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In Evidenza - 19 feb 2020
Serve una rapida approvazione del disegno di legge sul biologico, attualmente in discussione alla Commissione Agricoltura del Senato, senza ulteriori significative variazioni. A sollecitarlo sono Cia-Agricoltori Italiani e la sua associazione di riferimento per la promozione del biologico Anabio, spiegando che il settore ha urgente necessitĂ di politiche adeguate di sostegno.
Da Biofach 2020 a Norimberga -spiegano le due organizzazioni- è arrivata la nuova conferma della crescita del comparto, con un aumento dell’8% annuo del mercato dei prodotti bio, che ha raggiunto nell’Ue un fatturato di 40,7 miliardi. Gli Stati Uniti restano il primo mercato mondiale, mentre in Europa la Spagna si conferma il Paese più bio, seguito dalla Francia, la nazione in cui si è avuto il rialzo maggiore delle vendite (+15%). L’Italia continua a distinguersi con buoni risultati su produzione, superfici coltivate, consumi ed export: con un valore di 3,5 miliardi, è il quinto mercato mondiale per consumi e l’ottavo Paese al mondo (terzo in Europa)per superfici coltivate a bio con poco meno di 2 milioni di ettari, che rappresentano il 15,5% della superficie agricola, leader in Ue per numero d’imprese con oltre 79 mila operatori.
Il settore biologico ha ormai un ruolo strategico per il futuro dell’agricoltura italiana ed è fortemente coerente con le linee guida politiche della presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen, la quale (con la nuova strategia Farm to Fork) sottolinea la necessità di fornire ai cittadini europei cibo economico, nutriente, sicuro e sostenibile economicamente per i nostri agricoltori.
Il disegno di legge sul biologico, ora in Comagri a Palazzo Madama, costituisce un riferimento strategico per adottare in maniera coordinata e incisiva specifiche politiche di sviluppo per il biologico italiano -osservano Cia e Anabio-. In particolare, risulta molto importante l’istituzione di uno specifico Fondo per la ricerca, che è attività fondamentale per estendere e qualificare la coltivazione su superfici maggiori, soprattutto nei terreni di pianura, mettendo a disposizione tecniche e prodotti innovativi (Sementi, prodotto di bio-protezione, meccanica 4.0). Negli ultimi dieci anni, secondo il CREA, sono state destinate alla ricerca in agricoltura biologica risorse pubbliche pari allo 0,18% del valore dei consumi nazionali di prodotti biologici. Ecco perché, anche se insufficiente, il Fondo previsto dalla legge rappresenterebbe un primo rilevante strumento operativo.
Il disegno di legge contempla anche la costituzione delle Associazioni dei Produttori e della Interprofessione -continuano Cia e Anabio- che consentirebbero ai piccoli produttori associati di avere, rispetto a oggi, un maggiore valore lungo la catena della produzione.
Altrettanto importante è la costituzione prevista dal ddl dei Distretti biologici, che rappresentano i luoghi dove adottare azioni congiunte per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici, attraverso progetti ambientali particolarmente complessi per varietà di azioni previste, diversità dei partecipanti e tipologia di investimento. I Distretti, utilizzando le misure dei Psr, dovranno finanziare i costi di organizzazione, coordinamento e animazione del gruppo di produttori che porta avanti il progetto di cooperazione.
Infine, nel disegno di legge c’è l’istituzione del marchio italiano per il biologico, che può costituire un elemento di fiducia per accrescere i consumi interni (Germania e Francia hanno consumi di prodotti bio per 10 miliardi circa).
Per tutti questi motivi, Cia e Anabio si sono astenuti da presentare alla Commissione Agricoltura del Senato emendamenti al testo approvato a dicembre 2018 dalla Camera dei deputati. Quel testo infatti -concludono le due organizzazioni- rappresenta la forma più avanzata per consentire al biologico italiano di recepire le esigenze dei cittadini e anche dell’Unione europea, essendo al tempo stesso equilibrato e rispettoso delle altre forme di agricoltura presenti nel nostro Paese.
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In Evidenza - 19 feb 2020
Sono aperti i termini per richiedere superfici per impiantare nuovi vigneti. Possono essere richieste, dalle aziende agricole, tutte le superfici non utilizzate a vigneto o con vincoli condotte dall’azienda in proprietà , affitto o comodato gratuito per una superficie massima di 10 ettari. Le richieste ammissibili saranno accettate nella loro totalità se saranno uguali o inferiori alla superficie nazionale ammissibile. In caso di una richiesta superiore alla superficie nazionale sarà calcolata in maniera proporzionata a livello regionale. Ai singoli richiedenti il numero totale degli ettari disponibili è assegnato in maniera proporzionata sulla base delle superfici richieste. Qualora l’autorizzazione rilasciata è inferiore al 50% della superficie richiesta l’azienda può rifiutare entro 10 giorni e sarà ripartita tra gli altri richiedenti.
Entro giugno verranno fatte le comunicazioni ai produttori che avranno 3 anni per impiantare i vigneti. Queste autorizzazioni non possono accedere al finanziamento della Ristrutturazione e Riconversione Vigneti. La scadenza per le domande è fissata al 31 marzo 2020.
Puoi recarti presso l'ufficio CIA più vicino per informazioni e per l’inoltro della domanda.
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In Evidenza - 08 feb 2020
Il progetto “Risorse Naturali d’Abruzzo” all’interno del congresso-evento di cucina regionale “Meet in Cucina” dedicato ai cuochi, professionisti e imprenditori della ristorazione. Il progetto è governato da una ATI con capofila la Cooperativa ASCA ed aggrega ben 22 partner fra investitori diretti ed indiretti, ed è finanziato dal PSR Abruzzo 2014-2020 a valere sulla misura 16.4 “Filiere corte e mercati locali”. L’obiettivo è il ridimensionamento del “problema cinghiali”, contribuendo alla riduzione del numero dei capi, salvaguardando il territorio dai danni provocati da questi selvatici e costruendo una filiera forte, competitiva e qualificata capace di incrementare il consumo di carne di selvaggina trasformata in maniera sicura e di qualità , così da far crescere il reddito delle imprese agricole che partecipano al progetto e di quelle economie delle aree interne.
“Meet in Cucina” darà la possibilità agli addetti ai lavori interessati alla valorizzazione gastronomica e culinaria della carne di selvaggina di discutere di come perfezionare la filiera, dal cacciatore alla tavola, attraverso il trattamento delle carni, i controlli sanitari, la loro preparazione, la somministrazione, il consumo.
La novità di quest’anno, assolutamente inedita, è riservata proprio al trattamento delle carni di selvaggina attraverso una serie di dimostrazioni pratiche, curate dagli chef, che daranno la possibilità di far degustare al pubblico piatti preparati con carne di cinghiale.
“Il progetto si pone l’obiettivo ambizioso di trasformare un problema in risorsa e opportunità ” afferma il coordinatore del progetto, Fabio De Marinis, “Con la vendita di carne di selvaggina attraverso una filiera, controllata e certificata, si potrà far emergere un consumo sempre regolare e sicuro per il consumatore, ma anche integrare il reddito delle aziende agricole aderenti”.
Le intere province di Pescara e di Chieti e oltre la metà della provincia dell’Aquila saranno i principali fornitori della selvaggina, in particolare del cinghiale. “Si ipotizza” continua De Marinis “che, a regime, la filiera possa intercettare almeno un 55% di tutti i cinghiali abbattuti annualmente in Abruzzo, pari a circa 6000 capi. Questi potrebbero risultare divisi in 4000 capi derivanti dalla caccia collettiva (52% dei capi abbattuti in braccata/girata) e 2000 capi provenienti dalla caccia di selezione e controllo (64% dei capi totali abbattuti in queste forme)”.
“Sono fiducioso sul contributo che questo progetto possa dare in termini di salvaguardia e valorizzazione del territorio riducendo gli effetti che la fauna selvatica sta creando” afferma Mauro Di Zio, presidente Cia Abruzzo. “La nostra confederazione, a livello nazionale, è già promotrice di una radicale riforma della legge 157 del 1992 che regola l’attività di caccia e che, innanzitutto, si pone l’obiettivo di sostituire il concetto di protezione con quello di gestione, e prevede varie iniziative volte a tutelare l’attività agricola”.
Ufficio Stampa
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In Evidenza - 04 feb 2020
In un’epoca in cui la sicurezza alimentare e la sostenibilità della produzione agricola si vanno affermando come sfide da affrontare con sempre maggiore urgenza, ridurre lo spreco è un obbligo necessario. Occorre investire su sensibilità e buone pratiche dimostrate negli ultimi tempi, dagli italiani. Ad affermarlo è Cia-Agricoltori Italiani in occasione della 7° Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, che si tiene ogni anno il 5 febbraio, commentando positivamente il calo del 25% annuo del cibo buttato nella spazzatura.
Le imprese agricole, con il loro impegno, svolgono un ruolo centrale nella riduzione degli sprechi durante la fase di produzione e -sottolinea Cia- confermano ogni giorno il loro contributo attivo all'obiettivo ambizioso, fissato dalla legge nazionale anti-spreco 166/2016, di recuperare un milione di tonnellate di cibo l'anno e donarle a chi ne ha bisogno.
Più in generale, -ricorda Cia- il problema degli sprechi coinvolge tutti gli anelli della filiera alimentare, inclusi i consumatori che però sono sempre più consapevoli. Per la prima volta dopo dieci anni nelle case degli italiani, si butta meno cibo e quasi 7 italiani su 10 (il 66%) sono finalmente coscienti della connessione fra spreco alimentare, salute dell’ambiente e dell’uomo. E’ un dato rilevante -continua Cia- che vede scendere il costo dello spreco settimanale medio per nucleo familiare a 4,9 euro, per un totale di oltre 10 miliardi se si includono gli scarti di produzione e distribuzione, rispetto ai 6,6 euro registrati nel corso del 2019, pari a circa 8,4 miliardi complessivi.
Nonostante ciò, l’Italia resta al 13simo posto in Europa per quantità di cibo edibile che si perde lungo la filiera agroalimentare. Per questo è fondamentale -conclude Cia- recuperare efficienza nell’utilizzo delle risorse e dare nuovo impulso all’importante legge nazionale contro lo spreco alimentare, guardando anche al percorso segnato dall’Agenda 2030 dell’Onu sullo Sviluppo Sostenibile.
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In Evidenza - 22 gen 2020
Si è tenuto, martedì 21 gennaio, a Pescara, presso l’Istituto Alberghiero “De Cecco”, la manifestazione Agrichef Abruzzo, dedicata alla valorizzazione della cucina del territorio.
Nella prima parte della mattinata si è svolto un convegno dedicato al valore culturale della cucina contadina, con la partecipazione di esperti di chiara fama e giornalisti del settore. Sono intervenuti Mauro Di Zio Presidente regionale della Cia, la Preside dell’Istituto Alberghiero, Alessandra Di Pietro, Leonardo Seghetti, Gino Primavera, Leo Nodali, Iolanda Ferrara, Enrico Bruno, Lorenzo Pace. Ha moderato la giornalista Monica Di Pillo.
Nella seconda parte della mattinata le sei aziende agrituristiche partecipanti, in rappresentanza della tradizione gastronomica di tutta la regione, hanno preparato i piatti con il coinvolgimento degli studenti della scuola e di alcuni professori che hanno dato un significativo contributo alla buona riuscita dell’iniziativa.
Gli imprenditori e le imprenditrici intervenute hanno poi compiuto una narrazione delle ricette e dei territori ed infine, il Comitato Tecnico composto dagli esperti sopra citati ha fatto una valutazione critica.
Il risultato è stato soddisfacente, come ha dichiarato con entusiasmo il prof. Gino Primavera che ha definito come “significativamente alta la qualità dei piatti”.
Il professore ha continuato dicendo che è rimasto “colpito dal notevole livello qualitativo delle ricette contadine tale da porre la proposta gastronomica degli agriturismi sicuramente nella élite ristretta della cucina di qualità ”.
Di seguito i piatti presentati dalle aziende agrituristiche ( visibili nella foro collage allegata all'articolo):
Scrippelle Mbusse – Agriturismo Bellavista di Assunta Di Michele – Arsita - TE
Sformato di Capretto – Agriturismo La Porta dei Parchi di Viola Marcelli – Anversa degli Abruzzi – AQ
Ngiuline (Salsicce, bacche e Uova)– Agriturismo L’Aperegia di Marino Recchini – Corvara – PE
Zuppa di Farro e legumi – Agriturismo La Fattoria di Maria Donata di Stefania Sergiampietri – Cugnoli – PE
Pallotte Cacie e Ove – Agriturismo Rosso di Sera di Domenica Trovarelli – Cugnoli PE
Acado (Carne di vitello in arrosto) – Agriturismo L’Antico Tratturo di Nico Ciavalini – Fara Fliorum Petri - CH
A completamento della manifestazione, gli allievi dell’Istituto Alberghiero “De Cecco”, hanno presentato un loro piatto tipico della tradizione contadina abruzzese.
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In Evidenza - 21 gen 2020
Alfabetizzazione, acqua, assistenza sanitaria e ora anche sostegno alimentare. Prende il via la nuova iniziativa di Cia - Agricoltori Italiani Abruzzo e Molise in collaborazione con “Progetto Etiopia Onlus - Lanciano” e ASeS Agricoltori, Solidarietà e Sviluppo, denominata “Destinazione Solidarietà : un pasto al giorno per 400 bambini”. Il progetto intende garantire a quattrocento bambini che frequentano le scuole di Agamsa e Awursè in Etiopia – Regione del Guraghe - un pasto al giorno. Secondo l’ultimo rapporto sullo stato della sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo realizzato dalle Nazioni Unite, sono più di 3 milioni, ogni anno, i bambini che, di fatto, muoiono di fame. Oggi il 22 per cento dei bambini sotto i 5 anni, pari a 149 milioni, è rachitico: cioè oltre a essere molto magri, le loro ossa non si rafforzano bene, lo sviluppo fisico e intellettivo è rallentato e sono più esposti alle malattie, in sostanza crescono male. Più della metà dei bambini rachitici vive in Africa, dove il numero è aumentato nell’ultimo decennio. Gli studi dimostrano che, senza un’adeguata nutrizione, i bambini fanno più difficoltà ad apprendere a scuola. Il prossimo 25 gennaio una delegazione formata da Mariano Nozzi, direttore Cia Abruzzo, Alfonso Ottaviano, direttore Cia Chieti - Pescara e da Angelo Rosato, presidente dell’associazione Progetto Etiopia Onlus, partirà in missione per l’Etiopia, al fine di verificare l’andamento del progetto e inaugurare le nuove aule della scuola nel villaggio di Maganasse, a circa 200 km a sud-ovest di Addis Abeba, che in totale avrà sei aule e una direzione didattica. Tra i progetti in cantiere, c’è anche la realizzazione di un pozzo a 150 mt. di profondità per il poverissimo villaggio dei Gumuz a 180 km a sud-ovest di Addis Abeba e agli stessi, con un progetto pilota firmato tra ASeS, Progetto Etiopia Onlus e con la partecipazione economica di Cia Abruzzo, il 28 gennaio p.v. verranno consegnati bovini e sementi al fine di aiutare la popolazione a sostenersi con l’agricoltura, garantirsi il raccolto e diversificare la loro alimentazione, oggi poverissima di elementi nutritivi, con carne e latte.
“Nessun bambino dovrebbe andare a scuola affamato”, spiega Mariano Nozzi “L’obiettivo di Destinazione Solidarietà è quello di fornire un contributo tangibile nella lotta alla fame ed al sostegno dei diritti dell’infanzia, chiamando ciascuno ad essere artefice del cambiamento. Assemblando pochi e semplici ingredienti si arrivano a produrre diverse razioni di cibo che andranno a sfamare i bambini delle scuole costruite da Progetto Etiopia Onlus. Inoltre l’alimentazione scolastica incoraggia le famiglie povere a mandare i propri figli a scuola e a fare in modo che frequentino regolarmente permettendo loro di avere un’istruzione”.
“Ci sono dei diritti umani fondamentali come la vita, la dignità della persona, l’alfabetizzazione, il diritto all’acqua, alla salute, ad essere bambini, che nessuno può violare o dimenticare”, afferma Angelo Rosato, presidente della Onlus. “Operiamo in Etiopia da 15 anni manifestando il nostro impegno umanitario con progetti utili e concreti affinché chi è più sfortunato possa migliorare la propria esistenza nella propria terra”.
Perchè a un bambino possa essere garantito il diritto al cibo basta un contributo di 30 euro l’anno che ogni impresa e associato può decidere di versare. Ogni donatore riceverà aggiornamenti necessari sulla vita dei bambini e sull’andamento dei progetti. Per aderire rivolgersi agli uffici della Cia regionale.
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In Evidenza - 17 gen 2020
Una brusca frenata all’export agroalimentare Made in Italy sia a Est che a Ovest. Secondo Cia-Agricoltori Italiani, raddoppia il rischio per il comparto nazionale, dopo la firma della “fase uno” dell’accordo fra Usa e Cina che ha messo fine alla guerra dei dazi tra i due Paesi.
L’impegno della Cina per l’acquisto di merci americane per 197 miliardi, di cui 32 solo per soia e carne di maiale, avrà un impatto forte anche sull’export italiano nel Paese del Dragone. L’accordo potrebbe sottrarre quote di mercato importanti ai produttori nazionali, mettendo lo stop a una crescita del 129% nel settore agroalimentare (dal 2010 a oggi) che “vale” 450 milioni di euro. Primo impatto negativo della concorrenza a stelle e strisce ricadrà sugli allevatori italiani, che avevano esportato con successo carne a seguito della peste suina africana, che ha falcidiato il 40% dei maiali in Cina, primo consumatore mondiale. Senza contare il danno per settore del vino tricolore, leader indiscusso con il 29% del totale dell’export in Cina (127 milioni di euro), che ora potrebbe essere sostituito da quello californiano, estromettendo da un mercato così ambito uno dei prodotti a più alto valore aggiunto.
Altra minaccia all’export italiano resta la nuova black list in arrivo dagli Usa che potrebbe colpire tutto il mercato agroalimentare Ue, nell’escalation della guerra commerciale di Trump dopo gli aiuti europei al consorzio Airbus. Nel mirino il vino e l’olio italiani con nuovi dazi che potrebbero schizzare fino al 100%, mentre i formaggi, dall’attuale 25%, rischiano di aumentare al 50% con un ulteriore danno per il tutto settore lattiero-caseario.
Gli Stati Uniti rappresentano il terzo mercato di sbocco dell’export agroalimentare tricolore. Nell’ultimo anno l’Italia ha spedito 4,2 miliardi di euro sul mercato statunitense. Per le vendite estere di vino, gli Usa sono il primo mercato di sbocco con 1,5 miliardi di euro e un peso sulle esportazioni totali oltreoceano del 35%.
“L'imposizione di nuovi dazi non farebbe che infliggere danni a imprese e consumatori -spiega il presidente nazionale Cia Dino Scanavino-. Le barriere protezionistiche, di fatto, impediscono di creare ricchezza con l’export, in particolare nei mercati dove l’Italia può giocare un ruolo di esportatore netto. Cia ritiene, quindi, necessario riprendere velocemente una politica di trattati internazionali, bilaterali e multilaterali”. Nel frattempo, aggiunge Scanavino, “è urgente rafforzare le azioni europee e nazionali nei confronti dell’amministrazione Trump, come la missione del commissario Phil Hogan a Washington, per scongiurare ulteriori e ingiustificati balzelli per tutta la filiera agroalimentare”.
In attesa della decisione Usa, primi segni di affanno per gli acquisti enologici americani: per la prima volta dopo 25 anni, l’International Wines and Spirits Record ha registrato un calo dei consumi di vino negli Usa (-1% nel 2019 rispetto all’anno precedente).
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In Evidenza - 17 gen 2020
Per Cia-Agricoltori Italiani è positivo che il Ministero della Salute abbia emanato, con pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, il decreto che indica i limiti massimi di Thc negli alimenti. Un provvedimento che mette gli agricoltori nelle condizioni di operare in un regime di maggior trasparenza e minore incertezza.
Secondo Cia, però, i livelli proposti restano assai restrittivi per i produttori. Va avviata, quindi, una discussione tra il Ministero della Salute e tutti gli operatori della filiera con l’obiettivo di alzare i limiti massimi di Thc negli alimenti, fissati ora nel decreto, anche per essere più competitivi sul mercato.
Gli imprenditori agricoli del settore vanno coinvolti, tanto più che negli ultimi anni sono centinaia le aziende che hanno fatto investimenti su questa coltura (+200%) che contribuisce a ridurre il consumo di suolo, diserbare i terreni e bonificarli dai metalli e, allo stesso tempo, è una produzione versatile grazie ai suoi mille impieghi. Fino agli anni Cinquanta del secolo scorso, come ricorda Cia, l’Italia era il secondo produttore mondiale di canapa dopo la Russia e contava fino a 100 mila ettari seminati per un milione di quintali prodotti. Oggi nel paese sono quasi 4.000, gli ettari di canapa seminati.
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In Evidenza - 17 gen 2020
Il Centro autorizzato di Assistenza Agricola è stato costituito dalla Confederazione Italiana Agricoltori per assistere le aziende agricole in tutti i procedimenti amministrativi e per erogare servizi agli adempimenti e alla consulenza aziendale.
Il CAA-CIA è operativo in maniera capillare su tutto il territorio nazionale, con 426 sedi territoriali accreditate e riconosciute con determinazione della Regione Lazio che operano solo nelle 12 Regioni che fanno riferimento ad AGEA Pagatore.
Lo stesso CAA-CIA coordina altri cinque CAA della Cia presenti in Regioni con Organismo Pagatore come Emilia Romagna, Piemonte, Veneto, Lombardia e Toscana. Nel complesso il Sistema del CAA della Cia ha circa 900 tecnici impegnati a vario livello nelle attivitĂ di assistenza e consulenza.
Per ampliamento del nostro organico ricerchiamo:
OPERATORE CAA
Requisiti:
• buona conoscenza del portale SIAN e degli applicativi
• buona conoscenza del PSR Abruzzo
• buona conoscenza OCM Vino
• esperienza biennale in analoga mansione preferibilmente in aziende analoghe
• buona conoscenza del Pacchetto Office
• automunito
• disponibilità a muoversi in altre sedi
Si richiede disponibilitĂ immediata.
Orario di lavoro: full time
Si offre: contratto a tempo determinato per mesi 6 con possibilitĂ di proroga e passaggio a tempo indeterminato; CCNL Commercio IV o V livello.
Per candidarsi: inviare Curriculum con autorizzazione al trattamento dei dati personali all’indirizzo direttore.chietipescara@cia.it
I dati saranno trattati e conservati esclusivamente per le finalità di selezione presenti e future, garantiti dalla legge sulla Privacy italiana e dal GDPR – Regolamento Generale sulla Protezione Dati, in vigore in tutti i paesi dell’Unione Europea dal 25 maggio 2018 (in inglese General Data Protection Regulation, ufficialmente regolamento UE n. 2016/679). Titolare del trattamento è CIA MULTISERVICE SRL. La ricerca è rivolta a candidati di entrambi i sessi (L. 903/77 e s.m.i.).
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In Evidenza - 15 gen 2020
Martedì 14 gennaio, presso lo Scout Center a Roma, sono stati consegnati gli attestati agli oltre 200 giovani volontari che hanno appena terminato di svolgere il loro anno di Servizio Civile presso le sedi accreditate del nostro Patronato Inac. Il raduno nazionale, appositamente convocato, è stato aperto con il benvenuto del Direttore Inac nazionale Laura Ravagnan per poi svolgersi nel corso dell’intera giornata. Al mattino si sono tenuti i laboratori per la preparazione dei lavori che poi sono stati presentati nel pomeriggio alla presenza di illustri ospiti: Titti Postiglione, Direttore Ufficio Servizio Civile Universale del Dipartimento; Diego Cipriani, Presidente della Consulta Nazionale del Servizio Civile; Licio Palazzini, Presidente della Conferenza Nazionale Enti Servizio Civile. Prima delle conclusioni del Presidente nazionale Inac Antonio Barile, il Vice Presidente nazionale della Cia Agricoltori Italiani Mauro Di Zio è intervenuto per testimoniare l’attenzione che la Confederazione rivolge a questo settore ormai da anni. Di Zio è entrato nel merito della questione non solo per esprimere la soddisfazione della Cia, ma anche per sottolineare il fatto che occorrerebbe, da parte della Politica, una forte consapevolezza - da tradursi concretamente con finanziamenti più adeguati e con maggiori certezze - dell’importanza che il Servizio Civile può rivestire per i giovani e per il Paese. La giornata si è conclusa con la consegna degli attestati a tutti i giovani volontari (nella foto il Vice Presidente Mauro Di Zio con la delegazione dei volontari abruzzesi).
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In Evidenza - 14 gen 2020
Fare fronte comune per sostenere il mercato agroalimentare e le imprese italiane che rischiano di essere nuovamente colpite dai dazi Usa, a tre mesi dalla prima blacklist che ha già colpito formaggi, salami e liquori. E’ l’appello che Cia-Agricoltori Italiani lancia al commissario Ue al Commercio, Phil Hogan, che domani sarà in missione a Washington per provare ad arrestare l’escalation della guerra commerciale voluta da Trump in seguito agli aiuti europei al consorzio Airbus.
Nel mirino, il vino e l’olio italiani con nuovi dazi Usa che potrebbero schizzare fino al 100%, mentre i formaggi, già passati sotto la scure dell’amministrazione americana, dall’attuale 25% rischiano di aumentare al 50%, con un grave danno per il tutto settore lattiero-caseario.
Gli Stati Uniti rappresentano il terzo mercato di sbocco dell’export agroalimentare tricolore. Nell’ultimo anno l’Italia ha spedito 4,2 miliardi di euro sul mercato statunitense. Ogni 10 prodotti agroalimentari Made in Italy venduti nel mondo, uno finisce sulle tavole a stelle e strisce. Per le vendite estere di vino, gli Usa sono il primo mercato di sbocco con 1,5 miliardi di euro e un peso sulle esportazioni totali oltreoceano del 35%. Dato in crescita, visto che nei primi 9 mesi del 2019 il controvalore delle esportazioni italiane aveva già superato del 4,6% il dato dell’anno precedente con un’impennata per gli spumanti (+9%).
“L'imposizione di nuovi dazi doganali non farebbe che infliggere danni alle imprese e ai cittadini e mettere a rischio un mercato florido per le nostre aziende -spiega Dino Scanavino, presidente Cia-. Se tra Stati Uniti ed Europa non si fosse interrotto il processo negoziale del TTIP all'interno di una cornice commerciale bilaterale nel rispetto del principio di reciprocità delle regole commerciali, tutto questo non sarebbe successo”.
Le ripercussioni di questi nuovi dazi avrebbero forte impatto negativo anche per la filiera del vino oltreoceano, che comprende importatori, distributori, trasportatori, enoteche fino a includere tutto il settore della ristorazione a stelle e strisce, che -evidenzia Cia- da solo vale 180 miliardi di dollari e dà lavoro a 3 milioni di persone. Alcuni importatori hanno recentemente posticipato gli ordini per paura che le tariffe applicate alle merci in transito possano stravolgere il mercato. Il rischio è di lasciar strada libera ai competitor che potranno aggredire una quota di mercato davvero appetibile: dal Malbec argentino, allo Shiraz australiano, fino al Merlot cileno. Cia evidenzia che gli stessi produttori americani di vino hanno lanciato una petizione contro la nuova ondata di dazi, essendo preoccupati dai danni per la filiera distributiva, che oltre ai vini locali commercia anche quelli esteri.
Dalla parte dei produttori di vino italiani, Cia ricorda anche come sia difficile recuperare rapporti solidi con i buyer Usa, una volta che questi siano costretti a interrompere i rapporti con l’Europa per cercare altri mercati internazionali.
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In Evidenza - 13 gen 2020
Workshop tematico “La filiera della selvaggina come opportunità di valorizzazione delle risorse naturali del territorio abruzzese”.
L’incontro, avvenuto il 20 dicembre del 2019, era finalizzato al lancio del progetto “Risorse Naturali d’Abruzzo” finanziato dal PSR 2014-2020 a valere sulla misura 16.4, che mira a ridimensionare il “problema cinghiali” costruendo una filiera forte finalizzata al consumo di carne di selvaggina.
Di seguito si allega la relazione del Presidente della Cia Abruzzo, Mauro Di Zio, presentato nell'introduzione del workshop.
Vedi allegato in PDF di seguito riportato....
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