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1 In Evidenza - 20 dic 2025

Cia: anche l’Abruzzo in prima linea a Bruxelles al fianco gli agricoltori europei

Una giornata storica per l’agricoltura europea: oltre 10mila produttori e centinaia di trattori hanno sfilato per le strade di Bruxelles, davanti al Parlamento Ue, per chiedere un futuro sostenibile e competitivo per il settore.

Cia–Agricoltori Italiani era presente in prima linea, con delegazioni da tutta Italia e, in particolare, una folta rappresentanza dall’Abruzzo, che ha voluto ribadire il sostegno agli agricoltori italiani ed europei.

La mobilitazione, sostenuta da oltre 40 organizzazioni agricole dei 27 Stati membri riunite nel Copa-Cogeca, ha lanciato un messaggio chiaro alle istituzioni europee: la riforma della Pac post 2027, così come proposta, è inaccettabile. I produttori hanno chiesto di ascoltare chi ogni giorno garantisce cibo, lavoro e futuro ai territori, denunciando tagli di bilancio, scelte politiche penalizzanti, concorrenza sleale e burocrazia opprimente.

Sul palco di Place du Luxembourg, davanti al Parlamento Ue, il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini, ha sottolineato: “Non accetteremo scelte che indeboliscono il settore. È il momento di cambiare rotta e ascoltare gli agricoltori, il cuore pulsante dell’Europa.”

La partecipazione dell’Abruzzo testimonia l’unità e la determinazione dei territori italiani nel difendere un’agricoltura forte, sostenibile e sicura.

"La nostra presenza dall’Abruzzo a Bruxelles dimostra quanto i nostri agricoltori sentano sulla propria pelle le conseguenze di scelte europee lontane dalla realtà dei territori” – ha dichiarato Nicola Sichetti, presidente di CIA Abruzzo. “La Pac post 2027, così come impostata, rischia di penalizzare in modo particolare le regioni come la nostra, caratterizzate da aree interne, agricoltura familiare e produzioni di qualità. Chiediamo un’Europa che investa davvero in chi presidia il territorio, garantisce sicurezza alimentare e tutela l’ambiente, riducendo burocrazia e concorrenza sleale. Senza agricoltori non c’è futuro né per l’Abruzzo né per l’Europa.

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1 In Evidenza - 20 dic 2025

Cia in piazza a Bruxelles. Agricoltura non si svende, con riforma Pac a rischio 270mila aziende


“Siamo in piazza per dire no a un’Europa che svende l’agricoltura, mette le armi davanti al cibo, compromette la sicurezza alimentare dell’Unione e rischia di far chiudere, solo in Italia, oltre 270mila aziende del settore. È inaccettabile: o arriva una scossa politica forte e un cambio di rotta deciso o si condanna il nostro futuro”. Questo l’appello del presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, dalla grande manifestazione a Bruxelles, con 10mila produttori e centinaia di trattori provenienti da ogni parte del continente.


In prima linea la folta delegazione Cia, riunita sotto lo striscione “Ursula, basta bugie”, con cartelli che parlano chiaro: “Pac post 2027: non è una riforma, è la fine dell’agricoltura”, “Agricoltori senza Pac, Europa senza cibo” e “Terra chiama Ursula, la sicurezza siamo noi”. Una presa di posizione netta, a tutela di tutti i cittadini europei, contro la proposta della Commissione targata von der Leyen, che vuole tagliare le risorse del 22%, sottraendo all’Italia 9 miliardi di euro, e far confluire la Pac in un fondo unico, generando competizione tra settori, mettendo a rischio il mercato comune e colpendo al cuore il sistema produttivo europeo e nazionale.


Un allarme che non è solo politico, ma supportato da dati concreti. Secondo le stime di Cia, infatti, se confermata, la proposta di riforma della Pac post 2027 con meno risorse e fondo unico potrebbe avere effetti devastanti per l’agricoltura italiana, mettendo a rischio la sopravvivenza di 270mila aziende del settore, pari a quasi un terzo del totale (31,65%), a partire dalle più piccole e vulnerabili. Le conseguenze sarebbero diffuse su tutto il territorio: -26% al Nord, -33% al Centro e fino al -51% al Sud, colpendo in modo particolare le aree rurali e interne e aggravando divari economici e sociali già profondi. Guardando ai singoli comparti, il prezzo più alto ricadrebbe sui seminativi (-64%), sull’olivicoltura (-27%) e sulla zootecnia (-5%).


“Non è una riforma tecnica, è un vero e proprio cambio di paradigma -ha evidenziato il presidente di Cia-. La Pac è la politica più antica, più solida e più europea che esista. Ha garantito per oltre 50 anni stabilità, reddito, presidio del territorio e sicurezza alimentare. Smantellarla significa indebolire l’Europa”. Una scelta che appare ancora più miope e pericolosa se letta nel contesto globale. “Non possiamo permetterci che l’Ue disinvesta sull’agricoltura -ha sottolineato Fini- mentre gli altri grandi attori mondiali, dagli Stati Uniti alla Cina, stanziano risorse sempre più importanti a difesa e sostegno del settore primario”.


È in questo scenario che si inseriscono anche le altre ragioni della mobilitazione, dalla richiesta di una linea europea più ferma sugli accordi commerciali, per contrastare la concorrenza sleale e garantire reciprocità nelle regole e nei controlli, fino alla necessità di una semplificazione reale che liberi le imprese agricole da burocrazia e vincoli inutili.


“Quella che arriva oggi non è una protesta di categoria, ma un richiamo politico a tutte le istituzioni Ue. La Pac non è il passato dell’Europa, è una scelta strategica per il suo futuro -ha concluso il presidente di Cia-. Senza una politica agricola forte e autonoma non c’è cibo sicuro, tutela dell’ambiente, resilienza dei territori e futuro delle comunità. Ora è il momento che Bruxelles stia dalla nostra parte e scelga davvero di essere alleata di chi produce. Noi non ci fermeremo qui: continueremo a far sentire la nostra voce, con determinazione e senza arretrare di un passo”.

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2 In Evidenza - 17 dic 2025

Nutrire il Futuro 2.0: per la prima volta insieme Istituto Agrario e Alberghiero

Si è svolto ieri, 16 dicembre 2025, presso l’IPSEOA “G. Marchitelli” di Villa Santa Maria l’evento finale del progetto “Nutrire il Futuro 2.0”, iniziativa realizzata con il contributo della Camera di Commercio Chieti-Pescara che ha rappresentato un’importante esperienza di integrazione tra formazione, filiera agroalimentare e valorizzazione del territorio.

Un progetto innovativo che ha segnato un passaggio storico: per la prima volta due scuole strategiche per l’agroalimentare, l’Istituto Agrario e l’Istituto Alberghiero, hanno lavorato insieme in un percorso strutturato, mettendo in dialogo produzione agricola, trasformazione e cultura enogastronomica.

Protagonisti della giornata sono stati gli studenti. I ragazzi dell’Istituto Agrario “Cosimo Ridolfi” di Scerni hanno studiato, analizzato e presentato alcune eccellenze dell’agroalimentare abruzzese, tra cui Ventricina del Vastese, Peperone Dolce di Altino, Aglio Rosso di Sulmona, Zafferano dell’Aquila, Patata del Fucino e Mostocotto, approfondendone origine, filiera, tracciabilità e caratteristiche qualitative.
Le competenze acquisite hanno poi incontrato quelle degli studenti dell’Istituto Alberghiero di Villa Santa Maria che, affiancati dai docenti, hanno trasformato la ricerca in piatti, dando vita a un pranzo interattivo che ha raccontato il territorio attraverso il cibo.

L’evento è stato arricchito dalla presenza di numerose autorità e partner del progetto: Giuseppe Finamore, sindaco di Villa Santa Maria, Gianluca De Santis della Camera di Commercio Chieti-Pescara, Ettore Cianchetti Presidente dell’Associazione ISA e David Falcinelli del Mercato Contadino di Pescara, che ha moderato l’incontro e intrattenuto i ragazzi con approfondimenti e spiegazioni sui prodotti tipici.

Mettere insieme, per la prima volta, un istituto agrario e uno alberghiero significa costruire una visione completa della filiera agroalimentare, dalla terra al piatto. È un investimento sui giovani, sulle competenze e sul futuro del nostro territorio”, ha dichiarato Domenico Bomba, Presidente CIA Chieti-Pescara.

Sulla stessa linea il Direttore CIA Chieti-Pescara, Alfonso Ottaviano, che ha sottolineato il valore strategico dell’iniziativa, “Nutrire il Futuro 2.0 dimostra quanto sia fondamentale partire dalla formazione per rafforzare l’agroalimentare italiano. I ragazzi hanno lavorato su prodotti identitari, imparando che dietro ogni eccellenza c’è agricoltura, cultura, tutela e responsabilità. Inoltre”, continua, “progetti come questo sono cruciali per valorizzare le scuole delle aree interne, che spesso possono incontrare difficoltà legate a risorse e opportunità. Dare visibilità e opportunità formative a queste realtà significa investire sul futuro dei territori e dei giovani che li abitano”.

Il progetto si inserisce inoltre in un contesto più ampio: il riconoscimento UNESCO della cultura alimentare italiana, che valorizza non solo la cucina, ma l’intero sistema produttivo fatto di territori, agricoltori, tradizioni e saperi.

“Vedere i nostri studenti trasformare le eccellenze agroalimentari in piatti creativi è una soddisfazione enorme. La collaborazione con l’agrario apre nuove prospettive formative e professionali”, ha dichiarato Marilena Montaquila, Dirigente IPSEOA Alberghiero.


“I nostri ragazzi hanno avuto l’opportunità di valorizzare le produzioni del territorio, mentre collaborare con l’alberghiero ha reso l’esperienza concreta e tangibile, unendo teoria e pratica”, ha affermato Antonietta Ciffolilli, Dirigente Istituto Agrario.

“Nutrire il Futuro 2.0” conferma così il successo di un’iniziativa capace di unire scuole, filiere e istituzioni, mettendo al centro i giovani e il valore dell’agroalimentare come leva di sviluppo culturale, sociale ed economico.

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1 In Evidenza - 10 dic 2025

La cucina italiana entra nel Patrimonio Unesco. Cia, premiati agricoltura e territori

La forza del Made in Italy agroalimentare sta nella stretta sinergia tra agricoltura e ristorazione, tra chi produce e chi trasforma. Nella collaborazione lungo la filiera, dal campo alla tavola, risiede il valore aggiunto del cibo italiano nel mondo. Così il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, commenta con soddisfazione l’ingresso ufficiale della cucina italiana nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco.


“La cucina nazionale è un insieme di pratiche sociali, riti e gestualità basate sui tanti saperi locali. Saperi e sapori -sottolinea Fini- che riflettono l’immensa biodiversità di prodotti e territori rappresentata dalla nostra agricoltura e valorizzata nelle tante ricette di agriturismi e ristoranti che raccontano cultura e tradizioni regionali. Così vaste e peculiari da rendere la cucina tricolore la più amata e ricercata anche all’estero”.


Per il presidente di Cia, il riconoscimento Unesco – frutto dell’impegno del governo e di un grande lavoro di squadra anche con le organizzazioni agricole – “rappresenta una nuova, grande opportunità per tutelare, garantire e promuovere sempre di più la cucina italiana nel mondo, a partire dai prodotti agricoli”.

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1 In Evidenza - 05 dic 2025

Ue: Cia, accordo su Ngt svolta storica che agricoltori aspettavano da anni


“Finalmente, dopo mesi di laboriose trattative che hanno visto Cia-Agricoltori Italiani in prima fila, l’Ue ha raggiunto un accordo preliminare che permetterà di produrre piante utilizzando New Genomic Techniques (NGT) ovvero, Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA). Noi ne abbiamo sempre sostenuto con convinzione l’importanza strategica e continueremo a vigilare per consentire che questo strumento sia accessibile per tutti gli agricoltori”. Così, il presidente di Cia, Cristiano Fini, commenta la svolta storica che consentirà al mondo agricolo di affrontare le sfide della transizione green, contrastando con efficacia le malattie delle piante e i cambiamenti climatici.

Secondo Cia, con questo accordo l’Ue non è più fanalino di coda a livello internazionale e dimostra di voler tutelare il settore agroalimentare, investendo in tecnologia per renderlo più forte e competitivo e riducendo la dipendenza dai Paesi terzi.

“I critici delle Tea hanno parlato di ‘nuovi Ogm’ ma così non è -aggiunge Fini- perché il miglioramento genetico che si ottiene con queste tecniche esclude qualsiasi trasferimento di Dna tra organismi appartenenti a specie diverse. In questo modo possiamo rispondere alle esigenze e alle difficoltà che i nostri agricoltori fronteggiano ogni giorno. Nessun passo indietro, ora, per la prossima approvazione finale da parte della plenaria di Parlamento europeo e Consiglio”.

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1 In Evidenza - 05 dic 2025

Grano: Cia a Icqrf, prezzi borse merci sotto costi produzione. Serve monitoraggio contro pratiche sleali


Cia-Agricoltori Italiani auspica il pronto e deciso intervento dell’ICQRF – Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari, per verificare eventuali pratiche commerciali sleali che penalizzino gli agricoltori e compromettano la trasparenza del mercato cerealicolo. L’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (ISMEA) ha pubblicato il monitoraggio dei costi medi di produzione per la campagna 2025 del frumento duro e tenero. Dai dati emerge che le principali borse merci continuano a quotare il grano duro su livelli molto inferiori ai costi di produzione sostenuti dagli agricoltori.

Ad esempio, nelle regioni del Sud, il costo medio di produzione per il grano duro è stato rilevato da ISMEA a 318 euro a tonnellata, mentre le quotazioni della borsa merci di Foggia oscillano tra 287 e 290 euro. Situazione analoga si riscontra a Bologna, dove il costo medio di produzione è di 302,9 euro a tonnellata, ma le quotazioni si attestano tra 276 e 281 euro. Questi dati confermano una situazione di marcata criticità per il settore cerealicolo nazionale, con il rischio concreto di disimpegno da parte degli agricoltori nella prossima campagna di semina.

Alla luce delle novità normative che hanno rafforzato la disciplina contro le pratiche commerciali sleali, si ritiene urgente intensificare il monitoraggio delle borse merci, verificando eventuali violazioni che danneggiano la redditività degli agricoltori e la trasparenza dei mercati.

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News Cia Abruzzo

1 In Evidenza - 22 mag 2021

Dl Sostegni bis: Cia, rimediare credito imposta 4.0. Bene Iva zootecnica e misure agriturismo

Nel Dl Sostegni bis non compare la cessione del credito d’imposta 4.0 per le imprese che investono in innovazione come previsto nel Piano Transizione 4.0. Una soluzione attesa e un’occasione mancata, su cui rimediare con un ordine del giorno in sede parlamentare. E’ quanto afferma e chiede Cia-Agricoltori Italiani dopo una prima lettura del testo, approvato in Consiglio dei Ministri, e ritenuto comunque importante per l’attenzione al settore agricolo con uno stanziamento di 2 miliardi di euro. 

Per Cia, infatti, ci sarebbe ancora margine di manovra per salvare una misura estremamente strategica per l’economia delle aziende, non solo agricole, e necessaria alla ripartenza in chiave innovativa e sostenibile. Nello specifico, potrebbe replicarsi quanto avvenuto con il Dl Sostegni, prima del grave stralcio dal maxiemendamento. Dunque, durante la conversione in legge del Dl Sostegni bis, ci sarebbe ancora la possibilità di dare seguito a una richiesta per la quale, tra l’altro, è ormai evidente il fronte comune tra forze sociali e politiche. 

La determinazione di Cia sulla materia, è sostenuta da un anno di battaglie sul tema sin dalla Legge di Bilancio 2020 e dai ripetuti interventi nei vari provvedimenti da inizio pandemia. Escludere la cessione del credito d’imposta 4.0 vuol dire, per Cia, voler penalizzare il futuro green delle imprese agricole, andando tra l’altro in controtendenza rispetto all’impegno assunto con l’Europa e agli stessi interventi in favore dell’agricoltura presenti del Dl Sostegni bis.

Nel testo del governo, Cia trova accolte, sebbene in alcuni casi solo in parte, alcune delle istanze avanza dalla stessa organizzazione negli ultimi mesi, come la compensazione dell’IVA zootecnica (suini e bovini) innalzata al 9,5%; il riconoscimento degli addetti allo svolgimento dell'attività agrituristica (imprenditore agricolo e familiari) come lavoratori agricoli anche ai fini della valutazione del rapporto di connessione tra attività agricola e agrituristica e la semplificazione sul tempo di lavoro, necessario all'esercizio, tra i requisiti di connessione tra agriturismo e attività agricola. E ancora, l’esonero contributivo per vino e agriturismo; il sostegno al settore bieticolo-saccarifero; il rafforzamento dello strumento delle garanzie Ismea a favore degli imprenditori agricoli e della pesca. Il “102 in deroga" per le imprese agricole colpite dalle gelate di aprile e che non beneficiavano di assicurazione rischio gelo e brina. In quest’ultimo caso, precisa Cia, è auspicabile però, un incremento delle risorse. I 105 milioni a valere sul Fondo di solidarietà Nazionale rischiano di essere non efficienti visti i danni ingenti.
“Continueremo a dialogare con le istituzioni in modo costruttivo -ha commentato il presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino-. Assicuriamo agli imprenditori agricoli la nostra massima attenzione affinché in fase di conversione, il Parlamento reintroduca la cessione del credito dimposta 4.0 e il rifinanziamento del Fondo di Solidarietà Nazionale”. 

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1 In Evidenza - 21 mag 2021

Biologico: Cia, Legge approvata in Senato. Avanti per Italia protagonista

Il Senato approva la legge nazionale sul biologico e finalmente l’Italia può dirsi più vicina a un ruolo da protagonista nel settore su scala globale, forte di una leadership ampiamente riconosciuta a livello Ue e internazionale, in termini di produzione, superfici, consumi e valore dell’export. Così Cia-Agricoltori Italiani e Anabio, la sua associazione per la promozione del biologico, soddisfatte del passaggio definitivo in Senato della norma “Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico” di cui ora si attende iter rapido e risolutivo anche alla Camera.
Per Cia e Anabio, l’attuale testo può considerarsi coerente con la nuova legislazione comunitaria di riferimento e costituisce, quindi, la forma più avanzata per consentire al biologico italiano di produrre valore per il Paese, di recepire le esigenze dei cittadini, di essere coerente con le diverse strategie Ue. Al tempo stesso, la legge sul bio di cui ora può disporre il settore, garantisce equilibrio e, quindi, rispetto anche per le altre forme di agricoltura praticate in Italia.
L’ok al disegno di legge da parte del Senato, continuano Cia e Anabio, arriva dopo un lungo iter nelle aule parlamentari, sin dal 2013, fallito per motivi oscuri al termine della XVII legislatura, riproposto all’inizio della XVIII legislatura nella sua sostanziale impostazione e approvato dalla Camera dei Deputati a dicembre 2018. Ora che l’Italia riapre, facendo i conti con le pesanti ripercussioni della pandemia sull’economia del Paese, una legge nazionale di sistema specifica per il biologico, settore non salvo dalle gravi perdite per il Covid, può rappresentare un’opportunità cruciale per esplorare e capitalizzare tutte le potenzialità produttive del comparto, quanto a difesa dell’ambiente e legame con i territori di produzione, salubrità e tutela dei diritti sociali. Il disegno, infatti, contiene misure importanti per favorire l’ulteriore crescita di un settore che conta 2 milioni di ettari coltivati, impegna 80.000 operatori e vale 3,5 miliardi di euro. Nello specifico, faranno bene allo sviluppo del bio, sotto il profilo economico e ambientale, i biodistretti e tutti gli strumenti di aggregazione, in primis OI e OP, oltre all’istituzione di un marchio biologico italiano.
Infine, precisano Cia e Anabio, avere una legge nazionale sul bio, vuol dire poter contare concretamente su un pilastro fondamentale per la costruzione del suo futuro agricolo come indicato dal Green Deal Ue che vede proprio nel biologico uno dei driver principali per la transizione del sistema agroalimentare verso la sostenibilità. 

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1 In Evidenza - 21 mag 2021

Giornata Api: Cia, senza di loro a rischio 70% produzione agricola mondiale

Sono scomparsi più di 10 milioni di alveari nel mondo solo negli ultimi cinque anni. Colpa dei cambiamenti climatici, che mettono a rischio la sopravvivenza delle api, tra aumento delle temperature e diffusione di nuovi parassiti, con effetti drammatici sulla sicurezza alimentare globale. Così Cia-Agricoltori Italiani che, nella Giornata Mondiale delle Api, rilancia l’allarme sullo stato di salute di questi insostituibili impollinatori, da cui dipende il 70% della produzione agricola mondiale, e quindi del cibo che arriva a tavola, e aggiunge: “Diventa sempre più fondamentale, dunque, promuovere misure che favoriscano e tutelino lo sviluppo dell’apicoltura”.

            Tra le conseguenze peggiori del climate change c’è proprio la diminuzione drastica del numero di api. Il rialzo delle temperature del pianeta, infatti, costringe le api a cambiare habitat e spostarsi continuamente alla ricerca di areali più freschi. Mentre lo stravolgimento delle stagioni, con primavere anticipate e freddo fuori periodo, ha effetti negativi sulla loro capacità produttiva e riproduttiva. In più, il riscaldamento globale facilita la proliferazione dei cosiddetti “parassiti dell’alveare”.

            Ma se non si interviene subito e in maniera integrata, presto le varietà di miele, così come di ortaggi e frutta, saranno sempre più scarsi, o non disponibili, o con prezzi più alti, considerato che dal servizio di impollinazione di questi insetti provengono 90 delle 115 principali coltivazioni mondiali. Ecco perché -evidenzia Cia- ancora di più oggi, all’apicoltura deve essere riconosciuta la funzione fondamentale di base del sistema agricolo.

            Una funzione insostituibile, in primis in Italia, dove oltre 68.000 apicoltori curano ogni giorno 1,6 milioni di alveari sparsi nelle campagne nazionali, salvaguardando la biodiversità e mantenendo le tante varietà di mieli locali, nonostante i cali di produzione dovuti appunto alle avversità atmosferiche.

            Proprio oggi al Mipaaf c’è il Tavolo miele -ricorda Cia- dove chiediamo maggiore sostegno al mercato del miele nazionale, attraverso campagne di promozione e di comunicazione, e un efficace piano di controllo sui mieli importati (spesso adulterati). Più in generale, vogliamo che le istituzioni tutelino l’apicoltura, introducendo adeguate misure di sostegno assicurativo contro le calamità naturali; intervenendo sul sistema fiscale con un’aliquota Iva agricola anche per servizi di impollinazione, pappa reale e polline; valorizzando il comparto attraverso misure specifiche nella futura Pac.

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1 In Evidenza - 20 mag 2021

Covid 19: linee guida per la ripresa delle attività economiche e sociali

La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, nella seduta del 28 aprile, ha approvato le "Linee guida per la ripresa delle attività economiche e sociali" (elaborate con il supporto degli uffici di prevenzione dei Dipartimenti di Sanità pubblica delle Regioni e delle Province autonome).

Il testo in allegato.

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1 In Evidenza - 20 mag 2021

Vendita diretta: Cia, botteghe agricole traino del post-Covid. Sono garanzia per 70% famiglie

L’Italia riapre e inizia a svelare con più chiarezza quelli che saranno i nuovi stili di vita degli italiani a più di un anno da inizio pandemia. In fatto di modalità di acquisto, per esempio, non intendono rinunciare al negozio di vicinato, soprattutto se alimentare con materie prime fresche e di stagione. Questo il trend confermato nel Paese dal 70% delle famiglie e potenziale ancoraggio per far ripartire anche tutta l’economia delle piccole attività commerciali. A dirlo è la Spesa in Campagna, Associazione per la vendita diretta di Cia-Agricoltori Italiani, in occasione del webinar “La bottega di la Spesa in Campagna. Punto d'incontro tra agricoltore e cittadino-consumatore”.

Secondo l’Associazione Cia, infatti, da marzo 2020 a oggi, lockdown e restrizioni, hanno aperto un nuovo varco nel rapporto tra agricoltori e cittadini che hanno scelto le botteghe agricole di prossimità come punti di riferimento, “unici” per vicinanza, ma anche ideali per sicurezza, cioè minor rischio assembramenti e contagio, e qualità delle materie prime, tornate una priorità nella cura fisica. Contemporaneamente, sottolinea la Spesa in Campagna-Cia, sono aumentate sia le aziende agricole interessate a entrare nel circuito della vendita diretta (+5%), che le richieste da parte dei consumatori che, nello specifico, hanno fatto incrementare del 40% il fatturato annuo delle botteghe. Rimaste sempre aperte, hanno assicurato approvvigionamento in città come nelle periferie e hanno contributo al boom della consegna a domicilio, essenziale per il 60% degli italiani.

Inoltre, come raccontano le aziende delle botteghe Cia, sono clienti affezionati, sempre più giovani (+10%) e anche studenti (+5%) con percentuale di donne e uomini pressoché identica. Con la riduzione dello smart working e il ritorno in ufficio, 2 lavoratori su 3 già avvertono che forse cucineranno meno, ma senza perdere l’abitudine di mangiare sano, magari piatti pronti al banco dell’agricoltore di fiducia. Per la Spesa in Campagna-Cia, infatti, l’Italia in emergenza per il Covid, ha rafforzato l’esigenza delle buone abitudini e nei quartieri come nelle comunità, agli agricoltori è stato riconosciuto un ruolo cardine, anche sociale e culturale. Le botteghe hanno così fatto da punto d’incontro destinato a diventare consuetudine, come accaduto con la Spesa in Campagna-Cia a Siena e Pescara.

In Toscana, la bottega di Siena è un unicum. Nata nel 2012, è passata da 17 a oltre 40 aziende sotto lo stesso tetto e ora aggregate in rete d’impresa. In 15 giorni dall’inizio del Covid, hanno messo a sistema la consegna a domicilio, supportando anche persone in quarantena. Oggi, nel rispetto di sicurezza e stagionalità degli alimenti, conferiscono prodotti locali anche alle mense scolastiche sul territorio. In Abruzzo a Pescara, la bottega la Spesa in Campagna-Cia, sta per traslocare in uno spazio di 150 mq e le aziende da 56 diventeranno il doppio. Faranno spazio, sollecitate dai clienti, a ristomercato, aule didattiche e libreria, confermando anche la sezione equo e solidale. La bottega in città è nata nel 2018 quando gli agricoltori Cia si sono accorti che i pullman turistici organizzati d’estate per fare visita alle aziende, erano per lo più frequentati da cittadini.

“Il mondo del retail è in evoluzione, la Gdo sta studiando nuove soluzioni e ci si muove secondo la logica della prossimità. Con la Spesa in Campagna-Cia -ha commentato il presidente Matteo Antonelli- lavoriamo perché le aziende agricole di piccole e medie dimensioni possano, in questo contesto, trovare il loro meritato spazio. La bottega è in questo senso strategica, si completa con i mercati contadini e cresce con l’e-commerce su cui Cia sta puntando con la sua piattaforma dalcampoallatavola.it".

“Nella fase attuale di vera ripresa per il Paese -è intervenuta Claudia Merlino, direttore generale di Cia-Agricoltori Italiani- è necessario aiutare aziende e cittadini a consolidare e far crescere quanto costruito con tanta fatica in questo lungo anno. Il valore dell’agroalimentare Made in Italy, forte anche di un rapporto autentico tra agricoltori e consumatori, si è affermato grazie anche alle botteghe la Spesa in Campagna-Cia e va capitalizzato. Fanno da collante nelle comunità e possono creare terreno per la ripartenza di tante attività commerciali ora a saracinesche abbassate”.

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1 In Evidenza - 19 mag 2021

Ortofrutta: Cia, Italia al 19° posto per logistica. Recuperare gap con risorse PNRR

Con un quarto della produzione agricola nazionale per un valore di 15 miliardi di euro, l’ortofrutta si conferma un comparto cruciale del Made in Italy. Eppure le potenzialità di sviluppo e rilancio sui mercati interni ed esteri sono enormi, perché da un lato l’ortofrutta sconta ancora un gap infrastrutturale con criticità nella logistica e nelle fasi di stoccaggio e distribuzione, e dall’altro soffre una crescente pressione competitiva globale con un progressivo peggioramento nel rapporto concorrenziale con altri Paesi produttori. Due questioni da capovolgere con strategie di sistema per sfruttare al meglio anche il cambiamento impresso dal Covid alle abitudini di consumo, con la metà delle famiglie che acquista frutta e ortaggi perché necessari a una dieta varia ed equilibrata (27%) e perché salutari (23%). Controllando sempre la stagionalità (63%), evitando gli sprechi (59%) e preferendo i prodotti freschi ai confezionati e surgelati (59%) dall’inizio della pandemia. È quanto emerge dall’ultimo webinar “Il valore nell’ortofrutta, dalla filiera al sistema” organizzato da Cia-Agricoltori Italiani per sostenere l’Anno Internazionale della Frutta e della Verdura 2021 promosso dalla FAO.

         Per ridare slancio al comparto, prima di tutto occorre agire sulle infrastrutture. Secondo i dati dell’Osservatorio Focus Ortofrutta di Nomisma presentati al webinar, infatti, il Logistic Performance Index della World Bank assegna all’Italia solo il 19° posto, contro il primo della Germania e il nono del Regno Unito. Basti pensare al costo per chilometro dell’autotrasporto, su cui viaggia il 90% dell’ortofrutta, pari a 0,43 euro in Italia, quasi il doppio rispetto ai competitor tedeschi (0,30 euro) e spagnoli (0,28 euro). “Il cambiamento di cui parliamo non può che passare da qui. L’Italia ha un grande divario infrastrutturale -ha detto il presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino- che, attraverso gli 800 milioni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dedicati allo sviluppo della logistica nel settore agroalimentare, dovremo affrontare e superare: riduzione della spesa e dell’impatto ambientale del sistema dei trasporti, digitalizzazione dei servizi, miglioramento delle capacità di stoccaggio, dell’accessibilità ai servizi hub e della capacità logistica dei mercati all’ingrosso”. Tutto nell’ottica di rinnovare la catena di distribuzione e ampliare le tradizionali relazioni di filiera, per costruire un vero e proprio “patto di sistema”, con l’obiettivo di arrivare a una più giusta ripartizione del valore (oggi su 100 euro spesi dal consumatore, solo 6/8 euro restano in tasca all’agricoltore), ma anche di raggiungere maggiori standard di sostenibilità, eliminare le inefficienze, promuovere investimenti e innovazioni in scala, sviluppare progetti di promozione unitaria.

         Altrettanto fondamentale è riguadagnare competitività sul fronte export. Sebbene nel pieno della pandemia le esportazioni di ortofrutta fresca dall’Italia siano cresciute più della media del quinquennio precedente (+3,8% nel 2020 sul 2019 contro il +2,5% medio annuo tra il 2014 e il 2019), come dimostrano i dati dell’Osservatorio Nomisma per Cia, il posizionamento dell’Italia a livello globale sta perdendo quota. Nei Top 10 Exporter di ortofrutta fresca nel mondo, il Belpaese è nono in classifica, con 5 miliardi di fatturato sui mercati stranieri e una crescita del 32% in dieci anni. Nello stesso lasso di tempo, Paesi esportatori come Usa, Spagna e Cina hanno raggiunto un giro d’affari annuo tra i 14 e i 17 miliardi nel 2020, con un incremento del +100% rispetto al 2010. Competitor che corrono più veloci, quindi, in particolare “l’avversario” storico di Madrid. In un decennio, infatti, la differenza nell’export ortofrutticolo tra Italia e Spagna è triplicata a +228%. Colpa anche della burocrazia, con il “time to export” dell’Italia che è il doppio di quello spagnolo (19 giorni contro 10) e quasi il triplo di quello olandese e Usa (rispettivamente 7 e 6 giorni).

         “Il settore ortofrutticolo nazionale si trova quindi in uno scenario complicato dove, accanto alle pressioni competitive di mercato, i produttori soffrono sempre più spesso gli effetti devastanti delle avversità climatiche -ha evidenziato Scanavino-. Per quanto importante, però, il mercato interno non è in grado di garantire da solo una tenuta della produzione ortofrutticola, anche perché è sempre più esposto alla concorrenza estera”. Per questo, ha continuato il presidente Cia, “considerando anche le sfide a cui è chiamato il settore, come il Green Deal, non sono più rinviabili gli interventi necessari a recuperare i gap di competitività con i competitor, né quelli finalizzati a rendere più efficiente la filiera a livello nazionale. Interventi che riguardano sia il Sistema Paese che le singole imprese, sfruttando tutte le opportunità offerte dal Recovery Plan, dalla Pac (innovazione digitale, nuove tecnologie, gestione del rischio) e anche da nuove relazioni commerciali nell’area del Mediterraneo, in particolare con i Paesi del Nord Africa”. E in questo quadro, ha concluso Scanavino, “il patto di sistema tra tutti gli operatori della filiera è condizione indispensabile per la vera ripresa post Covid e l’acquisizione della necessaria resilienza per affrontare le sfide future”.   

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