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In Evidenza - 20 nov 2025

Assemblea Cia: la Pac non si tocca. Tutti in piazza a Bruxelles il 18 dicembre


“L’agricoltura non chiede privilegi, pretende rispetto. Non può essere una voce residuale del bilancio Ue, perché è la condizione stessa dell’Europa: garantisce cibo sicuro, tutela dell’ambiente, resilienza dei territori e futuro delle comunità. Per questo, il 18 dicembre saremo in piazza a Bruxelles, con oltre 5mila agricoltori e almeno mille trattori in arrivo da ogni parte del continente, per ribadire che il settore è primario per un motivo”. Un messaggio che non lascia spazio ai dubbi. Così il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, ha aperto l’Assemblea annuale 2025, davanti al vicepresidente della Commissione Ue Raffaele Fitto, al ministro Francesco Lollobrigida, ai parlamentari e ai delegati da tutta Italia, riuniti all’Auditorium Antonianum di Roma sotto lo slogan “Coltiviamo l’Europa, proteggiamo il Futuro”.

“Oggi siamo a una svolta pericolosa. Il rischio di un progressivo smantellamento della Pac dopo il 2027, delineato dal nuovo Quadro Finanziario Pluriennale, appare sempre più concreto -ha spiegato Fini-. Questo significherebbe un taglio drastico delle risorse e la loro dispersione in un fondo unico, destinato a generare conflitti tra comparti e a compromettere il mercato unico. Sarebbe la fine di un sistema equo: avremmo agricolture di serie A e agricolture abbandonate alla serie B”. Ecco perché, ha ribadito il presidente di Cia, “rilanciamo una mobilitazione senza tregua, finché non vedremo un cambio di passo vero, non di facciata. Ora l’Italia assuma con forza la guida di questa battaglia decisiva per il futuro dell’agricoltura e le istituzioni nazionali ed europee dimostrino davvero, con fatti e non parole, di essere dalla nostra parte”.


SERVE UNA SCOSSA POLITICA, NO ALL’EUROPA DEI RINVII –
 Nella sua relazione, Fini ha segnalato una deriva generalizzata sempre più evidente: “Durante la pandemia, l’Europa è stata rapida, solidale, concreta. Adesso sembra attraversata da lentezze, divisioni, compromessi al ribasso -ha dichiarato-. Ma la complessità globale non si governa con 27 politiche diverse”. Cia chiede una vera Europa federale, dotata di una politica estera, di difesa, energetica e industriale comune: “Draghi e Letta hanno descritto con crudezza ciò che abbiamo sotto gli occhi. Senza una vera unione politica, decisioni rapide e non ostaggio dell’unanimità, la Ue non reggerà le transizioni demografica, tecnologica, economica e geopolitica. Anche un’Europa a due velocità è preferibile a un’Europa immobile”.


LA PAC È IL CUORE DELL’UNIONE. NON PUO’ ESSERE DEMOLITA –
 Nessuna politica Ue ha generato più stabilità della Pac. “È la politica più antica, la più solida, la più europea. Ha garantito per oltre cinquant’anni sicurezza alimentare, coesione sociale, presidio delle aree interne”, ha sottolineato il presidente di Cia. Per questo motivo, la proposta della Commissione è considerata “pericolosa e miope”: trasformare la Pac post 2027 in un capitolo indistinto del QFP e tagliare le risorse del 22% indebolirebbe il settore e l’intero impianto comunitario. Il peso dell’agricoltura nel bilancio Ue crollerebbe dal 31% al 15% e solo per l’Italia significherebbe passare da 40 miliardi a circa 31, con 9 miliardi di perdita netta. “Non è una riforma tecnica: è un cambio di paradigma. E a perderci sarebbero agricoltori, cittadini e territori -ha rimarcato Fini-. Ridurre la Pac a una voce qualsiasi del bilancio significa indebolire l’Europa stessa”.


PAC E COESIONE: UN APPELLO PER AGRICOLTURA E AREE INTERNE –
 Il prossimo Quadro Finanziario Pluriennale 2028-2034 e la futura Pac, insomma, “sono il banco di prova decisivo per lo sviluppo dell’Europa in cui crediamo”, ha detto il presidente di Cia, lanciando un appello diretto: “La Pac deve restare fuori dal fondo unico. Va rafforzata e finanziata di più, non ridimensionata, e va preservata nella sua autonomia, non rinazionalizzata. Non è in gioco solo il reddito degli agricoltori, ma anche la sicurezza alimentare e il mercato unico europeo”. Fini ha anche criticato le ultime correzioni proposte dalla Commissione: “Si tratta di aggiustamenti estetici, non cambia la sostanza. Non risolvono le criticità strutturali né rispondono alle istanze del mondo agricolo”. Poi il richiamo essenziale alle politiche di coesione: “Restare nella propria terra è un diritto universale. Ma senza servizi, connessioni, opportunità, i giovani vanno via e le campagne si spopolano. E senza agricoltura la coesione svanisce”. Per questo, ha evidenziato il presidente di Cia, “non dobbiamo mettere in competizione la politica di coesione con quella agricola né alimentare una logica di contrapposizione per l’assegnazione delle risorse. Al contrario, deve esistere una sinergia efficace tra le due, per sostenere la crescita dei territori e la competitività delle imprese”. I dati parlano chiaro: il 56% della superficie coltivabile italiana si trova nelle aree interne, dove vivono 13 milioni di persone, soprattutto agricoltori, argine contro il dissesto idrogeologico che mette a rischio il 60% del territorio nazionale. “Difendere queste zone significa difendere l’Italia reale”.


SEMPLIFICAZIONE E COMPETITIVITÀ: GARANTIRE IL GIUSTO VALORE –
 Per Fini “la burocrazia è diventata il peggior nemico della produttività”, ecco perché “la semplificazione è la parola chiave per il futuro del settore. Non significa deregolamentare, ma rendere le regole più efficaci, comprensibili e applicabili” perché “non possiamo più vivere in un labirinto normativo”. Il presidente di Cia ha ribadito le priorità della Confederazione: bene i pacchetti “Omnibus” e le proposte per semplificare l’attuale Pac, da implementare rapidamente a livello nazionale. Servono, quindi, misure più flessibili e digitalizzate; garantire l’accesso rapido a fitofarmaci alternativi; accelerare l’approvazione delle nuove tecniche genomiche (NGT). Soprattutto, bisogna risolvere uno dei problemi più impattanti: la distribuzione equa del valore lungo la filiera. “Su questo gli agricoltori non possono più attendere. Non può accadere più di vendere i nostri prodotti addirittura sotto i costi di produzione. Basta al grano sottocosto, basta subire pratiche commerciali sleali”, ha denunciato Fini. I dati lo dimostrano: chi produce grano duro nel Mezzogiorno perde dal 2% al 7% a tonnellata. Più in generale, su 100 euro spesi dal consumatore, solo 7 euro arrivano all’agricoltore. “Non è accettabile che la filiera scarichi gli squilibri sugli agricoltori. Il giusto valore non è uno slogan: è una necessità”.


COMMERCIO INTERNAZIONALE: APERTI SÌ, INGENUI NO – 
Nella sua relazione, il presidente di Cia ha chiarito che l’organizzazione non mette in discussione l’apertura dei mercati, ma chiede una linea europea molto più ferma: “Non possiamo competere con Paesi che producono con regole diverse, spesso inesistenti. Senza reciprocità non c’è concorrenza, c’è dumping”. L’accesso al mercato deve avvenire su basi eque, con standard ambientali, sociali e di sicurezza alimentare equivalenti a quelli richiesti agli agricoltori europei. Le richieste sono chiare: clausole di salvaguardia automatiche in ogni accordo, controlli veri alle frontiere, tracciabilità totale, stop alle concessioni unilaterali e tutela dei prodotti più esposti. “Questa deve essere la bussola da seguire anche nelle trattative sul Mercosur”, ha evidenziato Fini. Quanto alle tariffe, “non siamo per l’uso dei dazi come arma politica: i costi superano i benefici”. Lo dimostrano gli ultimi numeri sull’export verso gli Usa: nell’estate 2025, rispetto allo stesso periodo del 2024, sono già evaporati 282 milioni di euro di prodotti agroalimentari tricolori dal mercato statunitense. “Bisogna tornare a negoziare -ha rilanciato il presidente di Cia-. Non accetteremo mai che l’agroalimentare italiano ed europeo diventi merce di scambio nella geopolitica globale”.

            “Queste sono le istanze del nostro settore. Ora chiediamo alle istituzioni di fare la propria parte: con coraggio, visione e coerenza. Perché senza agricoltura non c’è sicurezza alimentare, ambientale e sociale. Non c’è futuro. Non c’è Europa -ha chiosato il presidente di Cia-. È questo il messaggio che porteremo a Bruxelles il 18 dicembre insieme al Copa-Cogeca: non stiamo difendendo solo un comparto, ma il destino stesso dei territori e delle generazioni che verranno”.



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In Evidenza - 18 nov 2025

Formazione obbligatoria per allevatori e trasportatori di animali: cosa cambia da gennaio 2026

Il Ministero della Salute, con il Decreto del 6 settembre 2023, ha introdotto un importante aggiornamento in materia di identificazione e registrazione degli operatori, degli stabilimenti e degli animali.
La principale novità riguarda l’introduzione di corsi di formazione obbligatori per allevatori e trasportatori di animali, che diventano un requisito indispensabile per operare all’interno del Sistema I&R (Identificazione e Registrazione degli animali).

Chi è soggetto all’obbligo formativo

L’obbligo riguarda:

  • Allevatori la cui attività prevede la gestione di animali identificati e registrati individualmente e allevati in strutture (stalle) riconosciute o registrate dalle Autorità competenti.

  • Trasportatori di animali coinvolti nelle attività di movimentazione di capi identificati.

  • Persone giuridiche: in questo caso la formazione è a carico del rappresentante legale dell’azienda.

Sono esclusi dall’obbligo:

  • privati che detengono animali esclusivamente per uso familiare, autoconsumo o domestico;

  • detentori di animali a fini amatoriali o come animali da compagnia.

Da quando scatta l’obbligo e quali sono le conseguenze

A partire dal 1° gennaio 2026, l’attestato di partecipazione al corso di formazione diventa requisito fondamentale per:

  • registrarsi al Sistema I&R;

  • registrare gli animali e le strutture di allevamento;

  • ottenere l’abilitazione al Sistema Informativo Nazionale;

  • avviare o proseguire l’attività allevatoriale.

Chi non adempie all’obbligo entro tale data rischia:

  • sanzioni amministrative;

  • l’impossibilità di registrare la stalla;

  • il mancato rilascio dell’abilitazione al Sistema I&R;

  • la sospensione dell’attività allevatoriale.

Come si svolgono i corsi

Per garantire una partecipazione semplice e accessibile, la Confederazione ha attivato la nuova piattaforma online CIA Business School, attraverso la quale verranno erogati i corsi.

Le caratteristiche principali:

  • Modalità FAD asincrona (lezioni disponibili 24/7, seguibili da qualsiasi luogo);

  • Durata: 18 ore complessive;

  • Contenuti suddivisi per specie zootecniche;

  • Costo agevolato per i soci CIA.

Procedura di iscrizione

1. Raccolta adesioni

2. Caricamento dati

3. Abilitazione dell’utenza

4. Invio delle credenziali

5. Fruizione del corso

6. Test finale e attestato

7. Registrazione della formazione

L’ente erogatore provvede alla registrazione ufficiale dell’avvenuta formazione presso il Ministero della Salute.


Per ulteriori informazioni o per avviare la procedura di iscrizione, è possibile rivolgersi all'ufficio CIA a te più vicino.



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In Evidenza - 17 nov 2025

Dazi Usa, Cia: quarto mese di calo per l’export agroalimentare. Persi finora 282 milioni di euro

L’Italia incassa un nuovo colpo sul fronte commerciale con gli Stati Uniti. A settembre l’export agroalimentare segna un pesante -11%, confermando per il quarto mese consecutivo il rallentamento innescato dai dazi Usa e mettendo fine al lungo ciclo di crescita che per anni aveva trainato il Made in Italy oltreoceano. Lo dichiara l’Ufficio Studi di Cia-Agricoltori Italiani, analizzando gli ultimi dati Istat.

In termini assoluti, nell’estate 2025 (giugno-settembre), rispetto allo stesso periodo del 2024, sono evaporati 282 milioni di euro di prodotti tricolori dal mercato statunitense.

Una brusca frenata che pesa anche sul bilancio annuale: nei primi nove mesi del 2025, l’export agroalimentare italiano verso gli Usa scende al -1,2%, invertendo completamente il +4% ottenuto nello stesso periodo del 2024. Evidenziando come la spinta positiva di inizio anno non sia stata sufficiente a compensare il contraccolpo estivo, segnato dall’ingresso dei nuovi dazi.

“Questi numeri non sono un campanello d’allarme, sono una sirena -osserva il presidente nazionale, Cristiano Fini-. Le nostre imprese stanno affrontando una pressione crescente dovuta ai dazi, che mettono a rischio competitività, margini e programmazione. Servono misure tempestive e negoziati chiari per difendere anni di lavoro e di presenza costruita sul mercato americano”.



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In Evidenza - 17 nov 2025

Dal Forum “Agricoltura & Acqua” un appello condiviso per un nuovo modello di governance regionale

Si è concluso con grande partecipazione il Forum “Agricoltura & Acqua – Consorzi di Bonifica abruzzesi oggi e domani”, organizzato da CIA Abruzzo e ANBI Abruzzo presso l’Hotel Villa Maria di Francavilla al Mare.

Un confronto ricco e concreto, in cui i Consorzi di Bonifica, gli agricoltori e le istituzioni hanno condiviso criticità, priorità e proposte operative per il futuro delle infrastrutture idriche regionali.  Ad aprire i lavori è stato il presidente di CIA Abruzzo, Nicola Sichetti, che ha richiamato l’importanza di un momento di confronto ampio e costruttivo per rilanciare il sistema irriguo regionale, sottolineando la necessità di mettere l’agricoltura e la gestione dell’acqua al centro delle politiche pubbliche.

Subito dopo è intervenuto il presidente di ANBI Abruzzo, Enisio Tocco, che ha ribadito come “i piani di risanamento vadano considerati e sostenuti dalla Regione con decisione e continuità”, evidenziando l’urgenza di una programmazione chiara e di un adeguato sostegno istituzionale alle opere di bonifica. 

La tavola rotonda, moderata dal giornalista Pasquale Tritapepe, ha raccolto i contributi dei rappresentanti di tutti i Consorzi di Bonifica abruzzesi. Nicolino Torricella, del Consorzio di Bonifica Sud, ha ricordato che “i Consorzi operano in contesti difficili ma hanno un ruolo fondamentale nella tutela dei territori”, mentre dal Consorzio di Bonifica Centro è arrivato il richiamo al bisogno urgente di nuovi invasi e infrastrutture moderne.

Roberto Battaglia, del Consorzio di Bonifica Nord, ha sottolineato la necessità di fare chiarezza sui compiti dei Consorzi dopo il lungo periodo di commissariamento, mentre Giancarlo Annibale Di Pasquale, del Consorzio di Bonifica Ovest, ha evidenziato la necessità di rafforzare strutture e risorse operative per rispondere alle nuove richieste dei territori. 

Un contributo importante è arrivato anche da Donato Di Marco, referente CIA nel Consorzio di Bonifica Interno, che ha evidenziato come, nonostante l’Abruzzo sia una delle regioni più ricche d’acqua d’Italia, le infrastrutture risultino ancora insufficienti: “Il vero problema non è la disponibilità della risorsa, ma la sua corretta gestione e distribuzione”. Sulla necessità di un coordinamento regionale più solido si è soffermata anche ANBI, ricordando quanto sia fondamentale evitare frammentazioni e duplicazioni operative.

Sul fronte delle politiche comunitarie è intervenuta Alessandra De Santis (CIA Agricoltori Italiani), illustrando le opportunità europee per la modernizzazione delle infrastrutture idriche, ricordando che la nuova programmazione comunitaria richiede progettualità solide e visioni condivise. 

Nel corso del dibattito è emersa anche la necessità, sostenuta da ANBI, di un coordinamento regionale più forte per evitare sovrapposizioni e ottimizzare gli investimenti, mentre ha suscitato interesse la proposta di sviluppare impianti per la produzione di energia rinnovabile a supporto dei Consorzi, così da ridurre costi e liberare risorse per manutenzione e interventi strategici.

Nel corso della giornata è intervenuto anche l’assessore all’Agricoltura e vicepresidente della Regione Abruzzo, Emanuele Imprudente, che ha insistito sulla necessità di una nuova stagione di progettazione: “La Regione può cogliere i finanziamenti solo quando si aprono i canali, ma per farlo devono già esistere progetti concreti, pronti, solidi”. Ha poi sottolineato che “vanno superate le metodologie di irrigazione di oggi, perché senza sistemi più moderni ed efficienti continueremo a sprecare acqua e opportunità”.

“Dobbiamo rimettere i nostri Consorzi nella condizione di poter partire nelle stesse condizioni di altri. Le difficoltà ci sono, ma le soluzioni possiamo trovarle, e il lavoro di oggi va proprio in questa direzione”. Riprendendo le considerazioni dell’assessore Imprudente, ha aggiunto che “senza progettualità pronte e senza innovazione nei sistemi irrigui resteremo sempre un passo indietro. È il momento di unire competenze e volontà per trasformare le criticità in opportunità”.

A chiudere i lavori è stato il vicepresidente ANBI nazionale, Stefano Calderoni, che ha tracciato una sintesi complessiva dell’intero confronto. Calderoni ha ricordato come il tema dell’acqua unisca responsabilità operative, visione strategica e capacità di ascolto del territorio: “Dobbiamo rimettere i nostri Consorzi nella condizione di poter partire nelle stesse condizioni di altri. Le difficoltà ci sono, ma le soluzioni possiamo trovarle, e il lavoro di oggi va proprio in questa direzione”.

Calderoni ha concluso osservando che il Forum ha mostrato una forte convergenza tra Consorzi, agricoltori e istituzioni: “Le sfide non sono semplici, ma oggi si è visto chiaramente che esiste una volontà comune di costruire un modello di gestione dell’acqua più efficace, più innovativo e più vicino ai territori. Solo così potremo garantire sicurezza, competitività e futuro al comparto agricolo abruzzese”.

La giornata, coordinata da Bruno Sfrattoni, si è chiusa con un momento di confronto informale tra i partecipanti, confermando l’intenzione condivisa di proseguire il lavoro avviato e dare concretezza alle proposte emerse chiedendo ufficialmente all’assessore regionale l’istituzione di un tavolo tecnico.




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In Evidenza - 11 nov 2025

Le novità per l’agricoltura nella Legge di Bilancio 2026

La bozza della Legge di Bilancio 2026, attualmente all’esame del Consiglio dei Ministri, introduce alcune novità nel settore agricoltura. 

Agevolazioni fiscali: proroga dell’esenzione IRPEF

Sul fronte fiscale, la Legge di Bilancio 2026 estende per un altro anno l’esenzione parziale dalle imposte sul reddito dei terreni agricoli.
In particolare:

  • i redditi dominicali e agrari fino a 10.000 euro restano totalmente esclusi dalla base imponibile IRPEF;

  • per la fascia tra 10.000 e 15.000 euro, l’esclusione è del 50%.

Il meccanismo ricalca quello già in vigore per il 2025 e continua a rappresentare un sollievo per molte imprese agricole di piccole dimensioni.
Non sono tuttavia previsti interventi di semplificazione per le società semplici agricole, dove il calcolo della quota esente resta complesso.

Ritorna l’ammortamento maggiorato per gli investimenti

Dopo alcuni anni di prevalenza dei crediti d’imposta, torna in primo piano lo strumento dell’ammortamento maggiorato per stimolare gli investimenti produttivi.
La misura riguarda due categorie di beni:

  • Beni “Industria 4.0”, materiali e immateriali, interconnessi al sistema di gestione aziendale o alla rete di fornitura;

  • Beni per l’autoproduzione energetica, cioè impianti e macchinari destinati alla produzione e all’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili, inclusi i sistemi di accumulo.

Livelli di maggiorazione previsti

Valore dell’investimentoMaggiorazione
Fino a 2,5 milioni €180%
Oltre 2,5 e fino a 10 mln €100%
Oltre 10 e fino a 20 mln €50%

Incentivi “green”: maggiorazioni per la riduzione dei consumi

Per gli investimenti che contribuiscono alla transizione ecologica, la maggiorazione è ulteriormente incrementata.
È sufficiente dimostrare una riduzione dei consumi energetici della struttura produttiva di almeno il 3%, o dei processi produttivi interessati di almeno il 5%.

Valore dell’investimentoMaggiorazione “green”
Fino a 2,5 milioni €220%
Oltre 2,5 e fino a 10 mln €140%
Oltre 10 e fino a 20 mln €90%

Rientrano automaticamente tra gli investimenti “green” anche:

  • la sostituzione di beni obsoleti (ammortizzati da almeno 24 mesi) con nuovi beni 4.0;

  • i progetti di efficientamento energetico realizzati tramite Energy Service Company (ESCo) con contratto EPC (Energy Performance Contract).

Credito d’imposta del 40% per beni strumentali 4.0

La principale novità per il comparto agricolo è introdotta dall’articolo 97 della bozza: un credito d’imposta del 40% per gli investimenti in beni strumentali nuovi 4.0, destinato a imprese agricole, della pesca e dell’acquacoltura.

Sono agevolabili macchinari, impianti e software digitali inclusi negli Allegati A e B della Legge 232/2016, fino a un tetto di 1 milione di euro per impresa.
Le spese devono essere sostenute nel corso del 2026, oppure entro il 30 giugno 2027 se l’investimento è prenotato entro il 31 dicembre 2026 con un acconto minimo del 20%.

Il credito è utilizzabile in compensazione (modello F24) e può essere cumulato con altri aiuti, ma non con:

  • il credito d’imposta per nuovi beni strumentali previsto dalla L. 207/2024;

  • i benefici fiscali legati alle Zone Economiche Speciali (ZES) e Zone Logistiche Semplificate (ZLS).

Documentazione richiesta

Per evitare la revoca del beneficio, le imprese devono conservare:

  • fatture e documenti di trasporto con esplicito riferimento all’art. 97;

  • certificazione dei costi rilasciata da un revisore legale o società di revisione.

In caso di vendita o dismissione del bene prima del quinto anno successivo all’investimento, il credito viene ridotto proporzionalmente e la quota indebitamente fruita va restituita.

Questa misura rappresenta un vantaggio concreto per le piccole imprese agricole, poiché consente un recupero immediato sotto forma di credito d’imposta, a differenza dell’ammortamento maggiorato.
Tuttavia, il fondo nazionale è limitato: 1,4 milioni di euro per il 2026 e 700mila per il 2027, rendendo l’incentivo selettivo ma strategico.

Rifinanziamento della “Nuova Sabatini”

L’articolo 98 interviene sulla “Nuova Sabatini”, rifinanziando lo strumento con ulteriori risorse:

  • +200 milioni di euro per il 2026

  • +450 milioni di euro per il 2027

L’obiettivo è continuare a sostenere gli investimenti delle PMI agricole e industriali, favorendo l’acquisto di beni strumentali e tecnologie innovative.




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In Evidenza - 11 nov 2025

Pac: Cia, von der Leyen rispetti l’agricoltura. Serve autonomia e risorse

 La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, torni sui suoi passi. La sua Pac non è degna della nostra agricoltura, deve restare autonoma e con più risorse a disposizione. Cia-Agricoltori Italiani rincara così il pressing su Bruxelles in apertura di settimana calda per il Quadro finanziario pluriennale 2028-2034 e già sotto i riflettori per l’incontro von der Leyen-Metsola di oggi.

“Accogliamo le dichiarazioni da parte della presidente del Parlamento Ue, Roberta Metsola, sulle modifiche al Qfp, ma l’agricoltura resta per noi sotto attacco -commenta il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini-. Auspichiamo che il Parlamento europeo non indietreggi, anche in vista della plenaria del 12 novembre, o saranno state vane tutte le battaglie e gli appelli di questi mesi contro il Fondo unico e il taglio di budget del 22%”.

Da sempre, a non convincere per nulla Cia è l’idea del Piano di partenariato in cui confluirebbero i fondi della politica di coesione, ma anche quelli della Pac, della politica sociale, per la migrazione e la sicurezza interna. “Così si frammentano le politiche nazionali e si crea disparità tra Stati -aggiunge Fini- senza parlare delle ricadute sulla ripartizione delle risorse che mette in competizioni comparti strategici se alleati. Un danno che, ancora una volta, chiama alla mobilitazione perché ricade sul reddito degli agricoltori, sulle aree rurali; più in generale sulla tenuta del mercato unico.

Per Cia, questa governance non può tenere: è priva di semplificazione normativa e oltretutto indebolita sul fronte delle risorse. Mentre il Bilancio Ue aumenta fino a 2000 miliardi, la dotazione finanziaria prevista per la Pac post 27 perde peso, passando dal 31% al 15%, assegnando all’Italia circa 31 miliardi, 9 miliardi in meno sul valore attuale.

“Forse non è chiaro -conclude Fini- che questo non è un braccio di ferro con gli agricoltori, ma una sfida comune a difesa della sicurezza alimentare di milioni di cittadini europei”.



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In Evidenza - 10 nov 2025

CIA Abruzzo: “Serve ripristinare i fondi del bando SRD01. Così si penalizzano le imprese agricole abruzzesi”

Profondo rammarico quello espresso da CIA Abruzzo per il definanziamento del bando SRD01 “Investimenti produttivi agricoli per la competitività delle aziende agricole”, la cui dotazione è stata ridotta da 15 a 10 milioni di euro, come indicato nella determinazione DPD018/874 del 4 novembre 2025.

“Si tratta di una scelta grave e incomprensibile”, dichiara Nicola Sichetti, presidente CIA Abruzzo, “perché incide direttamente sulla capacità di investimento delle imprese agricole abruzzesi e sulla loro competitività, in un momento in cui il settore ha bisogno di sostegno e certezze”.

L’organizzazione sottolinea inoltre la mancanza di concertazione su una decisione tanto importante, “Una riduzione così significativa delle risorse”, prosegue Sichetti, “è stata adottata senza alcun confronto preventivo con le Organizzazioni Professionali Agricole, che rappresentano il tessuto produttivo e conoscono le reali necessità del territorio”.

Il bando SRD01 rappresenta una misura strategica per favorire investimenti produttivi orientati all’innovazione, alla sostenibilità ambientale e al miglioramento della redditività aziendale. Tagliare i fondi, denuncia CIA Abruzzo, significa lasciare indietro molte aziende meritevoli, vanificando un’importante opportunità di crescita in una fase storica già segnata da forti difficoltà economiche e strutturali.

Per queste ragioni, CIA Abruzzo chiede alla Regione di ripristinare la dotazione finanziaria originaria di 15 milioni di euro, al fine di garantire pari opportunità di accesso e sostenere concretamente lo sviluppo del settore agricolo regionale.

“Chiediamo un segnale chiaro e concreto di attenzione verso l’agricoltura abruzzese”, conclude Sichetti, “e restiamo disponibili a un confronto urgente con la Regione per affrontare insieme le criticità e individuare soluzioni condivise”.



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In Evidenza - 07 nov 2025

“Un futuro più sano e consapevole parte dalle scuole”: CIA Abruzzo aderisce alla proposta di legge

CIA Abruzzo ha aderito con convinzione alla proposta di legge di iniziativa popolare "Firma per un’Italia che cresce consapevole e sana! A scuola si coltiva salute, rispetto, futuro", che prevede l’introduzione dell’insegnamento obbligatorio di Educazione Alimentare, Stili di Vita Sani e Sostenibilità Ambientale nelle scuole italiane. La proposta mira a sensibilizzare le nuove generazioni su tematiche fondamentali per il benessere individuale e collettivo, contribuendo a costruire una società più sana, consapevole e sostenibile.

La proposta, presentata nella prestigiosa Sala Caduti di Nassiriya del Senato della Repubblica durante una conferenza stampa promossa da alcuni senatori con la collaborazione di Longaevitas APS e delle principali realtà italiane impegnate in salute, alimentazione, scuola e sostenibilità, è stata illustrata da Beatrice Tortora, presidente nazionale de La Spesa in Campagna e rappresentante di Cia-Agricoltori Italiani. L’obiettivo è raccogliere 50.000 firme entro il 28 novembre 2025, per portare in Parlamento un progetto che guarda al futuro delle nuove generazioni e del Paese.

Un’iniziativa che CIA ritiene fondamentale per formare una generazione di cittadini più consapevoli, responsabili e in salute, capace di fare scelte alimentari più equilibrate e di adottare comportamenti sostenibili.

“Questa proposta rappresenta un’opportunità cruciale per affrontare le sfide sanitarie e ambientali del nostro tempo. Investire in un’educazione che metta al centro la salute, la sostenibilità e il rispetto per l’ambiente è il passo giusto per costruire un futuro più sano e consapevole”, dichiara Nicola Sichetti, Presidente Cia Abruzzo. La proposta non solo promuove la salute dei cittadini, ma sostiene anche le filiere locali e l’economia del territorio, puntando a valorizzare la dieta mediterranea e le tradizioni alimentari italiane.

È possibile firmare digitalmente con QR code tramite SPID o CIE. L’adesione è possibile online al link: https://firmereferendum.giustizia.it/referendum/open/dettaglio-open/3700000



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In Evidenza - 07 nov 2025

CIA Abruzzo: “Il calo del prezzo dell’olio è una speculazione. Nessuna giustificazione economica”

CIA Abruzzo denuncia l’anomala ondata ribassista che sta interessando il mercato dell’olio extravergine di oliva italiano. Il calo dei prezzi, scesi fino a 8 euro/kg, non ha alcuna base economica reale e appare frutto di una manovra speculativa organizzata per condizionare il mercato.

Secondo quanto emerge, un gruppo di imprenditori oleari e imbottigliatori toscani e umbri, da tempo legati da stretti rapporti commerciali, avrebbe avviato da inizio ottobre una strategia concertata proponendo acquisti di olio nuovo a non più di 7,5 euro/kg. Pochi contratti, soprattutto tra Bisceglie e Corato, sono bastati a generare un effetto domino sui mercati, spingendo artificiosamente le quotazioni verso il basso.
In diversi casi, si è trattato di oli di qualità inferiore, talvolta con difetti organolettici o residui non autorizzati, venduti comunque come extravergine per influenzare il mercato.

“Non ci sono i presupposti per un’ondata ribassista, è una pura speculazione,” afferma Nicola Sichetti, Presidente di CIA Abruzzo. “I costi di produzione restano elevati e la qualità dell’olio italiano è ottima. Parlare di crollo dei prezzi è del tutto ingiustificato.”

A confermare la tenuta del comparto è Pierluigi Pace, produttore olivicolo del pescarese, “La vendita procede bene e non ci sono motivi per un calo. La domanda è stabile e l’olio abruzzese mantiene un’ottima reputazione. Chi parla di crisi crea solo allarmismo utile a chi vuole speculare.”

CIA Abruzzo invita le istituzioni e gli organi di controllo a monitorare attentamente le dinamiche commerciali e ad intervenire contro comportamenti scorretti che danneggiano il lavoro dei produttori e l’immagine dell’olio italiano.

“L’olio extravergine di oliva va difeso, non svenduto,” conclude Sichetti.



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In Evidenza - 05 nov 2025

Credito agricolo in calo anche in Abruzzo: -12% sugli investimenti. Cia: “Senza liquidità paralisi del settore"

Anche in Abruzzo si fa sentire la stretta del credito che sta colpendo il settore primario in tutta Italia. Secondo il Report Ismea 2024 sull’accesso al credito agricolo, nella regione lo stock complessivo dei prestiti alle imprese agricole è sceso dell’1,2% rispetto al 2023, fermandosi a 560 milioni di euro, pari all’1,5% del totale nazionale.

Ma il dato più allarmante riguarda gli investimenti a medio e lungo termine, crollati del 12,1% in un solo anno: -10,4% per la costruzione di fabbricati rurali, -14,7% per l’acquisto di macchine e attrezzature e -6,4% per l’acquisto di immobili.

“Questi numeri parlano chiaro: l’agricoltura abruzzese sta rallentando, non per mancanza di idee o di progetti, ma per assenza di credito”, denuncia Nicola Sichetti, presidente Cia Abruzzo. “Molte aziende non riescono più a investire, schiacciate tra costi produttivi in aumento, eventi climatici estremi e banche sempre più prudenti. Così si rischia di fermare un settore che è fondamentale per l’economia e la coesione dei nostri territori rurali”.

Il rapporto Ismea certifica un quadro nazionale altrettanto difficile: nel 2024 il credito al settore primario è calato del 3,3% (da 39,4 a 38,3 miliardi di euro), e l’80% delle aziende agricole non ha chiesto prestiti. La maggior parte – il 75% – dichiara di non averne avuto bisogno, ma un ulteriore 5% ha rinunciato per paura di un rifiuto.

In Abruzzo, dove il tasso di deterioramento del credito resta relativamente basso (1,81% nell’area Sud), la contrazione degli investimenti preoccupa soprattutto nelle aree interne e di montagna, dove l’accesso al credito è storicamente più difficile.

“Serve un piano straordinario per la liquidità”, aggiunge Sichetti, “Chiediamo alla Regione di attivare fondi di garanzia dedicati, strumenti di microcredito agricolo e canali preferenziali per i giovani agricoltori. Senza misure mirate, il rischio è che le aziende restino ferme proprio mentre il mercato chiede innovazione e sostenibilità”.

La preoccupazione del mondo agricolo cresce anche sul fronte nazionale. Il presidente Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, intervenendo in audizione al Senato sulla legge di Bilancio 2026, ha parlato di una “batosta per l’agricoltura”, denunciando che “non c’è nulla nella manovra che aiuti davvero il comparto”.
In particolare, Cia critica l’articolo 26, che impedisce la compensazione dei crediti d’imposta con i contributi previdenziali e assistenziali, togliendo alle imprese agricole una delle poche possibilità di recupero delle spese sostenute per innovare.

Cia chiede il rifinanziamento del Fondo per le filiere agricole e la gestione delle crisi di mercato, nuovi investimenti per comparti in difficoltà come il cerealicolo, la proroga della Zes Agricola, oltre a maggiori risorse per “Più Impresa” e per i sostegni contro fitopatie ed epizoozie.

Cia Abruzzo si unisce dunque all’appello lanciato dal livello nazionale, ribadendo la necessità di politiche creditizie e fiscali realmente efficaci, capaci di ridare fiducia agli agricoltori e garantire liquidità a un comparto che resta pilastro economico e sociale della regione.

“Il credito non è solo una leva finanziaria”, conclude Cia Abruzzo, “ma una condizione essenziale per mantenere vivo il tessuto agricolo e garantire cibo, lavoro e presidio del territorio”



News Regionali
In Evidenza - 03 nov 2025

Ue: Cia, accordi commerciali solo con reciprocità e vera tutela per gli agricoltori


Gli accordi commerciali devono servire a creare efficienza, competitività e vantaggi reciproci, non a scaricare i costi sulle imprese agricole. È questo il messaggio che il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, ha portato al Masaf, nell’incontro con il commissario europeo al Commercio, Maroš Šefčovič, ribadendo la posizione dell’organizzazione: reciprocità e tutela effettiva dei produttori devono essere il punto di partenza di ogni trattativa internazionale.
“Parlare di fondi di compensazione significa già ammettere che un accordo crea squilibri -ha detto Fini-. L’Europa deve garantire parità di regole e condizioni per tutti: solo così gli accordi possono essere strumenti di crescita e non di crisi”.

Cia ha richiamato la necessità di una valutazione d’impatto cumulativa sui vari accordi commerciali oggi in discussione, affinché la politica commerciale dell’Ue non diventi un fattore di instabilità per i mercati agricoli. Allo stesso tempo, ha chiesto clausole di salvaguardia realmente efficaci e tempestive per proteggere le produzioni sensibili.

Nel corso dell’incontro, Cia ha sollecitato il commissario Ue a rilanciare con decisione il dialogo con gli Stati Uniti per raggiungere l’obiettivo “zero per zero” sui dazi, a partire dal vino. “La stabilità nei rapporti con Washington è prioritaria”, ha spiegato Fini, ancora di più “dopo i pesanti segni di rallentamento del nostro export agroalimentare verso gli Usa, che da giugno ad agosto ha perso oltre 210 milioni di euro rispetto al 2024” e anche “contro il rischio di nuovi dazi antidumping sulla pasta italiana”.

Sul dossier Mercosur, Cia ha espresso forti preoccupazioni per l’insufficienza delle clausole di salvaguardia proposte dalla Commissione. “Servono meccanismi automatici e vincolanti, non discrezionali -ha osservato Fini-. Abbiamo necessità di maggiori certezze giuridiche rispetto alle soglie previste del 10% e di un sistema di monitoraggio trasparente e veloce per evitare l’import incontrollato di carne bovina, pollame, miele, zucchero e riso, che rischiano di mettere in crisi le filiere europee”.
Cia, infine, ha richiamato l’attenzione di Šefčovič sulla revisione del Regolamento SPG (Sistema di Preferenze Generalizzate). “Siamo preoccupati, il riso europeo non può essere lasciato senza difese -ha evidenziato Fini-. Per questo, occorre arrivare a stabilire una soglia di importazione ragionevole, da ripartire tra i Paesi beneficiari secondo le tendenza storiche di import, al fine di evitare concentrazioni eccessive e distorsioni di mercato”.

“Gli agricoltori europei non chiedono protezionismo -ha concluso il presidente di Cia- ma parità di condizioni. Solo con reciprocità, regole uguali per tutti e strumenti di tutela rapidi potremo affrontare la sfida della competitività globale senza sacrificare la nostra agricoltura”.



News Regionali
In Evidenza - 22 ott 2025

CIA: Bene la declaratoria di eccezionalità per le avversità atmosferiche. Ora risposte rapide e concrete per le aziende

CIA Abruzzo CIA Chieti–Pescara esprimono grande soddisfazione per la decisione della Giunta regionale che ha approvato la declaratoria dell’eccezionalità delle avversità atmosferiche che tra il 2 luglio e il 3 agosto 2025 hanno colpito i territori agricoli di Pescina, San Benedetto dei Marsi, Cerchio, Fossacesia, Rocca San Giovanni, Treglio e Frisa, con danni stimati in oltre 31 milioni di euro.

Il provvedimento riconosce ufficialmente la gravità del downburst del 3 agosto, un evento atmosferico di straordinaria intensità che ha devastato ampie zone della provincia di Chieti, in particolare Fossacesia, Frisa, Rocca San Giovanni, Torino di Sangro, Bucchianico e Casalincontrada, causando perdite tra il 50% e il 90% delle produzioni di vite, olivo, ortaggi, frutta e pomodori, oltre a danni gravi a serre, impianti e strutture aziendali.

“È un risultato importante per il nostro comparto”, dichiara il presidente di CIA Abruzzo, Nicola Sichetti, “Fin dalle prime ore successive all’evento abbiamo raccolto le segnalazioni degli agricoltori, documentato i danni e chiesto con forza il riconoscimento della calamità naturale. Oggi arriva una risposta concreta alle nostre richieste.”

“Il riconoscimento dell’eccezionalità”, aggiunge il presidente di CIA Chieti–Pescara, Domenico Bomba, “è il primo passo verso il ristoro delle imprese che hanno perso quasi tutto. Ora serve che i tempi per l’attivazione del Fondo di Solidarietà Nazionale siano rapidi e certi, perché le aziende non possono più attendere.”

Le confederazioni rinnovano l’appello alla Regione e al Governo affinché vengano adottate misure strutturali di prevenzione e adattamento climatico, potenziando la rete irrigua, gli strumenti assicurativi agevolati e gli interventi di difesa attiva, per proteggere il patrimonio agricolo e il reddito degli imprenditori.

“Questo evento”, conclude Sichetti, “è l’ennesima prova che il cambiamento climatico è una realtà con cui dobbiamo fare i conti ogni giorno. La politica deve essere pronta a sostenerci con strumenti efficaci, rapidi e moderni.”



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