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1 In Evidenza - 30 dic 2025

Consumo di suolo in Abruzzo: allarme dei giovani agricoltori CIA

I dati più recenti sul consumo di suolo in Abruzzo evidenziano una crescita preoccupante del fenomeno. Nel 2024, la superficie artificiale regionale ha raggiunto 54.402 ettari, pari al 5,05% del territorio, con un incremento netto di 299 ettari rispetto al 2023.

Le province più colpite sono Pescara (7,27%), Teramo (6,7%) e Chieti (6,35%), mentre L’Aquila registra il valore più basso (3,2%). Tra i capoluoghi di provincia, Pescara detiene il primato con oltre il 51% di superficie impermeabilizzata, seguita da Chieti (21%), Teramo (10%) e L’Aquila (5%). Il consumo di suolo pro capite in Abruzzo è di circa 428 m² per abitante, superiore alla media nazionale di 365 m².

Di fronte a questi dati, interviene Diego Pasqualone, Presidente di AGIA Abruzzo Giovani Imprenditori Agricoli, “Ogni ettaro di suolo perduto è un patrimonio agricolo che scompare irrimediabilmente”, dichiara Pasqualone, “Questo significa meno terreni per coltivazioni, boschi e spazi verdi, con effetti diretti sulle nuove generazioni”.

Pasqualone denuncia come gran parte del nuovo consumo di suolo riguardi impianti fotovoltaici a terra, poli logistici e centri commerciali, insediati su terreni agricoli fertili, mentre molte aree dismesse rimangono inutilizzate, “Si continua a cementificare il territorio invece di rigenerare le aree già urbanizzate. È un controsenso che deve finire”.

L’associazione AGIA Abruzzo chiede alle istituzioni regionali e locali di adottare misure più incisive per proteggere il suolo agricolo, incentivare il riuso e la rigenerazione delle aree già urbanizzate e supportare i giovani agricoltori nella gestione sostenibile del territorio.

“Difendere il suolo significa difendere l’agricoltura, la sicurezza dei cittadini e la qualità della vita”, conclude Pasqualone, “Senza un cambio di rotta immediato, rischiamo di pagare un prezzo molto alto in termini ambientali, economici e sociali”.

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2 In Evidenza - 29 dic 2025

Bando ISI Inail, CIA Chieti-Pescara: fondi per macchine agricole più sicure, ma l’accesso resta complesso

Rinnovare le macchine agricole non è solo una scelta tecnologica o ambientale, ma una leva fondamentale per migliorare la sicurezza sul lavoro e la qualità dell’attività agricola. A ribadirlo è CIA Chieti-Pescara, che accoglie con favore la pubblicazione del Bando Isi 2025 dell’Inail, uno strumento concreto a sostegno delle imprese agricole che investono in prevenzione e innovazione, pur sottolineando le difficoltà di accesso ai fondi.

L’agricoltura resta uno dei settori più esposti al rischio di infortuni, spesso legati all’utilizzo di macchinari obsoleti e non adeguati agli standard di sicurezza attuali. In particolare nei territori collinari e interni delle province di Chieti e Pescara, il rinnovo del parco macchine rappresenta un passaggio essenziale per ridurre i rischi e migliorare le condizioni di lavoro.

In questo contesto si inserisce il Bando Isi 2025, pubblicato il 18 dicembre, che mette a disposizione 600 milioni di euro complessivi per il miglioramento della sicurezza nei luoghi di lavoro. Per il settore agricolo sono stanziati 90 milioni di euro nell’Asse 5, di cui 70 milioni destinati alle micro e piccole imprese agricole e 20 milioni riservati ai giovani agricoltori. I contributi, a fondo perduto, coprono fino al 65% delle spese ammissibili (80% per i giovani) con importi compresi tra 5.000 e 130.000 euro.

Per l’Abruzzo, le risorse dell’Asse 5 – Agricoltura ammontano complessivamente a 7.138.912,50 euro, con un incremento rispetto alla dotazione iniziale di 2.444.466,00 euro, pari a +192%


Nel dettaglio:

  • Asse 5.1 – settore della produzione primaria dei prodotti agricoli: 5.179.952,50 euro, a fronte di una quota iniziale di 1.810.313,00 euro;

  • Asse 5.2 – giovani agricoltori: 1.958.960,00 euro, su una quota iniziale di 634.153,00 euro.

Nonostante l’incremento delle risorse, accedere ai fondi può risultare difficile a causa della complessità burocratica.Per questo, CIA Chieti-Pescara ribadisce la necessità di snellire le pratiche, semplificando la procedura e offrendo supporto concreto alle aziende agricole, così da trasformare le risorse in un reale strumento di sicurezza e innovazione.

Queste risorse si affiancano al rifinanziamento dell’Asse 5 del Bando Isi Agricoltura 2024, che ha portato la dotazione complessiva per l’agricoltura a 248 milioni di euro, rafforzando ulteriormente le opportunità di investimento per il settore.

CIA Chieti-Pescara sottolinea come l’impegno sul fronte della sicurezza non si limiti al sostegno agli incentivi, ma passi anche attraverso l’informazione e la formazione. Negli ultimi anni l’organizzazione ha promosso e organizzato diversi corsi e incontri in collaborazione con l’Ispettorato del Lavoro, con l’obiettivo di informare gli agricoltori sui principali rischi in agricoltura, sull’uso corretto dei macchinari e sul rispetto delle norme di sicurezza.

“Il rinnovamento delle macchine agricole”, dichiara Domenico Bomba, Presidente CIA Chieti-Pescara, “è una priorità per garantire maggiore sicurezza agli operatori e allo stesso tempo sostenere la competitività delle imprese. Come CIA siamo da sempre attenti a questo tema: non a caso abbiamo organizzato numerosi corsi con l’Ispettorato del Lavoro per diffondere una vera cultura della prevenzione. La sicurezza nasce dalla formazione, ma si consolida anche attraverso investimenti concreti in macchinari moderni e affidabili   Al tempo stesso, snellire le pratiche burocratiche è fondamentale per permettere a tutte le aziende di accedere ai fondi senza difficoltà”.

Attraverso l’Asse 5, l’Inail finanzia l’acquisto o il noleggio con patto di acquisto di trattori e macchine agricole di nuova generazione, conformi alle normative europee, in grado di ridurre il rischio infortunistico, le emissioni inquinanti e la rumorosità, migliorando l’efficienza complessiva delle aziende.

“Per il nostro territorio”, conclude Bomba, “queste risorse rappresentano un’opportunità importante per accompagnare le imprese agricole in un percorso di ammodernamento necessario e ormai non più rinviabile. Innovazione, formazione e sicurezza devono andare di pari passo”.

CIA invita infine le aziende agricole del territorio a informarsi presso i propri uffici sulle modalità di accesso ai fondi e a prepararsi per tempo alla presentazione delle domande.

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1 In Evidenza - 23 dic 2025

Natale 2025, cresce la spesa per prodotti locali e agriturismi, ma il reddito agricolo resta in crisi

Il Natale 2025 arriva in un contesto economico complesso, segnato da un aumento generalizzato dei prezzi che pesa sulle famiglie e sulle imprese. La spesa natalizia cresce in media tra il 6 e l’8% rispetto allo scorso anno, ma non perché si compri di più: si spende di più per acquistare le stesse quantità. A incidere sono soprattutto i rincari energetici, logistici e dei servizi, mentre il reddito reale dei cittadini continua a ridursi.

In questo scenario, però, c’è un aspetto che continua a essere sottovalutato: l’aumento dei prezzi al consumo non genera reddito per gli agricoltori. “Il problema è evidente”, dichiara il Presidente CIA Chieti-Pescara Domenico Bomba, “mentre tutto aumenta, chi produce cibo resta sempre l’anello debole. Non è più accettabile che i costi e i rincari siano scaricati su famiglie e imprese agricole”.

Nelle province di Chieti e Pescara operano complessivamente circa 20.000 aziende agricole, quasi la metà del totale regionale. Nel solo Chietino si contano oltre 14.000 imprese agricole, mentre nel Pescarese sono circa 6.000, in gran parte aziende di piccola e media dimensione. “Questi numeri raccontano il peso del nostro tessuto produttivo”, sottolinea Bomba, “e spiegano perché ogni aumento di costo diventa un problema reale per migliaia di famiglie e comunità”.

Da mesi assistiamo a un paradosso evidente: i prezzi al consumo aumentano, ma il reddito degli agricoltori resta fermo o addirittura diminuisce. “Non sono i produttori a speculare”, aggiunge Bomba. “Gli aumenti si concentrano lungo la filiera, mentre chi coltiva, alleva o trasforma continua a stringere i denti per garantire qualità e disponibilità”.

Nel periodo natalizio questo squilibrio diventa ancora più evidente. Un olio extravergine abruzzese, un formaggio tipico o un salume artigianale venduti direttamente in azienda mantengono prezzi stabili, offrendo qualità, tracciabilità e sicurezza alimentare. “Quando gli stessi prodotti raddoppiano sugli scaffali”, osserva Bomba, “è chiaro che il valore non arriva a chi lavora nei campi”.

È in questo contesto che nasce la mobilitazione degli agricoltori. “Siamo scesi in piazza perché non è accettabile che chi produce cibo venga lasciato solo”, dichiara il Presidente. “Siamo andati a manifestare a Bruxelles sotto Natale, nel momento simbolicamente più delicato dell’anno, per chiedere che il sistema smetta di far pagare la crisi sempre agli stessi”.

Eppure, anche dentro uno scenario difficile, emerge un segnale positivo: cresce la scelta consapevole dei prodotti agricoli locali e della vendita diretta. In Abruzzo, secondo le prime stime del settore, oltre una famiglia su due ha acquistato almeno un prodotto natalizio direttamente da aziende agricole, mercati contadini o agriturismi. “Questa è la prova che i cittadini comprendono il valore di una filiera equa”, commenta Bomba, “e che il mercato può premiare chi produce bene e mantiene il territorio”.

Le festività confermano inoltre un’altra tendenza strutturale: l’Abruzzo è sempre più meta di turismo di prossimità. Oltre il 60% dei visitatori sceglie soggiorni brevi, seconde case, agriturismi e borghi interni. “Ogni euro speso nelle aziende locali”, sottolinea Bomba, “resta sul territorio, sostiene lavoro regolare e contribuisce alla tenuta sociale delle aree interne. Non è folklore, è economia reale”.

Il Natale ci dice chiaramente che le filiere corte e la vendita diretta non sono un’alternativa marginale, ma una risposta concreta all’inflazione e alla crisi dei consumi. “Ora servono scelte politiche coerenti”, conclude il Presidente provinciale, “meno burocrazia, infrastrutture adeguate nelle aree rurali, controlli seri sulla filiera e sostegno reale alle aziende agricole che resistono. Difendere il reddito agricolo non è una battaglia di categoria, è una scelta di interesse generale”



Gli agricoltori non chiedono privilegi, ma di non essere l’anello debole di un sistema che funziona solo se è equo. Se oggi sulle tavole abruzzesi arrivano prodotti di qualità, è perché gli agricoltori hanno continuato a produrre nonostante tutto. 

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1 In Evidenza - 22 dic 2025

Agricoltura abruzzese a rischio: CIA lancia l’allarme e chiede interventi urgenti nella Legge di Previsione 2026/28

CIA Abruzzo lancia un allarme sulla situazione del comparto agricolo regionale e chiede alla Regione interventi urgenti nell’ambito della Legge di Previsione delle spese 2026/2028. 

In particolare, CIA Abruzzo sollecita la conferma dei fondi di 7,5 milioni di euro già previsti dall’articolo 24 della legge regionale n. 4/2024 a favore dei viticoltori danneggiati dalla peronospora nel 2023, fondi indispensabili per la sopravvivenza delle aziende vitivinicole, molte delle quali ancora in grave difficoltà economica. 

Parallelamente, l’organizzazione chiede il raddoppio del fondo per i danni da fauna selvatica per il triennio 2026/2028, attualmente considerato insufficiente, al fine di garantire agli agricoltori indennizzi adeguati e la possibilità di recuperare gli investimenti, proseguire la produzione nonostante le perdite causate da cinghiali, caprioli e altre specie e superare l’attuale sistema di rimborso a percentuale, giudicato del tutto insoddisfacente. 

Sul fronte della zootecnia, colpita dalla Lingua Blu nel 2025, CIA Abruzzo richiede l’attivazione immediata di un piano straordinario che preveda indennizzi per le perdite di capi, rimborso delle spese sostenute per vaccini e repellenti e contributi per il ripristino del patrimonio tramite nuovi riproduttori, oltre alla programmazione di una campagna vaccinale coordinata per il 2026, per evitare il collasso del settore e gravi danni all’economia e all’occupazione regionale. 

CIA sollecita inoltre l’istituzione di una piattaforma informatica unica regionale per la filiera agricola, capace di gestire in maniera integrata assegnazione del gasolio agricolo, presentazione della PUA, riconoscimento della qualifica IAP, iscrizioni agli albi specialistici e altri servizi, semplificando gli adempimenti, garantendo trasparenza e riducendo i costi per imprese e Pubblica Amministrazione, allineando l’Abruzzo alle migliori pratiche regionali esistenti. 

“Non possiamo permettere che i nostri agricoltori siano lasciati soli di fronte a emergenze sanitarie e danni continui”, commenta Nicola Sichetti, Presidente di CIA Abruzzo, “È fondamentale che la Regione metta in campo subito risorse concrete: investire nell’agricoltura significa salvaguardare l’economia, proteggere i posti di lavoro e tutelare la vitalità dei nostri territori.” 

CIA Abruzzo sottolinea che l’attuazione di queste misure non è solo urgente, ma strategica per garantire la sostenibilità e la competitività del settore agricolo abruzzese, con effetti positivi sull’intera economia regionale e sul presidio sociale dei territori marginali, e auspica che la Legge di Previsione 2026/2028 preveda i fondi necessari per sostenere concretamente gli agricoltori.

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1 In Evidenza - 20 dic 2025

Cia: anche l’Abruzzo in prima linea a Bruxelles al fianco gli agricoltori europei

Una giornata storica per l’agricoltura europea: oltre 10mila produttori e centinaia di trattori hanno sfilato per le strade di Bruxelles, davanti al Parlamento Ue, per chiedere un futuro sostenibile e competitivo per il settore.

Cia–Agricoltori Italiani era presente in prima linea, con delegazioni da tutta Italia e, in particolare, una folta rappresentanza dall’Abruzzo, che ha voluto ribadire il sostegno agli agricoltori italiani ed europei.

La mobilitazione, sostenuta da oltre 40 organizzazioni agricole dei 27 Stati membri riunite nel Copa-Cogeca, ha lanciato un messaggio chiaro alle istituzioni europee: la riforma della Pac post 2027, così come proposta, è inaccettabile. I produttori hanno chiesto di ascoltare chi ogni giorno garantisce cibo, lavoro e futuro ai territori, denunciando tagli di bilancio, scelte politiche penalizzanti, concorrenza sleale e burocrazia opprimente.

Sul palco di Place du Luxembourg, davanti al Parlamento Ue, il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini, ha sottolineato: “Non accetteremo scelte che indeboliscono il settore. È il momento di cambiare rotta e ascoltare gli agricoltori, il cuore pulsante dell’Europa.”

La partecipazione dell’Abruzzo testimonia l’unità e la determinazione dei territori italiani nel difendere un’agricoltura forte, sostenibile e sicura.

"La nostra presenza dall’Abruzzo a Bruxelles dimostra quanto i nostri agricoltori sentano sulla propria pelle le conseguenze di scelte europee lontane dalla realtà dei territori” – ha dichiarato Nicola Sichetti, presidente di CIA Abruzzo. “La Pac post 2027, così come impostata, rischia di penalizzare in modo particolare le regioni come la nostra, caratterizzate da aree interne, agricoltura familiare e produzioni di qualità. Chiediamo un’Europa che investa davvero in chi presidia il territorio, garantisce sicurezza alimentare e tutela l’ambiente, riducendo burocrazia e concorrenza sleale. Senza agricoltori non c’è futuro né per l’Abruzzo né per l’Europa.

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1 In Evidenza - 20 dic 2025

Cia in piazza a Bruxelles. Agricoltura non si svende, con riforma Pac a rischio 270mila aziende


“Siamo in piazza per dire no a un’Europa che svende l’agricoltura, mette le armi davanti al cibo, compromette la sicurezza alimentare dell’Unione e rischia di far chiudere, solo in Italia, oltre 270mila aziende del settore. È inaccettabile: o arriva una scossa politica forte e un cambio di rotta deciso o si condanna il nostro futuro”. Questo l’appello del presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, dalla grande manifestazione a Bruxelles, con 10mila produttori e centinaia di trattori provenienti da ogni parte del continente.


In prima linea la folta delegazione Cia, riunita sotto lo striscione “Ursula, basta bugie”, con cartelli che parlano chiaro: “Pac post 2027: non è una riforma, è la fine dell’agricoltura”, “Agricoltori senza Pac, Europa senza cibo” e “Terra chiama Ursula, la sicurezza siamo noi”. Una presa di posizione netta, a tutela di tutti i cittadini europei, contro la proposta della Commissione targata von der Leyen, che vuole tagliare le risorse del 22%, sottraendo all’Italia 9 miliardi di euro, e far confluire la Pac in un fondo unico, generando competizione tra settori, mettendo a rischio il mercato comune e colpendo al cuore il sistema produttivo europeo e nazionale.


Un allarme che non è solo politico, ma supportato da dati concreti. Secondo le stime di Cia, infatti, se confermata, la proposta di riforma della Pac post 2027 con meno risorse e fondo unico potrebbe avere effetti devastanti per l’agricoltura italiana, mettendo a rischio la sopravvivenza di 270mila aziende del settore, pari a quasi un terzo del totale (31,65%), a partire dalle più piccole e vulnerabili. Le conseguenze sarebbero diffuse su tutto il territorio: -26% al Nord, -33% al Centro e fino al -51% al Sud, colpendo in modo particolare le aree rurali e interne e aggravando divari economici e sociali già profondi. Guardando ai singoli comparti, il prezzo più alto ricadrebbe sui seminativi (-64%), sull’olivicoltura (-27%) e sulla zootecnia (-5%).


“Non è una riforma tecnica, è un vero e proprio cambio di paradigma -ha evidenziato il presidente di Cia-. La Pac è la politica più antica, più solida e più europea che esista. Ha garantito per oltre 50 anni stabilità, reddito, presidio del territorio e sicurezza alimentare. Smantellarla significa indebolire l’Europa”. Una scelta che appare ancora più miope e pericolosa se letta nel contesto globale. “Non possiamo permetterci che l’Ue disinvesta sull’agricoltura -ha sottolineato Fini- mentre gli altri grandi attori mondiali, dagli Stati Uniti alla Cina, stanziano risorse sempre più importanti a difesa e sostegno del settore primario”.


È in questo scenario che si inseriscono anche le altre ragioni della mobilitazione, dalla richiesta di una linea europea più ferma sugli accordi commerciali, per contrastare la concorrenza sleale e garantire reciprocità nelle regole e nei controlli, fino alla necessità di una semplificazione reale che liberi le imprese agricole da burocrazia e vincoli inutili.


“Quella che arriva oggi non è una protesta di categoria, ma un richiamo politico a tutte le istituzioni Ue. La Pac non è il passato dell’Europa, è una scelta strategica per il suo futuro -ha concluso il presidente di Cia-. Senza una politica agricola forte e autonoma non c’è cibo sicuro, tutela dell’ambiente, resilienza dei territori e futuro delle comunità. Ora è il momento che Bruxelles stia dalla nostra parte e scelga davvero di essere alleata di chi produce. Noi non ci fermeremo qui: continueremo a far sentire la nostra voce, con determinazione e senza arretrare di un passo”.

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News Cia Abruzzo

1 In Evidenza - 04 ago 2021

Incendi: Cia, per difesa boschi agricoltori pronti a prevenzione e gestione

Gli agricoltori vogliono rendersi parte attiva nella battaglia per la prevenzione e la riduzione del rischio incendi, candidandosi a “sentinelle” del territorio. Grazie alla loro attività, infatti, i produttori agricoli possono giocare un ruolo primario nel contrastare la piaga dei roghi, incentivando la loro capacità di presidiare i boschi, con azioni di controllo e soprattutto di gestione del patrimonio verde nazionale. Così Cia-Agricoltori Italiani, dopo la nuova ondata di incendi, spesso di origine dolosa, soprattutto al Sud Italia, dalla Sardegna alla Sicilia fino a Calabria, Puglia e Abruzzo.

            Il patrimonio boschivo italiano si estende su tutta la penisola e supera gli 11 milioni di ettari di superficie, oltre un terzo dell’intero territorio nazionale. Si tratta di un’immensa risorsa di biodiversità che non va assolutamente dispersa e ridotta in cenere, tanto più che gli effetti per l’equilibrio naturale sono davvero devastanti e i tempi per il riassetto dell’ecosistema molto lunghi e costosi -ricorda Cia-. Senza contare che un solo ettaro di superficie coperta di alberi è in grado di assorbire mediamente 2 tonnellate l’anno di anidride carbonica, liberando una tonnellata di ossigeno.

            Un capitale verde che va necessariamente tutelato, quindi, prima di tutto dai roghi. Per questo è sempre più necessario programmare, valorizzare e incrementare le attività selvicolturali, con gli agricoltori protagonisti e utilizzando parte dei fondi del PNRR -evidenzia Cia-. Solo con una gestione attenta, efficiente e capillare, è possibile salvaguardare i boschi italiani dal rischio incendi, valorizzare al meglio biodiversità e paesaggio dal punto di vista economico e ambientale e garantire la stabilità idrogeologica del territorio.

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1 In Evidenza - 02 ago 2021

Abruzzo, incendi sulla costa Adriatica: le fiamme minacciano le aziende agricole

Gli incendi di vaste proporzioni delle ultime ore sulla costa Adriatica hanno distrutto non solo gran parte della vegetazione ma anche diversi terreni coltivati. Ad aggravare la conta dei danni, infatti, è la stima delle aziende agricole colpite dal rogo. 

“Nei prossimi giorni cercheremo di quantificare i danni e studiare proposte concrete per ottenere adeguati sostegni alle aziende agricole danneggiate”, afferma Nicola Sichetti, Presidente di Cia-Agricoltori Italiani Chieti-Pescara, ”Durante la stagione estiva il rischio di incendi aumenta notevolmente soprattutto quando, oltre al grande caldo, si verificano venti forti. Se a tutto ciò si aggiunge anche l’abbandono e l’incuria dei terreni, con il proliferare di rovi e sterpaglia, le conseguenze in caso di incendio sono devastanti, come quelle che abbiamo vissuto nelle ultime ore”. 

L’agricoltura riveste un ruolo importante nel presidio, nella custodia e nella gestione del territorio, compreso la prevenzione degli incendi e di altri disastri ambientali. Gli agricoltori oltre a tenere necessariamente puliti i propri appezzamenti, possono svolgere, anche in convenzione con vari Enti locali, diversi interventi di manutenzione ordinaria del territorio circostante, per la cura e l’eliminazione della vegetazione in eccesso, per la pulizia dei canali e dei bordi delle strade, per il consolidamento dei versanti. 

Per questi cosiddetti servizi ecosistemici oltre che per la produzione di alimenti di qualità, l’agricoltura è chiamata a svolgere un ruolo di primo piano nella transizione ecologica e per la crescita sostenibile del nostro Paese.  Su tutti questi aspetti gli Enti di governo del territorio, a partire dai Comuni, hanno un compito importante di programmazione indirizzo e controllo, che devono esercitare al massimo delle proprie possibilità.

“La nostra organizzazione”, continua Sichetti, “da sempre è impegnata in questo senso. A livello nazionale con il progetto “Il Paese che vogliamo” portato avanti negli ultimi tre anni, abbiamo proposto un grande progetto di manutenzione infrastrutturale e di sviluppo del territorio nazionale che prevede, attraverso il coinvolgimento di istituzioni e soggetti socio-economici, l’immediata messa in sicurezza dei territori e un’attenta programmazione per il futuro, in particolare nelle aree interne e rurali. Infine”, conclude, “ci preme ringraziare tutte le persone e in modo particolare gli agricoltori, che in queste ore si stanno adoperando in prima persona per spegnere questi incendi, utilizzando i propri strumenti e attrezzature, rischiando la propria incolumità per garantire la sicurezza di tutti”.

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1 In Evidenza - 02 ago 2021

Credito: Donne in Campo-Cia, bene estensione misura “Più Impresa” ad agricoltrici

Importanti novità per le agricoltrici. E’ per favorire l’imprenditoria femminile in agricoltura che il decreto Sostegni bis, convertito in legge, estende alle donne, senza limiti d’età, le agevolazioni previste per i giovani imprenditori agricoli con la misura “Più Impresa”.

Le agevolazioni -che si rivolgono a micro, piccole e medie imprese agricole a totale o prevalente partecipazione femminile- consistono in un contributo a fondo perduto fino al 35% delle spese ammissibili e in un mutuo a tasso zero per la restante parte, nei limiti del 60% dell’investimento per le imprese  organizzate sotto forma di ditta individuale o di società  a totale o prevalente partecipazione femminile.

La misura “Più Impresa” finanzia progetti di sviluppo o consolidamento nei settori della produzione agricola, della trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli e della diversificazione del reddito agricolo, così come riporta il portale Ismea, mentre rimane operativo lo strumento “Donne in Campo” già in vigore.

“E’ con soddisfazione che accogliamo l’estensione a tutte le donne di questa importante misura -ha detto la presidente di Donne in Campo-Cia, Pina Terenzi- che mira a incentivare la carica innovatrice che le agricoltrici portano con sé, improntando le loro aziende a una visione multifunzionale e sostenibile del settore, che coniuga la produzione di cibo con welfare, comunità, tutela di suolo e paesaggio, salvaguardia di risorse e biodiversità. Una visione di futuro che le donne dell’agricoltura veicolano nel loro prezioso lavoro quotidiano -aggiunge Terenzi- e che è cruciale diffondere per affrontare le prossime sfide, a partire da quella della transizione verde”.

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1 In Evidenza - 02 ago 2021

Aree interne: Cia, sostenibilità grazie a cittadini e agricoltura

A Norcia per la seconda edizione del Glocal Economic Forum, la due giorni, il 30 e 31 luglio, organizzata da ESG89 per rilanciare il confronto su sostenibilità, resilienza e heritage culturale; Cia-Agricoltori Italiani, partner dell’evento, non poteva che riportare al centro del dibattito il ruolo cruciale e strategico delle aree rurali d’Italia e, quindi, di quella dorsale appenninica, patrimonio del Paese “troppo poco valorizzato”.

            “E’ tutto nel progetto Cia ‘Il Paese che Vogliamo’” ha ricordato, infatti, il presidente nazionale Dino Scanavino nel suo intervento al forum inaugurale di venerdì sera a Piazza San Benedetto con le istituzioni locali e regionali, il mondo delle imprese e le associazioni di categoria.

            “Occorre analizzare profondamente tutto il sistema organizzativo delle aree interne italiane, lì dove l’agricoltura, più che in altre zone, può svilupparsi -ha spiegato Scanavino-. Serve per capire il meccanismo d’azione più adeguato a colmare un vuoto urbanistico e migliorare le best practice esistenti in ambito agricolo e agroalimentare che, tra l’altro, valgono 50 miliardi di export. La produttività delle aree interne -ha precisato Scanavino- è rappresentata da quell’agricoltura che oggi è componente essenziale della resilienza ambientale e sociale del progetto green europeo.

            Gli agricoltori italiani -ha poi aggiunto- hanno ancora molto da fare per essere meno invasivi e per questo occorrono i giovani, che portano nuove competenze, ricerca scientifica e innovazione, a beneficio del settore e delle aree rurali dove vivono oltre 12 milioni di persone.

            Il problema della redditività è stato tra i punti chiave del passaggio del presidente di Cia, sui fondi che servono a fare dell’”Europa il continente più green del mondo” citando la presidente della Commissione Ue, von der Leyen. “Servono risorse e ci sono -ha detto- nel PNRR e nella Pac. Devono finanziare progetti che facciano fare un salto qualitativo all’agricoltura meno produttiva, portandola dentro il processo di sviluppo, non quello industriale, ma di sostenibilità sociale e ambientale”.

            La gestione del territorio e della fauna selvatica, che sono tra le cinque azioni per cambiare l’Italia proposte da “Il Paese che Vogliamo” di Cia, arrivano puntuali sotto il cielo di Norcia con Scanavino che invita a non indietreggiare di un centimetro, perché sulle colline il vuoto che si crea viene riempito da animali selvatici e degrado. “Quello che dall’alto è macchia verde -ha precisato- sotto cela problemi idrogeologici e fenomeni di compromissione della biodiversità”.

Infine: “L’equilibro ambientale che dà vita alle aree interne -ha dichiarato il presidente di Cia- lo può garantire solo la presenza delle persone sul territorio e l’agricoltura con le attività collegate. I giovani si stanno avvicinando a quest’idea, ma contempli la garanzia del reddito insieme allo sviluppo economico, sociale e culturale. Questo, con “Il Paese che Vogliamo” è ciò che ci preme agevolare.

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1 In Evidenza - 28 lug 2021

Zootecnia: OICB, settore sia protagonista nel PNRR. Filiera vale 40 miliardi

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, rappresenta unoccasione unica anche per il sistema zootecnico nazionale e può consentirgli, con interventi mirati, di contribuire in modo significativo al rilancio economico del Paese nella sua transizione verde e digitale. Serve però un piano condiviso, tra istituzioni e operatori della filiera, con azioni e strumenti, anticrisi e di lungo periodo per il post pandemia. A fare il punto il convegno “PNRR: quali opportunità per le aziende zootecniche?” promosso dall’OICB, l’Organizzazione Interprofessionale Carne Bovina, che riunisce Cia-Agricoltori Italiani, Copagri, Confagricoltura, UNICEB, Assograssi, Fiesa-Confesercenti e con Assalzoo tra i soci fondatori.

Il settore zootecnico - ha ricordato l’OICB - è fondamentale per lagroalimentare italiano. Il solo comparto della carne (bovina, suina e avicola) genera un giro daffari di circa 30 miliardi di euro (10 miliardi alla produzione e 20 nell’industria di trasformazione), che arriva a 40 miliardi includendo latte e uova. In particolare, la carne bovina costituisce in valore il 44% e in volume il 33% dell’intero comparto. La filiera zootecnica italiana è ai primi posti nel mondo per qualità e, da tempo, gli allevatori hanno avviato un percorso improntato alla sostenibilità.

Garantire alle aziende zootecniche il giusto equilibrio tra competitività e produzioni compatibili con gli obiettivi green Ue è, dunque, la grande sfida sempre più stringente del post pandemia e che le aziende del comparto potranno sostenere se adeguatamente guidate nel metodo e supportate negli investimenti con strumenti e incentivi, i cui fondi possono arrivare sia dal PNRR che dalla Pac.

Bene, quindi per l’Organizzazione, la disponibilità, annunciata dal Mipaaf, di 6,8 miliardi a beneficio del settore primario e per interventi nel parco agrisolare, in logistica agroalimentare, irrigazione, innovazione della meccanizzazione, contratti di filiera e di distretto, biogas e biometano, banda larga e 5G.

Occorre coinvolgere sempre di più il sistema allevatoriale e zootecnico nel processo di modernizzazione delle imprese e puntare sul rapporto con i cittadini-consumatori, attraverso il pieno coinvolgimento della distribuzione, per maggiore trasparenza e tutela della qualità, prendendo in carico il compito di informare su questioni come il benessere animale, i processi allevatoriali virtuosi, e la logistica allingrosso improntata a criteri sostenibili, l’equa distribuzione del valore lungo la catena di approvvigionamento e la creazione di valore dai sottoprodotti, all’insegna dell’economia circolare.

In questo contesto, segnato pesantemente dagli effetti della pandemia, come dalle fake news sul settore, l’OICB rinnova il suo impegno al dialogo e al confronto nei tavoli istituzionali affinché vengano riconosciute al settore del bovino da carne, dalla filiera produttiva a quella mangimistica e della distribuzione, le giuste risorse, utili a innovazione e ricerca, in grado di salvaguardarne il reddito e lo sviluppo sul mercato interno ed estero.

All’evento sono intervenuti, il consigliere del Mipaaf, Elio Catania; Matteo Boso, presidente nazionale OICB; Gianmichele Passarini, responsabile filiere Cia-Agricoltori Italiani; Matteo Lasagna, vicepresidente Confagricoltura; Carlo Giulietti, presidente Copagri Veneto; Mario Grosso, consigliere Assograssi; Fulvio Fortunati, vicepresidente Uniceb; Gianpaolo Angelotti, presidente Fiesa Confesercenti; Marcello Veronesi, presidente Assalzoo.

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1 In Evidenza - 28 lug 2021

Pre-summit Onu: Cia, agricoltura garante della sicurezza alimentare globale

L’agricoltura italiana si candida a essere garante della sicurezza alimentare globale. Si tratta di un impegno che gli operatori del settore riconoscono con responsabilità da sempre e di cui la pandemia ha finito per farne emergerne valore e centralità. Crisi sanitaria, alimentare ed economica da una parte e impulso alla transizione green dall’altra, richiedono ora alle imprese agricole uno sforzo collettivo che va sostenuto, come nelle parole del premier Mario Draghi, da “un aumento dell’accesso al credito soprattutto per i piccoli agricoltori”. Così Cia-Agricoltori Italiani, dopo la giornata inaugurale del pre-summit Onu sui Sistemi alimentari, a Roma nella sede della Fao fino al 28 luglio, e ricordando le sue priorità, parte del documento “Uniti nel cibo” decalogo delle organizzazioni di categoria per il Food System Summit 2021.

Il summit del prossimo settembre a New York -sottolinea Cia- ci attende con proposte concrete e univoche, realizzabili e dai risultati certi nel breve e lungo periodo. Dunque, la tre giorni italiana deve essere in grado di fare sintesi dei contribuiti raccolti dai gruppi di lavoro e di cui anche Cia ha fatto parte negli ultimi mesi portando il suo contributo in vista del vertice Onu. Serve, ora, dare forma a una preview sfidante delle azioni necessarie a combattere la povertà alimentare, aggravata dalla pandemia, dal conseguente aumento dei prezzi mondiali dei prodotti alimentari, dalla riduzione degli scambi commerciali e dalla corsa all’approvvigionamento. 

Lavorare tutti insieme per cambiare il modo in cui il mondo produce, consuma e pensa al cibo trova forza nel riconoscimento dell’operato degli agricoltori e nuovo input nel pre-summit di Roma, giro di boa cruciale per trasformare i sistemi alimentari globali in un’ottica più sostenibile, sana ed equa, resiliente e senza sprechi. Strumento tra i più potenti per cambiare rotta, frenare il dilagare della malnutrizione che, con il Covid, finirà per coinvolgere oltre 800 milioni di persone e compiere progressi decisivi al raggiungimento dei 17 Obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu. 

Dunque, per Cia, la strada da percorrere passa per priorità come la centralità degli agricoltori nei sistemi alimentari; la sostenibilità economica base solida per assicurare quella ambientale e sociale; la garanzia di reddito per gli imprenditori e investimenti importanti in ricerca e innovazione tecnologica, big data, meccanizzazione e digitale per l’agricoltura; biocontrollo e riduzione delle perdite agroalimentari nei vari passaggi della filiera agricola dalla produzione alla distribuzione. 

Secondo Cia, serve, inoltre, incrementare il recupero delle eccedenze di cibo per migliorarne la distribuzione e l’accesso, favorire la prevenzione dello spreco alimentare a livello domestico e fuori casa, promuovere l’adozione di un’alimentazione sana e sostenibile di cui è modello esemplare la Dieta mediterranea per garantire l'accesso al cibo salubre per tutti e tutelare le fasce di popolazione impoverite dalla pandemia. E ancora: occorre privilegiare sistemi di etichettatura che puntino a fornire al consumatore informazioni chiare e corrette, non basati su soluzioni semplicistiche e fuorvianti; rilanciare una migliore organizzazione delle relazioni di filiera, soprattutto di prodotti deperibili come l’ortofrutta, allargandole al sistema dei trasporti e della logistica; puntare sugli accordi interprofessionali per il contrasto delle perdite e su interventi economici e organizzativi in grado di esaltare la capacità della buona agricoltura.

Infine, la Food Coalition promossa dall’Italia, e che oggi conta oltre 40 Paesi, può contare sul contributo degli agricoltori di Cia che dal 2019 hanno promosso tavoli di lavoro tra organizzazioni e istituzioni sul territorio e nazionali, intorno al progetto “Il Paese che Vogliamo” per il rilancio dell’Italia puntando su aree interne e rurali, cuore della penisola che ancora manca di quell’ammodernamento infrastrutturale necessario ad assicurare a tutti servizi essenziali adeguati. 

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