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1 In Evidenza - 20 dic 2025

Cia: anche l’Abruzzo in prima linea a Bruxelles al fianco gli agricoltori europei

Una giornata storica per l’agricoltura europea: oltre 10mila produttori e centinaia di trattori hanno sfilato per le strade di Bruxelles, davanti al Parlamento Ue, per chiedere un futuro sostenibile e competitivo per il settore.

Cia–Agricoltori Italiani era presente in prima linea, con delegazioni da tutta Italia e, in particolare, una folta rappresentanza dall’Abruzzo, che ha voluto ribadire il sostegno agli agricoltori italiani ed europei.

La mobilitazione, sostenuta da oltre 40 organizzazioni agricole dei 27 Stati membri riunite nel Copa-Cogeca, ha lanciato un messaggio chiaro alle istituzioni europee: la riforma della Pac post 2027, così come proposta, è inaccettabile. I produttori hanno chiesto di ascoltare chi ogni giorno garantisce cibo, lavoro e futuro ai territori, denunciando tagli di bilancio, scelte politiche penalizzanti, concorrenza sleale e burocrazia opprimente.

Sul palco di Place du Luxembourg, davanti al Parlamento Ue, il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini, ha sottolineato: “Non accetteremo scelte che indeboliscono il settore. È il momento di cambiare rotta e ascoltare gli agricoltori, il cuore pulsante dell’Europa.”

La partecipazione dell’Abruzzo testimonia l’unità e la determinazione dei territori italiani nel difendere un’agricoltura forte, sostenibile e sicura.

"La nostra presenza dall’Abruzzo a Bruxelles dimostra quanto i nostri agricoltori sentano sulla propria pelle le conseguenze di scelte europee lontane dalla realtà dei territori” – ha dichiarato Nicola Sichetti, presidente di CIA Abruzzo. “La Pac post 2027, così come impostata, rischia di penalizzare in modo particolare le regioni come la nostra, caratterizzate da aree interne, agricoltura familiare e produzioni di qualità. Chiediamo un’Europa che investa davvero in chi presidia il territorio, garantisce sicurezza alimentare e tutela l’ambiente, riducendo burocrazia e concorrenza sleale. Senza agricoltori non c’è futuro né per l’Abruzzo né per l’Europa.

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1 In Evidenza - 20 dic 2025

Cia in piazza a Bruxelles. Agricoltura non si svende, con riforma Pac a rischio 270mila aziende


“Siamo in piazza per dire no a un’Europa che svende l’agricoltura, mette le armi davanti al cibo, compromette la sicurezza alimentare dell’Unione e rischia di far chiudere, solo in Italia, oltre 270mila aziende del settore. È inaccettabile: o arriva una scossa politica forte e un cambio di rotta deciso o si condanna il nostro futuro”. Questo l’appello del presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, dalla grande manifestazione a Bruxelles, con 10mila produttori e centinaia di trattori provenienti da ogni parte del continente.


In prima linea la folta delegazione Cia, riunita sotto lo striscione “Ursula, basta bugie”, con cartelli che parlano chiaro: “Pac post 2027: non è una riforma, è la fine dell’agricoltura”, “Agricoltori senza Pac, Europa senza cibo” e “Terra chiama Ursula, la sicurezza siamo noi”. Una presa di posizione netta, a tutela di tutti i cittadini europei, contro la proposta della Commissione targata von der Leyen, che vuole tagliare le risorse del 22%, sottraendo all’Italia 9 miliardi di euro, e far confluire la Pac in un fondo unico, generando competizione tra settori, mettendo a rischio il mercato comune e colpendo al cuore il sistema produttivo europeo e nazionale.


Un allarme che non è solo politico, ma supportato da dati concreti. Secondo le stime di Cia, infatti, se confermata, la proposta di riforma della Pac post 2027 con meno risorse e fondo unico potrebbe avere effetti devastanti per l’agricoltura italiana, mettendo a rischio la sopravvivenza di 270mila aziende del settore, pari a quasi un terzo del totale (31,65%), a partire dalle più piccole e vulnerabili. Le conseguenze sarebbero diffuse su tutto il territorio: -26% al Nord, -33% al Centro e fino al -51% al Sud, colpendo in modo particolare le aree rurali e interne e aggravando divari economici e sociali già profondi. Guardando ai singoli comparti, il prezzo più alto ricadrebbe sui seminativi (-64%), sull’olivicoltura (-27%) e sulla zootecnia (-5%).


“Non è una riforma tecnica, è un vero e proprio cambio di paradigma -ha evidenziato il presidente di Cia-. La Pac è la politica più antica, più solida e più europea che esista. Ha garantito per oltre 50 anni stabilità, reddito, presidio del territorio e sicurezza alimentare. Smantellarla significa indebolire l’Europa”. Una scelta che appare ancora più miope e pericolosa se letta nel contesto globale. “Non possiamo permetterci che l’Ue disinvesta sull’agricoltura -ha sottolineato Fini- mentre gli altri grandi attori mondiali, dagli Stati Uniti alla Cina, stanziano risorse sempre più importanti a difesa e sostegno del settore primario”.


È in questo scenario che si inseriscono anche le altre ragioni della mobilitazione, dalla richiesta di una linea europea più ferma sugli accordi commerciali, per contrastare la concorrenza sleale e garantire reciprocità nelle regole e nei controlli, fino alla necessità di una semplificazione reale che liberi le imprese agricole da burocrazia e vincoli inutili.


“Quella che arriva oggi non è una protesta di categoria, ma un richiamo politico a tutte le istituzioni Ue. La Pac non è il passato dell’Europa, è una scelta strategica per il suo futuro -ha concluso il presidente di Cia-. Senza una politica agricola forte e autonoma non c’è cibo sicuro, tutela dell’ambiente, resilienza dei territori e futuro delle comunità. Ora è il momento che Bruxelles stia dalla nostra parte e scelga davvero di essere alleata di chi produce. Noi non ci fermeremo qui: continueremo a far sentire la nostra voce, con determinazione e senza arretrare di un passo”.

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2 In Evidenza - 17 dic 2025

Nutrire il Futuro 2.0: per la prima volta insieme Istituto Agrario e Alberghiero

Si è svolto ieri, 16 dicembre 2025, presso l’IPSEOA “G. Marchitelli” di Villa Santa Maria l’evento finale del progetto “Nutrire il Futuro 2.0”, iniziativa realizzata con il contributo della Camera di Commercio Chieti-Pescara che ha rappresentato un’importante esperienza di integrazione tra formazione, filiera agroalimentare e valorizzazione del territorio.

Un progetto innovativo che ha segnato un passaggio storico: per la prima volta due scuole strategiche per l’agroalimentare, l’Istituto Agrario e l’Istituto Alberghiero, hanno lavorato insieme in un percorso strutturato, mettendo in dialogo produzione agricola, trasformazione e cultura enogastronomica.

Protagonisti della giornata sono stati gli studenti. I ragazzi dell’Istituto Agrario “Cosimo Ridolfi” di Scerni hanno studiato, analizzato e presentato alcune eccellenze dell’agroalimentare abruzzese, tra cui Ventricina del Vastese, Peperone Dolce di Altino, Aglio Rosso di Sulmona, Zafferano dell’Aquila, Patata del Fucino e Mostocotto, approfondendone origine, filiera, tracciabilità e caratteristiche qualitative.
Le competenze acquisite hanno poi incontrato quelle degli studenti dell’Istituto Alberghiero di Villa Santa Maria che, affiancati dai docenti, hanno trasformato la ricerca in piatti, dando vita a un pranzo interattivo che ha raccontato il territorio attraverso il cibo.

L’evento è stato arricchito dalla presenza di numerose autorità e partner del progetto: Giuseppe Finamore, sindaco di Villa Santa Maria, Gianluca De Santis della Camera di Commercio Chieti-Pescara, Ettore Cianchetti Presidente dell’Associazione ISA e David Falcinelli del Mercato Contadino di Pescara, che ha moderato l’incontro e intrattenuto i ragazzi con approfondimenti e spiegazioni sui prodotti tipici.

Mettere insieme, per la prima volta, un istituto agrario e uno alberghiero significa costruire una visione completa della filiera agroalimentare, dalla terra al piatto. È un investimento sui giovani, sulle competenze e sul futuro del nostro territorio”, ha dichiarato Domenico Bomba, Presidente CIA Chieti-Pescara.

Sulla stessa linea il Direttore CIA Chieti-Pescara, Alfonso Ottaviano, che ha sottolineato il valore strategico dell’iniziativa, “Nutrire il Futuro 2.0 dimostra quanto sia fondamentale partire dalla formazione per rafforzare l’agroalimentare italiano. I ragazzi hanno lavorato su prodotti identitari, imparando che dietro ogni eccellenza c’è agricoltura, cultura, tutela e responsabilità. Inoltre”, continua, “progetti come questo sono cruciali per valorizzare le scuole delle aree interne, che spesso possono incontrare difficoltà legate a risorse e opportunità. Dare visibilità e opportunità formative a queste realtà significa investire sul futuro dei territori e dei giovani che li abitano”.

Il progetto si inserisce inoltre in un contesto più ampio: il riconoscimento UNESCO della cultura alimentare italiana, che valorizza non solo la cucina, ma l’intero sistema produttivo fatto di territori, agricoltori, tradizioni e saperi.

“Vedere i nostri studenti trasformare le eccellenze agroalimentari in piatti creativi è una soddisfazione enorme. La collaborazione con l’agrario apre nuove prospettive formative e professionali”, ha dichiarato Marilena Montaquila, Dirigente IPSEOA Alberghiero.


“I nostri ragazzi hanno avuto l’opportunità di valorizzare le produzioni del territorio, mentre collaborare con l’alberghiero ha reso l’esperienza concreta e tangibile, unendo teoria e pratica”, ha affermato Antonietta Ciffolilli, Dirigente Istituto Agrario.

“Nutrire il Futuro 2.0” conferma così il successo di un’iniziativa capace di unire scuole, filiere e istituzioni, mettendo al centro i giovani e il valore dell’agroalimentare come leva di sviluppo culturale, sociale ed economico.

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1 In Evidenza - 10 dic 2025

La cucina italiana entra nel Patrimonio Unesco. Cia, premiati agricoltura e territori

La forza del Made in Italy agroalimentare sta nella stretta sinergia tra agricoltura e ristorazione, tra chi produce e chi trasforma. Nella collaborazione lungo la filiera, dal campo alla tavola, risiede il valore aggiunto del cibo italiano nel mondo. Così il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, commenta con soddisfazione l’ingresso ufficiale della cucina italiana nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco.


“La cucina nazionale è un insieme di pratiche sociali, riti e gestualità basate sui tanti saperi locali. Saperi e sapori -sottolinea Fini- che riflettono l’immensa biodiversità di prodotti e territori rappresentata dalla nostra agricoltura e valorizzata nelle tante ricette di agriturismi e ristoranti che raccontano cultura e tradizioni regionali. Così vaste e peculiari da rendere la cucina tricolore la più amata e ricercata anche all’estero”.


Per il presidente di Cia, il riconoscimento Unesco – frutto dell’impegno del governo e di un grande lavoro di squadra anche con le organizzazioni agricole – “rappresenta una nuova, grande opportunità per tutelare, garantire e promuovere sempre di più la cucina italiana nel mondo, a partire dai prodotti agricoli”.

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1 In Evidenza - 05 dic 2025

Ue: Cia, accordo su Ngt svolta storica che agricoltori aspettavano da anni


“Finalmente, dopo mesi di laboriose trattative che hanno visto Cia-Agricoltori Italiani in prima fila, l’Ue ha raggiunto un accordo preliminare che permetterà di produrre piante utilizzando New Genomic Techniques (NGT) ovvero, Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA). Noi ne abbiamo sempre sostenuto con convinzione l’importanza strategica e continueremo a vigilare per consentire che questo strumento sia accessibile per tutti gli agricoltori”. Così, il presidente di Cia, Cristiano Fini, commenta la svolta storica che consentirà al mondo agricolo di affrontare le sfide della transizione green, contrastando con efficacia le malattie delle piante e i cambiamenti climatici.

Secondo Cia, con questo accordo l’Ue non è più fanalino di coda a livello internazionale e dimostra di voler tutelare il settore agroalimentare, investendo in tecnologia per renderlo più forte e competitivo e riducendo la dipendenza dai Paesi terzi.

“I critici delle Tea hanno parlato di ‘nuovi Ogm’ ma così non è -aggiunge Fini- perché il miglioramento genetico che si ottiene con queste tecniche esclude qualsiasi trasferimento di Dna tra organismi appartenenti a specie diverse. In questo modo possiamo rispondere alle esigenze e alle difficoltà che i nostri agricoltori fronteggiano ogni giorno. Nessun passo indietro, ora, per la prossima approvazione finale da parte della plenaria di Parlamento europeo e Consiglio”.

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1 In Evidenza - 05 dic 2025

Grano: Cia a Icqrf, prezzi borse merci sotto costi produzione. Serve monitoraggio contro pratiche sleali


Cia-Agricoltori Italiani auspica il pronto e deciso intervento dell’ICQRF – Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari, per verificare eventuali pratiche commerciali sleali che penalizzino gli agricoltori e compromettano la trasparenza del mercato cerealicolo. L’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (ISMEA) ha pubblicato il monitoraggio dei costi medi di produzione per la campagna 2025 del frumento duro e tenero. Dai dati emerge che le principali borse merci continuano a quotare il grano duro su livelli molto inferiori ai costi di produzione sostenuti dagli agricoltori.

Ad esempio, nelle regioni del Sud, il costo medio di produzione per il grano duro è stato rilevato da ISMEA a 318 euro a tonnellata, mentre le quotazioni della borsa merci di Foggia oscillano tra 287 e 290 euro. Situazione analoga si riscontra a Bologna, dove il costo medio di produzione è di 302,9 euro a tonnellata, ma le quotazioni si attestano tra 276 e 281 euro. Questi dati confermano una situazione di marcata criticità per il settore cerealicolo nazionale, con il rischio concreto di disimpegno da parte degli agricoltori nella prossima campagna di semina.

Alla luce delle novità normative che hanno rafforzato la disciplina contro le pratiche commerciali sleali, si ritiene urgente intensificare il monitoraggio delle borse merci, verificando eventuali violazioni che danneggiano la redditività degli agricoltori e la trasparenza dei mercati.

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News Cia Abruzzo

2 In Evidenza - 04 lug 2024

Peronospora, Cia Ch-Pe: “Bene stanziamento dal Governo di ulteriori risorse ma quanti fondi destinati all’Abruzzo?

Cia Chieti-Pescara accoglie con soddisfazione la recente notizia dello stanziamento di ulteriori 30 milioni di euro da parte del governo per far fronte ai danni causati dalla peronospora, nonostante alcune preoccupazioni. La commissione Agricoltura del Senato ha approvato l’emendamento presentato dai relatori De Carlo e Bergesio al decreto Agricoltura, che prevede un incremento della dotazione del fondo di solidarietà nazionale. Questo emendamento aggiunge ulteriori 30 milioni di euro ai già previsti 10 milioni nel testo originario, destinati a sostenere le imprese agricole colpite dagli attacchi di peronospora nelle produzioni viticole.

“Sebbene apprezziamo l'impegno del governo nell'affrontare questa emergenza fitosanitaria che ha gravemente colpito il settore agricolo, rimaniamo in attesa di conoscere l'entità dei fondi destinati alla regione Abruzzo”, commenta il presidente Cia Chieti-Pescara, Domenico Bomba, "Accogliamo positivamente il fatto che il governo abbia riconosciuto la gravità della situazione e abbia deciso di stanziare ulteriori risorse. Tuttavia, i fondi attualmente disponibili appaiono insufficienti rispetto alla portata dei danni subiti dalle nostre aziende agricole. Siamo seriamente preoccupati per il futuro del settore e auspichiamo che vengano stanziate ulteriori risorse per sostenere adeguatamente i nostri agricoltori. È cruciale che queste risorse vengano erogate velocemente per evitare ulteriori perdite".

La peronospora ha causato danni ingenti alle coltivazioni viticole abruzzesi, mettendo a rischio la sopravvivenza di molte aziende locali.

La Confederazione invita il governo a considerare con urgenza l'allocazione di ulteriori fondi per garantire un supporto adeguato e tempestivo ai produttori colpiti.

"In questo momento cruciale," ha aggiunto Bomba, "è essenziale che le istituzioni dimostrino concretezza e vicinanza al nostro territorio. Inoltre, la moratoria sui mutui, che dovrebbe essere estesa almeno a 24 mesi, e lo sgravio sui contributi previdenziali potrebbero rappresentare una boccata d’ossigeno immediata per i nostri agricoltori”.

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1 In Evidenza - 27 giu 2024

Emergenza fauna selvatica in Abruzzo: appello di Cia Abruzzo

La Cia Agricoltori Italiani Abruzzo, attraverso il suo Presidente Nicola Sichetti, lancia un allarme sull’aggravarsi dell’emergenza fauna selvatica nella regione, che sta causando danni significativi agli agricoltori e rappresenta un crescente pericolo per la sicurezza stradale.

In particolare, i cinghiali stanno devastando i campi di grano, provocando perdite economiche rilevanti per gli agricoltori locali. Questi danni compromettono non solo la produzione agricola, ma anche l’intera economia rurale e la sicurezza alimentare della nostra regione. Gli agricoltori sono in una situazione di grande difficoltà e chiedono un intervento immediato e risolutivo.

La situazione è resa ancora più critica dal rischio di incidenti stradali causati dalla presenza incontrollata dei cinghiali sulle strade, un problema che sta aumentando esponenzialmente. La sicurezza dei cittadini è a rischio e necessita di una risposta urgente da parte delle istituzioni.

Per questo, la Confederazione sollecita la Regione Abruzzo a prendere misure immediate per affrontare e risolvere questa emergenza. È essenziale implementare strategie efficaci di contenimento e controllo della popolazione di fauna selvatica, con particolare attenzione ai cinghiali, e garantire un giusto risarcimento agli agricoltori colpiti.

Ricordiamo inoltre che la Cia Agricoltori Italiani nazionale aveva proposto una riforma alcuni anni fa per gestire in modo più efficace la problematica della fauna selvatica. Questa riforma prevedeva un piano di gestione sostenibile che coinvolgesse tutte le parti interessate, dagli agricoltori agli enti locali, per creare un equilibrio tra le attività umane e la fauna selvatica. Riteniamo che sia il momento opportuno per riprendere e aggiornare questa proposta, adattandola alle esigenze attuali.


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1 In Evidenza - 23 giu 2024

Cia Abruzzo esprime rammarico per mancata audizione sull'arrosticino abruzzese

Cia Abruzzo esprime profondo rammarico e stupore per non essere stata invitata ai recenti lavori della Commissione Agricoltura riguardanti l'arrosticino abruzzese, prodotto identitario della nostra regione.

Come rappresentante di circa 9.500 agricoltori e allevatori abruzzesi, con una base associativa che comprende probabilmente la maggioranza dei produttori di ovini della regione, Cia Abruzzo ritiene che avrebbe dovuto essere coinvolta in un'iniziativa così importante e strategica per il futuro di questo prodotto.

L'arrosticino abruzzese è un'eccellenza gastronomica riconosciuta a livello nazionale e internazionale. La sua tutela e valorizzazione richiedono un impegno comune da parte di tutti gli attori coinvolti, compresi gli allevatori abruzzesi che, con la loro esperienza e dedizione, svolgono un ruolo fondamentale nella produzione della materia prima di questo prodotto tipico.

“La mancata audizione di Cia Abruzzo rappresenta una grave lacuna nel processo decisionale relativo all'arrosticino abruzzese”, sostiene il Presidente regionale Nicola Sichetti, “Una parte importante del mondo allevatoriale abruzzese è stata privata della possibilità di apportare il proprio contributo costruttivo alla discussione e di condividere le proprie proposte per il futuro di questo prodotto. Confidiamo che la Commissione Agricoltura tenga conto di ciò che rappresenta e intenda coinvolgere attivamente la nostra organizzazione in tutte le iniziative riguardanti il settore agricolo e, in particolare, la valorizzazione dei prodotti tipici abruzzesi”.


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1 CAF Informa - 20 giu 2024

NASpI insegnanti 2024: a chi spetta e come fare domanda

Con la fine dell'anno scolastico, giunge anche il termine dei contratti per molti insegnanti precari, lasciandoli temporaneamente disoccupati. Tuttavia, esiste un supporto disponibile: la NASpI docenti. 

Questa indennità mensile dipende dai contributi versati negli ultimi quattro anni. Vediamo a chi spetta, quanto dura, quali sono gli importi e come fare domanda.

 

A chi spetta

 

L'indennità di disoccupazione destinata agli insegnanti precari con contratto a termine scaduto fa riferimento alla NASpI (Nuova Assicurazione Sociale per l'Impiego) ed è destinata a tutti i lavoratori dipendenti che perdono involontariamente il lavoro, in queste circostanze:

  • Licenza da contratto a tempo determinato.
  • Scadenza del contratto a termine, come nel caso dei precari della scuola.
  • Dimissioni per giusta causa.
  • Dimissioni per neogenitori nel periodo tutelato dal licenziamento.

 

L'unico requisito per ottenere la NASpI è aver maturato almeno 13 settimane di contributi nel quadriennio precedente la domanda.

 

Insegnanti NASpI: importo e durata

 

La NASpI è erogata per un periodo pari alla metà delle settimane contributive presenti negli ultimi quattro anni di lavoro. L'importo varia in base alla retribuzione:

  • Se il salario medio dei 4 anni precedenti è inferiore a 1.425,21 euro, l'importo è pari al 75% della retribuzione.
  • Se la media supera questa soglia, spetta il 75% di 1.425,21 euro più il 25% della differenza tra la media e la soglia stessa. L'importo massimo mensile è di 1.550,42 euro.

Per i primi 5 mesi (8 mesi per i lavoratori over 55), l'assegno è pieno. Successivamente, scatta il decalage: una riduzione del 3% per ogni mese di fruizione. Se si trova un nuovo impiego durante questo periodo, è necessario interrompere la NASpI entro 5 giorni dall'inizio del nuovo lavoro.

 

Come richiedere la NASpI insegnanti

 

La domanda per la NASpI può essere presentata dal giorno successivo alla scadenza del contratto, entro 68 giorni dalla cessazione del rapporto di lavoro. Le eccezioni includono maternità indennizzabile, infortunio sul lavoro o malattia insorta entro i 68 giorni.

 

 

 

Per ulteriori informazioni vi invitiamo a recarvi presso l'ufficio CIA più vicino o a contattarci direttamente.

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1 In Evidenza - 20 giu 2024

Cia incontra D’Eramo: salvare le aree interne dall’abbandono


“Non lasciamo, ancora, indietro le aree interne. È arrivato il momento di mettere le zone rurali del Paese al riparto dal rischio di un irrimediabile abbandono. Parliamo di quasi la metà dei Comuni italiani, il 48%, che non devono rimanere fuori da quella riorganizzazione, in primis infrastrutturale e dei servizi essenziali, tanto invocata con il Pnrr. Il perno è l’agricoltura, motore di progresso e sostenibilità per comunità e territori, per 13 milioni di persone”. A ribadirlo, oggi, è il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, che è tornato a Via XX Settembre, insieme al vicepresidente Matteo Bartolini, per fare il punto sul tema con il sottosegretario Luigi D’Eramo.
Per Cia, siamo a un punto di non ritorno rispetto alle criticità che stanno affrontando le campagne italiane, quando sono le uniche in grado di immagazzinare al loro interno uno straordinario inventario sotto il profilo ambientale, culturale e identitario. Connotazioni che fanno dei territori svantaggiati un fattore vitale per la tenuta del sistema nazionale e dove l’agricoltura può continuare a essere un elemento vincente per il presidio e il rilancio.

“Con il sottosegretario D’Eramo -continua Fini- stiamo ragionando su strategie più puntuali per mettere a terra tutte le progettualità e, quindi, gli interventi e le risorse già a disposizione, evitando che si disperdano in operazioni non percorribili per la natura stessa di questo Paese. Serve una programmazione univoca, a cominciare dalle reti stradali e dall’ultimo miglio digitale. Questa, però, non basta se non accompagnata da politiche in grado di spingere, con una normativa quadro, l’abitabilità di ciascuna zona periferica e di montagna. Occorrono misure di fiscalità agevolata e norme che favoriscano l’accesso al credito e alla liquidità, dunque in grado di innescare ricambio generazionale, a sostegno dei giovani, a tutela degli anziani”.
Sul tavolo, come da tempo sostiene Cia, l’apporto strategico del mondo agricolo, la necessità di un Piano nazionale per il settore, come di una legge quadro sulla valorizzazione della dimensione familiare agricola che includa, in primo luogo, il recupero dei terreni incolti, ma soprattutto il riconoscimento economico e sociale delle funzioni ambientali svolte dal comparto.

“Evitiamo il cortocircuito -conclude Fini-. È dal territorio, dai borghi, dalle aziende lungo l’Appennino che arriva il valore della nostra agricoltura, fatta di produzioni tipiche autentiche, tradizioni anima del turismo, senza le quali non ci sarebbe il Made in Italy agroalimentare e tanto meno la Dieta Mediterranea”.

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1 In Evidenza - 19 giu 2024

OMA: Cia, puntare su giovani e aree interne per la sicurezza alimentare globale


“La capacità di assicurare cibo sano e duraturo all’umanità, dipenderà dal sostegno che riceveranno i nostri giovani agricoltori, da quel necessario ricambio generazionale nei campi in grado di innescare il progresso delle comunità rurali dove si concentrano quasi 600 milioni di agricoltori familiari che fanno l’80% della produzione alimentare mondiale. Il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, saluta così il primo “World Young Farmers' Day” promosso dall’OMA, l’Organizzazione Mondiale degli Agricoltori. Ieri sera l’evento conclusivo, nel giardino confederale, con 100 giovani arrivati da tutto il mondo, una delegazione Agia-Cia guidata da Enrico Calentini e la partecipazione del presidente dell’OMA, Arnold Puech D’Alissac.
Sviluppo delle aree interne, tutela del suolo, sostegno all’agricoltura under 40 e spinta su innovazione e formazione, dunque al centro del contributo di Cia alla XVII edizione del meeting annuale OMA, con il presidente nazionale di Cia, Fini oggi alla cerimonia di apertura nella sede della Fao a Roma.

“Per plasmare il futuro, dobbiamo costruire insieme un nuovo paradigma cultura, economico e sociale che riconosca il valore dell’agricoltura non solo lungo la filiera, ma soprattutto come indice della sostenibilità”, ha detto Fini dalla Green Room Fao rivolgendosi ai colleghi dell’OMA e alle istituzioni presenti, dal direttore generale Fao, QU Dongyu, al presidente Ifad, Alvaro Lario, al ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida.

Le zone rurali ospitano 137 milioni di persone, quasi il 30% della popolazione e già oltre l’80% del territorio europeo. Rendere competitive queste zone vuol dire sviluppare interesse per investimenti strategici nel settore agricolo e, quindi, garantire al settore la possibilità di una stabilità e di programmazione sul lungo periodo. Guardare agli agricoltori con nuova lungimiranza è per Cia quanto di più responsabile e sostenibile si possa fare per il pianeta; sono produttori di cibo, custodi del territorio, protettori dell’ambiente, operatori sociali che creano benefici per la collettività.

Gli agricoltori sono per la transizione green -continua a sostenere Cia- ma non è pensabile nutrire 9 miliardi di persone entro il 2050, che corrispondono a una domanda di cibo oltre il 60% rispetto a oggi, senza canalizzare in favore del comparto le risorse più strategiche, in primis tecnologia e ricerca scientifica. Servono risposte innovative alle sfide globali: sistemi di logistica capaci di efficientare la produzione agricola, la blockchain per gestire in modo più efficace le attività dell’agroalimentare e meccanismi di snellimento della burocrazia. Ma occorre anche imprimere una svolta alle Tea per piante più resistenti a eventi climatici estremi e fitopatie, e insistere sull'agricoltura 4.0 verso l’intelligenza artificiale, per sanare il digital divide che riguarda ancora più di 2 miliardi di persone nel mondo.

"Bisogna invertire la rotta e portare i grandi della terra nelle nostre aree interne -ha rilanciato in chiusura Fini-. Rendiamo ancora più evidente quanto l’agricoltura sia l’unica leva contro i cambiamenti climatici e il dissesto idrogeologico, a salvaguardia della biodiversità e del paesaggio, della saluta umana e dell’equità sociale".

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