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1 In Evidenza - 24 giu 2025

Pac: Cia, uniti in Europa a difesa del cibo. No al Fondo unico


“L’agricoltura è sotto attacco. L’ipotesi di un Fondo unico europeo che taglia le risorse e aggrega tutti i settori, non è la soluzione. Colpire la Pac vuol dire mettere a rischio lo spirito comunitario dell’Europa che è nata nei campi e ora ci chiede coesione e coraggio a difesa degli agricoltori, a garanzia della sicurezza alimentare globale”. È questo l’appello a tutto il mondo agricolo lanciato, oggi, dal presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, in occasione dell’incontro sul tema con i vertici confederali.

“Non possiamo accettare l’oscurantismo che sta accompagnando la data del 16 luglio e la proposta di riforma della Pac che la Commissione Ue presenterà in quella giornata -ha detto Fini-. Di fronte a un’Europa che prende le distanze dall’ascolto e dal confronto con gli agricoltori, dobbiamo dire basta alle nostre divisioni per dare forma a una battaglia unitaria, da Roma a Bruxelles, che impedisca la distruzione dell’unica e più importante politica europea che assicura cibo a tutti”.

CIA PER LA PAC - Dalla campagna contro le rendite fondiarie alle sollecitazioni inviate, via lettera, anche alla premier Meloni, dall’adesione alla petizione del Copa-Cogeca al lavoro tra i Paesi del Mediterraneo, non si ferma la mobilitazione per la Pac messa in atto dalla Confederazione: perché è un pilastro fondamentale a sostegno del reddito degli agricoltori, ma anche l’unico strumento in grado di incentivare lo sviluppo rurale e la tutela dell’ambiente. Perché il Fondo unico toglie autonomia alla Pac, riduce le risorse e cancella le specificità agricole; crea disparità tra gli Stati membri, mette in competizione agricoltura, salute, energia e ricerca, compromette il mercato unico e tutta l’Europa. Perché resta aperto il nodo budget, non adeguato alle sfide globali, ai livelli dell’inflazione e alle garanzie di cibo sano e sicuro. Perché il tema riguarda tutti, in gioco c’è l’agricoltura che contrasta la crisi climatica e il dissesto, gli agricoltori che sono custodi del territorio e della biodiversità, argine contro l’abbandono delle aree interne.

“Stiamo affrontando tutto questo in un contesto complesso -ha concluso Fini-. I conflitti e le tensioni geopolitiche, sempre più su scala mondiale, hanno di nuovo spostato l’asse dell’attenzione e con indiscutibile urgenza e importanza. Eppure, Bruxelles dovrebbe ricordare che l’Europa è stata fondata sulla pace, e non sulla guerra che alimenta la fame, e per questo anteporre il cibo alle armi. Lo tenga a mente il prossimo Consiglio Ue, il 26 e 27 giugno, ultima occasione ufficiale per far invertire la rotta”.  

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1 In Evidenza - 23 giu 2025

Assemblea Anp-Cia: priorità a pace, welfare e sanità universale

Pensioni dignitose, sanità pubblica, servizi sociosanitari adeguati, soprattutto nelle aree interne e rurali, e nuove politiche Ue di pace. Questi i temi al centro dell'Assemblea di Anp, l’Associazione nazionale pensionati di Cia-Agricoltori Italiani, che si è tenuta a Bologna lo scorso 21 giugno, inaugurata dalla Festa interregionale delle regioni del Nord. In centinaia, tra delegati e ospiti, alla due giorni di condivisione e dibattito su temi sempre più cruciali per gli anziani e il Paese.

 “Ribadire il nostro impegno per la pace e tornare a insistere sulle pensioni dignitose e una sanità pubblica con servizi sociosanitari realmente adeguati, in particolare nelle zone marginali d’Italia è oggi sempre più necessario e importante -ha detto, in apertura dell’assemblea, il presidente nazionale Anp-Cia, Alessandro Del Carlo, richiamando anche il documento programmatico dell’Associazione-. C’è una scarsa attenzione della politica verso gli anziani e i pensionati, in un contesto globale segnato da nuove guerre, crisi delle istituzioni internazionali e mancanza di visione comune. Per questo Anp-Cia -ha aggiunto- lancia un appello all’Europa affinché ritrovi il suo spirito guida per tornare a orientare scelte e decisioni alla coesione sociale e al contrasto dello spopolamento dei piccoli centri. Valorizzare l’agricoltura e il welfare di comunità sia la strategia cardine, anche a sostegno del sistema sociosanitario che deve restare equo e realmente universale”.

Inaccettabile per Anp-Cia che 5 milioni di italiani rinuncino alle cure perché non possono accedere alle prestazioni pubbliche, né permettersi quelle private. Servono investimenti per almeno il 7,5% del Pil, in linea con le previsioni dei maggiori Paesi Ue. Così come le pensioni dovrebbero essere di almeno 800 euro mensili perché possano essere definite dignitose. “Proponiamo di adottare l’indice europeo IPCA per una rivalutazione più equa degli assegni pensionistici -ha concluso Del Carlo- e rilanciamo la necessità di politiche efficaci per l’invecchiamento attivo, con una legge nazionale e fondi adeguati da parte delle Regioni”.

A fargli eco il caso territoriale con gli interventi del presidente di Cia Emilia-Romagna, Stefano Francia; del presidente dell’Assemblea legislativa della Regione, Maurizio Fabbri, e dell’assessore Scuola e agricoltura del Comune di Bologna, Daniele Ara.

Insieme a loro Pierino Liverani, presidente Anp-Cia Emilia-Romagna e vicepresidente nazionale dell’Associazione, ha detto: “La vita media si sta allungando e la popolazione mondiale sta invecchiando, ma non ci si sofferma abbastanza sugli anziani risorsa per l'economia del Paese. Con la mole di volontariato e di aiuto alle giovani famiglie, il valore del nostro ‘lavoro’ ammonta, oggi, a circa 8-9 miliardi di euro annui. Una cifra ragguardevole che andrebbe tenuta a mente per rispondere a richieste basilari come il diritto alla salute e a un invecchiamento attivo, a risorse per la non autosufficienza, a servizi nelle aree rurali e presidi sul territorio, a pensioni che consentano davvero di lasciare il posto alle nuove generazioni. Riconosciamo la nostra responsabilità e quanto giovani e donne, sempre più presenti nel settore, siano il cuore pulsante dell’agricoltura. L’Italia e l’Europa si prendano l’onere di un cambiamento radicale a loro sostegno”.

Di estremo supporto la tavola rotonda con l’europarlamentare Annalisa Corrado, la segretaria generale Cittadinanzattiva, Annalisa Mandorino e la consigliera Age Platform Europe, Daniela Zilli.  

Infine, la chiusura dei lavori da parte del presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini: “La situazione attuale, per il Paese e per l’agricoltura, è complessa. I prezzi aumentano, ma non c’è alcun adeguamento né degli stipendi, né delle pensioni, con l’inevitabile impoverimento progressivo, soprattutto tra la classe medio-bassa. Continueremo, da unica associazione che da subito ha lanciato l’allarme sui rischi per la tenuta sociale, a sollecitare il Governo sull’urgenza di rimettere in sesto la sanità e garantire livelli adeguati di sussistenza alle persone, con l’alimentazione tassello chiave e gli agricoltori motore fondamentale dell’intera filiera. Una battaglia -ha concluso Fini- nient’affatto scontata visto quanto sta accadendo in Europa. Un Fondo unico che ingloba Pac e fondi di coesione non è la soluzione che ci saremmo aspettati da un Commissione che sembrava aver compreso le priorità. Cia continuerà a far sentire la sua voce manifestando a Bruxelles e dialogando finché avrà voce per un’Europa più giusta, più equa, più umana”.

Poi, i titoli di coda con la proiezione del film "Genoeffa Cocconi: i miei figli, i fratelli Cervi".

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1 In Evidenza - 23 giu 2025

Ue: Cia, in mobilitazione contro fondo unico. Pac mantenga sua autonomia


Cia-Agricoltori Italiani
 si mobilita contro l’ipotesi di un fondo unico in cui la Pac potrebbe essere diluita dopo il 2027
 e aderisce alla petizione del Copa-Cogeca per una politica agricola comune, forte e adeguatamente finanziata. In un momento in cui l'Europa deve affrontare le sfide dall'instabilità geopolitica, del climate change e dei mutamenti del commercio mondiale, Cia ribadisce che la Pac è uno strumento fondamentale per garantire l'accesso a prodotti alimentari sicuri, sostenibili e sostiene le comunità rurali e milioni di agricoltori, contribuendo alla resilienza economica, ambientale e sociale dell'Europa.

Cia è pertanto contraria alla revisione della struttura della Pac, che rischia di essere diluita in un fondo generale, andando in competizione con altre priorità politiche. Questo aumenterebbe l'incertezza e minerebbe la sopravvivenza degli agricoltori europei e il futuro agricolo del continente. La Pac deve rimanere la spina dorsale della strategia alimentare e agricola dell'Ue, come sancito nei trattati, attraverso la sua natura condivisa, la sua struttura e l'assegnazione specifica delle risorse. La politica agricola Ue deve, infatti, rimanere “comune” per non rischiare di frammentare il mercato unico, approfondendo le disuguaglianze tra gli stati membri e minando il reddito degli agricoltori. Integrare la Pac con altre politiche danneggerebbe gli investimenti agricoli a lungo termine nelle aree rurali, nonché l'adozione di innovazioni, il ricambio generazionale e la sostenibilità ambientale. Cia ribadisce, inoltre, che qualunque riforma della Pac deve essere accompagnata da risorse finanziarie adeguate.

Cia appoggia, dunque, la petizione intitolata nosecuritywithoutcap.eu lanciata dal Copa Cogeca con l'obiettivo di sensibilizzare e mobilitare l'intera comunità agricola europea contro l'idea di un fondo unico che potrebbe indebolire la Pac dopo il 2027, poiché l'approccio perseguito dalla Commissione europea contraddirebbe sia la storia che i suoi stessi messaggi sull'importanza strategica dell'agricoltura.

“Durante l’odierno praesidium del Copa Cogeca -dichiara il vicepresidente nazionale Cia, Matteo Bartolini- si è, inoltre, deciso di orientarsi con fermezza verso i capi di stato in vista del Consiglio europeo del 26 e 27 giugno, con una lettera in cui le associazioni e le cooperative agricole ribadiscono la necessità della difesa di una Pac autonoma e richiedono, pertanto, un incontro specifico sul tema, a latere del Consiglio”.

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1 In Evidenza - 23 giu 2025

CIA Abruzzo: "Agea acceleri i pagamenti e semplifichi le procedure per sostenere davvero le aziende agricole"

CIA Agricoltori Italiani Abruzzo, commentando il Rapporto Annuale 2024 di Agea, riconosce i progressi nell’innovazione digitale ma sottolinea criticità ancora troppo pesanti che ostacolano concretamente il lavoro e la competitività delle aziende agricole regionali.

Ritardi nei pagamenti, burocrazia e inefficienze amministrative restano problemi strutturali che penalizzano il settore, già duramente colpito da crisi climatiche, instabilità dei mercati e incremento dei costi produttivi.

“Le imprese agricole abruzzesi non possono più permettersi di attendere mesi per ricevere gli aiuti comunitari e nazionali. La mancanza di liquidità mette a rischio la programmazione aziendale e la sopravvivenza stessa di molte attività”, dichiara Nicola Sichetti, Presidente CIA Abruzzo.

L’organizzazione agricola sollecita pagamenti puntuali, l’adeguamento ai migliori standard europei e l’eliminazione di una burocrazia che grava inutilmente sulle aziende: moduli ripetitivi, controlli eccessivi, sistemi digitali non sempre affidabili. In particolare, la CIA evidenzia che strumenti innovativi come la Carta Nazionale dell’Uso del Suolo (CNdS) e l’Area Monitoring System (AMS), pur rappresentando un passo in avanti, devono essere resi più precisi, trasparenti e accessibili per evitare contestazioni e rallentamenti.

Fondamentale anche il rafforzamento dei Centri di Assistenza Agricola (CAA): punto di riferimento indispensabile per le imprese, spesso però limitati da carenze operative e burocratiche.

“Servono meno carte e più sostegno concreto, con procedure snelle e assistenza tempestiva. Solo così si potrà rilanciare un’agricoltura competitiva e sostenibile, liberandola dal peso di una macchina amministrativa ancora troppo lenta”, sottolinea Sichetti.

CIA rivolge un appello al Governo e alle istituzioni europee: è il momento di passare dalle parole ai fatti. Accelerare i pagamenti, migliorare gli strumenti digitali, semplificare le procedure e potenziare i CAA sono azioni indispensabili per restituire slancio all’agricoltura abruzzese e nazionale.

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1 In Evidenza - 20 giu 2025

Agricoltura sotto attacco. Non arriviamo al Fondo!

Cia in mobilitazione permanente a difesa della Pac

L'agricoltura è sotto attacco. Cia-Agricoltori Italiani non intende accettare i rischi legati alla proposta di un Fondo unico che riduce le risorse e cancella le specificità agricole.

L'Europa è nata nei campi e la Politica agricola comune è il suo cuore verde. Colpire la Pac vuol dire, dunque, mettere a repentaglio l'Euorpa.

Non arriviamo al Fondo! La Confederazione continua a promettere battaglia e punto per punto spiega perchè.

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1 In Evidenza - 13 giu 2025

Estate 2025: agriturismi in Abruzzo, segnali contrastanti ma fiducia per la stagione estiva

In Abruzzo sono attualmente 568 gli agriturismi attivi, pari al 2,2% del totale nazionale. Un numero che colloca la regione al 16° posto in Italia (a pari merito con la Calabria), secondo gli ultimi dati ISTAT elaborati da Cresa – Centro Studi della Camera di Commercio del Gran Sasso d’Italia.

Il quadro complessivo mostra segnali misti: da un lato una lieve crescita nel medio periodo (+2,3% dal 2019), dall’altro una flessione più marcata nel lungo periodo, con un calo di 68 strutture dal 2010 al 2023 (−10,7%), in controtendenza rispetto al +30,8% nazionale. Tra il 2022 e il 2023 si è registrato un saldo negativo di −18 attività (−3,1%).

Il settore agrituristico continua a rappresentare una risorsa strategica per il nostro territorio”, commenta Nicola Sichetti, presidente CIA Abruzzo. “Nonostante le difficoltà, il comparto conserva una forte capacità attrattiva, ma servono politiche mirate, accesso ai fondi europei e investimenti per innovare l’offerta e rispondere alla domanda contemporanea di turismo rurale, esperienziale e sostenibile. Il futuro del turismo rurale abruzzese passa dalle nuove generazioni”, continua Sichetti, “Se vogliamo davvero rilanciare il settore agrituristico, dobbiamo puntare su giovani imprenditori, innovazione e filiere corte legate al territorio”.

In Abruzzo il settore agrituristico si conferma una realtà dinamica, con caratteristiche distintive che lo rendono un modello interessante anche nel confronto con il resto del Paese. Una delle peculiarità più significative è la forte presenza femminile nella gestione delle strutture: il 46,6% degli agriturismi è infatti guidato da donne, una quota nettamente superiore rispetto alla media nazionale del 34,2%. Un dato che racconta di un imprenditorialità agricola al femminile sempre più solida e presente sul territorio.

Anche in termini di diffusione, la regione mostra una buona vitalità: la densità agrituristica per popolazione, pari a 4,5 strutture ogni 10.000 abitanti, risulta leggermente superiore a quella italiana. Le aziende si distribuiscono prevalentemente in collina (65%) e in montagna (35%), confermando la vocazione rurale dell’Abruzzo e la stretta relazione tra offerta turistica e paesaggio naturale.

Dal punto di vista dei servizi, l’82,9% degli agriturismi abruzzesi offre alloggio, il 70,4% ristorazione e oltre la metà (51,9%) propone attività complementari come sport, equitazione e fattorie didattiche. Anche qui la regione si colloca sopra le medie nazionali, evidenziando un’attenzione crescente verso la multifunzionalità e il turismo esperienziale.

Tuttavia, i dati del 2023 delineano anche alcune criticità. Lo scorso anno gli agriturismi abruzzesi hanno accolto 25.060 turisti, per un totale di 78.049 pernottamenti. Il soggiorno medio è salito da 2,9 a 3,1 notti, ma resta inferiore alla media italiana di 3,7 giorni. Ancora più preoccupante è la flessione rispetto al 2022: −11% di arrivi e −3% di presenze, mentre a livello nazionale si è registrata una crescita dell’11% e del 7% rispettivamente.

Il turismo internazionale continua a rappresentare una quota ridotta del mercato agrituristico abruzzese: solo il 19% degli arrivi e il 24% delle presenze proviene dall’estero, contro valori nazionali più che doppi (51% e 60%). Eppure, nel confronto con il 2019, si osservano segnali incoraggianti, con un aumento del 36% degli arrivi e del 23% delle presenze straniere.

“Nelle aree interne e montane l’agriturismo è molto più che turismo: è presidio sociale e presidio ambientale”, sottolinea Roberto Battaglia, presidente CIA L’Aquila-Teramo. “In territori come i nostri, spesso marginalizzati dai grandi flussi turistici, le aziende agrituristiche rappresentano una delle poche possibilità concrete di sviluppo locale. Non parliamo solo di ospitalità, ma di agricoltura viva, tutela del paesaggio, filiera corta, educazione ambientale”.

“Il turismo rurale è una grande risorsa per l’Abruzzo”, dichiara Domenico Bomba, presidente di CIA Chieti-Pescara “Gli agriturismi offrono esperienze autentiche e sostenibili, ma serve più attenzione da parte delle istituzioni: investimenti mirati, formazione e sostegno all’innovazione possono fare la differenza per rilanciare davvero il comparto”.

In Abruzzo le strutture restano mediamente più piccole (13 posti letto contro i 14 italiani; 35 posti a sedere contro 41) e meno diversificate nei servizi: meno del 20% propone degustazioni enogastronomiche, a fronte di una media nazionale del 25%.

“Dobbiamo puntare con decisione sull’innovazione dell’offerta”, afferma Domenica Trovarelli, presidente Turismo Verde Abruzzo. “Occorre rafforzare la multifunzionalità, allungare la durata media dei soggiorni, attrarre più turismo straniero. Gli agriturismi non sono solo strutture ricettive: sono veri e propri presìdi di territorio, strumenti fondamentali per contrastare lo spopolamento delle aree interne, valorizzare le produzioni tipiche e mantenere viva la cultura contadina. Investire su di loro”, conclude, “significa investire sul futuro dell’Abruzzo”.

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News Cia Abruzzo

1 In Evidenza - 29 set 2020

Agricoltura: ASeS-Cia nelle aree rurali per fornire assistenza su bonus anti-crisi

Un tour di informazione e sensibilizzazione per supportare aziende agricole e cittadini delle aree rurali nell’accesso ad aiuti e bonus anti-crisi previsti dal Governo. E’ il progetto #lanaturanonsiferma lanciato da Ases-Cia, che fa tappa a Firenze dopo aver girato nei mesi estivi le province della Toscana. Oltre 200 le imprese incontrate, più di mille le persone, per un viaggio solidale che adesso intende raggiungere tutta Italia, toccando le zone più interne e maggiormente interessate dall’emergenza.

Durante l’incontro, che rientra nelle iniziative della quarta edizione del Festival dello Sviluppo Sostenibile organizzato dall’ASviS, la Ong di Cia ha fatto il punto sul progetto, nato durante il lockdown per sostenere i lavoratori della filiera agricola fornendo dispositivi di protezione individuale, e i cittadini più colpiti dalla crisi con raccolte di cibo e donazioni alimentari. Con la fase 2, anche #lanaturanonsiferma ha fatto un passo ulteriore, grazie anche al contributo di Enea ed Enel, iniziando un tour con tanto di unità mobile per fornire informazioni e assistenza sui diversi bonus messi a disposizione dall’esecutivo. A beneficiarne, appunto, famiglie e aziende delle aree rurali, dove sono più concentrate le attività agricole ma dove spesso si registrano ritardi sia nell’acquisire conoscenze che nell’accedere a servizi.

“La nostra è una storia di agricoltori per gli agricoltori e il nostro intento è di favorire lo sviluppo, la valorizzazione e la dignità delle comunità rurali -ha spiegato la presidente di ASeS, Cinzia Pagni-. Con questa iniziativa, vogliamo dare un aiuto pratico a chi vive e lavora nelle campagne”. Per far fronte all’emergenza, “il Governo ha messo in campo diversi decreti, in tema di risorse stanziate, aiuti, agevolazioni e sussidi, ma è subito emerso che l’accesso a tali aiuti è spesso complicato e difficile, soprattutto per chi non ha totale padronanza dei nuovi sistemi telematici -ha continuato Pagni-. Ecco perché riteniamo doveroso supportare chi abita nelle aree interne, in particolare i cittadini e le micro imprese in condizioni di fragilità economica, sociale e geografica, così come le aziende agricole sociali che coinvolgono nelle attività categorie svantaggiate e fasce deboli della popolazione, come disabili e anziani. Si tratta di una scelta di responsabilità per dare un aiuto concreto a ripartire”.

La risposta, fin da subito, è stata positiva: tante le domande e i quesiti nel corso degli incontri di ASeS-Cia sul territorio toscano, soprattutto rispetto alle procedure di accesso ai sostegni, spesso complesse e farraginose. Oltre alle tante informazioni fornite, a margine delle iniziative sono stati distribuiti kit sanitari anti-Covid e vademecum agevoli, come per esempio la guida alle nuove detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica.

“Le esigenze e le priorità delle aree rurali -ha osservato il vicepresidente di Cia Toscana, Filippo Legnaioli- sono state amplificate con la crisi causata dal Covid-19. Come agricoltori, anche durante l’emergenza, siamo stati sempre in campo, non abbiamo mai smesso di portare sulle tavole dei consumatori le migliori produzioni e continueremo a farlo. Contemporaneamente, però, è necessario conoscere sempre di più il territorio e le difficoltà delle aziende, per non lasciare nessuno da solo e sostenere chi è alle prese con i problemi maggiori. Questo progetto di ASeS-Cia, che oggi arriva a Firenze, va proprio in questa direzione. La solidarietà e l’attenzione ai bisogni di ognuno fanno parte del dna di Cia e, in questo momento, è ancora più importante portare avanti questi principi”. 

“Il sostegno a cittadini e imprese non può venire meno in questa fase delicata -ha ribadito il presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino, chiudendo i lavori-. Le aree rurali non si sono mai arrese e gli agricoltori sono stati sempre in prima linea per garantire cibo sano e sicuro durante il lockdown. Un impegno straordinario portato avanti con dedizione e tuttavia non sufficiente ad arginare crisi e perdite reddituali”. Per questo, ha concluso Scanavino, “ora bisogna continuare a supportare agricoltura e aree interne con misure e risorse adeguate, lavorando già attivamente per far entrare nel Recovery Plan italiano investimenti dedicati proprio all’ammodernamento delle infrastrutture fisiche e digitali di quelle zone che ‘fanno’ il 60% della superficie nazionale e rappresentano la spina dorsale e l’anima green del Made in Italy”.

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2 In Evidenza - 29 set 2020

Manca l’acqua nei Consorzi Sud e Centro, Cia Chieti- Pescara: “A pagare sono gli agricoltori. Fenomeno che non siamo più

Manca l’acqua nei Consorzi e a pagare sono gli agricoltori. “Fenomeno che non siamo più disposti a tollerare”, incalza il presidente della Cia Chieti-Pescara Nicola Sichetti alla luce della situazione in cui si trovano i Consorzi di Bonifica Sud e Centro. “L’emergenza idrica delle ultime settimane ha messo a dura prova le imprese agricole, le quali non hanno potuto disporre di un adeguato approvvigionamento di acqua per le colture”, afferma, “Sicuramente la scarsità di precipitazioni di quest’anno ha inciso molto su questa grave e preoccupante situazione, ma l’azione di prevenzione del Consorzio, a nostro avviso, poteva essere più incisiva nonostante vari incontri, solleciti e avvertimenti ad adottare misure preventive efficaci”. 

Dopo la diga di Chiauci la preoccupazione sale anche per la diga di Penne, “Un maggiore accumulo di risorse idriche, l’adozione di un piano di turnazione, il ripristino delle pompe di sollevamento e una campagna di sensibilizzazione degli utenti ad un utilizzo oculato dell’acqua, avrebbero potuto contenere l’emergenza”, continua Sichetti. 

“Ora la necessità è evitare che una situazione emergenziale simile si verifichi anche nei prossimi anni. Per questo motivo, vista l’importanza fondamentale della risorsa idrica per il nostro settore e considerando che il contributo da parte degli agricoltori a sostenerne i costi è molto alto, chiediamo ai commissari dei Consorzi Sud e Centro, Michele Modesti e Paolo Costanzi, un incontro urgente per fare il punto della situazione sugli investimenti in essere e sul nuovo piano di classifica per il riparto della contribuenza consortile”, conclude Sichetti.


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1 In Evidenza - 29 set 2020

Fisco: Cia, Parlamento acceleri su cessione credito imposta per incentivare agricoltura hi-tech

 La possibilità di cessione del credito d'imposta per incentivare gli investimenti hi-tech in agricoltura, così come avviene per gli sgravi previsti per le ristrutturazioni domestiche. E’ questa la richiesta di Cia-Agricoltori Italiani, inserita nelle proposte di emendamento al Dl Agosto, dopo l'estensione al settore agricolo degli incentivi del Piano Impresa 4.0. nell'ultima manovra di bilancio.

Cia ritiene che i tempi siano maturi per l'approvazione e auspica che il Parlamento la recepisca, coinvolgendo non solo i produttori ma tutti gli attori della filiera agroalimentare. In una fase di ripresa in cui il sistema produttivo chiede con urgenza innovazione tecnologica, l'opzione di cessione del credito di imposta potrebbe accrescere di molto la platea dei beneficiari delle agevolazioni fiscali. La misura favorirebbe, inoltre, il rinnovo del parco macchine agricole con mezzi più moderni, tecnologici e a bassa emissione CO2, in linea con le sfide ambientali europee del Green Deal. 

“L’agricoltura non è più la Cenerentola dell'economia nazionale quando si parla di tecnologia e mantiene un dialogo costante con il mondo delle università e della ricerca –sottolinea Dino Scanavino, presidente Cia-. Il giro d'affari dell’agricoltura 4.0 in Italia ha toccato quota 450 milioni di euro con una crescita del 22% su base annua (Osservatorio Smart Agrifood) e comprende tutto il complesso di tecnologie usate dalle nostre aziende per migliorare le rese e la sostenibilità delle coltivazioni, la qualità dei prodotti finali e le condizioni dei lavoratori”.

“Per continuare a produrre cibo fresco e sano, gli agricoltori dovranno puntare sempre più all'integrazione con l’hi-tech –chiosa Scanavino-, utilizzando tutte le risorse messe in campo dalla scienza per affrontare con strumenti efficaci le conseguenze del climate change e del dilagare delle fitopatie. In un momento segnato da una grave crisi di liquidità per le aziende, la cessione del credito d'imposta favorirebbe, dunque, lo sviluppo economico dell'intera filiera agroalimentare, in un'ottica di rilancio del Paese”.

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1 In Evidenza - 29 set 2020

Nasce “Cia per il suolo” la piattaforma per diventare “custode della terra”

Nasce “Cia per il suolo” la nuova piattaforma dedicata alla formazione degli agricoltori per diventare “coltivatore e custode della terra”. Uno spazio virtuale, dinamico e ricco di contenuti, ideato nell’ambito del progetto Soil4Life per promuovere tra gli operatori agricoli le “Linee guida Volontarie” Fao sulla gestione sostenibile del suolo.

Facile da consultare e coerente per temi e finalità, il portale Cia è raggiungibile al link https://www.ciaperilsuolo.it/ e propone un percorso didattico completo fino al conseguimento dell’attestato: 13 schede tecniche informative in formato video che, come nella versione cartacea, sono suddivise per tematiche e composte da introduzione, suggerimenti pratici e riferimenti normativi riguardanti, appunto, le Linee Guida Volontarie. Inoltre, a esempi di buone pratiche, vengono affiancati con video-lezioni, i contributi di ricercatori e professionisti del settore.

Lo spazio web di Cia si presenta, dunque, anche come catalogo divulgativo destinato a tutti gli operatori del mondo agricolo interessati ad approfondire questioni chiave per una corretta e migliore gestione del suolo. L’organizzazione risponde, così, all’obiettivo che da sempre anima il progetto Soil4Life cui Cia aderisce come Beneficiario Associato, riconoscendo insieme ad altre importanti associazioni di rilievo nazionale e internazionale, l’importanza di azioni e politiche volte a preservare i terreni, in primis quelli agricoli, per nutrire il pianeta, partendo da una costante e puntale campagna di sensibilizzazione anche tra gli agricoltori.  

Sempre online, è poi possibile completare l’iter, richiedendo il certificato di frequenza e di adesione all’impegno promosso da Cia con Soil4Life, ovvero l’adozione dei principi, delle soluzioni e delle tecniche agronomiche sostenibili, previste dalla Global Soil Partnership – Fao.

L’emergenza Covid ha cambiato le carte in tavola e fatto strada a nuove sfide, soprattutto sfruttando le potenzialità del digitale, anche nell’ambito della formazione in campo agricolo e ambientale. Un’opportunità per Cia e la sua capillarità sul territorio, che può tramite il portale “Cia per il suolo” continuare a garantire, ma anche rafforzare, la portata degli interventi tra gli agricoltori di tutta Italia. Uno strumento ulteriore che consente di essere sempre più tempestiva e versatile, rispetto alle esigenze e ai tempi di vita e lavoro degli associati.

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1 In Evidenza - 22 set 2020

Commercio estero: Cia, Made in Italy agroalimentare regge al Covid. +3% tra gennaio e luglio

Nonostante gli effetti della crisi globale da Covid-19, reggono le esportazioni del Made in Italy agroalimentare, che valgono 26,1 miliardi di euro tra gennaio e luglio, con una crescita del 3% sullo stesso periodo del 2019. Così Cia-Agricoltori Italiani a commento dei dati Istat pubblicati oggi, spiegando che si tratta di un segnale di ripresa, in controtendenza rispetto agli altri settori, che aiuta a compensare le perdite dei mesi di lockdown.

Allo stesso tempo, si riducono del 5% le importazioni di cibo e bevande, producendo un surplus della bilancia agroalimentare nazionale che sfiora il miliardo di euro e rende il Paese esportatore netto nei primi sette mesi del 2020. Una circostanza più unica che rara -sottolinea Cia- visto che l’Italia importa più di quanto spedisce all’estero e che, qualora fosse confermata a fine anno, porterebbe a un risultato storico.

Il rialzo dell’export agroalimentare è ancora più evidente se poi si considerano i principali mercati di sbocco di cibo e bevande tricolori. Tra gennaio e luglio, infatti, crescono Germania (+6%), Francia (+3,4%), Usa (+5%), Regno Unito (+5%), Giappone (+9%).

            Nel solo mese di luglio, l’export agroalimentare Made in Italy guadagna poco più di 4 miliardi di euro (+1% annuo), con un aumento delle vendite sostenuto in particolare in Germania (+9%) e Regno Unito (+11%). Di fronte a queste percentuali -osserva Cia- preoccupa ancora di più l’andamento negativo dei negoziati tra UE e UK post Brexit, considerato che un “no deal” colpirebbe l’Italia in modo significativo, mettendo a rischio gli scambi commerciali con quello che è il quarto mercato di riferimento mondiale per le esportazioni di cibo nazionali.

            Più in generale -aggiunge Cia- i segnali incoraggianti di questi mesi non bastano a invertire la tendenza. Per rilanciare sul serio il Made in Italy all’estero, riportandolo ai livelli pre crisi dopo il freno imposto dall’emergenza, serve un grande piano nazionale strategico che, riaffermando il ruolo economico, sociale e ambientale di agricoltura e agroalimentare, punti sempre di più su innovazione e digitalizzazione. In tal senso, l’implementazione interna del Next Generation Eu rappresenta un’opportunità da cogliere assolutamente.           

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1 In Evidenza - 22 set 2020

Dl Rilancio: Cia, caos su codici Ateco per esonero previdenziale straordinario

E’ caos fra gli agricoltori che, al momento, non sanno se potranno beneficiare dell’esonero straordinario dei contributi previdenziali e assistenziali a carico dei datori di lavoro, previsto dal Dl Rilancio. Fra i codici Ateco del decreto interministeriale che dovrebbe rendere fruibile il suddetto Dl mancano, infatti, comparti produttivi di grande rilievo come l’olivicolo, il frutticolo e l’orticolo. 

Per Cia-Agricoltori Italiani si tratta di una grave disattenzione del Governo nei confronti del sistema agroalimentare italiano che, pur tra mille difficoltà, sta contribuendo fattivamente alla tenuta socio-economica del Paese. Cia sollecita, dunque, l’allargamento della platea dei beneficiari con l’intervento risolutivo da parte dei ministeri coinvolti (Economia e Finanze, Lavoro e Politiche agricole) e ricorda che proprio ieri è scaduto il termine per il pagamento degli F24.

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