News in evidenza

1 In Evidenza - 01 ago 2025

Dazi: Cia, bicchiere di vino mezzo vuoto


“Mai come oggi il vino è sotto attacco. Dopo l’accordo Ue-Trump sui dazi, l’impatto sarà totalmente svantaggioso per uno dei prodotti simbolo del Made in Italy: ogni bottiglia sullo scaffale in America potrà costare fino al 20% in più”. Così dichiara Cristiano Fini, presidente di Cia-Agricoltori Italiani, ricordando che gli Usa sono attualmente la prima piazza mondiale per il nostro export vitivinicolo con circa 1,9 miliardi di euro di fatturato nel 2024. ‘’L’accordo raggiunto penalizza di fatto solo l’Unione Europea: non si può, dunque, parlare di accordo positivo, essendo questo -di fatto- un accordo unilaterale’’, aggiunge Fini. Il comparto non è solo un’eccellenza produttiva, ma un vero motore economico per tutto il settore agricolo nazionale. L’introduzione di nuovi dazi su un mercato chiave come quello degli Stati Uniti avrebbe un impatto diretto soprattutto sulle piccole e medie imprese che hanno investito per anni su qualità, internazionalizzazione e sostenibilità. Ora tutti questi viticoltori rischiano di vedere compromessi i risultati raggiunti.

Per Fini serve un’azione politica forte e unitaria a livello nazionale ed europeo per indennizzare le nostre imprese dei maggiori costi che dovranno essere sostenuti per le esportazioni verso gli Usa. Queste risorse possono essere straordinarie o dovranno essere reperite nell'ordinarietà dei fondi comunitari, non interamente spesi. “Sarebbe un modo -dice Fini- per indennizzare le aziende dell'effetto dumping, che sarà superiore alle attese, considerando l'incremento dei costi lungo la filiera distributiva e la svalutazione del dollaro”.

A dipendere maggiormente dagli Stati Uniti per il proprio export sono i vini bianchi Dop del Trentino-Alto Adige e del Friuli-Venezia Giulia, con una quota del 48% e un valore esportato di 138 milioni di euro nel 2024; i vini rossi toscani Dop (40%, 290 milioni), i vini rossi piemontesi Dop (31%, 121 milioni) e il Prosecco Dop (27%, 491 milioni). Grandi numeri che i dazi possono scombinare lasciando strada libera ai competitor.

Per compensare l’effetto negativo dei dazi, Cia chiede anche di mettere in campo una nuova comunicazione sul vino, attraverso i fondi dell'Ocm promozione. “Bisogna fare meno leva su elementi classici come il terroir e puntare di più, invece, su concetti semplici e immediati, in grado di arrivare a quel target giovane che rappresenta il consumatore del futuro”.

Visualizza Allegato

1 In Evidenza - 30 lug 2025

Agricoltura, Cia Abruzzo: “Manodopera difficile da trovare e ancora più difficile da trattenere”

CIA Abruzzo accende i riflettori su una problematica che sta diventando strutturale per l’agricoltura regionale: la carenza di manodopera per le attività di raccolta. Se da un lato è già complicato trovare lavoratori stagionali disponibili, dall’altro è ancora più difficile mantenerli operativi sul campo. In molti casi, i braccianti abbandonano il lavoro dopo appena un giorno, lasciando le aziende impreparate e senza alternative operative immediate.

“Ci troviamo in una situazione paradossale”, denuncia CIA Abruzzo. “Le imprese sono pronte ad assumere, ma i lavoratori, spesso selezionati attraverso canali ufficiali, si presentano e poi spariscono. Questo genera disservizi, ritardi nella raccolta e un incremento dei costi a carico delle aziende”.

Per affrontare questa crescente difficoltà, CIA Abruzzo ritiene necessario un cambio di passo che parta dal riconoscimento della complessità del lavoro agricolo oggi. Non si tratta più di un’attività puramente stagionale o improvvisata: serve personale motivato, formato, consapevole della fatica ma anche del valore professionale che questo settore comporta.

Una prima proposta riguarda proprio la formazione mirata: avviare corsi brevi ma intensivi, in grado di preparare concretamente i lavoratori alle condizioni reali del campo, aiutando al contempo le aziende a selezionare persone davvero interessate, riducendo così l’alto tasso di abbandono anche dopo il primo giorno di lavoro.

Per sostenere le imprese virtuose, diventa fondamentale attivare agevolazioni fiscali e contributive per chi assume regolarmente e garantisce condizioni contrattuali corrette. Questo consentirebbe di alleggerire il carico economico sulle aziende e rendere più competitivo il lavoro regolare rispetto a forme di impiego irregolari, purtroppo ancora presenti.

Un altro aspetto prioritario è quello dell'integrazione tra sistema produttivo e territorio. Serve una collaborazione strutturata con i centri per l’impiego, le amministrazioni comunali, gli enti del terzo settore e le cooperative che gestiscono i flussi migratori, affinché i lavoratori stranieri presenti sul territorio possano essere accompagnati verso percorsi di lavoro legale, sicuro e qualificato. In molti casi, queste realtà svolgono un ruolo cruciale nell’orientamento, nella mediazione culturale e nella formazione, ma restano escluse dai tavoli operativi.

Infine, CIA Abruzzo ribadisce l’urgenza di rafforzare i controlli sul lavoro sommerso e sul caporalato, fenomeni che alterano la concorrenza, abbassano la qualità del lavoro e minano la dignità dei lavoratori. Solo garantendo legalità e sicurezza sarà possibile rendere attrattivo, stabile e giusto il lavoro nei campi.

“La risposta”, conclude CIA Abruzzo, “non può essere solo lamentarsi della mancanza di braccia: servono strumenti, regole chiare e un sistema che valorizzi chi vuole lavorare con dignità, e chi offre lavoro in modo trasparente”.

Visualizza Allegato

1 In Evidenza - 30 lug 2025

Dazi: Cia, conto salato per il Made in Italy agroalimentare. Più che un accordo sembra una resa


Più che un accordo, l’intesa sui dazi al 15% sembra una resa. Ora l’export del Made in Italy agroalimentare verso gli Usa (7,8 miliardi di euro nel 2024) rischia grosse perdite in settori chiave come vitivinicolo, olio, pasta e riso, caseario, senza ottenere niente in cambio. Oltre all’impatto diretto, si corre il pericolo anche di un grave danno all’intero indotto agroindustriale, con pesanti ripercussioni sull’occupazione. Così il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, commenta l’accordo fra la presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen e il presidente Usa, Donald Trump. “Nonostante sia stata evitata la tariffa al 30%, resta una grande preoccupazione per l’impatto reale di questi dazi, ma prima di trarre conclusioni definitive vogliamo aspettare gli sviluppi dei prossimi giorni, con la definizione ufficiale delle liste doganali”, continua Fini.

Secondo Cia, il rischio concreto di un calo dell’export è molto alto, con danni a comparti strategici e un aumento dei costi per le imprese italiane, che tenderanno a perdere margini di profitto oppure a dover trasferire parte di questi costi sui consumatori, rischiando di ridurre la domanda nel mercato Usa. L’effetto combinato di dazi e fluttuazioni del cambio euro-dollaro non potrà che aggravare l’impatto delle misure doganali, traducendosi in costi aggiuntivi reali per le aziende nazionali e rendendo meno competitivo il Made in Italy.

Per il vino, gli Usa sono la prima piazza mondiale con circa 1,9 miliardi di euro di fatturato nel 2024. A dipendere maggiormente dagli Stati Uniti per il proprio export sono i vini bianchi Dop del Trentino-Alto Adige e del Friuli-Venezia Giulia, con una quota del 48% e un valore esportato di 138 milioni di euro nel 2024; i vini rossi toscani Dop (40%, 290 milioni), i vini rossi piemontesi Dop (31%, 121 milioni) e il Prosecco Dop (27%, 491 milioni). Grandi numeri che i dazi possono scombinare lasciando strada libera ai competitor: dal Malbec argentino allo Shiraz australiano fino al Merlot cileno.

Per quanto concerne il mondo dell’olio, il dazio al 15% rischia di ridurre la competitività dell’extravergine italiano a favore di oli più economici provenienti da Paesi terzi che godono di tariffe più basse, come la Turchia, il Sud America o la Tunisia. Come conseguenza, il consumatore medio Usa sarà indotto a utilizzare altri oli, come quelli di semi tradizionali (girasole, soia, mais). Al momento, gli Stati Uniti rappresentano il principale mercato extra-Ue per l’olio tricolore, con una quota di circa 100 mila tonnellate l’anno e un valore vicino a 1 miliardo, ovvero il 32% del nostro export. C’è paura anche perché questi nuovi dazi colpiranno trasversalmente tutti i principali Paesi produttori europei (Italia, Spagna, Grecia) con la conseguenza di un possibile eccesso di offerta sul mercato interno, che porterebbe a un deprezzamento generale dell’olio italiano.

Nel settore caseario, invece, i dazi colpiranno soprattutto i formaggi Dop come la mozzarella di Bufala, oltre al Pecorino romano utilizzato oltreoceano dall’industria alimentare per aromatizzare patatine in busta e altri snack. In pericolo anche pasta, riso e farine, tra i prodotti più amati dal mercato Usa, con un export annuo di circa 2 miliardi e quasi mezzo milione di tonnellate inviate oltreoceano. Anche in questo settore, secondo Cia, si rischiano potenziali ricadute occupazionali qualora i dazi non vengano mitigati con accordi o misure di sostegno.

Visualizza Allegato

1 In Evidenza - 28 lug 2025

ColtivaItalia: Cia, adesso veloce approvazione Parlamento


Le risorse annunciate da Lollobrigida con il piano “ColtivaItalia” sono essenziali per sostenere le imprese agricole in uno dei momenti più difficili per il comparto. Auspichiamo, però, che il miliardo stanziato dal ministro trovi in Parlamento un iter veloce di approvazione che trasformi i finanziamenti in strumenti concreti ed efficaci, a supporto di molte produzioni del Centro Sud, come grano, zootecnia e olivicoltura. Così, il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, commenta il pacchetto “per il consolidamento e lo sviluppo del settore”, collegato agricolo alla finanziaria 2026, approvato ieri dal Cdm.

“In particolare -continua Fini- apprezziamo le risorse consistenti riservate a molte filiere produttive del Centro Sud in sofferenza. Inoltre, consideriamo molto importanti anche i fondi dedicati al ricambio generazionale e all’imprenditoria femminile, agevolando l’accesso alla terra e il recupero dei terreni abbandonati, anche in un’ottica di contrasto al dissesto idrogeologico e di freno allo spopolamento delle aree interne. Così come -conclude- restano cruciali gli investimenti per la ricerca e la digitalizzazione del comparto, in risposta alla sempre maggiore urgenza di soluzioni innovative per fronteggiare la crisi climatica”.   

Visualizza Allegato

1 In Evidenza - 24 lug 2025

CIA Abruzzo: “Tagli pesanti e nessuna visione: la Regione penalizza l’agricoltura abruzzese”

“Mentre l’Abruzzo si confronta con un deficit sanitario fuori controllo, il settore agricolo viene nuovamente messo all’angolo, sacrificato come fosse un comparto marginale”. È questa la denuncia di CIA Abruzzo, commentando la recente variazione di bilancio regionale approvata dalla Giunta Marsilio.

Con la delibera del 23 maggio 2025, la Regione ha infatti decurtato oltre 6 milioni di euro ai capitoli destinati ad agricoltura e pesca, colpendo in modo trasversale interventi vitali per la sopravvivenza delle imprese agricole e zootecniche.

Nel dettaglio:

  • I contributi per i danni da fauna selvatica, destinati a risarcire gli agricoltori colpiti da predazioni e devastazioni, subiscono un taglio di oltre il 67%. Una decisione incomprensibile in un territorio già duramente provato da cinghiali, cervi e lupi.

  • Le consulenze tecniche per la zootecnia, indispensabili per la gestione sanitaria e produttiva degli allevamenti, passano da 437.000 a poco più di 167.000 euro, con una riduzione pari al 62%.

  • Il finanziamento al Consorzio di Bonifica del Fucino, infrastruttura strategica per l’approvvigionamento idrico e la difesa del suolo nella Marsica, viene ridotto del 61%.

  • Vengono ridimensionati anche i trasferimenti agli enti locali per gli investimenti in ambito agricolo e agroalimentare, colpendo le aree rurali più fragili della regione.

“Siamo davanti a una scelta politica chiara e sbagliata: quella di colpire il settore primario proprio mentre servirebbero investimenti strutturali e continui”, dichiara Nicola Sichetti, Presidente CIA Abruzzo, “È evidente che l’agricoltura, in Abruzzo, interessa solo come scenografia nelle passerelle istituzionali. Poi, nei bilanci, sparisce. Tagliare in questo modo significa indebolire l’economia reale, aggravare la crisi delle aree interne e voltare le spalle a chi ogni giorno lavora per garantire cibo, presidio del territorio e sostenibilità ambientale.”

CIA Abruzzo sottolinea come questi tagli non rappresentino solo un riequilibrio contabile, ma un atto politico che nega dignità al lavoro agricolo e alle sue funzioni sociali e ambientali. A fronte di una crisi climatica crescente, della difficoltà di accesso al credito, dell’assenza di una rete tecnica pubblica e del mancato ricambio generazionale, questa manovra è una condanna.

“Per questo chiediamo il ripristino immediato dei fondi tagliati, a partire da quelli per i danni da fauna selvatica, per la consulenza tecnica e per il sistema irriguo”, continua Sichetti, “Ma non basta: serve un piano pluriennale regionale per lo sviluppo agricolo, con obiettivi chiari, risorse certe e monitoraggio costante.
 

Non possiamo più assistere a decisioni prese sopra le nostre teste, senza confronto, senza ascolto, senza rispetto per chi rappresenta migliaia di aziende agricole abruzzesi. Non accetteremo che l’agricoltura venga trattata come un settore residuale. Senza agricoltura non c’è Abruzzo”, conclude, “E senza rispetto per chi lavora la terra non ci sarà futuro né per l’economia né per i territori.”

Visualizza Allegato

1 In Evidenza - 23 lug 2025

CIA: “Sull’assegnazione del gasolio agricolo servono strumenti adeguati. Va adottata una piattaforma unica regionale"

CIA Abruzzo ribadisce con fermezza la propria posizione rispetto alle gravi criticità che continuano a colpire il sistema regionale per l’assegnazione del gasolio agricolo agevolato.

Nel corso dell’audizione alla 3ª Commissione Agricoltura del Consiglio Regionale, CIA Abruzzo ha evidenziato come i malfunzionamenti della piattaforma ABACO abbiano generato pesanti disservizi per le imprese agricole, impedendo la tempestiva assegnazione del carburante, bloccando le verifiche sui consumi e costringendo le aziende ad acquistare gasolio a prezzo pieno, con ricadute economiche insostenibili e potenziali rischi sanzionatori.

“Il gasolio agevolato è uno strumento fondamentale per la sopravvivenza e la competitività delle imprese agricole”, dichiara il Presidente CIA regionale, Nicola Sichetti, “ma oggi viene gestito con strumenti informatici inadeguati, che causano ritardi, confusione e danni economici. Non si può parlare di agricoltura moderna se il sistema digitale non è all’altezza delle esigenze del settore.”

CIA Abruzzo ribadisce quindi la necessità di una piattaforma informatica unica regionale dedicata alla gestione dell’intero processo di assegnazione del gasolio agricolo agevolato, in grado di assicurare:

  • tempestività nell’erogazione;

  • tracciabilità e trasparenza delle procedure;

  • riduzione della burocrazia per aziende e amministrazioni.

Una piattaforma unica rappresenterebbe una risposta strutturale alle inefficienze del sistema attuale, allineando l’Abruzzo alle migliori pratiche adottate in altre regioni italiane.

“È il momento di dotare l’agricoltura abruzzese di strumenti realmente funzionanti e all’avanguardia”, conclude Sichetti, “non possiamo permettere che disservizi informatici cronici penalizzino chi ogni giorno lavora per garantire cibo, economia e presidio del territorio.”

Visualizza Allegato
News Cia Abruzzo

1 In Evidenza - 28 mag 2021

Al via collaborazione tra Croce Rossa Italiana e agricoltori Cia. Insieme per supportare aree rurali

Azioni di supporto alla popolazione delle aree rurali nel contesto di emergenze di carattere nazionale e territoriale, dalle donazioni alimentari all’attivazione di servizi socio-sanitari, nonché iniziative congiunte per favorire l’inclusione delle persone in condizioni di fragilità economica, sociale e geografica. Questi gli obiettivi dell’accordo di collaborazione tra Croce Rossa Italiana e Cia-Agricoltori Italiani, firmato oggi a Roma dai rispettivi presidenti nazionali, Francesco Rocca e Dino Scanavino.

 

Un anno di pandemia ha prodotto numerose disuguaglianze in Italia: l’incidenza dei nuovi poveri è passata dal 31% al 45% con 2 milioni di famiglie in più a rischio indigenza e una crescita superiore al 100% del numero di persone che si sono rivolte, per la prima volta, a enti caritatevoli e associazioni di volontariato. La spesa media familiare è crollata del 9% nel 2020, tornando indietro ai livelli di 21 anni fa. Il Covid, inoltre, ha acutizzato le criticità dei servizi sanitari e socio-assistenziali, in particolare nelle aree interne del Paese - che rappresentano oltre il 50% della superficie nazionale con 11 milioni di cittadini - dove l’offerta è stata fortemente smantellata negli anni.

 

Di fronte a tutto questo, l’accordo tra Croce Rossa e Cia vuole dare risposte utili e concrete, iniziando a collaborare su: azioni di sensibilizzazione, formazione specifica e preparazione nella risposta all’emergenza; attività sinergiche di contrasto alla povertà alimentare; educazione sanitaria e promozione della salute e degli stili di vita sani; programmi e progetti a sostegno delle categorie in particolari condizioni di svantaggio o di vulnerabilità, come gli anziani. Lo scopo comune è creare reti comunitarie virtuose, dove è chiaro il valore dell’inclusione socio-lavorativa e l’importanza delle buone pratiche per la produttività e lo sviluppo dei territori.

 

“La solidarietà e l’attenzione ai bisogni della popolazione fanno parte del dna della nostra organizzazione e, in questa fase di crisi, è ancora più importante portare avanti questi principi -ha detto il presidente di Cia, Dino Scanavino-. L’accordo di alto profilo siglato con Croce Rossa Italiana va proprio in questa direzione. L’intento comune è quello di favorire lo sviluppo, la valorizzazione e la dignità delle comunità rurali, senza le quali si sgretola una delle forze distintive dell’Italia, tassello indispensabile per la tenuta sociale, economica e ambientale dei territori”.

 

Nell’accordo, della durata di 24 mesi, via libera dunque a procedure agevolate per la collaborazione sinergica tra le articolazioni associative e territoriali di Croce Rossa e Cia, proprio per garantire una pronta risposta nelle emergenze, legata alla fornitura di generi di prima necessità alla popolazione, anche nelle zone più marginali del Paese. Spazio, poi, allo sviluppo di percorsi integrati finalizzati all’orientamento professionale, all’inserimento occupazionale e all’inclusione sociale delle persone più vulnerabili. Tra i punti centrali dell’intesa, le iniziative formative e informative a sostegno degli anziani, dalla telemedicina alla cooperazione di comunità, per rendere i cittadini maggiormente formati e sensibilizzati in ambito sanitario e in tema di fragilità sociale. Una questione molto sentita nelle aree rurali, dove la concentrazione di over 65 sfiora il 30% ma in cui il progressivo taglio alla sanità e ai servizi socio-assistenziali ha avuto ricadute dirette e negative sul territorio, con un aumento della spesa medica privata del 10% e una crescita contestuale dei rischi di isolamento e povertà relazionale. Infine, altro pilastro dell’accordo, è l’individuazione e la diffusione di best practices in materia di economia circolare, lotta allo spreco alimentare, valorizzazione dei prodotti agricoli come risposta ai bisogni delle famiglie indigenti.

 

“Le conseguenze socio-economiche della pandemia -ha sottolineato il presidente della Croce Rossa Italiana, Francesco Rocca- sono ben note alla nostra Associazione che, sin dall’inizio dell’emergenza Covid, ha avviato il cosiddetto ‘Tempo della Gentilezza’, ossia una serie di azioni a supporto di ogni vulnerabilità su tutto il territorio nazionale, grazie ai nostri Comitati ben radicati nelle comunità locali. Attraverso questa importante collaborazione con Cia-Agricoltori Italiani e con la nostra rete diffusa, potremo davvero fare la differenza, rispondere ai tanti bisogni ed essere ancora di più ‘Un’Italia che Aiuta’”.

 
In allegato il vademecum per accedere al progetto LISA.

Visualizza Allegato





1 In Evidenza - 28 mag 2021

Pac: Cia, Europa meno forte senza accordo su riforma

Senza un accordo sulla riforma della Pac, l’Europa è meno forte di fronte alle sfide della ripresa post pandemia e della transizione ecologica. In gioco c’è la sopravvivenza dell’agricoltura Ue e la qualità di vita dei cittadini. Così Cia-Agricoltori Italiani, che esprime rammarico per la mancata intesa tra Parlamento e Consiglio europeo dopo giorni di negoziati intensi a Bruxelles.

            “Speriamo in una ripresa dei negoziati a giugno dove tutti riescano a superare ogni forma di preclusione -dichiara il presidente nazionale Dino Scanavino-. Auspichiamo un confronto più aperto, che si ispiri al cambiamento, sempre tenendo conto che la priorità resta il reddito agricolo. Gli agricoltori europei sono pronti a fare la propria parte per diventare sempre più sostenibili, con una Pac 2023-2027 più verde, ma senza dimenticare che la politica agricola comune è innanzitutto una politica economica che deve sostenere la produzione di cibo sano, sicuro e di qualità e garantire la tenuta e la crescita delle aree rurali”.

            Sicuramente restano sul tavolo nodi importanti da sciogliere. Per Cia, però, rimane prioritario raggiungere un accordo sulla riforma della Pac che consenta una redistribuzione più equa delle risorse, così come un’attenzione alle politiche ambientali, che incentivino comportamenti virtuosi mantenendo l’agricoltura al centro.

“Chiediamo un impegno affinché si arrivi presto a un’intesa per una Pac robusta e strutturata, con fondi spendibili subito -aggiunge Scanavino-. C’è bisogno, nei tempi giusti, di una legislazione certa, equilibrata, innovativa, capace di garantire insieme la competitività e la sostenibilità del settore. Come Cia, continueremo a lavorare perché l’agricoltura diventi, sempre di più, un settore strategico per il nostro Paese e per l’Europa”.

Visualizza Allegato





1 In Evidenza - 25 mag 2021

Istat: Cia, agricoltura paga effetti pandemia. PNRR garantisca ripresa e competitività

Nonostante l’agricoltura abbia continuato a lavorare per garantire tutti i giorni cibo sano e sicuro agli italiani, nel 2020 ha comunque pagato gli effetti drammatici della pandemia. In misura minore sulla produzione, che si è ridotta in volume del 3,2%; moltissimo invece sulle attività secondarie come l’agriturismo, che è crollato in un anno del 60,8% in volume, o le attività di sistemazione di parchi e giardini (-25%), e ovviamente il florovivaismo, che ha perso l’8,4% con il blocco quasi ininterrotto delle cerimonie. Così Cia-Agricoltori Italiani in merito al report dell’Istat sull’andamento dell’economia agricola nel 2020.

Ecco perché -secondo Cia- tenuto conto delle difficoltà ataviche del settore e della fase di ripresa che l’economia del Paese dovrà affrontare per uscire da una crisi senza precedenti, è ora necessaria una politica di crescita coraggiosa che riconosca definitivamente nei fatti, il valore del comparto agricolo e agroalimentare. L’agricoltura italiana chiede, dunque, di essere messa nelle condizioni per poter contribuire al rimbalzo atteso nei prossimi mesi, anche grazie alle connessioni con l’industria alimentare e il settore turistico su cui si attendono interventi mirati e consistenti, determinanti alla ripartenza dell’Horeca su cui poggiano le sorti del comparto vitivinicolo e l’incremento delle produzioni agricole tutte. 

Dal Recovery, Cia si attende l’estensione delle misure strategiche Industria 4.0 anche al settore agricolo per garantirne la competitività, mettendo il comparto al riparo, per esempio con misure ad hoc sulla gestione del rischio, dai danni divenuti ormai ciclici e strutturali, determinati da fenomeni climatici come le gelate tardive. I dati Istat, ribadisce Cia, rinnovano l’urgenza di decreti attuativi che siano realmente in linea con gli obiettivi del piano Transizione 4.0 e un chiaro processo innovativo che passi per la blockchain e l’ammodernamento delle infrastrutture fisiche e digitali, ma anche per il rinnovo del parco macchine, una migliore movimentazione delle merci e la non più rinviabile digitalizzazione del sistema burocratico. 

Lo sviluppo sostenibile richiesto da Green Deal Ue -chiarisce ancora Cia- non può mettere al margine l’agricoltura che ne è l’evidente protagonista ed è pronta a esserlo se può disporre di liquidità e incentivi a investire. 

Infine -conclude Cia- sono necessari, nell’immediato, dettagli più precisi sull’implementazione del PNRR e sulla definizione di tempi e strumenti di attuazione, per dare concretezza ai sostegni e rafforzare la competitività delle imprese.

Visualizza Allegato





1 In Evidenza - 24 mag 2021

Pac: Cia, giungere ad accordo su riforma entro fine maggio

Si apre una settimana decisiva per il futuro dell’agricoltura Ue, con i triloghi del 25, 26 e 27 maggio a Bruxelles che potrebbero segnare finalmente l’accordo politico sulla riforma della Pac. Così Cia-Agricoltori Italiani, che auspica il raggiungimento dell’intesa nei prossimi giorni, per far sì che gli agricoltori europei possano contare su una legislazione certa, equilibrata, innovativa, capace di garantire insieme la competitività e la sostenibilità del settore.

La Pac è, e deve rimanere, la politica degli agricoltori e per gli agricoltori -ricorda l’organizzazione- capace di generare esternalità positive per la collettività e per lo sviluppo delle aree rurali. Il progetto Cia “Il Paese che Vogliamo” passa anche attraverso la nuova Pac che, insieme a un uso efficiente e strategico delle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, può essere in grado di far ripartire l’economia del Paese con l’agricoltura protagonista.

E’ chiaro che ci sono ancora nodi importanti da sciogliere -sottolinea Cia-. Questi, infatti, saranno giorni determinanti per fare in modo che tutti gli strumenti in discussione siano adeguati alle sfide dei prossimi anni, dai cambiamenti climatici al Green Deal. La proposta di riforma, iniziata nel 2018, ha subito diversi aggiustamenti, anche nei mesi scorsi, proprio per rispondere a una nuova visione di ripresa e sviluppo, generata dalla pandemia, e per raggiungere obiettivi di sostenibilità sempre più ambiziosi.

Per Cia, serve un accordo sulla nuova Pac che consenta una redistribuzione più equa delle risorse, così come un’attenzione alle politiche ambientali, con l’agricoltura al centro, incentivando comportamenti virtuosi. Gli agricoltori europei sono pronti a fare la propria parte per diventare sempre più sostenibili, quindi sì a una Pac 2023-2027 “verde”, ma senza dimenticare mai che si tratta di una politica economica che, storicamente, esiste per sostenere il reddito degli agricoltori e assicurare l’approvvigionamento alimentare.

“L’Italia sarà sicuramente impegnata affinché nell’accordo siano rispecchiate tutte le specificità e le esigenze dei nostri territori -dichiara il presidente Dino Scanavino-. Come Cia, ci siamo e lavoreremo perché l’agricoltura diventi, sempre di più, un settore strategico per il nostro Paese e per l’Europa”.

Visualizza Allegato





1 In Evidenza - 22 mag 2021

Dl Sostegni bis: Cia, rimediare credito imposta 4.0. Bene Iva zootecnica e misure agriturismo

Nel Dl Sostegni bis non compare la cessione del credito d’imposta 4.0 per le imprese che investono in innovazione come previsto nel Piano Transizione 4.0. Una soluzione attesa e un’occasione mancata, su cui rimediare con un ordine del giorno in sede parlamentare. E’ quanto afferma e chiede Cia-Agricoltori Italiani dopo una prima lettura del testo, approvato in Consiglio dei Ministri, e ritenuto comunque importante per l’attenzione al settore agricolo con uno stanziamento di 2 miliardi di euro. 

Per Cia, infatti, ci sarebbe ancora margine di manovra per salvare una misura estremamente strategica per l’economia delle aziende, non solo agricole, e necessaria alla ripartenza in chiave innovativa e sostenibile. Nello specifico, potrebbe replicarsi quanto avvenuto con il Dl Sostegni, prima del grave stralcio dal maxiemendamento. Dunque, durante la conversione in legge del Dl Sostegni bis, ci sarebbe ancora la possibilità di dare seguito a una richiesta per la quale, tra l’altro, è ormai evidente il fronte comune tra forze sociali e politiche. 

La determinazione di Cia sulla materia, è sostenuta da un anno di battaglie sul tema sin dalla Legge di Bilancio 2020 e dai ripetuti interventi nei vari provvedimenti da inizio pandemia. Escludere la cessione del credito d’imposta 4.0 vuol dire, per Cia, voler penalizzare il futuro green delle imprese agricole, andando tra l’altro in controtendenza rispetto all’impegno assunto con l’Europa e agli stessi interventi in favore dell’agricoltura presenti del Dl Sostegni bis.

Nel testo del governo, Cia trova accolte, sebbene in alcuni casi solo in parte, alcune delle istanze avanza dalla stessa organizzazione negli ultimi mesi, come la compensazione dell’IVA zootecnica (suini e bovini) innalzata al 9,5%; il riconoscimento degli addetti allo svolgimento dell'attività agrituristica (imprenditore agricolo e familiari) come lavoratori agricoli anche ai fini della valutazione del rapporto di connessione tra attività agricola e agrituristica e la semplificazione sul tempo di lavoro, necessario all'esercizio, tra i requisiti di connessione tra agriturismo e attività agricola. E ancora, l’esonero contributivo per vino e agriturismo; il sostegno al settore bieticolo-saccarifero; il rafforzamento dello strumento delle garanzie Ismea a favore degli imprenditori agricoli e della pesca. Il “102 in deroga" per le imprese agricole colpite dalle gelate di aprile e che non beneficiavano di assicurazione rischio gelo e brina. In quest’ultimo caso, precisa Cia, è auspicabile però, un incremento delle risorse. I 105 milioni a valere sul Fondo di solidarietà Nazionale rischiano di essere non efficienti visti i danni ingenti.
“Continueremo a dialogare con le istituzioni in modo costruttivo -ha commentato il presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino-. Assicuriamo agli imprenditori agricoli la nostra massima attenzione affinché in fase di conversione, il Parlamento reintroduca la cessione del credito dimposta 4.0 e il rifinanziamento del Fondo di Solidarietà Nazionale”. 

Visualizza Allegato





1 In Evidenza - 21 mag 2021

Biologico: Cia, Legge approvata in Senato. Avanti per Italia protagonista

Il Senato approva la legge nazionale sul biologico e finalmente l’Italia può dirsi più vicina a un ruolo da protagonista nel settore su scala globale, forte di una leadership ampiamente riconosciuta a livello Ue e internazionale, in termini di produzione, superfici, consumi e valore dell’export. Così Cia-Agricoltori Italiani e Anabio, la sua associazione per la promozione del biologico, soddisfatte del passaggio definitivo in Senato della norma “Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico” di cui ora si attende iter rapido e risolutivo anche alla Camera.
Per Cia e Anabio, l’attuale testo può considerarsi coerente con la nuova legislazione comunitaria di riferimento e costituisce, quindi, la forma più avanzata per consentire al biologico italiano di produrre valore per il Paese, di recepire le esigenze dei cittadini, di essere coerente con le diverse strategie Ue. Al tempo stesso, la legge sul bio di cui ora può disporre il settore, garantisce equilibrio e, quindi, rispetto anche per le altre forme di agricoltura praticate in Italia.
L’ok al disegno di legge da parte del Senato, continuano Cia e Anabio, arriva dopo un lungo iter nelle aule parlamentari, sin dal 2013, fallito per motivi oscuri al termine della XVII legislatura, riproposto all’inizio della XVIII legislatura nella sua sostanziale impostazione e approvato dalla Camera dei Deputati a dicembre 2018. Ora che l’Italia riapre, facendo i conti con le pesanti ripercussioni della pandemia sull’economia del Paese, una legge nazionale di sistema specifica per il biologico, settore non salvo dalle gravi perdite per il Covid, può rappresentare un’opportunità cruciale per esplorare e capitalizzare tutte le potenzialità produttive del comparto, quanto a difesa dell’ambiente e legame con i territori di produzione, salubrità e tutela dei diritti sociali. Il disegno, infatti, contiene misure importanti per favorire l’ulteriore crescita di un settore che conta 2 milioni di ettari coltivati, impegna 80.000 operatori e vale 3,5 miliardi di euro. Nello specifico, faranno bene allo sviluppo del bio, sotto il profilo economico e ambientale, i biodistretti e tutti gli strumenti di aggregazione, in primis OI e OP, oltre all’istituzione di un marchio biologico italiano.
Infine, precisano Cia e Anabio, avere una legge nazionale sul bio, vuol dire poter contare concretamente su un pilastro fondamentale per la costruzione del suo futuro agricolo come indicato dal Green Deal Ue che vede proprio nel biologico uno dei driver principali per la transizione del sistema agroalimentare verso la sostenibilità. 

Visualizza Allegato