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1 In Evidenza - 05 set 2025

SRD01 – Investimenti produttivi agricoli per la competitività delle aziende agricole

La Regione Abruzzo ha pubblicato il bando SRD01 “Investimenti produttivi agricoli per la competitività delle aziende agricole”, con una dotazione complessiva di 15 milioni di euro.
L’obiettivo è sostenere le imprese agricole che intendono innovare, migliorare la produttività e adottare soluzioni sostenibili, rafforzando così la competitività del settore.

Dotazione finanziaria e soglie di investimento

Il bando dispone di 15 milioni di euro, così ripartiti:

  • € 7,5 milioni per progetti fino a € 200.000

  • € 7,5 milioni per progetti oltre € 200.000

Sono ammissibili investimenti con:

  • importo minimo: € 20.000

  • importo massimo: € 3.000.000 (le eccedenze non vengono finanziate)

Intensità del sostegno

Il contributo base è pari al 50% delle spese ammissibili, con importanti maggiorazioni nei casi previsti:

  • 80% per giovani agricoltori (≤ 40 anni, insediati da non più di 5 anni)

  • 60% per aziende ubicate in zone montane, ZVN o aree Natura 2000

  • 80% per investimenti ambientali e in energia rinnovabile (es. riduzione inquinanti, efficientamento energetico, sistemi di irrigazione con risparmio idrico)

  • 60% per aziende biologiche (in fase di conversione o mantenimento)

È inoltre possibile combinare il contributo con il prestito Fi.R.A. a tasso zero, così da ridurre ulteriormente il fabbisogno finanziario.

Beneficiari

Possono presentare domanda:

Imprenditori agricoli (art. 2135 c.c.), singoli o associati.

Requisiti principali:

  • Iscrizione alla CCIAA con Partita IVA agricola

  • Fascicolo Aziendale aggiornato e validato

  • Dimensione economica ≥ € 15.000 PS (≥ € 10.000 per aziende in montagna o aree svantaggiate)

  • Disponibilità giuridica dei terreni (proprietà, usufrutto o affitto ≥ 9 anni)

  • Realizzazione degli investimenti nel territorio abruzzese

Tipologie di investimenti ammissibili

Sono considerate ammissibili le seguenti spese:

  • Opere edilizie e infrastrutturali: fabbricati produttivi, serre, invasi idrici, stoccaggi, impianti per autoconsumo, bonifica amianto

  • Macchinari e attrezzature: destinati a produzione, trasformazione, commercializzazione, agricoltura di precisione

  • Software e brevetti legati al ciclo produttivo

  • Spese tecniche: fino al 4% del costo totale (8% in caso di opere edili)

  • Investimenti irrigui: ammessi solo se garantiscono un effettivo risparmio idrico, con sistemi di misurazione e nel rispetto della Direttiva 2000/60/CE

Scadenza

Le domande devono essere presentate entro il 19 dicembre 2025.


Per maggiori informazioni rivolgiti all'ufficio CIA a te più vicino.

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1 In Evidenza - 02 set 2025

Danni da fauna selvatica: CIA Abruzzo contesta la nuova procedura regionale e chiede un confronto immediato

CIA Abruzzo esprime profonda preoccupazione per la Delibera Regionale n. 516 del 5 agosto 2025, con cui la Regione ha approvato le nuove modalità operative per la concessione dei contributi per i danni da fauna selvatica.

In rappresentanza di centinaia di aziende agricole e zootecniche, la CIA Abruzzo denuncia l’impraticabilità delle procedure previste e chiede la sospensione immediata del provvedimento, accompagnata dalla convocazione urgente di un tavolo tecnico con le Organizzazioni Professionali Agricole.

“Pur riconoscendo il principio di garantire trasparenza e regole chiare”, dichiara Nicola Sichetti, Presidente CIA Abruzzo, “le nuove modalità operative rischiano di trasformarsi in un ostacolo insormontabile per le aziende, già duramente provate dai danni crescenti causati dalla fauna selvatica”.

Tra le criticità segnalate:

  • Oneri procedurali insostenibili e tempi irrealistici, che paralizzano l’attività agricola e rendono difficile presentare domanda;

  • Meccanismi di accertamento iniqui, che espongono le aziende al rischio di sotto-indennizzo, soprattutto per i danni di entità ridotta;

  • Aleatorietà del risarcimento, subordinato alla disponibilità di fondi e privo di un fondo regionale dedicato e adeguatamente finanziato.

Per questo la CIA Abruzzo chiede:

  1. La sospensione della delibera dal 1° settembre 2025;

  2. La riscrittura condivisa delle procedure con le rappresentanze agricole;

  3. L’istituzione di un fondo regionale certo e adeguato;

  4. Il riconoscimento di un risarcimento integrale (100%) dei danni accertati, a tutela del ruolo economico e sociale degli agricoltori.

“Gli agricoltori e gli allevatori non possono essere lasciati soli davanti a un problema che mina la sostenibilità delle imprese e l’equilibrio del territorio”, conclude Sichetti, “Serve una risposta immediata, concreta e condivisa”.

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1 In Evidenza - 02 set 2025

Gaza: Cia, fermare la guerra e la carestia in atto

È inaccettabile usare la fame come arma di guerra. Anche l’Onu certifica che a Gaza è in corso una carestia, ora bisogna fermare questo scempio e garantire finalmente alla popolazione un accesso sicuro e senza ostacoli ad aiuti alimentari su vasta scala. Lo dice Cia-Agricoltori Italiani, sostenendo con forza tutte le iniziative umanitarie messe in campo, come quella della Global Sumud Flotilla.   


“L’accesso al cibo è sancito dal diritto internazionale e deve essere rispettato in ogni circostanza, anche nei conflitti -dice il presidente nazionale Cristiano Fini-. Come cittadini e come organizzazione di agricoltori, non possiamo restare in silenzio di fronte alla condizione di fame e malnutrizione massiccia che oggi colpisce la Striscia. Migliaia di persone, in primis donne, bambini e anziani, stanno lottando per la sopravvivenza, tra il blocco quasi totale degli approvvigionamenti e la distruzione sistematica di campi, mercati, infrastrutture idriche e stradali”. Adesso, continua Fini, “auspichiamo che la pressione internazionale sblocchi gli aiuti a Gaza. Serve un cessate il fuoco immediato e prolungato per consentire una vasta azione umanitaria salvavita e fermare la carestia, perché non è tollerabile trasformare un diritto fondamentale come il cibo in uno strumento di punizione collettiva”. 

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1 In Evidenza - 01 set 2025

CIA Abruzzo: “Agricoltura al primo posto per imprenditori over 70. Urgente investire su giovani"

L’agricoltura è il settore più colpito dall’invecchiamento imprenditoriale in Italia. Quasi un titolare su tre (28,3%) ha oltre 70 anni e più di due su tre superano i 55 anni. In Abruzzo, la situazione è ancora più marcata: secondo i dati Unioncamere e InfoCamere, il 14% delle aziende agricole è guidato da over 70, mentre i giovani sotto i 25 anni sono appena 330 su oltre 44.000 imprese.

Un fenomeno che si inserisce in un quadro di forte riduzione strutturale: dal 2010 al 2025 hanno chiuso i battenti 182.424 imprese agricole in Italia, pari a una contrazione del 21%, con oltre 200mila imprese individuali scomparse. In Abruzzo, la provincia di Chieti figura tra le più colpite a livello nazionale, con il 17,6% di over 70 tra i titolari e un incremento di quasi 5 punti percentuali in dieci anni.

“Il settore agricolo resiste, ma senza ricambio generazionale rischia di non avere futuro”, dichiara Nicola Sichetti, Presidente CIA Abruzzo, “Non possiamo permettere che il peso delle aziende resti sulle spalle di una classe imprenditoriale che invecchia, senza garantire ai giovani opportunità reali di ingresso”.

Il problema è strutturale: solo il 9% delle aziende italiane è oggi condotto da under 40. Le difficoltà di accesso al credito, i costi di avviamento elevati e la burocrazia scoraggiano i giovani. “Occorre un piano straordinario che metta al centro i giovani agricoltori, sostenendoli con incentivi fiscali, formazione, digitalizzazione, innovazione tecnologica e transizione ecologica”, prosegue Sichetti, “Bisogna offrire strumenti moderni che rendano l’agricoltura non solo tradizione, ma un settore competitivo, sostenibile e redditizio”.

L’innovazione è la chiave per rendere l’agricoltura attrattiva: agricoltura di precisione, uso di droni e sensori, energie rinnovabili, gestione digitale delle aziende e pratiche sostenibili possono rappresentare il vero motore del ricambio generazionale. “La formazione dei giovani e il loro coinvolgimento nei programmi di ricerca e sviluppo devono diventare una priorità. È l’unico modo per trasformare l’invecchiamento in un’opportunità di rinnovamento”, conclude il Presidente della Confederazione.

A ribadire l’urgenza di interventi concreti arriva anche la voce dei giovani: Diego Pasqualone, Presidente Agia Abruzzo, sottolinea come “gli istituti di credito abbiano una responsabilità fondamentale in questa fase. Senza un reale sostegno finanziario i giovani restano fuori dall’agricoltura, nonostante entusiasmo e idee innovative. Servono strumenti di accesso al credito semplici, veloci e sostenibili, perché solo così possiamo trasformare la voglia di impresa delle nuove generazioni in aziende solide e capaci di competere”.

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1 In Evidenza - 25 ago 2025

Olio d’Abruzzo: qualità e valore crescono, mentre i produttori guardano con fiducia alla nuova annata

L’olivicoltura abruzzese conferma il suo ruolo strategico nello scenario nazionale, pur registrando per la campagna 2024/2025 un calo produttivo significativo. Secondo le elaborazioni ISMEA, l’Abruzzo ha prodotto 6.288 tonnellate di olio, in flessione del -24% rispetto al 2023 e del -21% rispetto alla media delle ultime quattro campagne, un dato più pesante rispetto alla media nazionale (-15%). La causa principale è la fisiologica annata di scarica, aggravata dalle difficoltà climatiche che hanno penalizzato le regioni del Sud.

La provincia di Chieti rimane il cuore della produzione regionale con 3,1 milioni di kg di olio, circa il 50% del totale, seguita da Pescara (25%), Teramo (23%) e L’Aquila (2%).

Nonostante i volumi in calo, la qualità degli oli abruzzesi è rimasta elevata. Le due DOP regionali, Aprutino Pescarese e Colline Teatine, hanno raggiunto nel 2025 quotazioni record di 12 €/kg, tra le più alte d’Italia, confermando il valore e l’identità dei prodotti locali.

Un passo decisivo per la valorizzazione del comparto è l’istituzione della nuova Indicazione Geografica Protetta “Olio d’Abruzzo”, fortemente voluta da CIA Agricoltori Italiani Abruzzo e approvata con parere favorevole dalla Regione (Determinazione n. 19/140 del 12 giugno 2024, pubblicata sul BURA n. 26 del 3 luglio 2024). L’IGP, ora in attesa del riconoscimento ministeriale, definisce standard di qualità elevati e promette ricadute positive sul reddito dei produttori locali.

“Il calo produttivo era in parte atteso, ma non deve oscurare la forza del nostro olio”, commenta Nicola Sichetti, Presidente di CIA Abruzzo. “I valori record raggiunti sul mercato testimoniano la qualità, l’identità territoriale e l’impegno dei nostri produttori. Guardando al prossimo raccolto, tra circa un mese, le previsioni sono molto positive: la sanità del prodotto è ottima e ci attendiamo una raccolta in linea con le annate di carica. Questa prospettiva ci dà fiducia e conferma il grande potenziale dell’olivicoltura abruzzese. Allo stesso tempo, l’avanzamento dell’IGP Olio d’Abruzzo rappresenta un’opportunità concreta per valorizzare le produzioni locali, aumentare il reddito dei nostri olivicoltori e generare benefici anche sul paesaggio e sul turismo.”

Nonostante la riduzione dei volumi, l’olivicoltura resta un pilastro dell’agroalimentare abruzzese. Per CIA Abruzzo, la crescita dei prezzi, il riconoscimento delle DOP e l’IGP indicano chiaramente la strada da seguire: puntare su qualità, distintività e sostenibilità per consolidare la presenza dell’Abruzzo sui mercati nazionali e internazionali.

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1 In Evidenza - 18 ago 2025

Al via la vendemmia 2025 in Abruzzo: qualità alta, ma pesano giacenze e mercati in calo

È partita in Abruzzo la vendemmia 2025, anticipata in molte zone per le varietà bianche e precoci a causa del caldo di inizio stagione. I vignaioli sono già al lavoro tra la Costa dei Trabocchi, le colline teatine, la Valle Peligna e il Teramano. Le prospettive in campagna sono incoraggianti: le rese risultano regolari, lo stato sanitario delle uve è ottimo e, dopo due annate complesse, la produzione appare in ripresa, con aspettative qualitative molto alte.

L’improvviso downburst del 3 agosto caratterizzato da forte vento e grandine ha però colpito a macchia di leopardo diverse aree vitate, dalla costa al Chietino interno fino al Pescarese. A Fossacesia, in particolare, alcuni vigneti hanno subito danni nei filari più esposti.

Il Trebbiano e il Pecorino hanno già raggiunto un equilibrio ideale tra zuccheri e acidità, offrendo le basi per vini freschi e aromatici. Il Montepulciano, più tardivo, sta beneficiando delle escursioni termiche tra giorno e notte, condizione che favorisce maturazione fenolica e complessità aromatica. Nel complesso, il vigneto Abruzzo si presenta in buona salute e pronto a confermare l’identità territoriale che da sempre contraddistingue i suoi vini.

Accanto alle buone notizie in campagna, rimane però l’incertezza legata al mercato. Le cantine devono fare i conti con giacenze elevate, consumi interni stagnanti e un rallentamento delle esportazioni. A ciò si aggiungono le preoccupazioni per i dazi statunitensi, che rischiano di pesare ulteriormente sull’export abruzzese. Per affrontare la situazione, la Regione ha scelto di introdurre un blocco temporaneo della produzione, una misura straordinaria volta a riequilibrare il rapporto tra domanda e offerta e a contenere le eccedenze.

“L’annata 2025 ci consegna un quadro incoraggiante sul piano qualitativo”, commenta Nicola Sichetti, presidente di Cia Abruzzo, “Dopo anni difficili, i nostri vigneti hanno reagito bene e la vendemmia promette vini di grande identità. Tuttavia, non possiamo ignorare i segnali che arrivano dal mercato: consumi fermi, esportazioni rallentate e dazi ci obbligano a ragionare su un modello produttivo più equilibrato, che metta al centro la qualità e il valore del nostro vino. Il blocco temporaneo della produzione deciso dalla Regione va proprio in questa direzione: tutelare i produttori e il giusto rapporto tra domanda e offerta”.

La vendemmia proseguirà a più riprese fino a ottobre, con l’auspicio che il mese in corso non riservi altri eventi climatici estremi. 


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News Cia Abruzzo

1 In Evidenza - 20 dic 2021

Natale: Cia, regali sì ma utili. Agroalimentare al top per il 50% delle famiglie

Il tradizionale cesto natalizio con i prodotti agroalimentari del territorio è tra i doni preferiti da trovare sotto l’albero per più di 12 milioni di famiglie, praticamente una su due. Lo dice Cia-Agricoltori Italiani, confermando che il cibo resta al top della classifica come idea regalo per le festività alle porte.  

            Nel secondo Natale di Covid, con le tredicesime impegnate prima di tutto a coprire mutui, tasse e bollette in aumento, l’83% degli italiani opta per regali utili, in un caso su tre declinati in chiave enogastronomica, con la scelta di doni “da tavola” a parenti, amici e colleghi -sottolinea Cia-. E vanno bene proprio i cesti di Natale, anche se in taglia ridotta rispetto al pre pandemia, che il 41% degli italiani riempirà con prodotti tipici e locali.

            Messe da parte le mode esterofile, infatti, vince assolutamente il Made in Italy e, tra i prodotti più gettonati, spuntano vino, spumante, panettone e torrone tradizionale, seguiti da salumi, conserve, olio extravergine d’oliva, miele, formaggi. Per una spesa complessiva -stima Cia- compresa tra i 650 e i 700 milioni di euro.

            Cambia anche la modalità di acquisto, molto più spinta verso il web, con l’aumento delle compere online, anche enogastronomiche, sui vari portali, tra cui il marketplace di Cia www.dalcampoallatavola.it in grado di offrire anche il servizio “Agridelivery” per la consegna a domicilio. Cresce anche lo shopping nei mercatini allestiti dagli agricoltori (+7%), con le aziende Cia de “la Spesa in Campagna” in prima fila, nelle zone rurali come in città. 

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1 In Evidenza - 16 dic 2021

Carbon farming: Cia, bene primo step Ue. Soluzione win-win, vantaggi per agricoltura e ambiente

I crediti di carbonio entrano ufficialmente nell’agenda politica europea, a conferma del ruolo imprescindibile del settore rurale nella sfida della sostenibilità. La Commissione Ue ha pubblicato oggi la Comunicazione sui cicli del carbonio sostenibili, cui seguirà una proposta legislativa entro il 2022. E’ il primo step ufficiale con cui l’Europa riconosce l’importanza del carbon farming, soluzione win-win che presenta vantaggi sia per l’ambiente che per il reddito degli agricoltori. Nel documento si prospettano le opportunità di un nuovo modello di business green che premia le best practice di agricoltori e silvicoltori che si traducono nell’immobilizzazione della CO2 da parte delle biomasse vegetali. Come è, infatti, noto, ogni albero attraverso il processo di fotosintesi può sottrarre circa 30kg di CO2 l’anno al comparto atmosferico, rilasciando -al contempo- circa 25 kg di ossigeno. Ciò rappresenta un vantaggio per la fertilità dei terreni e la resistenza delle colture, che può tradursi in fonte di reddito aggiuntivo per gli agricoltori. Cia-Agricoltori Italiani accoglie, dunque, con soddisfazione la decisione della Commissione in merito alle azioni chiave da compiere, a partire dalla definizione di standard di certificazione che porteranno a riconoscere il valore del mercato dei crediti di carbonio generato da queste pratiche virtuose.

Cia chiede, ora, un accelerazione dell’iter legislativo europeo che porti regole chiare, per evitare frodi (vendite multiple) e speculazioni finanziarie nella commercializzazione dei crediti, garantendo trasparenza ed efficacia. Così il presidente Cia, Dino Scanavino: “La gestione sostenibile dei terreni può avere un ruolo fondamentale nella lotta ai cambiamenti climatici. Il sistema di certificazione dovrà definire degli standard di contabilizzazione del sequestro di carbonio per ogni tipologia di azienda agricola e quali saranno le modalità con cui gli agricoltori riceveranno le premialità. Le questioni che si aprono sono complesse –chiosa Scanavino-, i nuovi strumenti finanziari riusciranno ad attrarre una massa critica di aziende o potranno beneficiarne solo pochi grandi agricoltori in grado di adottare le tecnologie necessarie al monitoraggio della riduzione di emissioni? E, soprattutto, si chiarisca se le nostre aziende agricole riceveranno crediti anche per tutto quello che hanno fatto in passato per ridurre le emissioni di gas serra”.

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1 In Evidenza - 14 dic 2021

Agriturismi: Cia, ripresa per il 70% delle aziende. Buone prospettive nel 2022

Sotto l’Albero di oltre 24 mila agriturismi italiani, arriva il bilancio di un 2021 di ripresa per oltre il 70% delle aziende, dato confermato in prospettiva anche per il 2022. Un rilancio forte dell’impegno sul fronte della sicurezza, della sostenibilità e della qualità, dopo un doppio lockdown e le restrizioni per una pandemia costata al settore quasi l’intero guadagno annuale. A favore degli agriturismi, le doti anti-covid delle strutture, in molti casi fuori città con ampi spazi e per lo più all’aria aperta. La domanda è così anche aumentata, lo dice il 42% delle imprese, con il boom dell’estate che è valso, complessivamente, alla ristorazione oltre 20 miliardi e ha portato in agriturismo più del 60% degli italiani. Questa l’analisi di fine anno di Cia-Agricoltori Italiani e, oggi, al centro dell’evento a Roma per i 40 anni di Turismo Verde, la sua storica Associazione per la promozione agrituristica.

“Un compleanno pieno di ottimismo -ha dichiarato il presidente di Turismo Verde-Cia Giulio Sparascio-. Il 2022 ci attende di sicuro più forti per far fronte a un’emergenza sanitaria tutt’altro che rientrata, ma anche carichi di tante buone pratiche messe in campo dal settore in tutto il Paese. Diversificare, implementare, dare forma a nuove proposte insieme ai clienti, è stata la chiave per resistere e migliorare”.

Come confermano, infatti, i dati Ismea resi noti nel corso dell'incontro, le imprese del settore hanno scelto nel 2021, sulla scia della graduale ripresa dal Covid, di rimboccarsi le maniche in base all’evolversi delle richieste dei clienti-consumatori, espressione di un chiaro consolidamento della domanda interna. Per circa 8 aziende su 10, gli ospiti sono prevalentemente italiani (per il 31% degli intervistati, della stessa regione o limitrofe e per il 49% di altre regioni). Si registra anche un primo ritorno degli europei, per il restante 20% delle aziende. I clienti sono sempre più famiglie con bambini e coppie (tipologie in crescita su base annua per oltre il 40% degli intervistati). Alloggio e ristorazione sono i segmenti con i risultati migliori, ma per l’82% delle imprese che hanno ricevuto richieste specifiche, queste sono state relative a maggiore autonomia, spazi aperti e sicurezza. Gli agriturismi sono diventati punto di riferimento: si consolida la vendita diretta con consegna a domicilio (37% degli intervistati) e l’ospitalità di lungo periodo (33%). Richiesti anche gli spazi per smart working (20%), l’e-commerce (15%) e pasti a domicilio (13%). Punti di forza, questi, per un 2022 che si prevede positivo stando al 72% delle imprese intervistate, anche senza cambiare i prezzi (per il 58% delle attività) e sempre se sapranno entrare in empatia con clienti esigenti, alla ricerca di un approccio green, senza rinunciare al relax.

“L’agriturismo si conferma un’eccellenza dell’offerta turistica italiana, il settore ha saputo reagire allo shock di mercato imposto dalla pandemia, limitando le perdite meglio di altri comparti turistici -ha affermato il prof. Angelo Frascarelli, presidente di ISMEA-. Ѐ evidente l’accelerazione di alcuni processi evolutivi della domanda, come il desiderio di vacanze sostenibili e ‘connesse’ alla natura e all’ambiente, tendenza che negli anni a venire potrà essere sempre più marcata. Allo stesso tempo, il settore ha mostrato capacità di innovare e sono molti gli imprenditori che hanno utilizzato il periodo del primo lockdown per ripensare la propria offerta di prodotti e servizi, ripartendo dalla fase primaria e introducendo novità importanti, in linea con le esigenze dei clienti, come la consegna di prodotti a domicilio e l’allestimento di locali attrezzati per il lavoro da remoto.

Nonostante i legittimi timori connessi al perdurare dell’emergenza sanitaria -ha concluso il presidente Angelo Frascarelli- il settore accresce la sua quota di mercato soprattutto domestico e rinsalda la sua reputazione, fino ad assumere il ruolo chiave di ‘sentinella’ dei territori e interprete del cambiamento”.

“Per i nostri agriturismi -ha poi commentato il presidente di Turismo Verde-Cia, Giulio Sparascio- si spera, ora, in un Natale positivo con +20% di fatturato, ma la nuova variante Covid sta mettendo in bilico le prenotazioni per le tavolate tra il 24 dicembre e l’Epifania, scelte soprattutto da ospiti fidelizzati e di prossimità per vivere le festività in un contesto familiare”.     

Poi, sempre pandemia permettendo, subito a lavoro sulla primavera -ha aggiunto Sparascio-. Chiediamo alle istituzioni di fare sistema con il territorio e di dare il giusto sostegno a una ripresa senza intoppi. Bene, per esempio, il pacchetto di misure dedicate al turistico nell’ultimo Decreto per l’attuazione del PNRR. Offre una prospettiva di grande interesse, anche alle imprese agrituristiche, in termini di efficientamento energetico, riqualificazione antisismica, eliminazione delle barriere architettoniche e digitalizzazione. Di contro, non sono sufficienti le risorse e ci batteremo perché tutte le aziende interessate possano beneficiarne.

Sul piano culturale e non solo -ha detto Sparascio- pensiamo l’agriturismo come futura ‘stazioni di servizio’ e sollecitiamo l’inserimento degli Agrichef negli Albi regionali delle figure professionali. Puntiamo sul filo diretto con il mondo dell’istruzione, sostenendo l’alternanza scuola-lavoro e progetti concreti, esemplari quelli con l’Alberghiero di Amatrice, per una rete condivisa di conoscenze e competenze, bagaglio formativo per gli studenti e potenziale collante socio-economico nelle comunità.

Infine, dal presidente nazionale di Cia Dino Scanavino, le congratulandosi all’Associazione Turismo Verde per 40 anni di azioni strategiche per il settore. “Gli agriturismi hanno ridato luce alle aree interne, ristrutturato tante case rurali, recuperato ricette della tradizione contadina, cultivar antiche e specie autoctone, ripristinato il paesaggio e valorizzato l’agricoltura. Un patrimonio -ha detto in chiusura Scanavino- di cui l’Italia deve saper far tesoro, soprattutto ora grazie a PNRR e Green Deal Ue, per risolvere subito i veri limiti, ritardo infrastrutturale in primis, a una sua reale innovazione che metta al centro le peculiarità del Paese, aree rurali e tipicità agroalimentari tra tutte, e accolga con puntualità la sfida verde e digitale europea”.

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1 In Evidenza - 13 dic 2021

Rosa Castagna eletta nuova presidente PescAgri-Cia

Rosa Castagna è stata eletta dall’assemblea di PescAgri nuova presidente nazionale dell’associazione promossa da Cia per la tutela e lo sviluppo della pesca e dell’aquacoltura. “Il settore agroittico è strategicamente rilevante per il settore primario -l’Italia è al terzo posto in Europa per l’acquacoltura e al secondo per la pesca-, con una funzione culturale e sociale, espressa dalla sana gestione di ambiente e territorio, sia nelle parti costiere che in quelle lagunari della Penisola”. Commenta,  così, il nuovo incarico Rosa Castagna, imprenditrice agricola di Tusa, che ricopre attualmente il ruolo di presidente Cia della Sicilia.

“PescAgri fin dalla nascita si è posta l’obiettivo di tutela e valorizzazione delle imprese agroittiche, per integrarle sempre più nel circuito nazionale e internazionale –aggiunge Rosa Castagna-. Il mio contributo sarà quello di intensificare il dialogo con le istituzioni per accrescere il tasso di industrializzazione delle attività e indirizzare la produzione verso destinazioni coerenti con il fabbisogno alimentare nazionale e con le esigenze dell’export. Vogliamo partire dal territorio puntando su innovazione e sostenibilità, favorendo le aggregazioni fra i produttori, con azioni concrete (corsi di formazione, seminari, convegni) che possano aiutare, in particolar modo, lo sviluppo dell’imprenditorialità giovanile del settore”. 

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1 In Evidenza - 13 dic 2021

Biocontrollo: Cia e IBMA Italia, al via fase 2 con sperimentazione in 11 regioni e nuove alleanze “salva-colture”

 Ampliare la diffusione e la sperimentazione delle tecniche di biocontrollo per la difesa integrata delle colture, allo scopo di costruire un nuovo modello operativo funzionale a tutto il mondo agricolo che risponda agli obiettivi di sostenibilità richiesti dalla Ue con il Green Deal. Questo il fine del “Progetto Biocontrollo e Innovazione digitale nell’azienda agricola” lanciato oggi da Cia-Agricoltori Italiani e IBMA Italia nel corso dell’iniziativa congiunta a Roma, presso l’Auditorium Giuseppe Avolio.

Un progetto triennale, dal 2022 al 2024, che fin da subito coinvolgerà 11 regioni (Veneto, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Molise, Campania, Calabria, Sicilia), 50 tecnici e 100 imprese agricole, per la formazione attiva e le prove in campo delle tecnologie di biocontrollo, con l’obiettivo di favorire la transizione della difesa fitosanitaria dalla chimica di sintesi ai bioprodotti di origine naturale, non solo nelle aziende biologiche ma anche in quelle convenzionali, spingendo allo stesso tempo sulla digitalizzazione dei processi produttivi.

Un lavoro ambizioso, dunque, in cui le due organizzazioni non saranno da sole: proprio oggi, infatti, in occasione dell’evento romano, Cia e IBMA Italia hanno siglato un protocollo d’intesa con AIPP, l’Associazione Italiana per la Protezione delle Piante, per collaborare nelle attività di studio, informazione, divulgazione, sperimentazione e adozione delle innovazioni nel settore della protezione delle piante dalle avversità, in particolare tramite tecniche e prodotti di biocontrollo, raggiungendo maggiore qualità, efficienza ed efficacia a sostegno delle aziende associate.

Non solo. Per promuovere e trasmettere a una platea più allargata la conoscenza delle tecniche di biocontrollo, così come le attività messe in atto, Cia e IBMA Italia hanno creato un sito web dedicato (https://biocontrollo.cia.it/), presentato oggi ufficialmente. Si tratta di uno strumento di trasferimento del know-how, di confronto, di scambio di esperienze, suddiviso in due sezioni: una parte pubblica, accessibile a tutti, con le informazioni e gli eventi sul tema; una parte privata, accessibile agli agricoltori e ai tecnici, con i materiali di supporto ai training (presentazioni, videolezioni, risposte a quesiti).

“Si apre la fase 2 della nostra collaborazione con IBMA Italia, iniziata nel 2019, con un grande progetto condiviso, dove coinvolgere anche università ed enti di ricerca -ha detto il presidente di Cia, Dino Scanavino-. Ovviamente, la pubblicazione delle Strategie Ue Farm to Fork e Biodiversity danno un valore ancora maggiore al nostro obiettivo comune, con la riduzione obbligata, entro il 2030, del 50% dell’uso e del rischio complessivo dei pesticidi chimici. Una delle soluzioni principali è proprio quella di investire nelle tecniche di biocontrollo, ma per farlo bisogna prima di tutto aumentare la presenza di questi prodotti sul mercato, e quindi aumentarne la disponibilità per gli agricoltori, anche per ridurre i costi”. Per questo, ha aggiunto Scanavino, “chiediamo al Ministero della Salute e alla DG Sante della Commissione Ue di semplificare e, soprattutto, di accorciare la durata dei processi di registrazione e di autorizzazione dei nuovi prodotti a minore impatto per la difesa fitosanitaria delle colture”. Ad oggi, infatti, delle circa 1.000 sostanze attive disponibili a livello europeo negli anni Novanta, ne sono rimaste a disposizione meno di 500, tra prodotti fitosanitari ritirati dal mercato o non rinnovati nelle autorizzazioni.

Nel frattempo, vanno previsti iter ed expertise ad hoc per l’utilizzo ottimale delle tecniche di biocontrollo già disponibili, che utilizzano microrganismi o derivati, insetti utili, feromoni, sostanze naturali, e che oggi valgono l’8% del mercato dei mezzi tecnici per la protezione delle piante da parassiti e malattie.

Ecco perché “nel nostro progetto -ha spiegato il presidente di IBMA Italia, Giacomo De Maio- il coinvolgimento di esperti nella formazione è fondamentale. Per gli agricoltori non si tratta semplicemente di sostituire un prodotto con un altro, ma di intervenire su processi e metodi in chiave bio, cambiando o integrando in maniera significativa le proprie strategie di difesa fitosanitaria. E questo richiede un forte impegno in termini di informazione, sperimentazione, collaudo e assistenza tecnica alle imprese agricole”. L’obiettivo conclusivo deve essere “dotare gli agricoltori di una toolbox dedicata, una cassetta degli attrezzi per la difesa sostenibile delle colture -ha aggiunto De Maio-. Passare dalla sperimentazione agronomica alla pratica agricola, adattando le strategie già testate ai vari areali di produzione sui territori e validando veri e propri protocolli di difesa fitosanitaria a basso impatto”.

Nel progetto triennale di Cia e IBMA, oltre a fornire ad agricoltori e tecnici agricoli tutte le competenze per utilizzare al meglio le tecniche di biocontrollo, molto spazio è dedicato all’avviamento in azienda di strumenti di agricoltura digitale, secondo un percorso in tre step: l’introduzione di funzioni che soddisfano i fabbisogni i fabbisogni più immediati dell’azienda, come la visualizzazione cartografica degli appezzamenti, l’impostazione delle colture e la gestione dei lotti, la digitalizzazione del magazzino concimi, sementi e prodotti fitosanitari; l’implementazione della gestione e integrazione del registro dei trattamenti e delle concimazioni, anche in relazione al metodo produttivo aziendale (biologico, integrato, convenzionale); l’introduzione e l’uso di supporti informativi evoluti, che permettano una gestione site-specific degli appezzamenti. Con valutazioni precoci e tempestive del rischio di fitopatologie, monitoraggio con dati microclimatici e tecniche sempre più conformi.

“L’innovazione e la ricerca devono procedere di pari passi con la sostenibilità, per consentire un reale sviluppo agricolo che tuteli insieme sia l’ambiente che il reddito dei produttori -hanno concluso Scanavino e De Maio-. Una sfida necessaria che richiede passi da gigante soprattutto in termini di investimenti, dai bandi dei PSR alle risorse del PNRR alla nuova Pac”.  

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1 In Evidenza - 10 dic 2021

Ortofrutta: Cia a Patuanelli, sei azioni chiave per il rilancio nel 2022

Rifinanziare il Fondo di Solidarietà Nazionale all’interno della Legge di Stabilità, modificare il Decreto legislativo 102/2004 contro le calamità naturali, ipotizzando strumenti di sostegno più tempestivi e snelli, sostenere la difesa attiva delle colture con un capitolo di spesa dedicato e realizzare un modello efficace di protezione dal rischio. Sono queste alcune delle richieste più urgenti per il settore ortofrutticolo nazionale presentate, oggi, da Cia-Agricoltori Italiani al ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli, ricevuto a Roma nella sede confederale.

            Una proposta ampia e articolata, quella illustrata da Cia, a tutela e supporto di un comparto dalla forte leadership internazionale e che rappresenta il 25% della produzione agricola italiana per un valore di 15 miliardi. Eppure, con 350 mila aziende impegnate su oltre 1 milione di ettari, il settore ortofrutticolo resta quello che negli anni ha meno beneficiato di interventi dedicati e utili a fronteggiare rischi e criticità costanti.

            I produttori italiani di frutta e verdura, infatti, espressione di una filiera articolata e diversificata, non solo hanno garantito il necessario approvvigionamento durante le fasi più complesse dell’emergenza sanitaria, ma da tempo fronteggiano indeterminatezza dei mercati, pressione dei prodotti d’importazione, forte squilibrio di filiera con agricoltori privi del giusto reddito e, da ultimo, anche il pesante aumento dei costi di produzione per i rincari sulle materie prime. Senza dimenticare le ripercussioni dei cambiamenti climatici, la recrudescenza di avversità con meno sostanze attive disponibili e il ripetersi di eventi atmosferici estremi che, ormai da anni, non danno tregua ai campi. Un quadro allarmante, dunque, e che pesa sulla sostenibilità delle imprese ortofrutticole. Basti pensare che solo le gelate tardive hanno procurato, nel 2021, oltre 800 milioni di danni alla frutticoltura estiva e primaverile e che quelli causati dalla cimice asiatica ammontano già a più di 700 milioni di euro.

            LE SEI PROPOSTE DI CIA - Ecco perché Cia è tornata a fare sintesi sulle difficoltà del comparto, chiedendo al ministro Patuanelli di intervenire, nello specifico, con sei azioni chiave per il 2022. In primo luogo, serve un ulteriore stanziamento nel Fondo di Solidarietà Nazionale in aggiunta ai 160 milioni già approvati dal DL Sostegni bis e va incrementata la dotazione per gli interventi utili alla ripresa dalle avversità atmosferiche. Il D.lgs. 102/2004 va adeguato, poi, alle esigenze dei produttori. Bisogna prevedere la tempestiva proroga delle rate di credito per le aziende colpite da calamità e strumenti di sostegno che assicurino la necessaria liquidità alle aziende nell’anno calamitato. Occorre, come terza proposta, occuparsi di difesa attiva delle colture, incentivando investimenti in tecnologie specifiche di protezione sia tradizionali che innovative e multifunzionali, in sistemi attivi di difesa dai ritorni di freddo e per una mitigazione “meccanica” il più possibile automatizzata. Per le imprese è anche urgente un modello efficace di protezione dal rischio, uno strumento integrato e un fondo mutualistico nazionale per le avversità catastrofali in sinergia con gli strumenti assicurativi del secondo pilastro per la prossima programmazione. Nella legge di Bilancio 2021 va inserito un Fondo necessario a garantire la sostenibilità economica delle imprese agricole in seguito agli aumenti dei costi di produzione e dei prezzi delle materie prime e vanno monitorati gli atteggiamenti speculativi. Infine, bisogna intervenire per garantire la disponibilità di manodopera straniera strategica per le attività del comparto, sempre più spesso in sofferenza anche per gli enormi ritardi nella pubblicazione del decreto flussi e di una sanatoria, prevista nel 2020, inefficace.

            GLI INTERVENTI IN PROSPETTIVA - In più Cia ha sottolineato al ministro Patuanelli l’importanza di un dialogo costante intorno a una strategia nazionale articolata per il settore che predisponga interventi di medio e lungo periodo, anche attraverso una reale operatività del Tavolo ortofrutticolo istituito al Mipaaf. Un piano d’azione, dunque, che servirebbe anche a sostenere la competitività e sostenibilità delle imprese, migliorare la comunicazione sui diversi sistemi di produzione agricola, finalizzare l’organizzazione e la digitalizzazione delle informazioni di settore, rafforzare la filiera attraverso le Organizzazioni di produttori e l’Organizzazione interprofessionale nazionale, consolidare il sistema di protezione fitosanitaria che è tra gli obiettivi della Farm to Fork e a migliorare le relazioni extra Ue, con l’Italia artefice e protagonista di una nuova politica agricola euro-mediterranea trainata dall’ortofrutta in ottica integrativa. Al contempo, però, occorre un costante monitoraggio e una revisione degli accordi bilaterali europei che finora non hanno soddisfatto pienamente l’esigenza di reciproca tutela economica e fitosanitaria. Infine, Cia punta alla costruzione di una strategia nazionale ortofrutticola che sappia dare concretezza alla promozione dei consumi interni di frutta e verdura nelle scuole, ma anche in ospedali e case di cura, per sensibilizzare in tema di salute e prevenzione, senza trascurare il supporto che darebbe alla collocazione del prodotto nazionale spesso eccedente.

            LE DICHIARAZIONI DEL PRESIDENTE CIA DINO SCANAVINO - “Positiva la conclusione dell’iter per l’attuazione della direttiva europea sulle pratiche sleali -è intervenuto il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino-. Ora, però, si faccia rigoroso monitoraggio e contrasto. Poi, per un’equa ripartizione del valore -ha aggiunto- serve sempre quel ‘Patto di Sistema’ promosso più volte da Cia, che coinvolga tutti gli operatori della filiera. Le istituzioni valorizzino, a tal riguardo, il Fondo Filiere e i Contratti di filiera e di distretto, affinché le progettualità vadano a consolidare accordi e azioni interprofessionali, fondamentali alla ripartenza.

                  “Dunque, sono ormai evidenti le tante e svariate criticità ed esigenze che gravano sul settore ortofrutticolo italiano e la mattinata odierna di confronto con il ministro Patuanelli -ha detto Scanavino- era oltremodo urgente e necessaria per tracciare insieme le direttrici per il rilancio nel 2022. Detto questo, sia da oggi ancora più chiaro quanto l’unica via da percorrere per guardare con ottimismo a Green Deal e PNRR, sia mettere al riparo la tenuta economica delle aziende ortofrutticole. Vanno, quindi, risolte le problematiche ataviche che rendono precaria anche la sussistenza e impossibile la crescita. Bisogna assicurare sostegno concreto agli imprenditori ortofrutticoli prima di chiedere loro un passo epocale. Le nostre proposte -ha concluso il presidente nazionale di Cia- ci aiutino, quindi, a guardare lontano come occasione di sviluppo innovativo, ma per aziende in grado di giocare non più in difesa, ma da protagoniste la partita della sostenibilità economica, ambientale e sociale”.

            LE DICHIARAZIONI DEL MINISTRO STEFANO PATUANELLI - “E’ importante ascoltare i produttori per conoscere problemi, rischi, vantaggi e svantaggi di tutta la filiera -ha detto il ministro aprendo il suo intervento davanti alla platea di ortofrutticoltori Cia-. Prima di tutto dobbiamo fare una grande battaglia in Europa, rispetto ai Paesi terzi, sull’aggiustamento dei prezzi dei prodotti in entrata alla frontiera. Tra l’aumento dei costi di produzione, anche con i rincari delle materie prime, e l’avvio della transizione, avremo prezzi non competitivi se non ci garantiamo una reciprocità sui mercati”.

            Per Patuanelli “chi fa l’imprenditore si assume il rischio d’impresa. Ma questo non deve valere per il settore primario, che assicura l’approvvigionamento alimentare e a volte fa fatica ad arrivare a fine mese con la certezza di un guadagno, anche a causa di situazioni imponderabili come le calamità naturali. Serve, quindi, una gestione del rischio diversa con una Pac che ragioni in orizzontale sulla tutela del reddito”.

            Intanto la nuova Pac, ha evidenziato Patuanelli, “prevede la possibilità di un prelievo diretto del 3% dal primo pilastro proprio sulla gestione del rischio. Noi abbiamo scelto di costituire, con la legge di Bilancio, un Fondo di mutualizzazione nazionale da 350 milioni sulle avversità catastrofali. Stiamo anche valutando nel lungo periodo l’obbligo di assicurazione per tutte le imprese agricole”.

            Inoltre, ha aggiunto il ministro, “vanno incentivati gli strumenti di difesa attiva” mentre “sul decreto flussi stiamo cercando di accelerare, lavorando con il ministero dell’Interno, e contemporaneamente con il Crea stiamo portando avanti una mappatura della manodopera straniera che, assieme al catasto ortofrutticolo può servire per monitorare davvero le esigenze e i flussi di manodopera”.

            Oggi “è il momento delle scelte importanti -ha concluso Patuanelli- il percorso della nuova Pac è complicato, ma deve accompagnare necessariamente l’agricoltura verso prospettive diverse”. Tenendo sempre a mente che “senza la tutela dei produttori non si tutela l’ambiente”.

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