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1 In Evidenza - 30 dic 2025

Consumo di suolo in Abruzzo: allarme dei giovani agricoltori CIA

I dati più recenti sul consumo di suolo in Abruzzo evidenziano una crescita preoccupante del fenomeno. Nel 2024, la superficie artificiale regionale ha raggiunto 54.402 ettari, pari al 5,05% del territorio, con un incremento netto di 299 ettari rispetto al 2023.

Le province più colpite sono Pescara (7,27%), Teramo (6,7%) e Chieti (6,35%), mentre L’Aquila registra il valore più basso (3,2%). Tra i capoluoghi di provincia, Pescara detiene il primato con oltre il 51% di superficie impermeabilizzata, seguita da Chieti (21%), Teramo (10%) e L’Aquila (5%). Il consumo di suolo pro capite in Abruzzo è di circa 428 m² per abitante, superiore alla media nazionale di 365 m².

Di fronte a questi dati, interviene Diego Pasqualone, Presidente di AGIA Abruzzo Giovani Imprenditori Agricoli, “Ogni ettaro di suolo perduto è un patrimonio agricolo che scompare irrimediabilmente”, dichiara Pasqualone, “Questo significa meno terreni per coltivazioni, boschi e spazi verdi, con effetti diretti sulle nuove generazioni”.

Pasqualone denuncia come gran parte del nuovo consumo di suolo riguardi impianti fotovoltaici a terra, poli logistici e centri commerciali, insediati su terreni agricoli fertili, mentre molte aree dismesse rimangono inutilizzate, “Si continua a cementificare il territorio invece di rigenerare le aree già urbanizzate. È un controsenso che deve finire”.

L’associazione AGIA Abruzzo chiede alle istituzioni regionali e locali di adottare misure più incisive per proteggere il suolo agricolo, incentivare il riuso e la rigenerazione delle aree già urbanizzate e supportare i giovani agricoltori nella gestione sostenibile del territorio.

“Difendere il suolo significa difendere l’agricoltura, la sicurezza dei cittadini e la qualità della vita”, conclude Pasqualone, “Senza un cambio di rotta immediato, rischiamo di pagare un prezzo molto alto in termini ambientali, economici e sociali”.

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2 In Evidenza - 29 dic 2025

Bando ISI Inail, CIA Chieti-Pescara: fondi per macchine agricole più sicure, ma l’accesso resta complesso

Rinnovare le macchine agricole non è solo una scelta tecnologica o ambientale, ma una leva fondamentale per migliorare la sicurezza sul lavoro e la qualità dell’attività agricola. A ribadirlo è CIA Chieti-Pescara, che accoglie con favore la pubblicazione del Bando Isi 2025 dell’Inail, uno strumento concreto a sostegno delle imprese agricole che investono in prevenzione e innovazione, pur sottolineando le difficoltà di accesso ai fondi.

L’agricoltura resta uno dei settori più esposti al rischio di infortuni, spesso legati all’utilizzo di macchinari obsoleti e non adeguati agli standard di sicurezza attuali. In particolare nei territori collinari e interni delle province di Chieti e Pescara, il rinnovo del parco macchine rappresenta un passaggio essenziale per ridurre i rischi e migliorare le condizioni di lavoro.

In questo contesto si inserisce il Bando Isi 2025, pubblicato il 18 dicembre, che mette a disposizione 600 milioni di euro complessivi per il miglioramento della sicurezza nei luoghi di lavoro. Per il settore agricolo sono stanziati 90 milioni di euro nell’Asse 5, di cui 70 milioni destinati alle micro e piccole imprese agricole e 20 milioni riservati ai giovani agricoltori. I contributi, a fondo perduto, coprono fino al 65% delle spese ammissibili (80% per i giovani) con importi compresi tra 5.000 e 130.000 euro.

Per l’Abruzzo, le risorse dell’Asse 5 – Agricoltura ammontano complessivamente a 7.138.912,50 euro, con un incremento rispetto alla dotazione iniziale di 2.444.466,00 euro, pari a +192%


Nel dettaglio:

  • Asse 5.1 – settore della produzione primaria dei prodotti agricoli: 5.179.952,50 euro, a fronte di una quota iniziale di 1.810.313,00 euro;

  • Asse 5.2 – giovani agricoltori: 1.958.960,00 euro, su una quota iniziale di 634.153,00 euro.

Nonostante l’incremento delle risorse, accedere ai fondi può risultare difficile a causa della complessità burocratica.Per questo, CIA Chieti-Pescara ribadisce la necessità di snellire le pratiche, semplificando la procedura e offrendo supporto concreto alle aziende agricole, così da trasformare le risorse in un reale strumento di sicurezza e innovazione.

Queste risorse si affiancano al rifinanziamento dell’Asse 5 del Bando Isi Agricoltura 2024, che ha portato la dotazione complessiva per l’agricoltura a 248 milioni di euro, rafforzando ulteriormente le opportunità di investimento per il settore.

CIA Chieti-Pescara sottolinea come l’impegno sul fronte della sicurezza non si limiti al sostegno agli incentivi, ma passi anche attraverso l’informazione e la formazione. Negli ultimi anni l’organizzazione ha promosso e organizzato diversi corsi e incontri in collaborazione con l’Ispettorato del Lavoro, con l’obiettivo di informare gli agricoltori sui principali rischi in agricoltura, sull’uso corretto dei macchinari e sul rispetto delle norme di sicurezza.

“Il rinnovamento delle macchine agricole”, dichiara Domenico Bomba, Presidente CIA Chieti-Pescara, “è una priorità per garantire maggiore sicurezza agli operatori e allo stesso tempo sostenere la competitività delle imprese. Come CIA siamo da sempre attenti a questo tema: non a caso abbiamo organizzato numerosi corsi con l’Ispettorato del Lavoro per diffondere una vera cultura della prevenzione. La sicurezza nasce dalla formazione, ma si consolida anche attraverso investimenti concreti in macchinari moderni e affidabili   Al tempo stesso, snellire le pratiche burocratiche è fondamentale per permettere a tutte le aziende di accedere ai fondi senza difficoltà”.

Attraverso l’Asse 5, l’Inail finanzia l’acquisto o il noleggio con patto di acquisto di trattori e macchine agricole di nuova generazione, conformi alle normative europee, in grado di ridurre il rischio infortunistico, le emissioni inquinanti e la rumorosità, migliorando l’efficienza complessiva delle aziende.

“Per il nostro territorio”, conclude Bomba, “queste risorse rappresentano un’opportunità importante per accompagnare le imprese agricole in un percorso di ammodernamento necessario e ormai non più rinviabile. Innovazione, formazione e sicurezza devono andare di pari passo”.

CIA invita infine le aziende agricole del territorio a informarsi presso i propri uffici sulle modalità di accesso ai fondi e a prepararsi per tempo alla presentazione delle domande.

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1 In Evidenza - 23 dic 2025

Natale 2025, cresce la spesa per prodotti locali e agriturismi, ma il reddito agricolo resta in crisi

Il Natale 2025 arriva in un contesto economico complesso, segnato da un aumento generalizzato dei prezzi che pesa sulle famiglie e sulle imprese. La spesa natalizia cresce in media tra il 6 e l’8% rispetto allo scorso anno, ma non perché si compri di più: si spende di più per acquistare le stesse quantità. A incidere sono soprattutto i rincari energetici, logistici e dei servizi, mentre il reddito reale dei cittadini continua a ridursi.

In questo scenario, però, c’è un aspetto che continua a essere sottovalutato: l’aumento dei prezzi al consumo non genera reddito per gli agricoltori. “Il problema è evidente”, dichiara il Presidente CIA Chieti-Pescara Domenico Bomba, “mentre tutto aumenta, chi produce cibo resta sempre l’anello debole. Non è più accettabile che i costi e i rincari siano scaricati su famiglie e imprese agricole”.

Nelle province di Chieti e Pescara operano complessivamente circa 20.000 aziende agricole, quasi la metà del totale regionale. Nel solo Chietino si contano oltre 14.000 imprese agricole, mentre nel Pescarese sono circa 6.000, in gran parte aziende di piccola e media dimensione. “Questi numeri raccontano il peso del nostro tessuto produttivo”, sottolinea Bomba, “e spiegano perché ogni aumento di costo diventa un problema reale per migliaia di famiglie e comunità”.

Da mesi assistiamo a un paradosso evidente: i prezzi al consumo aumentano, ma il reddito degli agricoltori resta fermo o addirittura diminuisce. “Non sono i produttori a speculare”, aggiunge Bomba. “Gli aumenti si concentrano lungo la filiera, mentre chi coltiva, alleva o trasforma continua a stringere i denti per garantire qualità e disponibilità”.

Nel periodo natalizio questo squilibrio diventa ancora più evidente. Un olio extravergine abruzzese, un formaggio tipico o un salume artigianale venduti direttamente in azienda mantengono prezzi stabili, offrendo qualità, tracciabilità e sicurezza alimentare. “Quando gli stessi prodotti raddoppiano sugli scaffali”, osserva Bomba, “è chiaro che il valore non arriva a chi lavora nei campi”.

È in questo contesto che nasce la mobilitazione degli agricoltori. “Siamo scesi in piazza perché non è accettabile che chi produce cibo venga lasciato solo”, dichiara il Presidente. “Siamo andati a manifestare a Bruxelles sotto Natale, nel momento simbolicamente più delicato dell’anno, per chiedere che il sistema smetta di far pagare la crisi sempre agli stessi”.

Eppure, anche dentro uno scenario difficile, emerge un segnale positivo: cresce la scelta consapevole dei prodotti agricoli locali e della vendita diretta. In Abruzzo, secondo le prime stime del settore, oltre una famiglia su due ha acquistato almeno un prodotto natalizio direttamente da aziende agricole, mercati contadini o agriturismi. “Questa è la prova che i cittadini comprendono il valore di una filiera equa”, commenta Bomba, “e che il mercato può premiare chi produce bene e mantiene il territorio”.

Le festività confermano inoltre un’altra tendenza strutturale: l’Abruzzo è sempre più meta di turismo di prossimità. Oltre il 60% dei visitatori sceglie soggiorni brevi, seconde case, agriturismi e borghi interni. “Ogni euro speso nelle aziende locali”, sottolinea Bomba, “resta sul territorio, sostiene lavoro regolare e contribuisce alla tenuta sociale delle aree interne. Non è folklore, è economia reale”.

Il Natale ci dice chiaramente che le filiere corte e la vendita diretta non sono un’alternativa marginale, ma una risposta concreta all’inflazione e alla crisi dei consumi. “Ora servono scelte politiche coerenti”, conclude il Presidente provinciale, “meno burocrazia, infrastrutture adeguate nelle aree rurali, controlli seri sulla filiera e sostegno reale alle aziende agricole che resistono. Difendere il reddito agricolo non è una battaglia di categoria, è una scelta di interesse generale”



Gli agricoltori non chiedono privilegi, ma di non essere l’anello debole di un sistema che funziona solo se è equo. Se oggi sulle tavole abruzzesi arrivano prodotti di qualità, è perché gli agricoltori hanno continuato a produrre nonostante tutto. 

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1 In Evidenza - 22 dic 2025

Agricoltura abruzzese a rischio: CIA lancia l’allarme e chiede interventi urgenti nella Legge di Previsione 2026/28

CIA Abruzzo lancia un allarme sulla situazione del comparto agricolo regionale e chiede alla Regione interventi urgenti nell’ambito della Legge di Previsione delle spese 2026/2028. 

In particolare, CIA Abruzzo sollecita la conferma dei fondi di 7,5 milioni di euro già previsti dall’articolo 24 della legge regionale n. 4/2024 a favore dei viticoltori danneggiati dalla peronospora nel 2023, fondi indispensabili per la sopravvivenza delle aziende vitivinicole, molte delle quali ancora in grave difficoltà economica. 

Parallelamente, l’organizzazione chiede il raddoppio del fondo per i danni da fauna selvatica per il triennio 2026/2028, attualmente considerato insufficiente, al fine di garantire agli agricoltori indennizzi adeguati e la possibilità di recuperare gli investimenti, proseguire la produzione nonostante le perdite causate da cinghiali, caprioli e altre specie e superare l’attuale sistema di rimborso a percentuale, giudicato del tutto insoddisfacente. 

Sul fronte della zootecnia, colpita dalla Lingua Blu nel 2025, CIA Abruzzo richiede l’attivazione immediata di un piano straordinario che preveda indennizzi per le perdite di capi, rimborso delle spese sostenute per vaccini e repellenti e contributi per il ripristino del patrimonio tramite nuovi riproduttori, oltre alla programmazione di una campagna vaccinale coordinata per il 2026, per evitare il collasso del settore e gravi danni all’economia e all’occupazione regionale. 

CIA sollecita inoltre l’istituzione di una piattaforma informatica unica regionale per la filiera agricola, capace di gestire in maniera integrata assegnazione del gasolio agricolo, presentazione della PUA, riconoscimento della qualifica IAP, iscrizioni agli albi specialistici e altri servizi, semplificando gli adempimenti, garantendo trasparenza e riducendo i costi per imprese e Pubblica Amministrazione, allineando l’Abruzzo alle migliori pratiche regionali esistenti. 

“Non possiamo permettere che i nostri agricoltori siano lasciati soli di fronte a emergenze sanitarie e danni continui”, commenta Nicola Sichetti, Presidente di CIA Abruzzo, “È fondamentale che la Regione metta in campo subito risorse concrete: investire nell’agricoltura significa salvaguardare l’economia, proteggere i posti di lavoro e tutelare la vitalità dei nostri territori.” 

CIA Abruzzo sottolinea che l’attuazione di queste misure non è solo urgente, ma strategica per garantire la sostenibilità e la competitività del settore agricolo abruzzese, con effetti positivi sull’intera economia regionale e sul presidio sociale dei territori marginali, e auspica che la Legge di Previsione 2026/2028 preveda i fondi necessari per sostenere concretamente gli agricoltori.

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1 In Evidenza - 20 dic 2025

Cia: anche l’Abruzzo in prima linea a Bruxelles al fianco gli agricoltori europei

Una giornata storica per l’agricoltura europea: oltre 10mila produttori e centinaia di trattori hanno sfilato per le strade di Bruxelles, davanti al Parlamento Ue, per chiedere un futuro sostenibile e competitivo per il settore.

Cia–Agricoltori Italiani era presente in prima linea, con delegazioni da tutta Italia e, in particolare, una folta rappresentanza dall’Abruzzo, che ha voluto ribadire il sostegno agli agricoltori italiani ed europei.

La mobilitazione, sostenuta da oltre 40 organizzazioni agricole dei 27 Stati membri riunite nel Copa-Cogeca, ha lanciato un messaggio chiaro alle istituzioni europee: la riforma della Pac post 2027, così come proposta, è inaccettabile. I produttori hanno chiesto di ascoltare chi ogni giorno garantisce cibo, lavoro e futuro ai territori, denunciando tagli di bilancio, scelte politiche penalizzanti, concorrenza sleale e burocrazia opprimente.

Sul palco di Place du Luxembourg, davanti al Parlamento Ue, il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini, ha sottolineato: “Non accetteremo scelte che indeboliscono il settore. È il momento di cambiare rotta e ascoltare gli agricoltori, il cuore pulsante dell’Europa.”

La partecipazione dell’Abruzzo testimonia l’unità e la determinazione dei territori italiani nel difendere un’agricoltura forte, sostenibile e sicura.

"La nostra presenza dall’Abruzzo a Bruxelles dimostra quanto i nostri agricoltori sentano sulla propria pelle le conseguenze di scelte europee lontane dalla realtà dei territori” – ha dichiarato Nicola Sichetti, presidente di CIA Abruzzo. “La Pac post 2027, così come impostata, rischia di penalizzare in modo particolare le regioni come la nostra, caratterizzate da aree interne, agricoltura familiare e produzioni di qualità. Chiediamo un’Europa che investa davvero in chi presidia il territorio, garantisce sicurezza alimentare e tutela l’ambiente, riducendo burocrazia e concorrenza sleale. Senza agricoltori non c’è futuro né per l’Abruzzo né per l’Europa.

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1 In Evidenza - 20 dic 2025

Cia in piazza a Bruxelles. Agricoltura non si svende, con riforma Pac a rischio 270mila aziende


“Siamo in piazza per dire no a un’Europa che svende l’agricoltura, mette le armi davanti al cibo, compromette la sicurezza alimentare dell’Unione e rischia di far chiudere, solo in Italia, oltre 270mila aziende del settore. È inaccettabile: o arriva una scossa politica forte e un cambio di rotta deciso o si condanna il nostro futuro”. Questo l’appello del presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, dalla grande manifestazione a Bruxelles, con 10mila produttori e centinaia di trattori provenienti da ogni parte del continente.


In prima linea la folta delegazione Cia, riunita sotto lo striscione “Ursula, basta bugie”, con cartelli che parlano chiaro: “Pac post 2027: non è una riforma, è la fine dell’agricoltura”, “Agricoltori senza Pac, Europa senza cibo” e “Terra chiama Ursula, la sicurezza siamo noi”. Una presa di posizione netta, a tutela di tutti i cittadini europei, contro la proposta della Commissione targata von der Leyen, che vuole tagliare le risorse del 22%, sottraendo all’Italia 9 miliardi di euro, e far confluire la Pac in un fondo unico, generando competizione tra settori, mettendo a rischio il mercato comune e colpendo al cuore il sistema produttivo europeo e nazionale.


Un allarme che non è solo politico, ma supportato da dati concreti. Secondo le stime di Cia, infatti, se confermata, la proposta di riforma della Pac post 2027 con meno risorse e fondo unico potrebbe avere effetti devastanti per l’agricoltura italiana, mettendo a rischio la sopravvivenza di 270mila aziende del settore, pari a quasi un terzo del totale (31,65%), a partire dalle più piccole e vulnerabili. Le conseguenze sarebbero diffuse su tutto il territorio: -26% al Nord, -33% al Centro e fino al -51% al Sud, colpendo in modo particolare le aree rurali e interne e aggravando divari economici e sociali già profondi. Guardando ai singoli comparti, il prezzo più alto ricadrebbe sui seminativi (-64%), sull’olivicoltura (-27%) e sulla zootecnia (-5%).


“Non è una riforma tecnica, è un vero e proprio cambio di paradigma -ha evidenziato il presidente di Cia-. La Pac è la politica più antica, più solida e più europea che esista. Ha garantito per oltre 50 anni stabilità, reddito, presidio del territorio e sicurezza alimentare. Smantellarla significa indebolire l’Europa”. Una scelta che appare ancora più miope e pericolosa se letta nel contesto globale. “Non possiamo permetterci che l’Ue disinvesta sull’agricoltura -ha sottolineato Fini- mentre gli altri grandi attori mondiali, dagli Stati Uniti alla Cina, stanziano risorse sempre più importanti a difesa e sostegno del settore primario”.


È in questo scenario che si inseriscono anche le altre ragioni della mobilitazione, dalla richiesta di una linea europea più ferma sugli accordi commerciali, per contrastare la concorrenza sleale e garantire reciprocità nelle regole e nei controlli, fino alla necessità di una semplificazione reale che liberi le imprese agricole da burocrazia e vincoli inutili.


“Quella che arriva oggi non è una protesta di categoria, ma un richiamo politico a tutte le istituzioni Ue. La Pac non è il passato dell’Europa, è una scelta strategica per il suo futuro -ha concluso il presidente di Cia-. Senza una politica agricola forte e autonoma non c’è cibo sicuro, tutela dell’ambiente, resilienza dei territori e futuro delle comunità. Ora è il momento che Bruxelles stia dalla nostra parte e scelga davvero di essere alleata di chi produce. Noi non ci fermeremo qui: continueremo a far sentire la nostra voce, con determinazione e senza arretrare di un passo”.

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News Cia Abruzzo

1 In Evidenza - 22 mar 2022

Aumento costi dell’energia: forte sofferenza per la popolazione anziana d’Abruzzo

Pensionati d’Abruzzo in sofferenza a causa del caro energia. A lanciare l’allarme sono le associazioni regionali dei pensionati: Anap Confartigianato, Associazione Pensionati Cia agricoltori italiani, 50&Più Confcommercio, Federpensionati Coldiretti, Fipac Confesercenti, Cna Pensionati, Fnpa Casartigiani, Sindacato Pensionati Confagricoltura, aderenti al  “Coordinamento unitario pensionati lavoro autonomo (CUPLA)”, che rappresentano, nel loro insieme, oltre il 30% dei pensionati abruzzesi.

Il caro energie e il costo dei beni non si arrestano e travolgono la popolazione anziana abruzzese che, per circa la metà, è al trattamento minino della pensione. Il forte rialzo dei costi della bolletta di luce e gas incide pesantemente sull’economia familiare dei pensionati, assorbendone quasi tre mensilità aggiuntive.

Razionalizzare la risorsa energetica non sempre è possibile e, con il raddoppio delle bollette di luce e gas, molti anziani in precarie condizioni di salute, non arrivando a fine mese sono costretti a contingentare l’acquisto di medicinali e beni alimentari, tra l’altro anch’essi in forte aumento.

Per contrastare il “caro bollette” occorrono misure strutturali volte a dare sostegno direttamente ai cittadini e alle famiglie e non alle multinazionali delle energie. Gli aiuti che il Governo ha messo in atto in questi mesi, secondo le associazioni aderenti al Cupla, andavano destinati ai consumatori in modo da far decidere loro come spenderli e se spenderli in altre forme di energie sostenibili. Non è accettabile che gli stanziamenti miliardari siano stati diretti alle grandi aziende energetiche che continuano a tenere alto il costo dell’energia.

E’ urgente affrontare il tema della riduzione della dipendenza dalle forniture estere, intensificando le energie rinnovabili. Inoltre, bisogna avviare la riforma della struttura delle bollette elettriche e del gas, dispensando gli anziani degli oneri generali di sistema. E’ necessario un percorso di transizione energetica che consenta di tenere insieme innovazione tecnologica, rispetto dell’ambiente, benefici occupazionali ed economici per imprese, cittadini e pensionati,  finalizzato a garantire il prezzo equo dell’energia.

La recente esperienza della crisi sanitaria e, oggi, la crisi energetica devono spingere la politica italiana a chiedere all’Unione europea una fase nuova che punti a costruire un’ “Europa politica” che si occupi dei grandi temi quali sicurezza, salute, digitale ed energia sostenibile”.

E’ ora che la politica nazionale ed internazionale faccia la propria parte per far cessare quanto prima la barbara aggressione da parte della Russia verso l’Ucraina e ripristinare l’equilibrio di mercato con i conseguenti prezzi dell’energia calmierati.

I pensionati d’Abruzzo aderenti al CUPLA chiedono alle Istituzioni di intervenire quanto prima altrimenti, ancora una volta, questi diventano bersaglio di una delle tante speculazioni che sta vivendo il nostro Paese e che rende impossibile la vita di quella categoria che ha contribuito fattivamente, negli anni, a costruire lo sviluppo e la democrazia.

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1 In Evidenza - 18 mar 2022

Autotrasporto: Cia, Sos dopo blocchi. 15 mln di ortofrutta sarda nel bidone

A seguito del blocco dell’autotrasporto del 14 marzo, la situazione generale dell’agricoltura sarda è divenuta insostenibile e sta provocando perdite ingenti al comparto dei prodotti freschi di rapida deperibilità. In questa prima settimana di agitazione che ha bloccato tutti i porti dell’isola, Cia-Agricoltori Italiani stima 15 milioni di euro di danni per l’ortofrutta regionale e per le 2.500 aziende del settore (nel complesso 7.200 ettari), rappresentate all’80% da carciofeti. Le proteste dei tir per contestare l'insostenibile aumento del prezzo dei carburanti si aggiungono a tutti i gravi problemi dell’agricoltura sarda, che rispetto al resto della penisola vive una condizione di grave eccezionalità. La situazione esplosiva rischia, infatti, di mettere in crisi un sistema agricolo che paga una delle peggiori stagioni climatiche degli ultimi anni, con la cancellazione di molte colture in questo primo semestre del 2022.

Il blocco dell’autotrasporto si va ad aggiungere ai pesanti rincari di materie prime, concimi e prodotti energetici, che stanno seriamente compromettendo la tenuta del comparto primario regionale. In particolare -oltre all’ortofrutticolo-, anche il settore zootecnico versa in condizioni disperate e necessita di intervento immediato. A causa delle limitazioni commerciali dovute alla guerra, si lamenta un preoccupante deficit di approvvigionamento di mangimi per gli allevamenti e molte aziende sono a rischio chiusura o macellazione dei capi.

Il presidente nazionale Cia, Dino Scanavino, chiede un intervento urgente al Governo per risolvere tempestivamente l’emergenza. E’, altresì, indispensabile istituire un corridoio di tutela che permetta il trasferimento -in entrata e uscita dalla Sardegna- dei prodotti agroalimentari, in particolar modo quelli deperibili e la mangimistica indispensabile per la sopravvivenza degli allevamenti.

 

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1 CAA - Infobandi - 17 mar 2022

Filiera olivicola: ecco i requisiti per chiedere il contributo

Il Ministero delle politiche agricole sostiene la filiera olivicola erogando contributi a fondo perduto.

BENEFICIARI: 
produttori olivicoli iscritti OP che siano proprietari o affittuari ( durata minima 24 mesi) delle superfici oggetto di contributo alla data di presentazione domanda.

AGEVOLAZIONI: investimenti in nuovi impianti o ammodernare gli impianti olivicoli esistenti utilizzando esclusivamente cultivar italiane. Il contributo ammonta al 70% della spesa ammissibile per un aiuto complessivo massimo di € 25.000,00 con l'applicazione del De Minimis nel triennio. AGEA controllerà gli aiuti di stato eventualmente ottenuti nel passato triennio effettuando delle decurtazioni sull'importo ammissibile. Si potrà richiedere un anticipo dell'80% del contributo previa garanzia fideiussoria.

IMPEGNI: Altre condizioni importanti per accedere è una superficie minima di investimento di 2 ettari e l'adozione di sistemi di agricoltura di precisione con sensori di campo DSS (esempi sono sistemi di monitoraggio tramite sensori in campo per trattamenti fitofarmaci, irrigazione o fertirrigazione collegate ad un APP). Il DSS non sarà ammesso come spesa nell'investimento

 

FINANZIAMENTO NUOVO IMPIANTI: saranno riconosciute le seguenti voci di spesa:

  • Impianto base: Lavorazioni preparatorie, Concimazioni di fondo, Squadratura e picchettamento, Acquisto piantine, Messa a dimora, Tutori, Lavorazioni preparatorie, Concimazioni di fondo, Squadratura e picchettamento, Acquisto piantine, Messa a dimora, Tutori.  
  • Importo aggiuntivo per scasso, per impianto irriguo, per struttura di sostegno, per shelter

 

FINANZIAMENTO AMMODERNAMENTI IMPIANTI: Per gli ammodernamenti l'età degli ulivi dovrà essere pari o superiore a 40 anni e potranno ammettere a contributi infittimento oliveti esistenti, reimpianto o riconversioni varietali, potatura straordinaria per il recupero produttivo degli oliveti, realizzazione di impianto irriguo a goccia.

PRESENTAZIONE DOMANDE: dovranno essere inviate tramite il SIAN presentando domanda di sostegno allegando relazione firmata da un tecnico abilitato dal 22 Marzo al 08 Aprile 2022.

Potrà essere inviata una sola domanda per tipologia.

GRADUATORIA: Verrà effettuata una graduatoria a punteggio dove saranno agevolate aziende situate in aree svantaggiate, irrigue, con impianto con densità ad ettaro superiori a 389 piante e con investimenti con superficie maggiore di 3,5 ettari

CONCLUSIONI LAVORI: dovranno terminare entro 18 mesi dall'accettazione del contributo.


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1 In Evidenza - 16 mar 2022

Ucraina: Cia, salvo il vino Made in Italy. Da Ue stop solo a bottiglie di lusso in Russia

Con il nuovo pacchetto di sanzioni alla Russia varato dal Consiglio europeo, arriva il blocco all’export di vini e liquori di fascia alta. Mentre sono salve le produzioni tricolori a partire dal Prosecco e dall’Asti spumante. Stop dalla Ue, quindi, alle spedizioni verso Mosca di bottiglie sopra i 300 euro, con un provvedimento che sospende le forniture di beni di lusso agli oligarchi, ma per fortuna lascia fuori grossa parte delle esportazioni dell’Italia, primo fornitore di vino del mercato russo, davanti alla Francia, con un giro d’affari diretto di oltre 150 milioni di euro, in crescita del 35% in dieci anni. Così Cia-Agricoltori Italiani, commentando la misura contenuta nel Regolamento 2022/428 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Ue.

            Tra l’altro -ricorda Cia- le esportazioni agroalimentari Made in Italy in Russia hanno già perso 1,4 miliardi di euro negli ultimi 8 anni per colpa dell’embargo ancora in vigore su ortofrutta, formaggi, carni e salumi, deciso da Putin nel 2014 in risposta alle sanzioni Ue per l’annessione della Crimea.  

            Resta, comunque, altissima la preoccupazione dei produttori. L’agricoltura italiana sta già pagando un conto salato per effetto della guerra in Ucraina, con le fibrillazioni dei mercati dei cereali -continua Cia- tra le speculazioni sul prezzo del grano e mais e soia sempre più preziosi e irreperibili, creando gravi difficoltà agli allevamenti Made in Italy che ad oggi hanno scorte di mangimi solo per altre 8 settimane. Insieme ai rialzi della bolletta energetica, del gasolio e dei concimi, che sono raddoppiati se non triplicati rispetto a un anno fa (da sola la Russia produce più di 50 milioni di tonnellate all’anno di fertilizzanti, il 13% del totale mondiale), la tenuta delle imprese è sempre più a rischio.

         Per questo, non c’è più tempo da perdere -ribadisce Cia- servono interventi urgenti da parte delle istituzioni per permettere alle aziende agricole di fronteggiare la crisi, partendo dagli incentivi alla semina di mais, anche attraverso strumenti assicurativi; al taglio delle accise sul gasolio; alla ristrutturazione dei debiti, mutui inclusi; all’introduzione di deroghe e semplificazioni sia sul fronte delle agroenergie sia su quello del recupero della potenziale produttivo; all’inclusione degli agricoltori tra i beneficiari del credito d’imposta introdotto nel decreto Sostegni-ter a favore delle imprese energivore.

 

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1 In Evidenza - 12 mar 2022

Ucraina: Cia, l’agricoltura non può fermarsi. Subito interventi per il settore

 Misure di breve e medio periodo per permettere alle aziende agricole di fronteggiare gli effetti della guerra russo-ucraina, acuiti dal caro-energia e dal boom delle materie prime, partendo dall’eliminazione dell’Iva sulle accise per il gasolio e dagli incentivi alla semina di mais, fino ad arrivare alla rimodulazione degli obiettivi del Green Deal. È questa la richiesta alle Istituzioni nazionali ed europee contenuta nell’Ordine del giorno del Consiglio Direttivo Nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, che si è riunito a Roma.

            Il conflitto in Ucraina sta sconvolgendo quotazioni e mercati e l’economia agricola rischia il cortocircuito, perché le imprese si trovano a lavorare in perdita, con prezzi che non riescono più a coprire i costi di produzione, tra il +120% delle bollette energetiche, il carburante alle stelle e i fertilizzanti praticamente triplicati. Ma l’agricoltura non si può fermare, è un settore strategico perché garantisce il cibo, le aziende devono essere messe nelle condizioni di poter continuare a lavorare.

            Ecco perché Cia chiede al Parlamento tutto l’impegno possibile in sede comunitaria per assicurare: la proroga del temporary framework “Covid 19” che consente agli Stati Membri di adottare misure di intervento in deroga alla disciplina ordinaria sugli aiuti di Stato; la sospensione del Patto di Stabilità e Crescita oltre i termini di scadenza stabiliti; il reperimento di risorse Ue per un Piano straordinario secondo la logica adottata per la gestione della pandemia. Si tratta della condizione necessaria per poter introdurre misure in soccorso del settore primario.

            Misure che, secondo il Consiglio Direttivo di Cia, nel breve periodo devono consistere nell’introduzione di sostegni volti a remunerare le perdite delle imprese agricole in seguito all’aumento dei costi di produzione (misure fiscali, credito d’imposta, fondi ad hoc per la sostenibilità economica delle aziende) e interventi specifici per i comparti direttamente colpiti dalla crisi russo-ucraina (mais, zootecnia, vino, proteaginose). In particolare, bisogna: introdurre la possibilità di consolidare e/o ristrutturare il debito delle imprese agricole (mutui inclusi); eliminare immediatamente l’Iva sulla parte delle accise per il gasolio; eliminare definitivamente tutti gli oneri di sistema e le addizionali sull’energia elettrica; incentivare la semina di mais (ad esempio con aiuti a ettaro) anche attraverso strumenti assicurativi, in grado di remunerare un’eventuale riduzione dei prezzi pagati agli agricoltori nei prossimi mesi rispetto ai valori attuali; introdurre deroghe e percorsi di semplificazione sia sul fronte delle agroenergie sia su quello del recupero della potenziale produttivo (ad esempio deroghe all’inverdimento Pac); sbloccare con urgenza le risorse del PNRR sulle misure agro-energetiche; includere gli agricoltori tra i beneficiari del credito d’imposta introdotto nel decreto Sostegni-ter a favore delle imprese energivore; monitorare e garantire un’equa distribuzione del valore aggiunto lungo la filiera agroalimentare, a partire dal rispetto del quadro normativo sulle pratiche sleali; incentivare i consumi di prodotti agroalimentari attraverso interventi di natura fiscale e/o sotto forma di indennizzi a partire dalla fasce più deboli e a rischio della popolazione. 

            Nel medio periodo, invece, per il Consiglio Direttivo di Cia, occorre: agevolare il recupero del potenziale produttivo nazionale sul fronte dei seminativi e delle proteaginose, anche sostenendo attività di ricerca per la sperimentazione di alternative all’utilizzo di materie prime oggi scarse o non disponibili sui mercati di approvvigionamento; promuovere in sede comunitaria un percorso di condivisione verso la rimodulazione, anche temporanea, degli obiettivi del Green Deal, con particolare riferimento alla Strategia Farm to Fork; favorire in Europa una riflessione concreta verso la definizione di una politica energetica comune e verso l’introduzione di strumenti di gestione del rischio in grado di calmierare la volatilità dei prezzi; incoraggiare iniziative Ue per aprire un confronto internazionale necessario a ridurre, per quanto possibile, la volatilità a fini speculativi legata a prodotti finanziari in campo agricolo; valutare, nell’ambito delle regole per il commercio internazionale, l’eventuale sospensione di barriere tariffarie all’entrata per prodotti sensibili e strategici per garantire la sicurezza alimentare.

            Ovviamente, secondo Cia, questi interventi vanno portati avanti dalle istituzioni seguendo un obiettivo primario, per i cittadini e per le imprese, ovvero adottare in sede diplomatica ogni sforzo e iniziativa necessaria alla cessazione immediata della guerra e agevolare un processo di pace che sia stabile e duraturo.

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1 In Evidenza - 12 mar 2022

Ucraina: Cia, se non si risolve crisi mais rincari del 20% su bistecche

Senza mais da Ucraina e Ungheria -i due nostri principali fornitori- le aziende che producono mangimi hanno scorte solo per 8 settimane. E’ allarme fra gli allevatori con la crisi della materia prima alla base delle diete di tutti gli animali da stalla. Unica alternativa immediata l’import da Usa e Argentina, con rilevanti costi di logistica che aumenteranno ancora il prezzo, arrivato oggi a 41 euro al quintale (+100% su 2021). Secondo Cia-Agricoltori Italiani, a risentirne tutte le produzioni alimentari di origine animale, dalle carni bovine, suine e avicole, a uova, latte e suoi derivati, fino ai principali circuiti Dop legati alla zootecnia. Se un Kg di manzo al banco è già passato dai 12 a quasi 15 euro e il taglio più pregiato, la lombata, si aggira sui 25 euro/kg, una bistecca potrebbe arrivare costare a breve il 20% in più.

Per Cia sono indispensabili strategie che incentivino i nostri agricoltori a seminare granturco, dopo 10 anni in cui l’Italia ha arretrato del 30% sulla produzione. Sono, infatti, necessarie coperture assicurative se la pace auspicata rimetterà in commercio il mais bloccato dall’Est, azzerando la competitività del nostro. Cia auspica, dunque, un intervento del Governo a colmare il differenziale fra prezzo attuale e quello della raccolta a settembre, in caso di ribassi.

Per presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino, l’Italia si trova particolarmente esposta alle crisi internazionali e sconta la forte dipendenza dalle importazioni di mais dai Paesi dell’Est Europa, che hanno costi di produzione molto minori. Oltre allo stop dall’Ucraina si è ora aggiunta la preoccupazione sul fronte ungherese, dove Orban -malgrado il principio della libera circolazione delle merci nell’Ue- ha temporaneamente bloccato l’export, dando allo Stato ungherese il diritto di prelazione sulle merci in uscita. Ma il futuro di questa materia prima preoccupa anche in caso di un appeasement internazionale, perché nessuno sa se in Ucraina siano in grado di seminare granturco. Se la campagna salta, le ripercussioni rischiano, quindi, di durare fino a fine 2023. Resta, peraltro, complesso, secondo Cia, l’approvvigionamento dall’America, per gli alti costi della logistica e le lunghe tempistiche del trasporto navale atlantico. Un altro serio ostacolo, legato soprattutto alla fornitura dagli Usa, è dovuto al fatto che la maggior parte del mais lì prodotto è Ogm e le Dop italiane hanno nel disciplinare l'obbligo di rifornirsi di carni allevate con mangimi non-Ogm.

Diventa, dunque, indispensabile per Cia un intervento del Governo per incentivare gli agricoltori a investire su una coltivazione che è molto costosa per l’alto impatto energetico necessario alla frequente irrigazione e per l’alta incidenza del costo dei fertilizzanti azotati, triplicato per la crisi del mercato del gas naturale (l’urea dai 40 euro del 2021 è arrivata a 120). Anche per questo, Scanavino chiede al Governo una copertura sulla rendita degli agricoltori, che sono incerti sull’andamento dei prezzi del mais di qui alla raccolta di settembre.

Per contribuire a risolvere la crisi, Scanavino chiede, infine, anche l’intervento dell’Europa. Al fine di evitare le speculazioni su questa materia prima indispensabile per gli allevamenti sarebbe, infatti, necessario un censimento d’emergenza delle scorte a livello comunitario, con l’obiettivo di operare un’equa ripartizione di mais, proporzionata ai flussi ordinari dei vari Paesi.

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