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1 In Evidenza - 20 dic 2025

Cia in piazza a Bruxelles. Agricoltura non si svende, con riforma Pac a rischio 270mila aziende


“Siamo in piazza per dire no a un’Europa che svende l’agricoltura, mette le armi davanti al cibo, compromette la sicurezza alimentare dell’Unione e rischia di far chiudere, solo in Italia, oltre 270mila aziende del settore. È inaccettabile: o arriva una scossa politica forte e un cambio di rotta deciso o si condanna il nostro futuro”. Questo l’appello del presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, dalla grande manifestazione a Bruxelles, con 10mila produttori e centinaia di trattori provenienti da ogni parte del continente.


In prima linea la folta delegazione Cia, riunita sotto lo striscione “Ursula, basta bugie”, con cartelli che parlano chiaro: “Pac post 2027: non è una riforma, è la fine dell’agricoltura”, “Agricoltori senza Pac, Europa senza cibo” e “Terra chiama Ursula, la sicurezza siamo noi”. Una presa di posizione netta, a tutela di tutti i cittadini europei, contro la proposta della Commissione targata von der Leyen, che vuole tagliare le risorse del 22%, sottraendo all’Italia 9 miliardi di euro, e far confluire la Pac in un fondo unico, generando competizione tra settori, mettendo a rischio il mercato comune e colpendo al cuore il sistema produttivo europeo e nazionale.


Un allarme che non è solo politico, ma supportato da dati concreti. Secondo le stime di Cia, infatti, se confermata, la proposta di riforma della Pac post 2027 con meno risorse e fondo unico potrebbe avere effetti devastanti per l’agricoltura italiana, mettendo a rischio la sopravvivenza di 270mila aziende del settore, pari a quasi un terzo del totale (31,65%), a partire dalle più piccole e vulnerabili. Le conseguenze sarebbero diffuse su tutto il territorio: -26% al Nord, -33% al Centro e fino al -51% al Sud, colpendo in modo particolare le aree rurali e interne e aggravando divari economici e sociali già profondi. Guardando ai singoli comparti, il prezzo più alto ricadrebbe sui seminativi (-64%), sull’olivicoltura (-27%) e sulla zootecnia (-5%).


“Non è una riforma tecnica, è un vero e proprio cambio di paradigma -ha evidenziato il presidente di Cia-. La Pac è la politica più antica, più solida e più europea che esista. Ha garantito per oltre 50 anni stabilità, reddito, presidio del territorio e sicurezza alimentare. Smantellarla significa indebolire l’Europa”. Una scelta che appare ancora più miope e pericolosa se letta nel contesto globale. “Non possiamo permetterci che l’Ue disinvesta sull’agricoltura -ha sottolineato Fini- mentre gli altri grandi attori mondiali, dagli Stati Uniti alla Cina, stanziano risorse sempre più importanti a difesa e sostegno del settore primario”.


È in questo scenario che si inseriscono anche le altre ragioni della mobilitazione, dalla richiesta di una linea europea più ferma sugli accordi commerciali, per contrastare la concorrenza sleale e garantire reciprocità nelle regole e nei controlli, fino alla necessità di una semplificazione reale che liberi le imprese agricole da burocrazia e vincoli inutili.


“Quella che arriva oggi non è una protesta di categoria, ma un richiamo politico a tutte le istituzioni Ue. La Pac non è il passato dell’Europa, è una scelta strategica per il suo futuro -ha concluso il presidente di Cia-. Senza una politica agricola forte e autonoma non c’è cibo sicuro, tutela dell’ambiente, resilienza dei territori e futuro delle comunità. Ora è il momento che Bruxelles stia dalla nostra parte e scelga davvero di essere alleata di chi produce. Noi non ci fermeremo qui: continueremo a far sentire la nostra voce, con determinazione e senza arretrare di un passo”.

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2 In Evidenza - 17 dic 2025

Nutrire il Futuro 2.0: per la prima volta insieme Istituto Agrario e Alberghiero

Si è svolto ieri, 16 dicembre 2025, presso l’IPSEOA “G. Marchitelli” di Villa Santa Maria l’evento finale del progetto “Nutrire il Futuro 2.0”, iniziativa realizzata con il contributo della Camera di Commercio Chieti-Pescara che ha rappresentato un’importante esperienza di integrazione tra formazione, filiera agroalimentare e valorizzazione del territorio.

Un progetto innovativo che ha segnato un passaggio storico: per la prima volta due scuole strategiche per l’agroalimentare, l’Istituto Agrario e l’Istituto Alberghiero, hanno lavorato insieme in un percorso strutturato, mettendo in dialogo produzione agricola, trasformazione e cultura enogastronomica.

Protagonisti della giornata sono stati gli studenti. I ragazzi dell’Istituto Agrario “Cosimo Ridolfi” di Scerni hanno studiato, analizzato e presentato alcune eccellenze dell’agroalimentare abruzzese, tra cui Ventricina del Vastese, Peperone Dolce di Altino, Aglio Rosso di Sulmona, Zafferano dell’Aquila, Patata del Fucino e Mostocotto, approfondendone origine, filiera, tracciabilità e caratteristiche qualitative.
Le competenze acquisite hanno poi incontrato quelle degli studenti dell’Istituto Alberghiero di Villa Santa Maria che, affiancati dai docenti, hanno trasformato la ricerca in piatti, dando vita a un pranzo interattivo che ha raccontato il territorio attraverso il cibo.

L’evento è stato arricchito dalla presenza di numerose autorità e partner del progetto: Giuseppe Finamore, sindaco di Villa Santa Maria, Gianluca De Santis della Camera di Commercio Chieti-Pescara, Ettore Cianchetti Presidente dell’Associazione ISA e David Falcinelli del Mercato Contadino di Pescara, che ha moderato l’incontro e intrattenuto i ragazzi con approfondimenti e spiegazioni sui prodotti tipici.

Mettere insieme, per la prima volta, un istituto agrario e uno alberghiero significa costruire una visione completa della filiera agroalimentare, dalla terra al piatto. È un investimento sui giovani, sulle competenze e sul futuro del nostro territorio”, ha dichiarato Domenico Bomba, Presidente CIA Chieti-Pescara.

Sulla stessa linea il Direttore CIA Chieti-Pescara, Alfonso Ottaviano, che ha sottolineato il valore strategico dell’iniziativa, “Nutrire il Futuro 2.0 dimostra quanto sia fondamentale partire dalla formazione per rafforzare l’agroalimentare italiano. I ragazzi hanno lavorato su prodotti identitari, imparando che dietro ogni eccellenza c’è agricoltura, cultura, tutela e responsabilità. Inoltre”, continua, “progetti come questo sono cruciali per valorizzare le scuole delle aree interne, che spesso possono incontrare difficoltà legate a risorse e opportunità. Dare visibilità e opportunità formative a queste realtà significa investire sul futuro dei territori e dei giovani che li abitano”.

Il progetto si inserisce inoltre in un contesto più ampio: il riconoscimento UNESCO della cultura alimentare italiana, che valorizza non solo la cucina, ma l’intero sistema produttivo fatto di territori, agricoltori, tradizioni e saperi.

“Vedere i nostri studenti trasformare le eccellenze agroalimentari in piatti creativi è una soddisfazione enorme. La collaborazione con l’agrario apre nuove prospettive formative e professionali”, ha dichiarato Marilena Montaquila, Dirigente IPSEOA Alberghiero.


“I nostri ragazzi hanno avuto l’opportunità di valorizzare le produzioni del territorio, mentre collaborare con l’alberghiero ha reso l’esperienza concreta e tangibile, unendo teoria e pratica”, ha affermato Antonietta Ciffolilli, Dirigente Istituto Agrario.

“Nutrire il Futuro 2.0” conferma così il successo di un’iniziativa capace di unire scuole, filiere e istituzioni, mettendo al centro i giovani e il valore dell’agroalimentare come leva di sviluppo culturale, sociale ed economico.

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1 In Evidenza - 10 dic 2025

La cucina italiana entra nel Patrimonio Unesco. Cia, premiati agricoltura e territori

La forza del Made in Italy agroalimentare sta nella stretta sinergia tra agricoltura e ristorazione, tra chi produce e chi trasforma. Nella collaborazione lungo la filiera, dal campo alla tavola, risiede il valore aggiunto del cibo italiano nel mondo. Così il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, commenta con soddisfazione l’ingresso ufficiale della cucina italiana nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco.


“La cucina nazionale è un insieme di pratiche sociali, riti e gestualità basate sui tanti saperi locali. Saperi e sapori -sottolinea Fini- che riflettono l’immensa biodiversità di prodotti e territori rappresentata dalla nostra agricoltura e valorizzata nelle tante ricette di agriturismi e ristoranti che raccontano cultura e tradizioni regionali. Così vaste e peculiari da rendere la cucina tricolore la più amata e ricercata anche all’estero”.


Per il presidente di Cia, il riconoscimento Unesco – frutto dell’impegno del governo e di un grande lavoro di squadra anche con le organizzazioni agricole – “rappresenta una nuova, grande opportunità per tutelare, garantire e promuovere sempre di più la cucina italiana nel mondo, a partire dai prodotti agricoli”.

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1 In Evidenza - 05 dic 2025

Ue: Cia, accordo su Ngt svolta storica che agricoltori aspettavano da anni


“Finalmente, dopo mesi di laboriose trattative che hanno visto Cia-Agricoltori Italiani in prima fila, l’Ue ha raggiunto un accordo preliminare che permetterà di produrre piante utilizzando New Genomic Techniques (NGT) ovvero, Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA). Noi ne abbiamo sempre sostenuto con convinzione l’importanza strategica e continueremo a vigilare per consentire che questo strumento sia accessibile per tutti gli agricoltori”. Così, il presidente di Cia, Cristiano Fini, commenta la svolta storica che consentirà al mondo agricolo di affrontare le sfide della transizione green, contrastando con efficacia le malattie delle piante e i cambiamenti climatici.

Secondo Cia, con questo accordo l’Ue non è più fanalino di coda a livello internazionale e dimostra di voler tutelare il settore agroalimentare, investendo in tecnologia per renderlo più forte e competitivo e riducendo la dipendenza dai Paesi terzi.

“I critici delle Tea hanno parlato di ‘nuovi Ogm’ ma così non è -aggiunge Fini- perché il miglioramento genetico che si ottiene con queste tecniche esclude qualsiasi trasferimento di Dna tra organismi appartenenti a specie diverse. In questo modo possiamo rispondere alle esigenze e alle difficoltà che i nostri agricoltori fronteggiano ogni giorno. Nessun passo indietro, ora, per la prossima approvazione finale da parte della plenaria di Parlamento europeo e Consiglio”.

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1 In Evidenza - 05 dic 2025

Grano: Cia a Icqrf, prezzi borse merci sotto costi produzione. Serve monitoraggio contro pratiche sleali


Cia-Agricoltori Italiani auspica il pronto e deciso intervento dell’ICQRF – Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari, per verificare eventuali pratiche commerciali sleali che penalizzino gli agricoltori e compromettano la trasparenza del mercato cerealicolo. L’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (ISMEA) ha pubblicato il monitoraggio dei costi medi di produzione per la campagna 2025 del frumento duro e tenero. Dai dati emerge che le principali borse merci continuano a quotare il grano duro su livelli molto inferiori ai costi di produzione sostenuti dagli agricoltori.

Ad esempio, nelle regioni del Sud, il costo medio di produzione per il grano duro è stato rilevato da ISMEA a 318 euro a tonnellata, mentre le quotazioni della borsa merci di Foggia oscillano tra 287 e 290 euro. Situazione analoga si riscontra a Bologna, dove il costo medio di produzione è di 302,9 euro a tonnellata, ma le quotazioni si attestano tra 276 e 281 euro. Questi dati confermano una situazione di marcata criticità per il settore cerealicolo nazionale, con il rischio concreto di disimpegno da parte degli agricoltori nella prossima campagna di semina.

Alla luce delle novità normative che hanno rafforzato la disciplina contro le pratiche commerciali sleali, si ritiene urgente intensificare il monitoraggio delle borse merci, verificando eventuali violazioni che danneggiano la redditività degli agricoltori e la trasparenza dei mercati.

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1 In Evidenza - 02 dic 2025

CIA Chieti-Pescara: “A Natale +5–7% di domanda per i prodotti locali, ma l’Abruzzo ha perso un terzo delle aziende"

Il Natale spinge i consumi di prodotti agricoli del territorio, ma il settore resta in forte sofferenza.

Secondo le stime di CIA Chieti-Pescara, questo Natale la domanda di prodotti agricoli locali aumenterà del 5–7%, con un forte interesse per olio extravergine, vini DOC, salumi tipici, conserve, legumi, formaggi, prodotti trasformati e panettoni artigianali realizzati con materie prime del territorio.
È un dato che conferma la crescente fiducia dei consumatori verso la filiera corta e i produttori locali, in particolare nelle province di Chieti e Pescara, dove diverse aziende segnalano un aumento delle richieste rispetto agli anni precedenti.

Tuttavia, la solidità della domanda natalizia non basta a compensare le difficoltà strutturali del settore agricolo regionale.
L’Abruzzo, infatti, chiude il 2024 con 144.289 imprese registrate, di cui 123.150 attive, e una quota di aziende agricole superiore alla media italiana (17% contro il 12% nazionale). La provincia di Chieti si conferma la più agricola della regione, con il 26% delle imprese agricole abruzzesi.

Eppure, nonostante questo ruolo centrale, il comparto continua a perdere pezzi: nel solo 2024 l’agricoltura abruzzese ha registrato -2,6% di imprese, pari a 653 attività in meno, dopo le -486 del 2023. Le flessioni più marcate colpiscono Teramo e Chieti (-3%), mentre L’Aquila registra una contrazione leggermente più contenuta.
Un arretramento che fotografa un settore sotto pressione, stretto tra l'aumento dei costi di produzione, la volatilità dei prezzi, condizioni climatiche instabili e un accesso al credito sempre più complesso.

Le aziende che resistono spesso lo fanno grazie alla diversificazione. Nel 2025 si contano 1.695 imprese agricole con attività connesse, e le province più dinamiche sono proprio Chieti (540) e Pescara (330), che guidano la multifunzionalità regionale tra agriturismo, trasformazione, energie rinnovabili e vendita diretta.

Eppure, anche queste imprese attive e dinamiche si trovano a fare i conti con un contesto difficile. Lo evidenziano i dati Ismea 2024: il credito agricolo in Abruzzo si è ridotto dell’1,2%, fermandosi a 560 milioni di euro, mentre gli investimenti a medio-lungo termine sono crollati del 12,1%. Una frenata che colpisce fabbricati rurali, macchinari e nuovi impianti, proprio quando sarebbe necessario innovare.

Su tutto, poi, pesa un’incognita decisiva: la prossima Politica Agricola Comune (PAC). La proposta europea riduce il budget da 378,5 a circa 300 miliardi, con un taglio per l’Italia tra i 7 e i 9 miliardi di euro. Un colpo potenzialmente devastante, perché significherebbe meno sostegno al reddito, meno strumenti per i giovani, meno risorse per la sostenibilità e per chi lavora nelle aree più fragili della regione.



La dinamica è confermata anche dagli indicatori strutturali: negli ultimi dieci anni la Superficie Agricola Utilizzata (SAU) in Abruzzo è scesa da circa 454.000 ettari a 414.000, con un calo dell’8,6%.

A preoccupare è anche la capacità della regione di attrarre nuove imprese: in 25 comuni abruzzesi (8,2%) nel 2024 non è nata nemmeno una nuova attività, un dato più alto della media italiana (5,9%). Un segnale che tocca da vicino l’agricoltura e che mette in luce la difficoltà del ricambio generazionale.

Accanto alle criticità, l’Abruzzo mostra però anche elementi di forte vitalità. I dati 2024 dell’Osservatorio statistico INPS “Mondo agricolo” evidenziano che la regione è tra le più dinamiche d’Italia sul fronte dell’occupazione agricola.
Le aziende che impiegano operai agricoli dipendenti crescono del +5,2%, in netta controtendenza rispetto al calo nazionale (-1,1%). Aumentano anche gli occupati: +3,9%, contro il +2,4% italiano.
Significativo anche il ruolo delle donne: l’incidenza del lavoro agricolo autonomo femminile in Abruzzo raggiunge il 41,8%, molto al di sopra della media italiana (32%).

Questi dati confermano una regione che mantiene una forte capacità di generare lavoro, qualità e innovazione.

In questo scenario, il Natale diventa un momento importante non solo per i consumi, ma per comprendere quanto il rapporto tra cittadini e agricoltori sia ancora forte. “L’aumento della domanda di prodotti locali è un segnale prezioso”, afferma Domenico Bomba, presidente CIA di Chieti-Pescara. “I cittadini riconoscono la qualità delle nostre produzioni e la voglia di autenticità che c’è dietro ogni bottiglia, ogni vasetto, ogni forma di formaggio. Ma non basta l’affetto dei consumatori a tenere in piedi un settore che, negli ultimi anni, ha visto scomparire un’azienda su tre”.

Bomba sottolinea che “la qualità nasce dal lavoro quotidiano delle imprese, dalla capacità di innovare, dal presidio dei territori. I dati sull’occupazione agricola dimostrano che l’Abruzzo ha energia, competenze e imprese dinamiche”, continua Bomba, “Ma senza un reddito stabile, senza sostegni adeguati e senza politiche capaci di accompagnare la multifunzionalità e il ricambio generazionale, questa forza rischia di disperdersi”.

È per questo che CIA invita le famiglie a scegliere prodotti locali per le feste, un gesto concreto che sostiene direttamente chi produce ma chiede soprattutto alle istituzioni nazionali ed europee un impegno chiaro: difendere il reddito agricolo, rafforzare il credito e assicurare una PAC forte e autonoma.

“Difendere l’agricoltura oggi significa proteggere un patrimonio di qualità e tradizioni, ma anche garantire lavoro, presidio del territorio e futuro alle aree rurali”.

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News Cia Abruzzo

1 In Evidenza - 04 ago 2025

Maltempo: Cia Abruzzo chiede stato di calamità per Fossacesia e Comuni limitrofi

CIA Abruzzo lancia un appello urgente alla Regione Abruzzo e alla Protezione Civile per affrontare la gravissima emergenza che ha colpito il territorio di Fossacesia e i Comuni limitrofi in provincia di Chieti, devastati dal violento nubifragio e dalle forti raffiche di vento che si sono abbattuti sull’area nella giornata di domenica 3 agosto 2025.

I danni riportati dalle aziende agricole sono enormi e diffusi: interi vigneti distrutti, uliveti e frutteti compromessi, ortaggi in pieno campo completamente perduti. Gravi le ripercussioni anche sulle strutture agricole: serre divelte, magazzini danneggiati, recinzioni e impianti di irrigazione compromessi, oltre a numerose attrezzature rese inutilizzabili.

"Parliamo di aziende familiari, che oggi si ritrovano senza raccolto, con strutture da ricostruire e una crisi di liquidità insostenibile”, dichiara Nicola Sichetti, Presidente di CIA Abruzzo, “Il rischio concreto è che molte di queste imprese non riescano a rialzarsi."

CIA Abruzzo ha già formalmente richiesto:

  • un immediato monitoraggio dei danni da parte degli uffici regionali competenti;

  • la dichiarazione dello stato di calamità naturale per Fossacesia e i comuni colpiti;

  • l'attivazione urgente di tutti gli strumenti di sostegno previsti, incluso l’accesso al Fondo di Solidarietà Nazionale, contributi a fondo perduto, sospensione di imposte e contributi, e moratorie sui mutui.

"La Regione agisca con tempestività”, conclude Sichetti, “La sopravvivenza di tante imprese agricole e la tenuta del territorio passano dalla capacità di rispondere subito a questa emergenza."

CIA Abruzzo si rende disponibile per supportare le operazioni di ricognizione e favorire il dialogo tra le istituzioni e le aziende colpite.

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1 In Evidenza - 04 ago 2025

Pioggia, grandine e anomale raffiche di vento: agricoltura flagellata. Colpita la costa teatina.

Un violento fronte temporalesco ha interessato la costa della provincia di Chieti, con particolare intensità a Fossacesia, Treglio e Frisa, ma con segnalazioni anche in diverse aree di comuni limitrofi.

Pioggia torrenziale e grandine, accompagnate da anomale raffiche di vento, hanno provocato la caduta di numerosi alberi e ingenti danni alle colture agricole. In alcune zone si segnalano criticità anche alla viabilità.

Secondo quanto emerso dalle prime segnalazioni raccolte da CIA Agricoltori Italiani, vaste porzioni di vigneti, uliveti e coltivazioni orticole risultano gravemente danneggiate o del tutto compromesse.

“Stiamo monitorando costantemente la situazione grazie a un modulo online che consente alle aziende agricole di inviare segnalazioni dirette. Nelle prossime ore – dichiara CIA – verranno effettuati sopralluoghi nei territori colpiti per documentare l’entità dei danni e sollecitare interventi urgenti da parte delle istituzioni.”

📌 Modulo per la segnalazione danni:

https://form.jotform.com/231361880662053


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1 In Evidenza - 01 ago 2025

Dazi: Cia, bicchiere di vino mezzo vuoto


“Mai come oggi il vino è sotto attacco. Dopo l’accordo Ue-Trump sui dazi, l’impatto sarà totalmente svantaggioso per uno dei prodotti simbolo del Made in Italy: ogni bottiglia sullo scaffale in America potrà costare fino al 20% in più”. Così dichiara Cristiano Fini, presidente di Cia-Agricoltori Italiani, ricordando che gli Usa sono attualmente la prima piazza mondiale per il nostro export vitivinicolo con circa 1,9 miliardi di euro di fatturato nel 2024. ‘’L’accordo raggiunto penalizza di fatto solo l’Unione Europea: non si può, dunque, parlare di accordo positivo, essendo questo -di fatto- un accordo unilaterale’’, aggiunge Fini. Il comparto non è solo un’eccellenza produttiva, ma un vero motore economico per tutto il settore agricolo nazionale. L’introduzione di nuovi dazi su un mercato chiave come quello degli Stati Uniti avrebbe un impatto diretto soprattutto sulle piccole e medie imprese che hanno investito per anni su qualità, internazionalizzazione e sostenibilità. Ora tutti questi viticoltori rischiano di vedere compromessi i risultati raggiunti.

Per Fini serve un’azione politica forte e unitaria a livello nazionale ed europeo per indennizzare le nostre imprese dei maggiori costi che dovranno essere sostenuti per le esportazioni verso gli Usa. Queste risorse possono essere straordinarie o dovranno essere reperite nell'ordinarietà dei fondi comunitari, non interamente spesi. “Sarebbe un modo -dice Fini- per indennizzare le aziende dell'effetto dumping, che sarà superiore alle attese, considerando l'incremento dei costi lungo la filiera distributiva e la svalutazione del dollaro”.

A dipendere maggiormente dagli Stati Uniti per il proprio export sono i vini bianchi Dop del Trentino-Alto Adige e del Friuli-Venezia Giulia, con una quota del 48% e un valore esportato di 138 milioni di euro nel 2024; i vini rossi toscani Dop (40%, 290 milioni), i vini rossi piemontesi Dop (31%, 121 milioni) e il Prosecco Dop (27%, 491 milioni). Grandi numeri che i dazi possono scombinare lasciando strada libera ai competitor.

Per compensare l’effetto negativo dei dazi, Cia chiede anche di mettere in campo una nuova comunicazione sul vino, attraverso i fondi dell'Ocm promozione. “Bisogna fare meno leva su elementi classici come il terroir e puntare di più, invece, su concetti semplici e immediati, in grado di arrivare a quel target giovane che rappresenta il consumatore del futuro”.

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1 In Evidenza - 30 lug 2025

Agricoltura, Cia Abruzzo: “Manodopera difficile da trovare e ancora più difficile da trattenere”

CIA Abruzzo accende i riflettori su una problematica che sta diventando strutturale per l’agricoltura regionale: la carenza di manodopera per le attività di raccolta. Se da un lato è già complicato trovare lavoratori stagionali disponibili, dall’altro è ancora più difficile mantenerli operativi sul campo. In molti casi, i braccianti abbandonano il lavoro dopo appena un giorno, lasciando le aziende impreparate e senza alternative operative immediate.

“Ci troviamo in una situazione paradossale”, denuncia CIA Abruzzo. “Le imprese sono pronte ad assumere, ma i lavoratori, spesso selezionati attraverso canali ufficiali, si presentano e poi spariscono. Questo genera disservizi, ritardi nella raccolta e un incremento dei costi a carico delle aziende”.

Per affrontare questa crescente difficoltà, CIA Abruzzo ritiene necessario un cambio di passo che parta dal riconoscimento della complessità del lavoro agricolo oggi. Non si tratta più di un’attività puramente stagionale o improvvisata: serve personale motivato, formato, consapevole della fatica ma anche del valore professionale che questo settore comporta.

Una prima proposta riguarda proprio la formazione mirata: avviare corsi brevi ma intensivi, in grado di preparare concretamente i lavoratori alle condizioni reali del campo, aiutando al contempo le aziende a selezionare persone davvero interessate, riducendo così l’alto tasso di abbandono anche dopo il primo giorno di lavoro.

Per sostenere le imprese virtuose, diventa fondamentale attivare agevolazioni fiscali e contributive per chi assume regolarmente e garantisce condizioni contrattuali corrette. Questo consentirebbe di alleggerire il carico economico sulle aziende e rendere più competitivo il lavoro regolare rispetto a forme di impiego irregolari, purtroppo ancora presenti.

Un altro aspetto prioritario è quello dell'integrazione tra sistema produttivo e territorio. Serve una collaborazione strutturata con i centri per l’impiego, le amministrazioni comunali, gli enti del terzo settore e le cooperative che gestiscono i flussi migratori, affinché i lavoratori stranieri presenti sul territorio possano essere accompagnati verso percorsi di lavoro legale, sicuro e qualificato. In molti casi, queste realtà svolgono un ruolo cruciale nell’orientamento, nella mediazione culturale e nella formazione, ma restano escluse dai tavoli operativi.

Infine, CIA Abruzzo ribadisce l’urgenza di rafforzare i controlli sul lavoro sommerso e sul caporalato, fenomeni che alterano la concorrenza, abbassano la qualità del lavoro e minano la dignità dei lavoratori. Solo garantendo legalità e sicurezza sarà possibile rendere attrattivo, stabile e giusto il lavoro nei campi.

“La risposta”, conclude CIA Abruzzo, “non può essere solo lamentarsi della mancanza di braccia: servono strumenti, regole chiare e un sistema che valorizzi chi vuole lavorare con dignità, e chi offre lavoro in modo trasparente”.

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1 In Evidenza - 30 lug 2025

Dazi: Cia, conto salato per il Made in Italy agroalimentare. Più che un accordo sembra una resa


Più che un accordo, l’intesa sui dazi al 15% sembra una resa. Ora l’export del Made in Italy agroalimentare verso gli Usa (7,8 miliardi di euro nel 2024) rischia grosse perdite in settori chiave come vitivinicolo, olio, pasta e riso, caseario, senza ottenere niente in cambio. Oltre all’impatto diretto, si corre il pericolo anche di un grave danno all’intero indotto agroindustriale, con pesanti ripercussioni sull’occupazione. Così il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, commenta l’accordo fra la presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen e il presidente Usa, Donald Trump. “Nonostante sia stata evitata la tariffa al 30%, resta una grande preoccupazione per l’impatto reale di questi dazi, ma prima di trarre conclusioni definitive vogliamo aspettare gli sviluppi dei prossimi giorni, con la definizione ufficiale delle liste doganali”, continua Fini.

Secondo Cia, il rischio concreto di un calo dell’export è molto alto, con danni a comparti strategici e un aumento dei costi per le imprese italiane, che tenderanno a perdere margini di profitto oppure a dover trasferire parte di questi costi sui consumatori, rischiando di ridurre la domanda nel mercato Usa. L’effetto combinato di dazi e fluttuazioni del cambio euro-dollaro non potrà che aggravare l’impatto delle misure doganali, traducendosi in costi aggiuntivi reali per le aziende nazionali e rendendo meno competitivo il Made in Italy.

Per il vino, gli Usa sono la prima piazza mondiale con circa 1,9 miliardi di euro di fatturato nel 2024. A dipendere maggiormente dagli Stati Uniti per il proprio export sono i vini bianchi Dop del Trentino-Alto Adige e del Friuli-Venezia Giulia, con una quota del 48% e un valore esportato di 138 milioni di euro nel 2024; i vini rossi toscani Dop (40%, 290 milioni), i vini rossi piemontesi Dop (31%, 121 milioni) e il Prosecco Dop (27%, 491 milioni). Grandi numeri che i dazi possono scombinare lasciando strada libera ai competitor: dal Malbec argentino allo Shiraz australiano fino al Merlot cileno.

Per quanto concerne il mondo dell’olio, il dazio al 15% rischia di ridurre la competitività dell’extravergine italiano a favore di oli più economici provenienti da Paesi terzi che godono di tariffe più basse, come la Turchia, il Sud America o la Tunisia. Come conseguenza, il consumatore medio Usa sarà indotto a utilizzare altri oli, come quelli di semi tradizionali (girasole, soia, mais). Al momento, gli Stati Uniti rappresentano il principale mercato extra-Ue per l’olio tricolore, con una quota di circa 100 mila tonnellate l’anno e un valore vicino a 1 miliardo, ovvero il 32% del nostro export. C’è paura anche perché questi nuovi dazi colpiranno trasversalmente tutti i principali Paesi produttori europei (Italia, Spagna, Grecia) con la conseguenza di un possibile eccesso di offerta sul mercato interno, che porterebbe a un deprezzamento generale dell’olio italiano.

Nel settore caseario, invece, i dazi colpiranno soprattutto i formaggi Dop come la mozzarella di Bufala, oltre al Pecorino romano utilizzato oltreoceano dall’industria alimentare per aromatizzare patatine in busta e altri snack. In pericolo anche pasta, riso e farine, tra i prodotti più amati dal mercato Usa, con un export annuo di circa 2 miliardi e quasi mezzo milione di tonnellate inviate oltreoceano. Anche in questo settore, secondo Cia, si rischiano potenziali ricadute occupazionali qualora i dazi non vengano mitigati con accordi o misure di sostegno.

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1 In Evidenza - 28 lug 2025

ColtivaItalia: Cia, adesso veloce approvazione Parlamento


Le risorse annunciate da Lollobrigida con il piano “ColtivaItalia” sono essenziali per sostenere le imprese agricole in uno dei momenti più difficili per il comparto. Auspichiamo, però, che il miliardo stanziato dal ministro trovi in Parlamento un iter veloce di approvazione che trasformi i finanziamenti in strumenti concreti ed efficaci, a supporto di molte produzioni del Centro Sud, come grano, zootecnia e olivicoltura. Così, il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, commenta il pacchetto “per il consolidamento e lo sviluppo del settore”, collegato agricolo alla finanziaria 2026, approvato ieri dal Cdm.

“In particolare -continua Fini- apprezziamo le risorse consistenti riservate a molte filiere produttive del Centro Sud in sofferenza. Inoltre, consideriamo molto importanti anche i fondi dedicati al ricambio generazionale e all’imprenditoria femminile, agevolando l’accesso alla terra e il recupero dei terreni abbandonati, anche in un’ottica di contrasto al dissesto idrogeologico e di freno allo spopolamento delle aree interne. Così come -conclude- restano cruciali gli investimenti per la ricerca e la digitalizzazione del comparto, in risposta alla sempre maggiore urgenza di soluzioni innovative per fronteggiare la crisi climatica”.   

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