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In Evidenza - 02 ago 2021
A Norcia per la seconda edizione del Glocal Economic Forum, la due giorni, il 30 e 31 luglio, organizzata da ESG89 per rilanciare il confronto su sostenibilità, resilienza e heritage culturale; Cia-Agricoltori Italiani, partner dell’evento, non poteva che riportare al centro del dibattito il ruolo cruciale e strategico delle aree rurali d’Italia e, quindi, di quella dorsale appenninica, patrimonio del Paese “troppo poco valorizzato”.
“E’ tutto nel progetto Cia ‘Il Paese che Vogliamo’” ha ricordato, infatti, il presidente nazionale Dino Scanavino nel suo intervento al forum inaugurale di venerdì sera a Piazza San Benedetto con le istituzioni locali e regionali, il mondo delle imprese e le associazioni di categoria.
“Occorre analizzare profondamente tutto il sistema organizzativo delle aree interne italiane, lì dove l’agricoltura, più che in altre zone, può svilupparsi -ha spiegato Scanavino-. Serve per capire il meccanismo d’azione più adeguato a colmare un vuoto urbanistico e migliorare le best practice esistenti in ambito agricolo e agroalimentare che, tra l’altro, valgono 50 miliardi di export. La produttività delle aree interne -ha precisato Scanavino- è rappresentata da quell’agricoltura che oggi è componente essenziale della resilienza ambientale e sociale del progetto green europeo.
Gli agricoltori italiani -ha poi aggiunto- hanno ancora molto da fare per essere meno invasivi e per questo occorrono i giovani, che portano nuove competenze, ricerca scientifica e innovazione, a beneficio del settore e delle aree rurali dove vivono oltre 12 milioni di persone.
Il problema della redditività è stato tra i punti chiave del passaggio del presidente di Cia, sui fondi che servono a fare dell’”Europa il continente più green del mondo” citando la presidente della Commissione Ue, von der Leyen. “Servono risorse e ci sono -ha detto- nel PNRR e nella Pac. Devono finanziare progetti che facciano fare un salto qualitativo all’agricoltura meno produttiva, portandola dentro il processo di sviluppo, non quello industriale, ma di sostenibilità sociale e ambientale”.
La gestione del territorio e della fauna selvatica, che sono tra le cinque azioni per cambiare l’Italia proposte da “Il Paese che Vogliamo” di Cia, arrivano puntuali sotto il cielo di Norcia con Scanavino che invita a non indietreggiare di un centimetro, perché sulle colline il vuoto che si crea viene riempito da animali selvatici e degrado. “Quello che dall’alto è macchia verde -ha precisato- sotto cela problemi idrogeologici e fenomeni di compromissione della biodiversità”.
Infine: “L’equilibro ambientale che dà vita alle aree interne -ha dichiarato il presidente di Cia- lo può garantire solo la presenza delle persone sul territorio e l’agricoltura con le attività collegate. I giovani si stanno avvicinando a quest’idea, ma contempli la garanzia del reddito insieme allo sviluppo economico, sociale e culturale. Questo, con “Il Paese che Vogliamo” è ciò che ci preme agevolare.
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In Evidenza - 28 lug 2021
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, rappresenta un’occasione unica anche per il sistema zootecnico nazionale e può consentirgli, con interventi mirati, di contribuire in modo significativo al rilancio economico del Paese nella sua transizione verde e digitale. Serve però un piano condiviso, tra istituzioni e operatori della filiera, con azioni e strumenti, anticrisi e di lungo periodo per il post pandemia. A fare il punto il convegno “PNRR: quali opportunità per le aziende zootecniche?” promosso dall’OICB, l’Organizzazione Interprofessionale Carne Bovina, che riunisce Cia-Agricoltori Italiani, Copagri, Confagricoltura, UNICEB, Assograssi, Fiesa-Confesercenti e con Assalzoo tra i soci fondatori.
Il settore zootecnico - ha ricordato l’OICB - è fondamentale per l’agroalimentare italiano. Il solo comparto della carne (bovina, suina e avicola) genera un giro d’affari di circa 30 miliardi di euro (10 miliardi alla produzione e 20 nell’industria di trasformazione), che arriva a 40 miliardi includendo latte e uova. In particolare, la carne bovina costituisce in valore il 44% e in volume il 33% dell’intero comparto. La filiera zootecnica italiana è ai primi posti nel mondo per qualità e, da tempo, gli allevatori hanno avviato un percorso improntato alla sostenibilità.
Garantire alle aziende zootecniche il giusto equilibrio tra competitività e produzioni compatibili con gli obiettivi green Ue è, dunque, la grande sfida sempre più stringente del post pandemia e che le aziende del comparto potranno sostenere se adeguatamente guidate nel metodo e supportate negli investimenti con strumenti e incentivi, i cui fondi possono arrivare sia dal PNRR che dalla Pac.
Bene, quindi per l’Organizzazione, la disponibilità, annunciata dal Mipaaf, di 6,8 miliardi a beneficio del settore primario e per interventi nel parco agrisolare, in logistica agroalimentare, irrigazione, innovazione della meccanizzazione, contratti di filiera e di distretto, biogas e biometano, banda larga e 5G.
Occorre coinvolgere sempre di più il sistema allevatoriale e zootecnico nel processo di modernizzazione delle imprese e puntare sul rapporto con i cittadini-consumatori, attraverso il pieno coinvolgimento della distribuzione, per maggiore trasparenza e tutela della qualità, prendendo in carico il compito di informare su questioni come il benessere animale, i processi allevatoriali virtuosi, e la logistica all’ingrosso improntata a criteri sostenibili, l’equa distribuzione del valore lungo la catena di approvvigionamento e la creazione di valore dai sottoprodotti, all’insegna dell’economia circolare.
In questo contesto, segnato pesantemente dagli effetti della pandemia, come dalle fake news sul settore, l’OICB rinnova il suo impegno al dialogo e al confronto nei tavoli istituzionali affinché vengano riconosciute al settore del bovino da carne, dalla filiera produttiva a quella mangimistica e della distribuzione, le giuste risorse, utili a innovazione e ricerca, in grado di salvaguardarne il reddito e lo sviluppo sul mercato interno ed estero.
All’evento sono intervenuti, il consigliere del Mipaaf, Elio Catania; Matteo Boso, presidente nazionale OICB; Gianmichele Passarini, responsabile filiere Cia-Agricoltori Italiani; Matteo Lasagna, vicepresidente Confagricoltura; Carlo Giulietti, presidente Copagri Veneto; Mario Grosso, consigliere Assograssi; Fulvio Fortunati, vicepresidente Uniceb; Gianpaolo Angelotti, presidente Fiesa Confesercenti; Marcello Veronesi, presidente Assalzoo.
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In Evidenza - 28 lug 2021
L’agricoltura italiana si candida a essere garante della sicurezza alimentare globale. Si tratta di un impegno che gli operatori del settore riconoscono con responsabilità da sempre e di cui la pandemia ha finito per farne emergerne valore e centralità. Crisi sanitaria, alimentare ed economica da una parte e impulso alla transizione green dall’altra, richiedono ora alle imprese agricole uno sforzo collettivo che va sostenuto, come nelle parole del premier Mario Draghi, da “un aumento dell’accesso al credito soprattutto per i piccoli agricoltori”. Così Cia-Agricoltori Italiani, dopo la giornata inaugurale del pre-summit Onu sui Sistemi alimentari, a Roma nella sede della Fao fino al 28 luglio, e ricordando le sue priorità, parte del documento “Uniti nel cibo” decalogo delle organizzazioni di categoria per il Food System Summit 2021.
Il summit del prossimo settembre a New York -sottolinea Cia- ci attende con proposte concrete e univoche, realizzabili e dai risultati certi nel breve e lungo periodo. Dunque, la tre giorni italiana deve essere in grado di fare sintesi dei contribuiti raccolti dai gruppi di lavoro e di cui anche Cia ha fatto parte negli ultimi mesi portando il suo contributo in vista del vertice Onu. Serve, ora, dare forma a una preview sfidante delle azioni necessarie a combattere la povertà alimentare, aggravata dalla pandemia, dal conseguente aumento dei prezzi mondiali dei prodotti alimentari, dalla riduzione degli scambi commerciali e dalla corsa all’approvvigionamento.
Lavorare tutti insieme per cambiare il modo in cui il mondo produce, consuma e pensa al cibo trova forza nel riconoscimento dell’operato degli agricoltori e nuovo input nel pre-summit di Roma, giro di boa cruciale per trasformare i sistemi alimentari globali in un’ottica più sostenibile, sana ed equa, resiliente e senza sprechi. Strumento tra i più potenti per cambiare rotta, frenare il dilagare della malnutrizione che, con il Covid, finirà per coinvolgere oltre 800 milioni di persone e compiere progressi decisivi al raggiungimento dei 17 Obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu.
Dunque, per Cia, la strada da percorrere passa per priorità come la centralità degli agricoltori nei sistemi alimentari; la sostenibilità economica base solida per assicurare quella ambientale e sociale; la garanzia di reddito per gli imprenditori e investimenti importanti in ricerca e innovazione tecnologica, big data, meccanizzazione e digitale per l’agricoltura; biocontrollo e riduzione delle perdite agroalimentari nei vari passaggi della filiera agricola dalla produzione alla distribuzione.
Secondo Cia, serve, inoltre, incrementare il recupero delle eccedenze di cibo per migliorarne la distribuzione e l’accesso, favorire la prevenzione dello spreco alimentare a livello domestico e fuori casa, promuovere l’adozione di un’alimentazione sana e sostenibile di cui è modello esemplare la Dieta mediterranea per garantire l'accesso al cibo salubre per tutti e tutelare le fasce di popolazione impoverite dalla pandemia. E ancora: occorre privilegiare sistemi di etichettatura che puntino a fornire al consumatore informazioni chiare e corrette, non basati su soluzioni semplicistiche e fuorvianti; rilanciare una migliore organizzazione delle relazioni di filiera, soprattutto di prodotti deperibili come l’ortofrutta, allargandole al sistema dei trasporti e della logistica; puntare sugli accordi interprofessionali per il contrasto delle perdite e su interventi economici e organizzativi in grado di esaltare la capacità della buona agricoltura.
Infine, la Food Coalition promossa dall’Italia, e che oggi conta oltre 40 Paesi, può contare sul contributo degli agricoltori di Cia che dal 2019 hanno promosso tavoli di lavoro tra organizzazioni e istituzioni sul territorio e nazionali, intorno al progetto “Il Paese che Vogliamo” per il rilancio dell’Italia puntando su aree interne e rurali, cuore della penisola che ancora manca di quell’ammodernamento infrastrutturale necessario ad assicurare a tutti servizi essenziali adeguati.
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In Evidenza - 28 lug 2021
Dodici volti e storie di agricoltori per altrettanti video che raccontano i processi sostenibili nella produzione di frutta e verdura salutare e sicura. Al via oggi, in occasione del Pre-Summit Onu sui sistemi alimentari la campagna di comunicazione Cia-Agricoltori Italiani che celebra sui canali social il 2021 Anno Internazionale della Frutta e Verdura, promosso dallo Fao e sancito da una risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della frutta e della verdura nell'alimentazione quotidiana. Nei video la narrazione diretta dell'imprenditore agricolo, che dall’azienda racconta al consumatore le pratiche virtuose di tanti giovani e donne impegnati nel settore dell’ortofrutta tricolore. Le 12 storie attraversano l’Italia da nord a sud e valorizzano la parità di genere, dando risalto in ogni video a un ortaggio o un frutto, con una programmazione sui social che segue il calendario stagionale della raccolta.
La campagna ha per focus l’innovazione e il miglioramento delle tecnologie fondamentali per aumentare l'efficienza e la produttività del comparto, riducendo perdite e sprechi. Queste best practice giocano un ruolo importante nella promozione della sostenibilità ambientale: dall’adattamento al cambiamento climatico, alla tutela della biodiversità e la corretta gestione delle risorse idriche. I miglioramenti possono variare da semplici tecnologie a livello aziendale a pratiche digitali più sofisticate, con innovazioni che aiutano a garantire la sicurezza e qualità dei prodotti freschi lungo la filiera. Come dichiarato da Fao, l’Anno Internazionale della Frutta e della Verdura 2021, vuole da un lato stimolare il consumo di frutta e verdura e dall’altro evidenziare come le catene di valore sostenibili e inclusive possono contribuire ad aumentare la produzione, a migliorare la disponibilità, la salubrità, l’accessibilità economica e la parità di accesso alla frutta e alla verdura, al fine di promuovere la sostenibilità economica, sociale e ambientale.
Cia ricorda come l’ortofrutta italiana sia la vera superstar dell’agricoltura nazionale. Rappresenta il 25,5% della produzione per un valore di 15 miliardi, interessa una superficie di 1,2 milioni di ettari, coinvolge circa 300mila aziende e sta reggendo all’urto della pandemia, nonostante le difficoltà gestionali, con picchi di vendite del +13% registrati durante il lockdown e acquisti stabili lungo tutto il 2020. “Il settore agroalimentare–ha dichiarato il presidente Cia, Dino Scanavino- è chiamato ora a raccogliere le sfide importanti del Green Deal, per permettere quegli interventi necessari a recuperare il gap di competitività con i competitor stranieri. Le opportunità offerte dal Recovery Plan e dalla Pac potranno, infatti, stimolare gli agricoltori a cogliere la crescente domanda di ortofrutta”. Il Covid ha, infatti, amplificato l’interesse verso una sana alimentazione, con il 57% degli italiani che consuma frutta e verdura perché “fa bene” alla salute e il suo consumo è universalmente riconosciuto come parte essenziale di una dieta equilibrata. Con 25 milioni di persone obese o in sovrappeso nel Paese -di cui il 25% bambini e adolescenti- è sempre più importante inserire frutta e verdura nel carrello della spesa, con un occhio attento alle caratteristiche del processo produttivo per il 55% delle famiglie (origine italiana, tracciabilità, prodotto locale e/o biologico) e alla stagionalità per il 43%.
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In Evidenza - 21 lug 2021
Per risollevare il settore ortofrutticolo, ancora in ginocchio per le gelate tardive di primavera e causa di danni per oltre 800 milioni, occorre attivare risorse aggiuntive straordinarie. La dotazione di 160 milioni prevista nel Dl Sostegni bis è, infatti, di gran lunga insufficiente. Cia-Agricoltori Italiani partecipa al tavolo nazionale dell’ortofrutta e riporta al centro del dibattito l’impatto dei cambiamenti climatici sulla sostenibilità economica, ambientale e sociale delle imprese del settore. Affrontare subito questa crisi serve anche a cogliere le opportunità di PNRR e Pac.
Per Cia, infatti, che sottolinea nuovamente come l’agricoltura tutta, sin dall'inizio della pandemia, abbia sempre garantito continuità a produzione e approvvigionamento; il settore ortofrutticolo è ancora alle prese con un’escalation di difficoltà che la coinvolgono da tempo e su più fronti. Ha fatto i conti con carenza di manodopera straniera in periodi cruciali per la gestione colturale e costi più elevati di produzione, post raccolta e logistica, per i dispositivi di protezione e sanificazione, distanze nei luoghi di raccolta, lavorazione e trasporto.
Settore chiave del Made in Italy -precisa Cia- incide per il 20% sull’agroalimentare con 1,2 milioni di ettari coltivati a frutta e verdura per 300 mila aziende coinvolte e un valore di 15 miliardi di euro, ma continua a essere considerato di serie B, senza agevolazioni previste dal Dl Rilancio ed escluso, per molto tempo, da interventi di decontribuzione previdenziale. Negli ultimi anni, ha pagato un prezzo alto per difficoltà operative e organizzative straordinarie, ma ha beneficiato solo di modestissimi interventi in termini di flessibilità, non godendo neanche di ristori adeguati. La pandemia, si è solo che innestata su una situazione economica critica dovuta a due anni di forti gelate, problemi fitosanitari come quelli causati dalla cimice asiatica e l’inasprirsi della competizione internazionale.
Da parte di Cia, dunque, l’appello perché su questi temi venga data ai produttori ortofrutticoli, risposta immediata e commisurata alla drammaticità del momento, guardando anche al perdurare dell’emergenza sanitaria per il Covid. Diversamente le aziende del settore, italiane ed europee, non saranno in condizione di cogliere le sfide del PNRR, essenziale, per esempio, sul fronte della logistica con l’Italia al 19° posto per infrastrutture e costi discutibili dell’autotrasporto su cui viaggia il 90% dell’ortofrutta, pari a 0,43 euro per chilometro in Italia, quasi il doppio rispetto ai competitor tedeschi (0,30 euro) e spagnoli (0,28 euro).
“Occorre lavorare sugli indennizzi e attivare tutte le soluzioni disponibili, anche a livello Ue -è intervenuto Cristiano Fini, della giunta nazionale di Cia-. Chiediamo l'attivazione di risorse aggiuntive straordinarie e interventi specifici dando seguito all'articolo 221 del regolamento 1308/2013, come già avvenuto in altre situazioni particolari. Inoltre -ha specificato- si acceleri con l'attuazione del Fondo Filiere di 150 milioni previsto in Legge di Bilancio e incrementato con il Decreto Sostegni per dare adeguata riserva finanziaria al settore.
Serve una strategia organica e coordinata -ha aggiunto- che metta a sistema le necessità del settore e le affronti con le risorse e le misure programmatorie esistenti, dalla futura Pac con nuovi strumenti di gestione del rischio, all’Ocm ortofrutta fino al PNRR, promuovendo la competitività e sostenendo gli investimenti e il trasferimento dell'innovazione per il miglioramento genetico e le nuove varietà, per più tecnologia e meccanizzazione avanzata, tecniche alternative per prevenzione e gestione fitopatie, utilizzo di energie rinnovabili e sistemi di irrigazioni a risparmio idrico, gestione dei residui virtuosa e circolare, post-raccolta, packaging riutilizzabile/riciclabile e valorizzazione degli scarti. Scongiuriamo -ha concluso Fini- il rischio reale di sradicamento degli impianti e di abbandono della coltivazione che purtroppo stiamo già registrando”.
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In Evidenza - 21 lug 2021
Protestano gli agricoltori di Cia Abruzzo davanti al consiglio regionale de L’Aquila contro l’invasione dei cinghiali.
Prevedere la possibilità di istituire personale ausiliario, adeguatamente formato e munito di licenza di caccia, per essere impiegato dalle autorità competenti in convenzione, da affiancare alla polizia provinciale e alle guardie venatorie che, in Abruzzo, rappresentano un numero esiguo.
È questo quello che la confederazione aveva chiesto nella modifica dell’art. 44 della legge regionale 10/04 nei punti in cui disciplina il controllo della fauna selvatica e che oggi reclama con questa mobilitazione. Una richiesta avanzata dal mese di febbraio, ben prima che iniziassero i danni a colture foraggere e cereali.
“Le attività di gestione e controllo non possono essere lasciate solo in capo ai cacciatori, che comunque hanno in questo modo la possibilità di esprimere la funzione sociale di quella che rimane una attività hobbistica e sportiva”, dichiara il presidente Cia Abruzzo Mauro Di Zio.
“Resta fondamentale condividere strategie e piani di contenimento, elaborati su basi scientifiche e su dati, georeferenziati, di danni alle colture e agli incidenti stradali, tra tutti i gestori del territorio, parchi e riserve compresi. A ciascuno la responsabilità di usare i mezzi ritenuti più idonei per raggiungere l'obiettivo, compreso le gabbie di cattura.
Bisogna intervenire con azioni sinergiche e immediate, non dare la possibilità agli animali selvatici di riprodursi, impossessandosi del territorio e creando danni alle colture ormai incalcolabili”, continua Di Zio, “Occorre anche che i risarcimenti siano pieni, vale a dire commisurati all’entità effettiva dei danni (modifica legge 157/92). Sono anni che Cia Agricoltori si batte per ottenere provvedimenti di contenimento della fauna selvatica, purtroppo nessuna istituzione, al di là delle rassicurazioni formali, ha ancora messo in pratica interventi concreti. Non è più tempo di assistere passivamente alla disperazione di agricoltori e allevatori nei campi, o alla macabra e terrificante contabilità di morti e feriti gravi sulle strade”, conclude Di Zio, “così come non si può aspettare con le dita incrociate, senza mettere in campo politiche di prevenzione,sperando che non arrivi da noi quella Peste Suina Africana, diffusa dai cinghiali, che anche poco oltre i nostri confini nazionali ha messo in ginocchio l'intero comparto suinicolo”.
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In Evidenza - 16 lug 2021
Creare le condizioni per cogliere le opportunità offerte dal Pnrr e rispondere con successo alle sfide della transizione ecologica, contrastando le fake news che spesso criminalizzano uno dei segmenti più dinamici della nostra zootecnia. Sono questi i temi principali discussi nell’incontro a Roma fra il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino e Antonio Forlini, da poco confermato al suo secondo mandato in Unaitalia, l’associazione di categoria che tutela e promuove la filiera avicunicola nazionale. Presenti all’incontro anche Gianmichele Passarini, responsabile del settore zootecnico nella Giunta nazionale Cia e le Dg delle due associazioni: Claudia Merlino (Cia) e Lara Sanfrancesco (Unaitalia).
“Le risorse del Pnrr aprono a una fase nuova di rilancio del Paese e rappresentano una grande occasione anche per la nostra filiera avicunicola –ha dichiarato Scanavino-. In particolare, gli interventi relativi alla rivoluzione verde e alla transizione ecologica consentiranno di migliorare i sistemi produttivi e permetteranno al sistema zootecnico di spingere sul pedale dell'innovazione tecnologica, puntando sulla sostenibilità ambientale, che è già da molti anni un obiettivo primario del comparto”. Sarà, dunque, strategico l’investimento nelle nuove tecnologie, che rendano autosufficiente dal punto di vista energetico il settore, riducendo l’impatto ambientale e offrendo una maggior garanzia di benessere animale.
Altra parola chiave dell’incontro è stata la competitività. Per Scanavino sarà, infatti, importante attivare sinergie tra tutti gli attori del sistema e i soggetti istituzionali per sviluppare piani strategici di sviluppo che rendano sempre più concorrenziale la filiera avicunicola e la tutelino dall’importazione indiscriminata di materia prima meno sostenibile extra-Ue, che metterebbe a rischio non solo l’autosufficienza dell’avicoltura italiana, ma l’intera zootecnia italiana.
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In Evidenza - 13 lug 2021
La definizione del Piano strategico nazionale della Pac 2023-2027 e il Regolamento transitorio fino al 31 dicembre 2022, il ruolo del biologico negli Ecoschemi e il rafforzamento del settore per la sua crescita in termini di superficie coltivata, ricerca e innovazione. Questi gli ambiti d’azione per rendere l’agricoltura vera protagonista, con il biologico in testa, della transizione ecologia europea. Questi gli asset strategici su cui capitalizzare trent’anni di attività dall’emanazione del primo Reg.CE sul biologico (2092/91) e centrali nella riflessione, in prospettiva, a vent’anni dalla nascita di Anabio, l’Associazione per la promozione del biologico di Cia-Agricoltori Italiani che, in occasione della sua Assemblea annuale, ha fissato le priorità per il settore.
Guarda all’Europa, Anabio-Cia, quale cruciale terreno di sviluppo di un settore, il biologico, che solo in Italia conta 2 milioni di ettari coltivati, impegna 80.000 operatori e vale 3,5 miliardi di euro. In primo luogo, con un Piano strategico nazionale della Pac che sappia fornire misure e opportunità in grado di far superare l’eterogeneità dei comportamenti a livello regionale, per ragionare come sistema Paese. In secondo luogo, con il mantenimento dell’agricoltura biologica negli Ecoschemi, per fornire, attraverso il I° e il II° Pilastro della Pac, le risorse necessarie a tutti i produttori bio, con la possibilità di dare impulso ai distretti e alla sperimentazione in aree votate all’agricoltura. E’ fondamentale poi, precisa Anabio-Cia, che al Piano europeo per il promozione del biologico, faccia seguito un Psn che investa nella valorizzazione del settore con progetti agro-ambientali collettivi per incentivare gli agricoltori e iniziative di engagement tra le comunità di cittadini, come nelle mense scolastiche. Tra le priorità, infine, l’attenzione ai mercati in crescita nei Paesi Terzi, il miglioramento del sistema di tracciabilità, l’introduzione della certificazione di gruppo, la raccolta dei dati e un’opportuna dotazione finanziaria da destinare alla ricerca sul campo. Serve adottare l’approccio agroecologico nella sua interdisciplinarità, molto valido per l’agricoltura bio con obiettivo non solo il rendimento produttivo, ma anche la conservazione del suolo e della biodiversità, la sicurezza e la qualità dei prodotti e una migliore promozione di produzione e consumo locale.
Secondo Anabio-Cia, il biologico italiano può cogliere con intelligenza questo straordinario periodo di riforme e investimenti, applicando le innovazioni tecnologiche disponibili e finanziabili dai diversi programmi comunitari e aggiornando anche il metodo di produzione con le recenti acquisizioni in campo agroecologico. Il settore può muoversi, inoltre, verso una crescita ragionata della superficie coltivata, puntando, da una parte, su bio-protezione delle colture, Sistemi di supporto alle decisioni e sementi certificate. Dall’altra, sollecitando un'analisi d'impatto da parte della Commissione Ue e dell'Italia per capire gli effetti di un aumento della produzione biologica su agricoltura totale, tenuta delle aziende del settore e, infine, sui cittadini/consumatori.
“Come raccontano i primi 20 anni di Anabio -ha dichiarato il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino- il nostro compito, attraverso l’Associazione, sarà sempre quello di migliorare la capacità di accesso dei produttori biologici ai finanziamenti disponibili sia a livello Ue che nazionale, oltre il consolidamento dell’importante ruolo di rappresentanza costruito nel tempo con le istituzioni, a tutela e valorizzazione del settore e dei suoi protagonisti. Infine -ha concluso Scanavino- la transizione ecologica che ci attende, richiede anche per il settore bio, l’attivazione di una cabina di regia, al fine di assicurare continuità e integrazione a livello locale, regionale, nazionale e comunitario. Cia resta pronta a fornire, anche in questo caso, il suo contributo”.
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In Evidenza - 08 lug 2021
Siglato il rinnovo del CCNL Impiegati agricoli sottoscritto da tutte le parti sociali (era scaduto nel dicembre 2019), che hanno raggiunto l’accordo con un aumento del 2%, con decorrenza 1/7/2021. Il contratto interessa circa 16.000 impiegati, ma nonostante il rallentamento delle trattative a causa delle crisi pandemica, le associazioni dei datori e dei lavoratori nel mondo agricolo sono riuscite comunque a garantire un contratto adeguato a chi svolge attività fondamentali a supporto degli imprenditori. Per Cia-Agricoltori Italiani, l’esito positivo del negoziato è di grande importanza, trattandosi del rinnovo di uno dei due principali contratti del comparto, in rappresentanza del 3% dei lavoratori del settore agricolo.
In uno scenario in cui, da una parte, si registra l’assenza di strumenti normativi che disciplinano la flessibilità intrinseca nell’occupazione agricola e dall’altra, la presenza di una legislazione contro il lavoro irregolare sempre più stringente, Cia ritiene che questo contratto possa essere lo strumento utile a convogliare sia le esigenze di lavoratori e imprese. Il rinnovo del CCNL potrà, dunque, avere la capacità di attrarre sempre di più le imprese agricole, considerando che in questi ultimi di 10 anni l’occupazione agricola ha mantenuto i suoi livelli, senza subire traumi, registrando piccoli, ma significativi trend di crescita
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In Evidenza - 07 lug 2021
La sfida di una giovane laureata in marketing che ha portato il digital farming e i sistemi satellitari nell’azienda di famiglia in Emilia, controllando i campi di mais dal pc e riducendo l’impatto ambientale con gli algoritmi. L’entusiasmo di un allevatore di capre del Monferrato, che ha investito sull’uso medico e cosmetico della cannabis light, trovando un partner internazionale in un settore nuovo con un potenziale da 120 miliardi. E poi, l’utilizzo di robot intelligenti per l’alimentazione “di precisione” delle razze bovine per migliorare il benessere animale in una fattoria a San Gimignano che unisce innovazione e tradizione con tre generazioni di allevatori. Sono questi alcuni esempi delle realtà vincitrici di Bandiera Verde Agricoltura 2020, il Premio promosso da Cia-Agricoltori Italiani e annullato lo scorso anno per le restrizioni dovute al Covid. Giunto alla XVIII edizione, è stato consegnato oggi a Roma nella Protomoteca del Campidoglio a 15 campioni della nuova agricoltura italiana, scelti in base a specifiche categorie. Assegnati anche 3 riconoscimenti a comuni rurali virtuosi e 4 premi speciali.
La ricerca di una continua evoluzione tecnologica è il segreto del successo delle imprese agricole premiate, che permette di resistere alle crisi economiche come quella che ha travolto il Paese nell’ultimo anno e mezzo con la pandemia. E anche la sfida di non abbandonare le aziende familiari grazie a un’agricoltura che si evolve con la ricerca, ma non tradisce la missione di tutela dell’ambiente e di valorizzazione delle aree rurali. A conferma del dialogo costante del settore con la tecnologia, il giro d'affari dell’agricoltura 4.0 ha toccato in Italia quota 450 milioni di euro con una crescita annua del 22% (Osservatorio Smart Agrifood) e comprende tutto il complesso di tecnologie usate dalle aziende per migliorare le rese e la sostenibilità delle coltivazioni, la qualità dei prodotti finali e le condizioni dei lavoratori. Un altro tratto distintivo delle aziende vincitrici è il legame con la sostenibilità. L’agricoltura italiana pesa solo il 7% circa sul totale delle emissioni prodotte che si riversano sull’ambiente. Tra i Paesi Ue, è anche quello con il minor numero di prodotti con residui chimici oltre i limiti di legge: appena lo 0,6% del totale. In più, l’Italia si conferma anche ai vertici mondiali per aree coltivate a biologico, con quasi 2 milioni di ettari in tutta Italia: il 15% della superficie agricola totale, in crescita del 46% dal 2012.
A vincere Bandiera Verde Gold, il premio assegnato al “campione dei campioni” fra tutti i premiati di quest’edizione, è stato Francesco Paolo Valentini, titolare della cantina più antica d'Abruzzo, che ha contribuito a rendere famosi i vini abruzzesi nel mondo (Trebbiano, Montepulciano, Cerasuolo), portando avanti una tradizione di famiglia che risale al Seicento. Valentini è stato un simbolo della grande resilienza del comparto in questo periodo così precario. Ha dotato i collaboratori dei migliori dispositivi di sicurezza in circolazione, organizzando attività di formazione e prevenzione anti-Covid e stipulando polizze assicurative per garantire la salute dei suoi collaboratori in caso di contagio dentro o fuori l’azienda.
Tra gli altri premi, un riconoscimento speciale alla dedizione di due agricoltori al servizio del territorio, nonostante asperità geologiche e avversità climatiche. Da una parte, l’ex professore di matematica con la sua straordinaria esperienza di “agricoltura eroica” all’Isola del Giglio, grazie al recupero di alcuni antichi vigneti abbandonati e coltivati su ripidi pendii che scendono a picco sul mare. Dall’altra, l’avventura del casaro “speleologo” che ha trasformato le tipiche grotte carsiche argillose, profonde fino a 70 metri, in cantine dove conserva i suoi formaggi “minerali”, che racchiudono il profumo dei pascoli e il sapore della terra. Premio speciale anche al malgaro piemontese che porta avanti questo antico mestiere, testimone e difensore delle tradizioni agricole e folkloristiche locali.
Per la sezione Agri-cinema, il premio a “Fuori era primavera - Viaggio nell’Italia del lockdown” di Gabriele Salvatores, racconto cinematografico sulla drammaticità della pandemia ma anche sulla riscoperta dei territori rurali, come elemento di speranza per il futuro. Spazio, come ogni anno, anche all’agricoltura del Mediterraneo con la Bandiera Verde assegnata all’Associazione di tecnici siriani agroalimentari “Hak” per aver contribuito alla promozione e allo sviluppo dell’agricoltura fra le comunità rurali siriane nell’ambito di un progetto finanziato dalla cooperazione italiana e dal CIHEAM di Bari. Nella categoria Agri-press International, premio a “Olive Oil Times”, pubblicazione indipendente con sede negli Usa, che fornisce notizie per professionisti, consumatori e appassionati, risultando la fonte di informazioni del settore più autorevole a livello internazionale, con corrispondenti dalle zone olivicole di tutto il mondo.
“Mai come in questo periodo -sottolinea il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino- abbiamo visto gli agricoltori fare grandi sacrifici, ma anche dimostrare grande tenacia e resilienza. Il Premio Bandiera Verde 2020 è una ulteriore prova, con un’edizione che abbiamo saputo portare a termine nonostante le tante difficoltà. Ai 15 campioni vanno le nostre congratulazioni: sono, oggi, protagonisti di un premio che riconosciamo simbolicamente a tutti gli imprenditori agricoli italiani”.
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In Evidenza - 07 lug 2021
Sale la fiducia delle aziende agricole nella possibilità di essere multicanale, sviluppando, quindi, più strategie di vendita diretta per rafforzare e capitalizzare il rapporto diretto con i cittadini-consumatori. Un’azienda su 3, avendo attivato, durante la pandemia, la consegna a domicilio e il punto vendita in azienda, continuerà a utilizzarle come opportunità di business anche nel post Covid. A dirlo è Cia-Agricoltori Italiani con la sua Associazione per la promozione della vendita diretta, la Spesa in Campagna, in occasione del webinar "Il punto vendita in azienda come vetrina del territorio e le opportunità dell’e-commerce”.
Da metà giugno, spiega la Spesa in Campagna-Cia, il fatturato delle aziende agricole tramite la vendita diretta è sceso drasticamente e fino al 5% sul guadagno totale, per quanto riguarda la sola consegna a domicilio, ma a incidere è perlopiù l’arrivo dell’estate e l’incremento delle vaccinazioni che stanno portando, soprattutto le famiglie, a una maggiore mobilità fuori dal perimetro abituale. I punti di forza della consegna a domicilio e dell’attività commerciale in azienda con il punto vendita, che tra aprile e maggio hanno complessivamente raggiunto anche un +140% di fatturato, non sono, dunque, in discussione, sebbene scoperti con lockdown e restrizioni, auspicabilmente non ripetibili.
Come ricorda, infatti, la Spesa in Campagna-Cia, le oltre 1000 imprese agricole - tra le sue 6 mila aziende della vendita diretta e i 24 mila agriturismi associati a Turismo Verde-Cia che aderirono all’iniziativa Cia per la consegna a domicilio in tutta Italia, di materie prime fresche e di qualità per supportare famiglie e anziani, durante la pandemia - stanno continuando a offrire questo servizio al cittadino per consolidare il posizionamento sul territorio e fidelizzare i nuovi clienti che hanno continuato a comprare, direttamente nel punto vendita dell’azienda o tramite consegna a domicilio il sabato, i prodotti degli agricoltori, di qualità, sostenibili e che rispettano la stagionalità.
Dunque, la Spesa in Campagna-Cia prevede che da qui al 2022, un’azienda su 3 sarà più orientata alla multicanalità della vendita diretta, capitalizzando l’esperienza non solo della consegna a domicilio, ma anche del punto vendita, della bottega di quartiere e dei mercati rionali. Sempre più pronta a trovare il suo spazio, anche quando di piccola e media dimensione, anche sul mercato online, così come nell’obiettivo della piattaforma Cia dalcampoallatavola.it, primo e-commerce con protagonisti gli agricoltori italiani. Di recente attivazione, il portale Cia nato con il sostegno di J.P. Morgan, permette, infatti, a tutte le aziende -soprattutto quelle che non potrebbero gestire un e-commerce in autonomia- di vendere a un prezzo congruo, recuperando così sulla catena del valore.
“Il calo delle vendite estive non è una novità -ha dichiarato il presidente de la Spesa in Campagna-Cia, Matteo Antonelli-. Per questo ragioniamo già guardando a settembre-novembre, quando per via della sovrapposizione delle produzioni stagionali, ci sarà molto da vendere. Saranno mesi importanti per la ripresa -ha aggiunto Antonelli- e poter contare su più canali di vendita tornerà utile alle aziende che nel frattempo stanno migliorando il servizio per dare il meglio ai consumatori, ma anche per ridurre i costi della logistica, puntando molto anche sull’attività del punto vendita dove in tanti continuano a fare spesa. Questo -ha concluso Antonelli- sempre garantendo la massima sicurezza anti-Covid, come dalla prima ora, e rispettando l’identità aziendale legata al territorio e promossa dalla vendita diretta, punto d’incontro insostituibile con i cittadini-consumatori”.
“Occorre non abbassare la guardia -è intervenuta Claudia Merlino, direttore generale di Cia-Agricoltori Italiani-. La nuova normalità richiede da parte nostra la stessa, se non maggiore, attenzione riservata alle aziende durante la pandemia. La ripresa va sostenuta, offrendo agli imprenditori strumenti oltre che supporto. Ecco perché rinnoviamo l’impegno per migliorare nei servizi e nella consulenza sulla vendita diretta e crediamo molto nell’opportunità dell’e-commerce. Il suo sviluppo tra le piccole e medie imprese va guidato nel tempo ed è quello che stiamo facendo”.
Il webinar sul punto vendita è l’ultimo di tre incontri online promossi da la Spesa in Campagna-Cia sulle opportunità della vendita diretta. Sono intervenuti tra gli altri: Andrea Pagliai, Casina Olivart di Bagni di Ripoli (FI) e Mario Grillo, Fattoria Biò di Camigliatello Silano (CS).”
News Regionali
In Evidenza - 06 lug 2021
La Regione Abruzzo ha aperto le domande per la richiesta dei contributi per la ristrutturazione e la riconversione dei vigneti per l'annualità 2020-2021.
Possono essere finanziate: la ristrutturazione del vigneto, la riconversione varietale e il miglioramento delle tecniche di coltivazione.
Non sono ammesse al contributo le pratiche di ordinaria manutenzione, così come le normali operazioni di reimpianto dovute alla fine del ciclo produttivo della vigna.
Possono fare domanda come beneficiari tutti i viticoltori che abbiano una azienda in Abruzzo, iscritti alla Camera di Commercio, e che siano in possesso di un vigneto o come proprietari, o affittuari o usufruttuari.
La superficie minima ammessa al contributo è di 0,5 ettari, ridotta a 0,3 ettari nel caso in cui il totale dei vigneti aziendali sia inferiore ad un ettaro.
I contributi copriranno il 50% dei costi di estirpazione e di reimpianto e il 100% del mancato reddito. In ogni caso il contributo massimo non può superare i 13.500 euro ad ettaro.
Puoi recarti all'ufficio Cia più vicino per la richiesta del finanziamento. La presentazione delle domande scade il 15 luglio 2021.
Per maggiori informazioni consultare il file in allegato.
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