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1 In Evidenza - 01 ago 2025

Dazi: Cia, bicchiere di vino mezzo vuoto


“Mai come oggi il vino è sotto attacco. Dopo l’accordo Ue-Trump sui dazi, l’impatto sarà totalmente svantaggioso per uno dei prodotti simbolo del Made in Italy: ogni bottiglia sullo scaffale in America potrà costare fino al 20% in più”. Così dichiara Cristiano Fini, presidente di Cia-Agricoltori Italiani, ricordando che gli Usa sono attualmente la prima piazza mondiale per il nostro export vitivinicolo con circa 1,9 miliardi di euro di fatturato nel 2024. ‘’L’accordo raggiunto penalizza di fatto solo l’Unione Europea: non si può, dunque, parlare di accordo positivo, essendo questo -di fatto- un accordo unilaterale’’, aggiunge Fini. Il comparto non è solo un’eccellenza produttiva, ma un vero motore economico per tutto il settore agricolo nazionale. L’introduzione di nuovi dazi su un mercato chiave come quello degli Stati Uniti avrebbe un impatto diretto soprattutto sulle piccole e medie imprese che hanno investito per anni su qualità, internazionalizzazione e sostenibilità. Ora tutti questi viticoltori rischiano di vedere compromessi i risultati raggiunti.

Per Fini serve un’azione politica forte e unitaria a livello nazionale ed europeo per indennizzare le nostre imprese dei maggiori costi che dovranno essere sostenuti per le esportazioni verso gli Usa. Queste risorse possono essere straordinarie o dovranno essere reperite nell'ordinarietà dei fondi comunitari, non interamente spesi. “Sarebbe un modo -dice Fini- per indennizzare le aziende dell'effetto dumping, che sarà superiore alle attese, considerando l'incremento dei costi lungo la filiera distributiva e la svalutazione del dollaro”.

A dipendere maggiormente dagli Stati Uniti per il proprio export sono i vini bianchi Dop del Trentino-Alto Adige e del Friuli-Venezia Giulia, con una quota del 48% e un valore esportato di 138 milioni di euro nel 2024; i vini rossi toscani Dop (40%, 290 milioni), i vini rossi piemontesi Dop (31%, 121 milioni) e il Prosecco Dop (27%, 491 milioni). Grandi numeri che i dazi possono scombinare lasciando strada libera ai competitor.

Per compensare l’effetto negativo dei dazi, Cia chiede anche di mettere in campo una nuova comunicazione sul vino, attraverso i fondi dell'Ocm promozione. “Bisogna fare meno leva su elementi classici come il terroir e puntare di più, invece, su concetti semplici e immediati, in grado di arrivare a quel target giovane che rappresenta il consumatore del futuro”.

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1 In Evidenza - 30 lug 2025

Agricoltura, Cia Abruzzo: “Manodopera difficile da trovare e ancora più difficile da trattenere”

CIA Abruzzo accende i riflettori su una problematica che sta diventando strutturale per l’agricoltura regionale: la carenza di manodopera per le attività di raccolta. Se da un lato è già complicato trovare lavoratori stagionali disponibili, dall’altro è ancora più difficile mantenerli operativi sul campo. In molti casi, i braccianti abbandonano il lavoro dopo appena un giorno, lasciando le aziende impreparate e senza alternative operative immediate.

“Ci troviamo in una situazione paradossale”, denuncia CIA Abruzzo. “Le imprese sono pronte ad assumere, ma i lavoratori, spesso selezionati attraverso canali ufficiali, si presentano e poi spariscono. Questo genera disservizi, ritardi nella raccolta e un incremento dei costi a carico delle aziende”.

Per affrontare questa crescente difficoltà, CIA Abruzzo ritiene necessario un cambio di passo che parta dal riconoscimento della complessità del lavoro agricolo oggi. Non si tratta più di un’attività puramente stagionale o improvvisata: serve personale motivato, formato, consapevole della fatica ma anche del valore professionale che questo settore comporta.

Una prima proposta riguarda proprio la formazione mirata: avviare corsi brevi ma intensivi, in grado di preparare concretamente i lavoratori alle condizioni reali del campo, aiutando al contempo le aziende a selezionare persone davvero interessate, riducendo così l’alto tasso di abbandono anche dopo il primo giorno di lavoro.

Per sostenere le imprese virtuose, diventa fondamentale attivare agevolazioni fiscali e contributive per chi assume regolarmente e garantisce condizioni contrattuali corrette. Questo consentirebbe di alleggerire il carico economico sulle aziende e rendere più competitivo il lavoro regolare rispetto a forme di impiego irregolari, purtroppo ancora presenti.

Un altro aspetto prioritario è quello dell'integrazione tra sistema produttivo e territorio. Serve una collaborazione strutturata con i centri per l’impiego, le amministrazioni comunali, gli enti del terzo settore e le cooperative che gestiscono i flussi migratori, affinché i lavoratori stranieri presenti sul territorio possano essere accompagnati verso percorsi di lavoro legale, sicuro e qualificato. In molti casi, queste realtà svolgono un ruolo cruciale nell’orientamento, nella mediazione culturale e nella formazione, ma restano escluse dai tavoli operativi.

Infine, CIA Abruzzo ribadisce l’urgenza di rafforzare i controlli sul lavoro sommerso e sul caporalato, fenomeni che alterano la concorrenza, abbassano la qualità del lavoro e minano la dignità dei lavoratori. Solo garantendo legalità e sicurezza sarà possibile rendere attrattivo, stabile e giusto il lavoro nei campi.

“La risposta”, conclude CIA Abruzzo, “non può essere solo lamentarsi della mancanza di braccia: servono strumenti, regole chiare e un sistema che valorizzi chi vuole lavorare con dignità, e chi offre lavoro in modo trasparente”.

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1 In Evidenza - 30 lug 2025

Dazi: Cia, conto salato per il Made in Italy agroalimentare. Più che un accordo sembra una resa


Più che un accordo, l’intesa sui dazi al 15% sembra una resa. Ora l’export del Made in Italy agroalimentare verso gli Usa (7,8 miliardi di euro nel 2024) rischia grosse perdite in settori chiave come vitivinicolo, olio, pasta e riso, caseario, senza ottenere niente in cambio. Oltre all’impatto diretto, si corre il pericolo anche di un grave danno all’intero indotto agroindustriale, con pesanti ripercussioni sull’occupazione. Così il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, commenta l’accordo fra la presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen e il presidente Usa, Donald Trump. “Nonostante sia stata evitata la tariffa al 30%, resta una grande preoccupazione per l’impatto reale di questi dazi, ma prima di trarre conclusioni definitive vogliamo aspettare gli sviluppi dei prossimi giorni, con la definizione ufficiale delle liste doganali”, continua Fini.

Secondo Cia, il rischio concreto di un calo dell’export è molto alto, con danni a comparti strategici e un aumento dei costi per le imprese italiane, che tenderanno a perdere margini di profitto oppure a dover trasferire parte di questi costi sui consumatori, rischiando di ridurre la domanda nel mercato Usa. L’effetto combinato di dazi e fluttuazioni del cambio euro-dollaro non potrà che aggravare l’impatto delle misure doganali, traducendosi in costi aggiuntivi reali per le aziende nazionali e rendendo meno competitivo il Made in Italy.

Per il vino, gli Usa sono la prima piazza mondiale con circa 1,9 miliardi di euro di fatturato nel 2024. A dipendere maggiormente dagli Stati Uniti per il proprio export sono i vini bianchi Dop del Trentino-Alto Adige e del Friuli-Venezia Giulia, con una quota del 48% e un valore esportato di 138 milioni di euro nel 2024; i vini rossi toscani Dop (40%, 290 milioni), i vini rossi piemontesi Dop (31%, 121 milioni) e il Prosecco Dop (27%, 491 milioni). Grandi numeri che i dazi possono scombinare lasciando strada libera ai competitor: dal Malbec argentino allo Shiraz australiano fino al Merlot cileno.

Per quanto concerne il mondo dell’olio, il dazio al 15% rischia di ridurre la competitività dell’extravergine italiano a favore di oli più economici provenienti da Paesi terzi che godono di tariffe più basse, come la Turchia, il Sud America o la Tunisia. Come conseguenza, il consumatore medio Usa sarà indotto a utilizzare altri oli, come quelli di semi tradizionali (girasole, soia, mais). Al momento, gli Stati Uniti rappresentano il principale mercato extra-Ue per l’olio tricolore, con una quota di circa 100 mila tonnellate l’anno e un valore vicino a 1 miliardo, ovvero il 32% del nostro export. C’è paura anche perché questi nuovi dazi colpiranno trasversalmente tutti i principali Paesi produttori europei (Italia, Spagna, Grecia) con la conseguenza di un possibile eccesso di offerta sul mercato interno, che porterebbe a un deprezzamento generale dell’olio italiano.

Nel settore caseario, invece, i dazi colpiranno soprattutto i formaggi Dop come la mozzarella di Bufala, oltre al Pecorino romano utilizzato oltreoceano dall’industria alimentare per aromatizzare patatine in busta e altri snack. In pericolo anche pasta, riso e farine, tra i prodotti più amati dal mercato Usa, con un export annuo di circa 2 miliardi e quasi mezzo milione di tonnellate inviate oltreoceano. Anche in questo settore, secondo Cia, si rischiano potenziali ricadute occupazionali qualora i dazi non vengano mitigati con accordi o misure di sostegno.

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1 In Evidenza - 28 lug 2025

ColtivaItalia: Cia, adesso veloce approvazione Parlamento


Le risorse annunciate da Lollobrigida con il piano “ColtivaItalia” sono essenziali per sostenere le imprese agricole in uno dei momenti più difficili per il comparto. Auspichiamo, però, che il miliardo stanziato dal ministro trovi in Parlamento un iter veloce di approvazione che trasformi i finanziamenti in strumenti concreti ed efficaci, a supporto di molte produzioni del Centro Sud, come grano, zootecnia e olivicoltura. Così, il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, commenta il pacchetto “per il consolidamento e lo sviluppo del settore”, collegato agricolo alla finanziaria 2026, approvato ieri dal Cdm.

“In particolare -continua Fini- apprezziamo le risorse consistenti riservate a molte filiere produttive del Centro Sud in sofferenza. Inoltre, consideriamo molto importanti anche i fondi dedicati al ricambio generazionale e all’imprenditoria femminile, agevolando l’accesso alla terra e il recupero dei terreni abbandonati, anche in un’ottica di contrasto al dissesto idrogeologico e di freno allo spopolamento delle aree interne. Così come -conclude- restano cruciali gli investimenti per la ricerca e la digitalizzazione del comparto, in risposta alla sempre maggiore urgenza di soluzioni innovative per fronteggiare la crisi climatica”.   

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1 In Evidenza - 24 lug 2025

CIA Abruzzo: “Tagli pesanti e nessuna visione: la Regione penalizza l’agricoltura abruzzese”

“Mentre l’Abruzzo si confronta con un deficit sanitario fuori controllo, il settore agricolo viene nuovamente messo all’angolo, sacrificato come fosse un comparto marginale”. È questa la denuncia di CIA Abruzzo, commentando la recente variazione di bilancio regionale approvata dalla Giunta Marsilio.

Con la delibera del 23 maggio 2025, la Regione ha infatti decurtato oltre 6 milioni di euro ai capitoli destinati ad agricoltura e pesca, colpendo in modo trasversale interventi vitali per la sopravvivenza delle imprese agricole e zootecniche.

Nel dettaglio:

  • I contributi per i danni da fauna selvatica, destinati a risarcire gli agricoltori colpiti da predazioni e devastazioni, subiscono un taglio di oltre il 67%. Una decisione incomprensibile in un territorio già duramente provato da cinghiali, cervi e lupi.

  • Le consulenze tecniche per la zootecnia, indispensabili per la gestione sanitaria e produttiva degli allevamenti, passano da 437.000 a poco più di 167.000 euro, con una riduzione pari al 62%.

  • Il finanziamento al Consorzio di Bonifica del Fucino, infrastruttura strategica per l’approvvigionamento idrico e la difesa del suolo nella Marsica, viene ridotto del 61%.

  • Vengono ridimensionati anche i trasferimenti agli enti locali per gli investimenti in ambito agricolo e agroalimentare, colpendo le aree rurali più fragili della regione.

“Siamo davanti a una scelta politica chiara e sbagliata: quella di colpire il settore primario proprio mentre servirebbero investimenti strutturali e continui”, dichiara Nicola Sichetti, Presidente CIA Abruzzo, “È evidente che l’agricoltura, in Abruzzo, interessa solo come scenografia nelle passerelle istituzionali. Poi, nei bilanci, sparisce. Tagliare in questo modo significa indebolire l’economia reale, aggravare la crisi delle aree interne e voltare le spalle a chi ogni giorno lavora per garantire cibo, presidio del territorio e sostenibilità ambientale.”

CIA Abruzzo sottolinea come questi tagli non rappresentino solo un riequilibrio contabile, ma un atto politico che nega dignità al lavoro agricolo e alle sue funzioni sociali e ambientali. A fronte di una crisi climatica crescente, della difficoltà di accesso al credito, dell’assenza di una rete tecnica pubblica e del mancato ricambio generazionale, questa manovra è una condanna.

“Per questo chiediamo il ripristino immediato dei fondi tagliati, a partire da quelli per i danni da fauna selvatica, per la consulenza tecnica e per il sistema irriguo”, continua Sichetti, “Ma non basta: serve un piano pluriennale regionale per lo sviluppo agricolo, con obiettivi chiari, risorse certe e monitoraggio costante.
 

Non possiamo più assistere a decisioni prese sopra le nostre teste, senza confronto, senza ascolto, senza rispetto per chi rappresenta migliaia di aziende agricole abruzzesi. Non accetteremo che l’agricoltura venga trattata come un settore residuale. Senza agricoltura non c’è Abruzzo”, conclude, “E senza rispetto per chi lavora la terra non ci sarà futuro né per l’economia né per i territori.”

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1 In Evidenza - 23 lug 2025

CIA: “Sull’assegnazione del gasolio agricolo servono strumenti adeguati. Va adottata una piattaforma unica regionale"

CIA Abruzzo ribadisce con fermezza la propria posizione rispetto alle gravi criticità che continuano a colpire il sistema regionale per l’assegnazione del gasolio agricolo agevolato.

Nel corso dell’audizione alla 3ª Commissione Agricoltura del Consiglio Regionale, CIA Abruzzo ha evidenziato come i malfunzionamenti della piattaforma ABACO abbiano generato pesanti disservizi per le imprese agricole, impedendo la tempestiva assegnazione del carburante, bloccando le verifiche sui consumi e costringendo le aziende ad acquistare gasolio a prezzo pieno, con ricadute economiche insostenibili e potenziali rischi sanzionatori.

“Il gasolio agevolato è uno strumento fondamentale per la sopravvivenza e la competitività delle imprese agricole”, dichiara il Presidente CIA regionale, Nicola Sichetti, “ma oggi viene gestito con strumenti informatici inadeguati, che causano ritardi, confusione e danni economici. Non si può parlare di agricoltura moderna se il sistema digitale non è all’altezza delle esigenze del settore.”

CIA Abruzzo ribadisce quindi la necessità di una piattaforma informatica unica regionale dedicata alla gestione dell’intero processo di assegnazione del gasolio agricolo agevolato, in grado di assicurare:

  • tempestività nell’erogazione;

  • tracciabilità e trasparenza delle procedure;

  • riduzione della burocrazia per aziende e amministrazioni.

Una piattaforma unica rappresenterebbe una risposta strutturale alle inefficienze del sistema attuale, allineando l’Abruzzo alle migliori pratiche adottate in altre regioni italiane.

“È il momento di dotare l’agricoltura abruzzese di strumenti realmente funzionanti e all’avanguardia”, conclude Sichetti, “non possiamo permettere che disservizi informatici cronici penalizzino chi ogni giorno lavora per garantire cibo, economia e presidio del territorio.”

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News Cia Abruzzo

1 In Evidenza - 18 mar 2022

Autotrasporto: Cia, Sos dopo blocchi. 15 mln di ortofrutta sarda nel bidone

A seguito del blocco dell’autotrasporto del 14 marzo, la situazione generale dell’agricoltura sarda è divenuta insostenibile e sta provocando perdite ingenti al comparto dei prodotti freschi di rapida deperibilità. In questa prima settimana di agitazione che ha bloccato tutti i porti dell’isola, Cia-Agricoltori Italiani stima 15 milioni di euro di danni per l’ortofrutta regionale e per le 2.500 aziende del settore (nel complesso 7.200 ettari), rappresentate all’80% da carciofeti. Le proteste dei tir per contestare l'insostenibile aumento del prezzo dei carburanti si aggiungono a tutti i gravi problemi dell’agricoltura sarda, che rispetto al resto della penisola vive una condizione di grave eccezionalità. La situazione esplosiva rischia, infatti, di mettere in crisi un sistema agricolo che paga una delle peggiori stagioni climatiche degli ultimi anni, con la cancellazione di molte colture in questo primo semestre del 2022.

Il blocco dell’autotrasporto si va ad aggiungere ai pesanti rincari di materie prime, concimi e prodotti energetici, che stanno seriamente compromettendo la tenuta del comparto primario regionale. In particolare -oltre all’ortofrutticolo-, anche il settore zootecnico versa in condizioni disperate e necessita di intervento immediato. A causa delle limitazioni commerciali dovute alla guerra, si lamenta un preoccupante deficit di approvvigionamento di mangimi per gli allevamenti e molte aziende sono a rischio chiusura o macellazione dei capi.

Il presidente nazionale Cia, Dino Scanavino, chiede un intervento urgente al Governo per risolvere tempestivamente l’emergenza. E’, altresì, indispensabile istituire un corridoio di tutela che permetta il trasferimento -in entrata e uscita dalla Sardegna- dei prodotti agroalimentari, in particolar modo quelli deperibili e la mangimistica indispensabile per la sopravvivenza degli allevamenti.

 

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1 CAA - Infobandi - 17 mar 2022

Filiera olivicola: ecco i requisiti per chiedere il contributo

Il Ministero delle politiche agricole sostiene la filiera olivicola erogando contributi a fondo perduto.

BENEFICIARI: 
produttori olivicoli iscritti OP che siano proprietari o affittuari ( durata minima 24 mesi) delle superfici oggetto di contributo alla data di presentazione domanda.

AGEVOLAZIONI: investimenti in nuovi impianti o ammodernare gli impianti olivicoli esistenti utilizzando esclusivamente cultivar italiane. Il contributo ammonta al 70% della spesa ammissibile per un aiuto complessivo massimo di € 25.000,00 con l'applicazione del De Minimis nel triennio. AGEA controllerà gli aiuti di stato eventualmente ottenuti nel passato triennio effettuando delle decurtazioni sull'importo ammissibile. Si potrà richiedere un anticipo dell'80% del contributo previa garanzia fideiussoria.

IMPEGNI: Altre condizioni importanti per accedere è una superficie minima di investimento di 2 ettari e l'adozione di sistemi di agricoltura di precisione con sensori di campo DSS (esempi sono sistemi di monitoraggio tramite sensori in campo per trattamenti fitofarmaci, irrigazione o fertirrigazione collegate ad un APP). Il DSS non sarà ammesso come spesa nell'investimento

 

FINANZIAMENTO NUOVO IMPIANTI: saranno riconosciute le seguenti voci di spesa:

  • Impianto base: Lavorazioni preparatorie, Concimazioni di fondo, Squadratura e picchettamento, Acquisto piantine, Messa a dimora, Tutori, Lavorazioni preparatorie, Concimazioni di fondo, Squadratura e picchettamento, Acquisto piantine, Messa a dimora, Tutori.  
  • Importo aggiuntivo per scasso, per impianto irriguo, per struttura di sostegno, per shelter

 

FINANZIAMENTO AMMODERNAMENTI IMPIANTI: Per gli ammodernamenti l'età degli ulivi dovrà essere pari o superiore a 40 anni e potranno ammettere a contributi infittimento oliveti esistenti, reimpianto o riconversioni varietali, potatura straordinaria per il recupero produttivo degli oliveti, realizzazione di impianto irriguo a goccia.

PRESENTAZIONE DOMANDE: dovranno essere inviate tramite il SIAN presentando domanda di sostegno allegando relazione firmata da un tecnico abilitato dal 22 Marzo al 08 Aprile 2022.

Potrà essere inviata una sola domanda per tipologia.

GRADUATORIA: Verrà effettuata una graduatoria a punteggio dove saranno agevolate aziende situate in aree svantaggiate, irrigue, con impianto con densità ad ettaro superiori a 389 piante e con investimenti con superficie maggiore di 3,5 ettari

CONCLUSIONI LAVORI: dovranno terminare entro 18 mesi dall'accettazione del contributo.


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1 In Evidenza - 16 mar 2022

Ucraina: Cia, salvo il vino Made in Italy. Da Ue stop solo a bottiglie di lusso in Russia

Con il nuovo pacchetto di sanzioni alla Russia varato dal Consiglio europeo, arriva il blocco all’export di vini e liquori di fascia alta. Mentre sono salve le produzioni tricolori a partire dal Prosecco e dall’Asti spumante. Stop dalla Ue, quindi, alle spedizioni verso Mosca di bottiglie sopra i 300 euro, con un provvedimento che sospende le forniture di beni di lusso agli oligarchi, ma per fortuna lascia fuori grossa parte delle esportazioni dell’Italia, primo fornitore di vino del mercato russo, davanti alla Francia, con un giro d’affari diretto di oltre 150 milioni di euro, in crescita del 35% in dieci anni. Così Cia-Agricoltori Italiani, commentando la misura contenuta nel Regolamento 2022/428 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Ue.

            Tra l’altro -ricorda Cia- le esportazioni agroalimentari Made in Italy in Russia hanno già perso 1,4 miliardi di euro negli ultimi 8 anni per colpa dell’embargo ancora in vigore su ortofrutta, formaggi, carni e salumi, deciso da Putin nel 2014 in risposta alle sanzioni Ue per l’annessione della Crimea.  

            Resta, comunque, altissima la preoccupazione dei produttori. L’agricoltura italiana sta già pagando un conto salato per effetto della guerra in Ucraina, con le fibrillazioni dei mercati dei cereali -continua Cia- tra le speculazioni sul prezzo del grano e mais e soia sempre più preziosi e irreperibili, creando gravi difficoltà agli allevamenti Made in Italy che ad oggi hanno scorte di mangimi solo per altre 8 settimane. Insieme ai rialzi della bolletta energetica, del gasolio e dei concimi, che sono raddoppiati se non triplicati rispetto a un anno fa (da sola la Russia produce più di 50 milioni di tonnellate all’anno di fertilizzanti, il 13% del totale mondiale), la tenuta delle imprese è sempre più a rischio.

         Per questo, non c’è più tempo da perdere -ribadisce Cia- servono interventi urgenti da parte delle istituzioni per permettere alle aziende agricole di fronteggiare la crisi, partendo dagli incentivi alla semina di mais, anche attraverso strumenti assicurativi; al taglio delle accise sul gasolio; alla ristrutturazione dei debiti, mutui inclusi; all’introduzione di deroghe e semplificazioni sia sul fronte delle agroenergie sia su quello del recupero della potenziale produttivo; all’inclusione degli agricoltori tra i beneficiari del credito d’imposta introdotto nel decreto Sostegni-ter a favore delle imprese energivore.

 

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1 In Evidenza - 12 mar 2022

Ucraina: Cia, l’agricoltura non può fermarsi. Subito interventi per il settore

 Misure di breve e medio periodo per permettere alle aziende agricole di fronteggiare gli effetti della guerra russo-ucraina, acuiti dal caro-energia e dal boom delle materie prime, partendo dall’eliminazione dell’Iva sulle accise per il gasolio e dagli incentivi alla semina di mais, fino ad arrivare alla rimodulazione degli obiettivi del Green Deal. È questa la richiesta alle Istituzioni nazionali ed europee contenuta nell’Ordine del giorno del Consiglio Direttivo Nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, che si è riunito a Roma.

            Il conflitto in Ucraina sta sconvolgendo quotazioni e mercati e l’economia agricola rischia il cortocircuito, perché le imprese si trovano a lavorare in perdita, con prezzi che non riescono più a coprire i costi di produzione, tra il +120% delle bollette energetiche, il carburante alle stelle e i fertilizzanti praticamente triplicati. Ma l’agricoltura non si può fermare, è un settore strategico perché garantisce il cibo, le aziende devono essere messe nelle condizioni di poter continuare a lavorare.

            Ecco perché Cia chiede al Parlamento tutto l’impegno possibile in sede comunitaria per assicurare: la proroga del temporary framework “Covid 19” che consente agli Stati Membri di adottare misure di intervento in deroga alla disciplina ordinaria sugli aiuti di Stato; la sospensione del Patto di Stabilità e Crescita oltre i termini di scadenza stabiliti; il reperimento di risorse Ue per un Piano straordinario secondo la logica adottata per la gestione della pandemia. Si tratta della condizione necessaria per poter introdurre misure in soccorso del settore primario.

            Misure che, secondo il Consiglio Direttivo di Cia, nel breve periodo devono consistere nell’introduzione di sostegni volti a remunerare le perdite delle imprese agricole in seguito all’aumento dei costi di produzione (misure fiscali, credito d’imposta, fondi ad hoc per la sostenibilità economica delle aziende) e interventi specifici per i comparti direttamente colpiti dalla crisi russo-ucraina (mais, zootecnia, vino, proteaginose). In particolare, bisogna: introdurre la possibilità di consolidare e/o ristrutturare il debito delle imprese agricole (mutui inclusi); eliminare immediatamente l’Iva sulla parte delle accise per il gasolio; eliminare definitivamente tutti gli oneri di sistema e le addizionali sull’energia elettrica; incentivare la semina di mais (ad esempio con aiuti a ettaro) anche attraverso strumenti assicurativi, in grado di remunerare un’eventuale riduzione dei prezzi pagati agli agricoltori nei prossimi mesi rispetto ai valori attuali; introdurre deroghe e percorsi di semplificazione sia sul fronte delle agroenergie sia su quello del recupero della potenziale produttivo (ad esempio deroghe all’inverdimento Pac); sbloccare con urgenza le risorse del PNRR sulle misure agro-energetiche; includere gli agricoltori tra i beneficiari del credito d’imposta introdotto nel decreto Sostegni-ter a favore delle imprese energivore; monitorare e garantire un’equa distribuzione del valore aggiunto lungo la filiera agroalimentare, a partire dal rispetto del quadro normativo sulle pratiche sleali; incentivare i consumi di prodotti agroalimentari attraverso interventi di natura fiscale e/o sotto forma di indennizzi a partire dalla fasce più deboli e a rischio della popolazione. 

            Nel medio periodo, invece, per il Consiglio Direttivo di Cia, occorre: agevolare il recupero del potenziale produttivo nazionale sul fronte dei seminativi e delle proteaginose, anche sostenendo attività di ricerca per la sperimentazione di alternative all’utilizzo di materie prime oggi scarse o non disponibili sui mercati di approvvigionamento; promuovere in sede comunitaria un percorso di condivisione verso la rimodulazione, anche temporanea, degli obiettivi del Green Deal, con particolare riferimento alla Strategia Farm to Fork; favorire in Europa una riflessione concreta verso la definizione di una politica energetica comune e verso l’introduzione di strumenti di gestione del rischio in grado di calmierare la volatilità dei prezzi; incoraggiare iniziative Ue per aprire un confronto internazionale necessario a ridurre, per quanto possibile, la volatilità a fini speculativi legata a prodotti finanziari in campo agricolo; valutare, nell’ambito delle regole per il commercio internazionale, l’eventuale sospensione di barriere tariffarie all’entrata per prodotti sensibili e strategici per garantire la sicurezza alimentare.

            Ovviamente, secondo Cia, questi interventi vanno portati avanti dalle istituzioni seguendo un obiettivo primario, per i cittadini e per le imprese, ovvero adottare in sede diplomatica ogni sforzo e iniziativa necessaria alla cessazione immediata della guerra e agevolare un processo di pace che sia stabile e duraturo.

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1 In Evidenza - 12 mar 2022

Ucraina: Cia, se non si risolve crisi mais rincari del 20% su bistecche

Senza mais da Ucraina e Ungheria -i due nostri principali fornitori- le aziende che producono mangimi hanno scorte solo per 8 settimane. E’ allarme fra gli allevatori con la crisi della materia prima alla base delle diete di tutti gli animali da stalla. Unica alternativa immediata l’import da Usa e Argentina, con rilevanti costi di logistica che aumenteranno ancora il prezzo, arrivato oggi a 41 euro al quintale (+100% su 2021). Secondo Cia-Agricoltori Italiani, a risentirne tutte le produzioni alimentari di origine animale, dalle carni bovine, suine e avicole, a uova, latte e suoi derivati, fino ai principali circuiti Dop legati alla zootecnia. Se un Kg di manzo al banco è già passato dai 12 a quasi 15 euro e il taglio più pregiato, la lombata, si aggira sui 25 euro/kg, una bistecca potrebbe arrivare costare a breve il 20% in più.

Per Cia sono indispensabili strategie che incentivino i nostri agricoltori a seminare granturco, dopo 10 anni in cui l’Italia ha arretrato del 30% sulla produzione. Sono, infatti, necessarie coperture assicurative se la pace auspicata rimetterà in commercio il mais bloccato dall’Est, azzerando la competitività del nostro. Cia auspica, dunque, un intervento del Governo a colmare il differenziale fra prezzo attuale e quello della raccolta a settembre, in caso di ribassi.

Per presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino, l’Italia si trova particolarmente esposta alle crisi internazionali e sconta la forte dipendenza dalle importazioni di mais dai Paesi dell’Est Europa, che hanno costi di produzione molto minori. Oltre allo stop dall’Ucraina si è ora aggiunta la preoccupazione sul fronte ungherese, dove Orban -malgrado il principio della libera circolazione delle merci nell’Ue- ha temporaneamente bloccato l’export, dando allo Stato ungherese il diritto di prelazione sulle merci in uscita. Ma il futuro di questa materia prima preoccupa anche in caso di un appeasement internazionale, perché nessuno sa se in Ucraina siano in grado di seminare granturco. Se la campagna salta, le ripercussioni rischiano, quindi, di durare fino a fine 2023. Resta, peraltro, complesso, secondo Cia, l’approvvigionamento dall’America, per gli alti costi della logistica e le lunghe tempistiche del trasporto navale atlantico. Un altro serio ostacolo, legato soprattutto alla fornitura dagli Usa, è dovuto al fatto che la maggior parte del mais lì prodotto è Ogm e le Dop italiane hanno nel disciplinare l'obbligo di rifornirsi di carni allevate con mangimi non-Ogm.

Diventa, dunque, indispensabile per Cia un intervento del Governo per incentivare gli agricoltori a investire su una coltivazione che è molto costosa per l’alto impatto energetico necessario alla frequente irrigazione e per l’alta incidenza del costo dei fertilizzanti azotati, triplicato per la crisi del mercato del gas naturale (l’urea dai 40 euro del 2021 è arrivata a 120). Anche per questo, Scanavino chiede al Governo una copertura sulla rendita degli agricoltori, che sono incerti sull’andamento dei prezzi del mais di qui alla raccolta di settembre.

Per contribuire a risolvere la crisi, Scanavino chiede, infine, anche l’intervento dell’Europa. Al fine di evitare le speculazioni su questa materia prima indispensabile per gli allevamenti sarebbe, infatti, necessario un censimento d’emergenza delle scorte a livello comunitario, con l’obiettivo di operare un’equa ripartizione di mais, proporzionata ai flussi ordinari dei vari Paesi.

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1 In Evidenza - 09 mar 2022

Ucraina: Cia, partono i pacchi alimentari degli agricoltori per emergenza profughi

Non si ferma la macchina della solidarietà di Cia-Agricoltori Italiani a sostegno della popolazione ucraina. Mentre gli agriturismi associati si preparano ad accogliere i profughi in arrivo in Italia, mettendo a disposizione camere e locali su tutto il territorio nazionale, è partita anche la raccolta di beni umanitari. Il primo furgone carico di pacchi alimentari è arrivato oggi alla Basilica Minore di Santa Sofia a Roma, uno dei principali centri di preghiera per il popolo ucraino e attualmente centro di raccolta e di smistamento degli aiuti per le zone al centro del conflitto e alle frontiere.

            Sono tutti prodotti d’eccellenza Made in Italy, dalla pasta all’olio extravergine d’oliva, dai legumi alle conserve, dalla farina ai salumi sottovuoto, non deperibili, provenienti dalle imprese agricole del marketplace di Cia “Dal Campo alla Tavola” e dalle aziende che fanno agricoltura sociale con ASeS-Agricoltori Solidarietà e Sviluppo, l’Ong promossa dalla Confederazione.

            “Nei prossimi giorni continueremo la raccolta di cibo per organizzare al più presto altri furgoni di aiuti di prima necessità diretti in Ucraina -spiega il presidente di Cia, Dino Scanavino- segno dell’impegno di solidarietà degli agricoltori italiani di fronte a questa terribile emergenza umanitaria”. Contestualmente, aggiunge, “siamo pronti all’ospitalità nelle strutture agrituristiche, grazie alle nostre associazioni Turismo Verde e ASeS che hanno già avviato la macchina dell’accoglienza insieme alla Caritas Italiana. Ci sono 2 milioni di profughi ucraini e, secondo la quota fissata dal Bilancio Ue, il 13% arriverà nel nostro Paese. Siamo pronti a fare la nostra parte, in uno sforzo collettivo di mobilitazione, per soccorrere e sostenere la popolazione in fuga da un conflitto senza precedenti”.

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