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1 In Evidenza - 13 giu 2025

Estate 2025: agriturismi in Abruzzo, segnali contrastanti ma fiducia per la stagione estiva

In Abruzzo sono attualmente 568 gli agriturismi attivi, pari al 2,2% del totale nazionale. Un numero che colloca la regione al 16° posto in Italia (a pari merito con la Calabria), secondo gli ultimi dati ISTAT elaborati da Cresa – Centro Studi della Camera di Commercio del Gran Sasso d’Italia.

Il quadro complessivo mostra segnali misti: da un lato una lieve crescita nel medio periodo (+2,3% dal 2019), dall’altro una flessione più marcata nel lungo periodo, con un calo di 68 strutture dal 2010 al 2023 (−10,7%), in controtendenza rispetto al +30,8% nazionale. Tra il 2022 e il 2023 si è registrato un saldo negativo di −18 attività (−3,1%).

Il settore agrituristico continua a rappresentare una risorsa strategica per il nostro territorio”, commenta Nicola Sichetti, presidente CIA Abruzzo. “Nonostante le difficoltà, il comparto conserva una forte capacità attrattiva, ma servono politiche mirate, accesso ai fondi europei e investimenti per innovare l’offerta e rispondere alla domanda contemporanea di turismo rurale, esperienziale e sostenibile. Il futuro del turismo rurale abruzzese passa dalle nuove generazioni”, continua Sichetti, “Se vogliamo davvero rilanciare il settore agrituristico, dobbiamo puntare su giovani imprenditori, innovazione e filiere corte legate al territorio”.

In Abruzzo il settore agrituristico si conferma una realtà dinamica, con caratteristiche distintive che lo rendono un modello interessante anche nel confronto con il resto del Paese. Una delle peculiarità più significative è la forte presenza femminile nella gestione delle strutture: il 46,6% degli agriturismi è infatti guidato da donne, una quota nettamente superiore rispetto alla media nazionale del 34,2%. Un dato che racconta di un imprenditorialità agricola al femminile sempre più solida e presente sul territorio.

Anche in termini di diffusione, la regione mostra una buona vitalità: la densità agrituristica per popolazione, pari a 4,5 strutture ogni 10.000 abitanti, risulta leggermente superiore a quella italiana. Le aziende si distribuiscono prevalentemente in collina (65%) e in montagna (35%), confermando la vocazione rurale dell’Abruzzo e la stretta relazione tra offerta turistica e paesaggio naturale.

Dal punto di vista dei servizi, l’82,9% degli agriturismi abruzzesi offre alloggio, il 70,4% ristorazione e oltre la metà (51,9%) propone attività complementari come sport, equitazione e fattorie didattiche. Anche qui la regione si colloca sopra le medie nazionali, evidenziando un’attenzione crescente verso la multifunzionalità e il turismo esperienziale.

Tuttavia, i dati del 2023 delineano anche alcune criticità. Lo scorso anno gli agriturismi abruzzesi hanno accolto 25.060 turisti, per un totale di 78.049 pernottamenti. Il soggiorno medio è salito da 2,9 a 3,1 notti, ma resta inferiore alla media italiana di 3,7 giorni. Ancora più preoccupante è la flessione rispetto al 2022: −11% di arrivi e −3% di presenze, mentre a livello nazionale si è registrata una crescita dell’11% e del 7% rispettivamente.

Il turismo internazionale continua a rappresentare una quota ridotta del mercato agrituristico abruzzese: solo il 19% degli arrivi e il 24% delle presenze proviene dall’estero, contro valori nazionali più che doppi (51% e 60%). Eppure, nel confronto con il 2019, si osservano segnali incoraggianti, con un aumento del 36% degli arrivi e del 23% delle presenze straniere.

“Nelle aree interne e montane l’agriturismo è molto più che turismo: è presidio sociale e presidio ambientale”, sottolinea Roberto Battaglia, presidente CIA L’Aquila-Teramo. “In territori come i nostri, spesso marginalizzati dai grandi flussi turistici, le aziende agrituristiche rappresentano una delle poche possibilità concrete di sviluppo locale. Non parliamo solo di ospitalità, ma di agricoltura viva, tutela del paesaggio, filiera corta, educazione ambientale”.

“Il turismo rurale è una grande risorsa per l’Abruzzo”, dichiara Domenico Bomba, presidente di CIA Chieti-Pescara “Gli agriturismi offrono esperienze autentiche e sostenibili, ma serve più attenzione da parte delle istituzioni: investimenti mirati, formazione e sostegno all’innovazione possono fare la differenza per rilanciare davvero il comparto”.

In Abruzzo le strutture restano mediamente più piccole (13 posti letto contro i 14 italiani; 35 posti a sedere contro 41) e meno diversificate nei servizi: meno del 20% propone degustazioni enogastronomiche, a fronte di una media nazionale del 25%.

“Dobbiamo puntare con decisione sull’innovazione dell’offerta”, afferma Domenica Trovarelli, presidente Turismo Verde Abruzzo. “Occorre rafforzare la multifunzionalità, allungare la durata media dei soggiorni, attrarre più turismo straniero. Gli agriturismi non sono solo strutture ricettive: sono veri e propri presìdi di territorio, strumenti fondamentali per contrastare lo spopolamento delle aree interne, valorizzare le produzioni tipiche e mantenere viva la cultura contadina. Investire su di loro”, conclude, “significa investire sul futuro dell’Abruzzo”.

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1 In Evidenza - 07 giu 2025

CIA Chieti-Pescara: “Trattori vecchi, costi alti e incentivi complicati: così si frena l’innovazione”

Trattori con oltre 20 anni, incentivi poco accessibili e costi in crescita: ecco cosa frena oggi
l’innovazione nelle campagne di Chieti e Pescara. È quanto emerge dal sondaggio “Acquistare
un trattore oggi: scelte, ostacoli e prospettive” realizzato da CIA Agricoltori Italiani Chieti-
Pescara, che ha raccolto opinioni, esperienze e aspettative di numerose aziende agricole locali.
“Il nostro territorio ha grande voglia di rinnovarsi”, commenta Domenico Bomba, Presidente di
CIA Chieti-Pescara, “Gli imprenditori agricoli non si tirano indietro, ma chiedono condizioni più
favorevoli per affrontare investimenti importanti come l’acquisto di un trattore”.
Secondo l’indagine, la maggior parte delle aziende agricole locali utilizza mezzi datati, spesso
impiegati ogni giorno e tutto l’anno. L’acquisto di un nuovo trattore avviene solo quando quello
in uso è ormai inutilizzabile. La sicurezza, purtroppo, non è ancora un fattore prioritario.
Eppure, l’apertura verso l’innovazione c’è: molti agricoltori sarebbero interessati a modelli
“smart”, più tecnologici e sostenibili, ma a condizione che siano accessibili grazie a incentivi
chiari e concreti.

Un dato significativo riguarda la scarsa diffusione delle agevolazioni: la maggior parte degli
agricoltori non ha mai usufruito di incentivi, e oltre il 70% afferma di non avere informazioni
sufficienti su come accedervi.

“Le imprese agricole sono interessate agli strumenti di sostegno, ma spesso si trovano di
fronte a procedure complesse o requisiti troppo rigidi”, spiega Bomba, “Semplificando
l’accesso, avremmo una risposta immediata e positiva”.

Molti agricoltori ricorrono a finanziamenti a rate o leasing agevolati, ma il costo resta un
ostacolo enorme: per un modello base, oggi servono anche 55.000 euro. Per questo cresce
l’interesse verso l’usato, nonostante oltre il 70% delle macchine di seconda mano superi i 15
anni di età.
Il calo della meccanizzazione è un fenomeno nazionale: nel 2024, il mercato dei trattori in Italia
ha toccato il minimo storico dal 1952, con 15.448 immatricolazioni e una flessione del 12,3%
rispetto al 2023. In controtendenza, il mercato dell’usato è cresciuto dell’8%, ma senza
contribuire realmente al rinnovamento del parco mezzi.

Tuttavia, circa il 70% di queste macchine ha più di 15 anni, segnalando un parco mezzi obsoleto
e meno efficiente, che rischia di frenare la competitività e la sostenibilità del settore agricolo.
Il territorio di Chieti-Pescara non è esente da queste dinamiche: alcune imprese agricole hanno
cessato l’attività nel 2024, ma quelle che restano sono sempre più attente alle scelte
economiche e all’efficienza delle macchine.

“Questo sondaggio ci dice una cosa chiara”, conclude Bomba, “gli agricoltori non sono
fermi. Hanno le idee chiare, vogliono innovare, ma serve un contesto più favorevole. Il
rinnovamento della meccanizzazione può rappresentare un’opportunità concreta, se
supportato con strumenti chiari e alla portata delle imprese.”

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1 In Evidenza - 03 giu 2025

Il Servizio Civile Agricolo è realtà. C’è il Decreto, Cia in alto nella graduatoria

Pubblicato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri. Ora manca solo la comunicazione delle tempistiche per candidature e selezione dei volontari

Il mondo agricolo ha il suo il Servizio Civile Universale ad hoc. Finalmente è stato pubblicato il Decreto (n. 569/2025) con le graduatorie di valutazione dei progetti dedicati, che sanciscono ufficialmente il varo di questa nuova opportunità, annunciata da tempo ma solo ora pronta a concretizzarsi. Cia-Agricoltori Italiani, insieme al suo patronato Inac, ente accreditato al Servizio Civile, è in alto nella graduatoria di selezione con due progetti, che potranno coinvolgere 57 ragazzi in tutt’Italia, di un’età compresa tra i 18 e i 28 anni.

Adesso manca solo la comunicazione delle tempistiche per le candidature dei volontari e, poi, si potrà procedere con le selezioni per requisiti.

Chiaramente, si attende con ansia l’ultimo centimetro dell’iter previsto, per consentire a tanti giovani di avvicinarsi e scoprire un settore pieno di potenzialità, sempre alla ricerca di nuove competenze, anche all’interno del mondo dei servizi e dell’assistenza verso le aziende agricole. I progetti avranno la durata di un anno e i volontari percepiranno un compenso forfettario di 519,47 euro al mese.

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1 In Evidenza - 29 mag 2025

Pesche e nettarine 2025: l’Abruzzo si distingue per qualità e volumi in crescita

La campagna 2025 delle pesche e nettarine si apre con segnali particolarmente positivi dall’Abruzzo, dove si registra un aumento della produzione rispetto allo scorso anno e si registra una maggiore capacità di selezionare il prodotto già in campo, prima dell’immissione sul mercato. Questo consente una gestione più efficiente dell’offerta e garantisce standard qualitativi elevati, in grado di soddisfare sia il mercato interno che quello internazionale.

Le principali aree vocate alla frutticoltura, come la valle del Trigno, stanno confermando l’ottima performance dell’annata: circa il 50% del prodotto viene esportato, con un forte interesse da parte di mercati come Svizzera, Austria e Germania. L’altra metà della produzione viene distribuita con successo sul mercato italiano, segno della solidità della filiera abruzzese e della qualità riconosciuta del prodotto regionale.

“Il comparto ortofrutticolo rappresenta un pilastro per l’agricoltura abruzzese, non solo in termini economici ma anche per l’occupazione e la valorizzazione del territorio”, dichiara Domenico Bomba, presidente CIA Chieti-Pescara, “Quest’anno possiamo contare su una produzione abbondante e di qualità, che dimostra la capacità dei nostri produttori di affrontare le sfide climatiche e di mercato, mantenendo alto il livello dell’offerta. Serve ora un sostegno deciso per rafforzare l’export e la competitività delle nostre imprese.”

A livello nazionale, la stagione 2025 si preannuncia in linea con quella dello scorso anno, con una lieve flessione dei volumi nel Centro-Nord compensata dalla ripresa produttiva nel Sud. La produttività è attesa buona lungo tutto il calendario di raccolta, e finora non sono state segnalate criticità significative.

Grazie all’andamento climatico favorevole, l’offerta di quest’anno presenta un calibro mediamente superiore, un elemento che valorizza ulteriormente la qualità complessiva del prodotto. Le epoche di raccolta si mantengono regolari: in linea con il 2024 al Sud e con un lieve ritardo al Nord, a seconda delle zone. L’Abruzzo si conferma così protagonista di una stagione che, nel complesso, mostra segnali incoraggianti per tutto il comparto nazionale delle drupacee. L’ortofrutta resta uno dei settori chiave del Made in Italy agricolo, su cui continuare a investire in termini di innovazione, aggregazione e promozione internazionale.

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2 In Evidenza - 23 mag 2025

L’Abruzzo al quarto posto per agricoltura sostenibile e ridotte emissioni di gas serra

L’Abruzzo si distingue a livello nazionale per le sue eccellenti performance in ambito di agricoltura sostenibile e gestione delle emissioni. A confermarlo sono i dati diffusi dalla piattaforma Ciro (Climate Indicators for Italian Regions), realizzata da Italy for Climate in collaborazione con ISPRA, che analizza in modo sistematico le performance climatiche delle regioni italiane.

Nel comparto agricolo, la nostra regione mostra risultati di assoluta eccellenza: con un utilizzo medio di fertilizzanti pari a soli 47 kg/ettaro, l’Abruzzo consuma meno della metà rispetto alla media nazionale, che supera i 100 kg/ha. Questo dato si affianca a un’elevata capacità di assorbimento naturale della CO₂, grazie al patrimonio forestale regionale, contribuendo in modo significativo alla riduzione delle emissioni climalteranti.

Inoltre, è in crescita anche la quota di agricoltura biologica, aumentata di 2,5 punti percentuali in un solo anno, e la percentuale di energia da fonti rinnovabili, che copre il 23% dei consumi energetici regionali, superando la media nazionale del 19%.

“Questi risultati testimoniano l’impegno concreto degli agricoltori abruzzesi verso un modello produttivo più attento all’ambiente e alla qualità delle produzioni. Come CIA, siamo orgogliosi di rappresentare un territorio che sa guardare al futuro dell’agricoltura con responsabilità e innovazione”, dichiara il Presidente provinciale Domenico Bomba.


Il report evidenzia tuttavia anche aree critiche su cui intervenire: in particolare, la rete idrica regionale continua a registrare elevate perdite, rimanendo tra le peggiori in Italia. Nonostante ciò, il basso consumo di suolo (pari al 5% della superficie regionale) e la ridotta esposizione agli eventi estremi rappresentano ulteriori punti di forza dell’Abruzzo in ambito ambientale.

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1 In Evidenza - 21 mag 2025

Gaza: Cia, intollerabile affamare un popolo. Ora fermare Netanyahu

Subito dopo il 7 ottobre 2023, il mondo intero si è stretto al popolo israeliano, vittima di un vile attacco da parte della formazione terroristica Hamas. Era prevedibile e anche comprensibile una forte reazione di Israele per liberare gli ostaggi catturati e per difendere i propri cittadini da futuri attacchi. Ma, dopo quasi due anni, ci troviamo nella condizione in cui diventa impossibile distinguere tra la sacrosanta necessità di difesa di Israele e le palesi violazioni del diritto internazionale e dei basilari diritti umani perpetrati dal governo di Benjamin Netanyahu sulla popolazione civile di Gaza. È inaccettabile affamare un popolo, questo scempio va fermato subito. Così Cia-Agricoltori Italiani, in merito al conflitto in atto.

Sia come cittadini che come organizzazione di agricoltori, profondamente impegnati nella tutela del diritto al cibo, non possiamo rimanere in silenzio di fronte alla fame deliberata che oggi colpisce la popolazione civile della Striscia di Gaza -sottolinea Cia-. Milioni di persone, in gran parte bambini, donne e anziani, stanno affrontando una crisi alimentare senza precedenti. Il blocco quasi totale degli approvvigionamenti, il bombardamento delle infrastrutture agricole e la distruzione sistematica di campi, serre, mercati e impianti idrici hanno reso impossibile qualsiasi forma di autosufficienza o di accesso regolare al cibo.

           
Secondo le principali agenzie umanitarie, oggi a Gaza si sta sfiorando il livello più estremo dell’insicurezza alimentare acuta, con il rischio concreto di carestia. Questa non è una conseguenza inevitabile della guerra, ma il risultato diretto di scelte politiche e militari scellerate da parte di Netanyahu, che stanno trasformando il cibo -un diritto fondamentale e inalienabile- in un’arma di pressione e punizione collettiva.

           
Come Cia, condanniamo fermamente ogni guerra e, in particolare, l’uso della fame come strumento di guerra. Il diritto al cibo è sancito dal diritto internazionale e deve essere rispettato in ogni circostanza, anche nei conflitti.

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News Cia Abruzzo

1 In Evidenza - 28 giu 2021

Prosecco: Cia, Facchin e Feletti nel Cda del Consorzio Tutela DOC

Giuseppe Facchin, presidente di Cia Treviso, è stato riconfermato per il terzo anno consecutivo nel Consiglio di Amministrazione del Consorzio di Tutela della DOC Prosecco, alla cui guida resta Stefano Zanette. Si raddoppia la presenza di Cia-Agricoltori Italiani, con la nomina anche di Salvatore Feletti, vicepresente della Cantina Colli del Soligo.

“Sono sicuro -ha dichiarato Giuseppe Facchin- che il nuovo Cda continuerà a lavorare in armonia per la crescita della Denominazione, con attenzione al consolidamento della presenza nei mercati esteri e promuovendo, al contempo, la ricerca di una sempre maggiore sostenibilità ambientale delle produzioni. Il nostro comparto -ha aggiunto Facchin- sta portando avanti un percorso significativo di tutela del territorio e degli ecosistemi agrari attraverso l’innovazione e la ricerca, in equilibrio con la sostenibilità economica. Le aziende agricole, spesso a conduzione familiare, mantengono un forte radicamento nel tessuto sociale delle nostre comunità e sono consapevoli del proprio ruolo e delle proprie responsabilità verso di esso”.

A Facchin e Feletti, gli auguri e le congratulazioni del presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino: “La loro presenza nel Cda del Consorzio, riconosce e rafforza il ruolo e l’operato di Cia e delle sue aziende vitivinicole, a tutela della DOC del Prosecco. Sapranno apportare un contribuito prezioso alla transizione ecologica cui è chiamato anche il settore del vino e delle DOC per superare la crisi pandemica e trovare rinnovata competitività sui mercati internazionali, coniugando sostenibilità ambientale, economica e sociale. Una sfida possibile -ha precisato Scanavino- nel dialogo costante sul territorio e con le istituzioni nazionali ed europee; nel lavoro sul campo con esperti e ricercatori, per ridurre l’uso dei fitofarmaci, ma anche per introdurre strumenti e soluzioni contro i cambiamenti climatici; tutelando sempre il reddito degli agricoltori per agevolare il loro ruolo da protagonisti della svolta green”.

 

I vitigni che danno origine al Prosecco si trovano esclusivamente nei territori dell’Italia nord-settentrionale, tra le Dolomiti e il mar Adriatico. Sono 24.450 gli ettari vigneto, 1.211 le aziende vinificatrici, 11.102 le aziende viticole e 348 le case spumantistiche. Sono circa 500 milioni le bottiglie prodotte ogni anno, per un fatturato di 2,5 miliardi di euro. Un quarto è destinato al mercato italiano, il 75% viene venduto, invece, sul mercato estero.

Il Consorzio di Tutela della DOC Prosecco è l’istituzione preposta, dal 2009, al coordinamento e alla gestione della Denominazione di Origine Controllata. Ha l’obiettivo di associare in modo volontario le diverse categorie di produttori, i viticoltori singoli e associati, i vinificatori e le case spumantistiche per garantire lo sviluppo della Denominazione ed il rispetto delle regole previste dal Disciplinare di produzione.

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1 In Evidenza - 28 giu 2021

Pensioni: Inac e Anp-Cia, torna quattordicesima a luglio per 3 mln di anziani

Torna a luglio la quattordicesima mensilità: spetterà ai pensionati con un assegno mensile inferiore ai mille euro, che in Italia sono circa 3 milioni. Così il Patronato Inac e l’Associazione nazionale pensionati di Cia-Agricoltori Italiani, ricordando la circolare Inps del 24 giugno in cui si comunica che, unitamente alla rata di luglio 2021, verrà corrisposta agli aventi diritto la somma aggiuntiva.

            Si tratta di un beneficio che spetta ai pensionati Inps della gestione privata e della gestione spettacolo e sport e ai pensionati della gestione pubblica con un’età pari o superiore a 64 anni in presenza di determinati requisiti reddituali, e con un importo variabile a seconda della contribuzione con la quale è stata liquidata la pensione. Ai pensionati al minimo, che già la prendevano in base alla legge n.127 del 2007, verrà confermata la quattordicesima con un incremento che va dai  437 ai  655 euro.

“Nonostante la buona notizia, si tratta di risorse del tutto insufficienti per far fronte alle più elementari esigenze della vita quotidiana -spiega il presidente nazionale di Anp-Cia, Alessandro Del Carlo-. L’istituzione della quattordicesima fu motivata da ragioni emergenziali: dare sollievo alle categorie che, più di altre, avevano sofferto il peso della crisi economica. Ma l’emergenza sociale è ancora in atto, per di più acuita da un anno e mezzo di pandemia”.

“La richiesta di aumento della quattordicesima mensilità è storicamente una battaglia del Patronato Cia -aggiunge il presidente dell’Inac, Antonio Barile- che ha trovato, dopo numerosi incontri istituzionali, una prima risposta con la legge di Bilancio del 2017 attraverso l’estensione del beneficio fino al doppio del trattamento minimo, oggi 1.030 euro, e l’aumento del 30% per quelle più basse”. Oggi, continua Barile, “insistiamo affinché la quattordicesima sia estesa fino a 3 volte il trattamento minimo (1.520 euro al mese) e i minimi di pensione siano portati, almeno, a quanto previsto dalla Carta Sociale Europea (40% del reddito medio nazionale, cioè almeno 780 euro)”.

Per queste ragioni, prosegue il pressing di Inac e Anp per sollecitare nuovi e adeguati interventi, anche perché i pensionati, in quanto titolari di pensione diretta o indiretta (ad eccezione dell’assegno di invalidità), sono stati esclusi da ogni beneficio in questo ultimo anno e mezzo; e la pensione di cittadinanza non ha, purtroppo, risolto il problema degli assegni bassi.

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1 In Evidenza - 26 giu 2021

Pac: Cia, accordo su riforma verso giusta direzione per agricoltura più forte

Dopo tre anni dalla presentazione della proposta legislativa, finalmente l’agricoltura europea si avvia verso una reale riforma della Pac 2023-2027 più equa, sostenibile e per gli agricoltori. Ora serve subito un lavoro serio con il Piano strategico nazionale per salvaguardare la competitività delle imprese agricole. Questo il commento di Cia-Agricoltori Italiani sull’accordo provvisorio appena raggiunto nel “super trilogo” a Bruxelles, da Parlamento, Consiglio e Commissione Ue.

Per Cia, dunque, come più volte ribadito, ora l’Europa può essere più forte di fronte alle sfide post pandemia e l’agricoltura dei Paesi membri più in grado di guardare con ottimismo al suo ruolo da protagonista della transizione ecologica. Auspicando un passaggio rapido al Consiglio Agrifish del 28 e 29 giugno, con l’approvazione finale dei Ministri dell’Agricoltura Ue e successivamente da parte del Parlamento; gli agricoltori potranno, infatti, dal 1 gennaio 2023, contare su nuove norme, più robuste e strutturate per un sistema produttivo più equo e green. L’Europa agricola -sottolinea Cia- guadagna con la riforma della Pac, maggiore rispetto della sfera ambientale e sociale, che dovranno, però, muoversi in costante equilibro anche con la garanzia del reddito per gli agricoltori.

Nel dettaglio -precisa Cia- tra il I e II pilastro, almeno il 60% delle risorse saranno dedicate a una nuova architettura verde, con il 25% delle risorse del I pilastro da destinare agli eco-schemi. Un punto chiave per dare impulso all’agricoltura del futuro. Sarà, inoltre, inglobata nella Pac anche la dimensione sociale, obbligatoria a partire dal 2025, ma -ribadisce Cia- da intendersi come un’ulteriore valorizzazione di una Pac rivolta anche alla collettività e ai lavoratori, senza ostacoli e aggravi burocratici. 

“La Pac -dichiara il presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino- deve rimanere, prima di tutto, la politica economica per gli agricoltori e, quindi, costante opportunità di sviluppo imprenditoriale, oltre che strumento utile a rigenerare e valorizzare le aree rurali. Per questo -aggiunge Scanavino- non è più rinviabile la definizione del Piano strategico nazionale che permetta agli agricoltori italiani di essere all’altezza del cambiamento che gli si richiede, che mostri nei fatti di riconoscere le specificità del settore e le sfide oggi spinte da emergenza sanitaria e climate change. Occorre -conclude, infine, il presidente di Cia- ragionare con tutti gli attori coinvolti sul territorio, come richiesto dal progetto Cia ‘Il Paese che Vogliamo’ e come è necessario a un’agricoltura sempre più settore strategico per l’Italia e l’’Europa”.

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1 In Evidenza - 26 giu 2021

Cia, olivicoltura italiana giochi bene la carta dei fondi del PNRR

Sostenibilità, innovazione e competitività, sono queste le parole chiave per dare prospettiva di lungo termine alla produzione olivicola italiana. Con la recente approvazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) italiano da parte della Commissione europea, il comparto ha una grande occasione di rilancio, puntando sul concetto di sostenibilità ambientale e spingendo sul pedale dell'innovazione tecnologica per aumentare la produttività. Questo il focus del webinar “Dalla produzione alla trasformazione: la transizione ecologia per il settore olivicolo” con la partecipazione, fra gli altri, di Dino Scanavino, presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Gennaro Sicolo (Italia Olivicola) e Benedetto Fracchiolla di Finoliva, oltre a Donato Pentassuglia, assessore all’agricoltura della Regione Puglia e al professor Luca Sebastiani, direttore dell’Istituto Scienze della Vita alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Alla tavola rotonda hanno anche partecipato alcune aziende italiane e produttori olivicoli dell’intera area del Mediterraneo, illustrando le migliori pratiche già attuate nel settore olivicolo-oleario.

“La sostenibilità è un concetto dinamico, che deve essere sempre strettamente legato all’aspetto tecnologico –ha esordito il prof. Sebastiani-. C’è spesso un’erronea percezione dell’innovazione come nemica della sostenibilità ecologica e il desiderio di un ritorno arcaico alle origini per le buone pratiche agricole. In realtà, l’agricoltura è sempre stata frutto dell’innovazione e senza questa è impossibile raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile”. L’innovazione tecnica e tecnologica, oltre a quella organizzativa e sociale, è, dunque, uno strumento indispensabile, ma nella realtà italiana c’è ancora molta strada fare. Meno della metà delle aziende agricole, infatti, ha finora affrontato il tema dell’intelligenza artificiale e dell'agricoltura di precisione. Nel settore olivicolo, solo un terzo aziende ha investito in nuovi macchinari e attrezzature, vuoi per scarsa capacità finanziaria che per mancanza di incentivi. “Nel comparto dell’olio –ricorda Sebastiani- il climate change e la mancanza di risorse idriche hanno avuto un pesante impatto sulla produttività, nonostante la domanda e i consumi mondiali siano in costante aumento. Per essere più competitivi nel mercato internazionale e cogliere tutte le opportunità di mercato, gli imprenditori dovranno, dunque, evolversi verso un’intensificazione sostenibile, utilizzando sistemi digitali per aumentare la propria efficienza”.

Favorire l’agricoltura di precisione è decisivo anche per il contrasto alle fitopatie e la riduzione dei fitofarmaci, come pure la meccanizzazione può ridurre i costi di produzione ed efficientare i processi. “L’olivo è una delle colture che più rappresentano l’identità del nostro Paese, occorre investire per valorizzare la qualità del made in Italy e le oltre trecento cultivar autoctone –ha spiegato Gennaro Sicolo-, ma per fare tutto queste sfide occorrono ingenti leve finanziarie”. Rispetto al tema degli investimenti nell’innovazione tecnologica è intervenuto il presidente Cia, Dino Scanavino, per discutere le importanti opportunità connesse al PNRR. “Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza –ha dichiarato Scanavino- ci sono diverse proposte interessanti per gli olivicoltori. Dal rinnovo del parco automezzi al fine di ridurre le emissioni, alla promozione dei contratti di filiera, agli incentivi all'installazione di pannelli fotovoltaici e alla logistica, oltre alle opportunità di ammodernamento dei macchinari agricoli utili alla molitura delle olive. In un’ottica di economia circolare, infine, il piano include anche l’ammodernamento della lavorazione, stoccaggio e confezionamento dei prodotti alimentari, col riutilizzo dei sottoprodotti a fini energetici, particolarmente rilevanti nel processo di trasformazione dell’olio”.

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1 In Evidenza - 26 giu 2021

Apicoltura: Cia, accordo per polizza innovativa contro rischi clima e malattie

È di questi giorni un’importante novità in campo assicurativo per tutti gli apicoltori. È stato, infatti, sottoscritto un accordo tra CI Assicura srl (società di intermediazione assicurativa promossa da Cia-Agricoltori italiani), Unaapi (Unione nazionale associazioni apicoltori italiani), Conapi (Consorzio apicoltori e agricoltori biologici italiani società cooperativa agricola), Coop.Di.Italia (Consorzio di cooperative di difesa), Società Cattolica di Assicurazione spa, che prevede la costituzione di un Tavolo Tecnico volto a predisporre un programma assicurativo, attraverso una specifica polizza, che offrirà la tutela dell’attività apistica per diverse categorie di rischio. Da un lato per i danni provocati da epizoozie, infestazioni e predatori delle api e dalla riduzione della produzione di miele per andamenti stagionali avversi, dall’altro per i rischi tradizionali, prestati a condizioni specifiche per le aziende apistiche (trasporto apiari, danni agli alveari da avvelenamento per fitofarmaci, furto degli apiari, ecc.).

A fronte del fatto che negli ultimi anni i cambiamenti climatici hanno prodotto un aumento delle avversità con la conseguente riduzione, e a volte cancellazione, di intere produzioni apistiche -spiega Cia- è emersa la necessità di individuare anche in campo assicurativo strumenti utili per proteggere il reddito dei produttori. Quella realizzata è una risposta concreta conseguita insieme dagli apicoltori, una grande organizzazione professionale agricola e una grande compagnia assicurativa.

Grazie soprattutto al protagonismo delle associazioni del settore e alla positiva collaborazione con altri partner, si è lavorato alla realizzazione di polizze innovative in grado di rispondere alle nuove emergenze.

Da oggi, dunque, le aziende apistiche hanno a disposizione uno strumento importante di difesa in più -aggiunge Cia- che sarà oggetto di una diffusa campagna di informazione per conoscerne i dettagli e le modalità operative per poterne usufruire.

 

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1 In Evidenza - 26 giu 2021

Estate: Sindacato Italiano Balneari e Cia-Agricoltori Italiani di nuovo insieme per “Tipici da spiaggia”

Torna la promozione dei prodotti agroalimentari locali e di qualità negli stabilimenti balneari. Questo l’obiettivo di “Tipici da spiaggia”, l’iniziativa di SIB-Sindacato Italiano Balneari di FIPE-Confcommercio a cui ha aderito Cia-Agricoltori Italiani, lanciata nel 2019 e giunta ora alla seconda edizione, dopo il fermo nell’anno della pandemia.

“Gli imprenditori balneari si sono messi, nuovamente, al servizio della nostra agricoltura promuovendo le eccellenze enogastronomiche del Paese - ha detto il presidente nazionale SIB Antonio Capacchione - in quanto mare e cibo, da sempre, sono sinonimo di ‘vacanza perfetta’. Il nostro Made in Italy passa, anche, attraverso questo genere di manifestazioni. Quest’anno, negli oltre 1.200 stabilimenti balneari coinvolti su tutto il territorio nazionale, contiamo di superare quota 500.000 clienti. Tantissimi i prodotti che saranno esposti e offerti, sempre nel rigoroso rispetto delle regole anti Covid, in primis una grande varietà di frutta e verdura rigorosamente italiana, proprio quella consigliata da tutti i medici per combattere il solleone di questi giorni”.

“Dopo oltre un anno di pandemia, quest’iniziativa testimonia la volontà generale di ripartenza del Paese - ha spiegato il presidente Cia, Dino Scanavino - utilizzando luoghi a forte vocazione turistica per fare promozione al buon cibo italiano. L’incontro diretto con gli agricoltori in spiaggia è un modo innovativo per valorizzare le eccellenze del Made in Italy ed è anche un incentivo ad abbandonare i menu standardizzati scelti per praticità nei luoghi di villeggiatura, mettendo più attenzione alla qualità delle materie prime che compongono i nostri piatti”.

La seconda edizione di “Tipici da spiaggia” vuole essere il connubio perfetto tra la bellezza dei litorali italiani e le eccellenze dei prodotti agroalimentari nazionali. Vuole rappresentare quella marcia in più proprio nel momento in cui il turismo italiano sta ripartendo, dopo aver sofferto tantissimo a causa della pandemia. Indubbi i vantaggi: sia alla nostra mente che al palato! Spiaggia ed enogastronomia costituiscono un nuovo binomio garantito, con un enorme potenziale di crescita, a tutto vantaggio dell’economia italiana.

I prossimi appuntamenti nazionali con “Tipici da spiaggia”, che partirà ufficialmente sabato 26 giugno, si terranno il 31 luglio e il 28 agosto.

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