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1 In Evidenza - 01 ago 2025

Dazi: Cia, bicchiere di vino mezzo vuoto


“Mai come oggi il vino è sotto attacco. Dopo l’accordo Ue-Trump sui dazi, l’impatto sarà totalmente svantaggioso per uno dei prodotti simbolo del Made in Italy: ogni bottiglia sullo scaffale in America potrà costare fino al 20% in più”. Così dichiara Cristiano Fini, presidente di Cia-Agricoltori Italiani, ricordando che gli Usa sono attualmente la prima piazza mondiale per il nostro export vitivinicolo con circa 1,9 miliardi di euro di fatturato nel 2024. ‘’L’accordo raggiunto penalizza di fatto solo l’Unione Europea: non si può, dunque, parlare di accordo positivo, essendo questo -di fatto- un accordo unilaterale’’, aggiunge Fini. Il comparto non è solo un’eccellenza produttiva, ma un vero motore economico per tutto il settore agricolo nazionale. L’introduzione di nuovi dazi su un mercato chiave come quello degli Stati Uniti avrebbe un impatto diretto soprattutto sulle piccole e medie imprese che hanno investito per anni su qualità, internazionalizzazione e sostenibilità. Ora tutti questi viticoltori rischiano di vedere compromessi i risultati raggiunti.

Per Fini serve un’azione politica forte e unitaria a livello nazionale ed europeo per indennizzare le nostre imprese dei maggiori costi che dovranno essere sostenuti per le esportazioni verso gli Usa. Queste risorse possono essere straordinarie o dovranno essere reperite nell'ordinarietà dei fondi comunitari, non interamente spesi. “Sarebbe un modo -dice Fini- per indennizzare le aziende dell'effetto dumping, che sarà superiore alle attese, considerando l'incremento dei costi lungo la filiera distributiva e la svalutazione del dollaro”.

A dipendere maggiormente dagli Stati Uniti per il proprio export sono i vini bianchi Dop del Trentino-Alto Adige e del Friuli-Venezia Giulia, con una quota del 48% e un valore esportato di 138 milioni di euro nel 2024; i vini rossi toscani Dop (40%, 290 milioni), i vini rossi piemontesi Dop (31%, 121 milioni) e il Prosecco Dop (27%, 491 milioni). Grandi numeri che i dazi possono scombinare lasciando strada libera ai competitor.

Per compensare l’effetto negativo dei dazi, Cia chiede anche di mettere in campo una nuova comunicazione sul vino, attraverso i fondi dell'Ocm promozione. “Bisogna fare meno leva su elementi classici come il terroir e puntare di più, invece, su concetti semplici e immediati, in grado di arrivare a quel target giovane che rappresenta il consumatore del futuro”.

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1 In Evidenza - 30 lug 2025

Agricoltura, Cia Abruzzo: “Manodopera difficile da trovare e ancora più difficile da trattenere”

CIA Abruzzo accende i riflettori su una problematica che sta diventando strutturale per l’agricoltura regionale: la carenza di manodopera per le attività di raccolta. Se da un lato è già complicato trovare lavoratori stagionali disponibili, dall’altro è ancora più difficile mantenerli operativi sul campo. In molti casi, i braccianti abbandonano il lavoro dopo appena un giorno, lasciando le aziende impreparate e senza alternative operative immediate.

“Ci troviamo in una situazione paradossale”, denuncia CIA Abruzzo. “Le imprese sono pronte ad assumere, ma i lavoratori, spesso selezionati attraverso canali ufficiali, si presentano e poi spariscono. Questo genera disservizi, ritardi nella raccolta e un incremento dei costi a carico delle aziende”.

Per affrontare questa crescente difficoltà, CIA Abruzzo ritiene necessario un cambio di passo che parta dal riconoscimento della complessità del lavoro agricolo oggi. Non si tratta più di un’attività puramente stagionale o improvvisata: serve personale motivato, formato, consapevole della fatica ma anche del valore professionale che questo settore comporta.

Una prima proposta riguarda proprio la formazione mirata: avviare corsi brevi ma intensivi, in grado di preparare concretamente i lavoratori alle condizioni reali del campo, aiutando al contempo le aziende a selezionare persone davvero interessate, riducendo così l’alto tasso di abbandono anche dopo il primo giorno di lavoro.

Per sostenere le imprese virtuose, diventa fondamentale attivare agevolazioni fiscali e contributive per chi assume regolarmente e garantisce condizioni contrattuali corrette. Questo consentirebbe di alleggerire il carico economico sulle aziende e rendere più competitivo il lavoro regolare rispetto a forme di impiego irregolari, purtroppo ancora presenti.

Un altro aspetto prioritario è quello dell'integrazione tra sistema produttivo e territorio. Serve una collaborazione strutturata con i centri per l’impiego, le amministrazioni comunali, gli enti del terzo settore e le cooperative che gestiscono i flussi migratori, affinché i lavoratori stranieri presenti sul territorio possano essere accompagnati verso percorsi di lavoro legale, sicuro e qualificato. In molti casi, queste realtà svolgono un ruolo cruciale nell’orientamento, nella mediazione culturale e nella formazione, ma restano escluse dai tavoli operativi.

Infine, CIA Abruzzo ribadisce l’urgenza di rafforzare i controlli sul lavoro sommerso e sul caporalato, fenomeni che alterano la concorrenza, abbassano la qualità del lavoro e minano la dignità dei lavoratori. Solo garantendo legalità e sicurezza sarà possibile rendere attrattivo, stabile e giusto il lavoro nei campi.

“La risposta”, conclude CIA Abruzzo, “non può essere solo lamentarsi della mancanza di braccia: servono strumenti, regole chiare e un sistema che valorizzi chi vuole lavorare con dignità, e chi offre lavoro in modo trasparente”.

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1 In Evidenza - 30 lug 2025

Dazi: Cia, conto salato per il Made in Italy agroalimentare. Più che un accordo sembra una resa


Più che un accordo, l’intesa sui dazi al 15% sembra una resa. Ora l’export del Made in Italy agroalimentare verso gli Usa (7,8 miliardi di euro nel 2024) rischia grosse perdite in settori chiave come vitivinicolo, olio, pasta e riso, caseario, senza ottenere niente in cambio. Oltre all’impatto diretto, si corre il pericolo anche di un grave danno all’intero indotto agroindustriale, con pesanti ripercussioni sull’occupazione. Così il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, commenta l’accordo fra la presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen e il presidente Usa, Donald Trump. “Nonostante sia stata evitata la tariffa al 30%, resta una grande preoccupazione per l’impatto reale di questi dazi, ma prima di trarre conclusioni definitive vogliamo aspettare gli sviluppi dei prossimi giorni, con la definizione ufficiale delle liste doganali”, continua Fini.

Secondo Cia, il rischio concreto di un calo dell’export è molto alto, con danni a comparti strategici e un aumento dei costi per le imprese italiane, che tenderanno a perdere margini di profitto oppure a dover trasferire parte di questi costi sui consumatori, rischiando di ridurre la domanda nel mercato Usa. L’effetto combinato di dazi e fluttuazioni del cambio euro-dollaro non potrà che aggravare l’impatto delle misure doganali, traducendosi in costi aggiuntivi reali per le aziende nazionali e rendendo meno competitivo il Made in Italy.

Per il vino, gli Usa sono la prima piazza mondiale con circa 1,9 miliardi di euro di fatturato nel 2024. A dipendere maggiormente dagli Stati Uniti per il proprio export sono i vini bianchi Dop del Trentino-Alto Adige e del Friuli-Venezia Giulia, con una quota del 48% e un valore esportato di 138 milioni di euro nel 2024; i vini rossi toscani Dop (40%, 290 milioni), i vini rossi piemontesi Dop (31%, 121 milioni) e il Prosecco Dop (27%, 491 milioni). Grandi numeri che i dazi possono scombinare lasciando strada libera ai competitor: dal Malbec argentino allo Shiraz australiano fino al Merlot cileno.

Per quanto concerne il mondo dell’olio, il dazio al 15% rischia di ridurre la competitività dell’extravergine italiano a favore di oli più economici provenienti da Paesi terzi che godono di tariffe più basse, come la Turchia, il Sud America o la Tunisia. Come conseguenza, il consumatore medio Usa sarà indotto a utilizzare altri oli, come quelli di semi tradizionali (girasole, soia, mais). Al momento, gli Stati Uniti rappresentano il principale mercato extra-Ue per l’olio tricolore, con una quota di circa 100 mila tonnellate l’anno e un valore vicino a 1 miliardo, ovvero il 32% del nostro export. C’è paura anche perché questi nuovi dazi colpiranno trasversalmente tutti i principali Paesi produttori europei (Italia, Spagna, Grecia) con la conseguenza di un possibile eccesso di offerta sul mercato interno, che porterebbe a un deprezzamento generale dell’olio italiano.

Nel settore caseario, invece, i dazi colpiranno soprattutto i formaggi Dop come la mozzarella di Bufala, oltre al Pecorino romano utilizzato oltreoceano dall’industria alimentare per aromatizzare patatine in busta e altri snack. In pericolo anche pasta, riso e farine, tra i prodotti più amati dal mercato Usa, con un export annuo di circa 2 miliardi e quasi mezzo milione di tonnellate inviate oltreoceano. Anche in questo settore, secondo Cia, si rischiano potenziali ricadute occupazionali qualora i dazi non vengano mitigati con accordi o misure di sostegno.

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1 In Evidenza - 28 lug 2025

ColtivaItalia: Cia, adesso veloce approvazione Parlamento


Le risorse annunciate da Lollobrigida con il piano “ColtivaItalia” sono essenziali per sostenere le imprese agricole in uno dei momenti più difficili per il comparto. Auspichiamo, però, che il miliardo stanziato dal ministro trovi in Parlamento un iter veloce di approvazione che trasformi i finanziamenti in strumenti concreti ed efficaci, a supporto di molte produzioni del Centro Sud, come grano, zootecnia e olivicoltura. Così, il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, commenta il pacchetto “per il consolidamento e lo sviluppo del settore”, collegato agricolo alla finanziaria 2026, approvato ieri dal Cdm.

“In particolare -continua Fini- apprezziamo le risorse consistenti riservate a molte filiere produttive del Centro Sud in sofferenza. Inoltre, consideriamo molto importanti anche i fondi dedicati al ricambio generazionale e all’imprenditoria femminile, agevolando l’accesso alla terra e il recupero dei terreni abbandonati, anche in un’ottica di contrasto al dissesto idrogeologico e di freno allo spopolamento delle aree interne. Così come -conclude- restano cruciali gli investimenti per la ricerca e la digitalizzazione del comparto, in risposta alla sempre maggiore urgenza di soluzioni innovative per fronteggiare la crisi climatica”.   

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1 In Evidenza - 24 lug 2025

CIA Abruzzo: “Tagli pesanti e nessuna visione: la Regione penalizza l’agricoltura abruzzese”

“Mentre l’Abruzzo si confronta con un deficit sanitario fuori controllo, il settore agricolo viene nuovamente messo all’angolo, sacrificato come fosse un comparto marginale”. È questa la denuncia di CIA Abruzzo, commentando la recente variazione di bilancio regionale approvata dalla Giunta Marsilio.

Con la delibera del 23 maggio 2025, la Regione ha infatti decurtato oltre 6 milioni di euro ai capitoli destinati ad agricoltura e pesca, colpendo in modo trasversale interventi vitali per la sopravvivenza delle imprese agricole e zootecniche.

Nel dettaglio:

  • I contributi per i danni da fauna selvatica, destinati a risarcire gli agricoltori colpiti da predazioni e devastazioni, subiscono un taglio di oltre il 67%. Una decisione incomprensibile in un territorio già duramente provato da cinghiali, cervi e lupi.

  • Le consulenze tecniche per la zootecnia, indispensabili per la gestione sanitaria e produttiva degli allevamenti, passano da 437.000 a poco più di 167.000 euro, con una riduzione pari al 62%.

  • Il finanziamento al Consorzio di Bonifica del Fucino, infrastruttura strategica per l’approvvigionamento idrico e la difesa del suolo nella Marsica, viene ridotto del 61%.

  • Vengono ridimensionati anche i trasferimenti agli enti locali per gli investimenti in ambito agricolo e agroalimentare, colpendo le aree rurali più fragili della regione.

“Siamo davanti a una scelta politica chiara e sbagliata: quella di colpire il settore primario proprio mentre servirebbero investimenti strutturali e continui”, dichiara Nicola Sichetti, Presidente CIA Abruzzo, “È evidente che l’agricoltura, in Abruzzo, interessa solo come scenografia nelle passerelle istituzionali. Poi, nei bilanci, sparisce. Tagliare in questo modo significa indebolire l’economia reale, aggravare la crisi delle aree interne e voltare le spalle a chi ogni giorno lavora per garantire cibo, presidio del territorio e sostenibilità ambientale.”

CIA Abruzzo sottolinea come questi tagli non rappresentino solo un riequilibrio contabile, ma un atto politico che nega dignità al lavoro agricolo e alle sue funzioni sociali e ambientali. A fronte di una crisi climatica crescente, della difficoltà di accesso al credito, dell’assenza di una rete tecnica pubblica e del mancato ricambio generazionale, questa manovra è una condanna.

“Per questo chiediamo il ripristino immediato dei fondi tagliati, a partire da quelli per i danni da fauna selvatica, per la consulenza tecnica e per il sistema irriguo”, continua Sichetti, “Ma non basta: serve un piano pluriennale regionale per lo sviluppo agricolo, con obiettivi chiari, risorse certe e monitoraggio costante.
 

Non possiamo più assistere a decisioni prese sopra le nostre teste, senza confronto, senza ascolto, senza rispetto per chi rappresenta migliaia di aziende agricole abruzzesi. Non accetteremo che l’agricoltura venga trattata come un settore residuale. Senza agricoltura non c’è Abruzzo”, conclude, “E senza rispetto per chi lavora la terra non ci sarà futuro né per l’economia né per i territori.”

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1 In Evidenza - 23 lug 2025

CIA: “Sull’assegnazione del gasolio agricolo servono strumenti adeguati. Va adottata una piattaforma unica regionale"

CIA Abruzzo ribadisce con fermezza la propria posizione rispetto alle gravi criticità che continuano a colpire il sistema regionale per l’assegnazione del gasolio agricolo agevolato.

Nel corso dell’audizione alla 3ª Commissione Agricoltura del Consiglio Regionale, CIA Abruzzo ha evidenziato come i malfunzionamenti della piattaforma ABACO abbiano generato pesanti disservizi per le imprese agricole, impedendo la tempestiva assegnazione del carburante, bloccando le verifiche sui consumi e costringendo le aziende ad acquistare gasolio a prezzo pieno, con ricadute economiche insostenibili e potenziali rischi sanzionatori.

“Il gasolio agevolato è uno strumento fondamentale per la sopravvivenza e la competitività delle imprese agricole”, dichiara il Presidente CIA regionale, Nicola Sichetti, “ma oggi viene gestito con strumenti informatici inadeguati, che causano ritardi, confusione e danni economici. Non si può parlare di agricoltura moderna se il sistema digitale non è all’altezza delle esigenze del settore.”

CIA Abruzzo ribadisce quindi la necessità di una piattaforma informatica unica regionale dedicata alla gestione dell’intero processo di assegnazione del gasolio agricolo agevolato, in grado di assicurare:

  • tempestività nell’erogazione;

  • tracciabilità e trasparenza delle procedure;

  • riduzione della burocrazia per aziende e amministrazioni.

Una piattaforma unica rappresenterebbe una risposta strutturale alle inefficienze del sistema attuale, allineando l’Abruzzo alle migliori pratiche adottate in altre regioni italiane.

“È il momento di dotare l’agricoltura abruzzese di strumenti realmente funzionanti e all’avanguardia”, conclude Sichetti, “non possiamo permettere che disservizi informatici cronici penalizzino chi ogni giorno lavora per garantire cibo, economia e presidio del territorio.”

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News Cia Abruzzo

1 CAA - Infobandi - 13 apr 2022

Abruzzo, apre il bando ristrutturazione e riconversione vigneti

Aperte le domande di contributo 2022/2023 per la ristrutturazione dei vigneti o per riconvertire le varietà previste dall'Ocm vino. I beneficiari sono tutti gli imprenditori agricoli, persone fisiche o giuridiche, singole o associate, titolari di aziende ubicate nel territorio della Regione Abruzzo e iscritti alla Camera di Commercio. La scadenza è fissata al 29 aprile 2022.
Maggiori info nel documento in allegato.

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1 In Evidenza - 13 apr 2022

Alessandro Del Carlo confermato presidente dei Pensionati di Cia

Non sono più rinviabili misure urgenti su pensioni, sanità e servizi, per evitare che milioni di anziani, a partire da quelli con assegni al minimo, precipitino in una condizione d’indigenza, strozzati da caro-energia, inflazione “di guerra” e strascichi della pandemia. Questo l’appello di Alessandro Del Carlo, confermato nella carica di presidente nazionale di Anp, l’Associazione nazionale pensionati di Cia-Agricoltori Italiani, dall’VIII Assemblea elettiva che si è conclusa oggi al Centro Congressi Roma Eventi.

Nelle sue prime parole dopo la rielezione, il richiamo alla situazione in Ucraina: “La guerra ha sempre solo provocato morte, distruzione, sofferenze tra le popolazioni coinvolte -ha detto-. E l’agricoltura è il settore più colpito, con la devastazione di territori, campi, produzioni, che vuol dire meno cibo e meno sicurezza alimentare a livello mondiale”. Per questo, ha ribadito Del Carlo, “mentre si intensificano le iniziative di solidarietà e di accoglienza verso i profughi in fuga, bisogna insistere per arrivare a una nuova vera trattativa che garantisca stabilità e diritti per tutti. La pace è un principio non negoziabile, è una precondizione per ogni società affinché ci siano libertà e democrazia, per costruire il futuro”.

Intanto, le conseguenze della guerra sono piombate sull’economia italiana ancora traballante dopo due anni di pandemia, con l’aumento grave e immediato dei prezzi dei beni essenziali, cominciando da quelli alimentari, che vanno oltre i livelli di inflazione al 6,7% e sfociano nella speculazione. “Un ulteriore aggravio che fa salire ancora il costo della vita -ha spiegato il presidente di Anp- aggiungendosi al caro-bollette, al rialzo dei carburanti e ai postumi del Covid. Rischiano di saltare i bilanci di aziende e famiglie, ma soprattutto per i redditi bassi come i pensionati al minimo, la situazione è diventata completamente insostenibile”.

Proprio da questi nodi, è partita la tavola rotonda “Ripartiamo dal territorio. Anziani protagonisti: pensioni, sanità e servizi”, in occasione dell’Assemblea, con numerosi ospiti istituzionali. Oltre a Del Carlo, sono intervenuti Monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria per la popolazione anziana del Ministero della Salute; Tiziana Nisini, sottosegretaria al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali (in video); Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva; Dino Scanavino, presidente nazionale di Cia.

Obiettivo di Anp lavorare insieme alle istituzioni per aprire una nuova stagione di investimenti e di riforme sul fronte delle pensioni e della sanità, per dare respiro e dignità ai milioni di anziani in difficoltà, in particolare nelle aree interne del Paese.

LE RICHIESTE DI ANP-CIA SULLE PENSIONI – Bisogna prima di tutto aumentare le pensioni al minimo, che in Italia riguardano una platea di oltre 1,7 milioni di anziani, di cui un terzo sono ex agricoltori (circa 455.000), passando dai 524 euro di oggi a 780 euro mensili. “L’assegno pensionistico attuale non solo è tecnicamente inadeguato, ovvero sotto tutti i parametri previsti dalle norme nazionali ed europee sui livelli di povertà -ha ricordato Del Carlo- ma è moralmente e socialmente ingiusto. I pensionati al minimo sono stati dimenticati da tutti i numerosi provvedimenti che il governo ha fatto durante l’emergenza Covid, nonostante per loro siano aumentati disagi e bisogni materiali”.

Altrettanto necessario, secondo Anp-Cia, è ridurre la tassazione sulle pensioni, anche con l’estensione della no tax area fino a tre volte il minimo; rivedere i criteri di accesso alle pensioni di cittadinanza, che hanno impedito alla stragrande maggioranza dei pensionati di beneficiarne; prevedere diritti fiscali per gli incapienti che, con la normativa attuale, non possono detrarre oneri, spese e familiari a carico; estendere e stabilizzare la 14esima mensilità, in modo che diventi parte integrante della prestazione pensionistica; superare le incertezze interpretative sull’Ape Social per gli agricoltori circa la possibilità di andare in pensione anticipatamente senza penalizzazioni, riconoscendo il carattere usurante del lavoro svolto; modificare “Opzione donna” superando difformità di trattamento sbagliate; istituire una “pensione base o di garanzia” per i giovani.

“Se vogliamo compiere un vero ricambio generazionale in agricoltura, oggi bloccato sotto il 9%, dobbiamo costruire un ponte economico, finanziario e culturale tra i giovani che si avvicinano alla terra e chi la lascia per andare in pensione -ha aggiunto il presidente di Cia Scanavino-. Quando si dice che il settore primario è determinante, bisognerebbe essere coerenti, calibrando le politiche connesse a 360 gradi”.

“La questione delle pensioni al minimo assume oggi un carattere di emergenza vera e propria con l’aumento del costo della vita -ha ammesso la sottosegretaria Nisini-. Il Decreto Ucraina, con gli aiuti sulle bollette, è un primo passo ma non basta. Ci impegneremo per ridurre progressivamente il carico fiscale sulle pensioni”.

LE RICHIESTE DI ANP-CIA SU SANITA’ E SERVIZI – Durante la pandemia, gli anziani hanno pagato il prezzo più alto, anzitutto di vite umane (il 90% dei deceduti aveva più di 65 anni), senza contare che spesso precauzioni e distanziamento hanno significato isolamento sociale, oltre al peggioramento delle condizioni materiali nelle situazioni di maggiore fragilità. Il Covid ha anche reso chiara ed evidente l’importanza del Servizio Sanitario Nazionale, un patrimonio che però va migliorato, riqualificato e potenziato, utilizzando bene i 19,7 miliardi destinati dal PNRR, per assicurare l’uguaglianza nell’accesso ai servizi senza discriminazioni sociali o territoriali.

Per Anp-Cia, questo significa investire sulla sanità territoriale, l’assistenza domiciliare e i servizi di prossimità; puntare sulla diffusione adeguata di strutture poliambulatoriali e multifunzionali come le Case di Comunità; aprire Farmacie Rurali che possano svolgere molteplici servizi nelle aree interne; sviluppare la telemedicina; assicurare servizi per la non autosufficienza e le cronicità. Oltre, naturalmente, a recuperare tutti i ritardi accumulati a causa dell’emergenza: cure ordinarie, visite specialistiche, operazioni chirurgiche. Infine, occorre accrescere il potenziale dei servizi territoriali facendo leva sui soggetti del territorio, dalle associazioni di volontariato alle aziende che fanno agricoltura sociale.

“Alcuni mesi fa ho consegnato al premier Mario Draghi la “Carta dei diritti degli anziani e dei doveri della società” -ha annunciato Monsignor Paglia-. Vogliamo gli anziani al centro, nelle loro case, nei quartieri, nelle grandi città, così come nei Comuni delle aree interne a rischio di spopolamento. Bisogna reinventare il senso della vecchiaia, con i suoi diritti, e per questo la riforma prevede ad esempio visite mediche gratuite dopo gli 80 anni, così come cure palliative domestiche a tutti dove ci sono problemi di assistenza. Ma poi bisogna riattivare le reti sociali, incentivare il co-housing, costruire centri diurni attrezzati per anziani con demenze o altre patologie croniche, ripensare il ruolo delle RSA”. Il progetto di riforma, ha continuato, “sarà affidato a un disegno di legge delega e a una cabina di regia. Noi anziani dobbiamo fare un’alleanza larga, diventare massa critica”.

“Questa rielezione per me è un onore e una grande responsabilità nei confronti degli oltre 400mila iscritti dell’associazione -ha chiosato Del Carlo-. Anp continuerà a battersi per la difesa dei pensionati, per assegni dignitosi e servizi sociosanitari adeguati nelle aree rurali, per un welfare di comunità e per la tutela del ruolo sociale degli anziani nella società”.

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1 In Evidenza - 12 apr 2022

Vinitaly, Cia: i vini solidali antidoto contro guerra e crisi. Trend resiste

L’economia sociale che ruota intorno al mondo del vino può generare l’antidoto contro ogni guerra e crisi. A dimostrarlo è la forza di circa 2.000 aziende agricole italiane orientate al welfare rigenerativo, curando vigneti e producendo vini in quasi la metà dei casi. Hanno superato due anni di emergenza sanitaria e, adesso, resistono agli effetti del conflitto in Ucraina. Anche di questo si è parlato al Vinitaly di Cia-Agricoltori Italiani che nella 54° edizione del Salone ha confermato l’evento con la sua Ong ASeS-Agricoltori Solidarietà e Sviluppo e il Forum Nazionale Agricoltura Sociale.

I vini solidali, in costante ascesa negli ultimi 10 anni prima della pandemia e con volumi e valore in aumento, rispettivamente del 10% e del 5%, hanno conquistato dal 2019 quote importanti di interesse con la scelta degli italiani di un’etichetta solidale ogni tre acquistate. É accaduto -ha fatto notare Cia- in parallelo con lo sviluppo del consumo domestico, cresciuto del 61% sul totale, pari a 208 milioni di bottiglie di origine nazionale stappate nel 2021, con la richiesta sempre maggiore di produzioni locali e l’attenzione ad acquisti consapevoli e responsabili.

Secondo Cia, dunque, il vino Made in Italy ha trovato nelle Fattorie sociali un trend di peso, per l’impegno nel sostenere e favorire il recupero di soggetti in difficoltà, come disabili, immigrati e donne vittime di violenza, ma anche nel recuperare terreni confiscati. É questo il carattere distintivo di aziende che operano sul territorio, seguono un approccio ispirato dalla solidarietà e che, soprattutto, rendono i più deboli concretamente protagonisti nella realizzazione di produzioni di qualità, capaci anche di attrarre buyer esteri. Allo stesso tempo, poi, sono sostenibili per natura e, quindi, contribuiscono al Green Deal Ue, avendo da sempre una spiccata predisposizione per il biologico che, tra l’altro, nel comparto del vino è in crescita del 50%.

“Le produzioni vitivinicole che vengono dall’agricoltura sociale -ha detto Giuliano Ciano, presidente del Forum- fanno economia attraverso reti di comunità e questo, oggi più che mai, è un aspetto fondamentale che difendono attraverso il buono, il giusto e il pulito”.

“Al Vinitaly è importante raccontare di vini che sono eccellenze per il palato, ma anche per il modo in cui fanno agricoltura -ha detto la presidente di ASeS-Cia Cinzia Pagni-. Anche quest’anno, le etichette presentate sono il frutto di un consolidato legame con i territori di appartenenza e di rapporti con le fasce più deboli e fragili della comunità. Nei vini solidali -ha concluso Pagni- c’è il valore aggiunto di un’agricoltura non solo garante della sicurezza alimentare e della cura del paesaggio, ma anche in grado di promuovere inclusione sociale e nuovo welfare, difesa dei diritti e delle opportunità per tutti, dalle città alle campagne, contro ogni forma di marginalità”.

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1 In Evidenza - 11 apr 2022

Il Vinitaly di Cia riparte dai produttori e punta su più ricerca per la qualità

Con il taglio del nastro sulla 54° edizione di Vinitaly ci attendono quattro giorni intensi e cruciali per riposizionare il vino Made in Italy sui mercati internazionali e tutelare il valore record dell’export 2021 cresciuto del 13% con 7 miliardi di fatturato. Puntiamo sulla centralità dei nostri produttori per rinsaldare la fiducia dei buyer storici, tedeschi e americani in primis, e lavorare anche su nuove relazioni commerciali e nicchie di interesse emergenti, strategiche viste le dure ripercussioni economiche e geopolitiche della guerra in Ucraina. Così il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani Dino Scanavino, in occasione della cerimonia inaugurale di Vinitaly, tornato in pieno stile a Veronafiere da oggi fino a mercoledì 13 aprile e con la Confederazione protagonista al Padiglione 10 Stand D2.

Al Salone, tutti i riflettori di Cia saranno, dunque, sulle degustazioni: 19 aziende associate di sette regioni d’Italia per undici eventi in programma. Ci sono etichette di Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Sardegna e Toscana, le produzioni vitivinicole solidali delle aziende aderenti alla rete del Forum Nazionale Agricoltura Sociale, i giovani e le donne del vino, le Tintilie del Molise con “La scuola del palato” e sommelier a supporto. 

La qualità -ha, infatti, precisato Scanavino- deve continuare a fare la differenza, sebbene ormai da mesi sia minacciata dall’aumento dei prezzi e da costi di produzione insostenibili, estremamente acuiti dal conflitto che sta rallentando anche la crescita. Gran parte delle esportazioni di vino dall’Italia alla Russia è salvo dalle sanzioni Ue sul Cremlino, ma questo non rinfranca le aziende del comparto che fanno del tricolore il primo fornitore di vino del mercato russo con un giro d’affari diretto di oltre 150 milioni di euro. Come è legittima la preoccupazione interna all’Italia con l’Horeca che per via della guerra dovrà rinunciare a quasi 6 milioni di presenze dalla Russia.

Senza dubbio -ha aggiunto Scanavino- sono cambiate le priorità globali e auspichiamo che veri negoziati di pace siano vicini, ma nel frattempo l’agricoltura non può e non deve fermarsi. Asset chiave del settore vitivinicolo, quindi, non vanno abbandonati, piuttosto richiedono proprio ora una maggiore presa. Mi riferisco all’impegno necessario sul fronte della promozione Ue, ma anche nazionale, per assicurare finanziamenti adeguati al comparto del vino, ancor più dopo il risultato importante nell’ambito del Cancer Plan per la distinzione tra uso e abuso di alcol, senza demonizzare il consumo consapevole di vino e delle altre bevande alcoliche.

Infine, con lo stesso approccio -ha concluso Scanavino- va affrontato il tema delle produzioni vitivinicole di qualità in rapporto ai cambiamenti climatici. Occorre andare avanti nella ricerca di specie e varietà resistenti di vite, da una parte con la selezione clonale, dall’altra portando avanti la sfida del genome editing. Per questo, Cia ne parla approfonditamente anche a Vinitaly, oggi alle 16 nell’Area Meeting Spazio Mipaaf, con il convegno dal titolo “La qualità delle produzioni vitivinicole a partire dal materiale di moltiplicazione. Stato dell’arte e prospettive”.

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1 In Evidenza - 08 apr 2022

La onlus “Ruralità e Solidarietà” in aiuto alla popolazione ucraina

Con il prolungarsi delle ostilità in Ucraina, sono aumentati i bisogni primari della popolazione locale. Quasi dieci milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case, in cerca di ripari più sicuri, e oltre quattro milioni di persone sono fuggite nei Paesi vicini, compreso l’Italia. Raramente negli ultimi decenni si è assistito ad un esodo così rapido e violento. Una situazione disperata che impone una risposta umanitaria di tutte le organizzazioni che hanno finalità benefiche.

La onlus “Ruralità e Solidarietà”, promossa da Cia Agricoltori-Italiani Abruzzo, Marche e Molise, ha lanciato una raccolta fondi destinata a supportare la popolazione civile colpita dal conflitto, a cui ha aderito anche “Progetto Etiopia Onlus” su proposta del presidente Angelo Rosato. È stato, inoltre, aperto un canale di comunicazione diretto e sicuro per far arrivare gli aiuti indispensabili e rispondere ai bisogni umanitari sia di chi è rimasto in Ucraina, sia dei profughi che cercano asilo oltre confine, manifestando loro tutta la solidarietà, la vicinanza e  il conforto necessario. 

I primi aiuti concreti sono partiti oggi per consegnare a Sighetu, in Romania, presso il centro profughi locale direttamente al confine con l’Ucraina, 35 quintali tra derrate alimentari a lunga conservazione, farmaci generici, farmaci chirurgici, kit di materiale post-traumatico, vestiario vario per bambini dai 4 ai 16 anni e materiale intimo termico, acquistati con i proventi delle prime donazioni.

Il dramma che sta vivendo la popolazione Ucraina ci indigna, ci colpisce profondamente e sfigura il volto dell’Europa solidale e democratica, dopo tanti anni di pace”, afferma il Presidente della Onlus e direttore di Cia Abruzzo, Mariano Nozzi, “Non possiamo rimanere inermi a guardare lo stillicidio che le forze russe stanno perpetrando a danno dei civili in alcune regioni dell’Ucraina”, prosegue, “i nostri stessi associati, da sempre solidali e attenti cittadini del mondo, chiedono di attivarci con immediatezza per aiutare la popolazione Ucraina”.

La drammaticità di questa guerra ci spinge ad agire. L’Impegno per la pace e la solidarietà sono nel Dna della nostra organizzazione", aggiunge Nozzi, “Sappiamo che questo primo aiuto non sarà abbastanza sufficiente per affrontare la drammaticità della condizione della popolazione colpita. Molta gente, tra cui anziani e bambini,  sono rimasti rinchiusi nei bunker, la cui sopravvivenza dipende da quanto saremo capaci a fornire loro il necessario per il sostentamento. Noi  daremo il nostro contributo, rapido e concreto, con lo spirito solidaristico che da sempre anima la nostra organizzazione”.

Ci recheremo personalmente ai confini dell’Ucraina per assicurarci che gli aiuti siano effettivamente destinati alla popolazione sofferente”, conclude il Presidente dell Onlus “Ruralità e Solidarietà”, “ma la nostra azione non termina con la consegna del primo carico. Per questo rivolgiamo un appello accorato a tutta la popolazione italiana per farci pervenire delle donazioni che ci consentiranno di proseguire l’attività di aiuto umanitario, che in questo momento è  fondamentale per la sussistenza e la resistenza della popolazione ucraina”.

La Onlus Ruralità e Solidarietà auspica l’immediato cessate il fuoco e il rispetto e l’applicazione del diritto internazionale umanitario, inoltre scongiura l’attivazione di corridoi umanitari per garantire l’evacuazione dalle aree di guerra soprattutto dei bambini, delle donne e degli anziani. Si ringraziano per la sensibilità dimostrata i seguenti esercizi commerciali: Unigross, Farmacia Sant’Anna di Valmontone e Daco Sport. 

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1 In Evidenza - 06 apr 2022

Pina Terenzi confermata presidente di Donne in Campo-Cia

Pina Terenzi resta alla guida di Donne in Campo, l’associazione femminile di Cia-Agricoltori Italiani. Imprenditrice vitivinicola di Serrone, nel Frusinate, è stata confermata nella carica di presidente nazionale dalla VI Assemblea elettiva, riunita oggi a Roma all’Auditorium “G. Avolio”, e composta da 108 delegate in rappresentanza di tutta Italia.

            “Voglio ringraziarvi per il supporto e la fiducia rinnovata. Questa rielezione per me è un onore -ha detto Terenzi- e una grande responsabilità nei confronti delle oltre 200.000 imprenditrici agricole italiane. Nel settore primario, le donne hanno avuto il merito di trasformare la creatività e la cura dell’altro in vera innovazione economica e sociale: dall’agriturismo alla vendita diretta, dall’agricoltura sociale alla difesa della biodiversità, fino agli agri-asili e allo sviluppo degli agritessuti, sempre con un occhio alla sostenibilità”.

            Eppure, “accade che a fronte di dichiarazioni roboanti a favore delle donne nei tavoli politici e di affermazioni circa il loro ruolo fondamentale su tutti i media -ha spiegato la presidente di Donne in Campo- si avverte un arretramento di posizioni che sembravano consolidate, soprattutto in agricoltura”. Basti pensare “al tavolo di partenariato per il Piano Strategico Nazionale della nuova Pac, dove le rappresentanze delle donne non c’erano. Sono state completamente ignorate dal Mipaaf e nessuno ne ha rilevato l’assenza o ha segnalato la gravità dell’esclusione”, ha ricordato Terenzi. O ancora, la questione del “Fondo Impresa Donna istituito presso il Mise, che prevede l’erogazione di fondi, in primis del PNRR, a favore delle imprese femminili di tutti i settori, ma dal quale sono escluse le agricoltrici che fanno produzione”. Infatti “il fondo include solo la trasformazione dei prodotti agricoli, che certo non è l’attività primaria delle aziende”.

            Per questo, ora più che mai, “bisogna impegnarsi e lavorare per un reale cambio di visione -ha annunciato Terenzi-. Bisogna investire risorse ed energie in Donne in Campo, consolidare gli uffici e i gruppi sul territorio, rafforzare i rapporti con le parti sociali e la collettività, con la consapevolezza che la riabilitazione dei valori femminili è una delle chiavi di volta per costruire un futuro diverso”.

Proprio a questo fine, è stato presentato in Assemblea il “Manifesto delle donne per la Terra”, una Carta dei valori, ma anche un Documento programmatico, che ora è possibile sottoscrivere al link https://www.donneincampo.it/manifesto. L’obiettivo è farlo firmare a più persone possibili, e costruire così un’alleanza “fortissima” tra le donne di tutto il mondo “per la vita, l’ambiente, la pace”. Perché oggi, dopo una pandemia globale, mentre c’è una drammatica guerra in corso, con grandi cambiamenti e nuove sfide davanti, da quelle geopolitiche a quelle climatiche, “le donne devono essere là dove si decide. Ѐ un’occasione storica e una grande battaglia per la governance”.

            “Dobbiamo dare forza alle donne perché guidino culturalmente e democraticamente le prospettive comuni -ha continuato la presidente di Donne in Campo Cia, leggendo il Manifesto-. C'è bisogno di una visione univoca tra le donne che sono nei luoghi strategici del pianeta, nelle campagne, nelle case, nei luoghi di potere”. In questa fase “le sfide non sono distinguibili: la battaglia per un’agricoltura competente, quella per la sopravvivenza dell’umanità, per i diritti dei più deboli, per la giustizia, la nutrizione, la pace, la salute e l’educazione. Per questo -ha concluso Terenzi- le donne impegnate in agricoltura vogliono far sentire la propria voce, insieme a quella di tutte le altre”.

            “In Italia, nonostante i passi avanti, c’è ancora un tasso di occupazione femminile più basso della media Ue -ha dichiarato il direttore generale di Cia, Claudia Merlino, aprendo l’Assemblea-. Un gap che deve essere recuperato a beneficio di tutti, anche attraverso misure ah hoc come la fiscalità di genere. Nel PNRR ci sono all’incirca 3 miliardi di euro dedicati alle donne su un totale di 235 miliardi, si tratta di un segnale molto timido quando invece servirebbero ben altri investimenti. E non si tratta di una questione di politicamente corretto, ma di pari opportunità, le donne dimostrano ogni giorno il loro ruolo centrale e strategico, anche nella capacità di ripartire”.

            “Le donne possono fare la differenza e hanno una funzione cruciale per l’ambiente e la sicurezza alimentare -ha sottolineato la presidente del COPA, Christiane Lambert, intervenendo in collegamento-. È importante, però, che le agricoltrici dispongano del sostegno e degli strumenti adeguati in tutti i settori per contribuire in modo dinamico alla tenuta delle aree rurali e della società intera. Questo significa aiutare e semplificare l’accesso alla formazione, così come l'accesso alla terra e al credito”.

            “Ancora di più oggi c’è bisogno di un’alleanza che parte dalle Donne in Campo -ha chiosato la presidente dell’Istituto Alcide Cervi, Albertina Soliani- e arriva a tutte le donne, in primis della politica, per spingere al cambiamento, non solo economico ma culturale. Serve una grande iniziativa internazionale per lavorare a una nuova Europa che metta al centro la logica della cura, il dialogo, l’umanità. Ricordando sempre che l’agricoltura protegge la terra, l’agricoltura è pace, e le donne sono le prime testimoni di questi valori”.  

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