e Cingolani (Transizione ecologica).
Sulle strade italiane, negli ultimi quattro anni, dal 2017 al 2020 -ricorda Cia analizzando i dati ASAPS- si sono verificati 469 incidenti significativi causati da animali. Sono state registrate 830 segnalazioni di feriti gravi con il massimo raggiunto nel 2019. Sono morte 56 persone, 16 solo nel 2020 e nonostante la minore circolazione di mezzi di trasporto per effetto delle restrizioni Covid. In Italia, sempre nel 2020 (157 incidenti significativi, 215 feriti seriamente e 16 morti), è la Lombardia a detenere il triste record con l’11% di incidenti in strada con il coinvolgimento di animali. Segue Emilia-Romagna (10%), Piemonte (9%), Abruzzo e Campania (8%), Toscana e Liguria (6%); Veneto, Lazio e Sardegna (5%). Inoltre, l’85% degli incidenti tra il 2018 e il 2020, sono da attribuire agli animali selvatici e solo il 15% a quelli domestici. Contrariamente a quanto si possa pensare, poi, si sono verificati per lo più di giorno (78%) e per il 97% sulla rete ordinaria. Su autostrade e strade extraurbane principali solo per il 3%.
Per Cia, che è impegnata sul tema a livello sia nazionale che regionale - promuovendo attraverso il progetto “Il Paese che Vogliamo”, la proposta di modifica della legge 157/92 sulla gestione della fauna selvatica - è urgente tornare a ragionare in cabina di regia unica, su modelli d’intervento più incisivi. Serve un approccio finalmente pragmatico alle politiche di contrasto di uno dei grandi nodi irrisolti dell'agricoltura italiana. Una problematica che necessita un’azione immediata da parte delle Istituzioni per garantire, da subito, sicurezza sulle strade e porre fine ai danni incalcolabili procurati a tante aziende agricole del Paese.
“L’Italia non può permettersi di uscire da una pandemia, precipitando di nuovo nell’emergenza ungulati, che sono prima di tutto un pericolo per le persone, oltre che un costo per l’agricoltura -commenta il presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino-. Le ambizioni green e la ripresa nazionale devono contemplare una risoluzione onesta, sostenibile ed efficace del problema fauna selvatica. Abbiamo chiesto un incontro al ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli, alla ministra degli Interni Luciana Lamorgese e al ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani -ha concluso Scanavino- perché siamo pronti da tempo a dare il nostro contributo per riformare la legge in materia e fare, insieme, dell’Italia, anche su questo fronte, un modello esemplare”.
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In Evidenza - 22 giu 2021
PNRR: Cia, con via libera Ue, si apra fase nuova con agricoltura e aree rurali al centro
Con il primo via libera formale dell’Ue al PNRR dell’Italia, oggi si apre realmente una fase nuova per “ristrutturare” e rilanciare il Paese in un’ottica più sostenibile, digitale e resiliente. A disposizione ci sono ben 191,5 miliardi, a cui si aggiungono i 30 miliardi del Fondo complementare al Piano, che dovranno servire anche al sostegno dell’agricoltura, garante dell’approvvigionamento di cibo, e allo sviluppo tecnologico e ambientale delle aree rurali, che rappresentano oltre il 50% della superficie nazionale con 11 milioni di cittadini. Così Cia-Agricoltori Italiani, in occasione dell’incontro a Roma tra il premier Mario Draghi e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, per annunciare l’ok dell’esecutivo Ue al Recovery Plan nazionale, a cui seguirà quello del Consiglio entro un mese.
“Intraprendere la strada dello sviluppo sostenibile, come chiede l’Europa, vuol dire riconoscere finalmente la centralità dell’agricoltura, il cui ruolo si evolve oggi in molte direzioni -ricorda il presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino-. C’è la funzione produttiva del settore, che resta evidentemente prioritaria, come dimostrato in questo anno di pandemia. Ma l’agricoltura contribuisce anche alla tenuta dei territori e, ora, può fare da cardine dello sviluppo integrato del Paese, producendo energia da fonti rinnovabili, tutelando il paesaggio e gestendo le risorse idriche, salvaguardando il suolo e le foreste per prevenire il dissesto idrogeologico, migliorando la sostenibilità dei processi produttivi con nuove tecnologie digitali, blockchain e rinnovo del parco macchine per non inquinare”.
“Parliamo di un progetto nazionale di manutenzione del territorio, per il quale sono necessari robusti investimenti nelle infrastrutture, nei servizi e nella digitalizzazione, a partire dalle aree interne dove ancora nel 40% delle case non arriva il wi-fi -evidenzia il presidente di Cia-. La ripartenza dell’Italia ha bisogno di progetti concreti e innovativi, realizzabili con tempi certi e monitorabili, con il contributo degli agricoltori italiani, custodi della terra e sentinelle del territorio, insieme a tutte le forze economiche e sociali del Paese”.
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In Evidenza - 21 giu 2021
Tabacco: Cia, auguri al nuovo presidente di Unitab Massimo Ricci
Auguri di buon lavoro al neo presidente nazionale di Unitab (Unione nazionale tabacco) Massimo Ricci, produttore umbro e associato a Cia-Agricoltori Italiani. A lui e al nuovo Consiglio direttivo, le più vive congratulazioni da parte dell’organizzazione.
“Unitab rappresenta il 40% di tabacco prodotto in Italia in tutte le sue varietà -ricorda il presidente di Cia, Dino Scanavino-. Da parte nostra, confermiamo la massima disponibilità a collaborare, per sostenere un comparto produttivo di particolare rilievo in Italia, che occupa circa 50.000 persone, con una alta percentuale di lavoro femminile”.
In questi anni “il settore del tabacco ha visto forti cambiamenti e una profonda ristrutturazione -continua Scanavino- che necessita sempre di più di un percorso condiviso e partecipato tra le parti interessate, affinché gli agricoltori possano essere messi nelle condizioni di operare al meglio”.
In tal senso, “i contratti quadro con le multinazionali a scadenza pluriennale e sotto l’egida del Ministero delle Politiche agricole si sono dimostrati negli anni strumenti importanti -evidenzia il presidente di Cia-. Per questo, preoccupano oggi i mancati rinnovi dei contratti. Ed ecco perché, serve un protagonismo forte delle istituzioni, con tutti gli attori della filiera, insieme a Unitab, per favorire i rinnovi e dare garanzie e serenità a tutti gli agricoltori”.
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