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1 In Evidenza - 20 dic 2025

Cia: anche l’Abruzzo in prima linea a Bruxelles al fianco gli agricoltori europei

Una giornata storica per l’agricoltura europea: oltre 10mila produttori e centinaia di trattori hanno sfilato per le strade di Bruxelles, davanti al Parlamento Ue, per chiedere un futuro sostenibile e competitivo per il settore.

Cia–Agricoltori Italiani era presente in prima linea, con delegazioni da tutta Italia e, in particolare, una folta rappresentanza dall’Abruzzo, che ha voluto ribadire il sostegno agli agricoltori italiani ed europei.

La mobilitazione, sostenuta da oltre 40 organizzazioni agricole dei 27 Stati membri riunite nel Copa-Cogeca, ha lanciato un messaggio chiaro alle istituzioni europee: la riforma della Pac post 2027, così come proposta, è inaccettabile. I produttori hanno chiesto di ascoltare chi ogni giorno garantisce cibo, lavoro e futuro ai territori, denunciando tagli di bilancio, scelte politiche penalizzanti, concorrenza sleale e burocrazia opprimente.

Sul palco di Place du Luxembourg, davanti al Parlamento Ue, il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini, ha sottolineato: “Non accetteremo scelte che indeboliscono il settore. È il momento di cambiare rotta e ascoltare gli agricoltori, il cuore pulsante dell’Europa.”

La partecipazione dell’Abruzzo testimonia l’unità e la determinazione dei territori italiani nel difendere un’agricoltura forte, sostenibile e sicura.

"La nostra presenza dall’Abruzzo a Bruxelles dimostra quanto i nostri agricoltori sentano sulla propria pelle le conseguenze di scelte europee lontane dalla realtà dei territori” – ha dichiarato Nicola Sichetti, presidente di CIA Abruzzo. “La Pac post 2027, così come impostata, rischia di penalizzare in modo particolare le regioni come la nostra, caratterizzate da aree interne, agricoltura familiare e produzioni di qualità. Chiediamo un’Europa che investa davvero in chi presidia il territorio, garantisce sicurezza alimentare e tutela l’ambiente, riducendo burocrazia e concorrenza sleale. Senza agricoltori non c’è futuro né per l’Abruzzo né per l’Europa.

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1 In Evidenza - 20 dic 2025

Cia in piazza a Bruxelles. Agricoltura non si svende, con riforma Pac a rischio 270mila aziende


“Siamo in piazza per dire no a un’Europa che svende l’agricoltura, mette le armi davanti al cibo, compromette la sicurezza alimentare dell’Unione e rischia di far chiudere, solo in Italia, oltre 270mila aziende del settore. È inaccettabile: o arriva una scossa politica forte e un cambio di rotta deciso o si condanna il nostro futuro”. Questo l’appello del presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, dalla grande manifestazione a Bruxelles, con 10mila produttori e centinaia di trattori provenienti da ogni parte del continente.


In prima linea la folta delegazione Cia, riunita sotto lo striscione “Ursula, basta bugie”, con cartelli che parlano chiaro: “Pac post 2027: non è una riforma, è la fine dell’agricoltura”, “Agricoltori senza Pac, Europa senza cibo” e “Terra chiama Ursula, la sicurezza siamo noi”. Una presa di posizione netta, a tutela di tutti i cittadini europei, contro la proposta della Commissione targata von der Leyen, che vuole tagliare le risorse del 22%, sottraendo all’Italia 9 miliardi di euro, e far confluire la Pac in un fondo unico, generando competizione tra settori, mettendo a rischio il mercato comune e colpendo al cuore il sistema produttivo europeo e nazionale.


Un allarme che non è solo politico, ma supportato da dati concreti. Secondo le stime di Cia, infatti, se confermata, la proposta di riforma della Pac post 2027 con meno risorse e fondo unico potrebbe avere effetti devastanti per l’agricoltura italiana, mettendo a rischio la sopravvivenza di 270mila aziende del settore, pari a quasi un terzo del totale (31,65%), a partire dalle più piccole e vulnerabili. Le conseguenze sarebbero diffuse su tutto il territorio: -26% al Nord, -33% al Centro e fino al -51% al Sud, colpendo in modo particolare le aree rurali e interne e aggravando divari economici e sociali già profondi. Guardando ai singoli comparti, il prezzo più alto ricadrebbe sui seminativi (-64%), sull’olivicoltura (-27%) e sulla zootecnia (-5%).


“Non è una riforma tecnica, è un vero e proprio cambio di paradigma -ha evidenziato il presidente di Cia-. La Pac è la politica più antica, più solida e più europea che esista. Ha garantito per oltre 50 anni stabilità, reddito, presidio del territorio e sicurezza alimentare. Smantellarla significa indebolire l’Europa”. Una scelta che appare ancora più miope e pericolosa se letta nel contesto globale. “Non possiamo permetterci che l’Ue disinvesta sull’agricoltura -ha sottolineato Fini- mentre gli altri grandi attori mondiali, dagli Stati Uniti alla Cina, stanziano risorse sempre più importanti a difesa e sostegno del settore primario”.


È in questo scenario che si inseriscono anche le altre ragioni della mobilitazione, dalla richiesta di una linea europea più ferma sugli accordi commerciali, per contrastare la concorrenza sleale e garantire reciprocità nelle regole e nei controlli, fino alla necessità di una semplificazione reale che liberi le imprese agricole da burocrazia e vincoli inutili.


“Quella che arriva oggi non è una protesta di categoria, ma un richiamo politico a tutte le istituzioni Ue. La Pac non è il passato dell’Europa, è una scelta strategica per il suo futuro -ha concluso il presidente di Cia-. Senza una politica agricola forte e autonoma non c’è cibo sicuro, tutela dell’ambiente, resilienza dei territori e futuro delle comunità. Ora è il momento che Bruxelles stia dalla nostra parte e scelga davvero di essere alleata di chi produce. Noi non ci fermeremo qui: continueremo a far sentire la nostra voce, con determinazione e senza arretrare di un passo”.

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2 In Evidenza - 17 dic 2025

Nutrire il Futuro 2.0: per la prima volta insieme Istituto Agrario e Alberghiero

Si è svolto ieri, 16 dicembre 2025, presso l’IPSEOA “G. Marchitelli” di Villa Santa Maria l’evento finale del progetto “Nutrire il Futuro 2.0”, iniziativa realizzata con il contributo della Camera di Commercio Chieti-Pescara che ha rappresentato un’importante esperienza di integrazione tra formazione, filiera agroalimentare e valorizzazione del territorio.

Un progetto innovativo che ha segnato un passaggio storico: per la prima volta due scuole strategiche per l’agroalimentare, l’Istituto Agrario e l’Istituto Alberghiero, hanno lavorato insieme in un percorso strutturato, mettendo in dialogo produzione agricola, trasformazione e cultura enogastronomica.

Protagonisti della giornata sono stati gli studenti. I ragazzi dell’Istituto Agrario “Cosimo Ridolfi” di Scerni hanno studiato, analizzato e presentato alcune eccellenze dell’agroalimentare abruzzese, tra cui Ventricina del Vastese, Peperone Dolce di Altino, Aglio Rosso di Sulmona, Zafferano dell’Aquila, Patata del Fucino e Mostocotto, approfondendone origine, filiera, tracciabilità e caratteristiche qualitative.
Le competenze acquisite hanno poi incontrato quelle degli studenti dell’Istituto Alberghiero di Villa Santa Maria che, affiancati dai docenti, hanno trasformato la ricerca in piatti, dando vita a un pranzo interattivo che ha raccontato il territorio attraverso il cibo.

L’evento è stato arricchito dalla presenza di numerose autorità e partner del progetto: Giuseppe Finamore, sindaco di Villa Santa Maria, Gianluca De Santis della Camera di Commercio Chieti-Pescara, Ettore Cianchetti Presidente dell’Associazione ISA e David Falcinelli del Mercato Contadino di Pescara, che ha moderato l’incontro e intrattenuto i ragazzi con approfondimenti e spiegazioni sui prodotti tipici.

Mettere insieme, per la prima volta, un istituto agrario e uno alberghiero significa costruire una visione completa della filiera agroalimentare, dalla terra al piatto. È un investimento sui giovani, sulle competenze e sul futuro del nostro territorio”, ha dichiarato Domenico Bomba, Presidente CIA Chieti-Pescara.

Sulla stessa linea il Direttore CIA Chieti-Pescara, Alfonso Ottaviano, che ha sottolineato il valore strategico dell’iniziativa, “Nutrire il Futuro 2.0 dimostra quanto sia fondamentale partire dalla formazione per rafforzare l’agroalimentare italiano. I ragazzi hanno lavorato su prodotti identitari, imparando che dietro ogni eccellenza c’è agricoltura, cultura, tutela e responsabilità. Inoltre”, continua, “progetti come questo sono cruciali per valorizzare le scuole delle aree interne, che spesso possono incontrare difficoltà legate a risorse e opportunità. Dare visibilità e opportunità formative a queste realtà significa investire sul futuro dei territori e dei giovani che li abitano”.

Il progetto si inserisce inoltre in un contesto più ampio: il riconoscimento UNESCO della cultura alimentare italiana, che valorizza non solo la cucina, ma l’intero sistema produttivo fatto di territori, agricoltori, tradizioni e saperi.

“Vedere i nostri studenti trasformare le eccellenze agroalimentari in piatti creativi è una soddisfazione enorme. La collaborazione con l’agrario apre nuove prospettive formative e professionali”, ha dichiarato Marilena Montaquila, Dirigente IPSEOA Alberghiero.


“I nostri ragazzi hanno avuto l’opportunità di valorizzare le produzioni del territorio, mentre collaborare con l’alberghiero ha reso l’esperienza concreta e tangibile, unendo teoria e pratica”, ha affermato Antonietta Ciffolilli, Dirigente Istituto Agrario.

“Nutrire il Futuro 2.0” conferma così il successo di un’iniziativa capace di unire scuole, filiere e istituzioni, mettendo al centro i giovani e il valore dell’agroalimentare come leva di sviluppo culturale, sociale ed economico.

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1 In Evidenza - 10 dic 2025

La cucina italiana entra nel Patrimonio Unesco. Cia, premiati agricoltura e territori

La forza del Made in Italy agroalimentare sta nella stretta sinergia tra agricoltura e ristorazione, tra chi produce e chi trasforma. Nella collaborazione lungo la filiera, dal campo alla tavola, risiede il valore aggiunto del cibo italiano nel mondo. Così il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, commenta con soddisfazione l’ingresso ufficiale della cucina italiana nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco.


“La cucina nazionale è un insieme di pratiche sociali, riti e gestualità basate sui tanti saperi locali. Saperi e sapori -sottolinea Fini- che riflettono l’immensa biodiversità di prodotti e territori rappresentata dalla nostra agricoltura e valorizzata nelle tante ricette di agriturismi e ristoranti che raccontano cultura e tradizioni regionali. Così vaste e peculiari da rendere la cucina tricolore la più amata e ricercata anche all’estero”.


Per il presidente di Cia, il riconoscimento Unesco – frutto dell’impegno del governo e di un grande lavoro di squadra anche con le organizzazioni agricole – “rappresenta una nuova, grande opportunità per tutelare, garantire e promuovere sempre di più la cucina italiana nel mondo, a partire dai prodotti agricoli”.

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1 In Evidenza - 05 dic 2025

Ue: Cia, accordo su Ngt svolta storica che agricoltori aspettavano da anni


“Finalmente, dopo mesi di laboriose trattative che hanno visto Cia-Agricoltori Italiani in prima fila, l’Ue ha raggiunto un accordo preliminare che permetterà di produrre piante utilizzando New Genomic Techniques (NGT) ovvero, Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA). Noi ne abbiamo sempre sostenuto con convinzione l’importanza strategica e continueremo a vigilare per consentire che questo strumento sia accessibile per tutti gli agricoltori”. Così, il presidente di Cia, Cristiano Fini, commenta la svolta storica che consentirà al mondo agricolo di affrontare le sfide della transizione green, contrastando con efficacia le malattie delle piante e i cambiamenti climatici.

Secondo Cia, con questo accordo l’Ue non è più fanalino di coda a livello internazionale e dimostra di voler tutelare il settore agroalimentare, investendo in tecnologia per renderlo più forte e competitivo e riducendo la dipendenza dai Paesi terzi.

“I critici delle Tea hanno parlato di ‘nuovi Ogm’ ma così non è -aggiunge Fini- perché il miglioramento genetico che si ottiene con queste tecniche esclude qualsiasi trasferimento di Dna tra organismi appartenenti a specie diverse. In questo modo possiamo rispondere alle esigenze e alle difficoltà che i nostri agricoltori fronteggiano ogni giorno. Nessun passo indietro, ora, per la prossima approvazione finale da parte della plenaria di Parlamento europeo e Consiglio”.

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1 In Evidenza - 05 dic 2025

Grano: Cia a Icqrf, prezzi borse merci sotto costi produzione. Serve monitoraggio contro pratiche sleali


Cia-Agricoltori Italiani auspica il pronto e deciso intervento dell’ICQRF – Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari, per verificare eventuali pratiche commerciali sleali che penalizzino gli agricoltori e compromettano la trasparenza del mercato cerealicolo. L’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (ISMEA) ha pubblicato il monitoraggio dei costi medi di produzione per la campagna 2025 del frumento duro e tenero. Dai dati emerge che le principali borse merci continuano a quotare il grano duro su livelli molto inferiori ai costi di produzione sostenuti dagli agricoltori.

Ad esempio, nelle regioni del Sud, il costo medio di produzione per il grano duro è stato rilevato da ISMEA a 318 euro a tonnellata, mentre le quotazioni della borsa merci di Foggia oscillano tra 287 e 290 euro. Situazione analoga si riscontra a Bologna, dove il costo medio di produzione è di 302,9 euro a tonnellata, ma le quotazioni si attestano tra 276 e 281 euro. Questi dati confermano una situazione di marcata criticità per il settore cerealicolo nazionale, con il rischio concreto di disimpegno da parte degli agricoltori nella prossima campagna di semina.

Alla luce delle novità normative che hanno rafforzato la disciplina contro le pratiche commerciali sleali, si ritiene urgente intensificare il monitoraggio delle borse merci, verificando eventuali violazioni che danneggiano la redditività degli agricoltori e la trasparenza dei mercati.

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News Cia Abruzzo

1 In Evidenza - 13 dic 2021

Rosa Castagna eletta nuova presidente PescAgri-Cia

Rosa Castagna è stata eletta dall’assemblea di PescAgri nuova presidente nazionale dell’associazione promossa da Cia per la tutela e lo sviluppo della pesca e dell’aquacoltura. “Il settore agroittico è strategicamente rilevante per il settore primario -l’Italia è al terzo posto in Europa per l’acquacoltura e al secondo per la pesca-, con una funzione culturale e sociale, espressa dalla sana gestione di ambiente e territorio, sia nelle parti costiere che in quelle lagunari della Penisola”. Commenta,  così, il nuovo incarico Rosa Castagna, imprenditrice agricola di Tusa, che ricopre attualmente il ruolo di presidente Cia della Sicilia.

“PescAgri fin dalla nascita si è posta l’obiettivo di tutela e valorizzazione delle imprese agroittiche, per integrarle sempre più nel circuito nazionale e internazionale –aggiunge Rosa Castagna-. Il mio contributo sarà quello di intensificare il dialogo con le istituzioni per accrescere il tasso di industrializzazione delle attività e indirizzare la produzione verso destinazioni coerenti con il fabbisogno alimentare nazionale e con le esigenze dell’export. Vogliamo partire dal territorio puntando su innovazione e sostenibilità, favorendo le aggregazioni fra i produttori, con azioni concrete (corsi di formazione, seminari, convegni) che possano aiutare, in particolar modo, lo sviluppo dell’imprenditorialità giovanile del settore”. 

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1 In Evidenza - 13 dic 2021

Biocontrollo: Cia e IBMA Italia, al via fase 2 con sperimentazione in 11 regioni e nuove alleanze “salva-colture”

 Ampliare la diffusione e la sperimentazione delle tecniche di biocontrollo per la difesa integrata delle colture, allo scopo di costruire un nuovo modello operativo funzionale a tutto il mondo agricolo che risponda agli obiettivi di sostenibilità richiesti dalla Ue con il Green Deal. Questo il fine del “Progetto Biocontrollo e Innovazione digitale nell’azienda agricola” lanciato oggi da Cia-Agricoltori Italiani e IBMA Italia nel corso dell’iniziativa congiunta a Roma, presso l’Auditorium Giuseppe Avolio.

Un progetto triennale, dal 2022 al 2024, che fin da subito coinvolgerà 11 regioni (Veneto, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Molise, Campania, Calabria, Sicilia), 50 tecnici e 100 imprese agricole, per la formazione attiva e le prove in campo delle tecnologie di biocontrollo, con l’obiettivo di favorire la transizione della difesa fitosanitaria dalla chimica di sintesi ai bioprodotti di origine naturale, non solo nelle aziende biologiche ma anche in quelle convenzionali, spingendo allo stesso tempo sulla digitalizzazione dei processi produttivi.

Un lavoro ambizioso, dunque, in cui le due organizzazioni non saranno da sole: proprio oggi, infatti, in occasione dell’evento romano, Cia e IBMA Italia hanno siglato un protocollo d’intesa con AIPP, l’Associazione Italiana per la Protezione delle Piante, per collaborare nelle attività di studio, informazione, divulgazione, sperimentazione e adozione delle innovazioni nel settore della protezione delle piante dalle avversità, in particolare tramite tecniche e prodotti di biocontrollo, raggiungendo maggiore qualità, efficienza ed efficacia a sostegno delle aziende associate.

Non solo. Per promuovere e trasmettere a una platea più allargata la conoscenza delle tecniche di biocontrollo, così come le attività messe in atto, Cia e IBMA Italia hanno creato un sito web dedicato (https://biocontrollo.cia.it/), presentato oggi ufficialmente. Si tratta di uno strumento di trasferimento del know-how, di confronto, di scambio di esperienze, suddiviso in due sezioni: una parte pubblica, accessibile a tutti, con le informazioni e gli eventi sul tema; una parte privata, accessibile agli agricoltori e ai tecnici, con i materiali di supporto ai training (presentazioni, videolezioni, risposte a quesiti).

“Si apre la fase 2 della nostra collaborazione con IBMA Italia, iniziata nel 2019, con un grande progetto condiviso, dove coinvolgere anche università ed enti di ricerca -ha detto il presidente di Cia, Dino Scanavino-. Ovviamente, la pubblicazione delle Strategie Ue Farm to Fork e Biodiversity danno un valore ancora maggiore al nostro obiettivo comune, con la riduzione obbligata, entro il 2030, del 50% dell’uso e del rischio complessivo dei pesticidi chimici. Una delle soluzioni principali è proprio quella di investire nelle tecniche di biocontrollo, ma per farlo bisogna prima di tutto aumentare la presenza di questi prodotti sul mercato, e quindi aumentarne la disponibilità per gli agricoltori, anche per ridurre i costi”. Per questo, ha aggiunto Scanavino, “chiediamo al Ministero della Salute e alla DG Sante della Commissione Ue di semplificare e, soprattutto, di accorciare la durata dei processi di registrazione e di autorizzazione dei nuovi prodotti a minore impatto per la difesa fitosanitaria delle colture”. Ad oggi, infatti, delle circa 1.000 sostanze attive disponibili a livello europeo negli anni Novanta, ne sono rimaste a disposizione meno di 500, tra prodotti fitosanitari ritirati dal mercato o non rinnovati nelle autorizzazioni.

Nel frattempo, vanno previsti iter ed expertise ad hoc per l’utilizzo ottimale delle tecniche di biocontrollo già disponibili, che utilizzano microrganismi o derivati, insetti utili, feromoni, sostanze naturali, e che oggi valgono l’8% del mercato dei mezzi tecnici per la protezione delle piante da parassiti e malattie.

Ecco perché “nel nostro progetto -ha spiegato il presidente di IBMA Italia, Giacomo De Maio- il coinvolgimento di esperti nella formazione è fondamentale. Per gli agricoltori non si tratta semplicemente di sostituire un prodotto con un altro, ma di intervenire su processi e metodi in chiave bio, cambiando o integrando in maniera significativa le proprie strategie di difesa fitosanitaria. E questo richiede un forte impegno in termini di informazione, sperimentazione, collaudo e assistenza tecnica alle imprese agricole”. L’obiettivo conclusivo deve essere “dotare gli agricoltori di una toolbox dedicata, una cassetta degli attrezzi per la difesa sostenibile delle colture -ha aggiunto De Maio-. Passare dalla sperimentazione agronomica alla pratica agricola, adattando le strategie già testate ai vari areali di produzione sui territori e validando veri e propri protocolli di difesa fitosanitaria a basso impatto”.

Nel progetto triennale di Cia e IBMA, oltre a fornire ad agricoltori e tecnici agricoli tutte le competenze per utilizzare al meglio le tecniche di biocontrollo, molto spazio è dedicato all’avviamento in azienda di strumenti di agricoltura digitale, secondo un percorso in tre step: l’introduzione di funzioni che soddisfano i fabbisogni i fabbisogni più immediati dell’azienda, come la visualizzazione cartografica degli appezzamenti, l’impostazione delle colture e la gestione dei lotti, la digitalizzazione del magazzino concimi, sementi e prodotti fitosanitari; l’implementazione della gestione e integrazione del registro dei trattamenti e delle concimazioni, anche in relazione al metodo produttivo aziendale (biologico, integrato, convenzionale); l’introduzione e l’uso di supporti informativi evoluti, che permettano una gestione site-specific degli appezzamenti. Con valutazioni precoci e tempestive del rischio di fitopatologie, monitoraggio con dati microclimatici e tecniche sempre più conformi.

“L’innovazione e la ricerca devono procedere di pari passi con la sostenibilità, per consentire un reale sviluppo agricolo che tuteli insieme sia l’ambiente che il reddito dei produttori -hanno concluso Scanavino e De Maio-. Una sfida necessaria che richiede passi da gigante soprattutto in termini di investimenti, dai bandi dei PSR alle risorse del PNRR alla nuova Pac”.  

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1 In Evidenza - 10 dic 2021

Ortofrutta: Cia a Patuanelli, sei azioni chiave per il rilancio nel 2022

Rifinanziare il Fondo di Solidarietà Nazionale all’interno della Legge di Stabilità, modificare il Decreto legislativo 102/2004 contro le calamità naturali, ipotizzando strumenti di sostegno più tempestivi e snelli, sostenere la difesa attiva delle colture con un capitolo di spesa dedicato e realizzare un modello efficace di protezione dal rischio. Sono queste alcune delle richieste più urgenti per il settore ortofrutticolo nazionale presentate, oggi, da Cia-Agricoltori Italiani al ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli, ricevuto a Roma nella sede confederale.

            Una proposta ampia e articolata, quella illustrata da Cia, a tutela e supporto di un comparto dalla forte leadership internazionale e che rappresenta il 25% della produzione agricola italiana per un valore di 15 miliardi. Eppure, con 350 mila aziende impegnate su oltre 1 milione di ettari, il settore ortofrutticolo resta quello che negli anni ha meno beneficiato di interventi dedicati e utili a fronteggiare rischi e criticità costanti.

            I produttori italiani di frutta e verdura, infatti, espressione di una filiera articolata e diversificata, non solo hanno garantito il necessario approvvigionamento durante le fasi più complesse dell’emergenza sanitaria, ma da tempo fronteggiano indeterminatezza dei mercati, pressione dei prodotti d’importazione, forte squilibrio di filiera con agricoltori privi del giusto reddito e, da ultimo, anche il pesante aumento dei costi di produzione per i rincari sulle materie prime. Senza dimenticare le ripercussioni dei cambiamenti climatici, la recrudescenza di avversità con meno sostanze attive disponibili e il ripetersi di eventi atmosferici estremi che, ormai da anni, non danno tregua ai campi. Un quadro allarmante, dunque, e che pesa sulla sostenibilità delle imprese ortofrutticole. Basti pensare che solo le gelate tardive hanno procurato, nel 2021, oltre 800 milioni di danni alla frutticoltura estiva e primaverile e che quelli causati dalla cimice asiatica ammontano già a più di 700 milioni di euro.

            LE SEI PROPOSTE DI CIA - Ecco perché Cia è tornata a fare sintesi sulle difficoltà del comparto, chiedendo al ministro Patuanelli di intervenire, nello specifico, con sei azioni chiave per il 2022. In primo luogo, serve un ulteriore stanziamento nel Fondo di Solidarietà Nazionale in aggiunta ai 160 milioni già approvati dal DL Sostegni bis e va incrementata la dotazione per gli interventi utili alla ripresa dalle avversità atmosferiche. Il D.lgs. 102/2004 va adeguato, poi, alle esigenze dei produttori. Bisogna prevedere la tempestiva proroga delle rate di credito per le aziende colpite da calamità e strumenti di sostegno che assicurino la necessaria liquidità alle aziende nell’anno calamitato. Occorre, come terza proposta, occuparsi di difesa attiva delle colture, incentivando investimenti in tecnologie specifiche di protezione sia tradizionali che innovative e multifunzionali, in sistemi attivi di difesa dai ritorni di freddo e per una mitigazione “meccanica” il più possibile automatizzata. Per le imprese è anche urgente un modello efficace di protezione dal rischio, uno strumento integrato e un fondo mutualistico nazionale per le avversità catastrofali in sinergia con gli strumenti assicurativi del secondo pilastro per la prossima programmazione. Nella legge di Bilancio 2021 va inserito un Fondo necessario a garantire la sostenibilità economica delle imprese agricole in seguito agli aumenti dei costi di produzione e dei prezzi delle materie prime e vanno monitorati gli atteggiamenti speculativi. Infine, bisogna intervenire per garantire la disponibilità di manodopera straniera strategica per le attività del comparto, sempre più spesso in sofferenza anche per gli enormi ritardi nella pubblicazione del decreto flussi e di una sanatoria, prevista nel 2020, inefficace.

            GLI INTERVENTI IN PROSPETTIVA - In più Cia ha sottolineato al ministro Patuanelli l’importanza di un dialogo costante intorno a una strategia nazionale articolata per il settore che predisponga interventi di medio e lungo periodo, anche attraverso una reale operatività del Tavolo ortofrutticolo istituito al Mipaaf. Un piano d’azione, dunque, che servirebbe anche a sostenere la competitività e sostenibilità delle imprese, migliorare la comunicazione sui diversi sistemi di produzione agricola, finalizzare l’organizzazione e la digitalizzazione delle informazioni di settore, rafforzare la filiera attraverso le Organizzazioni di produttori e l’Organizzazione interprofessionale nazionale, consolidare il sistema di protezione fitosanitaria che è tra gli obiettivi della Farm to Fork e a migliorare le relazioni extra Ue, con l’Italia artefice e protagonista di una nuova politica agricola euro-mediterranea trainata dall’ortofrutta in ottica integrativa. Al contempo, però, occorre un costante monitoraggio e una revisione degli accordi bilaterali europei che finora non hanno soddisfatto pienamente l’esigenza di reciproca tutela economica e fitosanitaria. Infine, Cia punta alla costruzione di una strategia nazionale ortofrutticola che sappia dare concretezza alla promozione dei consumi interni di frutta e verdura nelle scuole, ma anche in ospedali e case di cura, per sensibilizzare in tema di salute e prevenzione, senza trascurare il supporto che darebbe alla collocazione del prodotto nazionale spesso eccedente.

            LE DICHIARAZIONI DEL PRESIDENTE CIA DINO SCANAVINO - “Positiva la conclusione dell’iter per l’attuazione della direttiva europea sulle pratiche sleali -è intervenuto il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino-. Ora, però, si faccia rigoroso monitoraggio e contrasto. Poi, per un’equa ripartizione del valore -ha aggiunto- serve sempre quel ‘Patto di Sistema’ promosso più volte da Cia, che coinvolga tutti gli operatori della filiera. Le istituzioni valorizzino, a tal riguardo, il Fondo Filiere e i Contratti di filiera e di distretto, affinché le progettualità vadano a consolidare accordi e azioni interprofessionali, fondamentali alla ripartenza.

                  “Dunque, sono ormai evidenti le tante e svariate criticità ed esigenze che gravano sul settore ortofrutticolo italiano e la mattinata odierna di confronto con il ministro Patuanelli -ha detto Scanavino- era oltremodo urgente e necessaria per tracciare insieme le direttrici per il rilancio nel 2022. Detto questo, sia da oggi ancora più chiaro quanto l’unica via da percorrere per guardare con ottimismo a Green Deal e PNRR, sia mettere al riparo la tenuta economica delle aziende ortofrutticole. Vanno, quindi, risolte le problematiche ataviche che rendono precaria anche la sussistenza e impossibile la crescita. Bisogna assicurare sostegno concreto agli imprenditori ortofrutticoli prima di chiedere loro un passo epocale. Le nostre proposte -ha concluso il presidente nazionale di Cia- ci aiutino, quindi, a guardare lontano come occasione di sviluppo innovativo, ma per aziende in grado di giocare non più in difesa, ma da protagoniste la partita della sostenibilità economica, ambientale e sociale”.

            LE DICHIARAZIONI DEL MINISTRO STEFANO PATUANELLI - “E’ importante ascoltare i produttori per conoscere problemi, rischi, vantaggi e svantaggi di tutta la filiera -ha detto il ministro aprendo il suo intervento davanti alla platea di ortofrutticoltori Cia-. Prima di tutto dobbiamo fare una grande battaglia in Europa, rispetto ai Paesi terzi, sull’aggiustamento dei prezzi dei prodotti in entrata alla frontiera. Tra l’aumento dei costi di produzione, anche con i rincari delle materie prime, e l’avvio della transizione, avremo prezzi non competitivi se non ci garantiamo una reciprocità sui mercati”.

            Per Patuanelli “chi fa l’imprenditore si assume il rischio d’impresa. Ma questo non deve valere per il settore primario, che assicura l’approvvigionamento alimentare e a volte fa fatica ad arrivare a fine mese con la certezza di un guadagno, anche a causa di situazioni imponderabili come le calamità naturali. Serve, quindi, una gestione del rischio diversa con una Pac che ragioni in orizzontale sulla tutela del reddito”.

            Intanto la nuova Pac, ha evidenziato Patuanelli, “prevede la possibilità di un prelievo diretto del 3% dal primo pilastro proprio sulla gestione del rischio. Noi abbiamo scelto di costituire, con la legge di Bilancio, un Fondo di mutualizzazione nazionale da 350 milioni sulle avversità catastrofali. Stiamo anche valutando nel lungo periodo l’obbligo di assicurazione per tutte le imprese agricole”.

            Inoltre, ha aggiunto il ministro, “vanno incentivati gli strumenti di difesa attiva” mentre “sul decreto flussi stiamo cercando di accelerare, lavorando con il ministero dell’Interno, e contemporaneamente con il Crea stiamo portando avanti una mappatura della manodopera straniera che, assieme al catasto ortofrutticolo può servire per monitorare davvero le esigenze e i flussi di manodopera”.

            Oggi “è il momento delle scelte importanti -ha concluso Patuanelli- il percorso della nuova Pac è complicato, ma deve accompagnare necessariamente l’agricoltura verso prospettive diverse”. Tenendo sempre a mente che “senza la tutela dei produttori non si tutela l’ambiente”.

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1 In Evidenza - 10 dic 2021

Donne in Campo-Cia da Ismea: pieno accordo su difesa e rilancio misure dedicate

“La destinazione delle risorse a favore delle donne imprenditrici in agricoltura, deve essere tutelata e rafforzata soprattutto per la visione di futuro che veicolano nel loro prezioso lavoro quotidiano: un approccio cruciale per affrontare le prossime sfide, a partire dalla transizione verde. Ecco perché le misure a sostegno restano assolutamente strategiche”. Ad affermarlo è Pina Terenzi, presidente nazionale di Donne in Campo, l’Associazione al femminile di Cia-Agricoltori Italiani nel corso dell’incontro con Ismea, l’Istituto di servizi per il mercato agricolo e alimentare. Appuntamento con il suo presidente Angelo Frascarelli e il responsabile servizi per le imprese Giorgio Venceslai, che ha visto anche la partecipazione della Dg di Cia, Claudia Merlino.

Nel confronto con Ismea -fa sapere l’Associazione di Cia- c’è stato pieno accordo sulla necessità di difendere e rilanciare le misure dedicate alle imprenditrici agricole. Inoltre, perfettamente consapevole dell'importanza del ruolo femminile in agricoltura, il presidente Frascarelli ha assicurato l'indirizzo dei fondi alle donne nella misura Ismea “Più impresa”, dedicata ai giovani ed estesa alle agricoltrici, anche in previsione della confluenza in questo, del fondo “Donne in Campo, azione tesa alla semplificazione delle misure di sostegno alle aziende giovanili e femminili”.

Infine, è stato concordato l’impegno a garantire che le imprenditrici possano adeguatamente essere sostenute dalle risorse del PNRR a loro dedicate. Ciò, rimarcando come le donne dell’agricoltura abbiano costruito negli anni, attraverso la multifunzionalità, un forte dialogo con la società, riportando l’agricoltura al centro per la qualità della vita dei cittadini.

“Ora, nel riordino delle misure dedicate al sostegno delle aziende agricole -ha affermato in conclusione la Dg di Cia-Agricoltori Italiani Claudia Merlino- sarà importante un'analisi di impatto delle misure per garantire la loro efficacia”.

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1 In Evidenza - 09 dic 2021

Appello Cia al Consiglio di Stato: fare il pane torni tra le attività agricole

Fare il pane rientra assolutamente tra le attività agricole e deve avere lo stesso regime fiscale dedicato. Per questi motivi, Cia-Agricoltori Italiani è ricorsa in appello al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar del Lazio n. 4916/2021 che ha escluso dalle attività agricole connesse proprio la “produzione di prodotti di panetteria freschi” e la “produzione di pane”.

I giudici amministrativi -ricorda Cia- hanno accolto un ricorso di Fippa, la Federazione italiana panificatori e affini, annullando i decreti del Ministero dell’Economia e delle Finanze nella parte in cui questi, nel 2010 e nel 2011, avevano inserito la produzione di pane tra le attività connesse a quella agricola. Un’inclusione che determinava, tra le altre cose, l’applicazione del regime fiscale riservato agli agricoltori anche alla produzione di pane. In assenza, invece, il regime di tassazione è quello più gravoso stabilito, in generale, per le attività commerciali. 

Chiarito che la sentenza non riguarda anche il successivo decreto del MEF del 2015, che è tuttora valido ed efficace, con l’assistenza dei professori Antonello Madeo e Giampaolo Austa, Cia ha evidenziato la strumentalità dell’azione promossa dall’associazione di categoria dei panificatori anche in ragione della mancata impugnazione del successivo decreto del 2015 che -si ribadisce- ha incluso nuovamente la produzione di pane tra le attività connesse a quella agricola. 

Cia ha quindi ribadito come l’applicazione del regime fiscale riservato alle imprese agricole anche per la parte relativa all’attività della produzione di pane è una condizione necessaria ad assicurare la sopravvivenza di un settore importante del nostro Paese per tradizione e cultura. Diversamente, l’attività di produzione di pane da parte degli agricoltori potrebbe diventare insostenibile dal punto di vista economico, con conseguente scomparsa di tante piccole imprese della filiera.

Ora confidiamo che il Consiglio di Stato possa condividere i nostri motivi di appello -ribadisce Cia- impedendo l’equiparazione, dal punto di vista fiscale, dei panificatori imprenditori agricoli e di quelli commerciali che sono, invece, due categorie distinte e non paragonabili da nessun punto di vista. 

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1 In Evidenza - 03 dic 2021

Suolo: Cia, puntare sui traguardi del 2021. Da salvare già 70% terreni Ue

L’accordo raggiunto Glasgow per mettere fine alla deforestazione con investimenti per quasi 20 miliardi di dollari e la piantumazione di mille miliardi di alberi a livello mondiale, stabilita dal G20 di Roma, richiedono da qui al 2030 uno sforzo di grande responsabilità e concretezza riaffermando, come mai in passato, anche la centralità del terreno nella conservazione e nello sviluppo sostenibile della vita sul pianeta. In giorni di bilanci sull’anno che sta per concludersi, ci si prepari a fare la quadra anche su progetti e risorse in campo contro il degrado del suolo e senza dimenticare la specifica Strategia Ue per traguardare gli obiettivi del Green Deal. Così Cia-Agricoltori Italiani in vista della Giornata mondiale del suolo che ricorre domenica 5 dicembre con focus su "Fermare la salinizzazione del suolo, aumentarne la produttività”.

Si tratta, secondo Cia, di un percorso complesso, ma strategico. Può offrire all’Europa intera una rinnovata consapevolezza dei rischi e delle opportunità. Basti pensare che invertire la perdita di biodiversità e il consumo di suolo, può fruttare 1400 miliardi di dollari all’anno, ma soprattutto frenarne il degrado vuol dire farsi carico delle pessime condizioni di salute in cui versa già il 70% dei terreni in Europa. E ancora, combattere erosione (persi 1 milione di tonnellate) e cementificazione (già su 40 mila ettari). 

Dunque, la Strategia europea sul suolo al 2030, sottolinea Cia, sia un faro per un approccio positivo all’emergenza in atto, guidando ciascun Paese nella gestione sostenibile del suolo che contribuisce a mitigare i cambiamenti climatici. Occorre mettere in salvo gli ecosistemi e mantenerli sani, affrontando, come ricorda Fao, il problema globale della salinizzazione e sodificazione del suolo, grave minaccia per la la produzione agricola, la sicurezza alimentare e lo sviluppo sostenibile nelle regioni aride e semi-aride. 

Il protagonismo degli agricoltori per il Green Deal -chiarisce Cia, sul campo con il portale ciaperilsuolo.it nell’ambito del progetto Soil4Life- si esprime, ovviamente, con un impegno concreto sul fronte ambientale. Negli ultimi anni, infatti, il settore primario ha ridotto le sue emissioni (-25%), limitato il consumo di acqua e il ricorso alla chimica (-27%) e accresciuto le superfici biologiche (+56%). L’agricoltura è cruciale nell’assorbimento di C02, sequestrando 0,5 tonnellate di carbonio per ettaro l’anno. Inoltre, boschi e foreste, assorbono fino al 40% delle emissioni di gas serra a livello globale e, solo in Italia, trattengono circa 90 mln di tonnellate di anidride carbonica. 

Arriva, infine, dall’ultima Assemblea nazionale, l’ultimatum di Cia alle istituzioni affinché si adoperino per una valorizzazione della funzione ambientale dei settori agricolo e forestale con il trattenimento al suolo del carbonio. Bisogna recuperare e spingere sulla corretta gestione e manutenzione delle foreste, fonti straordinarie di ossigeno e di materie prime rinnovabili e prima risorsa per lo sviluppo delle aree rurali e montane. Un compito cucito addosso agli agricoltori, sia perché il 40% delle aziende del settore è interessato da boschi, sia perché sono già custodi e guardiani del territorio, anche in chiave climatica. 

Concorrono alla causa, aggiunge Cia, il recupero e la ristrutturazione di fabbricati rurali, nei piccoli centri e borghi per fermare lo spopolamento dei territori e il loro impoverimento agricolo, ambientale e paesaggistico, adeguando e sviluppando la rete infrastrutturale fisica e digitale, per agevolare la mobilità e riorganizzare il sistema di gestione territoriale. PNRR e PAC, ancora una volta, devono tornare estremamente utili all’obiettivo. 

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